lunedì 24 dicembre 2012

venerdì 21 dicembre 2012

La Destra insieme al Front National contro l'Europa dei banchieri

L'Euro non ha favorito la crescita in Italia, bisogna portare avanti insieme la battaglia per la Sovranità





Puntare all'elettorato deluso dalla politica industriale dell'UE: è stata la strategia portata avanti in Francia dal FN, una missione possibile dato che la sinistra di oggi ha dimenticato la classe popolare
"Ci hanno tolto prima le frontiere, poi la moneta e adesso anche il bilancio", inizia così il dirigente nazionale de La Destra Giuliano Moggi il suo discorso in Francia ad una convention organizzata dal deputato regionale del Front National, David Rachline. Un incontro a cui partecipava anche Steeve Briois, vicino collaboratore di Marine Le Pen, che è stato decisivo per la crescita del partito dopo le elezioni politiche 2007. Si era appena consumata una sconfitta, il FN era sceso al minimo storico. La grande intuizione di Briois fu di puntare all'elettorato popolare deluso dalla politica industriale portata avanti dall'UE che ha favorito le delocalizzazione penalizzando gli operai francesi. Ha reso così il Front National un partito forte a livello nazionale e ben radicato a livello locale. Una missione possibile dato che la sinistra di oggi ha dimenticato la classe popolare. La Destra ed il Front National si stanno muovendo nel panorama europeo insieme con le forze politiche che hanno a cuore le sorti dei cittadini. Il dirigente nazionale de La Destra analizzando la situazione di crisi economica, "non possiamo di certo dire che l'euro abbia favorito la crescita in Italia. L'inizio della crisi Italiana non ha inizio con la crisi finanziaria USA nel 2008 ma dall'introduzione dell'euro nel 2002". I Governi europei con la scusa di creare crescita aumentano le tasse. Nel mondo globalizzato le grandi multinazionali costringono gli stati a eliminare i diritti e favorire lo sfruttamento dei più poveri. L'Europa non soltanto permette questo ma non protegge il nostro mercato dal mercato extraeuropeo, e asiatico in particolare. "Quali vantaggi abbiamo nel restare in questo tipo di Europa? Nessuno. Sia in Francia che in Italia le forze politiche europeiste votano a favore degli Stati Uniti d'Europa con a capo la BCE. Dobbiamo fare insieme al Front National una chiara battaglia in favore della Sovranità Nazionale che è l'unica soluzione per salvare i popoli europei" conclude il dirigente nazionale de La Destra.
Salvatore Filippelli
 

MA DOVE STANNO LE FEMMINISTE???????????


Picchia e cerca di violentare ragazza incinta di 2 mesi: arrestato

Nessun danno per il bambino, 20 punti di sutura per la madre

Una donna incinta (Germogli)
Il marocchino ventitreenne responsabile si sarebbe macchiato più volte di questo reato
Viareggio, 21 dicembre 2012 - Ha picchiato e tentato di stuprare una donna di 32 anni al secondo mese di grivadanza, fortunatamente senza conseguenze per il bambino. E' stato arrestato dagli agenti della polizia di Viareggio ed è adesso in misura cautelare il marocchino ventitreenne responsabile dell'accaduto. Dalle indagini è emerso che si è macchiato più volte di questo reato.
Il fatto risale alla notte del 5 novembre, quando la donna stava portando a passeggio il cane nella pineta di Ponente ha incontrato il ragazzo che già conosceva. Lui ha provato ad approfittare di lei e a violentarla, facendola scappare; dopo aver rincorso e raggiunto la sua vittima l'ha gettata a terra e cercato di nuovo di violentarla, colpendola violentemente con calci e pugni al volto per poi darsi alla fuga, pensando che le urla della donna avessero richiamato l'attenzione di qualcuno. La ragazza è riuscita a raggiugnere casa e raccontare quanto accaduto alla madre, che l'ha accompagnata in ospedale. Qui i medici gli hanno applicato 20 punti di sutura per le ferite ed hanno accertato che il bambino non ha subito danni. E' stata giudicata guaribile in 25 giorni.
Attraverso le indagini la polizia è riuscita a identificare il giovane indicato dalla vittima, che lo conosceva soltanto per soprannome. All'iterno dell'inchiesta è emersa anche un'altra testimone e vittima di violenza che non aveva voluto sporgere denuncia al momento dell'aggressione. Adesso il ventitreenne riconosciuto è imputato per lesioni gravi, tentata violenza carnale ed atti osceni in luogo pubblico.






Milano sempre più violenta: 42enne stuprata ai giardini, in manette un immigrato

Ieri sera un iracheno ha violentato e pestato una 42enne. Prima di fuggire, le ha pure rubato la borsa e 200 euro

Milano è sempre più violenta. L'ennesimo episodio ha gettato il panico nel capoluogo lombardo dove il problema sicurezza è divenuta una vera e propria emergenza.

Una donna di 42 anni è stata stuprata, ieri sera, nei giardini di via Gianbellino da Mohamed K., un iracheno di 32 anni che è stato arrestato.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la violenza sarebbe avvenuta intorno alle dieci di ieri sera quando la vittima è stata avvicinata in via Odazio dall’uomo mentre stava andando a casa di una amica per festeggiare. Dopo essere stata seguita per alcuni metri, la donna ha provato a fuggire, attraversando i giardini della zona dove è stata aggredita alle spalle dall’iracheno che le ha tirato i capelli gettandola in terra. A quel punto, le ha abbassato i pantaloni ed è iniziata la violenza sessuale, che si è consumata tra insulti e botte.
Mohamed K. è un immigrato clandestino e ha precedenti per furto e lesioni. Dopo aver violentato la 42enne, l’ha anche rapinata portandole via la borsa con 200 euro. Nel corso dello stupro la donna, che è una commerciante ambulante, ha tentato di reagire riuscendo a strappare la manica del giubbotto dell'assalitore. L’allarme è stato dato da un passante che ha chiamato i carabinieri segnalando una lite all’interno dei giardini. Pochi minuti dopo tre auto dei militari sono arrivate sul posto mettendo in fuga l’iracheno, che tuttavia ha perso le scarpe. Questo particolare, oltre alla descrizione dettagliata fornita dalla donna ha permesso ai carabinieri di individuarlo e arrestarlo subito dopo, sotto il cavalcavia della stazione di San Cristoforo. La vittima è stata trasportata alla clinica Mangiagalli per essere curata.
http://www.ilgiornale.it/news/milano-sempre-pi-violenta-42enne-stuprata-ai-giardini-867232.html?utm_source=Facebook&utm_medium=Link&utm_content=Milano+sempre+pi%C3%B9+violenta%3A+42enne+stuprata+ai+giardini%2C+in+manette+un+immigrato+-+IlGiornale.it&utm_campaign=Facebook+Page



martedì 18 dicembre 2012

“La più bella sei tu”: Benigni e l’elogio della carta straccia (di Antonio Serena)
 
