mercoledì 30 gennaio 2013

Mamma di due bimbi: «Violentata per tre
ore a piazzale Roma, ora vivo nel terrore»

Avvicinata a Mestre da un uomo che le aveva chiesto una
sigaretta. Critiche a un medico: «Mi ha detto "tutto passerà"»

di Fabrizio Cibin
VENEZIA - Per tre ore in balia dell'orco, sotto la minaccia di un taglierino. Tre ore lunghissime, interminabili, fatte di violenza e umiliazione. Tre ore della sua vita che non dimenticherà mai. Lei è una giovane di 35 anni residente nel Portogruarese, madre di due bambini, rispettivamente di 8 e 10 anni, che sabato notte ha detto di essere stata ripetutamente violentata. Così ha raccontato anche alla polizia, come risulta dalla denuncia sottoscritta davanti agli agenti. Da oggi la donna starà per qualche giorno in una comunità indicata dal Centro antiviolenza e dalla Caritas di don Dino Pistolato, perché ha paura che quell'uomo, che ha denunciato e contribuito a fare identificare dalla squadra mobile di Venezia, la possa trovare e identificare. Ma prima di partire ha voluto trovare la forza di rendere pubblico il dramma che ha vissuto: «Per mettere in guardia altre donne - afferma - e perché non è giusto che chi commette reati di questa gravità possa girare liberamente».

Secondo quanto ha riferito alla polizia, tutto ha inizio verso le 22, fuori della stazione dei treni di Mestre, con quello che sembrava un incontro fortuito. «Avevo avuto una discussione in famiglia - racconta la trentacinquenne - e quindi avevo deciso di andare a Mestre. Poco dopo le 22 vengono avvicinata da un uomo, distinto, ben vestito, educato, di origine romena. La scusa era di chiedermi una sigaretta. Mi suggerisce di continuare la chiacchierata a Venezia».

Aveva iniziato a fidarsi di lui, per quei suoi modi gentili. Con il bus arrivano a piazzale Roma, alla rimessa delle bici, dove chiacchierano fin quasi alle 3 di notte. «A quel punto si scatena la sua furia. Mi dice: scommettiamo che adesso fai quello che voglio io? Estrae un taglierino e me lo punta alla gola». È a quel punto che, secondo il suo racconto, sarebbe iniziata la violenza sessuale. Per una, due, tre volte. Solo in un momento lei riesce a prendergli il telefonino dalla tasca e compone il suo numero, così da averlo in memoria nel proprio cellulare. Sempre insieme ritornano a Mestre. «E mentre arriviamo mi dice, vedendo una Volante della polizia: non fare cavolate, perchè dove ti trovo ti ammazzo».

Quando se ne è andato, la 35enne chiama il Centro antiviolenza, quindi va al pronto soccorso a farsi visitare, quindi si reca alla Polfer. «Non finirò mai di ringraziare loro e la Mobile: sono stati tutti eccezionali». Grazie al numero di telefono, concorda un appuntamento con l'aggressore, permettendo così l’identificazione dell’uomo. «Ora vivo nel terrore. E ho paura che colpisca anche altre donne». E poi un pensiero alle cure mediche. «Il medico mi ha dato 35 giorni di prognosi dicendomi: vedrà, signora, che poi tutto passerà. Come è possibile dire una cosa del genere?».

http://www.gazzettino.it/nordest/venezia/mamma_di_due_bimbi_violentata_per_tre_ore_a_piazzale_roma_ora_vivo_nel_terrore/notizie/247665.shtml#

Tre domande di parte a un presidente di parte

Il presidente del Tribunale della razza diventò il più stretto collaboratore di Togliatti al ministero di Grazia e Giustizia. Poi guidò la Consulta. Il Pci ha mai avuto nulla da ridere?  

Illustre Presidente Napolitano, dopo aver sentito il suo vibrante discorso sul fascismo e l'antisemitismo, mi permetta di rivolgerle tre brevi domande.
La prima.

Sapeva che il presidente dell'infame Tribunale della razza, nonché firmatario del «Manifesto della razza», Gaetano Azzariti, diventò il più stretto collaboratore del suo leader Togliatti al ministero di Grazia e Giustizia, dopo essere stato Guardasigilli con Badoglio? Avete mai avuto nulla da ridire, lei e il suo Partito, sul fatto che poi, grazie a questi precedenti, lo stesso Azzariti sia diventato presidente della Corte costituzionale fino alla sua morte nel 1961?
La seconda. Sapeva che il primo concordato tra lo Stato italiano e gli ebrei fu fatto nel 1930 dal regime fascista? Una commissione composta da tre rappresentanti degli ebrei e tre giuristi varò un concordato in cui, scrive De Felice, «il governo fascista accettò pressoché in toto il punto di vista ebraico». Il presidente del consorzio ebraico, Angelo Sereni, telegrafò a Mussolini «la vivissima riconoscenza degli ebrei italiani» e sulla rivista ebraica Israel Angelo Sacerdoti definì la nuova legge «la migliore di quelle emanate in altri Stati».
Terzo. Presidente, ha mai detto e scritto qualcosa sulle centinaia di italiani, comunisti, antifascisti e a volte anche ebrei, che fuggirono dall'Italia fascista e furono uccisi nella Russia comunista con l'avallo del segretario del suo partito, il sullodato Togliatti? In Italia, persino sotto il Duce, avrebbero avuto una sorte
 http://www.ilgiornale.it/news/interni/880292.htmlmigliore...

Adesso tocca alla sinistra: 20 indagati per i rimborsi

Orchidee, cene sushi, book fotografici, pc e smartphone per Natale e mimose l'8 marzo. Tutti in fila al bancomat Pirellone. Accusati di peculato i consiglieri Pd, Sel, Idv e Udc

Milano - Tutto spesato. Tutto caricato sulle spalle dei contribuenti. Al grande bancomat del Pirellone c'era la fila. A destra e - in proporzione minore - anche a sinistra.

Il nuovo capitolo dell'inchiesta milanese sui rimborsi facili dei consiglieri regionali della Lombardia arriva a una nuova svolta. Dopo aver spulciato i conti della maggioranza del Popolo delle libertà e della Lega, i pm hanno ormai concluso l'analisi dei bilanci dei partiti dell'opposizione.
Una ventina - tra i consiglieri di Pd, Sel, Idv, e Udc - verranno raggiunti probabilmente già oggi da un invito a comparire firmato dalla Procura di Milano, e da un'accusa di peculato. Perché il denaro che il sistema dei rimborsi garantisce per fare fronte agli «impegni istituzionali», in realtà avrebbe preso altre strade. Quelle dei ristoranti e dei coffee break, dei computer e degli smart phone acquistati sotto Natale, delle mimose per l'8 marzo e dei book fotografici di qualche consigliere. Per capirsi: non bastasse il già vertiginoso plafond dei politici lombardi - al minimo, fanno 9mila euro netti al mese - qualcuno è stato capace di chiedere il rimborso per una confezione di batterie da 3 euro.
Per conoscere i nomi dei nuovi indagati e le cifre contestate - che sarebbero comunque di gran lunga inferiori a quelle della maggioranza uscente - bisognerà attendere che vengano notificati gli inviti a comparire, così come già accaduto con i consiglieri di Pdl e Lega (in 62 finiti sotto inchiesta). Quello che è emerso da una prima analisi degli scontrini e delle ricevute è che i singoli consiglieri del Partito democratico hanno speso molto meno dei colleghi di centrodestra, mentre in proporzione i costi sostenuti dal gruppo del Pd (con meno rappresentanti nell'emiciclo di Palazzo Lombardia) sarebbero stati superiori a quelli del Popolo delle libertà. Una differenza legata a una diversa gestione dei rimborsi, più accentrata a sinistra. Rischia di finire pesantemente nella bufera, invece, qualche politico dell'Udc, nonostante nelle scorse settimane il capogruppo al Pirellone Gianmarco Quadrini abbia spiegato che «le risorse sono state impiegate secondo i termini di legge e pertanto attendiamo con serenità l'esito delle indagini».

Ma al di là della rilevanza penale della vicenda, era bastato dare un'occhiata all'elenco dei rimborsi per capire che più di un consigliere del centrosinistra aveva perso la misura. Dalle di decine di viaggi in taxi alle trasferte in aereo, dai 4mila euro pagati l'8 febbraio 2012 dal gruppo del Pd per gli arredi degli uffici, ai computer e i telefonini, dai 2.959,30 euro spesi in consumazioni al bar nel solo mese di marzo ai 500 euro di rimborso per un «servizio fotografico», fino ai 3.660 euro per «Non siamo tutti uguali» e i 2.607 per Tramonto celeste, alba democratica, fatiche letterarie del consigliere democratico Carlo Spreafico. O ancora le orchidee e le cene a base di Sushi dei consiglieri di Sel, o le tavolate in trattoria dei dipietristi lombardi. Tutte spese di rappresentanza?
A dicembre - quando bussò negli uffici di Pdl e Lega - la Procura promise che lo stesso trattamento sarebbe stato riservato anche al centrosinistra, e prima delle elezioni. Il segretario del Pdl Angelino Alfano sollevò qualche dubbio, con tanto di sfida provocatoria. «Sono convinto che verranno indagati anche esponenti di sinistra, ma questo avverrà dopo le elezioni politiche. Sono pronto a scommetterci un caffè». In questo caso, non gli dispiacerà pagare.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/adesso-tocca-sinistra-20-indagati-i-rimborsi-880275.html

martedì 29 gennaio 2013

Maxi-tangente Antonveneta, la Procura conferma i bonifici

Il Giornale aveva ragione: in 11 mesi 17 miliardi ad Amsterdam, Londra e Madrid. Spuntano denunce tenute nei cassetti da Bankitalia e Consob
La Procura di Siena conferma quanto scritto dal Giornale domenica scorsa: dalle casse del Monte dei Paschi di Siena, in 11 mesi, sono usciti otto bonifici per un totale di oltre 17 miliardi con destinazione Amsterdam, Madrid e Londra.

