mercoledì 29 febbraio 2012

L'ex brigatista lavora in Rai:
ultrà rossi tutti a nostre
spese

Maurizio Iannelli, colonna delle Br romane con 2 ergastoli, è autore e regista. Soldi pubblici pure a D'Elia, Balzerani, Baraldini


non c’è solo Maurizio Azzollini capo di gabinetto del vicesindaco di Milano. I compagni come lui avranno pure sbagliato, ma in fondo a tutto c’è rimedio. Regolati i conti con la giustizia, per tanti ex terroristi si sono spalancate le porte di amministrazioni pubbliche, palazzi del potere, tv di Stato. Libertà accompagnata da un posto sicuro, magari non fisso, ma quasi sempre a spese nostre. E non importa se i familiari delle vittime del terrorismo protestano, chiedono giustizia e scrivono lettere alle autorità: fuori dal carcere è iniziata una seconda vita per chi negli Anni di piombo ha eliminato quella altrui. Molti invocano il (sacrosanto) diritto all’oblio, però la cronaca non si cancella.
E chi, come Maurizio Iannelli, decide di lavorare nella comunicazione, per di più alla Rai, sa che è difficile rimanere nell’ombra. Del resto, per conoscere la sua biografia, il prima e il dopo, basta andare su Wikipedia. L’incipit parla da sé: regista, scrittore ed ex terrorista italiano. Nessun mistero, nessun pentimento. Dal crimine vero a quello da film. Iannelli è stato uno dei più importanti componenti della colonna romana delle Brigate rosse. Ha partecipato a varie azioni terroristiche, tra cui la strage di via Fani, è stato  condannato a due ergastoli nei processi Moro Bis e Moro Ter. In semilibertà dal 2003, si può dire che ha trasformato l’esperienza sul “campo” in una sorta di corso intensivo per diventare autore di successo. Non è nei palinsesti con format di cucina o di gossip l’ex capocolonna delle Br, ma firma “Amore criminale”, programma di Raitre che parla di stalking e violenza contro le donne. Storie brutali perché vere: quasi sempre le donne finiscono uccise dai propri partner. Il curriculum professionale di Iannelli è ricco: si va da “Un bel Ferragosto”, film-documentario sulla fine di un amore di una giovane coppia romana (spogliarellista lei, disoccupato lui), alla docu-fiction “Residence Bastogi”, che in otto puntate sviscera il tema delle baby gang della Capitale in una periferia realmente degradata della città, a “Liberanti”, realizzata in carcere per Foxcrime e Cult; a “Reparto Trans”, un viaggio nel mondo dei transessuali detenuti a Rebibbia. Tutte opere premiate e riconosciute dai critici, un mix di talento ed esperienza diretta, come le due serie “Città criminali”, dove si racconta la lotta tra legalità e illegalità in Italia, miglior documentario al Roma Fiction Fest nel 2008. Iannelli collabora con la Rai (ma non solo) dal 1999. 
Nel biennio del governo Prodi, dal 2006 al 2008, la casta degli ex terroristi rossi è tornata alla ribalta: pagata dai contribuenti. Il paradosso è che al Viminale, centrale della sicurezza per eccellenza, l’allora sottosegretario rifondarolo ha nominato segretario particolare un ex brigatista della colonna veneta. E nel 2006 alla Camera fece discutere l’ex dirigente di Prima Linea, Sergio D’Elia (ora uno dei capi di Nessuno tocchi Caino), nominato segretario d’Aula.
Con Walter Veltroni sindaco di Roma e Oliviero Diliberto Guardasigilli si assiste al ritorno in patria di Silvia Baraldini. Gli Stati Uniti l’avevano condannata a 43 anni di galera per associazione sovversiva, da noi nel 2003 firma un contratto di consulenza sul lavoro femminile, e i familiari delle vittime fanno un esposto in procura. L’ex primula rossa dell’Unità Comuniste combattenti, Claudia Gioia, condannata per l’omicidio del generale Giorgieri e per il ferimento dell’economista Da Empoli, ottiene una consulenza al Macro di Roma, il museo di arte contemporanea. Oggi lavora altrove. La Provincia di Roma, invece, ha assunto e promosso a dirigente di un centro per l’impiego Ave Maria Petricola: arrestata nel 1981 con l’allora compagno brigatista e in primo grado condannata per il sequestro Moro, nel 1987 la sua pena è stata cancellata con l’amnistia.

Polemiche anche in Toscana, dove la sinistra ha riabilitato vari protagonisti della stagione dell’odio politico. Li ha innalzati a intellettuali e fini pensatori. A Giovanni Senzani, irriducibile criminologo delle Br, ergastolano e coinvolto nell’omicidio di Aldo Moro, fu offerto un posto nel centro di documentazione regionale denominato “Cultura della legalità democratica”. A Livorno, l’ex di Prima Linea e già consigliere Ds, Marco Solimano, è diventato il Garante dei detenuti. E nel 2009 a Barbara Balzerani, la compagna “Luna” del commando che rapì Moro, il sindaco Pd di Aiello Calabro ha allungato un contributo pubblico. Motivo? Il suo libro “Perché io, perché non tu”, sui «fratelli guerrieri metropolitani che hanno sfasciato Genova», è uno strumento didattico da consigliare per conoscere la storia degli anni Settanta.

di Brunella Bolloli
http://www.liberoquotidiano.it/news/946644/L-ex-brigatista-lavora-in-Rai-ultrà-rossi-tutti-a-nostre-spese.html

martedì 28 febbraio 2012

AMMINISTRATIVE: STORACE, MUTUO SOCIALE E PREFERENZA ITALIANI





Il mutuo sociale per la casa, l’accesso ai servizi sociali con la nazionalità italiana come «titolo preferenziale di immissione nelle graduatorie per gli alloggi popolari e i posti in asili nido e materne», la partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese.
La Destra di Francesco Storace, con il segretario in tour elettorale nelle Marche, lancia un appello agli amministratori che il centro destra eleggerà a maggio «perchè spostino le politiche sociali degli enti locali in direzione di un’agenda con queste priorità». L’obiettivo, ha spiegato Storace nei suoi incontri in provincia di Macerata, a Fermo e San Benedetto del Tronto, «è far star meglio i cittadini».
Alcuni interventi, come la partecipazione agli utili di impresa, presuppongono una cornice più ampia, nazionale, «ma possono essere sostenuti anche localmente, con effetti positivi, ad esempio, sulle politiche per la formazione». (ANSA).
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MANTAKAS PRESENTE

