sabato 31 dicembre 2011

BUON ANNO




BOICOTTA


L'Europa ci ha preso in giro:
torniamo alla Lira

Le menzogne di Bruxelles su euro e crisi stanno venendo a galla. Ora la commedia è finita





la sola frase davvero importante della predica di Monti era stato l’altro ieri il suo richiamo alla Frau Merkel, da genero discreto, perché si
aumentasse il fondo salva stati. Tradotto da quel tono di chi proprio non vorrebbe disturbare eppure deve, intenderei che questo richiamo significa che l’enorme mole di debito italiano in scadenza altrimenti nel 2012 non si rimedia.

Nell’intento di dire tutto dicendo però niente, Monti certo mai l’ammetterebbe. Eppure la non discesa dei rendimenti a lunga conferma, temo, questa mia versione. L’espediente che la Merkel ha concesso al talento di Draghi, per cui le banche lucrando sugli interessi comprino titoli di stato, infatti non basta. E i nostri titoli dovranno pertanto prima o poi essere tolti dal mercato col fondo salva stati, che per farlo dovrebbe rimpinguarsi, e la nostra economia restare esangue. Insomma si conferma il cupo sentire che la verbosa flemma di Monti ha lasciato nelle persone miti, che di parole ne usano poche. Dovremmo farci impiccare come la Grecia, mentre la sola salvezza, improbabile, sarebbe che tedeschi e compagni comprassero i nostri titoli in misura spropositata. E il tutto per restare con una moneta che non serve e non è servita a quanto Prodi, Ciampi, e gli altri geni che l’hanno voluta, ci avevano promesso. Che è poi quanto chiunque inizia a capire. L’euro ormai ci protegge come la lira; e l’Europa finora pare poterci aiutare quanto poté nel 1992, ossia ben poco; e però non ci concede di tornare alla crescita, come permise la svalutazione nel 1995.
Insomma mentre una congrega di mandarini inetti da Bruxelles ci tormenta, e la Germania a ragione non vuole pagare i nostri debiti, in euro o lire, un governo “prodiano” però insiste in una idea dell’euro smentita dagli eventi. Del resto che fa il governo se non remare contro corrente verso il passato, il 1992, e quella difesa di una parità col marco nociva? Monti ritenta l’impresa riuscita tassando a Ciampi, ma senza più i tassi reali decrescenti donati da Greenspan, ora svaniti. Ecco il brogliaccio della commedia dell’euro ancora in recita a Palazzo Chigi. Ma non sarebbe meglio allora toglierla noi dal mercato l’enormità di titoli da collocare nel 2012? Allungandone per esempio la scadenza, usando il sostegno del Fmi per riuscire in questa complicata operazione, invece di
sprecarlo?

La fabbrica di convenzioni europeiste, che è da molti anni la stampa in Italia, certo farà una smorfia solo a sentirla questa domanda. E però si dovrebbe non dico rispondere di sì, ma almeno iniziare a considerarla lecita. E poi chiedersi se non sia consigliabile tornare a monete diverse dall’euro. Infatti Draghi che soccorre le banche e i titoli statali, fa certo quanto la Frau Merkel gli ha concesso. Ma, come mostrano ancora questi giorni, ecco indebolirsi l’euro sul dollaro. Dunque l’espediente della Bce, se insistito, implica inflazione, che se diventa tanta sarebbe la salvezza per noi. Ma non per la Germania. E questo paradosso non rende esso pure lecito chiedersi se non sarebbe meglio svalutare una moneta per decisione nostra? Dunque tornare ad averne una o più, come la lira, invece di voler piegare alla svalutazione la Germania che non ne abbisogna?
Dovremmo evitare di chiedercelo, perché i vari Prodi e Monti, il loro euro, al quale tutti i fatti stanno dando torto, devono proseguire a far finta di aver avuto ragione? Perché si mettano in posa di incompresi salvatori dell’Europa e del mondo. A febbraio la situazione ha buone probabilità di precipitare. E prima d’allora occorrerebbe smetterla di incensare un governo prodiano negli intenti e nei nomi. Qualcuno dovrà fare prima o poi il conto delle menzogne insegnate in questi anni sull’euro, e dedurne magari che alla fine consolidare il debito è la loro conseguenza inevitabile. Anche perché l'Italia non è affatto nazione di generi accondiscendenti. Anzi il sogno in cui si esercita la maggioranza, è semmai quello di sopprimere, con gesto indolore, la propria suocera. Sarebbe già molto iniziare a ammetterlo, e pure di ciò intanto iniziare, almeno, a discutere.

di Geminello Alvi
http://www.liberoquotidiano.it/news/902317/L-Europa-ci-ha-preso-in-giro-torniamo-alla-Lira.html

venerdì 30 dicembre 2011

« Ci presentammo subito volontari io e i miei due fratelli. Mia madre capì... Vivevamo già in questa casa. Volevamo difendere l’Italia, combattere. Ci animavano degli ideali. I ragazzi di Salò hanno rappresentato una parte viva e eccezionale della gioventù italiana » Mirko combatterà in eterno!
 
mirko tremaglia - Foto N.2
PRESENTE!!!!!!!
 
Golpe di Angela e Giorgio                
Hanno fatto fuori il Cav                  

Il Wall Street Jorunal: Merkel chiamò Napolitano per chiedergli di far cadere Silvio Berlusconi e il Colle eseguì. Ma il Quirinale smentisce



l colpetto di Stato? C'è stato, eccome. Libero aveva più volte scritto che l'asse attorno al quale gravitava il movimento che spingeva per abbattere Silvio Berlusconi non era soltanto italiano, ma europeo (o meglio, tedesco). La grande protagonista del trappolone è la cancelliera di Berlino, Angela Merkel. La ricostruzione del golpe è stata effettuata dal Wall Street Journal, secondo il quale la Merkel avrebbe chiamato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - l'altro grande artefice della spallata - per chiedergli di sostituire il Cavaliere con un altro premier (il Quirinale però smentisce). La Merkel si era affannata a sostenere che era necessario rimuovere Berlusconi per evitare che la tempesta finanziaria che colpiva (e continua a colpire) l'Italia facesse crollare l'intero Vecchio Continente (il Financial Times, proprio oggi, s'interroga: a cosa è servito cacciare Berlusconi?). Peccato però che tra spread e corsa ribassista delle Borse, con l'avvento di Mario Monti, le cose non paiono essere cambiate. Il Wall Street Journal nella sua ricostruzione cita delle fonti diplomatiche statunitensi.La ricostruzione - Secondo il quotidiano finanziario, nel corso della telefonata la Merkel si disse preoccupata per l'incapacità di Berlusconi di gestire la crisi del Belpaese, una crisi che a suo parere avrebbe potuto travolgere l'Europa e la Germania. Il complice Napolitano rispose preoccupato, poiché a suo parere non era rassicurante il fatto che Berlusconi fosse sopravvissuto a un voto di fiducia con pochi voti di scarto. Quindi i ringraziamenti della Merkel, che invitò a fare qualsiasi cosa in suo potere per promuovere le riforme. Quindi il Capo dello Stato, dopo essersi messo sull'attenti, cominciò ad agire più concretamente telefonando ai vertici dei partiti per chiedere se fossere disponibili a sostenere un esecutvio tecnico. E anche sui vertici dei partiti ci sarebbero state pressioni della Germania, pressioni che secondo il Wall Street Journal si rivelarono decisive.
Angela viola i patti - La Merkel, alzando la cornetta, ha anche violato la legge non scritta che prevede che tra i leader europei non vi sia ingerenza per quel che riguarda gli affari interni dei reciprioci paesi. Ma in deroga alle regole, la Cancelliera ha alzato il ricevitore, trovando dall'altro lato l'interlocutore scelto, Napolitano,  che come scrive il quotidiano di Rupert Murdoch "in quanto presidente italiano è la persona con l'autorità di nominare un nuovo premier se quello in carica non dovesse più avere il sostegno del parlamento". Il Wall Street Journal riferisce che la ricostruzione si è basat su "oltre due dozzine" di interviste con persone coinvolte nei processi decisionali, e aggiunge che la chiamata è avvenuta "in una fredda serata dello scorso ottobre".
La smentita del Quirinale - Il Quirinale però smentisce la telefonata. "In riferimento ad alcune indiscrezioni di stampa, internazionale e italiana, si precisa che nella telefonata, niente affatto segreta, del 20 ottobre 2011, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Cancelliere della Repubblica federale tedesca, Angela Merkel - recita un comunicato dell'ufficio stampa del Colle -, non pose alcuna questione di politica interna italiana, nè tanto meno avanzò alcuna richiesta di cambiare il premier. La conversazione ebbe per oggetto soltanto le misure prese e da prendere per la riduzione del deficit, in difesa dell’Euro e in materia di riforme strutturali".

