martedì 30 ottobre 2012

Regione già senza maggioranza. Per Crocetta c'è aria di inciucio

Crocetta vince con il 30% di voti: "Non mi alleo con nessuno". La metà degli elettori diserta le urne. M5S primo partito. Fli-Idv-Sel fuori. LO SPECIALE Fitch declassa la Regione

Era la soluzione meno attesa. Era, probabilmente, la più logica. Perché nella Sicilia del «tutto cambi perché nulla cambi» di gattopardiana memoria, che alla fine la spuntasse Rosario Crocetta, sostenuto dalla parte del Pd che ha appoggiato il governo di Raffaele Lombardo e dall'Udc che col Pd ha sostenuto in parte lo stesso esecutivo del ribaltone, era, diciamolo, più che prevedibile.

A dispetto dei sondaggi, che assicuravano che ci sarebbe stato un testa a testa tra Crocetta e il candidato Pdl Nello Musumeci.

A dispetto di altri sondaggi, che addirittura davano per vittorioso l'ignoto candidato di Beppe Grillo, Giancarlo Cancelleri. E invece no, ha vinto il passato rivestito di nuovo e diventato futuro, anzi «futuro rivoluzionario», come dice il neo governatore. E ha vinto facile, Crocetta, su Musumeci: cinque punti abbondanti di scarto a spoglio quasi completato, 30,9% contro 25,2%; terzo il grillino con un più che ottimo 18.
Cambiare tutto per non cambiare nulla. Sono maestri i siciliani, a volte, in quest'arte. E anche questa volta non si sono smentiti. L'aria di vittoria, però, si sente sin dal mattino, nella sede palermitana del comitato elettorale tappezzata di immagini antimafia di Crocetta. Una sede che meriterebbe il brevetto di vittoria sicura: qui, a maggio, era il comitato elettorale di Leoluca Orlando, al ballottaggio poi incoronato sindaco; nello stesso posto, via Mazzini angolo con via Libertà, cuore della Palermo bene, si è piazzato il comitato elettorale di Crocetta. E anche lui ha fatto bingo, senza patemi. Già intorno a mezzogiorno i primi boati: più sezioni si spogliano, più si consolida una forbice difficilissima da colmare, sei punti, dal candidato Pdl.
Alle 13, mentre il neo governatore è ancora lontano, a Palermo già si festeggia. Arriva l'ex presidente dell'Antimafia Beppe Lumia, uno degli artefici dell'inciucio con Lombardo nel governo scorso. Arrivano, alla spicciolata, gli altri big, rispunta persino Sergio D'Antoni. È la rivincita per il partito di Bersani. La rivincita per una serie di scelte sbagliate pagate care nelle urne, l'ultima proprio a Palermo, le scorse elezioni. La vittoria è sperata ma non attesa. E infatti al comitato è caos, disorganizzazione. Caos che diventa delirio quando alle 16 e 40, arriva il vincitore. Il popolo di Crocetta accoglie il suo re in strada. E lui, da re, incede bloccando la strada, rispondendo ai cronisti e ripetendo come un mantra: «Non ho la maggioranza? Il problema è vostro, non mio. Io non sono uomo da inciuci, non faccio alleanze con nessuno, presenterò progetti. Se non passeranno richiamerò i siciliani alle urne, e questa volta mi daranno il 60%». C'è aria di festa, qualcuno gli ricorda il voto di castità: «Sarò casto per forza, ormai sono vecchio, non mi vuole più nessuno». Dedica alla mamma, e smentita di avere avuto voti dal gruppo Miccichè-Lombardo: «Non credo proprio». Ironico con chi gli ricorda il patto della Croc-chè, dalla crasi dei cognomi suo e di Miccichè: «Non posso mangiarle (in siciliano crocchè sono le croquetes di patate), mi fanno male». E poi, spazientito: «Io sono in discontinuità con tutti i governi siciliani che mi hanno preceduto, Lombardo compreso. Con me si cambia musica». E saranno lacrime e sangue, visto che vuol far fuori qualche dirigente superpagato.
Al comitato di via Mazzini è festa. Si va di ovazione in ovazione, anche col rischio di farsi male, come succede a un neo deputato lanciato in aria che dà una capocciata sul tetto. Cento passi più in là, in via Libertà, c'è la mestizia, il comitato di Nello Musumeci. Il grande sconfitto arriva intorno alle 19: «Il Pdl in queste settimane non si è fatto mancare niente - dice Musumeci - ma la Sicilia è davvero la terra dei gattopardi, ha vinto la stessa maggioranza di Lombardo. Gli auguro buon lavoro ma con me è stato scorretto, non lo chiamerò». Il buon lavoro, a Crocetta, lo manda Fitch, che ha declassato la Sicilia per il suo debito abissale. Auguri, governatore Crocetta.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/regione-gi-senza-maggioranza-crocetta-c-aria-inciucio-851107.html

lunedì 29 ottobre 2012

MARIO ZICCHIERI





IL 29 0TT0BRE DEL 1975 VENIVA VILMENTE ASSASSINATO DA UN COMMANDO DI INFAMI COMUNISTI MARIO ZICCHIERI ...."CREMINO" AVEVA SOLO 16 ANNI .......PRESENTE NEI NOSTRI CUORI.....I CAMERATI NON TI DIMENTICANO ! ! !

domenica 28 ottobre 2012

 

28 OTTOBRE 1922 - 28 OTTOBRE 2012
NOVANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MARCIA SU ROMA
 
 
 

venerdì 26 ottobre 2012

Ucciso un altro soldato italiano

Ennesima vittima in Afghanistan: questa volta nel mirino gli alpini






A essere colpito un blindato Lince italiano in Afghanistan. Quattri i militari feriti a bordo del convoglio. Il bilancio è stato aggravato con la morte del caporale Tiziano Chierotti, 24 anni, nato a Sanremo, classe '88, ad alcune pre dal ricovero presso l'ospedale da campo di Farah. Lo scontro a fuoco è avvenuto alle 13.40 locali nel distretto di Bakwa, nella provincia di Farah (a sud di Herat), nel corso di un'operazione congiunta con l'esercito afgano: i nostri soldati hanno reagito aprendo il fuoco e uccidendo uno degli insorti.I militari italiani coinvolti erano impegnati in un'attività di pattuglia nell'abitato del villaggio di Siav - a circa 20 km a ovest della base operativa avanzata "Lavaredo" di Bakwa, dove è basata la Task Force South East costituita dal 2° reggimento Alpini - quando sono stati attaccati con armi da fuoco da un gruppo di insorti.Immediata è stata la reazione della pattuglia, che ha subito messo in sicurezza l'abitato di Siav per poi prestare soccorso ai feriti: dopo meno di trenta minuti sono stati evacuati in elicottero presso l'ospedale da campo di Farah, dove sono ancora ricoverati. Per uno dei quattro, il più grave, le cure mediche non sono però servite: è morto alcune ore più tardi

giovedì 25 ottobre 2012

Nuova bufera sul Pd: la segretaria di Bersani è indagata per truffa

Invito a comparire per Zoia Veronesi. Creato ad hoc per lei un incarico in Regione Emilia Romagna. Ma continuava a lavorare per il leader del Pd a Roma

Una nuova bufera rischia di travolgere il Partito democratico. A Bologna Zoia Veronesi, la storica segretaria del leader piddì Pier Luigi Bersani, è indagata per truffa aggravata ai danni della Regione Emilia Romagna.

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani
"Ogni volta che ci sono le primarie - commentano dallo staff di Bersani - esce questa storia della segretaria di Bersani".
L’inchiesta dei pm bolognesi si è messa in moto nel 2010 in seguito a un esposto del deputato finiano Enzo Raisi.
Secondo gli inquirenti, dopo aver terminato l’esperienza al ministero dello Sviluppo, la Regione Emilia Romagna avrebbe stato creato per la Veronesi un incarico ad hoc che le consentiva di continuare a seguire a Roma l’attività del segretario del Pd. "Dopo la vittoria di Bersani alle primarie - aggiungono dallo staff di Bersani - la Veronesi si è poi dimessa dall’incarico in Regione". Secondo Raisi, però, la notizia dell’indagine dimostrerebbe che l'esposto è fondato."Il pubblico ministero ci ha invitato a rendere interrogatorio - ha commentato l'avvocato Paolo Trombetti, difensore della Veronesi - cosa che faremo senz’altro perché abbiamo interesse a chiarire che non c’è stata nessuna irregolarità da parte di chiunque".
http://www.ilgiornale.it/news/interni/nuova-bufera-sul-pd-segretaria-bersani-indagata-truffa-849649.html

mercoledì 24 ottobre 2012

AVANTI RAGAZZI DI BUDA AVANTI RAGAZZI DI PEST







Era il 23 ottobre del 1956, a Budapest. Studenti, braccianti ed operai si ribellarono ad un regime fantoccio che li opprimeva in nome del comunismo. Avanti ragazzi di Buda, Avanti ragazzi di Pest. Ricordiamo, e prendiamo esempio.