L'elenco, anticipato dal Giornale, è agli atti della procura di Siena, che per il filone Antonveneta indaga per aggiotaggio e per truffa ai danni degli azionisti. Chi doveva sapere, sapeva. A Roma.
Degli sfaceli di Mps e della follia dell'acquisizione Antonveneta sapeva il Governatore della Banca d'Italia e sapeva il Presidente della Consob, a partire dal 2008 e fino al 2011, ripetutamente sollecitati a intervenire dai preoccupatissimi azionisti della banca. Che in più esposti, finiti ora in mano agli inquirenti (il numero degli indagati è salito a 11) avevano posto l'attenzione sulle scellerate politiche dei vertici Mps e sulle risibili e vaghe spiegazioni di Mussari e del dg Vigni in più assemblee a proposito dei 10 miliardi di euro spesi per la banca del Nordest che ne valeva, stando ai revisori dei conti, al massimo due. Acquisto avvenuto senza fare uno straccio di due diligence.
Questi esposti sono finiti dritti nei fascicoli di indagine, e tra i più significativi ve ne è uno del 9 marzo 2008 col quale, in riferimento ad Antonveneta, si fa presente ai controllori romani come l'assemblea del 6 marzo dello stesso anno, approvò solo l'aumento di capitale e non l'intera operazione che «si sarebbe dovuta valutare nella sua interezza». Parlando in prima persona, ma a nome e per conto di un gruppo di azionisti, il capofila dell'esposto si rifà a quanto urlato in assemblea («Antonveneta sia la madre di tutte le disgrazie della Banca») da azionisti inferociti («Se Monte dei Paschi non avesse fatto quella “scellerata” operazione Antonveneta, oggi avrebbe i mezzi non solo per evitare gli aumenti di capitale, ma per comprare sul mercato a prezzi stracciati, come faceva il Mps di una volta, il Monte dei Paschi degli anni d'oro, guidato da persone capaci»). Gli azionisti lanciano l'sos. Notano troppe anomalie, stranezze, omissioni nell'operazione Antonveneta. Chiedono a chi di dovere, a Roma, «di esaminare la questione con la consueta approfondita imparzialità e competenza» e per far capire meglio l'antifona allegano verbali assembleari, bilanci, comunicati e denunce pubbliche. Passano le settimane, i mesi, gli anni. La Banca precipita nel rosso di bilancio, i solleciti verso Roma continuano. Inutilmente. Fra i tanti, ecco quello del 19 giugno 2011, spedito in via d'urgenza a Bankitalia e Consob: «La filosofia gestionale che ormai da tempo caratterizza il Monte, con particolare riferimento alla gestione dell'avvocato Mussari e del dottor Vigni, non è impostata a quella sana e prudente gestione che nel passato era specificità del Monte».
Seguono esempi di interventi discutibili. Si fa riferimento al Mussari che «avrebbe eluso i reali problemi gestionali della banca» e dove i vertici avrebbero giudicato ininfluente il ricorso alla due diligence (l'investigazione per stabilire l'esatto valore di un'azienda prima della sua acquisizione) da parte di un soggetto terzo». Sul punto Mussari ha riferito in assemblea che l'accounting «fu eseguito da Kpmg mentre la parte legale fu seguita dallo Studio Benessia (perquisito dalla Gdf, ndr)». Alle dure contestazioni d'aver comprato a scatola chiusa la banca del Nordest, l'uscente presidente del collegio sindacale Di Tanno buttò lì una bomba: «Il valore patrimoniale della banca era di 2,3 miliardi e fu acquistata per 9 miliardi. Non entro nel merito se il prezzo di 9 miliardi era appropriato (...). La due diligence preventiva sulla banca veneta non fu fatta» anche se i dati forniti – ricordò di Tanno - alla fine risultarono veritieri. A fronte di risposte evasive, da Siena partì l'ennesimo sos: «Con riferimento a quanto sin qui esposto, poiché vi sono aspetti inquietanti in relazione alle risposte date su Antonveneta, siamo a chiedere di svolgere gli opportuni accertamenti sanzionando eventuali aspetti anomali tenuto conto dei danni causati ai risparmiatori-soci».
http://www.ilgiornale.it/news/interni/maxi-tangente-antonveneta-procura-conferma-i-bonifici-879925.html

sabato 26 gennaio 2013











L’articolo di seguito riportato, a firma di Marcello Veneziani, è apparso sul quotidiano “Libero” il 11 Febbraio 2009. Esso non è degno di essere segnalato in quanto esempio di sano revisionismo ad opera di un giornalista antifascista, benchè etichettabile come appartenente ad una cultura di destra, quanto per il suo contenuto in gran parte inedito e sconosciuto ai più.
Quanto Veneziani rivela in questo articolo, per molti potrà apparire sorprendente ma in realtà è solo la minima parte di un insieme molto più vasto di atti concreti che il regime fascista compì in favore della comunità ebraica nazionale ed internazionale, prima, dopo e durante l’emanazione delle famigerate “Leggi razziali” del 1938.
Di tali Leggi, ancora oggi, si usa fare menzione quando si intende evocare il presunto carattere anti-semita e razzista in genere del Fascismo, accostandolo, per associazione di idee, alla persecuzione nazista nei confronti del popolo ebraico. Accostamento, questo, che riesce sempre ed anche con una certa facilità.
Peccato, però, che a voler giudicare quelle Leggi da un punto di vista storico e contestualizzato e a voler indagare seriamente sulle conseguenze reali che esse ebbero sugli ebrei italiani, ci si rende conto che gli effetti non andarono mai al di là di semplici atti e provvedimenti discriminatori e, semmai, per molto tempo costituirono un valido scudo alle persecuzioni naziste.
Ogni storico serio sa che Mussolini non fu mai razzista o antisemita e diversi atti politici, noti o occultati, ne danno continua dimostrazione.
E’ bene chiarire però che Mussolini non fu mai antisemita e non odiava gli ebrei per le stesse ragioni per le quali tutti noi oggi continuiamo a non esser tali, e sono ragioni di umanità e di giustizia, ragioni che hanno da sempre caratterizzato il Fascismo.
Tali ragioni, però, oggi come allora non ci impediscono di distinguere un dato di fatto ben chiaro e preciso: che il sionismo è ancora un nemico da abbattere, un nemico da sempre impegnato a permeare in tutto il mondo ogni centro di potere, sia esso politico che finanziario, al solo scopo di aggiudicare alla stirpe israelitica il pieno dominio sul resto dell’umanità.
Anche Mussolini ed il Fascismo furono infine costretti a prenderne atto e a regolarsi di conseguenza, non essendo inclini a porsi sotto il giogo massonico internazionale a cui avevano dichiarato guerra.