 
 
Esaurito il repertorio degli scemi che fanno politica, è il momento dei giullari che insegnano storia. Lunedì 17 dicembre, in diretta su Rai Uno alle 21.10 dal Teatro 5 di Cinecittà, riaperto e ristrutturato dopo l’incendio di qualche mese fa, l’attore Roberto Benigni, colui che iniziò la sua carriera nel 1977 con il film “Berlinguer ti voglio bene”, ci ha spiegato in diretta la Costituzione italiana nello spettacolo “La più bella del mondo”.
Dopo un’ ora di satire cotte e stracotte contro Berlusconi (ahimè, cosa farà il comico quando il cavaliere non ci sarà più: lo elogerà come ha fatto stasera con Fanfani dopo averlo preso per il culo da vivo?) il nostro è passato a parlar di storia. Partendo ovviamente dalla Resistenza che ha dato a tutti la libertà e ci ha liberato da Hitler per portarci questo mondo radioso dove un giovane su tre è disoccupato e la gente senza lavoro si spara. Quant’è bella la libertà!
Allora i giovani – ha sentenziato il comico-professore - per darci questa libertà andarono in montagna a combattere, a fare i partigiani, ma non perché obbligati o per evitare di far la guerra (pochini sia al nord contro i tedeschi che al Sud con gli americani), ma perché volevano liberare il paese dalla dittatura, sostituendola con la libertà, quella “liberista” che stiamo vivendo attualmente o, se andava diversamente, con quella comunista che, almeno fino a poco tempo fa, piaceva al Benigni.
Furono loro e soltanto loro, i potenti partigiani, a liberare l’Italia, non gli angloamericani: e qui deve aver letto i libri del suo collega del “Corriere della Sera” Aldo Cazzullo (potenza dei nomi), perché solo lui al mondo è arrivato ad esprimere tanta comicità in materia.
Ecco allora che noi oggi, finalmente, nonostante la parentesi del recente “medioevo Berlusconiano”, siamo un popolo unito e – udite, udite!!!-Sovrano. Dove, non il re o il dittatore, scrivono le leggi, ma il popolo, i cittadini. Magari non proprio direttamente, ma attraverso quel veicolo di saggezza e probità che sono i partiti. Siamo noi che decidiamo il nostro presente ed il nostro futuro; noi che nominiamo chi ci deve comandare attraverso libere elezioni (magari con liste preconfezionate e senza poter dare preferenze); noi che, attraverso i nostri delegati, votiamo il Premier (che poi la  Grande finanza usuraia  provvede a sostituire con un cameriere di suo gradimento); noi che decidiamo a stragrande maggioranza attraverso i referendum di non finanziare più i partiti (che nonostante ciò continuano a percepire le stesse somme in misura quadruplicata); noi che stabiliamo dove mandare i nostri mercenari a fare le guerre ospitando le basi militari degli occupanti (pardon, Alleati) sul nostro territorio e sciogliendo i nostri migliori Corpi militari per sostituirli con dei droni; noi che abbiamo un Presidente della Repubblica talmente “libero” da inneggiare al massacro degli insorti da parte dei carri armati sovietici ai tempi della rivolta d’Ungheria; noi, sovrani anche in finanza, che facciamo emettere il nostro danaro da una Banca d’ Italia che, come ci ha spiegato la Cassazione “non è una società per azioni di diritto privato, bensì un istituto di diritto pubblico… “, i cui azionisti però sono banche private.
Il furbetto passato dal seminario giovanile al Partito comunista (quei “dittatori” che ora rinnega), strizzando l’occhio ai Potenti del mondo con un film che gli è valso due Oscar, ma dimenticandosi di coloro che in Palestina soffrono cacciati dalle loro terre occupate, si è ben guardato dal nominare Mussolini, altrimenti qualcuno avrebbe potuto ricordargli certe leggi istituite molti anni prima di quella Sacra Carta Costituzionale, “La più bella del mondo”, che però è rimasta un libro dei sogni. A differenza delle realizzazioni del “bieco dittatore” che sostituì partiti e conventicole massoniche con un partito unico che diede agli italiani: Assicurazione contro la disoccupazione, Leggi a tutela del di donne e fanciulli, Assistenza illegittimi e abbandonati, Assistenza obbligatoria contro la TBC, Esenzione tributaria per le famiglie numerose, Assicurazione invalidità e vecchiaia, Assicurazione contro la disoccupazione, Assistenza ospedaliera ai poveri, Tutela del lavoro di donne e fanciulli, Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.), Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, Opera nazionale orfani di guerra, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), Settimana lavorativa di 40 ore, Istituto Nazionale per l’ Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.), Assegni familiari, Istituto per l’Assistenza malattia ai lavoratori (I.N.A.M.), Istituto Autonomo Case Popolari, Riforma della scuola, Opera Nazionale Dopolavoro (nel 1935 disponeva di 771 cinema, 1227 teatri, 2066 filodrammatiche, 2130 orchestre, 3787 bande, 1032 associazioni professionali e culturali, 6427 biblioteche,994 scuole corali, 11159 sezioni sportive, 4427 di sport agonistico), Lotta alla Mafia con emigrazione di “Cosa nostra” negli Stati Uniti, Carta del lavoro, Patti Lateranensi, Lotta contro l’analfabetismo (eravamo tra i primi in Europa: dal 1923 al 1936 siamo passati dai 3.981.000 a 5.187.000 alunni, studenti medi da 326.604 a 674.546, universitari da 43.235a71.512), Doposcuola per il completamento degli alunni, Lotta contro la malaria, colonie marine e montane gratuite per i non abbienti, Refezione scolastica, Obbligo scolastico fino ai 14 anni, Scuole professionali, Magistratura del Lavoro, Istituzione Parchi nazionali (Gran Paradiso, Stelvio, Abruzzo. Circeo,  ecc.) …Fermiamoci qui.
Vicino a me, a seguire l’esibizione del comico nominato Cavaliere di Gran Croce dal venerato maestro Ciampi (il Presidente-economista famoso per aver bruciato in due giorni 60 mila miliardi di lire - 30 miliardi di euro - per controllare il cambio lira/marco), c’era mio figlio, che alla fine si è alzato ed è uscito per andare al lavoro. Tornerà domattina all’alba, dopo aver fatto la notte e aver guadagnato 35 euro.
Com’è bello in questa repubblica che la Costituzione vuole “sovrana” e “fondata sul lavoro”, poter dire ciò che vuoi, camminando per le strade senza una lira in tasca e pensando in tutta libertà a cosa non mettere in tavola domani.
E tu, Benigni, per due ore di spettacolo, quanto hai incassato? Dai, spara, raccontaci “La più bella del mondo”, facci ridere ancora.
 Libera Opinione Rassegna Stampa

lunedì 17 dicembre 2012

Rimprovera tre immigrati, disabile picchiato a sangue

 