martedì 23 ottobre 2012

La Corte di Conti mette ko i tenici:Tasse più alte per redditi molto bassi



Libero lo sostiene da sempre, ora arriva anche la conferma della Corte dei Conti. Gli interventi Irpef sono  “sfavorevoli per i contribuenti collocati nelle più basse classi di reddito complessivo: 20 milioni di soggetti, fino a 15 mila euro". Il presidente dei giudici contabili, Luigi Giampaolino, lo ha detto nel   corso dell’audizione sulla legge di stabilità nelle commissioni  Bilancio di Camera e Senato. Secondo la magistratura contabile il   taglio delle aliquote Irpef, che non tocca i 10 milioni di incapienti,  avrebbe “risultati limitati” anche per i restanti 10 milioni, mentre  l'aumento delle aliquote Iva inciderebbe in misura significativa”.
 La motivazione  Rispetto al 2013, la scelta "più Iva/meno Irpef",  ricorda Giampaolino, si basa su importi pressoché equivalenti (poco   più di 5,4 miliardi) “frutto, da un lato, della riduzione delle   prime due aliquote Irpef e della detassazione del salario di   produttività e, dall’altro, della riduzione di un solo punto delle   aliquote Iva rispetto alla legislazione vigente e dell’introduzione   della franchigia per spese detraibili e deducibili e del tetto alle   spese detraibili”.  Dovrebbe risultare invece positivo il saldo Irpef per i 15   milioni di contribuenti che, afferma Giampaolino, dichiarano un   reddito medio-basso (da 15.000 a 29.000 euro). Gli sgravi derivanti   dal taglio alle aliquote Irpef “dovrebbero essere in grado di   assorbire sia i nuovi limiti agli oneri deducibili e, soprattutto per   tale tipologia di contribuenti, agli oneri detraibili; sia il maggiore  carico fiscale determinato dall’aumento dell’Iva”
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1105238/La-Corte-di-Conti-mette-ko-i-tenici-----Tasse-piu-alte-per-redditi-molto-bassi.html

venerdì 19 ottobre 2012

Un secolo d'Italia. Auguri a Bianchi l'affondatore della Valiant che compie cent'anni


Sabato prossimo 20 ottobre 2012 la Medaglia d'Oro al Valor Militare Emilio Bianchi compirà cento anni.
Emilio Bianchi è decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare per aver fatto saltare nel porto di Alessandria la corazzata inglese Valiant.

Rammentiamo che la corazzata Valiant, allora la seconda unità navale al mondo, nel dicembre 1941, insieme alla nave gemella Queen Elizabeth, venne minata e affondata dal tenente Luigi Durand de la Penne e dal sergente Emilio Bianchi durante un'azione degli incursori subacquei italiani della Xª Mas nel porto di Alessandria d'Egitto. Poco dopo essere riemersi, scoperti mentre tentavano di allontanarsi, vennero catturati e imprigionati a bordo della nave inglese.

Interrogati dagli inglesi, gli incursori italiani si rifiutarono di parlare della loro missione, ma a dieci minuti dall'ora prevista per l'esplosione, fecero chiamare il comandante della Valiant, Charles Morgan, e lo avvertirono dell'imminente deflagrazione, permettendo così all'equipaggio di salvarsi. L'esplosione danneggiò gravemente la nave ma i due italiani riuscirono a salvarsi. A guerra finita il comandante della Valiant volle decorare personalmente i due marinai.

Se qualcuno intendesse di inviare un doveroso e riconoscente pensiero di augurio mediante telegramma, biglietto o cartolina, l'indirizzo della M.O. Emilio Bianchi è¨: Via Marconi 261 - 55049 Torre del Lago Puccini Lu.

Alcuni italiani non si arresero, alcuni italiani non si arrendono! 

giovedì 18 ottobre 2012

Grecia, scontri tra manifestanti e polizia ad Atene: un morto

Lancio di molotov contro le forze dell'ordine in piazza Syntagma. Migliaia di persone manifestano contro l'austerity. Paralizzati i trasportI e gli uffici pubblici. Morto per infarto un manifestante


E alla fine c'è scappato anche il morto. La Grecia non riesce a trovare pace e, anche questa volta, il teatro degli contri è la centralissima piazza Syntagma. Alcuni manifestanti incappucciati hanno lanciato bombe molotov contro le forze dell'ordine disposte attorno al Parlamento. Ai lanci dei contestatori i poliziotti hanno risposto sparando lacrimogeni.
I manifestanti, che sono alcune migliaia, si sono radunati in piazza per lo sciopero generale indetto dai due maggiori sindacati contro le nuove misure di austerità richieste dalla troika e che il governo si accinge a varare. Sarebbe proprio durante questi scontri che avrebbe perso la vita un manifestante, colpito probabilmente da infarto. La vittima degli scontri, secondo i primi resoconti dei media ellenici, sarebbe un uomo di 65 anni, lavoratore marittimo iscritto al Pame, il sindacato vicino al Partito comunista di Grecia (Kke).
I trasporti pubblici, i collegamenti ferroviari, marittimi e aerei sono rimasti paralizzati dalla mobilitazione sindacale. Nella capitale la metro si è fermata alle 8 (ora italiana) e anche i tassisti scioperano tutto il giorno. La prossima manifestazione generale è stata indetta per il 14 novembre, giornata di mobilitazione internazionale che vedrà svolgersi agitazioni anche in Spagna e Portogallo. Lo fa sapere Yannis Panagopoulos, leader del Gsee, il principale sindacato ellenico.
Nel frattempo il governo greco, guidato dal primo ministro conservatore Antonis Samaras, continua a discutere con la "troika" sugli ultimi dettagli del programma di aggiustamento economico, da attuare in cambio di un prestito di 31,5 miliardi di euro.
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/grecia-scontri-manifestanti-e-polizia-ad-atene-847908.html

GIORGIO PISANO'
 
 
 
Giorgio Pisanò nasce a Ferrara, 30 Gennaio 1924. Il padre Luigi, pugliese di San Vito dei Normanni, laureato in giurisprudenza, è un funzionario statale. A Ferrara, negli anni venti, quando è in servizio alla prefettura conosce una ragazza e la sposa. Giorgio è il primo di cinque figli. La famiglia si sposta da una città all'altra, come per tutti i funzionari di prefettura. Giorgio dunque prende la maturità classica a Taranto, durante il periodo bellico.
A 18 anni ebbe il comando della Compagnia di pronto intervento della GIL, addestrata per soccorrere la popolazione durante i bombardamenti. In seguito il padre venne inviato alle prefetture di Messina, Pescara e Pistoia. L' 8 settembre 1943 si trova proprio nella città toscana, dove con altri
 
ragazzi organizzò la riapertura della casa del fascio e l'occupazione della Caserma Gavinana, abbandonata dai soldati, in attesa di un reparto tedesco.
Alla fine della guerra si trova in Valtellina, ufficiale della Xª Flottiglia MAS, ed insieme tenente delle Brigate Nere, assegnato ai servizi speciali del Comando generale. Il 27 aprile 1945 aggregato alla colonna Vanna della Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera ne condivise le vicende fino allo scioglimento. Venne arrestato dai partigiani il 28 aprile 1945 a Ponte Valtellina e imprigionato nel carcere di Sondrio. Fu poi trasferito nei campi di concentramento alleati di Terni e Rimini dove restò fino a novembre 1946.
Terminata la prigionia, raggiunse la famiglia a Lucino, oramai stremata in seguito all'epurazione del padre. Per aiutare la famiglia iniziò l'attività di contrabbandiere fra Italia e Svizzera. Giorgio riscoprì la politica ed incontrò la professione della sua vita: il giornalismo.
Nel 1947, a Como, fu tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano, diventando il primo segretario di quella federazione.
La sua attività comincia nel 1948 e successivamente, come giornalista professionista, coprirà le cariche di redattore e inviato dei settimanali Meridiano d'Italia, diretto da Franco De Agazio.
Proprio con Meridiano d'Italia inizia a condurre ricerche sugli omicidi del dopoguerra compiuti dai partigiani, molti dei quali legati al mistero dell'oro di Dongo.
Nel 1951 fonda e ricopre la carica di primo presidente dell'Associazione Studenti “La Giovane Italia”.
Nel 1954 approda al settimanale Oggi. Nel 1960, l’ editore Rusconi lo incarica di raccogliere tutto il materiale fotografico e documentale sulla guerra civile. Una storia che doveva uscire a puntate.
Nel 1963 fonda il settimanale "Secolo XX", nel quale comincia a pubblicare notizie controverse e scottanti. Fra l'altro suscita scalpore l'inchiesta che pubblica sulla morte misteriosa del capo dell'Eni Enrico Mattei.
Nel 1965 relatore al convegno dell'Hotel Parco dei Principi sulla guerra rivoluzionaria in funzione anticomunista.
Nel 1968 fa rivivere il settimanale Candido, erede di quello fondato da Giovannino Guareschi che aveva cessato le pubblicazioni nel 1961 e che comunque, assumendone la carica di direttore che manterrà fino al 1992. Candido conduce molte campagne giornalistiche. In particolare nel 1980 fu particolarmente virulenta quella indirizzata a dimostrare che dietro la figura di Aldo Moro vi era un intreccio di interessi di personaggi non sempre limpidi.
Diventa membro del Comitato Centrale e della Direzione Nazionale del Movimento Sociale.
Dal 1980 al 1994 ricopre la carica di Consigliere Comunale della città di Cortina d'Ampezzo.
Dopo la fuoriuscita dal MSI nel 1991 fonda il 25 Luglio 1991 e ne diviene Segretario Nazionale il Movimento Fascismo e Libertà.
Nel 1995, dopo la svolta di Fiuggi e la definitiva trasformazione del Movimento Sociale Italiano in Alleanza Nazionale, Pisanò decide di associarsi a Pino Rauti nel progetto di conservazione dello storico partito della destra italiana, che avrebbe dato origine al Movimento Sociale Fiamma Tricolore.
Tra gli altri impegni politici di interesse nazionale spiccano:
• Elezione a senatore della Repubblica per il MSI nel 1972, carica che ha mantenuto ininterrottamente per cinque legislature fino al 1992.
• Componente delle Commissioni Parlamentari permanenti della Difesa e degli Affari Costituzionali, della Commissione Bicamerale di Vigilanza e di Controllo della RAI, della Commissione Parlamentare Antimafia e della Commissione Parlamentare d'Indagine sulla Loggia P2.
Muore a Milano il 17 Ottobre 1977 dopo un lunga malattia.