Il patto sconosciuto tra ebrei e Duce

Nel 1930, su impulso di Mussolini, il fascismo approvò il pieno riconoscimento delle comunità israelitiche. Grazie ad un giurista moderato: Nicola Consiglio
MARCELLO VENEZIANI
Sapevate che il primo riconoscimento giuridico degli ebrei in Italia, dopo secoli di semiclandestinità, avvenne con lo Stato fascista, sulla scia del Concordato?
E’ una storia che merita di essere raccontata. . Cominciamo dal Concordato. Ci volle addirittura il Duce, il fascismo e lo Stato Etico per ricucire la breccia di Porta Pia e la ferita tra la Chiesa e lo Stato italiano, l’11 febbraio del 1929.
Quando andavo a scuola, e non era sotto il regime fascista ma molto dopo, era ancora festa a scuola. La Conciliazione fu difesa pure dal leader comunista Palmiro Togliatti, che da Guardasigilli nel primo governo repubblicano difese tanto il Codice Rocco che i Patti Lateranensi tra Stato fascista e Chiesa.
Ernesto Galli della Loggia e Dino Messina sul Corriere della Sera hanno ricordato come un evento positivo quel Concordato, dove Mussolini era riuscito a realizzare quel che l’Italia liberale, da Cavour a `Giolitti, non era riuscita a fare.
Una Conciliazione che rinnegava le origini anticlericali del fascismo e del Mussolini socialista, ateo e rivoluzionario, e che gettava nella disperazione i futuristi, sognatori dello svaticanamento d’Italia; ma anche i tanti fascisti neopagani e gli idealisti che vedevano la religione come una specie di stadio infantile e popolare della filosofia. Da Evola a Spirito e Gentile, per intenderci.
Ma non voglio raccontarvi la storia che si sa, anche se magari si preferisce dimenticare. Vorrei invece dirvi di un capitolo segreto di quella storia. Accanto al vistoso concordato con la Chiesa Cattolica, lo Stato fascista realizzò anche un Concordato più nascosto: con gli ebrei.
E’ una scoperta che feci da ragazzino. Una volta mio padre mi porto a casa di un illustre vegliardo che viveva tra Roma e Bisceglie, nostro parente. Lo chiamava zio Nicola, ed era Nicola Consiglio, giurista, direttore generale degli Affari penali e anche degli Affari di culto, stretto collaboratore del ministro Rocco. Sulla parete di questa casa che sembrava imbalsamata, ferma all’Ottocento, trovai una medaglia d’oro che la Comunità israelitica aveva donato a lui nel 1930.
Chiesi notizia di quella strana decorazione e venni a sapere che gli ebrei avevano voluto manifestare la loro gratitudine a quel giurista che aveva portato a compimento il riconoscimento pieno, giuridico e morale, delle comunità israelitiche.
Fu — spiegò il vecchio don Nicola, che le governanti e i fattori chiamavano Sua Eccellenza – la Conciliazione tra Stato ed Ebrei, su impulso di Mussolini.
D’altra parte, ricordava don Nicola, che fascista non fu mai, molti erano stati i fascisti ebrei dalla Marcia su Roma in poi. In particolare ricordava Finzi (non c’é una zeta di troppo). Lo Stato pontificio del Papa re e poi lo Stato laico e liberale non avevano riconosciuto giuridicamente la comunità israelitica in Italia; toccò al fascismo rimediare a questa lacuna.
Non allineato
Nicola Consiglio era un cattolico liberale che come molti magistrati aveva conservato la sua autonomia durante il fascismo. Pur non essendo allineato, Mussolini e Rocco lo vollero a condurre le trattative con il Vaticano e poi con la Comunità degli ebrei. Già si era occupato con successo della spinosa vertenza sul santuario di Pompei dopo la morte di Bartolo Longo. Cosi fu chiamato a far parte del ristretto gruppo che doveva definire la Conciliazione.
Succeduto a Domenico Barone, Consiglio si riuniva con Rocco, con Pacelli, giurista della Chiesa e fratello del futuro papa, il cardinal Gasparri (che con Maurizio non c’entra un beato fico), e con monsignor Borgoncini Duca. Si vedevano di nascosto la sera, e la governante di don Nicola, vedendolo uscire come un ladro per incontri misteriosi, pensava a chissà quale relazione amorosa. Invece, vedeva giuristi e preti. A volte in quegli incontri c’era anche lui, il Ducione.
Grazie a Consiglio, come attestano i verbali, la durata dei Patti non fu limitata a soli 5 anni, fu sdoppiata giuridicamente la parrocchia in chiesa e patrimonio; furono letti in chiesa gli articoli del codice civile sul matrimonio. Consiglio era timido e spesso era lo stesso Mussolini che si spazientiva per la sua ritrosia a parlare, e una volta lo incoraggiò a mormorare, aggiungendo che in Italia era stata abolita la critica, ma non la mormorazione.
Un’altra volta si spazientì per la riservatezza di Consiglio che non beveva neanche un caffè e ordinò d’imperio alla sua governante Cesira una camomilla, che il timido don Nicola trangugiò doverosamente.
Ai nemici il Duce dava l’olio di ricino, ai magistrati la camomilla (consiglio per Silvio dopo la separazione delle carriere).
Quando il giorno fatale raggiunsero l’accordo, chiesero a don Nicola cosa bevesse per festeggiare. Lui chiese “acqua e zucchero” e Mussolini si associò: brindarono cosi con acqua (santa?) e zucchero al Concordato.
Gratitudine al Duce
Dopo la Conciliazione, Consiglio elaborò la legge sulle Comunità israelitiche. La commissione che se ne occupò fu salomonica: tre rappresentanti degli ebrei e tre giuristi, rappresentanti dello Stato italiano.
Scrive Renzo De Felice: “II governo fascista accetto pressoché in toto il punto di vista ebraico”. Il presidente del consorzio ebraico, Angelo Sereni, telegrafò a Mussolini “la vivissima riconoscenza degli ebrei italiani» e sulla rivista “Israel” Angelo Sacerdoti definì la nuova legge la migliore di quelle emanate in altri stati”.
Poi arrivarono l’alleanza con Hitler e le sciagurate leggi razziali. A tale proposito e da ricordare lo strano caso del giurista Gaetano Azzariti, che fu tra gli autori dei Codici e poi tra i firmatari del “Manifesto sulla razza”, divenendo presidente del Tribunale della razza. Ma nonostante questi trascorsi, fu ministro di Grazia e Giustizia del governo Badoglio, poi stretto collaboratore di Togliatti ministro della Giustizia, e infine, nominato dal capo dello Stato Giovanni Gronchi alla Corte Costituzionale, ne divento presidente, morendo in carica nel 1961.
Don Nicola si ricordava ancora, a 100 anni suonati, che Mussolini gli disse l’11 febbraio del 1929: “Lei passerà alla storia”. E lui rispose: “Sono stato semplicemente la mosca cocchiera”. Alla storia, in effetti, don Nicola non passò, ormai dimenticato; ma ottant’anni dopo non è male ricordare questo galantuomo risorgimentale, più vecchio del Duce e decisamente più antico, che cucì la pace tra Stato e Chiesa e tra l’Italia in camicia nera e gli ebrei.

http://pocobello.blogspot.com/2010/12

Il dovere della trasparenza

Lo scandalo che coinvolge il PD





La cifra astronomica di quattro miliardi di euro che il Governo Monti ha concesso per "salvare" il Monte dei Paschi di Siena, è la stessa cifra raccolta da quello stesso Governo con l'IMU

Quattro miliardi di euro sono una cifra enorme. Ad esempio e' il conto riservato agli italiani che sono stato tosati per pagare l'Imu. Si calcola che ammonti a questa cifra anche il costo delle auto blu nel nostro paese. Da qualche giorno sappiamo anche sono soldi serviti a sanare il buco del monte dei paschi di Siena, la banca amica, la banca compagna, la banca rossa. Da ieri e' diventato anche ipocrita argomento di contrapposizione tra Bersani e Monti, i due compari che si rinfacciano il salvataggio della banca.
La gara e' adesso a evitare gli schizzi di fango che alluvionano il Partito democratico, che finge di non saperne nulla; e a minimizzare con la storiella del prestito. Ma se un cittadino va al Monte a chiedere non 4 milardi ma cinquemila euro, la banca glieli da' con la stessa facilita' e comprensione con cui riceve quattrini nostri dal governo?
Mai come in questo momento rivendichiamo la nostra scelta politica. Di parte. Dalla parte del popolo, non da quella delle banche. Noi non abbiamo interessi da coltivare nel settore, diciamo,,,
Preferiamo gli interessi popolari e ci piacerebbe capire in quanti sapevano quel che stavano combinando nella banca rossa. La stessa vigilanza di Bankitalia fino a che punto e' stata efficace?
Poi, un'altra domanda, che finora pochi hanno posto. Se quello che hanno fatto a Siena fosse stato commesso da qualcuno che stava dall'altra parte della barricata politica, la magistratura sarebbe rimasta silente come e' stata finora? O sarebbero scattate le manette? Il presidente dimissionario del Monte ha destinato fior di quattrini, oltre seicentomila euro, in finanziamenti al partito democratico. C'è stata qualche cambiale di ritorno?
Il Paese ha diritto alla trasparenza. La pretendiamo per tutti gli italiani
Quattro miliardi di euro sono una cifra enorme. Ad esempio e' il conto riservato agli italiani che sono stato tosati per pagare l'Imu. Si calcola che ammonti a questa cifra anche il costo delle auto blu nel nostro paese. Da qualche giorno sappiamo anche sono soldi serviti a sanare il buco del monte dei paschi di Siena, la banca amica, la banca compagna, la banca rossa. Da ieri e' diventato anche ipocrita argomento di contrapposizione tra Bersani e Monti, i due compari che si rinfacciano il salvataggio della banca.La gara e' adesso a evitare gli schizzi di fango che alluvionano il Partito democratico, che finge di non saperne nulla; e a minimizzare con la storiella del prestito. Ma se un cittadino va al Monte a chiedere non 4 milardi ma cinquemila euro, la banca glieli da' con la stessa facilita' e comprensione con cui riceve quattrini nostri dal governo?Mai come in questo momento rivendichiamo la nostra scelta politica. Di parte. Dalla parte del popolo, non da quella delle banche. Noi non abbiamo interessi da coltivare nel settore, diciamo,,,Preferiamo gli interessi popolari e ci piacerebbe capire in quanti sapevano quel che stavano combinando nella banca rossa. La stessa vigilanza di Bankitalia fino a che punto e' stata efficace?Poi, un'altra domanda, che finora pochi hanno posto. Se quello che hanno fatto a Siena fosse stato commesso da qualcuno che stava dall'altra parte della barricata politica, la magistratura sarebbe rimasta silente come e' stata finora? O sarebbero scattate le manette? Il presidente dimissionario del Monte ha destinato fior di quattrini, oltre seicentomila euro, in finanziamenti al partito democratico. C'è stata qualche cambiale di ritorno?Il Paese ha diritto alla trasparenza. La pretendiamo per tutti gli italiani.
Francesco Storace

venerdì 25 gennaio 2013

Monti scarica Bersani: "Su Mps il Pd c'entra"

Botta e risposta tra Monti e Bersani. Il prof: "Il Pd c'entra sul caso Mps". Poi difende Bankitalia e il suo governo. ll leader Pd: "Solo ora ci trova difetti"
C’entra in questa vicenda quel grande partito che viene spesso citato, cioè il Pd, che ha sempre avuto molta influenza attraverso la Fondazione su quella banca". Mario Monti entra a gamba tesa nello scandalo di Monte dei Paschi di Siena e risponde indirettamente al segretario democratico che ieri ha rivendicato che "il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche". 
Dichiarazione, quella del leader Pd, che poco collima con quella di Massimo D'Alema: "Noi, e per noi intendo il Pd di Siena nella persona del sindaco Franco Ceccuzzi, Mussari lo abbiamo cambiato un anno fa, assieme a tutto il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi.