Matteo Ghizzoni, il disabile vittima del pestaggio
La denuncia di Matteo Ghizzoni: "Oltre alle botte quello che fa davvero male è che nessuno abbia mosso un dito"
di Marcello Marchesini
Modena, 7 maggio 2012 - NERVOSI, giovani ed extracomunitari: questo il profilo dei tre che, intorno alle 4 di domenica mattina, hanno letteralmente pestato a sangue il carpigiano Matteo Ghizzoni. «Ero a sedere nei tavolini esterni del Caffè dei Pio — racconta la sera seguente Matteo, ancora sconvolto dall’accaduto — e stavo chiacchierando con alcuni conoscenti. Entrato per pagare il conto e uscito di nuovo dal locale, dopo qualche minuto mi sono accorto della mancanza di cellulare e portafoglio, che tengo sempre in un marsupio». Resosi conto dell’accaduto, Matteo si è guardato intorno per cercare di carpire, e ha visto tre giovani — a suo parere addirittura minorenni — che, poco distanti, lo hanno guardano sogghignando. «Ho intuito fossero stati loro, e li ho redarguiti arrabbiato, dicendo di restituirmi ciò che mi avevano sottratto». È a quel punto che è avvenuto l’inimmaginabile. I tre ragazzi, secondo il racconto di Ghizzoni, si sono avventati su di lui e hanno iniziato a tempestarlo di pugni sul volto. E non si è trattato di un raptus momentaneo, perché l’aggressione è proseguita per parecchio tempo, con una violenza quasi cieca: «Quando uno di loro aveva finito di picchiarmi, è arrivato il suo amico e mi ha dato un pugno ancora più forte. Sembrava quasi facessero a gara». L’aggredito a quel punto ha cercato di ripararsi il volto come meglio poteva ma, dopo pochi attimi, è caduto a terra. Il fatto è che Matteo fatica a camminare: «Sono invalido da anni. Ultimamente avevo smesso di spostarmi con le stampelle ma ora mi toccherà evidentemente ricominciare». Dopo altri minuti che sembravano non finire mai la gragnuola di colpi si è fermata e Matteo, sanguinante e tumefatto, è riuscito a raggiungere l’auto e a tornare a casa a Cibeno. Il fatto è ancor più grave se si considera come non sia avvenuto in un vicolo buio ed isolato, ma a pochi passi da Piazza Martiri e, soprattutto, sotto gli occhi di diversi testimoni: «Oltre alle botte quello che fa davvero male è che nessuno abbia mosso un dito», lamenta il ferito. Matteo dice di non essere stato aiutato neppure a rialzarsi a pestaggio finito.
IERI MATTINA si è poi recato al pronto soccorso, dove non è stata riscontrata nessuna lesione interna, ma soltanto il referto radiologico, pronto oggi, potrà verificare se oltre ad escoriazioni ed ecchimosi su viso e braccia, vi siano altri danni: «Mi fa davvero male la schiena, spero di non avere vertebre rotte. Appena avrò il referto in mano mi recherò a sporgere denuncia», racconta. La zona non è purtroppo nuova ad episodi di violenza: poche settimane fa è scoppiata un’altra rissa con lancio di bottiglie. E i residenti esasperati chiedono siano fatti più controlli.
Marcello Marchesini















APPELLO A NON GUARDARE LA RAI QUESTA SERA!




LA RIVOLUZIONE FACCIAMOLA COSI'!
LA RAI SPENDE 5.8 MILIONI DI EURO PER ROBERTO BENIGNI, CHE STASERA VERRA' A RACCONTARCI CHE LA NOSTRA COSTITUZIONE, UNA COSTITUZIONE IN CUI LA SOVRANITA' DEL POPOLO E' GRAVEMENTE LIMITATA, UNA COSTITUZIONE CHE TUTELA I PRIVILEGI DELLE CASTE COSTITUITE (vi basti pensare che è recente la sentenza della Corte Costituzionale secondo la quale sarebbe incostituzionale tagliare le pensioni d'oro), sarebbe la più bella del mondo! Cari amici, visto che la RAI punta ad ottenere il 45% di share, sarebbe veramente una stupenda contestazione, molto più efficace delle manifestazioni di piazza, se questa sera nessuno guardasse Benigni

TRATTO DA FACEBOOK

venerdì 14 dicembre 2012

Avete il dovere della chiarezza. In troppi temono di perdere il seggio

Nel Pdl gli ex An stanno facendo una confusione enorme. Ma il nodo vero è la battaglia per la sovranità nazionale