giovedì 29 dicembre 2011

    Gli italiani non sono razzisti, sono stanchi


13 gennaio, Recanati: un albanese di 26 anni spara ad un connazionale 41enne all’interno di un bar, uccidendolo.
31 gennaio, Firenze: nella serata di sabato due cittadini romeni hanno assalito una vettura della Polizia, intervenuta per aiutare un loro connazionale. I poliziotti hanno riportato lesioni per dieci giorni, uno degli aggressori aveva  un coltello.
9 febbraio, Pistoia: rissa in carcere tra detenuti albanesi, ferito un agente di polizia penitenziaria.
12 febbraio, Bologna: due tunisini e una rom adescano tre studenti veneti, tra cui un minorenne, li portano in un capannone e li derubano dopo averli picchiati.
15 febbraio, Roma: romeno adesca turista statunitense, la porta nel parco di villa Borghese e la stupra dentro una vecchia cabina elettrica dismessa.
15 febbraio, Torino: in corso san Maurizio scoppia in piena notte un maxi-rissa tra cinesi, che si danno appuntamento con bottiglie di vetro e mazze da baseball. Arrestati in dieci.

16 febbraio, Teramo: agente di polizia penitenziaria aggredito in carcere da detenuto di etnia rom.
2 marzo, Firenze: un albanese di 28 anni aggredisce un passante e spara per strada con una pistola scacciacani.
3 Marzo, Rimini: rumeno arrestato per furto e aggressione. La Squadra Mobile ha fermato a Rimini un rumeno per rapina aggravata, in esecuzione di un’ ordinanza di custodia cautelare.
6 marzo, Savona: due albanesi vengono alle mani con due italiani all’interno del centro commerciale Ipercoop. Al termine della lite, uno dei due albanesi, ubriaco, aggredisce altre 4 persone.
21 marzo, Montebelluna (Tv): due albanesi aggrediscono e picchiano Mauro Maurin, vincitore del Gf 10.
9 aprile, Ventimiglia: 4 romeni ubriachi aggrediscono un giovane 20enne, il padre interviene a difenderlo ma viene ucciso dal branco a calci e pugni.
30 aprile, Roma: 6 filippini naturalizzati italiani violentano a turno una 17enne romana in una pineta, tenendola  in ostaggio tutta la notte.
3 maggio, Roma: un 38enne romano viene picchiato a sangue, morirà in ospedale il 17 giugno. Il 23 luglio sarà arrestato un 28enne albanese in Italia clandestinamente, cui la vittima faceva da prestanome: è uno degli autori del pestaggio.
19 maggio, Roma: un romeno bastona un pensionato di 86 anni che voleva difendere la sua bicicletta dal furto: la vittima è stata sottoposta ad un intervento chirurgico ad un occhio.
20 maggio, Fermo: due albanesi accoltellano un 32enne di Fermo, perforandogli un polmone. La vittima un mese dopo finirà in coma a causa di un brutto incidente stradale in circostanze poco chiare.
29 maggio, Nettuno (Roma): pirata della strada romeno investe e uccide bimbo 16enne in bicicletta.
29 maggio, Milano: al parco Sempione scoppia una rissa tra sudamericani e nordafricani, interviene un senegalese che viene colpito da una coltellata al fianco.
9 giugno, Milano: quattro nomadi, di cui due minorenni, fuggono in auto dopo una rapina, investendo ed uccidendo un 28enne italiano.
13 giugno, Roma: romeno 29enne, ubriaco alla guida, investe ed uccide un bosniaco di 28 anni.
14 giugno, Verona: detenuto magrebino con un manico di scopa aggredisce in carcere cinque agenti.
16 giugno, Varese: uomo aggredito da rumeno Era nel bagno delle Corti – Brutale aggressione ieri in centro città: il fatto si è verificato attorno alle 12.30 nella zona del centro commerciale Le Corti [...] Si tratta di un quarantenne romeno pluripregiudicato per reati contro la persona e il patrimonio, già noto alle forze dell’ordine di Varese per l’abitudine di stazionare senza occupazione presso le stazioni ferroviarie cittadine e piazza Repubblica.
19 giugno, Bologna: detenuto extracomunitario rifiuta di farsi perquisire ed aggredisce due agenti, ferendoli.
20 giugno, Fano: 8 albanesi entrano in una villa di notte in cerca di gioielli. Non trovando nulla si accaniscono su marito, moglie e figlio presenti in casa, malmenandoli per due ore.
1 luglio, Savona: due albanesi, di 30 e 32 anni, assieme ad un 25enne savonese, provocano e picchiano cinque minorenni all’interno di un bar.
7 luglio, Ivrea: detenuto extracomunitario aggredisce a calci e pugni tre agenti di polizia penitenziaria.
17 luglio, Altamura: maxi-rissa con accoltellamenti tra quattro albanesi e due fratelli romeni.
19 luglio, Padova: rissa tra tunisini e nigeriani per il controllo dello spaccio, coinvolti in sessanta.
22 luglio, Varese: tre albanesi aggrediscono con pugni, calci e bottigliate due uomini italiani e due donne peruviane davanti ad un locale, ferendo gravemente all’addome uno dei due italiani.
23 luglio, Cuneo: ragazza invalida violentata da due marocchini. Incontro casuale in discoteca e poi abusi in una casa.  Violentata dal ‘branco’ dopo un incontro casuale in discoteca a Dogliani: la vittima e’ una ragazza piemontese di 20 anni, invalida civile al 46% per problemi di natura psichica. I presunti responsabili – S. A., di 24 anni, e S. Y., di 23, operai di origine marocchina, immigrati regolari che vivono a Dogliani – sono stati arrestati dai Carabinieri per violenza di gruppo aggravata.
25 luglio, Cerreto Guidi (Fi): tre albanesi aggrediscono, rapinano e picchiano una coppia di fidanzati, stuprando la donna e rinchiudendo l’uomo nel bagagliaio dell’auto nella quale si erano appartati.
27 luglio, Torino: nordafricano aggredisce bambina di 11 anni per strapparle la collanina e prende a bottigliate la mamma che cerca di difenderla.
28 luglio, Cagliari: un senegalese ubriaco ha ucciso ieri notte alle 22 un giovane commerciante, Simone Naitana di 29 anni di Monserrato, paese dell’hinterland di Cagliari, con i collo di una bottiglia spaccata sull’asfalto, solo perche’ avrebbe difeso una ragazza che era stata importunata dall’extracomunitario.
30 luglio, Parma: due tunisini picchiano e derubanbo nel parcheggio dell’ospedale Maggiore un cittadino bulgaro residente a Parma.
31 luglio, San Benedetto del Tronto: 6 albanesi aggrediscono due connazionali all’interno di una discoteca.
28 agosto, Carugate (Mi): due romeni 20enni stuprano un’italiana 40enne in una discarica.
3 settembre, Savona: due albanesi caricano in auto con la forza una ragazza russa, ex fidanzata di uno dei due. Quando lei riesce a liberarsi, con l’aiuto di due passanti, gli aggressori picchiano anche uno dei due soccorritori.
3 settembre, Alassio: marocchino di 30 anni insegue una giovane 21enne, la palpeggia, e, alla reazione della ragazza, la ferisce alla schiena con i cocci di una bottiglia.
5 settembre, Ragusa: due tunisini armati di una pala e un tubo di ferro picchiano e colpiscono ripetutamente al capo un romeno.
8 settembre,  Torre Pellice: 21enne romeno uccide a coltellate il rivale in amore e minaccia di morte l’ex fidanzata.
18 settembre, Bologna: RUMENO UBRIACO INVESTE E UCCIDE 21ENNE. È stato arrestato con l’accusa di omicidio colposo aggravato dall’aver guidato la vettura in stato di ebbrezza  V.L., il romeno di 27 anni che ieri sera attorno alle 21 ha investito e ucciso, mentre era la volante di un’Alfa 156, un ciclista di 21 a Mordano, vicino ad Imola.
19 settembre, Rimini: due marocchini aggrediscono e rapinano un bagnino 64enne.
19 settembre, Viareggio: quattro aggressioni a catena con accoltellamenti nella stessa notte. Vittime e aggressori cittadini immigrati, movente la guerra tra bande di extracomunitari per il controllo della droga.
20 settembre, Treviso: due romeni avvicinano un giovane trevigiano, lo percuotono con calci e pugni e gli rubano portafoglio e cellulare. Alla vittima sarà riscontrata una grave emorragia cerebrale.
25 settembre, Vicenza: rissa e bottigliate tra nigeriani davanti ad un locale di Ponte Alto. All’arrivo della polizia, le volanti saranno accolte da lanci di bottiglia.
28 settembre, Sanremo: immigrato nordafricano aggredisce due agenti del Commissariato.
28 settembre, Roma: in zona pineta Sacchetti un 45enne ecuadoriano colpisce ripetutamente al volto con bottiglie di vetro un connazionale. All’arrivo dei Carabinieri, altri due ecuadoriani colpiscono con calci e pugni i militari.
28 settembre, Lecce: un 17enne viene picchiato da alcuni coetanei all’uscita della scuola, il 2 ottobre sarà arrestato un 16enne di origini albanesi identificato come uno degli aggressori.
29 settembre, Cammarata (Ag): romeno aggredisce selvaggiamente con un bastone di legno il custode di un’azienda agricola, rubando poi alcuni oggetti custoditi all’interno dell’azienda stessa.
6 ottobre, Formia: romeno residente in un campo rom alle porte di Napoli sequestra e violenta più volte una donna italiana: arrestato il 10 ottobre a Casoria (Na).
8 ottobre, Montesilvano (Pe): 4 romeni accoltellano di notte due albanesi fuori da un locale.
9 ottobre, Vallenoncello (Pn): maxi-rissa tra due fazioni di immigrati. Una decida di romeni da una parte e quattro albanesi dall’altra.
9 ottobre, Trofarello (To): Al casello autostradale un tir schiaccia un’auto contro il pullman su cui viaggiavano i giocatori del Toro, causando due morti e un ferito grave. A bordo del Tir cinque Rom: due di origine bosniaca saranno arrestati il 22 dicembre. Avevano rubato il Tir con 20mila bottiglie di vino, e non volevano pagare il pedaggio.
10 ottobre, Castelnovo Monti (Re): tre albanesi picchiano con calci e pugni un 44enne italiano davanti ad un bar della frazione Felina.
11 ottobre, Milano: ad una fermata del metro, algerino colpisce ripetutamente al volto un 51enne italiano e gli strappa di dosso la collanina.
20 ottobre, San Remo: due minorenni marocchini aggrediscono una donna 40enne.
23 ottobre, Potenza: in un bar scoppia una rissa tra due marocchini, uno dei due accoltella l’altro, uccidendolo.