DI GABRIELE ADINOLFI




Trentacinque anni senza giustizia. E' ora di affermare almeno la verità
Il 28 febbraio 1975, a via Ottaviano, Roma, veniva assassinato Mikis Mantakas, ventiduenne studente greco, figlio di antifascisti che hanno abbandonato il proprio Paese, ma nondimeno avviatosi sulla strada giusta e pertanto iscritto al Fuan.
In quei giorni era in corso il processo di primo grado contro Achille Lollo, uno degli assassini dei fratelli Mattei, arsi vivi nella strage di Primavalle. Un massacro aberrante commesso da figli dell'alta borghesia romana nei confronti di un ragazzo e di un bambino di un quartiere popolare, colpevoli di essere fascisti e, in quanto tali, degni di essere eliminati.
In nome, ovviamente, della “lotta di classe” e della “dittatura del proletariato”.
Nei giorni precedenti, l'aula del tribunale in cui si celebrava il processo era stata contesa tra gli amici delle vittime e i sostenitori dell'assassino i quali, comunque, avevano sempre avuto la peggio.
Sicché decisero di passare all'omicidio a loro volta. Un plotone di fuoco si presentò a prima mattina davanti a piazzale Clodio, sede del tribunale, e sparò sui G.O. di via Sommacampagna ma miracolosamente senza fare vittime. L'azione si ripeté poco dopo davanti alla sede del Msi Prati; i difensori della sezione assalita dai complici di Lollo, usciti per fronteggiarli, vennero bersagliati da colpi di pistola. Mikis fu colpito alla testa, il proiettile gli esplose il cervello. Uno dei partecipanti all'omicidio, Fabrizio Panzieri, fu catturato praticamente sul posto; ma la magistratura di allora, fedele alla linea che andava di moda, lo rilasciò.
Più tardi Panzieri verrà condannato per l'appartenenza alle formazioni armate dell'Ucc ma riparerà in Africa e poi in America Centrale sfruttando l'aiuto dei massimi vertici del partito socialista prima di Craxi. Con Panzieri, condannato in  contumacia ad una pena irrisoria anche per “conocorso morale” per l'assassinio di Mikis, sarà identificato e condannato, sempre in contumacia, Alvaro Lojacono che, intanto, è passato alle Brigate Rosse e che sarà poi condannato, sempre in contumacia, all'ergastolo per la strage di via Fani.
Lojacono se la caverà in quanto, come cittadino svizzero, non verrà estradato in Italia né dalle autorità elvetiche né in seguito da quelle francesi. Una decina d'anni orsono, mentre si trovava in stato di fermo in Corsica,  lasciò trapelare che poteva rilasciare qualche “rivelazione” scomoda su figure prestigiose. Lasciò infatti comprendere che sarebbe stato aiutato a lasciare l'Italia, via l'Algeria, da stretti ed influenti amici di suo padre, alto dirigente napoletano del partito comunista.
Quale che sia la consistenza della “rivelazione” minacciata da Lojoacono, di sicuro c'è che gli assassini di Mikis Mantakas, come quelli dei fratelli Mattei, come quelli di Ciavatta, Bigonzetti e Recchioni, come quelli di Zicchieri, come quelli di tanti altri, praticamente di tutti i fascisti, sono rimasti impuniti.
Per avere un'idea del come e del perché è indispensabile leggere “Acca Larentia quello che non è stato mai detto” ad opera di Valerio Cutonilli e Luca Valentinotti, per le edizioni Trecento.
Trentacinque anni dopo: onore ai Caduti, onore a Mikis Mantakas. Presente!


http://noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=15547:mantakas-presente&catid=8:storiaasorte&Itemid=19

sabato 25 febbraio 2012

Donna 66enne violentata a Lecce, arrestato nigeriano
23 feb.- Un cittadino nigeriano senza fissa dimora a Lecce, Abdel Sahid Khal, di 34 anni, e’ stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di tentata violenza sessuale e lesioni gravi ai danni di una
donna di 66 anni.

La malcapitata e’ stata aggredita dallo straniero in una strada centrale, che al riparo di una fila di cassonetti della spazzatura, l’ha scaraventata sul marciapiede, l’ha colpita in varie parti del corpo, e nell’intento di violentarla, le ha strappato i pantaloni. Le urla e la resistenza della donna lo hanno pero’ fatto desistere e cosi’ l’extracomunitario si e’ allontanato a piedi, anche perche’ nel frattempo, qualche abitante della zona era uscito di casa attirato dalle invocazioni di aiuto della malcapitata, ed e’ stato rintracciato poco dopo dai militari.
In caserma l’uomo e’ stato riconosciuto dalla vittima ed arrestato. Nel 2009 a Roma, il nigeriano si era reso autore di un’altra aggressione, in tutto simile a questa di Lecce.(AGI)
http://www.imolaoggi.it/?p=12575

giovedì 23 febbraio 2012

Papà 46enne tenta di violentare la figlia
12enne: la nonna lo scopre e lo fa arrestare

L'uomo, separato, è andato a trovare la bimba a casa dell'ex
suocera a Marghera. Davanti alla reazione della donna è fuggito



(archivio)
VENEZIA - Va a trovare la figlia, una ragazzina di 12 anni, a casa della nonna materna e, una volta in camera tenta di abusare di lei. Ad accorgersi del tentativo di violenza e salvare la giovane è stata proprio la nonna che ha subito dato l'allarme e ha fatto arrestare il genero.

L'uomo un 46enne, italiano di origini marocchine, è accusato di violenza sessuale. Il fatto è avvenuto ieri sera a Marghera. Il 46enne, separato dalla moglie veneziana, era andato a trovare la figlia a casa della nonna materna. È stata quest'ultima ad accorgersi di quanto stava accadendo ed è intervenuta con decisione, tanto che l'uomo è fuggito. Sul posto è arrivata la polizia che ha rintracciato il 46enne e lo ha portato in Questura dove è stato poi arrestato e portato in carcere.

mercoledì 22 febbraio 2012

GIU LE MANI DAI NOSTRI MARO'







In tutta Italia partirà la mobilitazione di Gioventù Italiana con La Destra per ...richiedere il rilascio dei nostri marinari de Battaglione San Marco, arrestati ingiustamente su territorio indiano. Protesteremo davanti alle ambasciate indiane per dimostrare che questo popolo ci tiene ancora ai suoi ragazzi impegnati a difendere gli interessi della nostra Nazione. Loro difendono noi, noi difendiamo loro.Visualizza altro
GIOVENTU' ITALIANA CONTRO IL SISTEMA