 
Insomma, le versioni di Bersani e di D'Alema divergono.
Così come suscita qualche perplessità la strenua difesa di Bankitalia (che all'epoca della gestione Mussari aveva Mario Draghi come governatore) operata dal premier in contrasto con lo scaricabarile del ministro dell'Economia Vittorio Grilli.
Se da un lato infatti il Prof "ha totale fiducia negli organi della Banca d’Italia, della vigilanza presso la Banca d’Italia e fiducia totale nel ministero dell’Economia", proprio il titolare dello stesso dicastero ieri ha spiegato che "la situazione di Mps non è una novità, non è un fulmine a ciel sereno. Conoscevamo le sue problematicità già da un anno. Non ho evidenza di problemi in altre banche. Sui controlli dico solo che sono di competenza di Banca d’Italia".
Insomma, lo scandalo dei derivati (con conseguenti dimissioni di Giuseppe Mussari da presidente dell'Abi) ha sollevato un gran polverone, ha messo in evidenza contraddizioni interne e ha acceso la battaglia politica, nonostante Monti cerchi sempre di morigerare le sue uscite.
Non per nulla, dopo aver puntato il dito sull'ingerenza del Pd sugli affari di Mps ha subito tenuto a precisare che "io non sono mica qui per attaccare Bersani ma per attaccare molto decisamente il fenomeno storico della commistione tra banche e politica che va ulteriormente sradicato. Poi lascio ai partiti puntare l’uno l’indice contro gli altri".
Che sia proprio il tecnico-politico  - accusato più di tutti di avere un rapporto privilegiato col sistema bancario - a lanciare invettive contro la commistione tra banche e politica stride un po'. Non per il bocconiano però, il quale ha rivendicato la sua indipendenza spiegando che "20 anni fa rifiutai la vicepresidenza della Banca commerciale italiana nell’occasione in cui le cariche di vertice per la prima volta erano state lottizzate. Ho indagato sulle commistioni da Commissario Ue e in Italia mi sono sempre molto occupato di questioni bancarie da studioso e ho sempre fatto raccomandazioni contro la commistione tra le banche e la politica".
Dunque, l'esecutivo sapeva, ma non ha colpe. E Bankitalia nemmeno. Questo in sintesi il pensiero di Monti, secondo il quale "il governo non ha la resposabilità su Mps, ha la responsabilità di assicurare che tutto il sistema funzioni e di evitare che ci siano problemi nel sistema bancario" e Bankitalia "non ha nulla da nascondere" e "sbaglia chi adombra mancanza di supervisione". Inoltre, secondo il Prof, chi ipotizza un nesso tra il gettito dell’Imu e i Monti bond a Mps sbaglia e alza "una nuvola leggermente terroristica". 
Infine, un'altra stoccata al partito di Bersani in tema di alleanze: "Dipenderà da quali politiche intenderà mettere in campo. Se sono quelle espresse, legittimamente, dalle correnti massimaliste non ci sarà proprio la possibilità di un lavoro comune". Ma alla fine il segretario democratico ha risposto alle accuse del bocconiano: "Monti trova un difetto al Pd tutti i giorni, per un anno non ne ho mai sentiti".
http://www.ilgiornale.it/news/interni/monti-scarica-bersani-su-mps-pd-centra-878757.html
 

 

CasaPound Italia: a Napoli arresti a orologeria per penalizzarci in campagna elettorale
 


  • Iannone: ''accuse assurde e misure sproporzionate ma non ci faremo intimidire''
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  • Conferenza stampa alle 15.30 in via Napoleone III a Roma, in diretta su Radio Bandiera Nera
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  • Roma, 24 gennaio - ‘’Sono arresti a orologeria quelli eseguiti questa mattina dai Carabinieri del Ros nei confronti di alcuni esponenti di CasaPound Italia: lo dimostra il tempismo con il quale un’indagine avviata quasi due anni fa ha portato all’esecuzione di una serie di provvedimenti cautelari a poche ore dall’ammissione delle liste di Cpi alle elezioni politiche’’. Lo afferma il leader di CasaPound Italia Gianluca Iannone, che, commentando l’inchiesta della procura di Napoli, annuncia la convocazione di una conferenza stampa oggi alle 15 nella sede romana di Cpi, in via Napoleone III 8.
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  • ‘’Naturalmente, per sostenere accuse di tale pesantezza, si è dovuto ricorrere all’infame stratagemma della contestazione dell’associazione a delinquere – aggiunge Iannone - Un’accusa palesemente assurda per chiunque conosca minimamente la nostra associazione, come peraltro si evince dall’esito negativo di tutte le perquisizioni effettuate oggi nei confronti di nostri militanti. Un’accusa, dunque, che sembra strumentale a giustificare l’adozione di misure chiaramente sproporzionate ma evidentemente necessarie a impedire a CasaPound Italia di affrontare la campagna elettorale con la dovuta serenità e in condizioni di parità rispetto agli altri partiti e movimenti. In ogni caso – conclude Iannone -, non ci riusciranno’’.

mercoledì 23 gennaio 2013

Monti ha usato i nostri soldi dell'Imu per salvare la banca di Bersani






Per capire quello che sta succedendo oggi bisogna fare un salto nel 2007. Quando Mps, la più antica banca italiana, compra da Santander Antoneventa a un prezzo di gran lunga superiore (10 miliardi di euro) rispetto a quello che era stato pagato (6,5 miliardi di euro) dal gruppo spagnolo solo tre mesi prima . Se è vero che Mps diventa la terza banca del Paese con oltre tre mila sportelli, è altrettanto vero che dall'acquisizione a prezzi stratosferici cominciano molti guai per l'istituto di credito senese. Sull'operazione la Procura apre un'inchiesta per capire se fu accompagnata da un giro di tangenti a politici e intermediari. Così la banca storicamente vicina alla sinistra, diventa una sorvegliata speciale sia da parte dei mercati che della magistratura. I risultati di bilancio sono pessimi e peggiorano con il passare degli anni. Mps si lancia quindi in operazioni finanziarie che si trasformano in un boomerang per i propri conti, presiti, derivati, e chiede un aumento di capitale ai propri soci nel tentativo di chiudere il buco. Ieri, mercoledì 23 gennaio, Giuseppe Mussari, presidente dell'Abi, ed ex presidente di Mps si è dimesso in seguito allo scandalo derivati conclusi nel 2009. 
I Monti-bond Lo scorso dicembre, contro il parere di Mario Draghi, il governo italiano ottiene il via libera dalla Ue per l'erogazione di 3,9 miliardi di euro di aiuti di Stato alla banca senese. La formula allunga-debito, prevede che alla scadenza del prestito o Mps rimborsa o fa entrare lo Stato nell'azionariato. Ed oggi sono proprio i Monti-bond che infiammano la polemica politica.  Sì, perché l' Imu sulla prima casa che tutti gli italiani proprietari di immobili hanno dovuto versare entro lo scorso dicembre, ammonta proprio a 4 miliardi di euro. "Le banche hanno badato troppo alla finanza e poco all'economia reale, alle famiglie e alle imprese. Monti ha coccolato le banche e dato schiaffi al ceto medio". ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano, dichiarando ai tg in via dell'Umiltà. "Noi abbiamo due richieste precise per le banche - prosegue Alfano - la prima è restituire all'economia reale, alle famiglie e alle imprese, i soldi avuti a basso tasso di interesse dalla Bce; il secondo riaprire i rubinetti del credito".
Amico dei banchieri "La vicenda che ha coinvolto il dimissionario presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, è gravissima. Ma è ancor più grave che il governo Monti abbia finanziato le casse del Monte dei Paschi di Siena con un prestito da 3,9 miliardi di euro, cifra equivalente all’Imu sulla prima casa, l’imposta con cui questo esecutivo ha tartassato gli italiani", denuncia Antonio Di Pietro. "Si tratta di soldi pubblici, presi dalle casse dello Stato e dalle tasche dei cittadini, e versati a Mps da questo governo di banchieri", aggiunge Di Pietro, "Tutta quest’operazione rappresenta l’ennesimo schiaffo alle famiglie italiane salassate da Monti con le politiche del rigore. Politiche che hanno fatto pagare il costo della crisi ai lavoratori, ai giovani, ai pensionati, ai più onesti, alle piccole e medie imprese e agli artigiani che, in questo momento, sono presi per il collo dal sistema bancario. Ci auguriamo che la magistratura faccia al più presto luce su questa torbida vicenda". "In tutta la vicenda che sta emergendo riguardo al Monte dei Paschi di Siena, si conferma che gli azionisti e i clienti, cioè i cittadini, sono sempre e semplicemente carne da macello". Lo afferma Sandro Bondi, del Pdl, che aggiunge: "Mentre le conseguenze delle scelte avventate compiute dai vertici della Banca vengono coperte dagli aiuti del governo Monti, i rubinetti dei prestiti alle imprese e alle famiglie vengono chiusi determinando un’ulteriore spinta alla recessione".Questa è la filosofia del governo Monti: difendere i ceti oligarchici contro il popolo. Proprio la funzione che nell’antica Roma era affidata alla figura del dictator: 'Adversus plebem dictator'", conclude Bondi. E a chiedere spiegazioni è anche il segretario della Lega Roberto Maroni: "Monti e Bersani subito in Parlamento per spiegare i favori a MPS e le responsabilità del PD nella disastrosa gestione della banca". "Mps, sicuramente una banca gestita nei suoi vertici da uomini della sinistra, ha un buco di 760 milioni e Monti gli ha regalato 4 miliardi di euro, più della tassa Imu. Ci spieghino perchè", ha sottolineato l'ex ministro della difesa Ignazio La Russa. Infine duro anche il commento di Francesco Storace: "Cianciano, cianciano i compagnucci.  Ma il Pd non ha nulla da dire su 4 miliardi tosati agli italiani con l'Imu e buttati al Monte dei Paschi?".

http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1167388/Monti-ha-usato-i-nostri-soldi-dell-Imu--per-salvare-la-banca-di-Bersani.html

martedì 22 gennaio 2013




Redditi e consumi ko. 'Chiuse' 100mila aziende

Nel 2012 tartassato chi è in regola col fisco



Consumi giù di 15 anni



ROMA  - Il reddito di ogni italiano nel 2012 è calato del 4,8%, perdendo in valori assoluti 879 euro. Il calcolo è di Rete Imprese Italia in un'analisi presentata oggi che prevede un ulteriore calo nel 2013, con un reddito procapite pari a 16.955 euro (erano 17.337 euro nel 2012). Per tornare a un livello simile occorre fare un balzo indietro di 27 anni, al 1986.

E consumi ancora in calo nel 2013 dopo un 2012 che ha segnato -4,4% dei consumi reali procapite. Rete Imprese Italia stima una flessione dell'1,4% per l'anno in corso, con un salto indietro di 15 anni: 15.695 euro i consumi procapite nel 2013 rispetto a 15.753 del 1998.

Sale a quota 100mila il conto delle imprese 'morte' nel 2012 rispetto al 2011. Afferma Rete Imprese Italia. Il saldo tra mortalità e natalità delle aziende artigiane e di servizi di mercato più manifatturiere e costruzioni porta la somma a 100mila aziende "scomparse".