24 ottobre, Treviso: 26enne colombiano stupra brutalmente una studentessa 20enne nei pressi della stazione.
25 ottobre, Roma: cinque giovani cinesi violentano una studentessa italiana di 21 anni.
27 ottobre, Pistoia: un 32enne albanese aggredisce e picchia il direttore della Caritas di Pistoia, davanti alla mensa Caritas.
27 ottobre, Lucca: in manette rumeno ubriaco: ha distrutto la casa della badante e aggredito i poliziotti. Arrestato un 21enne rumeno per aver perso il controllo, sotto gli effetti dell’alcool, in un’abitazione in zona San Marco, distruggendo mobilia e suppellettili e aggredendo i poliziotti giunti sul posto.
28 ottobre, Trieste: detenuto tunisino minaccia agente con una lametta, lo aggredisce e lo malmena.
30 ottobre, Vibo Valentia: due romeni assaltano una stazione dei carabinieri, aggredendo alcuni militari.
5 novembre, Reggio Emilia: magrebino aggredisce e accoltella ad una spalla un georgiano clandestino.
6 novembre, Taranto: giostraio romeno 30enne arrestato per stupro e molestie nei confronti di una connazionale 12enne.
6 novembre, Firenze: 4 albanesi ubriachi aggrediscono e picchiano un 19enne, figlio di un consigliere comunale. Intervengono due amici dell’aggredito, e sono botte pure per loro.
8 novembre, Ortona: aggressione al titolare di Antico Bar di: arrestato un rumeno . Preso il rumeno che aggredì a calci e pugni Angelo Mattioli, gestore di un bar di Ortona, la sera del 23 ottobre scorso. Si chiama Valentin Oros, 37enne rumeno residente a Orsogna. In quella circostanza, l’aggressore colpì alle spalle Mattioli poco prima della chiusura, mentre l’uomo si accingeva alle pulizie di fine giornata, e portò via l’incasso giornaliero di 200 euro. Il rumeno, accusato di rapina aggravata e lesioni personali, è stato portato presso la casa circondariale di Chieti.
12 novembre, Codogno: barista aggredito, marocchino gli lancia bicicletta. Il gestore di un bar della città si è rifiutato di dare da bere ad un uomo perchè aveva già bevuto molto ed era ubriaco. E quando ha iniziato anche a diventare molesto, si è messo ad urlare e ha lanciato addosso al barista e ad altre persone presenti un’arma insolita: una bicicletta. E’ accaduto alla una della scorsa notte, e davanti a questa aggressione sono stati allertati i Carabinieri, che con non poca fatica, sono riusciti a bloccare l’individuo. Si tratta di un marocchino 30enne, irregolare in Italia, è stato arrestato per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.
14 novembre, Lucca: tre marocchini aggrediscono e feriscono gravemente due connazionali.
16 novembre, San Remo: botte tra marocchino clandestino e moldavo clandestino in pieno centro.
18 novembre, Roma: uccise e bruciò due persone: arrestato un 30enne romeno. Nel luglio scorso il titolare di una falegnameria, Bruno Lanna e un suo amico di vecchia data, Mario Mattozzi, vennero trovati morti: i loro corpi dati alla fiamme e con segni riconducibili a colpi di ascia sulla testa. Ieri i carabinieri di Frascati, alle porte di Roma, hanno arrestato un cittadino romeno di 30 anni, ritenuto responsabile del duplice omicidio, avvenuto ad Artena, alle porte di Roma. Si tratta di un ex dipendente della falegnameria. L’uomo, che dopo aver commesso il delitto si era nascosto in Romania, è giunto ieri sera a Fiumicino, tramite Interpol, e messo a disposizione dell’autorità giudiziaria italiana.
19 novembre, Firenze: in piazza Santo Spirito scoppia una rissa tra spacciatori nordafricani, che si prendono a bottigliate. Ad avere la peggio un 25enne tunisino che resta a terra ferito gravemente.
21 novembre, Brescia: marocchino arrestato per aggressione e stupro. E’ stato arrestato  il marocchino di 24 anni che a Rovato in Provincia di Brescia ha aggredito una coppia di ragazzi violentando poi la donna.
21 novembre, Milano: dipendente Atm aggredito in stazione da un immigrato. Si accascia: infarto. Ricoverato in arresto cardiaco. Si è sentito male due-tre minuti dopo il colpo. L’aggressore è un senegalese 18enne.
22 novembre, Legnano: un albanese di 30 anni picchia selvaggiamente una prostituta, rubandole 20 euro.
24 novembre, Messina: tre romeni aggrediscono un albanese in piazza Messina, ferendolo in testa con una bottiglia.
25 novembre, Treviso: giovane preso a calci e rapinato Arrestati i due aggressori romeni. Due romeni sono stati arrestati dai Carabinieri di Treviso per la violenta aggressione ad un giovane, A. P., 25 anni, di Meduna di Livenza (Treviso).
25 novembre, Roma: in piazzale Prenestino un minorenne tunisino e un libico di 28 anni, entrambi clandestini, aggrediscono un 20enne nato a Cagliari ma di origini egiziane, uccidendolo con coltellate ad addome, schiena e torace.
27 novembre, Ferrara: quattro tunisini armati di catene aggrediscono e derubano tre connazionali.
27 novembre, Genova: extracomunitario ubriaco colpisce in testa una 16enne italiana con una bottiglia di vetro.
28 novembre, Alassio: pestaggio tra albanesi in piazza del Popolo.
28 novembre, Milano: marocchino accoltella ed uccide un connazionale.
28 novembre, Vasto: due giovani romeni, residenti da tempo a Vasto, aggrediscono con un bastone un connazionale.
29 novembre, Martinengo (Bg): rissa tra tre marocchini, uno dei tre perderà un occhio.
1 dicembre, Reggio Calabria: marocchino ubriaco si fa curare al Pronto Soccorso dicendo di essere stato investito da un’auto, ma durante la visita va in escandescenze e malmena brutalmente due medici.
2 dicembre, Cinisello Balsamo: un tunisino è arrestato per aver rubato lo scooter ad un operaio italiano. L’uomo aveva agito con complici, colpendo più volte la vittima prima di fuggire con il bottino.
4 dicembre, San Remo: 33enne romeno picchia selvaggiamente un connazionale che sarà ricoverato in prognosi riservata.
4 dicembre, Torino: rissa tra spacciatori africani e residenti del quartiere italiani che cercavano di allontanarli.
7 dicembre, Rimini: ubriaco tunisino aggredisce e molesta scommettitori all’interno di un punto Snai, e all’arrivo dei carabinieri si scaglia contro di loro.
11 dicembre, Venezia: albanese di 48 anni avvicina in stazione una donna, ferendola al fianco con un coltello a serramanico.
13 dicembre, Reggio Emilia: due tunisini aggrediti e accoltellati da alcuni connazionali.
14 dicembre, Santa Croce sull’Arno (Pi): 3 albanesi aggrediscono un loro connazionale con bastoni, calci e pugni.
15 dicembre, Novi Ligure: due marocchini e un albanese picchiano e accoltellano un tunisino, uccidendolo, nei pressi della stazione ferroviaria.
15 dicembre, Trieste: due senzatetto polacchi aggrediscono e rapinano un violinista 89enne residente in provincia di Trento, colpendolo con un pugno. La vittima muore il 19 dicembre.
17 dicembre, Reggio Emilia: detenuto di origine magrebina aggredisce in carcere un agente, ferendolo con una lametta.
17 dicembre, Biella: detenuto albanese aggredisce un sovrintendente di polizia in carcere.
18 dicembre, Civitanova Marche: Ambulanti abusivi extracomunitari aggrediscono vigili urbani durante un controllo, mandandone tre all’ospedale. La più grave una donna, colpita al volto da un pugno.
19 dicembre, Pisa: cinque tunisini inseguono in piazza Garibaldi, armati di coltelli, un cittadino palestinese. Aggressione sventata dalle forze dell’ordine.
20 dicembre, Bologna: tunisino senza patente cerca d’investire poliziotto e sferra pugni agli agenti. Alla vista di una volante, un tunisino di 39 anni in sella ad uno scooter ha accelerato zigzagando nel traffico di Bologna. Ha perso il controllo del mezzo, è caduto. Poi è risalito e, dopo aver tentato di investire un poliziotto, ha sferrato calci e pugni agli agenti, prima di essere arrestato.
20 dicembre, Casoria: notte da incubo: bastonati, imbavagliati e rapinati in casa da romeni. Sono stati sorpresi nel sonno, picchiati con bastoni e minacciati con le pistole. E ancora colpiti con pesanti ceppi di legna, legati mani e piedi con il nastro adesivo , imbavagliati e tenuti con la canna della pistola puntata alla tempia.
21 dicembre, Faenza: marocchino di 21 anni violenta in strada in pieno centro una ragazza di 22, in una cabina telefonica.
21 dicembre, Perugia: marocchino 36enne prende a bottigliate e colpisce con una coltellata al fianco la moglie incinta, sospettata di avere una relazione con un italiano.
22 dicembre, Bologna: arrestato un 16enne bosniaco, “capetto” di una baby-gang che a metà settembre aveva aggredito e picchiato un 14enne.
22 dicembre, Genova: marocchino di 38 anni, con precedenti penali ed espulsione a carico, aggredisce connazionale con una lametta da barba, ferendolo al collo.
24 dicembre, Milano: la sera della vigilia di Natale un pensionato milanese 83enne viene rapinato e picchiato nell’androne di casa da tre giovani Rom. Finirà all’ospedale.
25 dicembre, Milano: tunisino accoltella all’addome la moglie, italiana 35enne.
E questa è solo una piccola parte di un lunghissimo elenco di crimini compiuti da immigrati nel nostro Paese solo in questo 2011.
Gli italiani non sono razzisti, sono solo stanchi…stanchi di vedere immigrati che nelle graduatorie hanno la priorità su di loro, sono stanchi di non essere padroni di appendere un crocifisso nelle scuole dei propri figli per non mancare di rispetto ai compagni musulmani, sono stanchi di sentirsi dire che dobbiamo fare il possibile per integrare gli immigrati, quando dovrebbero essere loro a fare il possibile per integrarsi.
Gli italiani non sono razzisti, ma esistono i folli… perchè se un musulmano fa una strage di cristiani è un folle, mentre se accade il contrario è un razzista? I pazzi esistono ovunque e quindi non mettiamoci sempre di mezzo il razzismo…