ALEMANNO, NON MORTIFICARE IL NOME DI ALMIRANTE

22 feb 2012
Oggi i giornali riportano tratti della lunga lettera che Giuliana de Medici, figlia di donna Assunta e Giorgio Almirante, ha rivolto al sindaco Alemanno e agli “ex colonnelli” di An dal titolo significativo “Perché soffrono tutti del complesso di Edipo?” indugiando in particolar modo sulla questione del mancato assessorato da parte del sindaco.
Mai, da uomo di destra, mi sarei immaginato di dover leggere parole così forti, e assolutamente condivisibili, da una delle esponenti della famiglia che ha fatto la nostra storia.  E’ sconfortante, eppure accade quando in molti per strappare un applauso a una comunità citano passi di Giorgio Almirante, ma se hanno la possibilità di rendergli i giusti omaggi non hanno alcuna remora a tenersene alla larga.
E’ quello che succede col sindaco Alemanno, che prima promette una strada col nome del padre della destra italiana, e in quattro anni non è stato capace di intitolarla; prima ci chiama per allargare la maggioranza, e poi si tira indietro all’ultimo momento. Questo è successo anche con Giuliana de Medici, che però è persona integerrima e pulita, e non ci sta a subire gli affronti in silenzio.
Nella lunga lettera si indigna, e noi proviamo lo stesso sentimento, perché il sindaco Alemanno dopo averci chiamato per stringere un’alleanza in questo ultimo anno di mandato che gli rimane, voleva da noi il nome di una donna per un assessorato della sua giunta, in discussione per il caso delle quote rosa. Dopo mesi di discussioni, gli abbiamo dato il nome di Giuliana de Medici. La sua integrità morale, le capacità umane e professionali, e la storia della sua famiglia non potevano che giocare a suo favore. Invece no, proprio la sua parentela sembra essere lo scoglio maggiore per un sindaco che ormai di destra ha solo un passato sbiadito. Non certo il presente, né tantomeno il futuro diciamo noi, se sceglie come portavoce Ester Mieli, professionista sì, ma proveniente dalla sinistra, ed eletta al comitato centrale del Pd come abbiamo mostrato ieri in un video che la riprende nel suo intervento alla costituente del partito democratico.
Alemanno si vergogna di Almirante, e in questo modo offende un’intera comunità, la sua storia e chi per quelle idee ha perso la propria vita. E lo fa nel peggiore dei modi. Dice Giuliana: “Mi ha chiamato un’ora prima della conferenza stampa in cui è stata annunciata la nomina del nuovo assessore al patrimonio”.  E soprattutto: “Ha tentato di spiegarmi le ragioni di questa decisione e di fronte alle mie proteste circa la discriminazione che si sta attuando nel Comune di Roma nei confronti di Almirante mi ha detto di voler dimostrare la sua assoluta buona fede proponendomi un posto in un consiglio di amministrazione di una municipalizzata. Forse il Sindaco pensa che si tratti di questione di poltrone. In casa Almirante non si è mai parlato in questi termini e di poltrone comode non ne abbiamo mai avute né ci siamo venduti per averle”.
Parole che fanno venire i brividi a chi crede nella destra, e ci rendono orgogliosi della famiglia Almirante.
E sabato 3 marzo un intero popolo che sfilerà sotto il Campidoglio urlerà il proprio orgoglio al sindaco Alemanno.  Che come ha fatto ieri, si ritirerà nel suo imbarazzante silenzio.
Cliccando sul link successivo sarà possibile leggere gli articoli su Giuliana de MediciArticoli Giuliana de Medici
http://www.storace.it/

martedì 21 febbraio 2012

'Mia madre trascinata fuori di casa e violentata da un extracomunitario'

A Ceneselli
Rovigo, 21 febbraio 2012 - «Mia madre è qui da me, ancora un po’ sotto choc. Quello che è successo l’altra notte è una schifata». Giovanna (nome di fantasia) è inorridita per lo stupro subito dalla madre di 73 anni nella notte tra sabato e domenica. Il fatto è successo in una via di Ceneselli, al confine con il comune di Calto dove appunto vive la figlia.
«È stata trascinata fuori di casa e lì l’extracomunitario ha fatto i comodi suoi, al freddo, l’ha gettata per terra – racconta la figlia – lei non lo ha neanche potuto vedere in faccia perché aveva un passamontagna. Ma era extracomunitario, parlava un italiano stentato, mia madre dice che aveva l’accento marocchino». Giovanna esclude categoricamente che la madre e il malvivente si conoscessero: «È entrato in casa sfondando un vetro. Ha chiesto a mia madre 10 euro, lei non glieli ha dati e lui l’ha presa di forza e trascinata fuori».
Fisicamente però la donna sta abbastanza bene: «È solo sotto shock e per ora dorme da me. Ha paura a tornare nella sua casa», fa sapere la figlia. Già perché la 73enne, vedova, abita in una grande casa di campagna con tanto di vecchio fienile, isolata. I primi vicini a 400 metri di distanza. La ricostruzione dei carabinieri di Castelmassa coincide sostanzialmente con il racconto della figlia della anziana stuprata, le indagini sono in corso e sono partite proprio dalla testimonianza della vittima che ha chiamato le forze dell’ordine alle tre del mattino. I carabinieri raccontano che l’uomo, probabilmente extracomunitario, è entrato nella camera della donna chiedendo in maniera minacciosa 10 euro e l’anziana si è rifiutata di darglieli. Di lì sarebbe nata una breve colluttazione nella quale ad avere la peggio è stata ovviamente la 73 enne che riporta, sempre secondo i carabinieri, lesioni guaribili in 25 giorni.
L’anziana è stata trasportata all’ospedale di Trecenta dove sono state rilevate delle contusioni alle ginocchia ed al volto. I medici, sempre secondo il comando dei carabinieri di Castelmassa, hanno riscontrato e confermato che la donna ha subito violenza sessuale. Ora l’aggressore è ricercato per i reati di tentata rapina e violenza sessuale, reato per il quale è stato denunciato dall’anziana donna. Sul luogo, la notte dello stupro, sono intervenuti i carabinieri del nucleo operativo radiomobile. Ora le indagini sono in corso e i carabinieri non escludono che vi siano collegamenti con un fatto molto simile successo a Calto alla fine del 2011.
La dinamica era la stessa: casa isolata, donna anziana che viveva sola, rapina, violenza ma stupro non consumato. Le forze dell’ordine procederanno con l’analisi delle foto segnalazioni di tutti gli extracomunitari residenti e fermati nella zona. Si cerca un uomo che risieda nelle vicinanze o che gravita nella zona perché il fatto che vada in casa isolate abitate da donne sole fa pensare che conosca la zona. Ma tutte le strade per ora sono aperte

http://www.ilrestodelcarlino.it/rovigo/cronaca/2012/02/21/670932-madre_trascinata_fuori_casa.shtml

Le 89 Fondazioni Bancarie: patrimonio di 50 miliardi, ma non pagano l’Ici 


Le fondazioni bancarie  (nella foto il prestigioso palazzo Melzi d’Eril al centro di Milano, sede della Fondazione Cariplo, rigorosamente esente dall’Ici) sono in totale 89 e dispongono di un patrimonio complessivo di oltre 50 miliardi di euro, oltre la metà in mano alle prime 5 (Cariplo, MPS, Compagnia di S. Paolo, Ente CR di Roma e Fondazione Cariverona), due terzi in mano alle prime 11: le altre otto sono Fondazione CR di Torino, Ente CR di Firenze, CR di Cuneo, Fondazione Banco di Sardegna, Fondazione CR di Genova e Imperia, Fondazione CR di Padova e Rovigo.
Nel dicembre 2002 la quota impegnata nelle partecipazioni bancarie era del 33,7% (14.062,9 milioni di euro), 41% nel 2001, mentre il resto era investito in titoli di Stato ed in società private scelte esclusivamente secondo il criterio della redditività.
Da questo capitale le fondazioni ricavano ogni anno lauti guadagni, devoluti ad attività di utilità sociale: il settore maggiormente finanziato è quello artistico e culturale. E’ opinione diffusa che tale predilezione sia dovuta al fatto che le manifestazioni culturali siano un’ottima occasione per fare pubblicità alla propria banca. Questa la suddivisione dei comparti: Artistico e culturale 29%, Istruzione 16,5%, Assistenza sociale 12,5%, Filantropia e volontariato 12%, Sanità e ricerca 10% e 9%.
I soggetti privati hanno ricevuto il 57,4% degli importi, i soggetti pubblici il 42,6%.
Le storture di tutta questa falsa beneficenza
Prima della beneficenza, bisognerebbe pagare le tasse. Le fondazioni in questione beneficiano tutte dello status di no-profit, pertanto sono esentate dal pagare le tasse, persino degli utili usurai che ricevono dal prestare a strozzo il denaro ai cittadini.
La beneficenza, se non c’è prima la giustizia sociale, è solo restituzione del maltolto.
I contributi elargiti, oltre ad essere squilibrati rispetto alla destinazione d’uso, sono squilibrati anche da un punto di vista geografico. Infatti circa l’82% dei contributi è a favore di iniziative del nord, mentre al centro va il 16% ed al sud ed isole solo il 2% (Fonte: 
Acri ). Ciò accade perché le fondazioni distribuiscono i contributi nel territorio in cui risiedono: poiché la maggior parte di esse ha sede al nord, ecco spiegata l’anomalia.
La Fondazione Cariplo è la seconda socia di maggioranza del Gruppo Intesa-San Paolo (dopo Goldman Sachs), da sempre nella lista delle banche che commerciano in armi.
Una domanda a tutti quelli che chiedono di far pagare l’Ici alla Chiesa, scimmiottando l’intellettuale affondo di MicroMega (organo ufficiale di Goldman Sachs in Italia): come mai vi è sfuggita questa anomalia delle fondazioni bancarie che incassano miliardi e pagano meno della Chiesa?
di: Oreste Tarantino
http://www.qelsi.it/2011/le-89-fondazioni-bancarie-patrimonio-di-50-miliardi-ma-non-pagano-lici/

