sabato 19 novembre 2011

venerdì, 20 febbraio 2009

TROVATO IL NUOVO LEADER DEL PARTITO DEMOCRATICO
 yes-we-can
Gianfranco Fini guida ideale per il futuro dell’opposizione? Si può fare, Yes, we can. La provocazione è di Stenio Solinas, nell’articolo pubblicato oggi su Il Giornale (che vi proponiamo), anche se il copyright, confessa il giornalista, “non è del tutto mio”. L’idea, spiega Solinas, “me l’hanno data il professor Roberto Zavaglia, uno dei migliori analisti di politica internazionale in circolazione e Andrea Marcenaro, il re dei corsivisti italiani”.
Fini al posto di Veltroni? Why not, si chiede Solinas, considerando che la leadership di Berlusconi sembra inossidabile e che a sinistra, invece, adesso più che mai, regna il caos e “la strada è aperta”. E chi, meglio di Fini, “un professionista della politica, ovvero un contenitore vuoto disponibile a riempirsi del liquido ritenuto in quel momento più potabile, può rimettere in carreggiata la Sinistra?”.
Del resto, non va dimenticato che Fini si è dichiarato “favorevole al diritto di voto per gli immigrati, ha difeso la laicità dello stato e l’autonomia dell’individuo”. In più, “è per le coppie di fatto”.
Inutile, quindi, scrive Solinas, fare altri nomi (Bersani, D’Alema, Violante, ecc.), perché “da qualunque parte la si guardi, la candidatura di Fini alla guida del Pd è perfetta“.
Allora, compagno Fini per il Pd: yes, we can.

LEGGI giornale-20_02_09-antifascista-fini
TRATTO DAL SITO :www.storace.it
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Ultime notizie - 19.02.2009

INVITIAMO ALLA MODERAZIONE....NON SAPETE CHE ANCHE GLI ITALIANI STUPRANO DONNE???