Secondo una stima di Rete Imprese Italia la pressione fiscale effettiva salirà nel 2013 a quota 56,1%, rispetto al 46,3% della pressione fiscale apparente. Nel 2012 la pressione fiscale per i cittadini in regola con il fisco è stata - secondo lo studio - pari a 55,2%

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2013/01/22/CRISI-RETE-IMPRESE-100MILA-AZIENDE-MENO-2012_8115941.html

venerdì 18 gennaio 2013

LA FIAT TRAMITE MARCHIONNE SOCIALIZZA LE PERDITE INCAMERA I GUADAGNI E DELOCALIZZA ALL'ESTERO :
VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!

Fiat: accordo con Mazda per spider Alfa

La produzione in Giappone dal 2015






Fiat e Mazda hanno firmato l'accordo definitivo in base al quale la casa nipponica produrrà una spider a due posti per Alfa Romeo nello stabilimento di Hiroshima, in Giappone, a partire dal 2015. Lo si legge in una nota.
"Il nuovo spider Alfa Romeo - si legge nel comunicato congiunto - sarà sviluppato per il mercato globale sulla base dell'architettura dell'MX-5 di prossima generazione". In base all'accordo, "Mazda e Fiat svilupperanno due vetture a trazione posteriore e distinte nel design, quali icone chiaramente riconoscibili del proprio marchio. Ognuna delle due varianti Mazda e Alfa Romeo verrà equipaggiata con motorizzazioni specifiche per il marchio".
"Per Mazda - spiega la nota - l'accordo rappresenta un'opportunità di migliorare l'efficienza delle proprie attività di sviluppo e produzione e ridare slancio al segmento delle spider a livello globale". "A Fiat - si legge ancora - consentirà di offrire un'interpretazione moderna e tecnologicamente avanzata del classico spider Alfa Romeo in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi del marchio entro il 2016".
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2013/01/18/Fiat-accordo-Mazda-spider-Alfa_8094508.html

Tra arance e cioccolatini, la Camera ci costa 124 milioni all'anno

Tra arance, dolciumi, corsi di informatica e cerimoniali, ecco le spese dei deputati nel 2012

Oltre 124milioni di euro. Tanto ci sono costati i deputati solo nel 2012, come dimostrano i documenti pubblicati sul sito della Camera (scaricali qui: primo semestre - secondo semestre).

Per lo più si tratta di servizi, consulenze o interventi di manutenzione o restauro del palazzo seicentesco.
Ma spuntano anche voci quantomeno curiose, soprattutto per quanto riguarda il cibo. Alla voce "Ristorazione" (4,8 milioni di euro) si legge che a Montecitorio sono stati spesi circa 4mila euro per le forniture della ditta di cioccolatini Venchi, altri 5mila sono andati a Nestlè, 4mila a Baratti&Milano, 9mila a Perfetti. Insomma, circa 22mila euro se ne sono andati in dolciumi, 107mila in caffé, quasi 17mila in macelleria e oltre 8mila in arance fresche. Certo, si tratta di prodotti utilizzati per mensa dei dipendenti e bouvette e quindi "rivenduti" a deputati e entourage, ma sono cifre che fanno comunque impressione.
Spulciando il documento, inoltre, scopriamo che agli onorevoli vengono offerti anche diversi corsi di lingue straniere e informatiche perché possano essere al passo con i tempi. Una voce che ci costa ben 500mila euro all'anno. E che dire dei cerimoniali per cui sono stati spesi oltre 350mila euro? Che vanno ad aggiungersi alle spese "istituzionali", come bandiere di ogni genere (oltre 10mila euro), cancelleria (665mila euro) e apparato informatico (computer, programmi e manutenzione sono costati complessivamente quasi 7 milioni di euro.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/arance-e-cioccolatini-camera-ci-costa-124-milioni-allanno-876240.html

mercoledì 16 gennaio 2013

MINNITI, IPES: IL 65% DEGLI STRANIERI AD AFFITTO ZERO O MOROSI – OCCORRONO SOLUZIONI CHE PORTINO UNA PARTECIPAZIONE

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Il 65% dei 641 inquilini IPES di nazionalità straniera non paga alcun affitto all’Istituto. E’ quanto emerge dalla risposta ad una interrogazione del Consigliere provinciale de “La Destra” Mauro Minniti . Di questi, il 38% beneficiano di un affitto pari a zero euro ed il 27% sono morosi. “Nell’uno e nell’altro caso occorre intervenire seriamente” afferma ora lo stesso Minniti in una nuova interrogazione “poiché ritengo ingiusto che ci possano essere inquilini chiamati a non pagare l’affitto o autorizzati in qualche modo a calpestare impunemente le regole. Credo – prosegue l’esponente de LA DESTRA – che da un lato tutti debbano partecipare, come fatto culturale, anche con una minima quota all’uso e consumo di un alloggio pubblico, dall’altro che chi è moroso dopo due mesi deve essere sfrattato liberando una alloggio che certamente potrà essere immediatamente occupato, vista la domanda presente. Questo – aggiunge Minniti – è un atto di giustizia nei confronti di chi è in graduatoria ed attende con pazienza che gli venga riconosciuto un diritto. Si tratta peraltro di regole che devono valere, ovviamente, per tutti”. Nella nuova interrogazione, Minniti vuole sapere anche, quella totalità dei nuclei inquilini IPES, quanti siano i morosi e coloro che pagano in affitto zero.
http://ladestraaltoadige.wordpress.com/2013/01/15/ipes-il-65-degli-stranieri-ad-affitto-zero-o-morosi-occorrono-soluzioni-che-portino-una-partecipazione/

martedì 15 gennaio 2013

Il quoziente familiare Udc: tutti in lista i figli di papà

Poltrone sicure per gli eredi dei decani del partito. Così Casini realizza il cardine del proprio programma elettorale: mette al centro la famiglia

Gruppo di famiglia in una lista. Anzi, in più di una lista. «…La famiglia è il pilastro fondamentale della società, ma oggi è abbandonata a se stessa. Sosteniamola in concreto…». Parole, pensieri e, soprattutto, opere di Pier Ferdinando Casini, tratte dal suo programma politico e che lui, prima ancora che nomi e cognomi siano definiti e definitivi sulle schede, in vista della prossima consultazione elettorale, ha voluto prendere alla lettera e tradurre in pratica.

 

E così via libera alle candidature eccellenti, quelle di una ristretta cerchia di parenti, amici, conoscenti e figli di amici e conoscenti.
Prepariamoci dunque alla sfilata. Primo posto e podio d'onore, come già annunciato dal nostro quotidiano, per Silvia Noè, moglie di Federico, fratello minore di Pier Ferdinando, uno dei plenipotenziari dell'Udc e artefice della «salita» in politica di Mario Monti. Casini sulla cognata Silvia non avrebbe dubbi e non vorrebbe sorprese quindi intende «blindarla» come numero due alla Camera in Emilia Romagna. Democristiana di ferro, capogruppo dello scudocrociato alla Regione e titolare di un'azienda di maglieria, Silvia Noè è, da sempre, una delle migliori interpreti della filosofia «casiniana» bolognese. E da una cognata ad un genero: Fabrizio Anzolini non è solo il vicepresidente friulano dell'Udc, ma, soprattutto, è il fidanzato di Maria Carolina Casini, figlia di Pierferdy e della prima moglie Roberta Lubich.
Intervistato a In mezz'ora da Lucia Annunziata Casini ha definito Anzolini «uno dei giovani più promettenti della sua generazione. I ragazzi del mio partito lo volevano in Parlamento, ma prenderemo un posto, per cui a meno di una campagna elettorale incredibile non ce la farà». Ma all'ultima ora e fors'anche alla penultima può invece darsi che Anzolini sottragga un seggio sicuro in Friuli Venezia Giulia al deputato locale Angelo Compagnon. Ma sulla passerella ci sono ancora molti «amici» e parenti di. Per esempio Giuseppe Delfino, detto Beppe, figlio di Teresio, parlamentare con ben sette legislature alle spalle, sottosegretario sia con Massimo D'Alema, sia con Silvio Berlusconi, maggiorente del Cuneese. Trentacinque anni, assessore del comune di Busca, già commissario nazionale dei giovani dello scudocrociato e vice responsabile nazionale del tesseramento che, dalla sua, ha anche il matrimonio con la portavoce di Casini.
Dal vivaio dei giovani dello scudo crociato ecco spuntare un altro figlio doc, Gianpiero Zinzi, figlio di Domenico, ex presidente del Consiglio regionale della Campania, ex sottosegretario, nonché presidente della Provincia di Caserta. Gianpiero ha guidato i giovani centristi, e lasciando l'incarico, lo scorso dicembre, ha ricevuto l'investitura dello stesso Casini con le seguenti parole: «È un ragazzo intelligente. Se non bisogna favorire i figli dei deputati di certo non si può posticiparli se sono capaci». E, infatti, Zinzi jr, a meno di 30 anni, ha già condiviso l'incarico di commissario regionale dell'Udc con il padre-padrone del partito in Campania, Ciriaco De Mita. Ma proprio De Mita gli oppone un avversario non proprio da sottovalutare, suo nipote Giuseppe De Mita, attualmente assessore al Turismo della Regione Campania in cui, come alla Provincia di Caserta, l'Udc amministra con il Pdl, nonché vice del governatore Stefano Caldoro. E se Angelo Cera, ufficialmente perché sindaco di San Marco in Lamis nel Foggiano, non sarà candidato, Casini avrebbe già opzionato il figlio Napoleone Cera, per sostituirlo e confermare la storica tradizione democristiana locale.
E poi ? Poi c'è Michele Trematerra, figlio di Gino (due volte senatore, poi europarlamentare, sindaco di Acri e segretario dell'Udc calabrese), eletto dal 2010 alla Regione Calabria, ora occupa una poltrona da assessore nella giunta del pidiellino Giuseppe Scopelliti. Con un aiutino di Pierferdy il posto da capolista alla Camera non è poi così lontano. E ancora Aldo Forte, assessore alle Politiche sociali. Uomo Udc, nativo di Formia, è il figlio di Forte il sindaco, che si chiama Michele. Insomma nelle liste scritte da Casini c'è, un po' come il prezzemolo, «q.b.», quanto basta per far irritare molti autorevoli esponenti di via dei due Macelli tra cui non ultimo il segretario Lorenzo Cesa che sarebbe stato protagonista di una furiosa litigata con Pierferdy. Le scelte familistiche fatte dal leader, per le candidature, avrebbero lasciato lui e molti altri, decisamente amareggiati. Come dar loro torto?
http://www.ilgiornale.it/news/interni/quoziente-familiare-udc-tutti-lista-i-figli-pap-caso-regola-874982.html