Il sentimento prevalente nel Pdl è il terrore di non fare piu' il parlamentare. Solo così si spiega il caos che si registra in deputati e senatori, i loro movimenti: e' la paura di cambiare ufficio cio' che li muove.
Non sono nemmeno piu' capaci di difendere il loro leader sotto attacco, che quando si agita può anche far danni se non ragiona con serenità. Da Vespa ne abbiamo avuto prova.
Berlusconi si sente solo, evidentemente, perché tanti beneficiati cercano altrove la prosecuzione di carriere dorate. Noi possiamo permetterci lealtà, altri no. Chi vuole i nostri voti sa anche che ci sono idee e storie da rispettare.
Ecco perché pretendiamo chiarezza, esattamente come siamo chiari noi.
E' evidente che con Berlusconi ci si può alleare se e' contro Monti. Se Berlusconi sta con Monti e' altrettanto evidente che noi non stiamo con lui. Ma credo che il cinismo del premier piu' amato dalla Merkel non ipotizzi un abbraccio berlusconiano: per la semplice ragione che non intende perdere le prossime occasioni in uno scontro col presunto vincitore, Bersani.
Chi non e' affatto chiaro e' un mondo antico.
Leggiamo che dopo le manifestazioni di domenica prossima - quelle separate di Alemanno con i cosiddetti montiani del Pdl e della Meloni con gli antimontiani del Pdl - potrebbero nascere nuovi soggetti politici, correnti o chissà che altro. Ma lunedì si paga l'Imu ed e' il giorno più sconsigliato per vita a partiti....
Una cosa pare certa. Se Alemanno sta da una parte, la Meloni da un'altra, La Russa in mezzo e Matteoli da Berlusconi, l'esercizio piu' inutile e' quello di chi diletta di costruire un partito modello An senza Fini. Non ci sara' piu'.
E allora che vogliono fare? Noi vorremmo costruire in Italia il partito della sovranità. Chi si ferma in mezzo vagheggiando una specie di Ppe che si possa chiamare di destra, anzi di centrodestra e senza confondersi, anzi un po' schifato, con chi osa pronunciare parole come emmessei o aenne, rischia davvero l'anacronismo.
Sarebbe troppo facile ricordarvi che dal fallimento chiamato Pdl con cui avete seppellito una storia non potete rigenerarvi senza pagare dazio.
Oggi solo La Destra può essere lo strumento politico per una battaglia comune di recupero di sovranità nazionale.
Chi vuole farla senza di noi diventa velleitario. Chi vuol farla con noi ne diventa protagonista. Basta scegliere, con educazione.
Una sola cosa non ci si chieda, quella di aderire ad un progetto salvaseggi, una specie di partito che nasce dal Pdl per allearsi col Pdl. Sarebbe abbastanza buffo, direi. Se mi voglio alleare col Pdl lo decido con i miei, senza bisogno di interessati suggeritori.
L'importante e' sbrigarsi. Anche perche' noi stiamo gia' raccogliendo le firme elettorali in tutta Italia in attesa di come il governo recepirà l'apprezzabile invito di Napolitano ad evitare pasticci sulle liste e di qui a qualche giorno convocheremo il nostro comitato centrale a Roma per capire a che punto siamo in ogni regione e lanciare il rush finale con tanto di linea chiara e non ondeggiante
http://www.ilgiornaleditalia.org/news/politica/844111/Avete-il-dovere-della-chiarezza-.html

Il debito pubblico sfonda i 2mila miliardi

In un anno di crura Monti solo lo spread Btp-Bund è migliorato, tutti gli altri indicatori fotografano un Paese sull'orlo del baratro: ecco i fallimenti dei tecnici


La campagna elettorale è iniziata. E, come sempre, c'è il rischio di annegare nella burrasca di dichiarazioni, denunce e promesse senza capire dove sta la verità. L'accusa mossa da Silvio Berlusconi al governo dei tecnici è stata durissima: "Non voglio dire che ci sono stati degli errori ma Monti ha seguito una politica troppo germanocentrica.

Gli indicatori economici sono tutti peggiorati, non sta a me dare giudizi, ma i dati sono tutti negativi"

. Il governo si è difeso tacciando l'ex presidente del Consiglio di populismo. Eppure basterebbe andare a guardare i report trimestrali che l'Istat, la Banca d'Italia, il Centro studi di Confindustria e la Cgia di Mestre pubblicano per capire che il Cavaliere ha ragione: eccetto lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi, tutti gli altri indicatori sono pesantemente negativi e il sistema Italia sta peggio rispetto a un anno fa (guarda il grafico). Basta dare un'occhiata al supplemento "Finanza pubblica" al bollettino statistico della Banca d’Italia: il debito pubblico italiano sfonda quota 2mila miliardi e a ottobre si attesta a 2.014 miliardi, in valore assoluto il livello più alto di sempre.La cura Monti non ha funzionato. Adesso che il premier è in piena campagna elettorale preferisce non dire i fatti come stanno: accusa senza mezzi termini il precedente governo e spiega che i numeri non dicono tutto. Eppure siamo andati proprio a spulciare tutti quei numeri che ogni settimana vengono snocciolati dall'istituto di statistica per capire come sta l'Italia. Una sorta di screening del Belpaese. A insospettirci è stato il cambio di casacca fatto dalla Goldman Sachs nel giro di una sola settimana: se qualche giorno fa assicurava che l'Italia si stava tranquillamente avviando fuori dal tunnel della crisi economica, questa settimana la banca statunitense ha rivisto le previsioni minacciando una catastrofe economica. Cos'è cambiato? Il Pdl ha “sfiduciato” i tecnici e Berlusconi ha sciolto le riserve annunciando la propria candidatura alle politiche del 2013. Basta dare un'occhiata ai numeri sull'economia italiana per capire che le accuse mosse dalla Goldman Sachs, dai poteri forti di Bruxelles e dalla sinistra italiana non sono basati su dati concreti. Ci siamo fatti dare una mano dalla Cgia di Mestre i cui dati non fanno certo ben sperare. Nel 2011 il prodotto interno lordo era in crescita (+0,4%), quest'anno è letteralmente crollato (-2,3%). Una contrazione che ha subito inciso sui consumi che sono passati da +0,1% a -3,4%. “Indubbiamente in questo ultimo anno le cose sono peggiorate”, ha spiegato il presidente della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi che, però, non se la sente di “dare tutta la responsabilità” ai tecnici. Una cosa è certa: la pressione fiscale è lievitata a livelli da record. Secondo il rapporto del Centro studi della Confindustria, la pressione fiscale effettiva è “insostenibilmente elevata”: il 53,9% del pil al netto del sommerso dal denominatore. Nel 2011 si parlava di una pressione al 42,8%.
“Con Monti la tassazione è aumentata in maniera ingiustificata penalizzando soprattutto le famiglie e le piccole imprese – ha continuato Bortolussi – a mio avviso doveva avere più coraggio nel tagliare la spesa improduttiva che invece è stata solo sfiorata”. L'Imu non è, infatti, l'unica tassa che è stata introdotta dal governo tecnico. Convivere con una pressione fiscale tanto alta significa avere poche risorse per fare nuovi investimenti, creare occupazione e rafforzare sul mercato i prodotti o i servizi. “Se a questo si aggiunge la stretta creditizia che continua a penalizzare proprio il mondo dell’impresa – continua il presidente della Cgia – il quadro generale è disastroso”.
Tra gli indicatori economici solo lo spread è a favore di Monti. Viene, però, da chiedersi che utilità ha avere il differenziale sotto la quota psicologica dei 300 punti base, se il debito pubblico continua a salire. Lo stesso Berlusconi ha fatto notare che l'uso che viene fatto dai poteri forti dello spread è “un imbroglio” per “abbattere una maggioranza votata dagli italiani”. Anche in questo caso ci vengono incontro i dati della Banca d'Italia. Secondo gli analisti di va Nazionale, il debito pubblico italiano, che a ottobre ha superato i 2mila miliardi, è aumentato da inizio anno (a gennaio 2012 era pari a 1.943,455 miliardi) di 71,238 miliardi. Il 3,7% in più dall’inizio dell’anno. Non solo. Anche il mercato del lavoro ha visto un netto peggioramento, nonostante la riforma portata avanti dal ministro del Welfare Elsa Fornero che avrebbe appunto dovuto favorire l'occupazione. Durante il governo Berlusconi, la disoccupazione era addirittura scesa passando dall'8,4% nel 2010 all'8% nel 2011, per poi balzare di nuovo in avanti con Monti toccando il 10,6%. Secondo la Cgia di Mestre, il calo parte dalla contrazione dei consumi interni. “Le famiglie non spendono più, pertanto hai voglia di produrre di più e meglio – ha continuato Bortolussi – se la gente non compra più, le imprese devono ridurre la produzione e conseguentemente occorre meno personale. Non è un caso che le uniche filiere produttive che ancora reggono la sfida sono quelle che operano nei mercati esteri”.
Insomma, tutti gli indicatori a nostra disposizione decretano il fallimento del governo tecnico. In molti, adesso, chiedono di voltare pagina. Le parti sociali tornano a lanciare un appello al prossimo governo affinché si impegni a ridurre le tasse e a rendere la pubblica amministrazione meno costosa e più efficiente. "Paghiamo troppo per avere in cambio poco o nulla - ha concluso Bortolussi - abbiamo punte di eccellenza nella sanità, nell’università, nel mondo della ricerca che tutti ci invidiano. Tuttavia dobbiamo invertire la tendenza, con meno spesa improduttiva possiamo conseguentemente ridurre anche le tasse, combattendo così anche l’evasione che oggi è indotta da una pressione tributaria che ormai non ha eguali nel resto d’Europa".

