mercoledì 30 novembre 2011



L’incredibile situazione che si è paradossalmente instaurata in Italia dimostra lo stato comatoso della politica e di tutto il Parlamento.
Se da una parte il PdL è rimasto “cornuto e contento” grazie al comportamento compiacente di Napoletano nei confronti della cupola bancaria, finalmente la Lega Nord torna tra gli scranni dell'opposizione, ruolo che, a differenza di quello di governare, rappresenta decisamente meglio di chiunque altro soggetto politico attualmente presente al parlamento.
Dall’altro lato una sinistra che si ritiene soddisfatta per il solo fatto di aver “mandato a casa” il tanto odiato Berlusconi ha placato qualsiasi altro sussulto, anche di tipo “proletario”.
All’orizzonte i problemi avanzano come le piene dei fiumi, creando disastri su disastri, grazie alle geo-politiche (in senso geologico...) “anni settanta”.
Sul piano istituzionale l’allineamento prono di tutta una classe politica, purtroppo eletta con responsabilità popolare, ai dettami del grande capitale anonimo e cosmopolita ha sollecitato il risveglio di parole come signoraggio, speculazione, spread, subprime… con la speranza che vengano comprese nel senso più negativo, quasi spettrale, del termine, soprattutto dal popolo, ancora convinto di vivere in un sistema libero e democratico anziché essere consapevole di avere da tempo perduto ogni forma di libertà e sovranità.
In ogni caso è bene che se ne parli e, a questo proposito, cadono "a fagiolo" le assurde dichiarazioni di Napolitano sul diritto di cittadinanza per gli extracomunitari nati in Italia.
Mentre l’incontrastata Lega Nord in testa si appresta "alle barricate", dalla parte opposta i burocrati o squali di Maastricht si preparano per le provviste invernali attraverso l'adozione di nuove incredibili manovre imposte agli Stati (succursali) membri.
Togliere l’attenzione su di un delicato argomento è la solita ricetta che funziona sempre; evitare quindi di focalizzare ogni forma di attenzione ed interessamento sull'argomento inerente al "colpo di Stato finanziario" che ha travolto Grecia e Italia e, perchè ciò possa esser realizzato, occorre che la massa sia orientata altrove; in questo caso razzismo, antirazzismo, tolleranza ...
Nel frattempo il grande progetto atlantista di destabilizzazione del Nord-Africa per il controllo del Mediterraneo e delle sue risorse, nonché dell’impoverimento degli Stati Sud-europei con il supporto di Inghilterra e Francia è giunto al culmine… mentre il Parlamento italitota discute di gemmologia (554^ Seduta Pubblica, Ordine del Giorno del 29 novembre 2011), argomento chiave e problema sociale di vitale importanza, soprattutto con i tempi che corrono....

Piero Puschiavo

VITAVIZIO



E alla fine arrivarono i tagli. O meglio, una sforbiciata all’italiana, quella che fa vedere la buona intenzione ma non brilla per coraggio. Già, perché se non si può dire che la rimodulazione dal 2012 dei vitalizi dei parlamentari non sia una novità, è altrettanto vero che è mancata la volontà di gettare il cuore oltre l’ostacolo.
E’ giusto che la politica nel momento di massima difficoltà dei conti per la nazione dia un segnale di contenimento dei propri privilegi, tanto più che agli italiani i sacrifici si chiedono da tempo immemore mentre “la casta” si guarda bene dal farsene carico.
Ed ecco, allora, che l’adeguamento all’architettura pensionistica che riguarda l’artigiano, l’operaio o l’impiegato da decine di anni passa un po’ come fumo negli occhi di un Paese che la crisi la vive ogni giorno con le difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese.
Ci chiediamo, perché gli italiani devono sudare fino a 40, o forse 43, anni di servizio per guadagnarsi la pensione, e gran parte di chi siede in Parlamento a certi favori invece non può rinunciare? Quello che stanno proponendo è un “taglio mascherato”: se è vero che dal 2012 i nostri deputati e senatori si dovranno adeguare a questa rimodulazione, è chiaro che la norma poteva essere ben più rigorosa soprattutto nei confronti di certi vizi, o meglio, “vitavizi” del passato.
Gli accordi per i quali chi, eletto fino a due decenni fa, maturava il diritto a un vitalizio erano frutto di una politica che doveva sostenere i costi di una struttura capace di interloquire con i cittadini praticamente ogni giorno. Oggi, ai tempi dei nominati, va da sé che un ragionamento del genere non ha più senso di essere mantenuto.
E allora si doveva agire secondo quello che abbiamo proposto già alcuni mesi fa: se su quei diritti acquisiti non si può più intervenire direttamente perché i regolamenti non lo permettono, si può sempre agire perché si rinunci a certi privilegi. Se ti ricandidi, rinunci a quei “diritti”. Altrimenti te ne stai a casa e quei vantaggi non te li toglie nessuno. Questo non sarebbe certamente anticostituzionale, e invece sì veramente innovativo per la politica italiana. Un segnale di responsabilità, quasi di audacia, nei confronti del popolo. Ma nemmeno questa volta chi sta in Parlamento è riuscito a essere cuor di leone.

PDL-PD UNITI NEL GOVERNO DELLE BANCHE UNITI NELLE TANGENTI



Bufera tangenti sul Pirellone In manette il vicepresidente: trovato con 100mila euro
vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia, Franco Nicoli Cristiani, esponente del Pdl, è stato arrestato dai carabinieri di Brescia questa mattina all'alba nella sua casa di Mompiano.

Sull'uomo, 68enne, grava un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla procura di Brescia, nell'ambito di un'inchiesta relativa a una presunta tangente da 100 mila euro, che avrebbe avuto lo scopo di "ammorbidire" i controlli. Le indagini che hanno coinvolto Cristiani erano iniziate otto mesi fa, coordinate dai pm Silvia Bonardi e Carla Canaia e hanno portato al sequestro di alcuni cantieri della Bre-be-mi, la nuova autostrada che collega le tre province lombarde di Bergamo, Brescia e Milano.
Le ordinanze di custodia cautelare emesse riguardano anche altre nove persone, tra cui un altro imprenditore bresciano. Nicoli è accusato di corruzione e traffico illecito di rifiuti. È finito in manette anche il coordinatore degli staff dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambiente) Giuseppe Rotondaro. Nelle indagini sarebbero state fondamentali le intercettazioni telefoniche.
Oltre alle ordinanze di custodia, sono stati eseguiti anche alcuni sequestri. Sequestrata la cava di Cappella Cantone, in provincia di Cremone, destinata a una discarica di amianto e l'impianto di trattamento dei rifiuti di Calcinate (Bergamo), oltre a due cantieri della nuova autostrada a Cassano d'Adda e Fara Olivana Con Sola.
Questa mattina i Carabinieri si sono presentati al Pirellone, dove anche l'ufficio del vicepresidente, posto al 24esimo piano dell'edificio, è stato sottoposto a perquisizione. Una perquisizione nell'abitazione di Nicoli Cristiani ha invece portato al ritrovamento di due buste contenenti denaro per un totale di 100mila euro in banconote da 500, secondo la procura di Brescia la tangente che è accusato di aver ricevuto. Gli episodi di corruzione sarebbero emersi in una serie di intercettazioni, nelle quali i pezzi da 500 euro erano chiamati "big bubble". La tangente sarebbe arrivata dall'imprenditore Pier Luigi Locatelli, attivo nel settore dei rifiuti.
Sull'arresto di Nicoli Cristiani si è espresso questa mattina il Presidente del Consiglio regionale Davide Boni. Sottolineando come sia "rimasto profondamente colpito dalla notizia", il presidente ha anche espresso la "fiducia nell'operato della magistratura", confidando nel fatto che "il Vicepresidente Franco Nicoli possa dimostrare l'estraneità ai fatti contestatigli".

http://www.ilgiornale.it/interni/tangenti_arrestato_nicolivicepresidente_consigliodella_regione_lombardia/franco_nicoli_cristiani-tangente-arresto/30-11-2011/articolo-id=559757-page=0-comments=1?utm_source=Facebook&utm_medium=Link&utm_content=Choc+al+Pirellone%2C+arrestato+Nicoli+Cristiani+Vicepresidente+della+Regione+Lombardia+-+Interni+-+ilGiornale.it&utm_campaign=Facebook+Page

lunedì 28 novembre 2011

       Napoli: CasaPound Italia, in 4mila in piazza per dire  'no'  alla svendita dell'Italia








Napoli: CasaPound Italia, in 4mila in piazza per dire 'no' alla
svendita dell'Italia
Iannone, porteremo in tutte le piazze italiane la nostra battaglia
contro banche e usura

Napoli, 26 novembre - Circa quattromila persone hanno affollato oggi
piazza Carlo III a Napoli, per la manifestazione nazionale di
CasaPound Italia contro banche, usura, privatizzazioni. Da Bolzano a
Palermo, da Torino a Sassari, una trentina di pullman hanno portato
nel capoluogo campano i militanti del movimento, a cui si sono uniti
anche tanti napoletani per dire 'no' alla svendita dell'Italia e a un
governo tecnico definito negli slogan del corteo ''governo dei
massoni''. Una manifestazione a cui hanno partecipato anche ragazzi
provenienti da Francia, Germania, Russia, e che si è svolta senza
nessun problema di ordine pubblico: i militanti di Cpi hanno sfilato
nella piazza cantando slogan come 'signoraggio, banche ed usura la
vostra mafia non ci fa paura', 'usurai ed equitalia siete il cancro
dell'Italia', 'scuola, sanità, energia, fuori i privati
dall'economia', 'a fine mese sai d'affitto morirai, voglio il mutuo
sociale, casa di proprietà'.