domenica 13 gennaio 2013

Monti e "l'alleanza di Giuda"
con Fini e Casini per tradire l'Italia

Puntano a indebolire l'alternativa alla sinistra e alle tasse






Dovremo essere capaci di provocare indignazione nei cittadini. Non serve la rassegnazione di fronte al “politicantume” che resta a galla. Ma occorre distruggere col voto democratico la palude rappresentata da una vecchia partitocrazia che tenta impunemente di riaffacciarsi in Parlamento.Scorrere i simboli è istruttivo e ancor di più sarà leggere i nomi delle liste che saranno depositate nel prossimo weekend. Ma sapere che ritroveremo per l'ennesima volta l'Udc e per l'ultima FLI fa accapponare la pelle. Hanno davvero la faccia tosta Casini e Fini. Il lettore non sbadigli se ne parlo, perchè questi due mestieranti rischiano di favorire la vittoria di Bersani e Vendola spalleggiando la velleitaria operazione firmata Mario Monti. Risultato: arriveranno grazie a loro altri ignobili balzelli.Casini e Fini - che cito in ordine alfabetico ed elettorale - rappresentano l'ostacolo oggettivo alla vittoria del centrodestra. La sinistra non è maggioritaria nel nostro Paese; vince solo se l'alternativa è divisa. Ma Monti non ha permesso la riunificazione di chi non è di sinistra in questo Paese, con la sua smodata ambizione personale e la sua insospettabile cultura del tradimento. Ha tradito chi lo ha nominato senatore a vita (e questo è un problema del Colle); ha tradito i partiti più grandi che lo hanno sostenuto (facendo male al popolo italiano); ha tradito i cittadini infliggendo loro una gragnuola di tasse che non è servita a ridurre il debito pubblico, che anzi è aumentato di dieci miliardi di euro al mese.Ma sono proprio Casini e Fini ad averlo incoraggiato a mettere su “l'alleanza di Giuda”, quella dei traditori. Oddio, definire traditore Pierfurby è complicato; è più un saltafossi, la liana di Tarzan è la sua vettura preferita. Passa con assoluta nonchalance da un'alleanza all'altra; rifiuta con orrore il valore della coerenza.Poi c'è Fini. Da lassù Iscariota racconta a chi gli sta accanto che non ha seminato invano. L'ex leader del MSI, l'ex leader di An, l'ex coleader del Pdl, il fra poco ex leader di FLI è l'emblema del tradimento. Si è fatto odiare da intere generazioni che ha ingannato col suo trasformismo. Sta utilizzando al meglio il sistema elettorale per evitare ostacoli al proprio ritorno in quel Parlamento dove abita da trent'anni.  L'Italia merita davvero di essere rappresentata meglio. Lo spiegheremo in tutta la campagna elettorale. Il tradimento sia espulso dai comportamenti della classe politica: solo così potrá cominciare la Terza Repubblica.Non daremo loro tregua. E servirà anche all'altermativa alla sinistra. Se ci lasciano lavorare in pace e riusciamo a tenere sotto il dieci per cento la coalizione centrista, Fini sparisce per sempre dalla politica. Vale la pena di provarci.Cosi, nella prossima vita ci penserá bene prima di tradire. Il popolo non perdona. Basta che se ne accorga.

Francesco Storace

giovedì 10 gennaio 2013

TARES: A GENNAIO NELLE NOSTRE CASE di Piero Puschiavo
 
 
 
Con la fine dell'anno arriverà la Tares che sostituirà la Tarsu o la Tia e che comporterà una maggiorazione di oltre il 33% nell’imposta per lo smaltimento dei rifiuti. Entrerà in vigore dal primo gennaio 2013 ma alla prima rata, ad aprile, ne seguiranno altre tre e spetterà ai Comuni deciderne le aliquote fissate da una punta massima di 40 centesimi al metro quadro. La Tares dovrà consentire ai Comuni di pagare anche l'illuminazione e la manutenzione delle strade, la Polizia locale e il verde pubblico.  Considerando che i tempi per emanare il regolamento previsto dalla legge Salva Italia (sic!) del 22 dicembre 2011 n. 214, sono stretti, è prevedibile che l’introduzione della TARES avverrà sulla base del  classico “metodo normalizzato” penalizzando quindi le famiglie più numerose.
Mentre all’estero le discariche sono oramai un ricordo in Italia si continua a crearne di nuove con tutto il disagio al seguito. Probabilmente ci si dimentica che gli impianti di smaltimento del Rifiuto Solido Urbano (rifiuto secco) attraverso la separazione del materiale, non hanno costi enormi ed oltre a creare qualche posto di lavoro sono i più efficienti nel riciclaggio delle materie. Purtroppo però si afferma che al centro sud sono le associazioni mafiose ad avere il controllo sui rifiuti quindi se i Magistrati antimafia si candidano al Palamento significa che lo Stato “fantoccio” subisce e la sua Difesa pulisce. Infatti, in molti casi, sono proprio i militari a fare gli spazzini e a pulire le strade dalla spazzatura anziché dalla criminalità.

martedì 8 gennaio 2013

Disoccupazione giovanile, è record Un ragazzo su tre è senza lavoro mai così male dal 1992

Crisi, economia in recessione, e pressione fiscale alle stelle non aiutano le aziende che non assumono. E così i ragazzi restano senza un'occupazione. Per l'Istat è allarme rosso










Un dato impietoso. I giovani tra i 15 e i 24 anni non riescono a trovare un lavoro. E la politica del governo Monti non li ha aiutati
Tempi duri per i giovani. La disoccupazione per loro è a livelli record. Un brutto primato quello della disoccupazione giovanile che apre male il 2013. l tasso di disoccupati tra i 15 e i 24 anni, secondo l'istat, a novembre è pari al 37,1%, si tratta del record assoluto, ai massimi livelli dal 1992. A novembre il tasso di disoccupazione giovanile segna un più 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e un più 5,0 punti nel confronto tendenziale. Invece il tasso di disoccupazione a novembre resta stabile all'11,1%, lo stesso livello di ottobre e quindi ancora ai massimi da gennaio 2004. A novembre 2012 sono 641 mila i ragazzi che cercano un'occupazione e rappresentano il 10,6% della popolazione nella stessa fascia d'età. In Italia la situazione è grave. Il Paese ha circa 2,9 milioni di disoccuopati. Troppi. Il governo Monti non ha fatto nulla per rilanciare lo sviluppo e incentivare l'occupazione. Sono ormai tanti gli uomini che restano a casa. Infatti il tasso d'occupazione maschile a novembre scende al 66,3%, si tratta del livello più basso dal 1992. 

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1156360/Disoccupazione-giovanile--e-record--Un-ragazzo-su-tre-e-senza-lavoro--mai-cosi-male-dal-1992.html

lunedì 7 gennaio 2013

PER NON DIMENTICARE




Il 7 gennaio del 1978 alle ore 18:30 a Roma, tre militanti usciti dalla sezione del MSI in via Acca Larenzia per un volantinaggio, furono crivellati di colpi da un gruppo di 5-6 persone. Francesco Bigonzetti muore sul colp...o, Francesco Ciavatta ferito, fugge verso una scalinata vicino la sezione ma viene raggiunto e freddato. Si salva Vincenzo Segneri che nonostante la ferita al braccio riesce a raggiungere la sezione.  Intervennero i carabinieri per sedare gli scontri, quando il capitano dell’ Arma Edoardo Sivori sparando ad altezza uomo uccise il militante Stefano Recchioni della sezione di Colle Oppio. La strage alcuni giorni dopo fu rivendicata dai Nuclei Armati di Contropotere
territoriale.
CAMERATI FRANCESCO BIGONZETTI,FRANCESCO CIAVATTA,STEFANO RECCHIONI

PRESENTE
PRESENTE
PRESENTE

ONORE PER TUTTI I CAMERATI CADUTI

domenica 6 gennaio 2013

 


CONOSCERE IL PASSATO PER VIVERE IL FUTURO !
 
 
 
 
 


6 gennaio 1928 - Il Capo del Governo italiano Mussolini - sempre molto attento ai bisogni delle famiglie povere e disagiate - e il Segretario del P.N.F Augusto Turati, istituiscono la “Befana Fascista".
In preparazione di tale festa, nel settembre del 1927 Mussolini invia ufficialmente una Nota a tutte le Federazioni del Partito tesa a sensibilizzar...
e tutti gli industriali, gli agricoltori e commercianti nel prodigarsi in pacchi e doni di vario genere in occasione della prossima istituenda festa solidaristica, scrupolosamente preparata e stupendamente gestita dalle sensibilissime Organizzazioni femminili fasciste.
E’ a tutti ben noto come gli inviti e le raccomandazioni del ‘Duce’ fossero sinceramente e prontamente accolti dal laborioso e nobile Popolo italiano; infatti, la ‘festa della befana fascista’ ebbe un successo strepitoso, superiore ad ogni aspettativa: oltre 400.000 pacchi-dono vennero distribuiti (alcuni, a Roma, direttamente dal Mussolini) il 6 gennaio del 1928.
Fu, poi, sempre un continuo crescendo di adesioni alla solidarietà:
* nel 1929: 600.000 , in piena crisi…;
* nel 1930: 750.000;
* nel 1931: poco meno di 900.000;
* nel 1932: più di 1.200.000 pacchi-dono,
* fino a giungere ad oltre 2.400.000 nel 1939 (!), pur se le condizioni economiche di tutte le famiglie italiane erano, dal 1923, di gran lunga migliorate sotto ogni profilo !
Poi, purtroppo, la guerra …..
 