LE SUE OPERE :
• Storia delle Forze Armate della RSI - 4 vol.
• Storia del Fascismo 1914-1943 - 3 vol.
• Sangue chiama sangue
• Storia della Guerra Civile in Italia 1943-1945 - 3 vol.
• Mussolini e gli ebrei
• Penna Nera - Storie e battaglie degli Alpini d'Italia - 2 vol.
• L'altra faccia del pianeta P2
• L'omicidio Calvi
• Il triangolo della morte
• La generazione che non si è arresa
• Gli ultimi in grigioverde
• Gli ultimi cinque secondi di Mussolini
• Io, fascista.


Soldato per l’Italia e per Mussolini quando non parve più opportuno esserlo; giornalista valoroso con inchieste e denunce pagate a carissimo prezzo, quando era opportuno compiacere un potere corrotto e tangentista; scrittore e politico per passione d’Italiano e coerenza di Fascista, fino all’ultimo, quando sarebbe stato opportuno abbandonare verità, valori e convinzioni cambiando bandiera per il proprio intereresse.
Il 17 ottobre 1997 un male incurabile pose termine all'esistenza fisica di Giorgio Pisanò. Era nato a Ferrara il 30 gennaio 1924, città ove è sepolto. Fondò e diresse il Movimento Fascismo e Libertà. E' difficile accettare l'idea che Giorgio non sia più con noi, a guidarci, a paternamente chiarirci le difficili necessità della politica, ad indicarci le mete verso la costituzione del Fascismo del futuro, un’altra fase nella storia del Fascismo. La sua esistenza ha segnato la vita di ciascuno di noi. I suoi servizi su momenti cruciali della vita nazionale pubblicati su "Gente", "Oggi" il "Secolo XX" e soprattutto su "Candido" con le inchieste su Giacomo Mancini – denunce pagate con 5 mesi di ingiusta galera- Mattei, Moro e Martelli hanno contribuito a chiarire tanti dubbi sul regime democratico. Subì numerosi attentati , assalti e intimidazioni.
La sua passione di Fascista, d’Italiano, lo portò giovanissimo, ad arruolarsi volontario nel battaglione Nuotatori Paracadutisti ( N.P. ) della X Flottiglia Mas, nella Repubblica Sociale Italiana.
L’8 settembre 1943 riaprì con altri giovani camerati la federazione fascista di Pistoia. Fu decorato con la croce di ferro tedesca di I e II classe per le missioni di informazioni e sabotaggio nel territorio italiano già occupato dagli anglo-americani. Questa passione di combattente lo spinse dopo l'uscita dalla prigionia - dal 28 aprile1945 al 7 novembre 1946, fu rinchiuso nelle carceri di Sondrio, Milano, Spoleto, Perugia, Pistoia e nei campi di concentramento inglese di Terni e Rimini - ad aprire nel gennaio 1947 la Federazione di Como del M.S.I, partito in cui divenne dirigente nazionale e senatore dal 1972 al 1992.
Nel 1987 per contrastare le tendenze revisioniste presenti nel M.S.I. crea i Raggruppamenti di Fascismo e Libertà. Nel 1991 dopo l'elezione di Fini a segretario fonda e dirige il Movimento Fascismo e Libertà, la prima organizzazione fascista legalmente operante in Italia dopo il 1945. Non riusciamo ad immaginare Pisanò abiurare per continuare ad avere ancora il laticlavio o avere qualche posto di sottogoverno.
L'importanza storica-politica di Giorgio Pisanò consiste nell'aver capito che il tempo del M.S.I., come partito di raccolta della maggioranza dei fascisti nel dopoguerra, era finito e che iniziava un nuovo tempo della storia del Fascismo: il ritorno di un partito dichiaratamente fascista sulla scena della politica italiana. Un partito, per dirla con Berto Ricci, che coniugasse il Fascismo , cioè l'amore per la propria Patria e per la giustizia sociale, con la Libertà.
Qualcuno erroneamente l'ha definito un "nostalgico". Non l’ho fu. La sua visione anzi anticipava i tempi. Potremmo definirlo forse un nostalgico dell'avvenire. Sentiva, per ragioni anagrafiche, che non avrebbe visto l'alba di un nuovo Fascismo sorgere sull'Italia, evento riservato ai più giovani. Voleva anticipare i tempi per esserci, da questo trovava la forza per lottare, rifiutando, come sempre i compromessi, le abiure e i tradimenti.
Il suo impegno non fu solo politico. Giorgio Pisanò può essere considerato il padre del Revisionismo in Italia. Non deve però essere confuso con un neonazista o un naziskin. Certi “personaggi” nel Movimento da lui fondato non erano graditi. Non avrebbe mai tollerato deviazioni xenofobe o razziste del Movimento.
Fondamentali i suoi testi : " Storia della Guerra Civile in Italia ", " Storia delle Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana ", " Storia del Fascismo ", " Gli Ultimi 5 Secondi di Mussolini ", " Mussolini e gli Ebrei ". Ebbe il coraggio di ospitare, forse per primo su "Candido", le tesi revisioniste di Carlo Mattogno sulla Shoa.
Uno sforzo sovrumano fu compiuto in suo nome dai camerati per presentare la lista del Fascio alle Comunali di Palermo del novembre 1997, a pochi giorni della sua morte, superando le difficoltà poste dai tempi ristretti di una nuova legge elettorale capestro, dal raddoppio delle sottoscrizioni, da misteriose sparizioni di firme ad opera di un ardente attivista di un partito considerato vicino e se uno stimato professionista, esterno al Movimento, abbia accettato candidatura a sindaco e abbia chiesto dai microfoni di RAI2 un " voto fascista ", lanciando la sfida apertamente davanti a tutta Italia. Era la prima volta che fascisti dichiarati chiedevano dalla RAI un “voto fascista”.
Credo che sia ora, anche nel nome di Giorgio Pisanò, di por fine alle tante diaspore del nostro mondo, di scendere dalle torri d’avorio, per trovare alcuni punti d’aggregazione programmatiche e riunirci attorno alle bandiere di sempre, di non perdere un’altra occasione, di sfruttare l’indignazione degli italiani contro la Casta. Per l’alternativa nazionale e sociale al Sistema.
Sicuri che sarai sempre con noi, ciao Giorgio.

Giovanni Bartolone




Giorgio Pisanò è nato a Ferrara il 30 Gennaio 1924.
Dopo una lunga malattia è morto a Milano il 17 Ottobre 1997
Sposato ha avuto due figli.
Giornalista professionista, ha iniziato l'attività nel 1948, ricoprendo successivamente gli incarichi di redattore e inviato dei settimanali:
"Meridiano d'Italia" - "Settimo Giorno" - "Gente".
Ha diretto il settimanale "Candido" dal 1968 al 1992.
Combattente della Repubblica Sociale Italiana nel battaglione paracadutisti della Decima MAS.
Decorato al valore.
Tra i primi iscritti del MSI è stato membro del Comitato Centrale e della Direzione Nazionale del partito.
Nel 1951 fondatore e primo presidente della Associazione Studenti "La Giovane Italia".
Uscito dal MSI nel 1991 è stato ilSegretario Nazionale del Movimento Fascismo e Libertà.
Eletto Senatore della Repubblica per il MSI nel 1972 lo è rimasto ininterrottamente per cinque Legislature fino al 1992; in quanto tale componente, tra l'altro delle Commissioni Parlamentari permanenti della Difesa e degli Affari Costituzionali, della Commissione Bicamerale di Vigilanza e di Controllo della RAI-TV, della Commissione Parlamentare Antimafia e della Commissione Parlamentare d'Indagine sulla Loggia P2.
Consigliere comunale di Cortina d'Ampezzo dal 1980 al 1994.