http://www.ilgiornale.it/news/debito-pubblico-sfonda-i-2mila-miliardi-865291.html

giovedì 13 dicembre 2012


IL POPOLO NON HA NULLA A CHE FARE CON I MERCATI FINANZIARI. I BANCHIERI E I POTE...
RI FORTI HANNO A CHE FARE CON I MERCATI FINANZIARI. LO SPREAD RIGUARDA ESCLUSIVAMENTE LORO. IL POPOLO HA FAME! BASTA SCHIAVITU'!

SOVRANITA' NAZIONALE! RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA PATRIA!

lunedì 10 dicembre 2012

Nuovo ribasso per il Pil Aumenta il numero dei poveri

L'Istat rivela la quinta riduzione consecutiva che fa schiantare il prodotto interno lordo. Sempre più persone non arrivano alla fine del mese







In termini tendenziali, il valore  ha registrato variazione negative in tutti i settori: -6,7% le costruzioni, -5,1% l’agricoltura, -3,9% l'industria in senso stretto e -1,3% i servizi
Il fallimento della cura Monti, semmai ci fosse stato qualche dubbi, è evidente. I dati dell'Istat resi noti oggi lo testimoniano: da una parte cresce il numero dei poveri, dall'altro continua a calare il Pil
Sempre più poveri - Il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. Lo segnala l'Istat sottolineando che nel 2011 l’indicatore è cresciuto di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010 a causa dall’aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all’11,1%). Dopo l’aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell’8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%).
Pil in ribasso - Il prodotto interno italiano si è contratto di un ulteriore 0,2% su base congiunturale nel terzo trimestre dell’anno, per un calo tendenziale del 2,4%.Si tratta della quinta riduzione congiunturale consecutiva. Il dato conferma la stima preliminare diffusa a metà novembre. Il terzo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2011. La variazione acquisita per il 2012 è pari a -1,9%. Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti in maniera significativa, con cali dello 0,8% dei consumi finali nazionali e dell’1,4% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dell’1,4%, mentre le esportazioni sono aumentate dello 0,5%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,9 punti percentuali alla crescita del Pil: -0,6 punti i consumi delle famiglie, -0,1 la spesa della Pubblica Amministrazione e -0,2 gli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla variazione del Pil (rispettivamente 0,2 e 0,6 punti percentuali). In termini congiunturali, il valore aggiunto dell’industria è aumentato dello 0,2%, mentre sono diminuiti quelli dei servizi (-0,2%) e dell’agricoltura (-6,7%). In termini tendenziali, il valore aggiunto ha registrato variazione negative in tutti i settori (-6,7% le costruzioni, -5,1% l’agricoltura, -3,9% l'industria in senso stretto e -1,3% i servizi).
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1140609/Calano-i-consumi-e-la-spesa-pubblica--Nuovo-ribasso-per-il-Pil.html

domenica 9 dicembre 2012


Ci siamo liberati di Monti:

"Ora basta, mi dimetto"

Salito al Quirinale, il premier s'arrende: "Lascio dopo il voto sulla legge di stabilità. Quella di Alfano è una netta sfiducia". Veleno sul Cav: "L'Italia non torni indietro"





Prima il voto sulla legge di stabilità, quindi le proprie "dimissioni irrevocabili". Lo ha comunicato il premier Mario Monti durante il faccia a faccia con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale. Un incontro durato poco meno di due ore durante il quale Napolitano ha chiarito l'esito delle consultazioni con i leader politici avute venerdì. Monti ne ha preso atto ribadendo come le parole del segretario del Pdl Angelino Alfano, che ha sfilato il partito dalla maggioranza, di fatto siano state un chiarissimo "atto di sfiducia". "Mi dimetterò dopo il voto sulla legge di stabilità. Dopo le parole di Angelino Alfano e la sfiducia del Pdl non posso continuare a governare", ha dichiarato il premier. E sui tempi è pragmatico: "Il Presidente del Consiglio - si legge nel comunicato rilasciato dal Colle - accerterà quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l'esercizio provvisorio, rendendo ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo siano pronte a concorrere all'approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio. Subito dopo il Presidente del Consiglio provvederà, sentito il Consiglio dei Ministri, a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica".
Uscire senza farsi male -  
L'obiettivo di Monti è anche uscire dalla crisi "senza farsi impallinare", cioè di propria volontà evitando imboscate parlamentari. Anche perché in aula sarà un campo minato, con i partiti sempre più concentrati sulla campagna elettorale e sempre meno disposti a fare "regali" alle necessità e alle ragioni di Stato. Prima prova, anche se dal Pdl negano con forza, è la pregiudiziale di costituzionalità che gli azzurri avanzeranno sul decreto che prevede il taglio delle province. E intanto Pierluigi Bersani gongola pregustando le elezioni anticipate:"Di fronte all'irresponsabilità della destra che ha tradito l'impegno assunto un anno fa davanti al paese, aprendo di fatto la campagna elettorale, Monti ha risposto con un atto di dignità che rispettiamo profondamente. Noi siamo pronti ad operare per l'approvazione nei tempi più rapidi della legge di stabilità". 