TRATTO DAL CAMERATA M.G.B.

sabato 5 gennaio 2013

STRANA QUELLA DITTATURA RIMPIANTA IN DEMOCRAZIA E STRANA QUELLA DEMOCRAZIA DOVE QUELLA DITTATURA E' RIMPIANTA





culto Mussolini tra giovani italiani

The Guardian: ''duce e' icona sempreverde''





ANSA) - LONDRA, 1 GEN - Sessantotto anni dopo Piazzale Loreto ''Mussolini ha silenziosamente trovato il suo posto come icona per molti italiani''. Lo osserva il Guardian, in una corrispondenza da Roma, che sottolinea come l'immagine del duce, figura sempre coltivata in gruppi ristretti, sia diventata quasi una icona 'mainstream', adottata anche da un crescente numero di giovani
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2013/01/01/culto-Mussolini-giovani-italiani_8016790.html

giovedì 3 gennaio 2013

Come Monti ha ammazzato l’Italia, anziché salvarla come avrebbe potuto


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Sul dizionario di italiano alla voce sacrificio, tra le varie definizioni si può leggere anche questa:  ”Rinuncia, privazione per assecondare una  politica di austerità necessaria a risanare l’economia”. Ok, ma che cos’è l’economia? Questa è una parola composta da due parole che derivano dal greco : “oikos” (casa) e “nomos” ’(legge) ed altro non è che la scienza che studia la gestione di risorse quando sono scarse (se non sono scarse son capaci tutti a gestire un Paese, un’azienda od una famiglia) per soddisfare i bisogni individuali e collettivi di una società organizzata, contenendo al minimo la spesa per produrre i beni ed i servizi necessari al raggiungimento degli obbiettivi posti, improntati a principi di equità e giustizia, cioè senza privilegi per nessuno o prevaricazioni da parte di alcuno. Come dice l’etimologia della parola, si tratta in ultima analisi di promuovere e gestire il benessere di una comunità con il giudizio del buon padre di famiglia, un’attitudine riconosciuta anche dal Diritto, che cerca di assicurare a tutti i componenti della propria comunità il meglio possibile in relazione ad un tenore di vita congruo con i mezzi disponibili.
I principali soggetti economici sono le famiglie, le imprese e lo Stato e l’interazione tra questi tre soggetti determina i fenomeni economici. Che significa, allora, essere chiamati a fare dei sacrifici  per procedere a “Risanare l’economia” italiana? Significa che tutti accettano di rinunciare a qualcosa, od anche a molto, per metter in condizione i responsabili del governo della nazione di rastrellare quelle risorse da dirottare su iniziative virtuose e produttive per far sì che i parametri ”fondamentali dell’economia”, cioè gli indicatori caratterizzanti il corretto andamento delle attività promosse ed attuate per soddisfare bisogni primari e non degli individui e della collettività, rientrino entro prefissate finestre di tolleranza, assumendo quei valori che esperienze storicamente accumulate fanno ritenere capaci, quando raggiunti, di creare, mantenere od a ulteriormente promuovere uno sviluppo sano ed armonico dell’intera società. con il coinvolgimento di tutti i suoi componenti. Facciamo un esempio banale. Per mantenere i livelli occupazionali in un paese già industrializzato l’esperienza insegna che occorre che il Pil cresca mediamente in ragione del 2% l’anno almeno; se cresce del 3% la disoccupazione diminuisce sino a raggiungere livelli fisiologici. Se il Pil diminuisce del 3 % come è successo con Monti nonostante che l’export continui a tirare, perchè ha fatto crollare i consumi interni, ecco che la disoccupazione passa dall’8,3 al 12 %. Un fatto del tutto normale, annunciato dal deterioramento generalizzato di tutti i fondamentali dell’economia italiana dal Pil ai consumi, dalla produzione industriale all’indebitamento, tutti fattori di cui Monti non s’è preoccupato neanche un po’ per dedicarsi all’inutile inseguimento allo spread che non dipende nè da lui, nè da noi. Per cui tutto previsto con matematica certezza e nessuna sorpresa. Lo avevamo detto e scritto: se la politica era quella, i risultati non potevano essere che questi. Ciò premesso, secondo voi, dopo che ci ha chiesto pesanti sacrifici ed addirittura di rifarci a modelli più spartani di stile di vita, poi Monti ha fatto qualcosa per risanare l’economia e rilanciare lo sviluppo socio-economico del Paese? Ed i sacrifici imposti sono serviti o serviranno a qualcosa? Le risposte stanno nei numeri che parlano da soli. L’unico fattore positivo nel bilancio del governo Monti è, forse, un disavanzo primario positivo “strutturale” del 3-4 % nel 2013, ammesso che lo si raggiunga, il che è tutto ancora da verificare. Quando Monti racconta che ha fatto crollare lo spread, dice una cosa inutile, oltre che falsa, perché lo spread è diminuito per tutti, non solo per noi, prima per merito di Draghi che ha annunciato l’irreversibilità dell’euro moneta unica, come se la Bce fosse una banca centrale lender of last resort, poi dai repubblicani d’America che hanno tolto le castagne dal fuoco ad Obama sul fiscal cliff. Quando Monti dice che ha salvato l’Italia intende dire che adesso i conti dello Stato sono in ordine e che dal prossimo esercizio si registrerà addirittura un avanzo primario. Sì, vero, forse, ma a che prezzo? Un disavanzo primario positivo significa che nella fase attuale lo Stato sta spendendo meno di quello che incassa; primario significa che non si considerano gli interessi passivi sul debito, strutturale significa che questa positività è oggettiva e resa permanente, cioè fissata dai meccanismi di spesa e di gettito, e non è quindi occasionale o congiunturale. Sul piano pratico questo dovrebbe comportare un duplice beneficio: inchiodare una volta per tutte il tetto del debito ed invertirne la tendenza alla crescita cominciando anzi a farlo diminuire utilizzando l’avanzo di cassa. Prima che questo fatto susciti facili entusiasmi chiariamo subito che questo presunto avanzo primario strutturale è comunque destinato ad annegare nel mare di interessi che l’Italia è chiamata a pagare sul debito già contratto negli anni passati. Si tratta ogni anno di ripagare 450 miliardi di euro di Btp di varia natura che vanno a scadenza, cui si fa fronte emettendone di nuovi con le cosiddette aste, ai quali da quest’anno, se qualcuno non provvederà a rinegoziare il fiscal compact con la Ue, cioè con la Merkel, se ne aggiungeranno altri 45, portando il totale annuale a sfiorare i 500 miliardi, cioè l’ammontare dell’intero debito pubblico per il quale la Grecia è stata messa in croce.
Posto che per ricondurre il debito che ci strangola entro i parametri di Maastricht, cioè al di sotto del 60 % del Pil, occorrono risorse, soldi fruscianti e non chiacchiere, per raggiungere l’obbiettivo sul disavanzo di bilancio Monti poteva fare due cose tra loro non necessariamente alternative: aumentare il gettito fiscale, cioè imporre più tasse e/o alzare le aliquote di quelle esistenti; rimodulare la spesa pubblica sulle necessità contingenti in modo da privilegiare spese produttive a scapito di sprechi, privilegi e spese inutili. Queste due strategie di intervento non sono tra loro indipendenti, ma anzi spesso risultano intimamente connesse. L’aumento del gettito dello Stato ricorrendo solo alle tasse può essere una misura di immediata efficacia per coprire dei buchi di bilancio in situazioni normali, ma diviene demenziale e delittuosa quando la si impone ad un Paese in profonda crisi economico-sociale. La pressione fiscale ha prodotto l’impoverimento delle famiglie che si sono viste gravare mediamente tra i 1200 ed i 2000 € i già magri bilanci per tasse, imposte, balzelli, rincari di tariffe, servizi e tagli lineari di varia natura.
Per il 2013 sono annunciate altre stangate che si prevede costeranno almeno 1500 € a famiglia, che vanno ad aggiungersi a quelle già subite nel 2012. Come conseguenza, sono crollati i consumi, per pagare le tasse si è fatto ricorso ai risparmi, la tredicesima è stata assorbita dall’Imu, una tassa odiosa sulla prima casa, devastante e controproducente sull’edilizia in genere, tanto da far dimezzare in un anno le compravendite e ridurre il valore del patrimonio immobiliare nazionale del 20 % almeno. Per effetto domino, le imprese che non traggono dai mercati esteri il loro fatturato sono andate in crisi, molte hanno chiuso, molte altre hanno trovato riparo all’estero delocalizzando le attività produttive e portando con sé gli impianti ed il lavoro. Sono andate in crisi persino imprese in attivo, però risultate in rosso perché lo Stato non le paga mentre nulla concede sulla puntualità di pagamento delle loro cartelle esattoriali. Per questo adesso abbiamo un milione di disoccupati in più rispetto ad un anno fa. Monti pensava che rastrellando tasse avrebbe risanato le finanze. E non si è reso conto che un’impresa soffocata dalle tasse chiude e smette di pagare Iva, Irap,  Irpeg e contributi Inps, che un nuovo disoccupato, oltre che un emarginato con gravi problemi esistenziali perché non può in nessun modo programmare il proprio futuro, è anche uno che non paga tasse, non versa contributi, non contribuisce al mantenimento di un welfare dignitoso, non partecipa alla creazione della ricchezza nazionale, ma grava sul sistema di ammortizzatori sociali contribuendo suo malgrado a creare una nuova categoria di individui che sopravvivono, ma che non studiano e non lavorano, rassegnandosi a spendere inutilmente la loro vita senza far niente, quando va bene. A parte il dramma umano che vivono, spesso sottovalutato, i disoccupati che trovano lavoro diventano importanti risorse per la società, ed era questa dell’occupazione la priorità da perseguire, non lo spread che dipende dall’euro e nulla o poco da quello che si fa a Palazzo Chigi. In un momento come questo Monti avrebbe potuto sanare i conti facendo lievitare il gettito fiscale tramite un rilancio dei consumi e della produzione, piuttosto che con l’aumento delle aliquote e nuove tasse. Mentre metteva imposte sempre più