lunedì 20 febbraio 2012






Gli uomini del 66° reggimento di Forlì erano impegnati nel recupero di una unità bloccata dalle condizioni meteo avverse. Sono i primi caduti nel 2012. Un soldato rimasto coinvolto nell'incidente è stato ricoverato per ipotermia, non è in gravi condizioni.

domenica 19 febbraio 2012

Fu aggredito da nomadi,muore cuoco

Aveva tentato di sedare lite tra ubriachi e cassiere del locale





(ANSA) - BERGAMO, 19 FEB - E' morto ieri in ospedale a Bergamo, dov'era ricoverato in coma da quasi due mesi, il cuoco aggredito il 30 dicembre scorso in un pub di Entratico (Bergamo) da tre nomadi ubriachi che vivevano in un vicino campo. La vittima, Marcello Costantini, 54 anni, di Costa di Mezzate (Bergamo) era intervenuto per fare da paciere in una discussione tra i tre ubriachi, che volevano andarsene senza pagare, e il cassiere del locale.

sabato 18 febbraio 2012

OCCHIO ALL'ETICHETTA COMPRATE ITALIANO

Sì della Ue alle arance marocchine
i Forconi: "Faremo la rivoluzione"


Gli agricoltori marceranno su Palermo il sei marzo e poi vorrebbero andare a Roma per protestare contro l'accordo che abbatte i dazi sui prodotti ortofrutticoli e ittici: "Nei prossimi anni ci rimarrà la desertificazione"

di SALVO CATALANO
Sì della Ue alle arance marocchine i Forconi: "Faremo la rivoluzione"
All’indomani dell’accordo di liberalizzazione tra Unione europea e Marocco che stabilisce un aumento delle quote di mercato su alcuni prodotti ortofrutticoli e ittici che potranno essere importati a tariffe doganali più basse, si allarga il coro di critiche. In prima fila ci sono i Forconi, decisi a tornare in piazza. La decisione di Strasburgo si somma al silenzio dei tavoli tecnici in cui si dovrebbe discutere proprio di misure per agricoltura, pesca e federalismo fiscale. “Nei prossimi anni - denuncia Mariano Ferro, leader del Movimento - ci rimarrà solo la desertificazione”.
LEGGI / La Ue dà il via libera alle arance dal Marocco 
 Forconi si ritrovano sullo stesso fronte con le associazioni di categoria, a cominciare da Coldiretti e Confagricoltura, ma preferiscono proseguire su una linea autonoma. “Si svegliano troppo tardi - continua Ferro - e visto che arrivano solo notizie negative, abbiamo deciso di anticipare la manifestazione di Palermo: saremo nel capoluogo il 6 marzo”. L’obiettivo è portare a Palermo cinquantamila persone: agricoltori, padroncini, negozianti e studenti. Ferro si spinge oltre. “L’accordo di ieri ci avvicina alla Grecia - afferma - la popolazione è in subbuglio, soprattutto nelle province.
Dalla Sicilia riparte la rivoluzione
 
e non so quanto stavolta potrà essere democratica”. I Forconi non escludono di spostarsi a Roma dopo la manifestazione di giorno 6. Il governatore Raffaele Lombardo nei giorni scorsi aveva rivolto un appello per bocciare l’accordo e inviato due lettere al premier Mario Monti e agli eurodeputati siciliani. “I nostro prodotti sarebbero spacciati - aveva scritto sul suo blog - e si condannerebbero centinaia di migliaia di persone alla fame”.

La Regione Sicilia ha chiesto ufficialmente alla Commissione europea spiegazioni. “Attendiamo risposte - commenta l’assessore all’Agricoltura Elio D’Antrassi -. È un processo che viene da lontano e che non riguarda solo la Sicilia. Dal Marocco già arrivano prodotti agricoli, non credo che ci sarà un cambiamento immediato. L’ultimo accordo - continua l’assessore - è una minaccia per le nostre produzioni, ma l’impatto si vedrà sul lungo periodo”. Da Giulia Adamo, capogruppo dell’Udc per il Terzo Polo all’Ars, arriva la proposta di un apposito disegno di legge che “crei le condizioni per mettere in risalto la provenienza ma soprattutto la qualità del prodotto”.

Ieri ha votato contro il trattato Giovanni La Via, eurodeputato del Pdl, accusando i colleghi siciliani a Strasburgo di “diverse defezioni”. Oggi La Via torna sull’argomento. “Se i controlli saranno severi - spiega - gli effetti in realtà saranno meno rilevanti di quanto si pensi”. La Via confida nelle misure di salvaguardia inserite dall’europarlamento nella risoluzione votata subito dopo l’accordo. “Qualora il mercato subisse un effetto anomalo - precisa La Via - l’accordo potrebbe essere bloccato. Spetta alla Commissione europea vigilare”. “Già oggi - aggiunge La Via - esiste un quantitativo contingentato di agrumi, ad esempio, importabili senza dazi che varia in base al periodo dell’anno, ma senza controlli non viene rispettato”. Vigilare, dunque, e “anticipare l’obbligo di etichettatura”, che l’Europa impone a partire dal 2013.

Gli eurodeputati dell’Italia dei Valori hanno votato contro l’accordo. “Riteniamo - ha dichiarato Ignazio Messina, responsabile nazionale del dipartimento Agricoltura e Pesca - che questo accordo sottoponga il mercato italiano a ricadute economiche negative e che incida soprattutto sui territori maggiormente a vocazione agricola e pastorale”. Mentre Nunzio Cappadona, capogruppo all’Ars di Alleati per la Sicilia, chiede che “si facciano nomi e cognomi degli europarlamentari italiani e siciliani che non hanno partecipato alla seduta plenaria”.
(17 febbraio 2012)

giovedì 16 febbraio 2012





La truffa economico-monetaria perpetrata dal sistema bancario a danno dei popoli europei, perché oggi non stiamo vivendo una crisi quale aspetto di un fenomeno ciclico congiunturale; bensì una vera e propria truffa pianificata, orchestrata ed alimentata dalla cupola bancaria; si attrezza ora di nuovi strumenti.
Oltre alle armi di distruzioni di massa quali lo spread e le privatissime agenzie di rating attraverso cui viene continuamente diffuso il panico dai media sapientemente controllati, l’avvento del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) presentato quale salvagente per correre in soccorso degli Stati in grave situazione debitoria,  si rivela di tutt’altra natura. Premettendo che erogare prestiti attraverso denaro emesso dalla privatissima BCE è come cercare di spegnere un incendio gettando benzina sul fuoco, è doveroso sapere che il MES, approvato nel marzo scorso e attivo a partire dal luglio prossimo, con una capacità iniziale di 500 miliardi di euro, è un fondo privato, perché privati sono i suoi proprietari.