Cercavo una frase adatta per concludere questo articolo, come sempre mi viene in aiuto qualcuno che purtroppo non c’è più..
E quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade.
Oriana Fallaci

mercoledì 28 dicembre 2011

ANCHE QUI NESSUNA INDIGNAZIONE
NESSUN CORTEO ,CHE VERGOGNA

Omicidio di Albisola, arrestati due albanesi
decisive le intercettazioni telefoniche

I due giovani sarebbero gli autori della brutale aggressione in casa di una ottantottenne e si sarebbero traditi parlando fra di loro. Sono stati fermati nell'Alessandrino

di MARCO PREVE
ANGELO PISTOLESI




Il 28 Dicembre del 1977 moriva Angelo Pistolesi, 31 anni e due figlie, in via Statella nel quartiere Portuense di Roma.
La “caccia” che la gioventù antifascista aveva messo in atto in quel periodo stava raggiungendo il picco massimo di violenza, Angelo era stato coinvolto nei fatti di Sezze della precedente campagna elettorale e fu individuato come obiettivo della persecuzione.
Il mattino del 28 intorno alle 8:00, uscendo di casa Pistolesi viene avvicinato da un uomo che, avvicinatosi con calma ed a volto scoperto, gli spara tre colpi di pistola nel petto. Senza una parola la vittima si accascia in terra mentre l’omicida si allontana e sparisce dietro l’angolo per non essere mai più trovato e scoperto.
 Nel perpetuo ricordo di chi ha intrapreso la via della militanza politica nel periodo in cui era una scelta che poteva costare la vita, ci stringiamo nel pensiero di Angelo Pistolesi: vittima sbagliata di una guerra ingiusta che, come in questo caso, si combatteva anche nei territori nei quali noi oggi abbiamo l’inestimabile fortuna di esprimere le idee politiche senza i rischi di allora.