Ha scritto:
"Storia della Guerra Civile in Italia 1943-1945 (Tre volumi)
"Storia delle Forze Armate della RSI" (Quattro volumi)
"Storia del Fascismo" (Tre volumi)
"Penna Nera" storie e battaglie degli Alpini d'Italia (Due volumi)
"Sangue chiama sangue"
"La generazione che non si è arresa"
"Mussolini e gli ebrei"
"L'omicidio Calvi"
"L'altra faccia del pianeta P2"
"Il triangolo della morte"
"Gli ultimi cinque secondi di Mussolini"
"Io Fascista"

FUNERALI A SAN SIRO
Addio a Giorgio Pisano' irriducibile di destra
FUNERALI A SAN SIRO Addio a Giorgio Pisano' irriducibile di destra Braccia alzate sul sagrato della chiesa della Beata Vergine Addolorata, a San Siro, ai funerali di Giorgio Pisano', reduce della Repubblica di Salo' e fondatore di "Fascismo e liberta", morto lo scorso venerdi' a 73 anni. Da giornalista, Giorgio Pisano' aveva ideato, nel '62, il settimanale "XX Secolo" e, soprattutto, insieme con il fratello Paolo, aveva rifondato e diretto "Il Candido", foglio satirico con il quale aveva avviato varie "campagne" contro esponenti politici. Tra le piu' celebri, quella contro l'allora segretario del Psi Giacomo Mancini. Ma aveva anche condotto inchieste sui grandi fatti di cronaca tentando, ad esempio, di fare riconoscere l'innocenza di Raoul Ghiani nell'omicidio di Maria Martirano e quella di Enzo Tortora, accusato di traffico di droga. Scrittore oltre che giornalista, Pisano' aveva dato alle stampe anche una "Storia della guerra civile" riscrivendo, dal suo punto di vista, le tragiche vicende della Resistenza.
(20 ottobre 1997) - Corriere della Sera
http://giorgiopisano.blogspot.it/

martedì 16 ottobre 2012

Tasse, altro colpo di grazia: scopri tutte le trappole della legge di "stabilità"

Scippati 200 euro all'anno a chi paga un mutuo. Schizza del 4% l'aliquota sul Tfr. Iva alle stelle: altro che spending review, la manovra la paghiamo noi





E' arrivato alla Camera il testo definitivo del ddl stabilità, la manovra nascosta che pagheremo noi (il 52% graverà sui contribuenti). E ci sono alcune novità. Per esempio saltano le norme fiscali che prevedevano la tassabilità Irpef delle pensioni e delle indennità di invalidità, mentre rimangono tassate le pensioni di guerra. È quanto prevede il testo definitivo del ddl Stabilità pubblicato sul sito del governo. Passiamo in rassegna tutti i principali provvedimenti.


Taglio alle detrazioni retroattivo - Per prima la nota più dolente: è stata confermata l'applicazione retroattiva al 2012 del taglio delle detrazioni fiscali, ma che avrà effetti di cassa nelle dichiarazioni del 2013 (dal taglio alle detrazioni e alle deduzioni fiscali). Le misure derogano allo Statuto del contribuente, che viene di fatto calpestato. Sul punto, c'è da scommetterci, sarà aspra la battaglia in Parlamento (il testo è un dl e dunque è modificabile).
Mutui - La stangata colpisce anche chi è alle prese con il rimborso di un mutuo ipotecario. La "manovra mascherata" che ora verrà esaminata dal Parlamento stringe sulle detrazioni che si possono portare in dichiarazione dei redditi da chi ha acceso un finanziamento ipotecario decurtando l'Irpef (Imposta sulle persone fisiche) da versare allo Stato. Vengono di conseguenza colpite anche le assicurazioni di vita: la maggior parte di queste, infatti, sono agganciate a un contratto di mutuo. 
Mutui, com'erano - Fino ad oggi chi ha stipulato un mutuo sull'abitazione principale ha potuto detrarre dall'Irpef il 19% su un tetto massimo di oneri pari a 4mila euro. Tra questi oneri vanno inseriti per tutti gli anni gli interessi passivi (che nei primi anni del mutuo costituiscono la fetta più corposa della rata per gli effetti del calcolo del piano di ammortamento alla francese applicato dalle banche che operano in Italia). A queste spese, per il raggiungimento del tetto di 4.000 euro, si possono aggiungere, ma solo nel primo anno, oneri e spese legate all'accensione del mutuo: atto notarile sul mutuo, spese di istruttoria bancaria, spese di perizia, eventuale fattura di mediazione immobiliare fino a 1.000 euro, imposte per iscrizione e cancellazione ipoteca. Di fatto, chi fino ad oggi sommando le spese ha raggiunto il tetto di 4milia euro ha potuto detrarre il 19% (cioè un massimo di 760 euro). In caso di spese inferori l'importo detraibile risultava più basso. In aggiunta ai 4mila euro, fino ad oggi era possibile detrarre il 19% sul premio versato (tetto massimo di 1.291,14 euro) per un'assicurazione sulla vita, spesso agganzciate alla sottoscrizione di un mutuo.
Mutui, come saranno - Il governo ha ridotto il tetto massimo su cui calcolare il 19% da detrarre. Non più 4.000 euro ma 3.000. Per questo motivo l'importo massimo detraibile su un mutuo scende a 570 euro. La nuova legge rappresenta, difatti, una stangata da 190 euro l'anno per ciascuno dei 3.176.127 di cittadini che stanno rimborsando un mutuo prima casa in Italia. Inoltre, se le regole passeranno in Parlamento, non sarà possibile detrarre altre spese. Una stangata sulla stangata, insomma: si aggiunge pure quella sulle detrazioni per le assicurazioni sulla vita (la manovra prevedere che vengano computate nel tetto massimo di 3mila euro).  Dunque, nel caso in cui solamente con gli interessi passivi il mutuatario raggiunga una spesa annua di 3mila euro non potrà aggiungere in detrazione il 19% sul premio assicurativo versato.  Ad esempio, nell'ipotesi che versi un premio annuo di 700 euro non potrà più detrarre 133 euro (il 19% di 700).
Tfr più leggero - I lavoratori dipendenti che interromperanno il rapporto di lavoro a partire dal 31 dicembre 2012 subiranno un maggiore prelievo fiscale sul trattamento di fine rapporto e sulle altre somme tassate con la stessa aliquota del Tfr. La legge di stabilità abroga la calausola di salvaguardia, introdotta per evitare che le nuove aliquote e scaglioni in vigore dal 1° gennaio 2007 si ripercuotessero negativamente sulla tassazione del trattamento. La clausola ha consentito finora di tassare il Tfr con le aliquote e gli scaglioni in vigore nel 2006 se più favorevoli rispetto a quelli in vigore nell'anno di maturazione del diritto alla percezione del Tfr. Il vantaggio maggiore era per i redditi più bassi, perché fino al 31 dicembre 2006, i redditi fino a 26mila euro erano sottoposti all'aliquota del 23 per cento. Dal 2007 invece il 23% si applica sui redditi fino a 15.000,00 e da 15.001,00 fino a 28.000,00 si applica il 27 per cento.
Aumento dell'Iva - L'aumento dell'Iva di 1 punto percentuale, secondo alcune stime (per esempio quella di Cittadinanzattiva), si traduce in una mazzata da 250 euro annui a famiglia. Inoltre aumenta dal 4% al 10% l'Iva per le prestazioni sociosanitarie, "un salasso da oltre mezzo miliardo di euro per Pa e famiglie e un boomerang per le entrate fiscali", spiega Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà. Guerini aggiunge: "L'aumento suona come un colpo di grazia al welfare del Paese, un aggravio di ben 510 milioni di euro che si ripartirebbero per il 70% sulla PA e per il 30% sulle famiglie utenti finali dei servizi. L'effetto sara' una drastica riduzione dei servizi".
Irpef - Il taglio alle prime due aliquote Irpef, che scendono di un punto percentuale, è lo specchietto per le allodole di una mmanovra tutta tasse. La riduzione delle aliquote comporta un minor gettito per lo Stato di 4.151 miliardi nel 2013 e 6,508 miliardi nel 2014 per assestarsi a 5,853 miliardi nel 2015. Lo ha precisato la relazione tecnica al disegno di legge di stabilità. 
Tobin Tax - Viene introdotta anche la "tassa comunista". il balzello sulle transazioni finanziarie. I tecnici del tesoro calcolano un gettito di 1.088 milioni di euro dall'introduzione della nuova tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie. Ma il calcolo è prudenziale: viene infatti stimato anche e in modo prudenziale stimano che l'arrivo della nuova tassa, pari allo 0,05% sulle transazioni, avrà un impatto sul mercato: ridurrà infatti del 30% le compravendite azionarie e dell'80% di prodotti derivati. 
http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1099970/Tasse--altro-colpo-di-grazia---scopri-tutte-le-trappole--della-legge-di--stabilita-.html

lunedì 15 ottobre 2012

GRANDI!!!!!!POI NON SONO NEANCHE NAZISTI MA ULTRANAZIONALISTI,GLI PSEUDO GIORNALISTI SONO PENNIVENDOLI AL SOLDO DEL SISTEMA