Veleno nella coda - Si tratta ora di "finire con ordine", come ha chiesto giovedì il Colle. E come lo stesso Monti ha assicurato: "La situazione è gestibile", aveva detto venerdì da Milano, in occasione della Prima alla Scala. Dove si era lasciato scappare una battutina velenosa su Berlusconi ("Il Re Sole mi ha abbandonato") che pare fare il paio con la stilettata del "non si torna indietro" da Cannes sabato pomeriggio. "Bisogna evitare assolutamente che l'Italia ricada in questa situazione", quella prima del governo tecnico, ha detto il premier Monti. In attesa della data del voto (quasi sicura, 10 e 11 marzo), si preannuncia un tramonto tutt'altro che sereno.

Paure dall'Europa - L'Italia era "l'incendio che poteva fare esplodere l'Europa", ricordava a proposito del 2011 la stampa francese. E Monti è stato al gioco: "Bisogna evitare assolutamente che l'Italia ricada in questa situazione, ma sono convinto che, quale che sia il colore del governo che verrà dopo di me, la saggezza degli uomini e delle donne della politica italiana prevarrà". "Il rischio populismo esiste anche in Italia - aggiunge poi in un riferimento trasversale che può andare da Vendola a Grillo -, è un fenomeno molto diffuso" e si manifesta "nella tendenza a non vedere la complessità dei problemi o forse a vederli ma a nasconderla ai cittadini. La spiegazione della complessità dei problemi fa parte dei doveri di chi ha delle responsabilità politiche. Ma questa scorciatoia per la ricerca del consenso attraverso anche la presentazione di promesse illusorie è un fenomeno che c'è in molti paesi europei". "Sono certo che non ci sarà la tendenza a distruggere quel che è stato fatto in termini di messa in sicurezza delle finanze pubbliche. Resta però enormemente da fare - ripete Monti - in termini di crescita". Ironia della sorte, proprio la leva usata dal Cav per rovesciare il tavolo. 

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venerdì 7 dicembre 2012

Mario Monti deve sloggiare

"Se ci togliete definitivamente di mezzo l'angoscia del Monti bis, per noi italiani è un sospiro di sollievo






Noi de La Destra cominceremo a dare le nostre indicazioni domenica prossima con la manifestazione che terremo al teatro Olimpico di Roma. Per il Lazio e per l'Italia. Con lealtà e passione. Come siamo abituati a fare da una vita"
Mario Monti se ne deve andare. Sloggiare. Traslocare. Sparire.
Se davvero e' questa la "direttiva" impartita da Silvio Berlusconi ai suoi parlamentari, siamo in presenza di una svolta politica di assoluto rilievo. Tardiva, certo, perché il popolo italiano ha sofferto enormemente la politica fasulla di un governo tecnico che ha inflitto solo mazzate fiscali senza ottenere un solo risultato di rilievo; ma quello che conta e' la prospettiva futura. Se ci togliete definitivamente  di mezzo l'angoscia del Monti bis, per noi italiani e' un sospiro di sollievo. Si torna a sperare in una politica che sappia programmare, governare, risolvere i problemi e le soluzioni da offrire.
Berlusconi l'ha compreso, anche se il suo partito ci ha messo del tempo. La Destra - che in Parlamento non c'e' - in quest'anno terribile ha manifestato ovunque il suo dissenso contro il governo Monti, a partire dalla straordinaria manifestazione dei ventimila di Roma nel marzo scorso.
Ora verificheremo quali sono le intenzioni per il futuro della nostra Nazione. Al leader del centrodestra diremo di chiarire le sue proposte di natura programmatica, il rapporto con l'Europa della moneta, la fine che dovrà fare Equitalia, la politica da seguire sull'immigrazione per non far dimenticare gli italiani che scivolano sul sentiero della povertà, le tesi sulla partecipazione in tema di politiche per il lavoro.
Il nostro manuale della sovranità offre abbondanti spazi di riflessione programmatica sulla natura delle politiche da garantire agli italiani. Sociali innanzitutto. Perché occorre restituire la speranza a chi l'ha persa. Noi cominceremo a dare le nostre indicazioni domenica prossima con la manifestazione che terremo al teatro Olimpico di Roma. Per il Lazio e per l'Italia. Con lealtà e passione. Come siamo abituati a fare da una vita
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giovedì 6 dicembre 2012

Il patto del rosso Bersani con gli estremisti islamici

Come primo atto da candidato premier, vola in Libia per rendere omaggio ai Fratelli Musulmani. E per fare affari. Anche il "Financial Times" lo bacchetta