''Oggi siamo qui oer rispondere agli attacchi infami rivolti a Cpi
Napoli dal sindaco ma anche dalle forze dell'ordine - ha detto
Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia, al termine del
corteo - Come è accaduto già a Palermo e a Bolzano,,vogliamo
dimostrare che quando qualcuno tocca la nostra comunità noi ci siamo e
rispondiamo con forza a chi, come de Magistris. si permette di
arrogarsi il diritto di decidere chi può parlare e chi no. Ma oggi
siamo qui anche per denunciare il colpo di Stato che c'è stato in
Italia. Con il governo Monti hanno messo una volpe a difendere un
pollaio, gli stessi responsabili del debito sono stati chiamati a
porvi riparo, e coloro che non vogliono farci parlare sono i loro cani
da guardia''..

''Quella di oggi a Napoli per noi è una grande vittoria.- ha concluso
Iannone - Abbiamo dimostrato la differenza tra la civiltà e la
barbarie, abbiamo dimostrato di essere un'Italia diversa, un'Italia
che non accetta di non dare un futuro ai propri figli. E non finisce
qui. Vogliamo portare la nostra battaglia contro l'usura legalizzata e
il signoraggio in ogni città d'Italia. Perché è arrivato il momento di
riprenderci tutto, a cominciare dalle piazze. Perché il futuro o ce lo
prendiamo o non esiste'.'.


info: 3478057510
wwwcasapounditalia.org
www.radiobandieranera.org

domenica 27 novembre 2011

AGLI USA MONDIALISTI PREFERISCO LA RUSSIA NAZIONALISTA DI PUTIN

L'avvertimento di Putin: "Fondi da potenze straniere per finanziare l'opposizione"

La candidatura di Putin alle presidenziali del 2012 è stata approvata all’unanimità. E il capo del governo avverte le potenze estere: "Sanate i debiti statali"

 
 
Vladimir Putin
 

Applausi e ovazioni. Appena Boris Grizlov, capo del consiglio supremo del partito, ha comunicato la candidatura del premier Vladimir Putin alle presidenziali del 4 marzo 2012 il partito ha festeggiato.
La candidatura è stata, infatti, approvata a scrutinio segreto all’unanimità di Russia Unita: 614 sì su 614 voti. Putin ha messo in guardia le potenze straniere dal "finanziare politici di opposizione nel tentativo di influenzare le elezioni russe". "Meglio usare tali fondi per sanare i debiti statali", ha ammonito il capo del governo durante il congresso del suo partito.
"Io so che alla vigilia delle elezioni alla Duma statale e delle presidenziali russe i rappresentanti di certi Stati stranieri riuniscono coloro a cui danno i soldi come destinatari di grant (sovvenzioni, ndr), li consultano e li invitano a fare un apposito 'lavoro' per influenzare l’andamento della campagna elettorale del nostro Paese", ha continuato Putin. "Questo è un lavoro inutile, sono soldi buttati al vento, come si dice da noi - ha spiegato il capo del governo - innanzitutto perché Giuda non è il personaggio biblico più rispettato dal nostro popolo, poi perchè sarebbe meglio se questi soldi fossero usati per pagare i loro debiti statali e terminare una politica estera inefficace e costosa".
Putin ha confermato la disponibilità a dialogare con tutti ma solo "su basi paritarie". Insomma, nessuna imposizione esterna e nessuna rinuncia a "dire la verità" su quanto accade nel mondo. "Siamo aperti alla cooperazione e al dialogo con tutti i nostri amici e con tutti i Paesi, però il dialogo è possibile solo su basi paritarie", ha dichiarato Putin davanti alla platea di 11mila delegati del suo partito riunito a congresso a Mosca. "Non vogliamo - ha proseguito - che qualcuno ci imponga modelli e definisca al nostro posto come comportarsi, tutti i nostri partner stranieri devono capire che la Russia è un paese democratico, un partner sicuro e prevedibile, con il quale ci si può e ci si deve mettere d’accordo. Ma alla Russia non bisogna imporre nulla". Putin ha, tuttavia, assicurato che Mosca continuerà "a dire la verità su quello che succede nel mondo anche se questo non piacerà molto a qualcuno
http://www.ilgiornale.it/esteri/avvertimento_putinfondi_potenze_estereper_finanziare_lopposizione/elezioni_presidenziali-vladimir_putin-opposizione-fondi/27-11-2011/articolo-id=559212-page=0-comments=1

sabato 26 novembre 2011

ICI, BUONTEMPO: «TASSA PIÙ ODIOSA»



«L’Ici è la tassa più odiosa che un governo possa approvare». Lo afferma in una nota il presidente de La Destra, Teodoro Buontempo, che aggiunge: «L’Ici colpisce le persone che, anziché sperperare le proprie risorse, costruiscono un tetto alla propria famiglia, rafforzando così la sicurezza sociale ed evitando, allo stesso tempo, di chiedere fondi pubblici per la casa in cui abita». «Costruirsi una casa – sottolinea Buontempo – è un sacrifico inutile se diventa una condizione di privilegio che lo Stato vuol punire. In questo modo, si rischia di aggravare l’emergenza abitativa e di aumentare la richiesta di abitazioni pubbliche, già molto elevata». Quante volte, si chiede il presidente de La Destra, «bisogna fiscalmente colpire la casa? Non basta pagare le tasse al momento dell’acquisto? Non basta che la casa diventi un valore aggiunto al reddito del cittadino? Non è sufficiente che il cittadino paghi esosi interessi bancari pur di assicurare un tetto alla propria famiglia? Occorrevano i tecnici ‘geni dell’alta finanzà per chiedere la tassa sulla casa?». «Quando la politica è incapace e non vuole sottoporre a sacrifici le lobby affaristiche – conclude Buontempo – si colpisce la casa e, in questo caso, addirittura si colpisce la prima casa, che un sistema fiscale equo dovrebbe, invece, premiare».