Ma di chi è la proprietà di questo fondo?


Chi sono i soci partecipanti?


L’assetto proprietario è per la maggioranza della BCE (quindi un soggetto privato), in quote proporzionali dei suoi partecipanti; oltre il previsto appoggio e la partecipazione di banche private, quindi società per azioni con scopo di lucro!


Una delle principali direttive prevede che in caso di insolvenza di uno Stato finanziato dallo stesso MES, questo avrà diritto, come creditore privilegiato, a essere rimborsato prima di altri creditori privati.


Se aggiungiamo la rigidissima FISCAL COMPACT sostenuta a spada tratta dall’asse Merkel-Sarkozy che prevede:


-         pareggio di bilancio


-         tetto massimo del 3%  deficit-Pil


-         piani di rientro debito/Pil oltre il 60%


possiamo ben capire in che situazione versa l’intero sistema economico-produttivo, già vessato dalla sempre piu’ forte stretta creditizia e già vittima delle politiche di austerità sempre più rigidamente imposte ai popoli europei.


I diktat recentemente inflitti alla Grecia al fine di poter ottenere il prestito (sarebbe opportuno chiamarlo ‘ulteriore indebitamento’), mostrano in maniera lampante le reali mire della cupola bancaria: garanzie sottoscritte da tutte le forze politiche elleniche a mantenere e salvaguardare, anche dopo le elezioni le ‘riforme strutturali’ imposte oggi; privatizzazioni di quel poco rimasto del patrimonio pubblico; liberalizzazioni selvagge; tagli a sanità e stato sociale; oltre 150mila licenziamenti (loro li chiamano esuberi) nel settore pubblico che si andranno ad aggiungere alle già centinaia di migliaia di disoccupati attuali, oltre a quelli che verranno da un settore privato sempre più vessato e martoriato; la dicono tutta sulle reali intenzioni dei burocrati di Bruxelles e dei banchieri di Francoforte.


Se non si interrompe alla svelta la spirale del debito attraverso un cambiamento radicale che scardini gli attuali (dis)equilibri tra popoli e banchieri, non usciremo mai da questa sempre più grave situazione di piaga economico-sociale.


Stati più blasonati del nostro hanno già fatto strappi significativi al Trattato di Maastricht e lo stesso prevede la “Procedura semplificata di revisione” che permette ai governi di cambiare le regole dei Trattati.


Solo attraverso l’emissione diretta da parte dello Stato, come da pregressa centenaria esperienza dal 1874 al 1975 (perché chi emette la moneta, ne regola la circolazione e ne determina il tasso di sconto, non può essere un soggetto privato), è possibile ribaltare non solo le regole del gioco, ma il risultato finale che vedrà i popoli vittoriosi sui banchieri.


Manuel Negri
 

Tenta di violentare studentessa 16enne
nel giardinetto di un condominio

La vittima era andata da un'amica. Un 44enne con la scusa di
aiutarla l'aveva portata in un luogo appartato, ma lei è scappata

Una quindicenne vittima di un 70enne  
di Roberto Ortolan
TREVISO - Atti sessuali con una minorenne: è questa l’accusa che la Procura di Treviso ha contestato a uno straniero 44enne di Treviso, che - stando alla ricostruzione degli inquirenti basata sulla denuncia che i genitori della baby vittima avrebbe cercato un esplicito approccio con una studentessa 16enne italiana. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio del giorno di San Valentino.

In questi giorni il 44enne (che è indagato per "tentati" atti sessuali con una minorenne, ndr) sfilerà davanti al giudice delle indagini preliminari che gli chiederà spiegazioni delle sue condotte fuorilegge. Non è ancora chiaro, ma sembra che l’uomo sia intenzionato a parlare e spiegare. Un chiarimento che però non dovrebbe spostare di una virgola l’impianto accusatorio.

Bocche cucite da parte degli investigatori e degli inquirenti. Da quanto è filtrato dallo stretto riserbo, sembra che la 16enne stesse cercando l’abitazione di un’amica alla quale doveva fare visita. Invece della compagna di scuola ha incrociato l'uomo. La 16enne, non riuscendo a trovare la casa dell’amica, ha notato il 44enne che, probabilmente, le ha ispirato simpatia. «Sa dove abita ...», ha chiesto la ragazzina.

L’uomo, dopo averla squadrata dalla testa ai piedi, ha finto di darle un’informazione e l’ha convinta seguirlo in un giardinetto isolato, che si trova tra due condomini. «Vieni - sono state le parole del 44enne - che ti indico la casa della tua amica». La ragazzina, del tutto ignara delle cattive intenzioni e su ciò che le sarebbe capitato, ha seguito l'uomo.

Dopo un breve tragitto l’uomo, sapendosi lontano da occhi indiscreti, ha messo una mano intorno alle spalle della ragazzina, con la scusa di darle l’indicazione giusta, usando l’indice della mano sinistra. Un abbraccio innocente, almeno nell’approccio, che si è poi trasformato in violenza. La stretta intorno alle spalle della ragazzina si è fatta via via più vigorosa. La studentessa si è sentita inspiegabilmente tenuta prigioniera con la forza, senza però capirne il motivo. Ha però intuito d’essere caduta tra le mani di un maniaco quando una mano del 44enne ha iniziato a scorrere lungo il vestito, alla ricerca delle parti intime. La ragazzina ha cercato di ribellarsi, ma la voce non le usciva dalla gola.

Impietrita di fronte all’orco. Intanto il 44enne ha provato a infilarle una mano sotto i vestiti. Un approccio quasi bestiale. È stato a quel punto che la 16enne, con una reazione improvvisa e violenta, è riuscita a liberarsi e a scappare via. Una corsa a perdifiato in mezzo alla gente, fino a casa dove ha raccontato a mamma e papà quanto era accaduto. Poi la "visita" alla polizia per formalizzare la denuncia nei confronti dello straniero che l’aveva molestata.

http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=181645&sez=NORDEST

martedì 14 febbraio 2012

MASSIMA SOLIDARIETA PER IL VIGILE URBANO

Pm lo indaga per omicidio

Milano, 2 immigrati fuggono e puntano la pistola. Agente spara, muore cileno. Il testimone: "Delinquenti disarmati"





indagato per omicidio volontario Alessandro Amigoni, il vigile 36enne che lunedì pomeriggio ha ucciso nel corso di un inseguimento a Crescenzago un ragazzo cileno di 29 anni, Marcelo Valentino Gomez Cortes. E' quanto ha fatto trapelare la Procura di Milano che si sta occupando delle indagini. L’accusa in un primo momento era quella di "eccesso colposo di legittima difesa"; al termine dell’interrogatorio del vigile durato fino a tarda notte è l'accusa è stata trasformata in omicidio volontario. Secondo le indiscrezioni uscite dalla procura a pesare sul cambio di accusa, più pesnate, sarebbero state anche le testimonianze dei colleghi di Amigoni.