di Marco Gorra
Quando, subito dopo avere vinto le primarie del centrosinistra, Pier Luigi Bersani aveva annunciato l’intenzione di esordire da candidato premier recandosi in visita in Libia, parecchie sopracciglia si erano alzate. Viste le perplessità di comunità internazionale ed investitori su una possibile svolta a sinistra dell’Italia, ci si sarebbe aspettati da Bersani mete più funzionali per tranquillizzare quegli ambienti. E invece, rotta su Tripoli.
Il viaggio di Bersani è terminato ieri (alle 20 era in agenda l’incontro a Palazzo Chigi col presidente del Consiglio Mario Monti), e pertanto si possono iniziare a tirare le prime conseguenze. Dal punto di vista più prettamente politico, il viaggio è servito a Bersani per rafforzare l’immagine di un centrosinistra saldamente filo-arabo. Non a caso, il segretario del Pd ha tenuto a precisare quanto sia «urgente che l’Italia riprenda il suo posto nel Mediterraneo con una sua iniziativa, un suo profilo». Questo spiega la necessità di Bersani di accreditarsi quanto possibile (anche mediante photo opportunity con le deputate locali) agli occhi della nuova leadership libica: intanto per far passare sul fronte interno il messaggio che quanto Berlusconi era legato al regime di Gheddafi tanto il centrosinistra intende esserlo ai nuovi padroni della Libia. E poi per mettere in chiaro con la nuova classe dirigente di Tripoli che, casomai servisse un interlocutore privilegiato, al Nazareno (e tra qualche tempo si auspica a Palazzo Chigi) le porte sono sempre aperte.
Il problema è che la primavera araba non è un pranzo di gala. E per accreditarsi con essa bisogna parlare con gente non propriamente raccomandabile. Tipo l’organizzazione islamista radicale dei Fratelli musulmani, il capo della cui branca locale si mostra tuttavia contentissimo che Bersani li sia andati a trovare: «Siamo molto soddisfatti per la visita del segretario del Partito democratico», dichiara Mohamed Sowane, perché questa dimostra «l’importanza riconosciuta alla Libia da parte del candidato premier» e rende possibile «auspicare rapporti molto stretti con l’Italia».
Ma non di sola politica vive la missione di Bersani. Libia, da che mondo è mondo, per l’Italia significa principalmente affari. E, a quanto pare, la politica industriale non era assente dall’agenda di Bersani. A tale proposito, un retroscena apparso ieri sulla rivista on line Formiche.net notava come Bersani non avesse incontrato il proprio omologo, ma avesse avuto appuntamenti con premier e ministri, come si usa appunto quando c’è da discutere di affari. E che affari: in ballo ci sono gli appalti per colossi del calibro di Eni ed Impregilo, senza contare le partecipazioni libiche in grossi nomi della nostra economia come Unicredit e Finmeccanica. E, data l’alta contendibilità del mercato libico, il sospetto che Bersani abbia trattato questi dossier ci sta: «Francesi, tedeschi, persino gli inglesi», rivela Formiche.net, «fanno pressioni per entrare nel business del Paese mediterraneo che proprio attraverso il feeling con Berlusconi (Pisanu e D’Alema prima) aveva sempre lasciato una via preferenziale all’Italia». E per correre ai ripari non è mai troppo presto.
Quali che siano i risultati di questa e delle prossime missioni di Bersani, il nervosismo della comunità internazionale inizia a farsi palpabile. Se ha incassato la benedizione del tycoon franco-tunisino Tarak Ben Ammar (che ha commentato favorevolmente l’iniziativa libica), il leader del Pd ieri ha dovuto fare i conti con la sberla recapitatagli dal Financial Times. La Bibbia del capitalismo europeo ha praticamente intimato a Bersani di non rinnegare le politiche del governo attuale quanto a rigore e riforme di lavoro e pensioni oltre che di abbandonare ogni ambiguità circa la volontà di proseguire con l’agenda Monti. Per il quotidiano inglese, insomma, davanti al candidato premier del centrosinistra c’è «una montagna da scalare per dimostrare che è possibile guidare l’Italia da sinistra». Il clima della City non deve essere tanto diverso da quello che si respira dall’altra parte dell’Atlantico: «Le forze politiche maggioritarie in Italia», afferma l’ambasciatore statunitense David Thorne, «sono consapevoli della necessità di continuare in profondità sulla strada delle riforme cominciata da Mario Monti».

Imu, ecco il saldo: per la casa si pagherà il 53% in più

Il 17 scade la seconda rata e sarà una batosta da 5 miliardi. Stangata sulle seconde abitazioni: +65%. Caos versamenti







di Sandro Iacometti
A certificare l’impatto devastante sulla tasche degli italiani della stangata sulla casa, a pochi giorni dalla scadenza dei termini per il saldo, è lo stesso ministero delle Finanze. «Pur in presenza di una congiuntura fortemente negativa», si legge nella nota ufficiale diffusa ieri sui dati dei primi 10 mesi dell’anno, «la dinamica delle entrate conferma la tendenza alla crescita a ritmi superiori rispetto all’analogo periodo 2011 per effetto delle misure correttive varate a partire dalla seconda metà 2011». In particolare, ammettono da Via XX Settembre, «ha contribuito il gettito della prima rata Imu». In effetti 9 miliardi di gettito aggiuntivo non sono pochi, considerato che l’incasso complessivo da gennaio a ottobre è di 322 miliardi e che l’aumento rispetto allo stesso periodo del 2011 è di 12 miliardi di euro.
Ebbene, se l’acconto è stato pesante, la rata del 17 dicembre lo sarà molto di più. Per l’esattezza il 53% in più. Rispetto ai 9,13 miliardi sborsati dagli italiani prima dell’estate, il salasso di Natale si aggira infatti sui 14 miliardi. Il macigno aggiuntivo di 5 miliardi è dovuto interamente all’incremento generalizzato delle aliquote disposto dai Comuni per far quadrare i bilanci locali. Una facoltà prevista dalla legge che ha, però, superato anche le aspettative del governo, considerato che nel salva Italia si prevedeva un gettito complessivo di 21 miliardi, mentre l’asticella salirà fino a 23,1. 
Lo zampino dei sindaci, secondo le rilevazioni della Uil Servizi Territoriali, ha portato l’aliquota media sulla prima casa al 4,36 per mille, con un aumento del 5,6% rispetto all’aliquota base stabilita dal governo Monti, mentre per la seconda casa il rialzo è stato del 15,5%, con una percentuale di tassazione balzata all’8,78 per mille. 
Bilancio ancora più salato secondo gli esperti del Sole 24 Ore, che hanno calcolato aliquote medie rispettivamente del 4,5 per mille e del 9,7 per mille. Quello che fa impressione è, però, lo scostamento tra l’esborso complessivo della prima e della seconda rata. Sulle prime case si passa da un gettito di 1,6 miliardi ad un saldo di 2,6 miliardi, con un incremento percentuale addirittura del 58,3%. Va peggio ai proprietari di seconde case, che con un acconto di 2,3 miliardi e una seconda rata di 3,8 miliardi ricevono a dicembre una mazzata cresciuta del 65,7%. 
A rendere il tutto ancora più spiacevole ci sono, infine, le modalità di pagamento, che stanno mandando in tilt i commercialisti e mettendo a dura prova la pazienza dei cittadini.
La novità della seconda rata è l’introduzione del bollettino postale, che si affianca al modello F24. Si tratta certamente di un’opzione in più per i cittadini, ma è presto per cantare vittoria. Intanto il limite ai pagamenti in contanti a 1.000 euro potrebbe limitare l’utilizzo di questo strumento per chi non ha carte di credito o chi ha una tessera bancomat con tetti di spesa contenuti. Poi, c’è il problema di chi ha più di una tassa da pagare. Il bollettino di Poste Italiane ha prestampata la dicitura Pagamento Imu e riporta il numero del conto corrente che è unico in tutta Italia. Ma se in uno stesso Comune il contribuente ha più immobili sui quali pagare l’imposta, il versamento deve essere unico e cumulativo comprendendoli tutti, mentre se gli immobili sono in diversi Comuni bisogna utilizzare un bollettino diverso per ogni pagamento. 
Ma quello che sta mettendo in crisi anche gli esperti è il doppio calcolo sulle seconde case. Per il 50% che spetta allo Stato, infatti, l’aliquota da tenere in considerazione è lo 0,76%, mentre per calcolare la restante quota dipende dalle decisioni delle singole amministrazioni territoriali. Risultato: a meno di quindici giorni dalla scadenza per il versamento del saldo Imu, nei Caf è già caos. E l’ingorgo potrebbe crescere nei prossimi giorni. A lanciare l’allarme è Unimpresa, che sta rilevando una situazione di «enorme disagio» nella rete dei centri di assistenza fiscale dell’associazione: 900 Caf suddivisi fra le 60 sedi provinciali di Unimpresa sparse su tutto il territorio nazionale. «Non abbiamo dati precisi», ha detto il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, «tuttavia negli ultimi giorni stiamo ricevendo molte segnalazioni di difficoltà da tutta Italia».
twitter@sandroiacometti
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martedì 4 dicembre 2012