martedì 27 dicembre 2011

L'euro sull'orlo del precipizio
Est Europa e banche in fuga

Varsavia e Praga non pensano più a entrare. Portogallo, Italia, Grecia in crisi: gli istituti temono il crollo e preparano il cambio in escudo, lira e dracma




la grande fuga dell'euro è già iniziata. La divisa unica nata per tener testa al dollaro (moneta che conosce un simile declino ma supportata da un sistema di tutele e cuscinetti più efficace), la divida che fino a un paio di anni fa era il sogno dei Paesi europei tenuti ai margini, pare oggi essersi trasformata in una trappola. Le testimonianze più evidenti, quelle sotto gli occhi di tutti, sono le difficoltà dell'Eurozona e della sua politica, paralizzata dall'immobilismo interessato di Berlino quando si tratta di prendere decisioni che contano. Risultato? Lo spread dei titoli di Stato dei Paesi galoppano e gli stessi Paesi - stiamo parlando anche dell'Italia - sono costretti a sottomettersi a sacrifici difficli da sostenere e, probabilmente, inutili. Ma del fatto che l'euro sia diventata una tagliola piuttosto che un'opportunità paiono essersene accorti anche quei Paesi che, fino a ieri, hanno sempre spinto per entrare nel magico mondo della moneta unica. 
Lo scetticismo dell'est - Per prima la Polonia, dove secondo recenti sondaggi quasi i tre quarti della popolazione sono contrari dell'abbandono dello zloty, la moneta di Varsavia. La politica, incarnata dal premier liberale Donald Tusk, europeista convinto, è costretta ad ascoltare il popolo, anche se il Paese da tempo attua un piano di rigore intransigente per poter entrare nell'euro. Quindi la Repubblica Ceca, dove 70 cittadini su 100 sono contrari all'addio alla corona. Il premier Petr Necas ha chiarito che l'ingresso in eurolandia non è tra i punti del suo programma (il suo mandato scade nel 2014). E ancora la Bulgaria, che avrebbe tutte le carte in regola per entrare nell'euro già dal prossimo anno; il governo però fa sapere di non essere attratto dalle sirene di Bruxelles. Diversi Paesi dell'est, che dopo più di 20 anni dalla caduta dell'Urss iniziano a rivedere la luce e ad avere econime floride e dinamiche (non è il caso dell'Unghiera a rischio default), snobbano i cosiddetti 'grandi', da cui ora preferiscono prendere le distanze. Fanno eccezione la Lettonia (vuole adottare l'euro nel 2014, ma rispettare i target di inflazione non pare un obiettivo scontato) e la Lituania (che avrebbe già dovuto adottare la moneta unica nel 2007 ma mancò per un soffio gli obiettivi di inflazione). Da segnalare, infine, anche lo scetticismo e i mal di pancia dei Paesi dell'est che l'euro lo hanno già adottato, ma non ne vedono i benefici: Estonia, Slovacchia e Slovenia osservano con una punta di rammarico la robusta crescita dei cugini polacchi, che senza euro riescono a galoppare.
Vecchi sistema di cambio - Ma a mostrare incertezze circa la tenuta della moneta unica non sono soltanto i Paesi che si sfilano ancor prima di entrarvi, ma anche il mondo delle banche che si prepara al collasso del sistema e al ritorno alle vecchie divise. Il caso più recente in ordine cronologico è quello segnalato dal Wall Street Journal, che ha riferito di almeno due istituti impegnati a riattivare il sistema di cambio basato sulla dracma, l'escudo e la nostra vecchia lira (le tre vecchie monete dei tre Paesi più a rischio, rispettivamente Grecia, Portogallo e Italia). Tecnicamente le banche hanno contattato Swift, il consorzio con sede in Belgio che gestisce la più grossa fetta di transazioni finanziarie internazionali, per chiedere se i codici delle vecchie divise siano ancora attivi o quantomento utilizzabili in caso di emergenza. Se le banche riceveranno una risposta positiva da Swift potrebbero immediatamente lavorare a un sistema di cambio alternativo a quello dell'euro in grado di entrare a regime con solerzia nel caso in cui i Paesi in questione collassassero. Per inciso Swift ha evitato di fornire risposte (almeno risposte pubbliche) per evitare le devastanti conseguenze speculative che potrebbero seguire una fuga di notizie.
Assalto Usa alle banche europee - La paura del crollo dell'euro è arrivata anche in Gran Bretagna che si è sfilata dal sistema fiscale comunitario, nel Regno Unito isolato dalla cosiddetta Ue a 26 e con il dente avvelenato nei confronti di Bruxelles e della Bce. Dal Foreign Office di Londra, giorni fa, sono infatti trapelate indiscrezioni sull'esistenza di veri e propri piani di evacauzione dei cittadini britannici da Spagna e Portogallo in caso di collasso dei due Paesi. Dal ministero degli Esteri non sono arrivate nè conferme nè smentite: il dicastero si è limitato a sottolineare come sia dovere delle istituzioni essere pronti a qualsiasi eventualità. In un quadro a tinte fosche (qualche settimana fa l'indiscrezione relativa alla Germania intenta a stampare marchi in Svizzera) si aggiungono poi le notizie riportate dal New York Times, che riferisce di un vero e proprio assalto degli Stati Uniti alle banche europee. Istituti, compagnie assicurative e fondi a stelle e strisce vedono nei big europei una colossale occasione per fare shopping: le banche e le istituzioni del Vecchio Continente, infatti, per soddisfare le richieste della Bce dovranno disfarsi di asset per 3mila miliardi di euro. E' scattata così la corsa ai saldi europei da parte dei colossi americani che hanno cominciato a spartirsi il bottino: chi ha soldi e liquidità può ancora permettersi di fare acquisti.
di Andrea Tempestini

http://www.liberoquotidiano.it/news/899590/L-euro-sull-orlo-del-precipizio--Banche-e-Paesi-dell-est-in-fuga.html

Ci serve autorità per essere liberi

E' vista come il demonio, eppure è un bisogno vitale: per garantire l'ordine e governare il cambiamento


E se il deficit maggiore nella società del nostro tempo fosse l’Autorità? Impronunciabile parola ormai da troppi decenni, ci assoggettiamo senza critiche solo ai comandi impersonali del mercato, della Borsa, della tecnica, del progresso.