penalizzanti, Monti avrebbe dovuto preoccuparsi per lo meno di mettere le famiglie al riparo dalla recessione introducendo il fiscal splitting, in modo che l’imponibile ai fini Irpef risultasse commisurato al reddito pro-capite della famiglia grazie ad opportuni coefficienti per i membri senza reddito, come figli studenti o disoccupati ed anziani a carico. Può essere misura equa quella di far pagare la stessa Irpef, a parità di reddito lordo, ad un padre di famiglia con 4 persone a carico e ad un single? Poi avrebbe dovuto cominciare a spostare gradualmente le tasse “dalle persone alle cose” in modo che chi consuma di più sia anche chiamato a contribuire di più alla spesa pubblica. Poi avrebbe potuto fare tantissime altre cose, risultate tutte promesse puntualmente disattese. Aveva promesso di creare una società il cui capitale fosse costituito da immobili demaniali di grande valore economico, sino a 300-350 miliardi. La vendita di quote della società avrebbe messo al riparo da speculazioni favorite dalla necessità di vendita diretta degli immobili ed avrebbe altresì consentito di procedere a realizzi immediati tramite l’emissione di obbligazioni per abbattere il debito pubblico. Non se ne è fatto nulla e giù tasse. Si doveva creare un clima favorevole ad attrarre gli investitori nazionali ed esteri attraverso tre riforme: quella della giustizia per accelerare l’iter ed i tempi di risoluzione dei contenziosi del lavoro; poi lo snellimento delle pratiche burocratiche con la costituzione di sportelli unici dove gli imprenditori possano rivolgersi per ottenere tutte le licenze e le necessarie autorizzazioni rapidamente ed in un colpo solo, ma anche qui non s’è fatto niente. Si doveva rendere più flessibile il mondo del lavoro e diminuirne i costi, invece sappiamo bene come è andata dopo che la riforma è stata sottoposta al placet della Cgil. Il precariato s’è incancrenito ed adesso riguarda addirittura l’80 % dei nuovi contratti di lavoro, mentre prima era del 60 %, l’Irap non è stata eliminata, il cuneo fiscale non è stato ridotto, ed anzi i costi del lavoro sono aumentati visto che saranno le imprese a doversi far carico dei nuovi ammortizzatori sociali e che la corruzione dilaga come mai prima di adesso. Chi è quel pazzo che in queste condizioni si azzarderebbe ad investire in Italia, dove caos ed incertezza del diritto regnano sovrani e chiunque da un pm ad un funzionario dell’agenzia ambientale locale, dall’Asl ad un sindaco possono intervenire a far chiudere un colosso della siderurgia mondiale come l’Ilva? E sono tante le opportunità che ci saremmo aspettati che un celebrato prof, un bocconiano, dall’alto della sua alta e riconosciuta esperienza avrebbe saputo cogliere. Invece di dare miliardi a centinaia alla Ue per ricapitalizzare le banche tedesche e francesi infettate da derivati e titoli fasulli, le quali se avessero maturato delle plusvalenze non sarebbero certo venute a cercarci per dividerle con noi, avrebbe potuto battere i pugni sul tavolo per trasformare la Bce nella banca centrale europea, per far sputare alla Merkel eurobonds e project bonds creando uno strumento operativo, una sorta di cassa di compensazione, dove far confluire tutti i debiti sovrani in eccesso del 60 % del Pil, garantiti da eurobonds e quindi con rendimenti da tripla A, cioè quasi gratis. E se Monti avesse voluto fare qualcosa per sradicare lo spread, non solo in Italia, il che non sarebbe possibile, ma in tutta Europa, avrebbe dovuto invocare la riforma del sistema bancario per creare banche di credito e commerciali, e banche d’affari, in modo che le conseguenze dei giochetti di finanza creativa delle seconde possano coinvolgere solo i propri azionisti-speculatori, non i piccoli risparmiatori che nel loro complesso svolgono il ruolo essenziale di sostegno ai consumi ed al sistema produttivo. Il nostro ineffabile premier, che quando sta zitto sembra un personaggio da museo egizio e quando parla un voice synthesizer, non ha neanche pensato, lui tecnico illuminato, di trasformare in una opportunità il dramma della disoccupazione. Quando, se non in un momento come questo, può risultare più semplice ed agevole chiudere settori improduttivi, si pensi al Sulcis ed all’Alcoa, e dirottare le relative risorse umane verso le nuove professioni, le nuove attività? C’è un territorio da rimettere in ordine, investiamoci sopra. L’ultima alluvione di Genova c’è costata 2 miliardi di danni, 8 vite umane, di cui 6 bambini, e quando cadono due gocce d’acqua i genovesi si terrorizzano perché nulla è stato fatto per risolvere la situazione. Sapete quanto sarebbe costato il canale parallelo di scolo del Fereggiano che avrebbe evitato tutti quei danni, le vittime ed avrebbe risolto il problema una volta per tutte? 200 milioni, un decimo del valore dei danni contati post-alluvione. E lo stesso si può affermare a proposito dei disastri naturali che sempre più di frequente colpiscono il nostro tormentato ed indifeso territorio. Moltiplicate per tutti i posti dove questo succede, dalle Cinque Terre alle Marche, dal Veneto alla Sicilia, ecco che costerebbe molto meno intervenire prima, che rimediare dopo. Senza dire dei posti di lavoro diretti che si potrebbero creare nel settore, l’indotto che si verrebbe a promuovere, la possibilità per i più giovani, futuri imprenditori di domani, di fare esperienza ed impratichirsi in qualche attività. Siamo pieni di volenterosi disoccupati, di No Global, Black Bloc, No Tav, “centristi sociali”, ambientalisti fegato-spappolati: offriamogli una opportunità, diamogli gli strumenti per formare delle piccole cooperative ed investiamo su di loro per riassettare, rimboschire, preservare tutto il territorio nazionale. Questo è giusto un esempio. C’è un paese da ammodernare, da digitalizzare, da rendere più efficiente: chi meglio dei giovani nati e cresciuti nell’era della rete potrebbe assolvere al meglio questo compito? Ma dalle parti di Piazza Colonna nessun fremito, nessun mormorio, nessun segno di vita: solo tasse. Se si fosse impegnato sulla via dello sviluppo, ora staremmo tutti meglio, avremmo delle prospettive e forse saremmo riusciti ad abbassare il debito, perché con l’aumento della ricchezza sarebbe comunque aumentato il gettito fiscale senza dover ricorrere ad un regime impositivo forsennato. Persino la vituperata (da Monti) Grecia, alla quale il prof  ancora qualche mese fa mandava disinteressati consigli per spiegagli cosa fare, è riuscita a mettere in piedi un buyback da 30 miliardi del debito sovrano, che rappresenta un meno 6 % del totale. Per fare qualcosa del genere, Monti avrebbe dovuto far abbassare il nostro debito di 120 miliardi. Invece, imponendo solo tasse e balzelli senza nessun altra valida idea in testa, ci ha buttati in una recessione che pare non abbia fine, oltretutto facendo crescere il debito di una ottantina di miliardi, sino a fargli superare la soglia “psicologica” dei 2000 miliardi. Insomma ha fallito su tutto il fronte.
Noi crediamo che il prof sia un liberista sincero ed un convinto democratico e che si sia prestato a svolgere il ruolo di “utile idiota” della sinistra, al contrario di Prodi, senza rendersene conto, spinto dall’ambizione e dal convincimento di essere tecnicamente il solo capace di trarre al sicuro il Paese. Per approdare a Palazzo Chigi si è anche prestato a stucchevoli pantomime facendo da spalla nelle scenaggiate di Napolitano sull’imbroglio dello spread e sul vuoto di cassa che avrebbe impedito il pagamento di stipendi e pensioni. Due interessate fandonie come lo stesso Monti ha poi ammesso. E questo non glielo possiamo perdonare. Come il fatto che quando si è accorto che la melmosa ed eterogenea maggioranza che lo sosteneva di fatto gli impediva di varare le riforme incisive che avrebbe voluto, ecco allora lì ha sbagliato a non denunciare la situazione ed a prestarsi ad essere funzionale ad una sinistra che ha letteralmente plagiato più che condizionato l’azione del suo governo. Anche se manca la controprova, noi condividiamo l’opinione di Berlusconi che con una costruttiva maggioranza di centro-destra il prof avrebbe dato qualcosa di meglio di quanto abbia prodotto con una maggioranza fatta di veti incrociati che lo ha costretto a legiferare a colpi di fiducia. Però, a stringere, quello che rimane di questa breve stagione politica è l’assoluta mancanza di idee originali, di creatività, della capacità di leggere le situazioni e di interpretare la realtà. Di Monti ci rimarrà impresso il madornale, imperdonabile, assolutamente incredibile per uno come lui, errore strategico di aver puntato tutto sul deficit di bilancio e la recessione, anziché sulla crescita. Ha salassato un Paese che stava conoscendo delle difficoltà, portandolo sull’orlo del baratro per poi finire col gettarcelo dentro con una politica irresponsabile, pressapochista, maldestra e superficiale. Per creare risorse occorre lavorare, non smettere di lavorare destinando gli investimenti alle spese inutili. Se il tuo business è quello del commercio delle uova non è saggio ammazzare la gallina per mangiare solo una volta. E dopo? Se avesse venduto le uova, con qualche sacrificio, col ricavato si sarebbe arrivati a comprare un’altra gallina e quella ce la saremmo potuta mangiare tutti insieme senza lacerare il nostro tessuto sociale e distruggere il nostro raffinato e geniale sistema produttivo. Siamo anche convinti che se si abbandonerà ad un intimo esame di coscienza, il prof sarà il primo a comprendere che a questo punto è assolutamente improponibile un Monti-bis, il cui obiettivo sarebbe solo quello di assicurare delle poltronissime di prima fila a tre personaggi osceni ed improponibili della politica: lui, Casini e Fini.
Per quello che sono stati chiamati a dare gli italiani in termini di sofferenze e sacrifici, tutti rivelatisi inutili e gratuiti, crediamo che adesso meritino qualcosa di più di un Monti-bis. Giusto prof?
di Rosengarten © 2013 Qelsi