Grecia, in teatro “Gesù gay”. Nazisti fanno blocco, tensioni ad Atene






ATENE – Non bastavano le tensioni e gli scontri per le manifestazioni anti-austerithy. Ora a creare tensioni ad Atene ci si mette anche un Gesù omosessuale circondato da apostoli omosessuali. Quello di una rappresentazione teatrale americana che proprio in questi giorni viene messa in scena in città e che ha  ha provocato tensioni in Grecia tra un gruppo di neo-nazi e attivisti per la libertà d’espressione.
La polizia ha fermato venerdì  sera una trentina di persone che cercavano di impedire l’ingresso agli spettatori di un teatro di Atene che in questi giorni ospita la piece Corpus Christi, scritta da Terrence McNally e presentata a New York nel 1998. Un gruppo di ultra-ortodossi ha manifestato davanti al teatro per diversi giorni e ieri il Partito neo-nazi Alba Dorata, rappresentato in Parlamento, ha mandato ‘rinforzi’ inviando alcuni suoi membri – tra i quali anche alcuni deputati – per bloccare le porte del teatro.
Membri sella sinistra radicale Syriza, guidata da Alexis Tsipras, hanno accusato Alba d’Oro di intimidazione. ”E’ stata una notte di terrore”, ha commentato lo scrittore Petros Tatsopoulos, deputato del Partito Syriza.
http://www.blitzquotidiano.it/video/gesu-gay-grecia-alba-dorata-nazisti-1366941/

Marocchino aggredisce una donna incinta, poi, al grido di "Italiani bastardi", spacca posacenere in testa a un barista




Il reato è quello sancito dall’articolo 582 del codice penale. Certo, la giustizia, come ineffabilmente scriveva Marcello Marchesi, deve fare il suo corso, come Garibaldi. Ma la vicenda dell’aggressione doppia di un extracomunitario ha scatenato molte reazioni. “Il fatto che D.A. 30 anni, con permesso di soggiorno, magrebino, senza fissa dimora e, soprattutto, con precedenti specifici per reati contro la persona, fosse tranquillamente in giro per la cittadina del Tau, in via Gavinana, ad aggredire una donna incinta, fornisce spunti di riflessione”.
Parole del sindaco di Altopascio Muarizio Marchetti nella conferenza stampa in Comune, alla presenza del comandante dei vigili urbani altopascesi, Domenico Gatto, del capitano Italo Pellegrini e dell’agente Fabrizio Michelotti che hanno eseguito l’arresto e, appunto del primo cittadino. L’extracomunitario avvicinava la ragazza in stato interessante, non si conosce ancora il motivo. Nasceva un diverbio e la giovane chiedeva aiuto. Sul posto giungeva anche il fratello della vittima che inseguiva D.A. insieme alla pattuglia pronto intervento della polizia municipale con Pellegrini e Michelotti a bordo dell’auto di servizio.
Raggiunto facilmente l’aggressore, quest’ultimo veniva condotto al comando per la denuncia e per le formalità di rito. Poiché per le percosse non è prevista la custodia in carcere, veniva rimesso in libertà e lui, attraversata la strada, irrompeva all’interno del bar Crazy Horse al grido di “Italiani bastardi” cominciando a gettare sedie per terra. Poi, afferrato un posacenere da un tavolo del locale, lo scaraventava nella testa del titolare, il signor Arcangelo Tocchini di 65 anni il quale, pur ridotto ad una maschera di sangue lanciava l’allarme. Gli agenti bloccavano di nuovo il trentenne in via Bientina a cento metri dal comando. Tocchini veniva refertato con una prognosi di oltre 20 giorni. Scattava così il reato di lesioni gravissime e l’aggressore trascorreva la notte nella Camera di Sicurezza dei carabinieri dove i medici appuravano che aveva abusato di alcol. Questa mattina l’arresto è stato convalidato, il processo si svolgerà il 23 ottobre.
L’uomo però attenderà il dibattimento ai domiciliari, casa di un parente che ha garantito per lui. Il comandante Gatto ha ricostruito l’accaduto, ricordando i numerosi interventi nelle liti ed elogiando i suoi agenti. Il sindaco Marchetti ha aggiunto: “Ai nostri vigili va il plauso di tutta l’amministrazione perché già in precedenza si erano distinti in queste operazioni. Però – conclude il sindaco – ci sono carenze a mio avviso nella legge”.   
http://www.lagazzettadilucca.it/cronaca/2012/10/marocchino-aggredisce-una-donna-incinta-poi-al-grido-di-italiani-bastardi-spacca-posacenere-in-testa-a-un-barista/

venerdì 12 ottobre 2012

Il Nobel per la Pace all'Ue. Ma cosa ha fatto per meritarlo?

Dopo il Nobel "preventivo" a Obama nel 2009, oggi viene premiata l'Ue. Una decisione che lascia allibiti: incapace di arginare la crisi, Bruxelles non fa altro che complicarci la vita
 
Qui non si tratta di essere filo o anti europeisti. Tuttavia, il premo Nobel per la Pace all'Unione europea nel migliore dei casi ingenera una certa incredulità.

Nei peggiori un marcato sdegno. Vuoi perché i tecnici, gli economisti e i vari ministri dell'Ecofin si sono rivelati del tutto incapaci e impreparati a superare il primo vero problema che gli si è parato dinnanzi dalla formazione dell'Ue: la crisi economica. Vuoi perché le norme, i trattati e le leggi partorite dagli euroburocrati non hanno fatto altro che complicarci la vita anziché semplificarla. Vuoi perché ogni anno gli italiani pagano ancora di tasca propria la scelta più nefasta presa dai tecnocrati europei: l'unione monetaria.
Dopo il Nobel per la Pace conferito a Barack Obama, fresco di nomina alla Casa Bianca, quello all'Unione europea risuona ancora più assurdo. Nel 2009 la decisione di premiare preventivamente il presidente degli Stati Uniti aveva spiazzato l'opinione pubblica: non si celebravano le gesta di un grande della Terra, ma si strizzava l'occhio a quel We can che si è, poi, rivelato fallimentare per l'America e per il resto del mondo. Oggi a Stoccolma riescono a far ben di peggio. Dagli inizi della crisi economica, infatti, la percezione negativa degli europei nei confronti dell'Ue si è infatti acuita. Da Bruxelles a Strasburgo, i palazzoni del potere del Vecchio Continente sono sempre più lontani dai bisogni dei cittadini, delle imprese e dei territori. L'Unione europea? Un'entità astratta, un insieme di poteri economici e un ammasso di politici che legiferano sulla lunghezza delle carote e sulla circonferenza delle zucchine, che negli ultimi hanno si è rivelata incapace di far fronte e arginare la crisi economica che, partita con la bolla dei mutui subprime americani, ha contagiato i Paesi dell'Eurozona fino a incancrenirsi in una recessione che sta portando la disoccupazione a livelli da record e le imprese ad andare a gambe all'aria. Dopo aver a lungo temporeggiato senza prendere decisioni forti, Bruxelles si è diviso in un braccio di ferro tra i Paesi a rischio default (i cosiddetti Pigs) e i panzer guidati dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Un braccio di ferro che non è ancora finito e le cui conseguenze hanno trascinato la Grecia nel baratro e esposto pericolosamente la Spagna al rischio default. Anche l'Italia paga le conseguenze dell'immobilismo e dell'impreparazione dell'Unione europea che, in questi anni, ha dimostrato di essere unicamente un'unione economica e tutt'altro che culturale.
"La decisione del Comitato norvegese del Nobel per il vincitore del premio per la pace 2012 è stata unanime", ha assicurato il presidente Thorbjorn Jagland al quotidiano Aftenposten poco prima di annunciare il premio. "L’Ue ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa", si legge nelle motivazioni del Comitato secondo cui "la Caduta del Muro ha reso possibile l’ingresso dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, così come la riconciliazione nei Balcani e il possibile ingresso della Turchia rappresentano un passo verso la democrazia". Eppure l'Ue resta un'entità vaga, distante dal sentire comune dei cittadini, identificata nei palazzoni dove vengono prese decisioni che, in molti casi, complicano la vita anziché renderla più semplice. E, per di più, un'istituzione costosa. Basta dare un'occhiata alle cifre spese per la nuova sede della Bce a Francoforte per capire di cosa parliamo. Inizialmente la spesa totale dell'opera al Grossmarkthalle avrebbe dovuto raggiungere gli 850 milioni di euro, ma le stime presentate qualche giorno fa sono più alte di almeno 350 milioni di euro. Costi che si aggiungono ad altri costi ormai incancreniti nel tempo.
Infine, viene da chiedersi: perché mai per la Pace? Forse il Comitato si è dimenticato dei recentissimi bombardamenti in Libia? Forse non ha fatto caso che l'Unione europea ha preferito chiudere due occhi sui massacri in corso in Siria? La decisione (prettamente politica) di conferire il premio Nobel a Bruxelles la dice lunga sullo stato di salute di un continente sempre più vecchio, disunito e logoro.
http://www.ilgiornale.it/news/esteri/nobel-pace-allue-cosa-ha-fatto-meritarlo-846058.html

giovedì 11 ottobre 2012


11 ottobre festa nazionale



alt
                                         Celebriamo un giorno di dignità, sovranità e fierezza



Ventisette anni fa, l'11 ottibre 1985, il governo italiano, presieduto da Bettino Craxi, dava ordine agli avieri e ai carabinieri della base Nato di Sigonella di spianare le armi sui marines americani che avevano ricevuto l'ordine dalla Casa Bianca di fare i padroni in casa nostra.
Nell'intero dopoguerra non troviamo uno straccio di occasione in cui si sia potuti essere fieri di essere italiani, in cui si sia potuti essere uniti e orgogliosi del proprio governo.
Craxi avrebbe pagato con la carriera, e tutto sommato con la vita, quel gesto di dignità.
Noi continuiamo a celebrare come festa nazionale un giorno di capitolazione (25 aprile 1945).
Abbiamo abbandonato tutte le date di fierezza.
Eccone una che dovremmo prendere e far assurgere a festa nazionale