venerdì 25 novembre 2011

       Nella gabbia di Pound la verità sulla democrazia americana

Un uomo che fece dei maltrattamenti subiti un preciso motivo di resistenza culturale, da cui scaturirono le sue espressioni più celebri
Ezra Pound La notte tra il 15 e 16 novembre 1945, all’uscita del campo di concentramento del Disciplinary Training Camp di Pisa, una jeep scoperta americana trasportava un anziano e malconcio prigioniero ammanettato. Indebolito e stordito dai molti mesi di carcere duro, rinchiuso in una gabbia all’aperto, esposto al sole e alla pioggia, il vecchio era atteso a Roma da un aereo speciale che, dopo trenta ore di volo e un paio di scali, giunse a Washington. Qui l’aspettavano un processo per alto tradimento, il rischio della condanna a morte, la diffamazione, infine lunghi anni di internamento nel manicomio criminale di St. Elisabeth. Il primo anno lo passò segregato in completo isolamento, in una cella senza finestre, senza contatti con l’esterno. Del resto, sono conosciuti i sistemi carcerari di quel grande Paese. Pound verrà liberato soltanto nel 1958, scosso, ma per nulla distrutto da un’esperienza allucinante: una foto famosa lo ritrae, appena sbarcato a Venezia, nell’atto di fare un sorridente saluto romano davanti ai fotografi.
Ezra Pound, Canti pisani. Edizione con testo a fronte Il trattamento riservato a Ezra Pound dai suoi concittadini americani è noto. Per aver parlato durante la guerra dai microfoni di Radio Roma contro la guerra, contro quella guerra, gestita dagli usurocrati e fatta pagare ai popoli, Pound passò un’interminabile via crucis, che avrebbe fiaccato molti caratteri meno robusti del suo. Anzi, egli fece dei maltrattamenti subiti un preciso motivo di resistenza culturale, e proprio dai periodi più bui scaturirono alcune tra le pagine più celebri e sbalorditive della sua enigmatica, caleidoscopica vena poetica. Leggendo la testimonianza di Piero Sanavio La gabbia di Pound (Fazi Editore), veniamo di nuovo a contatto con una vicenda esemplare di quella lotta che si svolse nel Novecento, culminata nella Seconda guerra mondiale, e che non fu solo una questione di accaparramento delle risorse del pianeta, ma fu lotta politica, ideologica, soprattutto culturale e di civiltà. Pound è una delle più alte espressioni del fatto che, dal 1939 al 1945, furono in gioco i fondamenti stessi della visione del mondo europea, e che non si trattò affatto di un regolamento di conti tra differenti imperialismi, ma tra opposte maniere di concepire la vita e i rapporti politici e sociali in una moderna società.
Piero Sanavio, La gabbia di Pound Il libro di Sanavio – che conobbe il poeta, lo visitò più volte al manicomio di Washington e in seguito anche a Parigi – è una sorta di diario dei contatti con una delle personalità più inclassificabili e geniali del secolo scorso. Purtroppo, l’autore – che ci tiene a dirci che fu attratto, fin da giovane studioso, dalla poetica poundiana, ma per nulla dalle sue inclinazioni politiche – sottopone il suo interessante resoconto a una serie di suoi personali giudizi, di cui il lettore interessato a Pound farebbe anche a meno. Venuti a conoscenza che Sanavio considera quello fascista “un governo criminale” e Mussolini “insopportabilmente italiano”, siamo più tranquilli e ci possiamo volgere alla vicenda di Pound. Il quale aveva idee non omologate e del tutto indipendenti, e questo proprio a differenza di Sanavio, che si mostra provincialmente innamorato dell’America e del sistema liberale, e compreso quello liberticida dei Roosevelt e dei Truman.
Ezra Pound, I Cantos Pound ammirava Mussolini – e ammirò anche Hitler, e a chiare lettere – per una politica sociale che, bene o male, intendeva sottrarre il lavoro alle grinfie della speculazione finanziaria, che invece negli Stati Uniti costituiva il vero potere, allora esattamente come oggi. Dare al lavoratore la giusta paga, la dignità, la certezza di vivere in un sistema organico, in un ordine commisurato all’uomo, semplice e giusto, liberato dalle programmate alterazioni monetarie che arricchiscono gli speculatori, e che conducono alla rovina i popoli. Questo il Fascismo di Pound. E questo fu anche il Fascismo di Mussolini, quando, soprattutto dagli anni trenta, comprese che la questione del secolo era la lotta allo strozzinaggio liberista, prima e più ancora che al comunismo.
Finquando il Fascismo non parve che un caso locale di banale ordine borghese, di messa a posto dei sindacati socialcomunisti, non mancarono, a Londra come a New York, parole d’elogio per la soluzione italiana. Ma in seguito, quando lo stesso Fascismo assunse le dimensioni di una rivoluzione europea che investiva i rapporti economici internazionali, tale da minacciare le consolidate posizioni del liberalismo mondiale, le cose presero un’altra piega. Allora, contro il tentativo fascista di organizzare i popoli partendo dal lavoro e proteggendolo dalla speculazione, l’America e la sua succursale anglo-francese si dettero a brigare per lunghi anni. E, al momento buono, seppero cogliere l’occasione di politica internazionale che volevano, per passare direttamente all’eliminazione fisica del contendente: nulla di cambiato, come si vede, nei comportamenti liberali, dal 1939 fino ad oggi.
Ezra Pound Quando, in Oro e lavoro, Pound scrisse che “questa guerra non fu un capriccio di Mussolini, e nemmeno di Hitler. Questa guerra è un capitolo della lunga tragedia sanguinaria che s’iniziò colla fondazione della Banca d’Inghilterra nel lontano 1694”, metteva il dito su una piaga liberista particolarmente sensibile. Quando poi, aggiungeva che “dopo l’assassinio del Presidente Lincoln nessun tentativo serio contro l’usurocrazia venne fatto sino alla formazione dell’Asse Berlino-Roma”, dovette apparire chiaro che Pound si era fatto dei potenti nemici a casa propria.
The Cantos of Ezra Pound L’affermazione che “non i mercanti di cannoni ma i trafficanti del danaro stesso hanno creata questa guerra, hanno create le guerre a serie, da secoli, a piacer loro, per creare debiti, per poi sfruttarne l’interesse”, presupponeva di aver saputo gettare lo sguardo al di là della retorica propagandistica delle “grandi democrazie”, ben addentro al marcio verminaio che ne regola i comportamenti politici, a far data per lo meno – calcolava Pound – dal momento in cui, dopo la Gran Bretagna nel secolo XVII, il secolo della fondazione liberale, anche gli Stati Uniti erano caduti preda della finanza internazionale, durante la guerra civile tra Nord e Sud. La genialità di Pound, oltre i suoi meriti di poeta “dantesco”, universale, consiste proprio in questo suo eccezionale intuito nella comprensione degli eventi contemporanei. Un intuito che, non di rado, è stato anche irriso, compatito, prendendo il poeta per un visionario, un povero fissato, ossessionato da bizzarre manìe: la teoria monetaria di Gesell, la lotta al monopolio, l’usura… Nulla di più facile che farne un pazzo. Oppure, come fanno gli esponenti della “sinistra” europea illuminata, quelli, per intenderci, che amano l’introvabile America buona e libertaria: nulla di più facile che farne un semplice stravagante, un genio che non capiva nulla di politica, uno che per ingenuità si mise a braccetto di una banda di criminali. Questo è il lavoro sporco dei progressisti alle prese con la grande cultura fascista internazionale, che si tratti di Heidegger o di Pirandello, di Hamsun o di Mishima: separare con l’ascia del pregiudizio gli uomini di cultura dalle loro convinzioni ideologiche, farne dei fantocci inanimati, degli alienati dal proprio mondo e dalle proprie idee. In fondo, il giudizio di un Sanavio su Pound, nonostante una scontata ammirazione per lo scrittore o il personaggio, non si dimostra lontano da quello espresso dal governo liberale americano: un alienato, appunto, un “diverso”. Quindi, secondo la logica della “democrazia” puritana, un pazzo.
* * *
Una vita da profeta
Nato il 30 ottobre 1885 in Idaho (USA), dopo gli studi Ezra Pound si trasferisce nel 1908 in Europa, da lui già conosciuta in svariati viaggi. A Venezia pubblica i suoi primi versi, A lume spento, e si stabilisce a Londra, dove rimarrà fino al 1920. Di cultura enciclopedica ed eclettica, attratto dalla letteratura provenzale e stilnovista come da quella confuciana, a Londra promuove la nascita di due tra i movimenti letterari d’avanguardia più importanti del tempo, l’imagismo e il vorticismo, in cui si fondevano astrattismo fotografico, futurismo, neo-orfismo e cubismo. In questo periodo, tra gli altri, conobbe e frequentò Joyce, Eliot, W.Lewis, W.B.Yeats, di cui condivise l’interesse per i gli aspetti esoterici della tradizione culturale europea. Dopo numerosi viaggi e soggiorni anche in Italia, nel 1920 si trasferisce a Parigi con la moglie Dorothy e nel 1924 a Rapallo. Lavora ai primi Cantos, collabora a riviste e giornali stranieri e italiani, tiene conferenze in varie città, scrive poesie, saggi, persino musica e uno sceneggiato, Le fiamme nere. Il 30 gennaio 1933 è ricevuto da Mussolini, nel 1934 scrive Jefferson e/o Mussolini: si fa più intenso il suo interesse per la politica sociale fascista. Nel 1939, dopo l’ultimo viaggio negli USA, inizia la collaborazione al “Meridiano di Roma
di Interlandi, nel 1941 quella a Radio Roma, nel 1943 a “Il popolo di Alessandria”. Aderisce alla RSI: nel 1944 scrive alcuni pamphlet contro il sistema guerrafondaio americano: L’America, Roosevelt e le cause della guerra presente e Oro e lavoro. Arrestato il 3 maggio 1945, è rinchiuso nella gabbia del campo di concentramento di Pisa, dove scrive i
Canti pisani. Internato in manicomio a Washington, vi rimane dodici anni. Nel 1958 si trasferisce nei pressi di Merano dalla figlia e in seguito, dopo vari soggiorni e ricoveri a Rapallo e a Genova, si reca infine a Venezia, dove muore il 1° novembre 1972.
Tratto da Linea dell’8 maggio 2005.
http://pocobello.blogspot.com/2011/11/nella-gabbia-di-pound-la-verita-sulla.html
                             NOSTALGIA
 
 
Pensateci Bene. L'ora alla Patria era una scelta volontaria, si combatteva contr...o un nemico comune, contro lo straniero, per la grandezza della nazione; quella del Presidente Monti è invece un esproprio forzato contro i cittadini, contro i diritti, per assicurare i bilanci delle banche, con rassegnazione e sconfitta. Tutta un altra storia (anche la posizione delle mani rappresenta bene il concetto....una dona, l'altra arraffa)Visualizza altro
GIOVENTU' ITALIANA CONTRO IL SISTEMA

giovedì 24 novembre 2011

    "Quando vedi la tua verità fiorire sulle labbra del tuo nemico devi gioire, perché questo è il segno della vittoria" (G. Almirante)

Il governo Monti? Un golpe Per Sansonetti l'artefice è Napolitano l'antidemocratico

L'ex direttore di Liberazione spara ad alzo zero contro il capo dello Stato: "Non ha mai avuto un buon rapporto con la democrazia". E sul governo Monti: "Un colpo di stato moderno"

Giorgio Napolitano
 

Con il governo Monti è avvenuto "un colpo di Stato moderno, è stata violata la legalità e sospesa la sovranità popolare". Il responsabile di tutto questo? Giorgio Napolitano.
Non usa mezzi termini il direttore de Gli Altri, Piero Sansonetti per commentare la situazione politica contingente.
E, in un'intervista su ItaliaOggi, spara ad alzo contro il capo dello Stato. "Napolitano, come gran parte del vecchio gruppo dirigente comunista non ha mai avuto un buon rapporto con la democrazia", dichiara Sansonetti, che poi continua nell'analisi storica del rapporto che il vecchio Pci (di cui faceva parte il presidente della Repubblica) aveva con la democrazia. "C'era l'idea della democrazia come cosa importante, ma subalterna alla ragiona assoluta che poteva essere di partiti o di stato. In questo caso alla ragione di Stato", si legge su ItaliaOggi.
Insomma, anche per Sansonetti, l'esecutivo Monti ha inaugurato una stagione priva di regole democratiche, in favore di quelle economiche. Ma, sostiene l'ex direttore di Liberazione, questa "è una tesi che rispetto, ma è una tesi totalitaria. Del resto io rispettavo anche il comunismo che era totalitario, poi il mio pensiero si è evoluto".
Infine, Sansonetti ne ha anche per il Partito democratico: "Vota con Berlusconi, è a favore di questo governo e quindi si è berlusconizzato".
http://www.ilgiornale.it/interni/il_governo_monti_un_golpesansonetti_arteficee_napolitano_lantidemocratico/pd-democrazia-colpo_stato-comunismo-giorgio_napolitano-peiro_sansonetti/24-11-2011/articolo-id=558611-page=0-comments=1
                                                        COGLIONARE
24 nov 2011