Donna denuncia stupro da extracomunitari

(ANSA) - Bari, 19 Febbraio 2009 - Indagini della polizia sono in corso a Bari sulla denuncia di una barese di 38 anni che ha detto di essere stata violentata da 3 immigrati. La vittima sarebbe stata attirata in una trappola ieri sera da una donna che l'ha portata in una baracca nei pressi dello stadio, dove c'erano i tre uomini. Le avrebbero dato da bere e poi sarebbe stata violentata. E' al vaglio della polizia barese la posizione di tre marocchini e di una donna. Due dei tre uomini sono irregolari.
STUPRO AL PARCO : PRESI GLI STUPRATORI ROMENI.
TRA QUANTI GIORNI USCIRANNO DI GALERA?
Romania, uno spot per mostrare l'altra faccia di sé
PIACERE TUTTO NOSTRO
Il padre della ragazza: speriamo che la giustizia faccia il suo corso
Roma, 19 febbraio 2009
«Si spera che la giustizia faccia il suo corso e che lo Stato compia veramente un gesto concreto affinché cose del genere non si ripetano ad altri due giovani così come è accaduto ai nostri. Mia figlia ora è più sollevata, ovviamente».
Poche parole per spiegare il dolore e la riservatezza di una famiglia, dopo l'arresto dei due romeni responsabili della violenza sessuale e dell'aggressione al parco della Caffarella. Il padre della 14enne ha deciso di parlare, ieri pomeriggio. Un'espressione meno tirata in volto, rispetto agli altri giorni, ai momenti immediatamente successivi al dramma. Sotto la sua abitazione, con un bigliettino in mano, ha letto un messaggio da parte della famiglia: «Si ringrazia sentitamente la Questura di Roma, la Squadra mobile e tutti gli uomini e le donne che sono stati impegnati nelle indagini per il grande sforzo compiuto. Chiediamo però a tutti gli organi di informazione - hanno aggiunto il padre e lo zio - di fare il possibile per tutelare i nostri ragazzi».
La situazione è delicata, per le due giovani vite coinvolte. Il riserbo, da parte della famiglia della 14enne, è massimo. «Siamo contenti, certo, per l'arresto - ha confidato lo zio, sull'uscio di casa al secondo piano di uno stabile al quartiere Appio Latino - Ma non aggiungeremo altro». L'arresto dei due romeni, i responsabili dello stupro subito dalla ragazza di 14 anni e dell'aggressione ai danni del suo fidanzatino di 16, non cancellerà certo la sofferenza patita dai due giovani e dalle loro famiglie. Il dramma iniziato il pomeriggio di San Valentino, poco dopo le 6 di sera, è destinato a protrarsi nel tempo. «Dal punto di vista delle indagini - precisa lo zio - è tutto chiuso. Ma ora inizierà il processo, e per noi tutta un'altra storia, ancora più delicata». L'intenzione, spiega un amico di famiglia, è quella di non far rivivere ai due ragazzi ulteriori sofferenze. Evitare situazioni traumatiche. Come per esempio quella del confronto diretto con gli stupratori in sede giudiziaria.
Vista l'età delle due giovani vittime, le due famiglie cercheranno di ottenere il rilascio della testimonianza a porte chiuse, senza contatti ulteriori. Anche perché la ragazzina, si è sfogata ieri mattina la nonna materna, «ora è distrutta. Vi assicuro è una ragazza bravissima, studia sempre, esce solo il sabato per due ore con questo ragazzo. Ora la vita di tutti e due è distrutta». Sugli aggressori ha aggiunto: «Sono contenta che hanno preso quei maledetti, quelle bestie. Ma per quello che hanno fatto a mia nipote non c'è rimedio, se lo porterà dietro a vita». I suoi genitori faranno di tutto per farla tornare a scuola, quando si sentirà pronta.
Superare per quanto possibile la sofferenza della violenza e andare avanti con i suoi amici di sempre. Quelli che frequentava, prima di quel 14 febbraio, nel quartiere Appio. Lì, al parco della Caffarella, la notizia dell'arresto dei due aggressori è stata accolta con soddisfazione. «Speriamo che rimangano in galera o vengano estradati - commenta una signora - Che non si perda il lavoro fatto dalla polizia». «Certo, se ci fosse la certezza della pena... - aggiunge un'altra anziana - Le ronde non piacciono a nessuno». Al Simon Caffè, il bar dove i due ragazzi si erano rifugiati la sera della violenza, c'è sollievo per l'arresto. «Forse ora - commenta un collaboratore del proprietario - si calmerà questo clima di violenza». Ma c'è anche chi gira armato per portare a spasso il suo cane: è Manuela, 38 anni, che mostra un coltellino per autodifesa. «Lo porto con me dopo che qui ho avuto una brutta esperienza - racconta - ma a volte ho anche lo spray anti-aggressione. Qui c'è di tutto, fanno anche una scuola su come atteggiarsi per chiedere l'elemosina ai semafori». Ieri una macchina della Municipale perlustrava l'area teatro dello stupro: «Tanto ora quelli che cercano sono tutti spariti - sbotta un anziano - Torneranno tra qualche mese, quando tutto sarà dimenticato».
da : www.corriere.it
CERTI GIUDICI ANDREBBERO MESSI A SPALARE LETAME, LORO E CHI A PERMESSO LORO DI FAR DANNI!!!
LA VOCE NAZIONALE - LA REDAZIONE DI VENEZIA
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Arresti, denunce, condanne dal 2007, poi l'espulsione annullata
Stupro Caffarella: fermato 9 volte e graziato. Per il giudice non è pericolosoUn avvocato con le funzioni di magistrato ha fatto restare in Italia il romeno Loyos
Venezia, 19 febbraio 2009— Due arresti per rapina con lesioni e furto aggravato, più una denuncia per ricettazione collezionati nel giro di due settimane, tra il 27 settembre e l'11 ottobre 2007. E una condanna a cinque mesi di carcere, arrivata l'8 febbraio 2008. Questo c'era a carico di Alexandru Isztoika Loyos (o Loais, o altri alias) quando il prefetto di Roma l'aveva espulso dall'Italia. Ma non è bastato. Gli arresti, la denuncia e la condanna «non appaiono sufficienti a integrare l'ipotesi della minaccia concreta, effettiva e grave ai diritti fondamentali della persona ovvero dell'incolumità pubblica, e tale da determinare l'ulteriore permanenza sul territorio incompatibile con la civile e sicura convivenza».
Neppure la sentenza di colpevolezza «per uno dei reati di cui al decreto prefettizio», segnalata dal rappresentante della questura durante l'udienza, «non fornisce l'indicazione di fatti circostanziati e idonei a giustificare l'allontanamento immediato del cittadino rumeno». Così ha scritto, il 15 luglio scorso, il giudice onorario del tribunale civile di Bologna, Mariangela Gentile, quando ha annullato il provvedimento della questura di Viterbo (città nella quale il rumeno aveva scontato la pena, e dove era stato scarcerato) in esecuzione del decreto di espulsione «per motivi imperativi di pubblica sicurezza», emesso il 2 maggio dal prefetto di Roma. Una decisione presa da uno dei giudici onorari appunto, quindi non magistrati in carriera, ai quali la legge ha affidato i ricorsi contro i decreti di espulsione.
Amministratori di giustizia reclutati in maggior parte tra gli avvocati, come la dottoressa Gentile; rappresentanti del popolo, potrebbe dire qualcuno. In questo caso, uno di loro ha stabilito che Isztoika Loyos (indicato con l'ulteriore alias di Stoika Loatos) non era un pericolo per la collettività, e quindi l'ha fatto uscire dal Centro di identificazione e espulsione di Bologna, dov'era rinchiuso, facendolo tornare un cittadino della comunità europea libero di circolare in Italia. E di rientrare nel sottobosco dell'illegalità, come testimonia il nuovo arresto del 10 ottobre scorso, sempre per furto aggravato, oltre a una seconda condanna a due mesi di galera. Fino allo stupro di San Valentino, orribile degenerazione del furto di un telefonino e di circa 70 euro ai due ragazzini sorpresi nel parco della Caffarella; venti ne aveva ancora con sé al momento della cattura.
Girava per giardini comunali, Alexandru Loyos, e la foto decisiva mostrata dagli uomini della Mobile di Roma alla giovanissima vittima della violenza sessuale che l'ha riconosciuta al primo sguardo è saltata fuori dal cosiddetto «album dei parchi»; una serie di immagini segnaletiche messe insieme dagli agenti guidati dal dirigente Vittorio Rizzi con l'ausilio degli uomini della Guardia forestale che accompagnano i poliziotti nelle perlustrazioni e annotano i nomi degli stranieri identificati nel verde pubblico in appositi elenchi. Si muoveva parecchio per la città, il rumeno non ancora ventenne; gli arresti e le denunce di Roma sono stati effettuate dal commissariato di Primavalle, dai carabinieri della Storta e della borgata Ottavia, da quelli di Trastevere. Rubava, ma per il giudice onorario Gentile i fatti riassunti dal prefetto per rimandarlo a casa (in base al decreto legislativo approvato dal governo Prodi nel novembre 2007, all'indomani dell'omicidio della signora Reggiani a Tor di Quinto) erano «non circostanziati ma solo genericamente indicati».
I fotosegnalamenti di Loyos, nel corso dei tre anni passati in Italia, sono stati in tutto nove. L'ultimo alla fine di gennaio, dopo un altro stupro avvenuto a Primavalle. E all'Ufficio immigrazione della questura di Roma, prima dell'arresto dell'altra notte, stavano già preparando una nuova proposta di allontanamento. Ne sottolineavano la «pericolosità sociale in relazione alla condotta» dovuta alla «mancata integrazione», elencando daccapo denunce, arresti e condanne, nonché «l'assenza di una stabile occupazione lavorativa, tale da ritenere che il soggetto tragga le fonti del proprio sostentamento attraverso la commissione di reati contro il patrimonio». Dopo la cattura per lo stupro, ieri, ne è stato predisposta un'altra - aggiornata con gli ultimi reati - e il prefetto ha firmato il decreto. Diventerà esecutivo se e quando Loyos uscirà di galera, giudici onorari permettendo. Perché c'è sempre l'incognita del ricorso e della mancata convalida dell'allontanamento, anche se le cifre indicano che si tratta di una quota ridotta.
Da quando è in vigore il decreto del governo Prodi, a Roma sono stati emessi 1.115 provvedimenti di espulsione di cittadini comunitari, e quelli annullati sono 89, circa il 7 per cento. Le persone da rispedire in patria sono quasi tutti rumene, 458 delle 507 passati dai centri di identificazione; seguono a grandissima distanza i polacchi (32) e poche unità provenienti da altri Paesi. Tornando ai 1.115 da mandare via, quelli effettivamente rimpatriati sono soltanto 357 (31 per cento), altri 188 stanno in carcere in attesa di giudizio o per scontare una pena. Attualmente liberi, e in teoria ricercati, sono 464, il quaranta per cento del totale.
http://www.corriere.it/
si ringrazia il sito vocenazionale.splinter.com per la segnalazione
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giovedì, 19 febbraio 2009