 
O accettiamo poteri e strapoteri in loro servizio, ma guai a sentir parlare di autorità. L’autoritàscontaundiscreditostagionato. Nel dopoguerra perché odorava ancora di fascismo e di antidemocrazia. Nel ’68 perché era la bestia nera della liberazione giovanile, femminile, proletaria. Nei socialismi, sovietici e liberali, perché considerata da ambedue nemica giurata dell’egualitarismo. Nelle società liberali e permissive perché vista come l’antagonista funesto della libertà. La principale carenza dei governi Berlusconi non è stata certo la deriva autoritaria, come spesso si è ripetuto, ma al contrario, l’assenza di un principio di autorità e di autorevolezza, la ricerca di compiacere gli italiani, di allentare le regole e di assecondarli, rinunciando a priori a ogni tentativo di correlare educazione e libertà.
Se la modernità sorge sulla fratellanza, l’uguaglianza e la libertà, l’autorità fu ritenuta uno sfregio a tutte e tre; perché l’autorità non è fraterna, semmai paterna, o al limite materna; non indica uguaglianza, semmai promuove differenza e gerarchia; e non è considerata amica della libertà, ma il suo inevitabile rovescio. Oppressiva in pubblico, repressiva in privato, l’autorità è stata l’innominabile belva della nostra epoca.
Per riammettere una sua vaga parente, si è preferito ribattezzarla in Italiacolpiùrassicurante termine di authority , anglosassone e americano, tollerata perché «di servizio», a tutela delle regole. O dissimulata nell’invocazione diffusa della leadership. E invece l’autorità ci manca, eccome se ci manca.
È uscito di recente un saggio di Alexandre Kojève, La nozione di autorità (Adelphi, pagg. 143, euro 29) che risale al 1942 ma che fu pubblicato postumo pochi anni fa- il filosofo morì nel 1968 - e ora tradotto in Italia. Un saggio scritto all’ombra di Vichy, con un’appendice che riguarda il regime di Pétain, con curiosi riconoscimenti al Maresciallo collaborazionista, provenienti da uno che lottò contro l’occupazionenazista. Proprioneimesi precedenti, Kojève indirizzava a Stalin un altro suo saggio filosofico. Incroci pericolosi. Kojève classifica quattro tipi originari di autorità - del Padre, del Signore sul servo, del Capo e del Giudice- e ad essi fa risalire tutte le forme di autorità. In realtà altre fonti di autorità ci sembrano irriducibili a quelle indicate dal filosofo russo: l’autorità fondata sul carisma spirituale-religioso o sul ruolo di pontifex , l’autorità fondata sulla sapienza e sul ruolo di magister, e l’autorità fondata sull’opera o l’impresa e sul ruolo di artifex. Autorità di derivazione diversa. Kojève distingue tra l’autorità trasmessa per nomina, per elezione e per eredità. L’autorità può discendere anche dal divino: per Kojève «è divino tutto ciò che può agire su di me senza che io abbia la possibilità di reagire nei suoi confronti». Originale e dinamica la sua idea di autorità,perché per lui l’autorità non garantisce la stabilità e lo status quo , come diffusamente si ritiene, ma il mutamento e il movimento: «l’autorità appartiene a chi opera il cambiamento». Emerge qualche assonanza col decisionismo di Schmitt: «Sovrano è colui che decide in stato di eccezione». Un’idea dell’autorità dopo la modernità, che non riposa sul sacro e immobile universo degli enti eterni e immutabili.
L’autorità è un bisogno vitale di ogni società, non solo per garantire l’ordine e la tradizione, ma anche per governare il cambiamento e cavalcare la tigre della trasformazione. Quando manca una norma e una tradizione a cui attenersi, là insorge il bisogno di un’autorità che colmi quel deficit con la sua autorevolezza.
L’autorità è un onere prima di essere un onore, è una responsabilità e non un privilegio. Solitamente è un argine contro gli abusi, le violenze e le ingiustizie; solo degenerando diventa essa stessa abuso, violenza e ingiustizia. Allora sorge l’autoritarismo, dove il rapporto costitutivo dell’autorità si capovolge:non è l’autorevolezza a decretare il potere, ma il potere a decretare l’autorevolezza. La superiorità, da causa diventa effetto. Ma il poteresenzaautoritàèabuso, la forza senza autoritàèprevaricazione, ilcomando senza autorità è sopraffazione. Perché l’autorità è una legittimazione sul campo, fondata sul merito e il talento, la cultura e la capacità, la competenza e l’esperienza, e nei livelli più alti il carisma e la sapienza.
Non è un bisogno di chi la esercita, ma di chi la segue.
Quando diciamo che mancano le guide o gli educatori, i modelli e i punti di riferimento, le classi dirigenti o le vere élite , parafrasiamo il bisogno di autorità. Urge l’ auctor , in ogni campo. Visibile, credibile, affidabile. È l’autorità che distingue una classe dirigente da una classe dominante, per usare due categorie gramsciane. Ma l’autorità è pure ciò che distingue un leader da un esecutore ( oggi diremmo un tecnico). Perché il tecnico è esperto di mezzi, autorità è invece chi sa commisurare i mezzi ai fini. Tecnologico uno, teleologica l’altra.
L’autorità garantisce la libertà, sorveglia i propri confini che le permettono di esprimersi e fluire, senzadisperdersi, esondare o capovolgersi nel suo contrario. La libertà ha bisogno dell’autorità e viceversa. La negazione dell’una o dell’altra o la coincidenza dell’una nell’altra segna la fine di una civiltà. E tutti coloro che le hanno teorizzate, se non si sono perduti in forme utopiche o anarchiche, hanno promosso, avallato o abbracciato soluzioni dispotiche e liberticide.
Oggi tutti parlano della libertà, ma chi osa evocare l’autorità e ricercarne gli uomini, i segni e i ruoli? Che sia questo il compito di questi anni e, in Italia, di questa delicata fase di transizione cieca? Facile l’obiezione:chi sono,dove sono,le forme e le élite in grado di incarnare l’autorità? Certo che non si vedono, ma intanto aprite le porte, intanto cercate, scrutate, riconoscete...

http://www.ilgiornale.it/cultura/ci_serve_autoritaper_essere_liberi/27-12-2011/articolo-id=564306-page=0-comments=1

lunedì 26 dicembre 2011

                         26 DICEMBRE ,65° ANNIVERSARIO -ALLE ORIGINI DEL MSI
  (sapere, conoscere, capire, inquadrare)

pubblicata da Occidente
 





 Il Movimento Sociale Italiano viene fondato il 26 dicembre 1946 nello studio dell’ex vicefederale romano del PNF, Arturo Michelini, per iniziativa di un gruppo di giovani reduci della Repubblica sociale italiana, sostenuti, dietro le quinte, da più navigati ex gerarchi fascisti.
 Questa decisione costituisce l'approdo definitivo di una serie di tentativi di aggregazione degli ex fascisti, esperiti fin dai primi mesi del dopoguerra. La ricerca di un punto di aggregazione per i Vinti anima infatti un intenso dibattito nelle numerose riviste "reduciste” che sorgono in quel periodo ("Rataplan", "Rosso e nero", "Senso nuovo", "Il pensiero nazionale", "Meridiano d’Italia", "Brancaleone", “Fracassa”, oltre al più noto e diffuso "RIVOLTA IDEALE" -di Mario Tonelli- che diviene l'organo ufficioso del neonato partito), ma il MSI si afferma ben presto come il punto di riferimento di tutto l'ambiente che non intendeva rinnegare le idee del movimento nazionalista e fascista
..........Il nuovo partito si dichiara, prima in forme velate, poi sempre più esplicitamente, erede del fascismo, nella sua ultima versione, quella della Repubblica sociale italiana (ecco il perchè dell'aggettivo "sociale" che, all'inizio pochi compresero)
Il riferimento alla Repubblica di Salò comporta una precisa scelta politico-ideale e cioè il richiamo ai principi socializzatori, anticapitalisti e antiborghesi della carta di Verona, il manifesto programmatico elaborato nel 1944 al I congresso del Partito fascista repubblicano che rappresenta l'ultimo "grido" del "fascismo-movimento", la tendenza più rivoluzionaria . Questa costituisce una esplicita presa di posizione nel dibattito interno al Fascismo e si contrappone alla tendenza del "fascismo-regime", caratterizzata da una impostazione tradizionalista,"nazionale" e conservatrice. (La prima proposta di nome , infatti , era stata quella di Movimento Nazionale Italiano). Queste due tendenze ideologiche, che sintetizzano la conflittualità interna delle varie anime del fascismo, si riflettono anche all'interno del MSI e sono incarnate da precisi tipi sociali: i "socializzatori" ovvero principalmente i giovani reduci della Repubblica sociale e coloro che hanno condiviso le sorti del fascismo repubblicano, e i "corporativisti", coloro che erano rimasti al Sud , esclusi dalla guerra civile 43-45 e collegati all'esperienza ed alla cultura del Fascismo-Stato.
..........Per certi aspetti, quindi, la contrapposizione interna al partito riflette una divisione geografica, quella della linea gotica con, al Nord, le componenti più bellicose  e più populiste e, al Sud, quelle più attaccate alla tradizione d'Ordine del regime mussoliniano. Il dibattito interno rifletterà sempre, senza variazioni di sorta, questa contrapposizione. In sostanza il cuore del dibattito interno ruoterà intorno al problema di quale sia la più autentica visione del Fascismo.
Il MSI, tuttavia, riuscì a mantenere "in equilibrio" queste due diverse "letture". La tesi fu che la "lettura" poteva essere diversa, ma UNICO restava il Libro della Storia. E più forte ciò che univa rispetto a ciò che poteva dividere "sui dettagli".
In questa fase genetica il MSI si trova a dover affrontare e sciogliere i nodi dell'accettazione del sistema nato dalle ceneri del fascismo e della partecipazione attiva alla vita politica. Fin dal 1945 gruppi di ex fascisti avevano promosso iniziative spettacolari e gesti esemplari (a volte anche terroristici) quali l'attentato al cinema che proiettava il film di Roberto Rossellini "Roma città aperta", l'apparizione di scritte inneggianti al Duce al posto della pubblicità luminosa in piazza Duomo a Milano, l'inserimento nelle trasmissioni radio trasmettendo, da Monte Mario, l'inno  Giovinezza. Ma queste iniziative erano frutto di gruppi isolati e di scarsa consistenza; molto più strutturata era invece l'organizzazione clandestina dei Fasci di azione rivoluzionaria (FAR), articolata in quattro livelli gerarchici, a partire dall'unità più piccola composta di soli tre membri, e dotata di una capacità di mobilitazione non indifferente.
In un primo tempo vi fu una certa ambiguità nel rapporto tra MSI e organizzazioni clandestine anche perché, in molti casi, i membri dei gruppi terroristici sono anche militanti del partito (vi fu un periodo di Indecisione vera, sostanziale), ma in seguito prevalse la propensione legalistica, il desiderio di far politica a viso aperto.
Del resto, un partito dichiaratamente neofascista o sceglieva la strada della clandestinità e della resistenza o accettava, adeguandosi, le regole del nuovo regime. La sua sopravvivenza dipendeva dalla capacita di mostrarsi il più legalitario possibile. E in effetti, già nel 1947 il MSI decide di presentarsi alle elezioni amministrative, con una lista e il proprio simbolo, sia a Caserta (21 settembre 1947) dove ottiene alle provinciali un consigliere, sia a Roma (12 ottobre 1947) dove, nonostante le inevitabili difficoltà a condurre la campagna elettorale, raccoglie il 4 per cento dei voti: un risultato che lo pone come sicuro punto di coagulo di tutto il mondo "nostalgico.
"Notizia curiosa" :
Il quotidiano di Palermo "CORRIERE-ESPRESSO" diede la notizia della nascita del MSI...CON DUE GIORNI DI ANTICIPO, il 24 Dicembre 1946, sbagliandone il nome per un errore "di comunicazione"...Scrisse infatti, riportando i primi 10 punti programmatici  : "E' nato il Movimento Socialista Italiano", scatenando un putiferio tra gli ex fascisti isolani, da poco rientrati dai campi di "non-cooperatori", che nel social-comunismo individuavano il Nemico Storico.
Nel 1947,tuttavia , tre missini, "mascherati" nelle liste dell'UOMO QUALUQUE (il partito di Giannini che contestava la retorica resistenziale ed "il vento del Nord") venivano trionfalmente eletti all'Assemblea  Regionale Siciliana. I primi "onorevoli" del Msi.
......... A facilitare l'installazione del MSI nel panorama politico italiano contribuì, successivamente  la scomparsa dalla scena politica di un potenziale concorrente: l'Uomo Qualunque, un movimento che, facendo appello al risentimento degli epurati, al desiderio del quieto vivere del ceto medio e all’insofferenza per la retorica della Resistenza e per il nuovo e rilevante ruolo dei partiti, nelle elezioni per la Costituente del 1946 aveva ottenuto il 5,3 per cento nazionalmente, ma ben il 9,4 per cento da Roma in giù. Benché MSI e Uomo qualunque si muovano su binari molto diversi sul piano ideologico in quanto quest'ultimo respingeva ogni legame con il passato regime l'elettorato di riferimento rimane sostanzialmente lo stesso: e infatti, il crollo dell'Uomo qualunque nelle elezioni politiche del 1948 favorì la conquista dei primi parlamentari  (6) da parte del MSI.
Da allora il MSI entrò agevolmente in tutta una serie di Consigli comunali con percentuali sempre più alte (attorno al 10%) prevalentemente nel Centro-Sud ove non s'erano creati "solchi di sangue".
Alla fine degli anni 50, "strana anomalia europea",il MSI era uniformemente presente su tutto il terrirorio nazionale (sia pure con percentuali diverse) ecomponente Stabilizzata del "nuovo" Panorama politico italiano.