A Berlusconi rimproverarono per parecchio tempo il termine coglioni rivolto agli elettori di sinistra. Ricordo una polemica violentissima persino in alcuni ambienti di centrodestra.
Ora pare che Silvio abbia deciso di collocarsi dall’altra parte della barricata. E’ la sensazione che ho assistendo a quello che accade. Mi fermo un attimo a respirare e vedo lo spread fra i titoli schizzare a quota 700; e lui, il Cavaliere, si diceva ne fosse il massimo responsabile.
Vedo l’educatissimo professor Monti – che persino quando e’ nato si sarà congratulato con la mamma – che gira l’Europa ma con risultati zero. Torna a Roma e si schianta con i partiti per i sottosegretari.
Poi, il tiggì ci fa sapere che improvvisamente l’emergenza italiana e’ rappresentata dalla cittadinanza da dare subito – sennò e’ una follia, dice il presidente della Repubblica in uno scivolone che da lui certo non ci aspetteremmo – agli stranieri. Cioè, l’Italia non e’ di chi la ama, ma di chi la usa.
E’ un sogno o un incubo?
Ma Berlusconi perché non riprende in mano la situazione? Io credo che sia vergognoso aver fatto passare il messaggio che la colpa era tutta sua e oggi nessuno chiede scusa per aver ingannato il popolo italiano.
A me questa porcheria non va proprio giù e chi se ne importa degli applausetti registrati dai media compiacenti al passaggio del prof. Mario Monti tra ali di popolo strisciante. Fra qualche settimana, se riuscirà ad adottare qualche provvedimento, per Monti termineranno i battimani e pioveranno fischi. E si renderà conto persino lui di quanto e’ amara la politica. A suo vantaggio, non aver speso neppure un euro per farsi eleggere, anzi essersi fatto nominare a spese nostre senatore a vita.
Col popolo non si gioca. A Roma si dice coglionare quando si canzona o si imbroglia qualcuno. E’ la sensazione che avverto. Credo di non essere il solo.

http://www.storace.it/

mercoledì 23 novembre 2011

                                                                  
                                                                
                                 UN UNICO FRONTE





L'unità politica della destra radicale ed identitaria, oggi, è assolutamente necessaria ma anche possibile!

Di fronte a questa crisi economica internazionale, alla ingerenza della plutocrazia e dei poteri forti ed alla resa dei politicanti italiani, confermatisi ,secondo una lungimirante espressione di Ezra Pound, "camerieri dei banchieri": tutti debbono anteporre l'interesse supremo della nostra nazione e del nostro popolo, ai propri piccoli interessi personali, di parte e di partito.

Mi rivolgo a Francesco Storace e Teodoro Buontempo, a Piero Puschiavo ed Adriano Tilgher, a Luca Romagnoli ed Attilio Carelli affinchè facciano uno sforzo ulteriore, accelerando questo processo unitario già avviato, di fatto, nei mesi scorsi. Sono loro, per primi, i dirigenti politici, che devono dare il buon esempio, unificando, in tempi rapidi, LA DESTRA con la FIAMMA TRICOLORE in un grande fronte nazionale e popolare sul modello di quello francese di Jean Marie e Marine Le Pen.

Oggi vi sono le condizioni politiche e gli spazi elettorali per una operazione del genere, ma serve, imparando dai troppi errori del recente passato, intelligenza politica, senso di responsabilità, decisionismo e rapidità. Ci sono tantissimi militanti e tante realtà culturali e sociali, in tutta Italia, che son pronti a scendere nuovamente in campo per fare della buona Politica, ma, dopo tante divisioni e delusioni, attendono (pretendono!) certezze, risposte chiare, alternative politiche solide e durature: questo è veramente l'ultimo treno, non perdiamolo!

Roberto Jonghi Lavarini
robertojonghi@gmail.com
Milano, 22 novembre 2011
                                    La banca è usura
 
 
 
Il signoraggio bancario, un virus silenzioso che compromette la libertà e l'auto...determinazione dei popoli, assoggettati a un sistema plutocratico, tecnocratico e criminale.
Non se ne sente parlare sui giornali, né nei tg. Viene perfino sottolineato come "errore", e quindi come parola non esistente, da diversi programmi per scrittura su computer. Insomma, meno se ne parla, meglio è.
Ma a chi giova il signoraggio? Beh, lo si può capire semplicemente definendo cosa significa il termine stesso: "lucro che si genera creando moneta". Chiaramente a "creare moneta" non sono gli Stati sovrani, ma la Banca Centrale Europea, che di conseguenza "lucra" sugli interessi. Per farla breve, esse stampano banconote a costi irrisori, di pochi centesimi l'una: per una banconota da 500 Euro, bastano circa 30 centesimi di Euro. Fin qui, nulla di strano. Il problema è che lo Stato deve poi acquistare tale banconota dalla banca, per poterla immettere in circolo. Il risultato è evidente: la banca con una spesa di pochi centesimi, si è garantita un introito enorme; lo Stato è irrimediabilmente indebitato e in virtù di ciò vincolato anche politicamente rispetto alla banca.
E poi ci sono le banche, quelle private, quelle che sono socie delle Banche centrali dei singoli Stati che a loro volta sono socie della banca centrale europea. Anche loro stampano monte, ma non con carta od inchiostro, ma con una semplice operazione informatica. Se una banca ha depositi di 10 milioni di euro può prestare e vendere denaro per 90 milioni di euro, anche se poi di fatto, non li possiede. Questo è il Signoraggio Bancario, la creazione di moneta dal nulla, dal computer di una banca che moltiplica il proprio capitale e lo mette a disposizione di tutti con ingenti interessi e con un costo che giova solo a loro.
L'Europa permette alle banche di fare tutto ciò. Le banche poi prestano questi soldi, una volta ai cittadini ed una allo Stato, agli Stati. Se tutto va bene, lo Stato ripaga il suo debito con la Banca creditrice e nuessuno si accorge di nulla. se qualche cosa va per il verso storto (Italia, Spagna e Grecia) allora i banchieri si preoccupano di recuperare le somme prestate alle Nazioni....Come? Sovvertendo i governi democraticamente eletti e sostituendoli con i Tecnici, i loro tecnici. E allora tagli, tasse e sacrifici per tutti. Ma non per loro.
Dopo questo breve excursus in merito al signoraggio, a voi il giudizio su chi abbia causato la crisi economica, e a voi il giudizio sul governo Monti. Un governo composto da banchieri usurocrati che ci illudono di voler risolvere una crisi causata da banchieri usurocrati. Burattinai e burattini!
Visualizza altro
GIOVENTU' ITALIANA CONTRO IL SISTEMA
                             Napolitano e gli immigrati: "Italiani quelli che nascono
qui"






 
 
 

martedì 22 novembre 2011

     Come Vendola ha dissanguato la Puglia



Nichi Vendola è il nuovo Messia di una sinistra italiana in cerca di identità. “L’uomo forte”, il leader carismatico, l’ultima (o quasi) carta da giocare per un’opposizione allo sbando. Non piace a tutti, nemmeno all’interno del Pd. Eppure, oltre a lui c’è il vuoto. Per giudicare l’operato del buon Vendola, bisognerebbe analizzare il suo lavoro nella regione che egli stesso amministra, la Puglia. Dove il costo del carburante ha raggiunto livelli impensabili e dove la sanità è più cara che in altre regioni d’Italia. Una pensionata pugliese, particolarmente bisognosa di medicinali, può arrivare a spendere anche l’intero importo della propria pensione sociale, 420 euro mensili, in spese sanitarie. Questo nella Puglia del “Messia”, dove tutti si aspettavano un “colpo di teatro” che non è mai arrivato.
Colpa di Vendola? Sì. Ha un bel dire, il buon Nichi, che la finanziaria “lacrime e sangue” varata dalla regione Puglia serva a compensare “i tagli indiscriminati del governo sui fondi per i servizi sociali”. E che anche per questo è stato esteso il ticket sulle ricette mediche di tutti i pugliesi. Falso.
Vendola, in un suo delirio di onnipotenza e ambizione, aveva promesso di far aprire un ospedale in ogni Comune. Durante la sua precedente legislatura ha accumulato un milardo di debiti nel bilancio della sanità: quando sono venuti a mancare i soldi per i nuovi ospedali, ha cercato di aprire ai privati. Peccato che nella Puglia del “Messia” ci siano strutture sanitarie in esubero: manca semmai il personale medico. Così, non è raro imbattersi in un nosocomio provvisto di sala parto, ma sprovvisto di ostetrici.
Ecco dove sono finiti i soldi che ora si cercano di recuperare spremendo i cittadini, in una regione dove un qualsiasi intervento medico si deve pagare, ma un’operazione di chirurgia plastica al seno può essere invece passata dalla mutua. Magie di un “rivoluzionario” che ha voluto cambiare il linguaggio della politica ma a quanto pare anche la gestione delle priorità in ambito sanitario. Ora, alcuni nosocomi pugliesi stanno chiudendo. Alla spicciolata.
Il progetto di Nichi Vendola, che tanto è costato ai pugliesi, si sta disgregando come un castello di sabbia. Eppure, per soddisfare i suoi deliri di onnipotenza e le sue spese assai poco oculate, Vendola è anche riuscito ad aumentare l’Irba, la tassa regionale sul carburante, che era stata abrogata nel 2009. La benzina in Puglia costa più che in altre regioni d’Italia, grazie alla finanziaria regionale che ne ha aumentato di 2,5 centesimi il costo di ogni litro. Chi vorrebbe un’Italia come la Puglia? Scenario possibile, se Vendola diventasse premier. Evitarlo è meglio.