MOLTO MEGLIO GLI ANNI 70
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Casa, energia e trasporti
Per i veneziani il salasso
va avanti da dieci anni
DD643_veneziaFedi nuziali per novelli sposi veneziani, salasso per il portafogli. Se poi ci aggiungiamo un viaggio aereo entro i confini nazionali e magari una pizza il sabato sera, allora sono davvero dolori. In dieci anni, a Venezia, la variazione percentuale dell'inflazione per le tre voci su citate è stata rispettivamente del 170,3%, del 160,5% e del 59,6%. I numeri non mentono e quelli forniti dal Servizio Statistica e Ricerca del Comune, che ha presentato il rapporto "Dieci anni di inflazione a Venezia", svela ai consumatori l'andamento dei prezzi dal 1998 al 2008. La variazione complessiva dell'inflazione, comunemente associata all'aumento dei prezzi, nella provincia di Venezia è stata del +26% in un decennio. A registrare i picchi sono le voci relative all'abitazione, all'acqua, all'energia e ai combustibili (+48,7%), seguite a ruota da bevande alcoliche e tabacchi (+48,3), ma «mentre il peso del primo rilevatore è inferiore al 3%, le spese del secondo rappresentano una parte consistente del bilancio familiare, soprattutto di quelle a basso reddito» ha sottolineato Giuseppe Bortolussi, assessore comunale alla Tutela dei diritti del consumatore. Chiudono il podio i trasporti col 38,8% (+41,1% i parcheggi e 42% il biglietto urbano). A seguire istruzione (34,4%), altri beni e servizi (30,8%), servizi ricettivi di ristorazione (30,1%), prodotti alimentari e bevande analcoliche (26,9%), prodotti per la casa (20,2%), abbigliamento e calzature (19,2%), spettacoli e cultura (18,1%) e, ultimi nella classifica degli aumenti, i servizi sanitari e le spese per la salute (11,8%). Per fortuna che qualcosa i veneziani la risparmiano sulle comunicazioni, i cui costi in un decennio sono scesi del -34%. «Servizi sanitari, abbigliamento e calzature, spettacolo e cultura sono sotto la soglia del 20%, quindi aumenti contenuti – precisa Bortolussi -. A limitare l'inflazione hanno contribuito le liberalizzazioni del prezzo dei farmaci, la concorrenza dei Paesi orientali e, per quanto riguarda le comunicazioni, il deprezzamento dei prodotti legati alla tecnologia». Telefoni cellulari (-73,6%), videocamere (-47,6%), telefonia fissa (-16,9%) sono infatti fra i prodotti che hanno registrato la maggior diminuzione. Ma se i consumatori possono trarre una boccata d'ossigeno per il risparmio nelle analisi del sangue (-38,1%), delle urine (-31%) e nei medicinali (-18,5%), al supermercato il carrello della spesa in dieci anni si è fatto sempre più pesante, soprattutto per i beni primari. Il pollo fresco è aumentato del 79,5%, il pomodoro da sugo del 70,8%, la farina di frumento del 66,9%, le patate del 42%, un litro di latte del 35,5%, il pane del 21%. Assolutamente da bandire le cipolle, lievitate del +104%. Alimenti primari, ma che oggigiorno incidono pesantemente sulle tasche dei veneziani. Non va meglio col gas per il riscaldamento della casa (+62,5%) né col gasolio (+58,1%), ma se mai capitasse la rottura di un tubo dell'acqua, chiamare un idraulico costa il 43,3% in più rispetto al 1998, mentre la riparazione dell'auto è schizzata del +114%. E se sfortuna vuole che si debba ricorrere all'avvocato o al dentista, oggi si paga rispettivamente una parcella maggiorata del 55,9% e del 48% rispetto dieci anni fa. Ma anche mandare i figli a scuola è oneroso: +92,5% per l'istruzione secondaria. Eppure a Venezia non si sta poi così male, parola dell'assessore Bortolussi. «Siamo offrendo ai consumatori uno strumento per aiutarli a spendere meno e meglio. E' vero che a Venezia centro storico i costi sono circa il 30% in più rispetto a Mestre, ma la tendenza, rispetto alla media Istat nazionale, si è invertita. Se prima Venezia registrava un indice inflazionistico superiore alla media nazionale, ora il tasso è sceso. Il fatto è che la sensazione degli aumenti ha il sopravvento sulla reale dimensione, ma la nostra è una fotografia che offre l'esatta realtà, ognuno può calcolare la propria inflazione sulla base dei prodotti che maggiormente consuma».
     