Cgia: piccole e medie imprese senza soldi, tredicesime a rischio









Tredicesima a rischio per un italiano su dieci. A causa dell'effetto combinato crisi-tasse-stretta creditizia, le piccole e medie imprese potrebbero non avere i soldi sufficienti per pagare la tredicesima ai propri dipendenti. E' l'allarme lanciato da Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia. "La stretta creditizia ha lasciato senza soldi le pmi e, tra il fitto numero di impegni finanziari e di scadenze fiscali previste per il mese di dicembre, sono a rischio i pagamenti delle tredicesime". La percentuale dei dipendenti cui l'azienda potrebbe pagare la tredicesima dilazionata sarebbe del 10%, stando anche "all'elevato numero di segnalazioni pervenute da molti piccoli imprenditori che si trovano in difficoltà per la mancanza di liquidità", spiega Bortolussi. 

Prima viene il Fisco - "Da sempre il mese di dicembre presenta un numero di scadenze fiscali e contributive molto onerose - continua il segretario della Cgia -. Detto ciò, è probabile, vista la scarsa liquidità a disposizione, che molti piccoli imprenditori decideranno di   onorare gli impegni con il fisco e di posticipare il pagamento della   tredicesima, mettendo in difficoltà, loro malgrado, le famiglie dei propri dipendenti".

Le banche non prestano soldi - Il quadro generale, ricorda la Cgia, è molto pesante: "Dall'inizio di quest'anno la contrazione dei prestiti bancari erogati alle imprese è stata di 26,7 miliardi di euro (pari al -2,7%), mentre  le sofferenze in capo al sistema imprenditoriale sono aumentate di 8,7  miliardi di euro (pari al +10,9%)". "Se consideriamo che la produzione  industriale è scesa del 6,5% e gli ordinativi del 10,4%, appare evidente che - sottolinea l'Associazione Artigiani e piccole imprese - la situazione in capo alle imprese, soprattutto quelle di piccola dimensione, sia peggiorata drammaticamente". "I più fortunati - conclude Bortolussi - sono riusciti ad avere un piccolo prestito bancario grazie al fatto che hanno il negozio o il capannone di proprietà. Diversamente, chi non è in grado di offrire nessuna garanzia non ha alcuna chance di ottenere un finanziamento e l'unica strada percorribile è quella di dilazionare le uscite".

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1136856/Cgia--piccole-e-medie-imprese-senza-soldi--tredicesime-a-rischio.html

sabato 1 dicembre 2012

Disoccupazione: quasi 2,9 milioni è il record storico
 
 
 
 
 
 
Mai così tanti disoccupati. Un altro record negativo dell'Italia di Mario Monti. E' emergenza disoccupazione. Secondo le stime provvisorie dell'Istat a ottobre il tasso generale si è attestato all'11,1% in aumento di 0,3 punti perce3ntuali rispetto a settembre e di 2,3 punti nei docisi mesi.  Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 639 mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in questa fascia d’età. A ottobre scorso, rileva l’Istat nelle stime provvisorie, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 36,5%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,8 punti nel confronto tendenziale. Si tratta di un livello record. E' il tasso più alto da gennaio 2004 (inizio delle serie mensili), guardando invece alle serie trimestrali è il maggiore dal primo trimestre del 1999. 
Considerando il terzo trimestre 2012, il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni - rileva ancora l’Istat - è in crescita, una crescita  diffusa in tutte le ripartizioni territoriali ma  è particolarmente accentuata per la componente femminile nel Nord e per quella maschile nel Mezzogiorno. Nelle regioni meridionali l’indicatore raggiunge valori molto elevati, pari al 41,7% per gli uomini tra i 15 e i 24 anni e al 43,2% per le giovani donne. 
Allarme Camusso "Il 2013 sul lato dell’occupazione sarà ancora più pesante del 2012, che già è stato l’anno più pesante di questi anni di crisi". E’ quanto ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a margine di un convegno alla Provincia di Roma sulla maternità negata. Sui numeri tragici che emergono in questo periodo di crisi ha aggiunto: "Non essendo intervenuti - ha spiegato - con risposte ai fattori che determinano le difficoltà l’effetto è moltiplicatore i dati confermano che l’effetto recessivo delle politiche economiche è stato molto profondo e che le scelta di non occuparsi di politiche di sostegno ai redditi più deboli e di politica industriale determinano una crescente crisi occupazionale e del sistema produttivo e il prezzo più alto di tutto questo lo si paga nel Mezzogiorno". E sul futuro è critica:" Per un rilancio del sistema produttivo del Paese, servono gli investimenti, se questi non ci sono andiamo incontro a una deriva di riduzione dell’economia e dell’occupazione sempre peggiore".