tratto da: Occidente

venerdì 23 dicembre 2011

La libertà non è un diritto: è un dovere. Non è una elargizione: è una conquista. Non è una uguaglianza: è un privilegio.(Mussolini)


Presi due pirati della strada: schiacciarono
un’auto contro bus del Torino

TORINO - Sono due rom, gli arrestati dalla Polizia stradale di Torino, che ha anche denunciato altre quattro persone, per l’incidente in cui il 9 ottobre scorso persero la vita due ragazzi, schiacciati da un tir sotto il bus del Torino Calcio che li precedeva alla barriera autostradale di Trofarello, a Torino. Sono Maurizio Ahmetovic, rom di 27 anni nato in Francia, e Caslav Petrovic di 39 anni, rom di origini bosniache, entrambe domiciliati nel quartiere Falchera a Torino. Ahmetovic, che gli inquirenti ritengono fosse alla guida dell’autoarticolato rubato che ha provocato l’incidente, è stato arrestato a Verona, dove si era rifugiato.

Alla guida di un tir rubato ad Asti. Secondo la ricostruzione degli investigatori il gruppo, dopo aver rubato prima la motrice di un tir ad Asti e poi un rimorchio con un carico di spumante, si stava dirigendo verso Torino: due le persone sul tir e almeno altre tre su una Fiat Bravo che faceva da staffetta, guidata secondo gli inquirenti da Petrovic. Alla barriera di Trofarello la Fiat Bravo è riuscita a passare al casello ed è stata poi trovata data alle fiamme nei pressi di Venaria. Gli investigatori sono poi riusciti a risalire al prestanome a cui era intestata la Bravo e al gruppo di criminali.

Omicidio colposo e omissione di soccorso. Denunciato il prestanome italiano e altre tre persone che la Polizia ritiene fossero sul luogo al momento dell’impatto. Le ipotesi di reato sono di omicidio colposo, omissione di soccorso e furto aggravato. Il pubblico ministero Vito Destito, che coordina le indagini, ha interrogato gli arrestati.
http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=174178&sez=ITALIA


Ministri tecnici e politici pasticcioni rischiano di complicare la vita di chi lavora. I primi sono quelli come madame Fornero, la piagnona, che un giorno impreca contro l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e il giorno seguente nega di sapere di che stiamo parlando; i secondi sono quelli disposti a ingoiare tutto pur di evitare di dare la parola al popolo.
Nel frattempo, il lavoro cala, aumentano i disoccupati, la tragedia sociale e’ sempre più palpabile. Noi, quando il 4 febbraio scenderemo in piazza nel corteo di Roma, intendiamo issare anche le bandiere del lavoro che manca.
La manifestazione, contro il governo delle banche, dovrà rilanciare anche una piattaforma sociale cara a questa nostra destra, a partire dal modello partecipativo.
E’ fondamentale cercare strumenti nuovi, innovativi e così presenti in tanta tradizione europea. Non bisogna preoccuparsi di licenziare, ma di assumere, ha detto nei giorni scorsi Giovanni Centrella, segretario dell’Ugl. E proprio con lui intendo fare una chiacchierata nei prossimi giorni per verificar se col sindacato più libero che c’e’ si possa fare un pezzo di strada assieme. In questo momento, ho appreso che l’organizzazione e’ impegnata in una grande campagna contro la delocalizzazione industriale, che e’ tema centrale del nostro Paese. Le politiche di globalizzazione, che si accompagnano alle politiche finanziarie, stanno devastando i rapporti sociali.
Nel rispetto delle autonomie che si debbono riconoscere a formazioni politiche e organizzazioni sindacali, credo che si debba tentare di individuare obiettivi comuni. E magari provare a comprendere se si potranno proporre anche in vista del 4 febbraio di Roma.
Ne parleremo, se ne avremo l’occasione. Alle nostre spalle, decenni di storia comune. Davanti, può esserci un futuro …

http://www.storace.it/2011/12/23/ma-chi-rappresenta-il-lavoro-se-noi-e-l%e2%80%99ugl%e2%80%a6/

Casa, arriva un'altra
stangata

La manovra non basta: in arrivo una riforma degli estimi che aumenterà la base imponibile dell'Imu