Giacomo Garbisa
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mercoledì, 18 febbraio 2009

ORA BASTA CHE VENGANO TUTTI ESPULSI!!!
SCONTRI A LAMPEDUSA, CENTRO IN FIAMME
LAMPEDUSA (AGRIGENTO) - Scontri tra migranti e forze dell'ordine nel centro immigrati di Lampedusa. La polizia ha sedato la rivolta. Polizia e carabinieri sarebbero riusciti a riportare la calma anche tra gli immigrati più esagitati. Preoccupa invece l'incendio che, nonostante gli sforzi dei vigili del fuoco, si sta estendo.

I tafferugli sono scoppiati dopo che ieri un gruppo di circa 300 tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame per protesta contro il trasferimento di 107 loro connazionali a Roma, in vista del rimpatrio coatto.

Sarebbero in tutto una decina, tra migranti ed esponenti delle forze dell'ordine, le persone rimaste ferite negli scontri di stamani e nell'incendio scoppiato successivamente nel centro di identificazione e di espulsione di Lampedusa. Secondo fonti della questura di Agrigento la rivolta degli ospiti della struttura sarebbe stata sedata e ci sarebbero lievi feriti e intossicati dalle esalazioni del fumo sprigionato dal rogo. Gravi i danni riportati dalla palazzina centrale del Cie.