La ricostruzione - Secondo le prime ricostruzioni la dinamica potrebbe essere differente rispetto a quella emersa in un primo momento: il vigile avrebbe colpito il fuggitivo senza una "reale minaccia". Nei confronti dell'agente non sono ancora state emesse misure cautelari. Per far luce sulla dinamica dell'omicidio si attendono i riscontri tecnici sui fori di entrate e di uscita dal corpo della vittima: gli investigatori attendono i risultati dell'autospia, che potrebbe essere eseguita già mercoledì. Trapelano nel frattempo le prime testimonianze del medico legale intervenuto al parco Lambro, e non si esclude che la vittima possa essere stata colpita alle spalle.

Le incongruenze - Il cambio di imputazione nei confronti di Amigoni ha fatto anche mutare la ricostruzione della sparatoria. Lunedì il comandante della polizia locale, Tullio Mastrangelo, aveva indicato che l'agente aveva sparato soltanto dopo che uno dei fuggitivi, che è ancora ricoverato, aveva estratto una pistola e "l'aveva putnata verso l'agente". A quel punto, secondo il capo dei vigili, l'agente avrebbe sparato ma non in direzione della vittima, bensì verso il complice armato. Erano però da subito emerse alcune incongruenze nel racconto di Amigoni e dei colleghi: la traiettoria del proiettile confermerebbe i dubbi degli investigatori poiché il colpo è stato sparato da una distanza "relativamente breve" e ad altezza uomo. Gli agenti della Mobile intervenuti dopo l'omicidio, inoltre, non hanno rinvenuto sul luogo segni della presenza di altre armi sul luogo del delitto anche se non viene escluso che il complice possa efettivamente avert imbracciato una rivoltella.


La testimonianza - A Tgcom24, inoltre , un testimone oculare della sparatoria ha raccontato che gli immigrati non erano armati. "Ero lì a Parco Lambro che passeggiavo, come faccio spesso", ha riferito il testimone. "A un certo punto ho visto due ragazzi che correvano via inseguiti da un’auto dei vigili che andava contromano. Poi si sono fermati e hanno iniziato a correre a piedi, non avevano nè pistole nè niente e urlavano 'Non sparate non sparate!'. Dopo un pò ho sentito degli spari. Sono sicuro che i due ragazzi non fossero armati. Dopo gli spari ho visto uno dei due a terra insanguinato, l’altro invece è scappato. Dei due vigili, uno correva dietro ai ragazzi, l’altro invece è rimasto fermo accanto all’auto. Lo ha ammazzato - conclude l’uomo - gli ha buttato due colpi addosso". Al momento, gli inquirenti mantengono il massimo riserbo per una situazione considerata "delicata e da approfondire". 


http://www.liberoquotidiano.it/news/933923/Vigile-uccide-un-delinquente-Pm-lo-indaga-per-omicidio.html

Febbraio 1923 - in Italia viene avviata la grande "Riforma del lavoro" !

Febbraio 1923 / in Italia, grazie al Governo presieduto dal Mussolini, con l’avvio dei lavori parlamentari della “riforma del diritto del lavoro”, nasce lo “Stato sociale”.




 Prima del “Governo Mussolini”, nello Stato unitario non era stato emanato nessun idoneo Provvedimento legislativo che in qualche modo potesse nel concreto incidere sulla tutela della posizione di tutti i lavoratori.
Al di là di qualche intervento, alquanto inconsistente dal punto di vista pratico e non dettato da una reale volontà di difesa di coloro che prestavano la loro attività di lavoro (provvedimenti adottati al solo scopo di cercare di porre un freno alle rivolte dei ceti più poveri, sempre più frequenti), i lavoratori erano alla mercé dei loro datori di lavoro; di conseguenza, potevano essere licenziati in qualsiasi momento senza ‘nessun motivo’ o ‘causa giustificativa’; ricevevano una misera paga, del tutto inadeguata alle più impellenti necessità della loro famiglia; svolgevano il lavoro senza nessun limite di ore; in ambienti molto insalubri e senza nessun tipo di garanzia: previdenziale, assicurativa, infortunistica, assistenziale; non esistevano pause lavorative, riposi settimanali o assegni sociali
In breve: più che di lavoratori, si può parlare, senza nessuna esagerazione, di veri e  propri “schiavi” !
Certo, non tutti i ‘datori di lavoro’ si mostravano dei “padroni”; alcuni di questi, infatti, provenendo da famiglie cattoliche e comunque oneste, trattavano bene coloro che prestavano lavoro nelle loro aziende, dando loro anche dei ‘premi di produttività’; tutto però era rimesso alla discrezionalità ed alla bontà di queste persone; semplici concessioni che non assurgevano mai a diritti.
Urgevano, dunque, incisive leggi che dettagliatamente disciplinassero la complessa materia e disponessero, per tutti,  precisi ed inderogabili diritti ed obblighi.
Mussolini, che, come detto, proviene da una famiglia estremamente povera, nonostante il suo carattere ribelle ha vissuto, sia pur per breve tempo, presso i Salesiani e, di conseguenza, pur continuando a mostrarsi alquanto intollerante verso i padroni, ha anche capito che la millenaria e spinosa “Questione del lavoro” la si può affrontare e risolvere soltanto pacificamente, con un accordo tra le parti (Governo, Sindacati e Confindustria) ed una precisa  codificazione dell’intera materia, evitando sterili e quanto mai pericolose, sanguinose e controproducenti sommosse popolari, come invece aveva apertamente auspicato il Gramsci e quasi tutta la sinistra politica italiana.
Essendo molto chiaro al capo del Governo in che modo si dovesse intervenire per dare concreta e pronta attuazione alla “riforma del lavoro”, i lavori parlamentari non durarono che poche settimane, tant’è che già a fine marzo dello stesso anno 1923 venne emanato il Regio Decreto Legge n° 692  (sempre reiterato e convertito poi nella Legge n° 473 del 1925) disciplinante l‘orario di lavoro effettivo (assiduo e continuativo) per gli Operai e gli Impiegati delle aziende dell’industria e del commercio, di "qualsiasi"  natura.
L’orario viene così stabilito:
*    8 ore giornaliere: massimo orario di lavoro;
*  48 ore settimanali. 
E’ un fatto sensazionale, rivoluzionario !
I relativi Regolamenti esecutivi n° 1955 e n° 1956 vengono ufficializzati con Regi Decreti il 10 settembre dello stesso anno !
Ma si è appena all’inizio di questa grande e pacifica “RIVOLUZIONE CULTURALE”; infatti; qualche mese dopo, sempre nel 1923, vengono emanati altri due importantissimi Provvedimenti legislativi: uno contro la disoccupazione (R.D. n° 3158), l’altro relativo all’assicurazione invalidità e vecchiaia: R.D. n° 3184 per il godimento della pensione, e non solo…
Bene, per ora mi fermo qui,  ma desidero chiudere  questo piccolissimo ‘pezzo di storia’  aggiungendo semplicemente che si è di certo liberissimi di non essere ‘mussoliniani’ o ‘fascisti’, ma è altrettanto semplicemente doveroso ammettere che l’intera “Questione del lavoro” è stata avviata e risolta con estrema saggezza, pragmatismo e serietà proprio grazie all’Esecutivo presieduto dal Mussolini; negare un fatto incontestabile è semplicemente ridicolo e puerile !     