Questo il resoconto su wikypedia
I caccia americani decisero di dirottare l'aereo (che doveva portare i dirottatori dell'Achille Lauro in Tunisia) sulla base Naval Air Station Sigonella a Sigonella in Sicilia.
Il governo americano, senza aver avvertito il Governo italiano del dirottamento, cercò di contattare Craxi che non si fece trovare. Oliver North si rivolse allora a Michael Ledeen, un consulente della CIA (che coordinò i primi depistaggi della strage di Bologna n.d.r.) che si fece passare Craxi in ragione di antichi rapporti di consuetudine risalenti al suo periodo di perfezionamento universitario italiano; a suo dire Craxi gli chiese solo “perché in Italia?” e si accontentò della sua risposta: “per il vostro clima perfetto, la vostra favolosa cucina e le tradizioni culturali che la Sicilia può offrire”.
Il Presidente del consiglio italiano, contrariato da questa improvvisazione, intendeva consentire sì l'atterraggio, ma gestirne le conseguenze autonomamente. In segreto ordinò ai vertici militari che i terroristi e i mediatori fossero messi sotto il controllo delle autorità italiane. L'ammiraglio Fulvio Martini, capo del servizio segreto militare (Sismi), alle 23:57 ricevette una telefonata dal presidente Craxi. Su suo ordine si recò immediatamente in Sicilia.
Sia il Controllore di Torre che il suo Assistente erano all'oscuro riguardo l'identità dei passeggeri a bordo del velivolo egiziano. Nonostante ciò, in assenza di informazioni, sotto la propria responsabilità e a proprio rischio e pericolo, intrapresero tutte le azioni successive che poi risultarono necessarie e indispensabili alla cattura dei terroristi da parte delle autorità italiane. Il Controllore in turno e il suo Assistente furono le due prime persone italiane di Sigonella a realizzare che gli americani volevano fare atterrare un aereo civile sulla base militare, per poi farlo parcheggiare nei pressi dell'aerostazione gestita dai militari USA.
L'atterraggio avvenne alle 0:15; l'autorizzazione del Comando Italiano all'atterraggio del volo egiziano arrivò solo quando il velivolo aveva già dichiarato "emergenza carburante" e appariva evidente che non sarebbe stato in grado materialmente di procedere verso l'aeroporto di Catania Fontanarossa perché non vi sarebbe mai arrivato. Il Controllore di Torre militare italiano e il suo Assistente, senza ricevere ordini da chicchessia, di loro iniziativa istruirono l'aereo egiziano a parcheggiare sulla piazzola lato est (zona italiana). I due militari italiani preavvisarono Carabinieri e VAM - Vigilanza Aeronautica Militare – del suo arrivo.
Immediatamente confluirono sulla pista 30 avieri della VAM e 20 Carabinieri, tutti in forza alla base aerea di Sigonella, circondando l'aereo, come da ordini ricevuti. Pochi minuti dopo atterrarono – a luci spente e senza permesso della torre di controllo – anche due C-141 Lockheed americani della Delta Force al comando del generale di brigata aerea Carl W. Steiner si diressero verso il Boeing egiziano e fu subito chiaro che volevano prendere i dirottatori e Abu Abbas, secondo gli ordini ricevuti da Washington; le luci della pista furono subito spente. La tensione salì alle stelle perché i 50 militari della Delta Force, scesi dai C-141 armi in pugno, circondarono gli avieri italiani e i carabinieri, ma a loro volta furono circondati con le armi puntate da altri carabinieri, che erano nel frattempo arrivati dalle vicine caserme di Catania e Siracusa. Il capitano Marzo ricevette dalla Torre di Controllo l'ordine di posteggiare un'autocisterna, una gru e i mezzi anti incendio chiusi a chiave e piantonati dinanzi ai velivoli onde impedirgli definitivamente di muoversi dalla base. Ognuno si attestò sulle sue posizioni: in quel momento esistevano tre cerchi concentrici attorno all'aereo. Seguirono minuti di altissima tensione.
Steiner – che aveva notizie dagli Stati Uniti in tempo reale grazie ad apparecchiature satellitari - avvertì il colonnello Ercolano Annicchiarico di essere in contatto con lo Studio Ovale e dichiarò: "Il Governo Italiano ha promesso di consegnarci i palestinesi; non capisco la resistenza di voi militari". L'ammiraglio Martini, sia pure con difficoltà[12], sentì Roma e fece rispondere a Steiner: "Abbiamo istruzioni di lasciarli lì". Le autorità italiane, infatti, restavano attestate sulla linea che in assenza di richiesta di estradizione non era consentito a nessuno sottrarre alla giustizia italiana persone sospettate di aver preso parte ad un atto criminale punibile ai sensi della legge italiana.
Da Washington pervennero immediatamente intimazioni rivolte per via diplomatico-militare ai vertici del Governo italiano, limitandosi a presentare la questione come un'operazione di polizia internazionale ma totalmente disconoscendo le diverse priorità imposte dall'ordinamento giuridico italiano. Non avendo ottenuto risposta positiva, il presidente statunitense Reagan, infuriato per il comportamento italiano, si decise a telefonare nel cuore della notte al presidente del Consiglio Craxi per chiedere la consegna dei terroristi; ma Craxi non si mosse dalle sue posizioni: i reati erano stati commessi in territorio italiano e quindi sarebbe stata l'Italia a decidere se e chi estradare. Alle 5:30, quando il generale dei carabinieri Bisogniero fece intervenire a Sigonella (su ordine di Craxi) i blindati dell'Arma ed altri rinforzi, il reparto d'attacco americano ricevette l'ordine di rientrare.
A Reagan, dinanzi alla posizione italiana, non era rimasto che cedere e ritirare gli uomini da Sigonella.

mercoledì 10 ottobre 2012

Regione Lazio: perquisiti uffici capogruppo Idv










La Guardia di Finanza sta perquisendo gli uffici del capogruppo Idv al consiglio regionale del Lazio, Vincenzo Maruccio. Secondo quanto si è appreso gli investigatori del Nucleo Valutario starebbero acquisendo documentazione relativa ai fondi a disposizione dei partiti anche nella sua abitazione. Maruccio, è indagato dalla procura di Roma per il reato di peculato. Maruccio, che in passato è stato anche assessore ai lavori pubblici, secondo l’accusa avrebbe distratto fondi destinati al gruppo consiliare per 500mila euro. A questi vanno aggiunti altri 200 mila in contanti prelevata da due conti correnti dell’Idv della Regione Lazio dell’ultimo anno. L’inchiesta su Maruccio, L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci, quindi riguarda in totale 700mila euro sottratti alle casse del partito negli ultimi due anni. Sono stati proprio i prelievi compiuti in contanti a far partire le segnalazioni da parte della Banca d’Italia.
L'ira di Tonino - Da parte sua il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, dopo aver annunciato le dimissioni di Maruccio, in un messaggio in Rete promette che l’Idv farà "immediatamente pulizia al nostro interno, con una revisione completa e concreta, determinata e urgente, di ruoli e incarichi".  In altre parole, chiarisce Di Pietro con un sofferto videomessaggio, "chi, a qualsiasi titolo e livello, ha concorso, non vedendo o non volendo vedere, sarà allontanato e non sarà ricandidato". Questo, sottolinea l’ex pm "è l’unico modo per liberaci di ogni sospetto". Non solo, "per questo - anticipa - le candidature che andremo a svolgere, a cominciare da quelle per la Regione Lazio, per la città di Roma e per le politiche, le sottoporremo al vaglio della Rete, di voi che ci seguite. Perchè - spiega - quattro occhi vedono meglio di due. A tutti può capitare di trovarsi qualche persona che non merita di stare nel partito". 
http://www.liberoquotidiano.it/news/home/1095168/Regione-Lazio--perquisiti-uffici-capogruppo-Idv-.html

Lombardia, assessore in manette: «Pagò voti alla cosca e assunse la figlia del boss»

MILANO - L'assessore alla Casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, è stato arrestato dai Carabinieri con l'accusa di aver comprato un pacchetto di preferenze per la sua elezione nelle Regionali 2010 da due esponenti della 'ndrangheta. Nei suoi confronti sono stati ipotizzati anche i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. Indagati tre consiglieri, uno della Lega e due del Pdl, per peculato e truffa. La 'ndrangheta avrebbe inquinato anche le elezioni comunali milanesi del 2011.

Indagati tre consiglieri. L'ex presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni (Lega), l'ex assessore Franco Nicoli Cristiani (Pdl) e il consigliere Massimo Buscemi (Pdl) sono indagati dalla Procura di Milano per peculato e truffa aggravata nell'ambito dell'indagine che ha portato oggi la Guardia di Finanza nella sede della Regione Lombardia. Nel corso delle perquisizioni effettuate questa mattina, gli uomini dellaFinanza hanno acquisito documentazione presso l'assessorato al Territorio e urbanistica, l'assessorato alla Cultura e giovani, la Presidenza e l'ufficio di Presidenza.