 "Una nube tossica sprigionata dall'incendio dei pannelli coibentati del centro di identificazione di Lampedusa sta raggiungendo il paese. Rischiamo anche che si inquini l'acqua. Chiedo l'immediata evacuazione della struttura. So che ci sono poliziotti ricoverati al Poliambulatorio per le esalazioni. Potrebbero esserci intossicati anche tra gli extracomunitari". Lo ha detto il sindaco di Lampedusa Dino De Rubeis che ha saputo dell'incendio appiccato da un gruppo di migranti, mentre si trovava a Palermo.

Il sindaco sollecita "l'intervento del presidente del consiglio Silvio Berlusconi e la rimozione immediata del ministro Maroni, responsabile del fallimento totale dell'operazione". "Grazie all'opera svolta dal ministro - sostiene De Rubeis - si è corso il rischio che a Lampedusa potesse accadere una strage sia tra gli immigrati, sia tra le persone che lavorano all'interno del centro e tra la popolazione". Il sindaco sta anche predisponendo un'ordinanza per vietare l'uso dell'acqua potabile piovana, raccolta nelle cisterne, "in quanto potrebbe essere stata inquinata dalla nube tossica".

"La colpa è del governo che ha trasformato il centro in un lager - ha aggiunto - Gli immigrati sono esasperati. So che sono stati lanciati lacrimogeni e poi è divampato il rogo, probabilmente appiccato dagli extracomunitari. Mi parlavano di fiamme alte 10 metri". "So che ci sono certamente feriti tra gli agenti - ha proseguito - Spero che non dovremo contare morti. Comunque la palazzina principale del centro è andata distrutta".

Il Governo riferisca al Parlamento su quanto è accaduto al Cpt di Lampedusa: lo ha chiesto nell'Aula della Camera Sandro Gozi del Pd.
postato da: sebastia11 alle ore 14:40 | link | commenti
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SPRECHI E SPRECONI
Rai, tutti i compensi milionari:
da Paolo Bonolis a Bruno Vespa
Cachet record di Benigni: 6 milioni di euro per 4 letture della "Divina Commedia". Ecco gli stipendi dei vip della tv pubblica
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Bonolis è solo il tappo che è saltato, ma nel pentolone Rai di compensi milionari ce ne sono per tutti i gusti. E se al conduttore di "Sanremo" va 1 milione di euro, c'è chi lo ha battuto: Roberto Benigni, con 6 milioni per le 4 letture della "Divina Commedia". Insomma, la Rai è sempre la mamma, di latte ce n'è per tutti.

A snocciolare i compensi uno per uno è Il Giornale che, impietosamente, mette in piazza il contenuto delle tasche dei vip e, come è prevedibile, a guardare i compensi elargiti dalla televisione pubblica, ergo dagli italiani che pagano il canone, c'è proprio da divertirsi (o da piangere a seconda dei punti di vista).

E mentre a Hollywood le star americane hanno dovuto restare immobili, occhi gonfi e dramma nel cuore, a vedersi ridurre i loro cachet, da noi le stelle di risparmio non ne voglione neppure sentir parlare. E vediamo nel dettaglio quanto gonfio è stato ed evidentemente resterà il loro portafoglio.

Paolo Bonolis, bravissimo e simpaticissimo conduttore del prossimo Festival di Sanremo, avrà un ingaggio da un milione di euro (lorde). Insomma, più o meno la cifra che ogni italiano sogna sfregando speransoso la monetina sul Gratta e Vinci di turno. E questo misero milioncino va ad aggiungersi agli otto che Bonolis ha ricevuto da Mediaset negli ultimi tre anni. Ospite a "Sanremo"del Paolo nazionale sarà un altro simbolo del nostro Paese: Roberto Benigni. E per l'ospitata il comico toscano riceverà appena 350mila euro, niente in confronto ai 6 milioni incassati per le letture della "Divina Commedia", un esoso capolavoro della televisione pubblica.

Fabio Fazio non si fa mancare nulla: alla Rai ha strappato un contratto di tre anni per due milione di euro annue. Totale? Sei milioni lordi. Il tutto per condurre al sabato e alla domenica "Che tempo che fa", trasmissione che spicca su tutte le altre per la qualità, eppure il dubbio, giusto o sbagliato che sia, rimane e attanaglia le coscienze degli italiani che a fine mese devono fare i conti con le loro mille e duecento euro nette in busta paga : non saranno un po' troppi?

Simona Ventura, donna d'acciaio della Rai, ha uno stipendio di circa 1milione e 800mila euro annui ai quali si aggiungono i proventi delle televendite, ovviamente remunerative al massimo e altrettanto top secret.

Antonella Clerici, "tortellino biondo" di Raidue, sbarca il lunario con un milione e mezzo all'anno e adesso, ragionevolmente, avrà anche la maternità visto che sta per dare alla luce un bambino.