tratto dal camerata M.G.B.


lunedì 13 febbraio 2012

Quando Nilde Iotti aveva la tessera numero 1105040 del Partito Nazionale Fascista


Come Dario Fo, Eugenio Scalfari, Giorgio Bocca e tanti altri, anche l’antifascista Nilde Iotti era iscritta al Partito Nazionale Fascista. Sì, proprio lei, la futura amante di Togliatti, divenuta poi presidente della Camera.
Le biografie che la riguardano narrano del papà “anti-fascista”, attivista nel movimento operaio, perseguitato dal fascismo, il quale ha iscritto la figlia all’Università “La Cattolica” di Milano perché “E’ meglio stare con i preti che con i fascisti”. Eppure Leonilde Iotti, detta Nilde, evidentemente non la pensava così, se ha deciso di richiedere la tessera del PNF. Il documento allegato è la certificazione dell’iscrizione della “camerata” Leonilde Iotti, iscritta dal 5 ottobre 1942 ed in possesso della tessera numero 1105040 per l’anno in corso. Un certificato che riporta la data del 20 marzo 1943, con tanto di firma della fiduciaria provinciale e del segretario federale.
Ovviamente la prima obiezione degli anti-fascisti odierni, in difesa anche di elementi come Fo, Scalfari, Bocca e compagnia, è che all’epoca tutti gli italiani avessero la tessera del Partito Nazionale Fascista. Niente di più falso, ma tant’è: al massimo si può azzardare che la futura pasionaria del Pci volesse partecipare ad un concorso pubblico, e quindi si fosse tesserata per avere agevolazioni e facilitazioni. Alla faccia degli ideali!
Come era prevedibile, Nilde Iotti dopo l’8 settembre 1943 ha cambiato idea. E non è stata l’unica. Diventata porta-ordini dei partigiani durante la Resistenza, poi responsabile dei Gruppi di Difesa Femminile di Reggio Emilia, ad oggi è ricordata come un eroina della guerra partigiani. Sono i famosi anti-fascisti dal 9 settembre. Entra in parlamento all’età di 26 anni, conquista il cuore di Togliatti e va a presiedere la Camera dal 1979 al 1992, tredici anni consecutivi.
Una che sapeva da che parte stare!



I finti tagli al Quirinale
Napolitano fa il furbo

Il Colle risparmia 60 milioni in 5 anni, ma Franco Bechis lo ha messo in chiaro: costa ancora molto più di Casa Bianca e Eliseo

Giorgio Napolitano parla di tagli al Quirinale. Dice che nel suo settennato c'è stato un risparmio di sessanta milioni di euro. Il personale è stato ridotto di 394 unità e, nel 2011, ha provveduto alla riforma delle pensioni di anzianità e alla riduzione degli straordinari. Il Colle ci informa che anche lì si fanno sacrifici in un momento in cui a tutti viene chiesto di tenere duro. Tra le misure adottate c'è anche anche il blocco del turn over del personale, e l'applicazione di un contributo di solidarietà del 5 e del 10 per cento per le indennità degli altri gradi. Ma al di là dei tagli, resta un dato: il Quirinale ha spese enormi se confrontate con quelle di altre istituzioni paragonabili. 
Spese e sprechi - Lo aveva già denunciato, lo scorso luglio, Franco Bechis su Libero. E l'andazzo non è cambiato. La spesa per i beni e i servizi è aumentata di 300mila euro (ma il Quirinale lo spiega con le spese sostenute per il 150° anniversario dell'unità d'Italia. Ma nonostante tutto il Quirinale ha a bilancio ancora 228 milioni di euro, per il 2012 sono previste 245,3 milioni di spesa. Per farci un'idea: la Casa Bianca costa 136,5 milioni di euro, l'Eliseo 112,5, Buckingham Palace 57. Insomma, nonostante il primo passo compiuto da Napolitano, la strada per abbattere davvero i costi è ancora lunga e il traguardo lontanissimo.
http://www.liberoquotidiano.it/news/932875/I-finti-tagli-al-Quirinale-Napolitano-fa-il-furbo.html

sabato 11 febbraio 2012

IN MEMORIA DI UN PATRIZIO ROMANO

(D.M. PIO FILIPPANI RONCONI 10 MARZO 1920 - 11 FEBBRAIO 2012)




Cagliari, 11 febbraio 2012

In un estratto apparso in allegato alla meritevole rivista “Arthos”, diretta dal prof. Renato Del Ponte (“La 29° Divisione Granatieri SS”, “Arthos” n. 7 nuova serie, Genova 2000),  Pio Filippani-Ronconi raccontò la Sua esperienza nella Divisione Waffen SS italiana durante il secondo conflitto mondiale. In merito a quest'esperienza bellica, ci sovviene un aneddoto oltremodo significativo del personaggio che ci accingiamo a commemorare. A un ufficiale tedesco che, colpito dalla Sua capigliatura bionda, gli chiedeva se avesse origini nordiche, il giovane rispose in perfetto tedesco: “Ich bin ein Römischer Patricius” (sono un patrizio romano).




La risposta fornita sintetizzava perfettamente la natura e la personalità dell'Uomo.


Nacque a Madrid il 10 marzo1920 da padre rampollo di una famiglia della più antica aristocrazia romana e da madre spagnola, la quale fu vittima durante la guerra civile dell'odio sanguinario dei repubblicani. Dedito sin dalla giovinezza allo studio delle civiltà e delle tradizioni dell'Oriente, conoscitore di svariate lingue antiche (sanscrito, persiano, turco, ebraico, cinese, aramaico, arabo, tibetano, etc.) e moderne, Pio Filippani-Ronconi incarnò nell'Italia del XX secolo quel tipo ideale “Ario-Romano” che Julius Evola, in “Sintesi della Dottrina della Razza”  (1941), additava agli Italiani quale paradigma razziale superiore della nostra gente.


Non a caso, pur da uomo del nostro tempo perfettamente inserito nelle vicende politiche, militari e culturali dell'Italia contemporanea, il Nostro ebbe sempre quale orizzonte ultimo la riscoperta di quell'eredità ancestrale che a noi Italiani, nostro malgrado e quasi sempre senza neppure averne coscienza,  arriva dalla più remota antichità indo-europea, attraverso il Mito che si è fatto concreta vicenda storica, politica e religiosa in Roma antica, fino ai tempi a noi più vicini del Risorgimento Nazionale (al Filippani-Ronconi particolarmente caro come momento di unità e di riscossa di contro al particolarismo caotico degli Stati preunitari) e dell'effimero ma significativo sogno imperiale di un Ventennio passato, sconfitto ma pur sempre pegno di futura Rinascita.