Formigoni: non mi dimetto. «Ho revocato le deleghe all'assessore, ha fatto sapere via Twitter Formigoni che comunque fa sapere di non aver alcuna intenzione di dimettersi. Alle domande dei cronisti il governatore ha risposto: «L'accusa è estremamente grave, riguarda l'assessore Zambetti che è già stato sollevato dal suo incarico». In tutto sono finite in manette 20 persone.

Soldi in cambio di 4000 preferenze. L'uomo politico è accusato di voto di scambio per aver comperato 4.000 preferenze, in vista delle elezioni del 2010, pagando 200.000 euro a due esponenti della 'ndrangheta, in particolare dei clan Mancuso e Morabito, e anche attraverso l'appoggio di quello dei Barbaro-Papalia. Sarebbero Giuseppe D'Agostino e Costantino Eugenio le due persone che avrebbero agito per conto dei clan per far avere i voti al politico. A suo carico vi sarebbero intercettazioni telefoniche che documentano le fasi del pagamento. L'arresto è stato chiesto dal pm della Dda Giuseppe D'Amico ed è stato disposto dal gip Alessandro Santangelo. Dalle indagini è emerso che l'assessore avrebbe pagato 50 euro per ogni voto.

Il pm: ha assunto la figlia del boss. In cambio dei voti della cosca Zambetti avrebbe anche fatto assumere la figlia di Eugenio Costantino, presunto 'ndranghetista, hanno spiegato i pm. La figlia del presunto boss sarebbe stata assunta all'Aler e il politico si sarebbe speso anche per favori alla mafia calabrese su alcuni appalti. (Leggi anche:
La carriera di Zambetti, dai gas tossici a Andy Wahrol)

20 arresti. A Zambetti viene contestato di essere stato concorrente esterno nell'associazione mafiosa calabrese dal 2009 sino ad oggi. È quanto si evince dalla nota firmata dalla Procura di Milano che ha confermato i 20 arresti di stamani. Diciotto persone sono finite in carcere, 2 ai domiciliari e per altre 2 l'obbligo di dimora. A Giuseppe D'Agostino, Sabatino Di Grillo, Vincenzo Evolo, Eugenio Costantino, Ciro Simonte, Alessandro Gugliotta, Salvatore Etzi e Giampiero Guerrisi viene contestata l'associazione mafiosa a partire dal 2009.

Le accuse. A Costantino e a D'Agostino anche la detenzione di armi. All'assessore Zambetti lo «scambio elettorale politico mafioso», che avrebbe commesso a Milano «in epoca antecedente e prossima al 18/19 marzo 2010, e successivamente sino al 15 marzo 2011». Per lui anche l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa «dal 2009 sino ad oggi». Zambetti risponde poi assieme a Costantino e D'Agostino di corruzione in concorso aggravata a partire «dal 18/19 marzo 2010 e sino al 18 settembre 2011». Anche Marco Silvio Scalambra è accusato di corruzione in concorso con Costantino. Per Ambrogio Crespi, fratello di Luigi il sondaggista, l'accusa è di «associazione mafiosa» dal mese di marzo 2010 e fino ad oggi. Poi nel dettaglio vengono indicati anche i nomi di tutti gli altri arrestati accusati a vario titolo di tentata estorsione aggravata, estorsione aggravata (episodi commessi tra Crema, Settimo Milanese, Assago e Cuggiono). Poi altri episodi di detenzioni di armi e anche un sequestro di persona a scopo di estorsione che sarebbe avvenuto nel milanese. Più alcuni fatti di ricettazione, riciclaggio e falso.

Voti anti-Minetti. La 'ndrangheta avrebbe inquinato anche le elezioni comunali milanesi del 2011. È quanto è emerso dalla conferenza stampa in procura, dove si è parlato di Vincenzo Giudice, il padre di Sara Giudice, l'anti-Minetti, che risulta indagato per aver accettato voti per la figlia, promettendo di favorire esponenti del clan su appalti. Lei replica: «E' un complotto» (
continua a leggere).

Arrestato anche il fratello di Luigi Crespi. Tra gli arrestati dell'operazione c'è anche Ambrogio Crespi, fratello dell'ex sondaggista Luigi Crespi. Al centro l'accusa di voto di scambio. Ambrogio Crespi (a lui viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa), secondo l'accusa, si sarebbe occupato di raccogliere i voti.

L'intercettazione. In una intercettazione ambientale, agli atti dell'inchiesta, gli investigatori hanno potuto registrare i 2 presunti 'ndranghetisti, Costantino e D'Agostino, mentre si dividevano la mazzetta da 30.000 euro, appena incassata da Domenico Zambetti. L'episodio risale al 15 marzo 2011 e riguarda l'ultima tranche della tangente da 200.000 euro. In alcune intercettazioni i presunti 'ndranghetisti parlavano di incontri con l'assessore per portargli circa 4.000/4.500 voti. Gli investigatori avrebbero riscontri su 2 incontri tra il politico e gli altri 2 arrestati in un ufficio dell'associazione Centro e Libertà di via Mora a Milano, nel corso dei quali il politico avrebbe pagato le ultime 2 rate della tangente.

Le elezioni di Rho. Costantino inoltre avrebbe raccolto voti anche per le elezioni comunali del 2011 di Rho nel milanese. In quella occasione Costantino sarebbe stato contattato dal medico Marco Silvio Scalambra, il quale gli avrebbe chiesto di raccogliere voti per tale Tizzoni che correva per una lista civica. Quest'ultimo però si sarebbe rifiutato di aver 100/200 voti dalla «lobby calabrese» e avrebbe risposto «non accetto quei voti». Il procuratore aggiunto Boccassini ha comunque sottolineato come l'uomo, pur avendo rifiutato i voti, non abbia denunciato l'episodio. Nessuna denuncia è arrivata nemmeno in occasione di alcuni 'recuperi crediti' messi in atto da parte degli uomini della 'ndrangheta in favore di imprenditori.

La protesta delle opposizioni. Dopo l'arresto le opposizioni del centrosinistra in Regione Lombardia hanno deciso oggi di non partecipare ai lavori delle Commissioni consiliari e agli impegni istituzionali della Regione Lombardia, . «Un'accusa gravissima» ha detto il segretario regionale del Pd, che a mezzogiorno si è riunito con i gruppi di Pd -Idv-Sel. Vengono chieste le dimissioni di Formigoni. «Dopo quest'ultimo fatto non si può più andare avanti così», commenta il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.

E' il 13esimo indagato al Pirellone. Con l'arresto di Domenico Zambetti, sale a 13 il numero di esponenti politici - fra Giunta e Consiglio - indagati dal 2010, inizio della legislatura al Pirellone. Proprio l'altro ieri, è stato condannato in primo grado a due anni e mezzo per falso e truffa il consigliere del Pdl Gianluca Rinaldin mentre la scorsa settimana è stato chiesto il rinvio a giudizio per varie ipotesi di reato, fra cui corruzione, per l'ex vice presidente dell'Aula, Filippo Penati, ex Pd.

Da La Russa alla Minetti. Questa sorta di 'elenco' stilato dai media per raccontare, in questi mesi, le vicende che intrecciano politica e giustizia in Regione Lombardia comprende il presidente Roberto Formigoni (Pdl), accusato di corruzione aggravata nella inchiesta sulla Fondazione Maugeri; l'ex presidente del Consiglio regionale, Davide Boni (Lega), accusato di corruzione; i due suoi ex vicepresidenti Penati appunto e Franco Nicoli Cristiani (Pdl, che, arrestato, si è dimesso dal Consiglio regionale), accusati a loro volta di corruzione; l'ex consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl), arrestato a gennaio con varie accuse fra cui la corruzione e la bancarotta fraudolenta. Sia Boni sia Nicoli sia Ponzoni, fra l'altro, sono stati assessori regionali nelle Giunte precedenti. Indagati, al Pirellone, anche il consigliere del Pdl Angelo Giammario, ex sottosegretario di Formigoni, per corruzione; l'attuale assessore alla Sicurezza, Romano La Russa, accusato di finanziamento illecito; la consigliera Pdl Nicole Minetti, a processo per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile nell'ambito del caso Ruby.

Gli altri. In un'inchiesta per tifo violento è, invece, stato coinvolto l'assessore leghista Daniele Belotti. Fuori ormai dalla politica, dunque senza alcun incarico, ma dentro questo 'elenco' ci sono l'ex consigliere leghista Renzo Bossi (dimessosi per l'inchiesta sull'uso dei rimborsi elettorali del Carroccio nella quale è accusato di appropriazione indebita) e l'ex assessore sempre leghista, Monica Rizzi, sospettata in passato di aver prodotto dossier proprio per screditare avversari interni di Bossi Jr.

Il Pd: Formigoni si dimetta. «L’arresto questa mattina a Milano dell’assessore della Giunta Formigoni, Domenico Zambetti, è l’ennesimo anello di una catena infinita di gravissimi scandali di corruzione e infiltrazione mafiosa che ha costellato l’operato della giunta lombarda - ha detto Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd -. La gravissima accusa di acquisto di voti dalla criminalità organizzata che ha portato all’arresto di oggi getta un’ombra ancora più scura, se possibile, sull’insieme delle inchieste a cui abbiamo assistito sinora. Ormai anche i più accaniti e resistenti difensori di Formigoni comprendono che non c’è altra strada se non le dimissioni di questa giunta per il bene dei cittadini lombardi e per ridare a loro e all’istituzione della Regione dignità e futuro».