Milly Carlucci, una delle tre sorelle più popolari d'Italia, nonché una delle due rimasta protagonista degli schermi, un'altra si è data alla politica, porta a casa un milione e 200mila euro per condurre i sabato sera danzanti della Rai.

Un posto d'onore va riservato a chi della Rai è una sorta di colonna portante: Bruno Vespa. Il suo "Porta a Porta", che imeperversa sugli schermi da tempo oramai immemorabile dal lunedì al giovedì, consente al giornalista di racimolare un milione e 187mila euro all'anno.

Strano ma vero, i giornalisti, alla fin fine, son quelli che in Rai guadagnano di "meno": 700mila euro per Michele Cucuzza, votato anima e corpo a "Unomattina", 684mila euro per Michele Santoro e il suo sempre discusso "Annozero". E Lamberto Sposini? Ce lo vogliamo dimenticare? Certo che no: lui guadagna con "La vita in diretta" 600mila euro annue, così come la neoarrivata Daria Bignardi che proporrà agli spettatori la trasmissione "L'era glaciale".

C'è davvero da chiedersi come facciano a tirare avanti la carretta. E anche la Rai se lo deve essere chiesto e ha posto subito rimedio: ritoccando
(verso l'alto) il canone.
SI RINGRAZIA IL SITO:VOCENAZIONALE.SPLINDER.COM PER LA SEGNALAZIONE
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martedì, 17 febbraio 2009

Vergognoso fatto all’Istituto “Fusinieri”

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Vicenza, 15 febbraio 2009
In questi giorni è tornato per l’ennesima volta alla ribalta delle cronache Alberto Galeotto, il docente di diritto dell’Istituto Tecnico Commerciale “Ambrogio Fusinieri” di Vicenza, già condannato un anno fa per diffamazione a seguito delle ingiurie mosse contro la lezione sulle foibe tenutasi nel suddetto istituto dall’esule Edoardo Bernkopf; quest’anno, in risposta alla decisione della presidenza di allestire una mostra, si è reso protagonista di un volantinaggio che invita “a terminare il lavoro svolto dai partigiani, buttando fuori gli esponenti del fascistume che ad ogni Giornata del Ricordo bazzicano gli istituti scolastici”, elencando poi nomi e cognomi riconducibili a tale “fascistume”.
Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore pretende che questo relitto umano venga immediatamente sospeso dall’incarico che ricopre, perché tale faziosità è incompatibile con il ruolo di Pubblico Funzionario, e che nei confronti di infami e sciacalli di tale risma vengano presi seri provvedimenti per via amministrativa.
Bisogna smetterla con i vari “Galeotti” che cercano di far passare una tragedia che colpì tutti gli italiani come una questione legata a diatribe politiche, o peggio ancora come una fandonia inventata a scopo propagandistico in questi ultimi anni o una giusta reazione a presunti massacri compiuti dal Fascismo. Queste vili azioni sono eseguite appositamente con l’intento di provocare e scaldare gli animi, nonché di fomentare l’odio, consci di essere ben protetti (come già avvenuto) dalle principali
 testate dei quotidiani nazionali, a livello istituzionale dalla sinistra, radicale o moderata che sia, e ultimamente persino dalla più alta carica dello Stato.
Filippo Manega
Fiamma Tricolore Vicenza

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lunedì, 16 febbraio 2009

IL SIGNOR INDULTO PRESENTA IL CONTO
Mastella: «Nel Pdl, ad alcune condizioni»
NO MASTELLA
ARPAISE (Benevento) - L'Udeur è interessato «al progetto Ppe» lanciato da Silvio Berlusconi con la lista unica, ma non è disposto a entrarvi a qualunque costo, bensì solo a determinate condizioni, altrimenti guarderà altrove. Lo ha chiarito Clemento Mastella nella sua relazione introduttiva al consiglio nazionale dell'Udeur. Il partito gli ha poi attribuito per acclamazione pieni poteri per concludere le trattative su eventuali alleanze in vista delle elezioni.
«FAREMO LE TERMOPILI» - Mastella ha attribuito al patto tra Veltroni e Berlusconi, alla fine dell'Unione e alla nascita del Partito democratico la caduta del governo Prodi. «Una volta finita la coalizione, ognuno è libero per nuove determinazioni. Ci intriga il progetto del Ppe (Partito popolare europeo, di cui per altro già ne fanno parte Udc, Forza Italia ma anche l'Udeur, ndr), ma è un processo che ci deve vedere protagonisti, e che non intendiamo subire. Se qualcuno pensa, specie al nord, che possa nascere a prescindere da noi, faremo le Termopili perché dobbiamo difendere la nostra dignità».
PDL =PD=DC=INCIUCI E MALAFFARE
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venerdì, 13 febbraio 2009

GERONTOCRAZIA
Vale a dire: In confronto Breznev sembrava Gorbaciov

Costituzione, Pd in piazza. Scalfaro:
«Si può aggiornare, ma non stravolgere»