venerdì, 18 novembre 2011

GOVERNO: BRUGIATELLI (LA DESTRA), LA PROTESTA CONTRO I BANCHIERI CONTINUA
5%29%20ladestra%20fondo%20nero

AGENPARL) - Roma, 18 nov - “Continua il blitz di Gioventù Italiana della Federazione di Roma e Provincia a guida di Roberto Buonasorte, Segretario romano e provinciale del partito e Consigliere Regionale, contro il ‘Signoraggio Bancario’ e dopo la Capitale anche ad Anzio la scorsa notte, i giovani de La Destra hanno voluto simbolicamente intitolare alcune vie della città neroniana alle più importanti banche italiane con la scritta ‘Banca usuraia affamatrice del popolo’. L’affissione dei volantini provocatori recitavano: via Bankitalia, via dell’Unicredit, via Monte dei Paschi; la nostra battaglia non si fermerà qui ma nei prossimi giorni si attiveranno tutte le federazioni d’Italia de La Destra e di Gioventù Italiana affinché la popolazione  si renda conto di chi sta governando in questo momento di crisi la nostra Nazione. I ‘figli’delle banche colpiranno soltanto le fasce più disagiate del Paese, a favore dei poteri forti e dell’alta finanza”.
Lo dichiara Maurizio Brugiatelli, Dirigente Nazionale de La Destra e Segretario cittadino di Anzio, unitamente a Alessandra Cordischi, Segretario di Anzio di Gioventù Italiana, Natasha Tagliaferro e Beatrice Progni, che hanno partecipato alla simbolica protesta.  
postato da: sebastia11 alle ore 10:55 | link | commenti
categorie:

TUTTE LE TASSE DEL PROFESSORE
 


thumbfalse1321602408524_475_280

 Una certezza immediata: torna l’Ici sulla prima casa. E una serie di stangate fiscali dietro l’angolo: la patrimoniale, l’aumento dell’Iva e un ritocco all’insù delle accise sulla benzina.  Il Governo di «impegno nazionale» guidato da Mario Monti si è presentato così, ieri, al Senato. Mettendo sul piatto nuove tasse e  un po’ di   promesse sulla riduzione della pressione fiscale, da legare, però, ai risultati della lotta all’evasione. 

Tuttavia le priorità sono altre ed è probabile che l’Esecutivo si appresti ad allungare le mani nelle tasche dei cittadini.   Il nuovo presidente del Consiglio non è un politico, ma ha imparato in fretta il mestiere. Tant’è che ha rimandato alle «prossime settimane»  la «valutazioni di ulteriori correttivi». Prima  la fiducia del Parlamento,   poila  manovra di «sacrifici», necessari per blindare i conti dello Stato massacrati dalla tempesta sui mercati finanziari. Si parla di una correzione necessaria tra i 15 e i 25 miliardi di euro.  


Il professore della Bocconi sembra voler abbandonare, per ora, il giro di vite sulle pensioni e rinunciare a interventi  nel campo del lavoro (niente licenziamenti facili). Ed è quindi   il fisco  il piatto forte del menù illustrato a palazzo Madama. Il ritorno dell’Ici sulla prima casa (che assicura  3,5 miliardi di gettito) potrebbe essere varato  già entro l’anno (magari in uno di quei correttivi sul bilancio) ed è scontato: l’esenzione sulla prima casa (introdotta nel 2008 da Silvio Berlusconi)   è una «anomalia italiana» nel «confronto internazionale». E in ogni caso il livello è «basso». Ecco perché l’imposta comunale (anche quella su seconde abitazioni e terreni edificabili) potrebbe diventare più cara, grazie all’aggiornamento dei valori catastali. L’altra “promessa” è «l’aumento del prelievo sui consumi», che vuol dire più Iva (forse dal 21% al 23%) e accise sui carburanti maggiorate. Ogni punto di Iva vale 4,5 miliardi. Mossa che dovrebbe favorire il calo dei tributi su «lavoro» e «  attività produttive» (cioè l’irap).  

Discorsi che si intreccianocon  la riforma fiscale avviata dal Cavaliere. La delega  deve portare risparmi per 4, 16 e 20 miliardi  nel triennio  2012-2014. In gioco c’è la sopravvivenza di agevolazioni per oltre 20 miliardi. Sulla patrimoniale Monti ha tentato di mischiare le carte: non è chiaro se sarà una tantum o permanente. Nessun accenno, ovviamente, a prelievi forzosi sui conti correnti bancari (che garantirebbero dai 6 ai 10 miliardi). Per capire qualcosa, vanno messi in fila tre passaggi del suo discorso dove si cita l’«aumento  del prelievo sulla proprietà», l’intenzione «di riesaminare peso e prelievo sulla ricchezza immobiliare» e il «monitoraggio della ricchezza accumulata». Aspetto, quest’ultimo, che rientra  nella battaglia ai furbetti delle tasse, che Monti vuole stanare con accertamenti e controlli più incisivi. Oltre che con la riduzione dell’uso del contante e  con incentivi per carte di credito e bancomat (due favori alle banche).


Solo se   il gettito aumenterà,  saranno ridotte le aliquote irpef per i contribuenti onesti.  Mentre c’è da capire come sarà trovata la copertura finanziaria volta ad abbattere il peso del fisco sui redditi di donne e  giovani, a cui il Governo vorrebbe garantire maggiore stabilità nel lavoro.

di Francesco De Dominicis




http://www.libero-news.it/news/871595/Tutte-le-tasse-del-professore.html 


 
postato da: sebastia11 alle ore 10:36 | link | commenti
categorie:
mercoledì, 16 novembre 2011

Anche l’Italia ha il “suo” Ron Paul: Francesco Storace


“Aboliamo le banche centrali”, “estinguiamo il debito pubblico”, “ritiriamo le nostre truppe dall’estero”, “restituiamo valore reale alla moneta”, “mandiamo a casa una classe dirigente corrotta e piegata alle logiche lobbystiche”.
Frasi tipiche di un esponente della destra italiana penserete voi, e magari proprio del nostro segretario Storace.
Giusto, ma non solo: a pensarla così è anche il repubblicano Usa Ron Paul. Uno che, al contrario di tanti, ha saputo mantenere i nervi saldi anche all’indomani dell’11 settembre: “Se abbiamo degli attacchi mafiosi negli Stati Uniti, non andiamo mica a bombardare l’Italia?!”.
Insomma, nonostante le inevitabili differenze in ambiti quali il ruolo dello Stato nell’economia e nella società, chiaramente dovute alla diversa cultura che in materia distingue Europa e Stati Uniti, si potrebbe dire che Ron Paul è un po’ lo Storace a stelle e strisce.�
Come Storace, Anche Ron si definisce un politico tutto d’un pezzo, che non ha mai cambiato idea (le sue battaglie parlamentari contro l’alta finanza risalgono agli anni ’80, tempi non sospetti) e che non ha mai tradito il suo elettorato.
Un elettorato giovane, e in particolare molto “internettiano”. I due infatti figurano entrambi nella “top 3″ dei leader politici più seguiti sul web nei rispettivi Paesi: Storace ha in Italia un seguito enorme, con migliaia di visite quotidiane sul proprio blog (sistema comunicativo di cui il segretario è stato tra i pionieri nel nostro Paese) e più di 40mila fans su Facebook (per darvi un’idea, più del doppio di quelli di Casini, Bossi e Fini messi insieme), Paul (tuttora tra i papabili per la nomination repubblicana alle elezioni del 2012) vince invece costantemente ogni sondaggio effettuato in rete da qualsiasi società di rilevazione statistica. Numeri non indifferenti, che denotano grandi capacità comunicative e innovative. 
Numeri che però, evidentemente, non bastano a farsi notare dai mass media: si direbbe infatti che i due siano tra i più grandi nomi ad essere esclusi dal dibattito televisivo nei rispettivi Paesi. Ron Paul pare abbia subito una vera e propria “damnatio memoriae” da parte di network come Fox News e di quotidiani come il Daily Mirror: escluso dai dibattiti, e addirittura cancellato dai risultati delle primarie in occasione del “super tuesday” del 2008, quando al suo posto proprio il Daily Mirror inserì in classifica il già ritirato Rudy Giuliani.
Censure frutto delle posizioni scomode e fastidiose, soprattutto in materia finanziaria, che i due leader hanno assunto: se per la classe politica italiana, l’attuale crisi economica causata da banche e alta finanza è risolvibile affidando il governo del Paese proprio a un esponente italiano delle banche e dell’alta finanza, Storace non la pensa proprio nello stesso modo, e al congresso di Torino diventa il primo segretario di partito italiano nella storia a parlare apertamente di signoraggio bancario. Non è da meno Ron Paul, che in materia porta avanti battaglie decennali, intensificatesi negli ultimi anni a causa della crisi economica.
E anche in politica estera la vicinanza salta all’occhio: ritiro immediato dalla maggior parte degli scenari di guerra (come l’Afghanistan) delle truppe dei propri Paesi, a vantaggio di politiche di sostegno sociale.
Insomma, i punti di convergenza tra i due sono tanti, e di sicuro uno di questi è anche la forza comunicativa, la propulsione programmatica che li caratterizza, che permette loro di “bucare il video” nelle occasioni in cui presenziano a dibattiti televisivi. Censura permettendo.
Non ci resta che augurare ad entrambi il successo che meritano!
Ora affiliamo la nostra militanza e dedichiamoci alla grande sfida. Mobilitiamoci in ogni provincia per esportare dal congresso di Torino le idee di cui Gioventù Italiana è stata pioniera e avanguardia. Manifestiamo davanti alle sedi delle banche, iniziando dalla Bankitalia e dalle succursali dell’italico paese del gruppo Goldman Sasch. Facciamo sentire a tutti che questo non è il nostro governo, che questo non è il parlamento che ci rappresenta, che questa non è la fine della democrazia, italiana.
 