Nell'ambiente neo-fascista del secondo dopoguerra, come ha ben ricordato Sandro Consolato nel numero speciale che “La Cittadella” dedicato al grande orientalista, troppo spesso e troppo limitativamente l'immagine di Pio Filippani-Ronconi è stata legata a una ben nota e diffusa fotografia giovanile in divisa da ufficiale della Legione Italiana SS. Per inciso, ci fa piacere ricordarlo qui, Pio Filippani-Ronconi aveva iniziato il conflitto con la gloriosa divisa dei “Granatieri di Sardegna”, con la quale combattè con il grado di sergente sul fronte libico.  La scelta di arruolarsi nelle Waffen SS, peraltro, sorse come per molti altri dalla necessità di riscattare l'onore ferito d'Italia innanzi all'alleato tedesco e elle altre nazionalità rappresentate nell'embrionale esercito pan-europeo di Himmler: “di fronte a Fiamminghi,Tedeschi, Valloni, Scandinavi eccetera, noi Italiani potevamo dimostrare di essere i migliori di tutti in ogni senso e in ogni campo”. E il Nostro si coprì effettivamente di gloria, guadagnando sul fronte di Nettuno la Croce di Ferro di Seconda Classe. Ma quale fu il senso ultimo di quell'esperienza bellica, di quella partecipazione all'immane e mostruoso conflitto che vide l'Europa perdere il ruolo di centro del potere mondiale e l'inizio della decadenza di tutte le Nazioni bianche, comprese quelle anglo-sassoni “vincitrici” (ma in realtà manipolate e quindi sconfitte anch'esse), nonché il trionfo dell'Eterno Nemico che oggi sempre più affonda il suo coltello di Shylock nelle nostre carni? Esso fu, per Pio Filippani-Ronconi, una precisa e irrevocabile scelta di campo nell'eterna lotta tra Luce e Tenebre, tra Ahura Mazda e Ahriman.


Il riferimento alla mitologia cosmica arya (e nella fattispecie iranica) è d'obbligo, considerato che dal 1959 Pio Filippani Ronconi, allievo del grandissimo Giuseppe Tucci (il pioniere degli studi tibetani in Italia), fu titolare presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli della cattedra di Filosofie e religioni dell'India” (dopo aver ricoperta quella di “Pensiero cinese”), oltre a diventare uno dei massimi studiosi occidentali del Canone buddista.


La particolare propensione per la spiritualità dell'Arianesimo indo-iranico trovò conferma nello speciale rapporto che Pio Filippani-Ronconi intrattenne con lo Shah di Persia, di cui nel 1971 fu ospite d'onore a Teheran durante le celebrazioni per i 2.500 anni  della Monarchia Imperiale Persiana fondata da Re Ciro il Grande, capostipite degli Achemenidi.


E' inoltre noto che il Filippani-Ronconi, nel suo percorso personale, approcciò direttamente ambiti generalmente preclusi all'esperienza mondana dell'uomo comune, quale la dimensione esoterica ed iniziatica di chi, aprendosi all'influsso di ciò che è “più che umano”, attinge a stati meta-storici, meta-fisici e meta-temporali di immedesimazione con la realtà ultima e immutabile. Tra le vie sperimentate da Pio Filippani-Ronconi, si ricordino il Tantrismo, le pratiche magiche del Gruppo di Ur, la via  antroposofica steineriana italiana di Giovanni Colazza e Massimo Scaligero.


Nelle vicende storiche italiane, invece, il Nostro intravedeva l'eterno scontro tra due diversi ed opposti tipi umani di Italiano, quello del Connazionale che vive la vita come “imperativo etico” e opera in sintonia con quello che Egli chiamava “l'Arcangelo della Nazione”, e quello dedito al proprio “tornaconto particulare”, il rappresentante della massa passiva e opportunista,“odiatore anzi del medesimo concetto di Nazione per la piramide di responsabilità che questa comporta”.


Non gli era neanche estranea l'intuizione del rapporto dialettico, talvolta conflittuale ma sicuramente fecondo, tra Roma e Italia, tra il polo universale e accentratore e il polo particolaristico e centrifugo della nostra identità nazionale.


In questa sede  non è luogo di entrare maggiormente nel dettaglio della vita e delle opere di Pio Filippani-Ronconi, meglio e più autorevolmente trattati in particolare dai pregevoli contributi del numero speciale dalla rivista “La Cittadella” diretta da Sandro Consolato (numero 40, anno 2010), cui si rimanda integralmente per un proficuo approfondimento.


La comunità identitaria e culturale che fa capo a “EreticaMente” raccoglie, con i limitati mezzi a sua disposizione,  i contributi di alcuni Connazionali che credono a un'opera di ricostruzione di un Nazionalismo “anagogico” irriducibilmente radicato nella materialità fisico-naturalistica del sangue e della carne della Gente Italiana e del suolo della nostra Terra: per essere chiari,  ma immanentisticamente   vivificato dalla Tradizione spirituale ario-romano-italica e dallo Spirito eterno di quella “Civitas Deorum” che lungi dal contrapporsi agostinianamente alla Città degli Uomini, ne è il soffio animatore, l'archetipo, il mito fondante,.


Mito fondante che nella Res Publica Romana della “Pax Deorum” ha trovato la sua massima manifestazione mondana e transeunte, ma che permane intangibile in quella “Roma celeste” che ciclicamente si è sempre -  con maggiore o minore fedeltà - reincarnata e tornerà a reincarnarsi in periodi, figure e regimi storicamente determinati.


Ricorre proprio in questi giorni il secondo anniversario della morte di Pio Filippani-Ronconi, che significativamente volle essere sepolto con rito funerario russo-ortodosso: segno sicuramente non casuale del riconoscimento di una missione arcana della Russia, probabilmente chiamata a svolgere un ruolo di ultimo argine contro le forze dissolutrici oggi scatenate. Noi di “EreticaMente” rendiamo omaggio al grande Patrizio Romano, quale Maestro di quella “memoria storica” senza la quale siamo destinati alla “servitù fisica e morale, alla perdita della (¡K) identità nazionale poi, e infine, alla sparizione”.  In questa fase storica, il mondialismo contro-iniziatico getta sempre più la maschera e mostra a tutti, anche a chi si ostinava a non guardare, il vero volto del suo potere usurario e sovvertitore di ogni superiore valore spirituale, etico, nazionale ed etnico. Adesso più che mai, dobbiamo accostarci umilmente all'esempio di Pio Filippani-Ronconi, per capire“chi siamo e come siamo divenuti quello che siamo, non solo, ma “ come dobbiamo riessere”, per recuperare il posto che ci compete nel concerto delle Nazioni”.



Luca Cancelliere
http://www.ereticamente.net/2012/02/in-memoria-di-un-patrizio-romano.html

Grecia: sindacato polizia chiede mandato arresto per Troika


NO ALL'EUROPA DEI BUROCRATI


Atene, 10 feb. (Adnkronos/Dpa) - Il sindacato di polizia greco lancia una provocazione e chiede un mandato di arresto per i membri della troika che stanno trattando con le autorita' di Atene. La richiesta di arresto, contenuta in una lettera pubblicata dai media greci, e' nei confronti dei rappresentanti della Bce, del Fondo monetario internazionale e dell'Unione europea. "State mettendo in pericolo la democrazia della Grecia e la sopravvivenza del suo popolo", e' scritto nella richiesta, inoltrata anche al Procuratore generale greco. Inoltre, sono stati distribuiti migliaia di volantini con la scritta "Ricercato", che offrono 1 euro di taglia a chiunque arresti i membri della troika.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Grecia-sindacato-polizia-chiede-mandato-arresto-per-Troika_312961341395.html