«Berlusconi non ci faccia temere per la libertà». Il premier:
«Mai attaccato Napolitano, ma la Carta non è un moloch»
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breznev
Roma, 12 febbraio 2009 - «Chi arriva a dire che la nostra Carta costituzionale è nata da una filosofia comunista lo fa perché questo è frutto di assenza, di ignoranza e di reazioni varie»: così tuona Oscar Luigi Scalfaro nel suo discorso a piazza Santi Apostoli per la manifestazione indetta dal Pd in difesa della Carta costituzionale. Scalfaro, oratore unico della manifestazione, ha riscosso molti applausi e si è rivolto alla nostra Carta costituzionale come se fosse una persona, dandole del tu e chiedendole scusa «se in questi giorni sono tornati dei commenti che - ha detto - non servono al tuo onore».
«Si può aggiornare, ma non stravolgere». «La Costituzione vogliamo aggiornarla, certo, ma non è possibile che sia stravolta - ha detto Scalfaro - Per aggiornarla ci vogliono i due terzi dei parlamentari, e questo bisogna ricordarlo tutti i giorni e non un giorno sì e l'altro no. Non si possono toccare i valori fondamentali di libertà, di giustizia e i diritti inviolabili di una persona. Se la democrazia è governo del popolo, il popolo è la voce prima e più forte».
Berlusconi: mai attaccato la Costituzione. Silvio Berlusconi in giornata era tornato sulla polemica con il Colle sul caso del Decreto legge non firmato dal Quirinale su Eluana Englaro. «La sinistra - ha detto - mi ha accusato di aver attaccato il capo dello Stato e la Costituzione: non c'è niente di più falso!». Da ricordare che ieri Umberto Bossi aveva difeso
Napolitano e bocciato il progetto di cambiare la Costituzione per dare più poteri al premier.
«La carta non è un moloch intoccabile». Per quanto riguarda la Carta costituzionale, il premier ha detto di aver «difeso la Costituzione in quelle che sono le sue parole precise che danno al governo la piena responsabilità di giudizio per quanto riguarda l'urgenza e la necessità» dei decreti. Detto ciò, tuttavia, Berlusconi tiene il punto sulla possibilità che la Costituzione possa essere rivista: «Presentano la Costituzione come un moloch intoccabile - dice il premier - ma è la stessa Carta a prevedere, nell'articolo 138, la possibilità di essere modificata. Ecco perché chi parla di intangibilità della Costituzione dice una menzogna e finge di dimenticare che i cassetti del Parlamento sono pieni di progetti per modificarla, e molti sono di quella stessa sinistra che ora mi accusa di voler attentare alla Costituzione».
MA CHI E' ESATTAMENTE OSCAR LUIGI SCALFARO??


Il nostro amatissimo capo onorario dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, è presidente dell'Istituto storico di studi della Resistenza. Quel posto lì mica lo danno a uno qualsiasi, lo danno a chi può vantare un curriculum resistenziale coi fiocchi e magari anche coi controfiocchi. Discreto come sempre, il nostro Oscar non mena vanto dei mesi trascorsi su in montagna a tirar schioppettate al perfido crucco o all'infame repubblichino per cui, purtroppo, non si sa né quando né dove né come abbia fatto il partigiano. In compenso sul suo antifascismo militante se ne sa quanto basta, e avanza. Da zero a 7 anni, niente antifascismo perché non c'era il fascismo. Dai sette ai 25 anni lo vediamo chino sui libri a studiare ed è probabile che qualche antifascistata l'abbia fatta, magari al liceo o all'università.
Però non se ne conserva traccia. Nel 1943 il nostro Oscar entra in magistratura e nel '43 i casi erano due: o il neomagistrato giurava fedeltà al Duce e al fascismo o al Duce e alla Repubblica sociale, quella di Salò. Non si scappa. Ci fu chi, per non pronunciare la formula del giuramento, rinunciò a carriera, onori e prebende, correndo magari anche qualche rischio. Stando ai fatti, O.L. Scalfaro giurò (e sul suo onore). Potrebbe configurarsi quel giuramento una manifestazione di antifascismo? Hummm. .. Aveva forse l'interessato, al momento di esclamare: «Lo giuro!», incrociato le dita dietro alla schiena, gesto ritenuto invalidante il giuramento medesimo? Vai a sapere. Fatto
sta che giura e diventa magistrato proprio mentre il regime tirava le cuoia facendo così scadere i termini dell'antifascismo militante.