Gianni Musetti 
postato da: sebastia11 alle ore 17:40 | link | commenti
categorie:
martedì, 15 novembre 2011

BOIA CHI MOLLA
 
16 NOVEMBRE 1991 - 16 NOVEMBRE 2011
VENT'ANNI FA MORIVA IL SENATORE CICCIO FRANCO
IL LEADER DELLA RIVOLTA DI REGGIO CALABRIA

 
tratto da: camerata bunker
 
 



  
postato da: sebastia11 alle ore 17:34 | link | commenti
categorie:

CONTRO I POTERI FINANZIARI CHE CI SOFFOCANO E CHE NEGANO LA NOSTRA SOVRANITA ECONOMICA
 
postato da: sebastia11 alle ore 13:31 | link | commenti
categorie:
lunedì, 14 novembre 2011

DOPO IL CONGRESSO DALLA PARTE DEL POPOLO CONTRO IL GOVERNO DELLE BANCHE

14 nov 2011
 
Ieri si è concluso il nostro congresso. E devo dire che un po’ mi dispiace che sia terminata una due giorni che a Torino ha visto il meraviglioso popolo de La Destra protagonista, che mi ha dato l’onore di essere rieletto nuovamente a segretario del partito. Un popolo che merita oggi più che mai di riottenere la rappresentanza in Parlamento, soprattutto in relazione a quanto sta avvenendo al governo italiano.
Ho ringraziato tutti i delegati, ho ascoltato due nostri campioni, come Teodoro Buontempo e Nello Musumeci, e sono contento del voto del Comitato centrale perché non imposto dal segretario del partito, ma eletto dalla base.
E, a proposito, c’era un delegato che è partito dalla Guinea per essere a Torino, e ripartire nuovamente alla volta del suo Paese una volta conclusi i lavori: è questo il popolo de La Destra che io amo.
Un  passaggio doveroso su quanto è accaduto nei giorni scorsi, le esultanze alle dimissioni di Silvio Berlusconi. E’ qualcosa di ignobile quanto si è verificato, i cori “Bella ciao” e i brindisi dell’opposizione. E’ una vergogna verso la democrazia italiana.
Non ho voluto commentare la lettera che l’ormai ex premier mi ha inviato per salutare la nostra comunità, ma mi ha sinceramente commosso vedere ciò che gli stava accadendo. E ho riflettuto su una frase del Corriere della Sera che ho letto, e che recitava in riferimento ai fatti di sabato: sarà l’ultima volta che esce da Palazzo Chigi da presidente del Consiglio. Io sono solidale con Berlusconi, perché c’è una morale da dover portare avanti, ci vuole rispetto!
In Italia sta accadendo che i poteri forti, quelli contro cui ci siamo sempre schierati, stanno andando al governo. E noi porteremo invece in tutte le piazze con centinaia di manifestazioni in tutto il territorio italiano, il nostro pensiero per la sovranità popolare su quella bancaria. Grideremo no al signoraggio bancario, all’usura di Stato. No, a quell’infame trattato di Lisbona. E metteremo in guardia dallo sfidare i popoli, perché se si alzano una mattina e decidono che i soldi delle banche li mettono sotto il mattone, che fine fanno gli istituti di credito?!
Abbiamo parlato, poi, ringraziando la presenza gentile e apprezzata del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, di quelli che saranno gli scenari futuri. Siamo convinti che nel Pdl ci sia anche la destra, ci riferiamo a quella del domani, ma sembra che lì sia sopportata e non protagonista. Ecco perché, dopo le delusioni di governo e l’ostracismo che abbiamo dovuto subire, dobbiamo lavorare per costruire una nuova destra. E lo dico senza ambizioni di leadership ma di servizio verso una comunità: dobbiamo preoccuparci di come riportare la destra al governo.
E dispiace che un pezzo di governo di centrodestra sia favorevole a Monti. E ancora di più che il presidente della Repubblica, rappresentante di tutti gli italiani, non abbia censurato i “compagni” che festeggiavano sabato sera, perché la destra non aveva perso le elezioni.
Era avvilente sapere che un governo vivo era sotto scacco delle banche che chiamavano i nominati in Parlamento e li mettevano in guardia sul futuro.
E poi devo sentire voci su “tecnici” che comporranno la squadra di governo, da Emma Bonino, candidata della sinistra alla Regione Lazio, a Giuliano Amato, che con i suoi 31mila euro mensili di cui beneficia verrà a chiedere agli italiani di riformare le pensioni…
E’ la tecnica della furbizia, con Monti che ricatta Berlusconi, ancora in carica, e gli dice: o così o sarò il candidato premier della sinistra! Non valgono voti, tessere e preferenze. Arriva Goldman Sachs e decide tutto. E’ la tecnocrazia che vince, e la democrazia che muore.
E poi un’osservazione a Fini: Berlusconi si è dimesso. Ora devi lasciare anche tu, perché questa non è Montecarlo. Stai tradendo di nuovo gli italiani.
Infine, un richiamo ai nostri valori, di lealtà e dignità. Non importa il potere se questo viene usato contro il popolo, noi non saremo mai prigionieri di logiche finanziarie. Per noi è fondamentale stare nelle piazze, a contatto con il popolo, ascoltarlo. E’ la nostra cultura sociale.
Viva il consenso popolare.
http://www.storace.it/2011/11/14/dopo-il-congresso-dalla-parte-del-popolo-contro-il-governo-delle-banche/ 
postato da: sebastia11 alle ore 14:05 | link | commenti
categorie:
domenica, 13 novembre 2011

12 NOVEMBRE 2011: COLPO DI STATO IN ITALIA!




I più informati sanno bene che dall'aprile 1945 questo paese rappresenta una colonia. Niente di nuovo da questo punto di vista.
Quello che sta accadendo in questi giorni però non era mai stato osato in passato. Cade Berlusconi dunque, non lo rimpiangiamo di certo vista l'inutilità della sua politica. Era però un presidente del Consiglio eletto dal popolo.
Oggi l'Italia si arrende ancora una volta ai poteri forti, al potere finanziario.
Lo spread, i mercati, gli usurai della Goldman & Sachs e delle altre banche d'affari americane e sioniste hanno messo le mani sull'Italia per trarne facili guadagni da quel suo popolo risparmiatore che adesso vedono come una miniera d'oro da cui attingere a piene mani in questo tempo di crisi in cui nulla hanno più da spremere dalle indebitatissime famiglie americane e inglesi.
 
E Monti sia! Un altro uomo della finanza, un altro apolide che non conosce patria se non quella del soldo da cui viene ripagato.
 
Dunque non solo tali signori hanno dimostrato di poter incidere sulle politiche di un governo, cosa ormai risaputa, ma hanno palesato il fatto di poter sostituire i governi a loro piacimento e di poterne scegliere addirittura il successore!
Questo il messaggio che è passato: "cari Italiani, eleggete pure chi vi pare, sarà sempre un governo nostro amico e quando non ci andrà più bene lo faremo cadere e metteremo noi chi ci pare". Il ragionamento non fa una grinza. Per loro.
Non avendo più a disposizione la maggioranza, dopo aver resistito per mesi alla speculazione e allo spread, Berlusconi ha dovuto annunciare le sue dimissioni a cui però veniva data una scadenza (il varo della legge di stabilità, altro dictat europeo). Berlusconi quindi era ostinato a resistere per andare al voto: era chiaro il no a Monti. Il giorno dopo, nonostante la promessa di dimissioni, la borsa crolla e Mediaset fa peggio -10% in un giorno!
Era l'ultimatum a Silvio: te ne devi andare adesso! Subito, altrimenti spappoliamo il tuo impero. Cosi Berlusconi cambia subito idea e diventa favorevole al governo Monti.
 
E ieri lo spettacolo indecente delle piazze romane in cui centinaia di ignoranti tra indignati, popolo viola, arancione, giallo, blu e altre stronzate simili avrebbero voluto linciare Berlusconi e allo stesso tempo chiedevano a Di Pietro di appoggiare il governo Monti.
Questi idioti comunistelli ignoranti stavano facendo il tifo per ciò che dichiarano di combattere: gli affamatori del mondo, la finanza internazionale, gli speculatori e i banchieri.
Inutili ignoranti creati da 60 anni di antifascismo becero che ha creato una classe di inetti.
Ieri un cancro per l'Italia è andato via; oggi arriverà la morte.
 
E cosa è questo dunque se non un COLPO DI STATO?
 
Proponiamo qui quanto Benito Mussolini scriveva quasi 70 anni fa: aveva già allora capito tutto.
"Tutto sarà fatto nel nome della democrazia, della giustizia e della libertà, un paravento dietro il quale si nascondono gli interessi del più sudicio capitalismo, venga questo da Londra, da New York o da Mosca. Il popolo italiano vivrà un periodo amarissimo, che vedrà scardinati tutti i principi dell’onestà e della morale (...) Tutti avremo le nostre colpe, ma bisogna riconoscere che il destino è crudele. Noi, dopo tutto, non cercavamo che un pezzo di pane meno ingrato. Noi combattiamo per imporre una più alta giustizia sociale.
Gli altri combattono per mantenere i privilegi di casta e di classe. Noi siamo le nazioni proletarie che insorgono contro i plutocrati. Non può durare l’assurdo delle carestie artificiosamente provocate. Esse denunciano la clamorosa insufficienza del sistema.”