La manovra è servita. Ma le brutte  sorprese non sono finite. Anzi. Non solo perché il conto finale della stangata è più alto del previsto, ma soprattutto perché in cantiere ci sono  altri provvedimenti lacrime e sangue. Intanto, va registrato che con l’ok del definitivo del Senato la prima manovra del Governo di Mario Monti è a tutti gli effetti legge dello Stato. I «sì» a palazzo Madama ieri sono stati 257. Dalla Lega Nord di Umberto Bossi e dall’Italia dei valori  di Antonio di Pietro rumorosi 41 voti contrari. Nonostante i mugugni fuori delle aule parlamentari, dunque, Pdl e Pd hanno votato la fiducia all’Esecutivo tecnico. L’ex premier Silvio Berlusconi ha parlato di «male minore» e ha detto «sì» forse a denti stretti. Scontato e senza polemiche, invece, il via libera da parte dell’Udc di Pierferdinando Casini. Più o meno lo stesso film già visto la scorsa settimana alla Camera.
Di là dalla mischia politica, adesso tocca agli italiani pagare il conto. Ed è un conto  più salato di quanto non immaginato finora: 74,2 miliardi di euro di nuove tasse in più in tre anni (2012-2014), stando ai dati più aggiornati del Tesoro presentati in Parlamento. Numeri che stonano un po’ con le parole di Monti convinto che con il decreto “salva Italia”, il Paese ora riesca ad affrontare a «testa alta» la crisi gravissima che attanaglia l’Europa e una situazione segnata ancora da forti «criticità». Difficile capire come si possa agganciare la ripresa dell’economia dopo aver deciso di allungare così a fondo le mani in tasca ai contribuenti. Di sicuro, pranzo di Natale e cenone di Capodanno corrono il rischio di andare di traverso agli italiani. Che passeranno le prossime feste a cercare di capire dove trovare i soldi da versare all’Erario nei prossimi anni. La botta più grossa è sul fronte immobiliare, con la nuova Ici-Imu che torna ad applicarsi sulle prime case e sarà complessivamente più pesante: in tutto il Governo punta a incassare 11 miliardi di euro l’anno.  
L’altra parte consistente del bottino viene dalla benzina: l’incremento delle accise aumenterà il gettito per 5,9 miliardi nel 2012 e 5,6 nel 2013, mentre nel 2014 sono previste entrate maggiori per 5,7 miliardi. Dall’Iva portata dal 21% al 23% a ottobre prossimo dovrebbero arrivare 3,3 miliardi nel 2012. Considerando anche altri balzelli sparsi, vuol dire un salasso da circa 25 miliardi l’anno per il prossimo triennio. Senza dimenticare i risparmi (21 miliardi in tutto tra il 2012 e il 2014) derivanti dai tagli alle pensioni.  Un po’ di denaro viene destinato a mettere in equilibrio i conti pubblici (obiettivo è il pareggio di bilancio nel 2013), un’altra parte dovrebbe servire per lo sviluppo e per la crescita economica, con alcune agevolazioni e incentivi, in particolare, per le imprese che assumono.
Occhio, però. Perché - come accennato - la stangata fiscale del Governo dei professori non finisce con il decreto   archiviato ieri. In un documento   del ministero dell’Economia, infatti,  Monti esce allo scoperto sui provvedimenti in cantiere. Due i fronti  presi di mira: le case e il fisco delle imprese. Sul fronte immobiliare, l’idea è riformare profondamente il catasto (con la manovra sono state soltanto  ritoccate le rendite), cioè l’impianto su cui poggia l’imposizione tributaria  immobiliare.  Quattro i punti: sistema basato su rendita e valore del bene; sostituzione degli attuali vani con la superficie; stop a  classi e  categorie catastali; nuovi metodi di stima per gli immobili speciali e più peso alla localizzazione. Alla fine della giostra vuol dire che appartamenti, ville e terreni saranno torchiati pesantemente dal fisco.   
Toccherà poi alle imprese finire sotto la scure dei professori della Bocconi. Il grimaldello si chiama «abuso di diritto». Il Governo punta a fare piazza pulita degli stratagemmi studiati da esperti tributari   per far pagare meno tasse possibili alle aziende. Giochetti che ruotano attorno all’elusione e che vacillano sul filo delle legalità.  Così dietro la scusa di assicurare alle «imprese  un quadro più stabile e certo» Monti probabilmente sta studiando un altro salasso. Con buona pace del «risparmio fiscale legittimo» che dovrebbe essere garantito ai contribuenti. Più tasse per tutti. E non se ne parla più.
 
di Francesco De Dominicis

http://www.liberoquotidiano.it/news/898442/Casa-arriva-un-altra-stangata.html

giovedì 22 dicembre 2011

Elenco di tutte le tasse che
ci regala il Prof

Monti avverte: I sacrifici potrebbero non essere terminati. Ma il conto per gli italiani è già salatissimo





Addizionali, benzina, Imu, inflazione. Gli italiani si preparino a ricevere il conto della manovra Monti. Una famiglia-tipo composta da marito, moglie e un figlio con un reddito annuo fino a 30mila euro, nel 2012 pagherà in media 2.000 in più. Seicento euro in più per una famiglia composta da marito, moglie e 2 figli con reddito fino a 50mila euro. Lacrime e sangue, non c'è che dire. E le lacrime e il sangue potrebbero non essere finite qui: Monti, nel discorso con cui ha chiesto la fiducia sulla manovra al Senato, ha spiegato che arriveranno nuovi sacrifici se la crisi non è finita qui.
Addizionale - Come scrive il Corriere della Sera, il carovita colpirà durissimo sotto tutte le voci. L'aliquota dell'addizionale Irpef passa dallo 0,9 all'1,23%, cui si aggiungono le maggiorazioni delle singole Regioni (fino a un massimo dello 0,50%): in media, la famiglia 1 (1 figlio, reddito fino a 30mila euro) pagherà 99 euro in più, la famiglia 2 (2 figli, reddito fino a 50mila euro) 165 euro.
Cara casa - Picchia anche la nuova Ici. Per una casa di 60mq in semiperiferia a Milano l'Imu chiederà 130 euro alla famiglia 1 e 440 euro alla famiglia 2 per un'abitazione di 100mq in semiperiferia a Milano.
Bollette - Come già annunciato, luce e gas aumenteranno rispettivamente del 4,8 e del 2,7%. In soldono, famiglia 1 e famiglia 2 spenderanno 53 euro in più all'anno.
Tassa sui risparmi - Attenzione poi alla stretta sui risparmi. La manovra Monti prevede un balzello dell'1 per mille sugli investimenti finanziari, il mininmo è 34,20 euro per investimenti di 10mila euro e 50 euro per investimenti di 50mila.
Valore aggiunto - C'è poi da considerare l'aumento di due punti percentuali dell'Iva. Ancora da valutare, soprattutto per i tempi di applicazione. Si pensa che da ottobre prossimo l'Iva al 23% determinerà una spesa di 418 euro in più per la famiglia 1 e di 558 euro per la famiglia 2.
Sì, viaggiare - La stangata sul carburante non risparmierà nessuno. Per un auto diesel entrambe le famiglie spenderanno 239 euro in più, 'solo' b per un'auto a benzina.
Caro vita - Oltre a tutte queste voci (e in parte correlata) c'è la mazzata inflazione. Con il costo della vita al 3,3% (secondo il dato di novembre) la famiglia 1 pagherà 1.130 euro in più, che diventano 1.225 euro per la famiglia 2.


http://www.liberoquotidiano.it/news/897817/Elenco-di-tutte-le-tasse--che-ci-regala-il-Prof.html

Oltre 21mila prodotti, tutti contraffatti: la
Finanza chiude il supermercato del falso

La vendita al dettaglio in un capannone di Zero Branco
Tutti gli oggetti erano privi di ogni garanzia di sicurezza


Guardia di finanza (archivio)
TREVISO - Oltre 21 mila prodotti della più svariata natura, dal materiale elettrico ai gio
cattoli, dall'oggettistica per il Natale fino alle maglie e alla pelletteria, sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza perché privi di ogni garanzia di sicurezza. Il sequestro è avvenuto in un capannone di Zero Branco (Treviso), dove una società riconducibile a cittadini cinesi aveva aperto un supermarket per la vendita al dettaglio di beni vari. Tutto il materiale era completamente sprovvisto delle più elementari indicazioni sulla fabbricazione, la provenienza e sulla composizione degli oggetti. La merce a cui sono stati posti i sigilli ha un valore complessivo di circa 60mila euro. I finanzieri hanno disposto anche la chiusura dell'esercizio.
http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=174191&sez=NORDEST
BENIGNI,VECCHIONI,PAOLO ROSSI,TUTTI COMPAGNI PROLETARI DAL PORTAFOGLIO GONFIO,CAMPIONI MONDIALI DI IPOCRISIA,MA QUALCHE SINISTRO NON SI SENTE PRESO IN GIRO??????????


A Capodanno Pisapia punta su don Gallo e Paolo Rossi: una serata da 300mila euro

Il Capodanno in piazza sembrerà il Primo maggio: il prete genovese, il comico e Capossela tra i protagonisti della serata costata al Comune 300mila euro

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