Ma ecco che quando tutto sembrava perduto la dea bandata si sbenda: disgustato dalle sentenze sommarie dei Tribunali del Popolo il comando alleato (i soliti yankees) imposero - siamo a fine aprile 1945 - che venissero sostituiti da regolari Corte d'Assise Straordinarie in carica solo sei mesi. Chi, tra le file della Magistratura, voleva approfittarne per far carriera, doveva quindi affrettarsi. E il giovane antifascista in pectore Oscar Luigi Scalfaro si affrettò. Non ci fu chiamata: i magistrati che composero quelle Corti erano tutti volontari. In cambio del loro zelo venivano concessi scatti di anzianità à gogo per compensare le crisi di coscienza di chi sapeva d'esser chiamato a emettere, ove il caso, sentenze di morte. Allorché ascese al Colle, Oscar Luigi Scalfaro ammise che in qualità di pubblico ministero chiese e ottenne una sola pena capitale: quella per Enrico Vezzalini.
Le cronache del tempo assicurano che almeno ad altri sei sciagurati toccò quella sorte, ma non saremo certo noi a dubitare della parola di uno Scalfaro. Il quale, tuttavia, per almeno un altro imputato, Salvatore Zurlo, invocò la pena capitale: «Il Pm Scalfaro - si legge nel Corriere di Novara - dopo chiarissima requisitoria condotta con vigoria ed efficacia conclude domandando la pena di morte per lo Zurlo». Costui, per sua fortuna (e scuorno del vigoroso ed efficace Pm) ebbe in Appello la sentenza annullata, ma ciò non toglie che Scalfaro Oscar Luigi s'adoperò perché finisse al muro. Ed ecco il punto: siccome i condannati a morte da Scalfaro
appartenevano alla Repubblica sociale, l'averli spediti o voluto spedire davanti al plotone d'esecuzione può esser considerata azione partigiana e/o antifascista ancorché tardiva? Dal tono delle dichiarazioni, dalla pomposità delle sentenze e dal ritenersi perfettamente idoneo a ricoprire la carica di capo dell'Istituto storico di studi della Resistenza, direi che l'interessato è di quella opinione: la condanna alla pena capitale di (almeno) due repubblichini vale come diploma di antifascista Doc.

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si ringrazial:vocenazionale.splinder.com per lasegnalazione
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Calatrava, Roma segnala errori progettuali
690(M.F.) L’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici continua a ritenere che i numerosi problemi incontrati durante la realizzazione del ponte della Costituzione e i conseguenti maggiori costi sia stati causati da errori nella progettazione. Il responsabile unico del procedimento, Salvatore Vento, invece contesta questa conclusione, ritenuta forse il frutto di una scarsa conoscenza della realtà veneziana.
      «Nel progetto sicuramente ci sono state delle sottovalutazioni - ha detto ieri Vento in commissione consiliare - ma non è possibile dimostrare in modo scientifico che siano stati dei veri e propri errori. Io perlomeno non ci sono riuscito. Se il direttore dei lavori e il collaudatore dell’opera mi avessero dato questa certezza avrei sicuramente preso una decisione forte, ma allo stato attuale non me la sento di spingere l’amministrazione comunale a portare in causa lo studio Calatrava. Io ho fatto gli accertamenti e non ho trovato certezze, deciderà comunque il Comune che cosa fare».
      Tutto è nato da una interrogazione del capogruppo della Lega, Alberto Mazzonetto, il quale citando la decisione dell’Autorità che tra le altre cose contestava la mancanza del certificato di collaudo del ponte aveva chiesto se non fosse stato il caso di chiudere l’opera al transito fino alla presentazione di tutti i documenti. Come ha già spiegato lo stesso collaudatore, il professor Enzo Siviero, la prassi è che al termine delle prove il tecnico dichiari l’agibilità immediata dell’opera e prepari la documentazione nei tempi dovuti, che spesso sono molto lunghi. Così è accaduto per il ponte, ma è lo stesso per altre opere pubbliche.
      Vento, che recentemente ha ricevuto dal Comune l’incarico di portare a termine altre due patate bollenti come il tram e la cittadella della giustizia, spiega che il ponte di Calatrava come queste due opere, è un lavoro da lui preso in corso d’opera e non dall’inizio.
      «Quello che ho cominciato io - aggiunge Vento - come piazza Ferretto o il parco di San Giuliano, si è concluso nei tempi. Il ponte invece l’ho preso in mano a lavori iniziati, ma me ne sono assunta tutta la responsabilità. Vorrei però che si sapesse, dal momento che qualche mese fa è scoppiata la polemica sui premi ai dirigenti, che il sottoscritto non ha preso una lira in termini di incentivi a proposito del ponte perché li ha rifiutati».
      L’assessore ai Lavori pubblici Mara Rumiz è sulla stessa linea: «Non me la sento di affermare - dice - che c’è stato un errore progettuale alla base di tutto. Può darsi che l’Autorità di viglianza abbia trovato dei problemi iniziali, che noi al momento non ci sentiamo di avallare».
postato da: sebastia11 alle ore 15:07 | link | commenti
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