12 NOVEMBRE 2011: COLPO DI STATO IN ITALIA! I più informati sanno bene che dall'aprile 1945 questo paese rappresenta una colonia. Niente di nuovo da questo punto di vista.Quello che sta accadendo in questi giorni però non era mai stato osato in passato. Cade Berlusconi dunque, non lo rimpiangiamo di certo vista l'inutilità della sua politica. Era però un presidente del Consiglio eletto dal popolo.Oggi l'Italia si arrende ancora una volta ai poteri forti, al potere finanziario.Lo spread, i mercati, gli usurai della Goldman & Sachs e delle altre banche d'affari americane e sioniste hanno messo le mani sull'Italia per trarne facili guadagni da quel suo popolo risparmiatore che adesso vedono come una miniera d'oro da cui attingere a piene mani in questo tempo di crisi in cui nulla hanno più da spremere dalle indebitatissime famiglie americane e inglesi.E Monti sia! Un altro uomo della finanza, un altro apolide che non conosce patria se non quella del soldo da cui viene ripagato.Dunque non solo tali signori hanno dimostrato di poter incidere sulle politiche di un governo, cosa ormai risaputa, ma hanno palesato il fatto di poter sostituire i governi a loro piacimento e di poterne scegliere addirittura il successore!Questo il messaggio che è passato: "cari Italiani, eleggete pure chi vi pare, sarà sempre un governo nostro amico e quando non ci andrà più bene lo faremo cadere e metteremo noi chi ci pare". Il ragionamento non fa una grinza. Per loro.Non avendo più a disposizione la maggioranza, dopo aver resistito per mesi alla speculazione e allo spread, Berlusconi ha dovuto annunciare le sue dimissioni a cui però veniva data una scadenza (il varo della legge di stabilità, altro dictat europeo). Berlusconi quindi era ostinato a resistere per andare al voto: era chiaro il no a Monti. Il giorno dopo, nonostante la promessa di dimissioni, la borsa crolla e Mediaset fa peggio -10% in un giorno


http://giuseppeminnella.blogspot.com/2011/11/12-novembre-2011-colpo-di-stato-in.html#!/2011/11/12-novembre-2011-colpo-di-stato-in.html 

 
postato da: sebastia11 alle ore 10:49 | link | commenti
categorie:

 

Un caimano in difficoltà 

di  Gabriele Adinolfi 



 


La farsa ha avuto luogo. Il “tiranno” è caduto e la plebe festosa ghigna, incurante degli effetti che presto subirà, perché la volgarità e l’acredine degli impotenti, nell’orgia del momento, prevale sempre su ogni considerazione. La stupidità si somma così immancabialmente alla mancanza di dignità della folla sciatta che ben merita quello che le si rovescia addosso. Lo meritò di fronte a colpi ben più grandi e gravi, figuriamoci se non lo merita oggi.
In attesa – peraltro molto breve – che i camerieri dei banchieri vengano a chiederci i conti (e già si parla della reintroduzione dell’Ici) e molto ma molto prima che la gente se ne venga alla spicciolata, a mezza voce, con discrezione, a rivalutare l’idolo infranto, accorgendosi che stava meglio quando lo insultava, facciamo una rapida panoramica del Berlusconi IV iniziando dalla fine.

 La fine è nota
La fine è nota e non è di certo gloriosa. Se non altro perché è coincisa con l’abbandono di Gheddafi e con il voltafaccia verso il popolo libico con tanto di trattato di amicizia tradito e con ben millecinquecento bombardamenti effettuati a tradimento, peraltro contro gli interessi italiani.I tentativi di moderazione di Berlusconi sono stati imbarazzanti e indecisi e mentre i suoi, a iniziare da Frattini e La Russa, tradivano al contempo il leader, lasciandolo solo, la dignità italiana e gli interessi nazionali, il solo Bossi faceva sponda al premier, ma neppur lui con la dovuta convinzione. A questa figuraccia faceva seguito la sottomissione alla lettera-ultimatum di Trichet, ma con qualche tentativo di modifica, di tregua e di reinvio che oramai non ci saranno invece concessi, e, poi, l’ultimo complotto dei proci che obbligava il premier a dare le dimissioni e a cedere il passo a chi c’impiccherà tutti ben presto: il cameriere dei banchieri Mario Monti che il nostro Presidente Napolitano, che ama così tanto l’apocalisse da aver esaltato nel ’41 l’invasione tedesca della Russia, nel ’56 quella sovietica dell’Ungheria e nel 2011 quella della Nato in Libia, ha precipitosamente fatto senatore a vita.
  
Ankara capolinea

Il grande attacco a Berlusconi è partito all’indomani degli accordi di Ankara, con Putin ed Erdogan,  che sancivano l’avanzamento dei lavori per la realizzazione della pipeline South Stream, destinata a creare una coesione euroasiatica con perno a Mosca e a rintuzzare l’avanzata del Nabucco, il gasdotto che percorrendo la Via della seta (e della droga, e delle armi, e del terrorismo) intende invece mantenere l’Europa sotto il controllo atlantico e ben distaccata dalla Russia.
La campagna ininterrotta condotta contro il cavaliere di Arcore dai soviet dei tribunali e dai giornalisti internazionali, ivi compresi quasi tutti quelli delle sue aziende, puntava a piazzare a Palazzo Chigi qualcuno più docile all’idea di paralizzare l’Eni per poi svenderla, più disposto a porci geograficamente al centro di quello “scontro di civiltà” preteso dal Pentagono e ad abdicare ai nostri interessi e alle nostre tradizioni nel Mediterraneo.
Non è un mistero che il colpo di mano di Gianfranco Fini era stato previsto per lo scorso febbraio/marzo – ovvero in contemporanea con lo scatenamento delle “primavere arabe” eterodirette da Obama & co.Ma Fini non ha neppure la stoffa del cospiratore ed è così che, preso in controtempo da Berlusconi, riuscì nella grande impresa di farsi neutralizzare in anticipo. Il che permise al premier milanese di restare in sella malgrado i piani dei poteri forti.Da nove mesi in qua, comunque, tra opa francesi, minacce americane, speculazioni borsistiche, speculazioni finanziarie, complotti delle agenzie di rating ed eliminazioni progressive di interessi, contratti e influenze nel nostro spazio vitale (in particolare Libia, Egitto, Tunisia) Berlusconi ha provato soltanto a sopravvivere. Ogni azione politica era morta e sepolta. Conclusa probabilmente con gli accordi di Ankara.
  
L’eccezione del Berlusconi IV 
Quali erano le azioni politiche tentate da Berlusconi, nel suo quarto governo, prima della grande offensiva che ha dovuto fronteggiare?
Proprio Ankara per cominciare; poi gli accordi con i Paesi del Nord Africa che davano all’Eni prosperità, all’Italia ossigeno e anche non poca influenza politica.A parte questi risultati significativi, vanno messi in conto alcuni aspetti di non pochissimo conto.Innanzitutto, sulla scia della rapida ed efficace reazione al terremoto abruzzese, si prospettava l’affermazione di una logica decisionista allargata alla politica e alla riforma costituzionale, una logica che metteva in difficoltà gli apparati delle deleghe; quindi registravamo un’azione a vasto raggio contro il potere assoluto dei commissari politici sul pensiero, sull’educazione, sul potere giudiziario. Poi operazioni populiste che in molti hanno potuto apprezzare, ad iniziare dall’abolizione dell’Ici.Si trattava, ovviamente, non di un governo sociale, nazionale, rivoluzionario; e non solo perché, Cavaliere e qualche singolo a parte, l’esecutivo e l’apparato partitico non erano composti da gente di spessore e soprattutto di gente di carattere sia pur minimo e dunque non ci si potevano attendere rivoluzioni, ma perché era dichiaratemente di un governo capitalista che si trattava.Semplicemente, e qui sta la chiave della questione, si trattava anche del primo governo capitalista dopo più di venti anni ad avere una propensione economica e non finanziaria ed una concezione vitalistica e non ingessata.Si trattava di una maggioranza composita dove a fianco di uomini eternamente facenti parte dell’apparato di occupzione straniera – come Pisanu, Fini e il buffo Frattini – si annoveravano uomini mediatori dei poteri forti (Letta, Tremonti), resti delle linee autonomiste italiane che provenivano dal craxismo e da una certa sinistra Dc, i populisti del nord e l’apparato missino.A fare l’unione tra tutti e a dettare le linee tramite mediazioni e sintesi, finché glielo hanno consentito, era Berlusconi. Un uomo cui non si è mai perdonato di essere un parvenu della politica e non un funzionario di casta, di essere ricco di suo e quindi non a libro paga. E, soprattutto, di avere idee e di prendere iniziative per conto proprio.Ora che il parvenu è stato neutralizzato, nella coalizione grigia chiamata a svendere i nostri beni, ad affamarci, a grassarci e a spogliarci dopo averci inginocchiati, la linea la detteranno Wto, Goldman Sachs, Wall Street, City, casta apolide della finanza, per conto del commissario ghigliottinatore Monti con lama affilata dal complice Draghi.
Fuori strada e fuori tempo
 I tempi sono oramai così rapidi che non è lontano il giorno in cui saranno in molti a convenire su quanto avevo anticipato fin dalla primavera del 2008.E’ per questo che mi affretto a ribadire quanto tra pochi mesi sarà convinzione comune.
Non capire la portata dello scontro intra-sistemico che ha portato l’apparato sovranzionale di fede fondamentalista biblica e di cultura Wasp a rovesciare Berlusconi, a mettere una zeppa dentro il South Stream, a destabilizzare il Mediterraneo e a liquidare in tutti i sensi l’Italia, è gravissimo. Vada per la gente comune (che però ha capito globalmente più dei politici di ogni colore), ma non è accettabile per chi abbia una fede e – ammesso che esista chi ce l’ha – per chi abbia un minimo di lucidità, di quella lucidità che Lenin avrebbe definito rivoluzionaria.Viceversa chi avrebbe dovuto ragionare ed agire radicalmente – tranne qualche raro caso di centralità – ha dimostrato di non essere all’altezza di nessun compito e di nessun appuntamento storico.
La sinistra che ha personalizzato il nemico e si è così posta compatta agli ordini della casta apolide, ha forse compiuto a suo modo una lotta di classe alla rovescia. Se il suo scopo era quello di voler ricreare cinicamente un proletariato, allora ciò ha un senso perché la povertà andrà presto al galoppo. Se invece le motivazioni erano altre, allora la sinistra è idiota e Lenin non abita di certo più lì.In quanto alle differenti destre postfasciste peggio ci si sente. Quella istituzionale si è così immedesimata nell’apparato e nell’anima dell’apparato che ha fornito lo zoccolo duro alle congiure dei proci e che ha collezionato tutto il peggio dell’esperienza berlusconiana.Alla destra della destra istituzionalizzata abbiamo assistito a due atteggiamenti altalenanti, schizofrenici e impolitici. Una corte serrata alle istituzioni, nella speranza di entrarci in qualsiasi maniera, si è alternata a slogan massimalistici e a scomposti quanto ineleganti ululati, o meglio belati, antiberlusconiani, lanciati nell’intento di dimostrare ai competitors più o meno indignados e più o meno pupazzos di non essere da meno.