Boccassini. La 'ndrangheta inquina la vita democratica e la politica in Lombardia», ha dichiarato il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini commentando l'indagine che questa mattina ha visto l'arresto dell'assessore regionale lombardo alla Casa Domenico Zambetti. Per il magistrato «la massima espressione demicratica del nostro Paese è il voto». Per questo il voto di scambio, di cui è accusato l'assessore arrestato «è devastante per il principio stesso della democrazia». Non solo. L'indagine condotta, ha aggiunto la Boccassini dimostra che se «un pubblico ufficiale si fa coinvolgere in associazioni mafiose diventa patrimonio del capitale sociale dell'associazione stessa». Con l'inchiesta che ha portato agli arresti 20 persone, tra cui l'assessore lombardo Domenico Zambetti, è stato dimostrato «per la prima volta» in Lombardia l'esistenza del voto di scambio e soprattutto si è applicato «l'articolo 416 ter del codice penale che punisce chi chiede i voti alle cosche e in cambio paga».
L'aumento dell'Iva c'è I prof ci hanno fregato ancora La beffa degli sconti Irpef




Ecco servita l'ultima  beffa del governo Monti, l'ultimo capolavoro a base di tasse. Il colpo di scena arriva arriva nel cuore della notte, nel corso della conferenza stampa del governo che ha illustrato nel dettaglio tutte le misure approvate con la legge di stabilità. Ecco l'ultima beffa targata Monti: l'Iva aumenterà di un punto in compenso saranno ridotte di un punto le aliquote Irpref per i redditi più bassi. I prof ci hanno  fregato ancora. Il "contentino" dato agli italiani è la riduzione dell'Irpef sui redditi bassi (dal 23% al 22% per le fasce di reddito più basse e dal 27% al 26% per i redditi dai 15 ai 28mila euro ). Ma non serve essere dei professori plurilaureati per fare due conti e scoprire che il risparmio per la riduzione delle aliquote si traduce in soli 21,5 euro al mese, una cifra più bassa rispetto a quanto sborseremo per l'aumento dell'Iva. Non è possibile fare calcoli precisi perché l'aumento dipende, ovviamente, dal bene che si acquista ma, partendo dai dati Istat sui consumi medi di una famiglia italiana, risulta che il rincaro è pari a 23,1 euro al mese. Quasi due euro in più rispetto al risparmio legato al taglio dell'Irpef . Dal luglio 2013 ci troveremo davanti a un aumento dell'Iva che si tradurrà in un ulteriore aumento dei prezzi. (l'aliquota passerà dall 10 all’11% e dal 21 al 22%)  e avrà inevitabilmente conseguenze sui consumi degli italiani (già fortemente in calo a causa della crisi) e anche sui risparmi. Altro effetto collaterale dell'aumento dell'Iva sarà l'aumento del "nero", il dilagare dell'evasione fiscale che pure il governo Monti intende combattere con ogni mezzo.

La tassa che esce dalla porta entra dalla finestra - Insomma, se da una parte il governo dà lo zuccherino del taglo dell'Irpef, dall'altra ci rifila la mazzata dell'aumento del'Iva. Che è molto più pesante e amara dello zuccherino. Lo scambio fatto dal governo non è nemmeno alla pari. Confesercenti denuncia che "l'aumento delle due aliquote Iva dovrebbe generare un gettito di circa 6,5 miliardi di euro; un dato ben superiore al costo della riduzione delle due aliquote Irpef, che è intorno ai 5 miliardi". "In sostanza se, da un lato, le famiglie potrebbero beneficiare in media di circa 200 euro dal taglio Irpef dall’altro, a parità di consumi, dovranno sborsarne circa 264 in più in virtù dell’aumento Iva". Uno  scambio ineguale che, denuncia Confindustria, si trasformerà in una  perdita per quegli strati sociali più poveri che già ora sono esenti dall’Irpef: "per loro la prospettiva è una sola, ovvero pagare per intero l’aumento dell’Iva"

I consumatori e Confesercenti - La decisione di abbassare di (un punto) l'Irpef sui redditi più bassi è solo una foglia di fico perché a fronte di un aumento dei prezzi dei beni, ci sarà un risparmio minimo per gli italiani. L’austerità «non è un circolo vizioso, la disciplina di bilancio paga e conviene perché ci ha consentito di non dover rincorrere di continuo la congiuntura. Con le decisioni di stanotte in questo brevissimo  consiglio dei ministri abbiamo voluto dare il chiaro segnale che quando ci sono segni di stabilizzazione ci si può permettere qualche sollievo», dice Mario Monti. Un sollievo «che non è una modifica di rotta». Ma i consumatori sono già sul piede di guerra: "La riduzione di un punto dell’Irpef e dall’altra parte l’aumento dell’Iva è una presa in giro dei consumatori ai quali il Governo, fino a ieri, aveva promesso che avrebbe fatto di tutto, fino all’ultimo, per scongiurare questo aumento, visto il crollo dei consumi". Così il Codacons commenta le novità introdotte dalla legge di stabilità. "Diventa ancora più una beffa ed un tradimento - aggiunge l'associazione - l’aumento di un punto dell’Iva a fronte della riduzione dell’Irpef, che dimostra come le risorse per non aumentare l’Iva evidentemente ci sono".  Durissimo il commento di Confersercenti: "Lo scambio tra taglio delle aliquote Irpef e aumento dell’aliquota Iva non è un favore alle famiglie. Anzi, è un’altra inaccettabile mazzatà da circa 1,5 miliardi di euro mascherata da taglio della pressione fiscale". 

http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1095098/L-aumento-dell-Iva-c-e--I-prof-ci-hanno-fregato-ancora--La-beffa-degli-sconti-Irpef.html

mercoledì 10 ottobre 2012

IL GIORNALE d'ITALIA, da oggi, online!

Allacciate le cinture e aggiornate la lista dei “preferiti”, torna in campo una testata storica e scomoda. Molto scomoda e per nulla “politically correct”. Anzi, diciamola tutta, schierata. “Il Giornale d’Italia” non sarà l’organo de “La Destra”, ma si rivolgerà, sia nella versione on line che sul portale, a tutta la comunità che si riconosce in determinati valori della destra sociale e popolare. A cominciare dalla Patria e dalla Famiglia. E tanto per dare subito un’idea di cosa significhi, iniziamo il menù del portale con l’editoriale di Francesco Storace e l’iniziativa-tormentone pro marò di Guido Paglia, pubblicati entrambi sull’edizione on line e sfogliabile di stamattina. di Francesco Storace E adesso tacete. Ipocriti che avete tolto ogni voce al popolo italiano. Gazzettieri che avete trescato con i negazionisti della verità. Politici che avete rinunciato a servire il popolo preferendo servirvene. Da adesso apprestatevi ad ascoltare, a leggere, a comportarvi bene perché finalmente torna Il Giornale d'Italia. Una storia centenaria che racconta un popolo e una Nazione. Online. Perché c'era assoluta necessita' di pagine quotidiane che accompagnassero il cammino di chi disprezza politiche che negano sovranità alla brava gente italiana. E lo facciamo in rete. Costa meno e arriva ovunque ci sia un computer. Con noi uomini de La Destra e soprattutto di destra, questa galassia enorme che stenta a ritrovare un filo conduttore. Alberto Giovannini, maestro di vita e di giornalismo, fu direttore indimenticabile di questa testata che abbiamo acquistato assieme all'amministratore Roberto Buonasorte con Nicolo' Accame (suo padre ne sarebbe felice, ci manca il suo stile) e Daniele Belli. Ci guidera' ogni giorno l'ingegno e la cultura professionale di un giornalista di razza come Guido Paglia. A Igor Traboni, caporedattore, il mandato a scovare quelle notizie quotidiane che diano dovere di rappresentanza a quella destra indignata che esiste nel nostro Paese e che troppi opportunisti hanno frenato per amore di poltrona. Noi non dimentichiamo. Urleremo ogni giorno da queste pagine - come leggete qui sotto - lo sconcerto di chi assiste al balletto di un governo ignavo incapace di riportare a casa due soldati prigionieri in India. Racconteremo la tragedia di un popolo assediato dentro casa dagli esattori di Equitalia. Sputtaneremo quei codardi che in Parlamento sperano di cavarsela con una legge elettorale che ne tuteli le prebende. Denunceremo i troppi casi di ingiustizia sociale che vedono i nostri connazionali sempre piu' poveri in fila dietro lo straniero coccolato dall'ubriacatura terzomondista. Narreremo l'Italia normale insegnataci dai nostri padri e per spiegare che non e' così strano che un uomo sposi una donna e un bimbo possa chiamare i loro genitori mamma e papa'. L'ambizione e' raddrizzare questa Italia a rovescio che a fronte della delinquenza che impazza pensa all'amnistia; mancano soldi e ci propina tasse; umilia i giovani aumentando l'eta pensionabile. Noi ci siamo. A mani nude a scansare le macerie. FRANCESCO STORACE
 
http://destrapermilano.blogspot.it/2012/10/il-giornale-ditalia-da-oggi-online.html

Contro la plutocrazia mondialista, per un Fronte Nazionale, popolare, sociale ed identitario.