L’eccezione non messa a frutto 
Partecipare al pranzo o porgere il piattino sperando almeno in un cosciotto è stato il leit motif che ha caratterizzato destre amnesiache e destre terminali.
Chi ha partecipato al pranzo si è immediatamente identficato nel catering o si è eletto cassiere e ha dimenticato perché si era ritrovato al tavolo. Chi ha rosicchiato qualcosa in meno di un osso di pollo ha poi gridato contro il banchetto, dimenticandosi spesso, e soprattutto facendo credere agli altri, che se non aveva mangiato non era per propria dignità ma per propria incapacità.In questo squallido alternarsi di figure meschine tutti – magnacci, magnaccioni, questuanti e perfino digiunanti – hanno dimenticato l’essenziale. Ovvero che si trovavano alle prese con uno scenario sul quale dovevano agire con autonomia e con strategia per capitalizzarlo con logica militare.
Sicché, contrabbandando per pragmatismo il loro servilismo più pieno o per intransigenza la loro assoluta incapacità, gli esponenti delle destre postfasciste non hanno assunto – tranne le dovute eccezioni molto spesso generatesi autonomamente – alcun ruolo politico.
E’ stato un porsi sempre impolitico di fronte al conflitto su Berlusconi, o come tifosi partigiani che lo condannavano per tutti i suoi difetti veri o presunti (dimentichi che quelli li condivide con tutti gli altri politici di oggi, i quali non hanno però in comune con lui le eccezionalità interessanti) o come clientes, contenti del semplice fatto di esserci ma senza un programma sul da farsi.
Eppure l’eccezione italiana è stata qualcosa di unico e di potenzialmente deflagrante che non è stato messo a frutto minimamente.
Non si doveva tifare, non ci si doveva riconoscere o dissociare; sono, queste, tutte logiche di masturbazione spettatrice da social network.
Non si trattava di accodarsi al governo o di contestarlo ma di agire indipendentemente con logica scientifica, con indipendenza totale e con capacità di discernere. E soprattutto senza complessi.
Si trattava cioè – posto di aver realmente dedicato la vita e il cuore al compimento di un’idea, di un sogno, di una pazzia – di agire con metodologia rivoluzionaria.
Chi l’ha cercata, oltre a tanti giovani interessanti, lo si ritrova soprattutto tra coloro che non hanno bisogno di gridare slogan per credersi irriducibili, tra quelli che hanno speso gran parte della loro vita tra ospedali, prigioni, esili, perché non hanno abbassato la testa; tra costoro, solitamente silenziosi e non di certo esibizionisti, la dignità, l’autonomia, l’indipendenza, l’estraneità agli apparati sono stati denominatori abbastanza comuni e l’intransigenza, poiché reale,  non è stata così dogmatica, isterica, imbecille come quella dei duri e puri da tastiera e da pub.

Operiamo anche per voi
 Tutti gli altri si sono ritrovati a confondersi con il potere senz’anima oppure a strillare come oche ammaestrate insieme ai coristi di Murdoch.
Gli uni e gli altri per piacere tacciano quando pagheranno, non solo con la borsa, non solo con le lacrime, non solo con il sangue, non solo con la libertà, non solo con la vivibilità, il varo e l’operato del nuovo regime tecno-partigiano. Tutti quelli che – sia da asserviti, sia giocando ai rivoluzionari da cortile – non solo hanno disertato il proprio compito ma hanno contribuito a confondere le idee di chi avrebbe potuto svolgere un ruolo d’avanguardia, non hanno più neppure il diritto di parola. Se lo prenderanno lo stesso perché siamo in democrazia e perché la disonestà intellettuale, la meschinità caratteriale, l’aridità spirituale, e l’assoluta mancanza di autocritica stanno nell’ordine dei tempi come la mancanza di pudore degli esibizionisti e degli autoproclamatisi testimoni di Jeowa. E forniscono un ottimo strumento per la dittatura dei banchieri e dei pifferai.
Contro i quali, poi, i soliti idioti saranno sempre bravi a lanciare anatemi o per i quali saranno sempre bravi a tessere lodi. Così è la democrazia, così è l’inversione gerarchica che sono i destini obbligati del neofascismo, inchiodato al suo contrappasso.
Per fortuna non c’è solo la destra terminale, non c’è solo la destra amnesiaca, non c’è solo la sinistra servile e non c’è solo il gregge di pecore matte.
Per fortuna qualcuno ha una mentalità politica, radicale, fanaticamente lucida e già sa che deve confrontarsi con uno scenario allucinante. E lo farà anche per voi compatrioti – o sedicenti camerati – onanisti, ottusi, privi di carattere o imbecilli.Quando la sbornia da “caduta del dittatore” sarà finita, che siate schierati con il governo dei tecnici o che stiate facendovi il vostro ku klux klan o la vostra al qaeda personale, iniziate a guardarvi intorno. Non vedrete nulla di rassicurante.
  
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=16514:un-caimano-in-disgrazia&catid=7:alterview&Itemid=13 
postato da: sebastia11 alle ore 10:49 | link | commenti
categorie:
sabato, 12 novembre 2011

GLI EROI DI NASSIRYA





‎12 novembre 2003, Nassiriya (Iraq).

ONORE AI CADUTI!!!

Questi sono i nomi degli Eroi Caduti Nassiriya:

Appuntato Domenico INTRAVAIA, 44 anni;
Maresciallo Alfio RAGAZZI, 39 anni;
Maresciallo Giovanni CAVALLARO, 47 anni;
Maresciallo Daniele GHIONE, 31 anni;
Luogotenente Enzo FREGOSI, 56 anni;
Sottufficiale Alfonso TRINCONE, 44 anni;
Maresciallo Massimiliano BRUNO, 40 anni;
Vicebrigadiere Giuseppe COLETTA, 39 anni;
Vicebrigadiere Ivan GHITTI, 30 ANNI;
Carabiniere Orazio MAIORANA, 29 anni;
Carabiniere Andrea FILIPPA, 33 anni;
Maresciallo Filippo MERLINO, 45 anni;
Tenente Massimo FICUCIELLO, 35 anni;
Maresciallo Silvio OLLA, anni 32;
Carabiniere Emanuele FERARO, anni 28;
Militare Alessandro CARRISI, 23 anni;
Funzionario civile Marco BECI, anni 43;
Aiuto Regista Stefano ROLLA, anni 65;
Caporal Maggiore Pietro PETRUCCI, anni 22.
 
postato da: sebastia11 alle ore 14:18 | link | commenti
categorie:
giovedì, 10 novembre 2011

EUROCASTA

10 nov 2011
 
Le banche hanno deciso, Napolitano ha ordinato, il “senatore” Mario Monti diventerà presidente del Consiglio al posto di Silvio Berlusconi che ha avuto il difetto di chiedere e ricevere i voti dal popolo e non dai mercati. Sono disgustato.
E voglio sperare che non sia vero che nascerà un esecutivo con Pdl, Pd e Udc tutti assieme appassionatamente, uccidendo ogni principio bipolare.
Ma siete sicuri di quello che state facendo? Davvero siete pronti a far male a questo nostro popolo con la mannaia che vi stanno mettendo in mano i poteri forti europei?
Non ci sono parole. Berlusconi, che voleva il voto – e giustamente – fregato da alcuni dei suoi che anziché baciare per terra dove cammina, lo mollano costringendolo a imbarcarsi in un’avventura bruttissima. Poverini, che senza vitalizio non possono campare; poveracci, che senza medaglietta parlamentare non possono guardare in faccia mogli, amici e fidanzate; senz’anima, che avevano promesso lealtà agli elettori e ora li tradiscono passando a Monti da Tremonti.
Pure senatore a vita lo fanno, come se non bastassero quelli che già ci sono. Un altro stipendio sulla pelle degli italiani. Senza voti ci sanno stare, ma senza quattrini no 

http://www.storace.it/2011/11/10/eurocasta/ 
postato da: sebastia11 alle ore 10:36 | link | commenti (2)
categorie: