venerdì 21 giugno 2013

Gawronski: stampare denaro, o l’Italia sarà rasa al suolo



gavron



20 giu – Il rapporto Istat appena uscito prefigura un crollo di civiltà: la percentuale di concittadini in stato di «grave deprivazione» vola al 14,7. In soli sei anni il Pil pro capite è sceso dell’11,5%; nella graduatoria internazionale l’Italia passa dal 31˚al 45˚posto. Anche il futuro è stato ipotecato: calano infatti la ricchezza (-12%), gli investimenti pubblici (dal 4 al 2,9% del Pil), la capacità produttiva (-16% nell’industria), gli studenti universitari (-17%); crescono il debito pubblico, il debito estero netto (28% del Pil, sul quale l’Italia paga 12 miliardi di interessi l’anno), i giovani senza lavoro (57% fra disoccupati e scoraggiati). Perciò è essenziale a questo punto dire la verità. La crisi non dipende dai nostri vizi storici, bensì – lo dicono i dati – da uno straordinario, diffuso timore di spendere i soldi.
Per uscirne non è perciò necessario «cambiare gli italiani» o la struttura economica: la depressione della domanda, notoriamente, si cura sostenendo la domanda. Terapia tutt’altro che difficile: basta spendere soldi; e i soldi… si stampano. Ma noi abbiamo consegnato le leve macroeconomiche all’Europa. E i trattati europei – concepiti per combattere l’inflazione (l’eccesso di domanda) – offrono ai liberisti europei un inopinato potere di veto su tutto ciò che di significativo si potrebbe e si dovrebbe fare. Perciò resta il problema di fondo, «noto e così riassumibile: l’Italia deve rimanere credibile sul terreno dei conti pubblici, ma deve dare prova concreta di discontinuità in chiave pro crescita» (Guido Gentili). Cioè: deve alimentare la spesa, ma non ha i soldi per farlo.
Per uscire dall’impasse ci sono tre strade. La prima è cambiare consensualmente le politiche economiche dell’Eurozona. Non basta diluire l’austerità: occorre rovesciare le politiche economiche nel cuore dell’Europa. Ma né i partiti né il governo, a parte lamentarsi, hanno ripreso e avanzato nelle sedi europee le proposte degli economisti in questo senso: la liquidità immessa nel sistema finanziario non passa all’economia reale? La Bce distribuisca base monetaria ai governi, che la usino per aiutare i poveri e finanziare lavori pubblici nelle zone ad alta disoccupazione. La Bce alzi il target di inflazione e favorisca una rapida crescita dei salari tedeschi: gli squilibri di competitività rientreranno, senza dolore per nessuno. I paesi con più margini di manovra fiscale rilancino la domanda interna con il deficit spending: la depressione finirà. In ogni caso, la Germania ha sempre risposto picche; e continuerà a farlo. Per indurla a trattare seriamente non Gawronskibasta il crollo dei fondamenti teorici dell’austerità, o l’evidenza empirica: bisogna cambiare i suoi incentivi politici.
La seconda possibile via d’uscita è lasciare l’euro, e/o ristrutturare il debito. Bisognerà cominciare a parlarne: essa offre sicuri benefici (la fine della depressione), non è vero che il Pil cadrebbe del 30%; ma comporta anche rischi e costi elevati.
Ci sarebbe una terza via, percorribile su base nazionale, che è sfuggita all’attenzione mediatica, e che consentirebbe di uscire dalla crisi “a velocità giapponese”. Bisogna però essere disposti ad approfittare di un clamoroso vuoto della normativa europea. E violare lo spirito, non la lettera, dei trattati. Come ha fatto finora la Germania, scambiando la “cultura della stabilità” con la “cultura della depressione”. Eludere le regole senza lasciare l’euro riaprirebbe anche il negoziato sull’Eurozona. Per realizzare una simile strategia ci vuole però un quadro politico assai più propenso all’innovazione, desideroso di sfidare l’ortodossia liberista. Capace di alzare la qualità della proposta, e offrire all’Europa un nuovo paradigma, nel dimostrabile interesse anche del popolo tedesco. Si può fare. Perciò si deve fare.
(Piergiorgio Gawronski, “Stampare denaro per uscire subito dalla crisi”, lettera indirizzata al direttore del “Corriere della Sera” il 25 maggio 2013, libreidee
http://www.imolaoggi.it/?p=53771

Lo scandalo del latte "avvelenato": il
prodotto tossico distribuito in 86 caseifici

In cella il leader Cospalat Renato Zampa, indagati 17
allevatori. Analisi falsificate: le partite erano cancerogene


di Cristina Antonutti
UDINE - Il vulcanico leader del Cospalat Fvg è in carcere. Renato Zampa, 52 anni, di Pagnacco, è accusato di aver pilotato le analisi sulla qualità del latte conferito dai soci, di aver distrutto quelle non conformi e di aver commercializzato il prodotto nonostante fosse contaminato dall'aflatossina M1, un fungo che si sviluppa nel mais, molto pericoloso per la salute perché cancerogeno per il fegato e con effetti negativi sulla crescita dei bambini.

È accusato anche di aver consegnato ai caseifici, molti dei quali in Veneto e Friuli, latte per produrre formaggio Montasio o Omega 3, latte che in realtà non proveniva da allevamenti selezionati e viaggiava con bolle false. Il suo Cospalat, a conclusione di un'inchiesta del Nas di Udine durata dal giugno al novembre 2012, viene dipinto come un "Consorzio per delinquere". Ed è sul reato associativo - ipotizzato dal pm Marco Panzeri e dal procuratore Antonio Biancardi - e sull'adulterazione di sostanze alimentari che si fonda l'ordinanza di misura cautelare firmata dal gip Roberto Venditti ed eseguita ieri dagli uomini del capitano Antonio Pisapia con l'ausilio di oltre 300 carabinieri dei Comandi territoriali.

All’alba sono cominciate le perquisizioni in 86 aziende e caseifici delle province di Udine, Pordenone, Gorizia, Treviso, Padova, Vicenza, Arezzo, Perugia, Napoli, Bari e Brindisi. Sette sono le ordinanze di misura cautelare. Agli arresti domiciliari ci sono i principali collaboratori di Zampa. La storica segretaria, Stefania Botto, 45 anni, di Tavagnacco, è accusata di aver predisposto la falsa documentazione. Dragan Stepanovic, 31 anni, serbo di Udine, capo degli autisti, impartiva istruzioni su come comportarsi con le bolle di consegna e la miscelazione nelle cisterne del latte genuino con quello contaminato per abbassare la carica di aflatossine. L'eliminazione delle analisi scomode era possibile grazie alla complicità di Paola Binutti, 45 anni, di Attimis, principale consulente di Zampa e socio accomandatario de "Il Laboratorio Sas" di via Stiria a Udine; la biologa Gabriella Mainardis, 54 anni, di Tolmezzo e il tecnico di laboratorio Cinzia Bulfon, 30, di Amaro, che operavano attraverso il Microlab di Amaro, dove venivano controllati i livelli delle aflatossine.

Obbligo di dimora ad Arezzo, dove vive, per Roberto Alaimo, 52 anni, accusato di furto aggravato in concorso con Stepanovic: giocando sulla tara dei camion, caricavano meno latte, lo mescolavano con l'acqua fino a riempire la cisterna e vendevano l'eccedenza dividendosi poche decine di euro. Zampa, Botto e l'autista serbo sono accusati anche di frode in commercio per aver venduto latte, prodotto nelle stalle dei soci Cospalat, non idoneo alla produzione di Montasio. Al caseificio Toniolo Casearia, di Selva del Montello, nel Trevigiano, di falso "latte fresco alimentare Dop Montasio" ne sono stati consegnati 149.329 chili. Alla latteria di Cavolano, a Sacile, 10.750 chili. Con lo stesso sistema, latte di qualità comune è stato conferito anche al caseificio Latte Vivo di Feletto Umberto, dove si confeziona latte fresco "Alta qualità" e "Omega 3" scatenando reazioni furibonde da parte dei caseifici che autonomamente sottoponevano il prodotto a rigorosi controlli e scoprivano irregolarità. In un caso è stata riscontrata anche la presenza di antibiotici.

Per commercio di sostanze alimentari nocive superiori a 50 ppt (in alcuni casi il valori superavano i 100) sono indagati 17 soci del Cospalat, oltre a Zampa e ai suoi fidati. Il gip, nel rimarcare la spregiudicatezza e la disinvoltura dell'attività illecita, continuata anche dopo le ispezioni del Nas, sottolinea il "palese disinteresse verso il bene della salute pubblica, ancor più riprovevole laddove si pensi che il latte costituisce il principale alimento per l'infanzia".

http://www.gazzettino.it/nordest/primopiano/lo_scandalo_del_latte_avvelenato_il_prodotto_tossico_distribuito_in_86_caseifici/notizie/294808.shtml

martedì 18 giugno 2013

In 13 anni di euro la Germania ci ha fregato duemila miliardi

Grazie al cambio favorevole i tedeschi hanno rovesciato il tavolo dell’import-export: dal 1998 a oggi hanno incassato un bottino pari al nostro debito pubblico






Il conto, un po’ brutale, fa impressione e sfiora i 2mila miliardi di euro. Stiamo parlando dell’avanzo della bilancia commerciale tedesca, calcolato nel periodo che va dal 1999 al 2012: in 14 anni di euro la Germania ha portato a casa un bottino incredibile. La differenza tra le esportazioni  e le importazioni - indicatore che fino all’arrivo della moneta unica  era in profondo rosso dalle parti di Berlino - ha assicurato all’economia tedesca un avanzo pari a 1.873,3 miliardi di euro. Facendo un raffronto tra la bilancia commerciale tedesca e  quella italiana,  salta fuori la  «sconfitta» secca per il nostro Paese. Che con l’euro, nonostante l’export abbia tenuto botta (pure sotto i colpi della profonda recessione), ha invertito la rotta positiva assicurata dalla lira e ora segna un deficit. Ora l’Italia deve fare i conti con un disavanzo, calcolato nel periodo 1999-2012, di 351,5 miliardi di euro.
L’errore è all’origine. È il 1998. Si deve decidere il tasso di cambio delle valute europee: Berlino impone il valore del marco a tutto il Vecchio continente  e - proprio grazie al cambio favorevole, insieme coi restrittivi parametri di Maastricht sui conti pubblici tarati su misura per la Germania -   riesce  in pochissimo tempo a rovesciare il tavolo dell’import-export.

http://www.liberoquotidiano.it/dossier/esteri/1255822/In-13-anni-di-euro-la-Germania--ci-ha-fregato-duemila-miliardi-.html#.Ub8eld2C9ds.facebook

sabato 15 giugno 2013

Germania, i tedeschi hanno l'economia sommersa più grande d'Europa

Lo studio che mette nel mirino i tedeschi: lavoro irregolare ed elusione del fisco. Crucchi allergici ai pagamenti elettronici: vogliono lo stipendio in contanti









La Germania di Angela Merkel è il paese che ha l'economia sommersa più grande d'Europa in termini assoluti. L'economia in nero teutonica vale 350 miliardi di euro. Sono circa otto milioni i cittadini tedeschi che vivono lavorando in nero. Secondo gli esperti il dato è figlio dell'ostilità dei tedeschi ai metodi di pagamento elettronici. I crucchi preferiscono i contanti. La grandezza dell'economia in nero della Germania è stata stimata e calcolata dal colosso delle carte di credito e dei circuiti di pagamento Visa in collaborazione con l'università di Linz. In relazione al Pil tedesco il nero sarebbe al 13 per cento, pari a un sesto della ricchezza nazionale. Quindi in termini relativi il peso del sommerso è minore, ma per volume e in termini assoluti resta la più grande d'Europa. Chi lavora in nero in Germania di solito opera nel commercio e soprattutto nell'edilizia. Il livello del nero in Germania comunque si è stabilizzato.Il picco è arrivato dieci anni fa. Nel 2003 la Germania ha attraversato la peggiore stagnazione economica degli ultimi vent'anni e all'epoca il nero valeva 370 miliardi. Ora con l'economia in ripresa che fa da locomotiva per l'Europa, il nero è fermo al 13 per cento del Pil. 
Germania maglia "nera" d'Europa - Le transazioni in contanti comunque fanno la parte del leone. Il 60 per cento dei pagamenti in Germania avviene per mezzo di banconote. Il nero tedesco comunque è fortemente concentrato nell'edilizia, poi c'è il commercio al dettaglio e infine la gastronomia. Il conronto con l'Europa non regge. In paesi come Svizzera, Austria, Paesi Bassi, e Gran Bretagna il sommerso è minore. Se però si guarda ad est in termini relativi, cioè in rapporto al Pil, la Bulgaria batte anche la Germania con un sommerso che è pari al 30 per cento del Pil. L'Italia invece insieme a Portogallo, Spagna e Grecia registra un'economia sommersa pari al 20 per cento del Pil. Ma a quanto pare il nero non è proprio una sciagura per l'economia tedesca. Sempre secondo l'Università di Linz l'economia sommersa toglie meno entrate di quanto si pensi allo stato. A sistemare le cose ci penserebbe l'Iva che col consumo porta nelle casse dello stato quelle risorse che vengono evase con i contratti o i pagamenti in nero. Infine in Germania si discute ancora sull'eleiminazione del contante. Un tema molto caldo anche in Italia. Ma per una volta, almeno non siamo primi in classifica e ne andiamo fieri. La Merkel può tenersi il primato. (I.S.)

http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/1262190/Germania--i-tedeschi-hanno-l-economia-sommersa-piu-grande-d-Europa.html

venerdì 14 giugno 2013

Imu e Iva, il governo vuota il sacco: i soldi per evitarle non ci sono






Dopo il collega allo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, che ieri era stato fischiato dai delegati di Confcommercio quando aveva balbettato "mi piacerebbe dirvi che l'aumento dell'Iva sarà scongiurato, ma...", oggi è toccato al ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni ammettere ufficialmente in Senato che i soldi per scongiurare l'aumento dell'aliquota dell'Imposta sul valore aggiunto dal 21 al 22% (previsto dal 1 luglio, cioè tra 15 giorni) e per abolire l'Imu non ci sono. Le risorse per eliminare l'uno (aumento Iva) e l'altra (tassa sugli immobili) sono "non rinvenibili" ha detto il titolare del dicastero dell'Economia. Cioè: gli otto miliardi (2 per l'Iva e 2 per l'Imu quest'anno, più altri 4 per il 2014) non ci sono. Punto e basta. La coperta è corta e per allungarla a coprire Iva e Imu bisognerebbe "scoprire" qualche altra tassa. Con esiti tra l'altro incerti sul gettito. E proprio il flop del gettito Iva è una delle concause del "buco" che impedisce ora al governo di mantenere la parola data agli italiani. Da quando, infatti, l'aliquota è passata dal 20 al 21% si è assistito a una contrazione delle entrate derivanti dall'Imposta pari al 7% (unico caso al mondo, forse, di tassa aumentata che "produce" meno incassi).  Ora il governo ha già iscritto a bilancio per l'anno in corso i quattro miliardi di gettito annuo aggiuntivo che (almeno sulla carta) è previsto debbano arrivare dall'aumento dell'aliquota. E, soprattutto, sono una "clausola di salvaguardia" chiesta dall'Europa, uno dei compiti a casa imposti a Roma tramite il governo Monti nel momento peggiore della crisi dello spread. Non possono, quindi, essere semplicemente cancellati.
Il ministro ha balbettato la possibilità che lo scatto al 22% venga posticipato di tre mesi, all'autunno. Cosa che avrebbe un costo di un miliardo (che dovrebbe essere comunque reperito nei prossimi quindici giorni). La verità è che la partita è ormai data per persa, tanto che poco più tardi, nel corso della registrazione della puntata di "Porta a porta" il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato ha ammesso che "fra 16 giorni, senza che il governo faccia nulla visto che è stato un provvedimento già deciso dal precedente esecutivo, noi avremo l’Iva aumentata di un punto dal 21 al 22%. Lo ho già detto nella mia assemblea più difficile, quella della Confcommercio e lo dico ora. In questo momento soldi per evitare l’aumento dell’Iva nel bilancio dello stato non ce ne sono". 
L'esecutivo pare ormai già teso a evitare che gli italiani, dopo il 31 agosto, si trovino a pagare l'Imu, per giunta in una rata unica. Se anche quell'obiettivo dovesse essere mancato (servono altri quattro miliardi), è chiaro che a settembre il governo andrebbe gambe all'aria, avendo mancato i due principali impegni assunti verso i cittadini. Ma Silvio Berlusconi e il Pdl avevano puntato forte già sul non aumento dell'Iva. E con Letta erano stati categorici: lo slittamento non ci basta,  deve restare ferma dov'è. Cosa decideranno di fare gli (ormai ex) inquilini di via Dell'Umiltà? E' tenendo botta su temi come Iva e Imu che gli azzurri hanno accumulato quel "tesoretto" di voti che li ha trasformati nel primo partito d'Italia in tutti i sondaggi degli ultimi mesi. Aspettare troppo Letta, Saccomanni & Company potrebbe avere effetti devastanti sul consenso (un primo segnale lo si è, forse, avuto già alle ultime amministrative). I falchi premono, ma mandare il governo all'aria potrebbe avere effetti pesanti e imprevedibili sul Popolo della libertà, in un momento in cui già il partito è in ebollizione.

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1261594/Imu-e-Iva--il-governo-vuota-il-sacco---i-soldi-per-evitarle-non-ci-sono.html

mercoledì 12 giugno 2013

Potere d’acquisto delle famiglie a picco, con l’aumento Iva peggiorerà



recessione



12 giu – Il combinato di disposto di bassa produttività, alta pressione fiscale e inflazione superiore alla media europea ha provocato una compressione cumulata del potere d’acquisto pari a 3.400 euro per ogni famiglia. E’ quanto emerge dalla ricerca ‘L’Italia che arretra’ di Cer e Confcommercio.
E l’economia italiana continua ad arretrare. Il 2013, si ricorda, sarà infatti il secondo anno consecutivo di flessione del Pil; il quarto dal 2007. E le prospettive di ripresa restano più deboli di quelle indicate nei documenti programmatici.
Ci allontaniamo pertanto sempre più dal novero delle maggiori economie. Nella crisi il reddito pro-capite italiano si è ridotto di 11 punti rispetto alla Germania, di 5 punti rispetto alla Francia, di 4 punti rispetto a Giappone e Stati Uniti.
Inoltre, nel 2013 il numero di giorni di lavoro necessari per pagare tasse, imposte e contributi raggiungerà il suo massimo storico: 162 giorni (ne occorrevano 139 nel 1990 e 150 nel 2000); ne occorrono 130 nella media europea (-24% rispetto all’Italia).
Tra le priorità, per il nostro Paese, c’è la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva: “Costituisce una priorità” si legge nel documento. Così come “le ragioni a favore di uno spostamento della tassazione dalle persone alle cose hanno chiari elementi di debolezza”. L’aumento dell’Iva determinerebbe infatti “pronunciati effetti regressivi”. Sostituire una minore Irpef con una maggiore Iva, in particolare, “penalizzerebbe le famiglie comprese nel primo 50% della distribuzione del reddito, con perdite comprese fra 200 e 50 euro per nucleo familiare”.
Se la sterilizzazione dell’Iva fosse stata decisa già in sede di legge di stabilità, “ne avrebbero tratto vantaggio le famiglie del primo 30% della distribuzione del reddito. Per le famiglie meno abbienti e gli incapienti, il vantaggio sarebbe arrivato quasi al 2% del reddito disponibile”.
E ancora, sul fronte delle imprese, ogni azienda italiana dedica l’equivalente di 269 ore di lavoro all’anno ad adempimenti fiscali, il doppio della Francia, il 60% in più della Spagna, il 30% in più della Germania, 85 ore in più della media dei paesi Ue ed Efta. Le Pmi italiane sostengono inoltre per adempimenti fiscali (amministrativi, rapporti con gli uffici, tenuta contabilità, versamenti) un onere annuo di 10 miliardi, quasi il 50% in più della media dei paesi Ue.

http://www.imolaoggi.it/?p=53025

domenica 9 giugno 2013

Una granata nel blindato: il bersagliere ucciso ha cercato di salvare i suoi

Un giovane talebano confuso tra la folla di Farah è riuscito a centrare la botola del Lince. Il ministro della Difesa: "Il capitano La Rosa è un eroe, si è frapposto tra bomba e compagni"


Un colpo incredibile, il «canestro» mortale, con una bomba a mano talebana lanciata dentro un blindato Lince centrando la botola sul tetto. All'interno l'ordigno è esploso uccidendo il capitano dei bersaglieri Giuseppe La Rosa.

Gli altri tre soldati italiani a bordo del mezzo sono rimasti feriti, ma non rischiano la vita. E lo devono al coraggioso capitano, che ha cercato di buttare fuori dal mezzo la bomba o diminuire i danni ai suoi uomini.
I talebani sostengono che la granata è stata lanciata da un «ragazzo coraggioso di 11 anni», un bambino.
Le autorità locali puntano il dito su un adulto con una divisa afghana. Fonti militari smentiscono entrambe le versioni. L'attentatore era un giovane sopra i 20 anni in abiti civili.
Ieri mattina alle 10.30 locali, le 7 in Italia, un convoglio di tre mezzi dei Mat, le squadre di consiglieri delle forze di sicurezza afghane stava rientrando nella base di Farah. A quell'ora il traffico della cittadina nell'Afghanistan occidentale sotto responsabilità italiana è caotico. Il capitano La Rosa, 31 anni, era sul primo mezzo. Il piccolo convoglio ha dovuto rallentare, quasi fermarsi, nei pressi di un incrocio. Il momento atteso dall'attentatore mescolato fra i civili. Il rallista, che spunta dalla botola del Lince con la mitragliatrice, ruota a 360 gradi per reagire a qualsiasi minaccia. Il talebano deve aver aspettato di averlo di fianco o di spalle per l'incredibile lancio. Poi è balzato come un fulmine sul predellino all'esterno delle portiera del Lince e ha lanciato l'ordigno nella botola.

Se togli la sicura ad una bomba a mano e tieni premuta la maniglia laterale non succede nulla. Puoi nascondertela in tasca. Una volta lanciata la granata esplode dopo 4-10 secondi a seconda del tipo di ordigno. La bomba è entrata dalla botola e deve aver rimbalzato sulla pedana dove poggia i piedi l'uomo in ralla. Oppure è finita subito fra le gambe del capitano, che stava seduto dietro. Se il rallista ha visto l'ordigno avrà gridato «granata!». I bambini afghani circondano i blindati chiedendo penne biro, gallette o bottigliette d'acqua. Se non le ottengono talvolta tirano dei sassi, che possono centrare la botola. In questo caso era una micidiale bomba a mano.
Una volta dentro la bomba aveva ancora diversi secondi prima di esplodere. Il capitano ha cercato di prenderla per buttarla fuori o di coprire in qualche modo se stesso o gli altri dallo scoppio. Un atto di valore che il ministro della Difesa Mario Mauro ha già definito eroico. Solo La Rosa è stato ucciso. Il rallista è rimasto ferito alle gambe e anche i due militari davanti sono stati colpiti, ma con un impatto minore grazie alla radio ed i sedili e con tutta probabiltà al gesto valoroso del capitano. Non a caso «il conduttore ha portato il mezzo in base», come conferma il colonnello Enrico Mattina, portavoce del contingente a Herat.

Il caduto numero 53 in Afghanistan, il primo di quest'anno, era ufficiale del terzo reggimento bersaglieri di Cagliari. La Rosa, alla sua seconda missione in Afghanistan, era stato impiegato anche in Kosovo. Il suo comandante, il colonnello Corrado Carlini, lo ricorda come «un ufficiale solare, sempre disponibile e preparato».
Il capitano sul suo profilo Facebook si definiva «pigro, pigro, pigro...», ma il 18 marzo si è laureato in Scienze politiche a Torino. In rete aveva postato la sua foto sorridente, in giacca e cravatta, le tesi in mano e il commento «fatto». Un'altra immagine lo ritrae in divisa da bersagliere davanti al mare. La Rosa è originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, dove vivono gli anziani genitori che si sono chiusi in un doloroso silenzio.

Una valanga di toccanti messaggi ha invaso Facebook. «Non ci credo, ci siamo sentiti due settimane fa... compagno di banco e amico, capitano te ne sei andato servendo la Patria» scrive un compagno di scuola. Un altro amico si augura ci sia stato un errore: «Chiamami... dimmi che hanno sbagliato...». Tanti i commilitoni come Alice Biondi: «Per darti del tu ci ho messo tanto perché in fondo io ho solo un baffo come grado, ma tu volevi che la confidenza fosse reciproca». In tanti salutano il caduto con toccante semplicità: «Ciao capitano».www.faustobiloslavo.eu

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/granata-nel-blindato-bersagliere-ucciso-ha-cercato-salvare-i-925345.html

giovedì 6 giugno 2013

Indesit annuncia 1425 esuberi


indesit

4 giu – Indesit Company annuncia 1.425 esuberi. Si tratta di 25 dirigenti e 150 impiegati di staff; gli altri sono lavoratori nelle fabbriche, così suddivisi: 480 a Fabriano, 230 a Comunanza, 540 a Caserta per rispondere al difficile mercato. Indesit punta a concentrare nei 3 poli italiani le produzioni top ad alto contenuto di innovazione e tecnologia, e a portare in Polonia e Turchia le produzioni italiane non piu’ sostenibili.
Il Piano prevede una razionalizzazione dell’assetto produttivo e il ruolo cruciale dell’Italia per l’industrializzazione e produzione dei modelli ad alta innovazione e contenuto tecnologico destinati alle fasce medio alte della domanda».
La riorganizzazione si rende necessaria come risposta all’attuale scenario competitivo europeo che vede il mercato ancora negativo rispetto ai volumi del 2007 (Europa Occidentale -10% e Italia -25%) e la continua espansione di nuovi produttori provenienti dai Paesi a miglior costo, che operano con una forte aggressività di prezzo e prodotto, con conseguente deterioramento di prezzi e margini e una sovraccapacità produttiva ormai strutturale.

http://www.imolaoggi.it/?p=52313



martedì 4 giugno 2013

Eternit, condanna a 18 anni
per miliardario Schmidheiny: in appello
comminata una pena più pesante

Storica sentenza della Corte d'appello di Torino che accorda al Comune piemontese un risarcimento di 31 milioni

TORINO - È stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro doloso l'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eternit. In primo grado era stato condannato a 16 anni. La Corte d'Appello di Torino ha ritenuto il miliardario elvetico responsabile di disastro anche per gli stabilimenti Eternit di Bagnoli e Rubiera. Per quel che riguarda l'altro imputato, il barone belga Louis De Cartier, i giudici si sono pronunciati direttamente per l'assoluzione per alcuni degli episodi contestati, mentre hanno dichiarato il non luogo a procedere data la morte dell'imputato per gli altri. La lettura del dispositivo, che si preannuncia piuttosto lunga, è proseguita con l'elenco dei risarcimenti alle numerose parti civili.

Ammonta a 30,9 milioni di euro la somma che la Corte ha accordato al Comune di Casale Monferrato con la sentenza del processo Eternit. Nella città della provincia di Alessandria la multinazionale dell'amianto aveva il suo stabilimento italiano più importante, e il numero delle vittime è più elevato che altrove. Alla Regione Piemonte, che si era costituita parte civile, i giudici hanno invece riconosciuto un risarcimento di 20 milioni di euro.

«Sono stravolta dalla stanchezza, ma finché posso vado avanti». Romana Blasotti, 84 anni, commenta così la condanna a 18 anni di reclusione inflitta all'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny nel processo d'Appello Eternit. L'anziana, che ha visto morire di tumore cinque parenti, tutti lavoratori alla Eternit, ha avuto un malore al momento della lettura della sentenza. «Pensavo fosse stato assolto», spiega l'anziana, che si è subito ripresa.

Quella di Torino è una «sentenza incoraggia la battaglia delle vittime dei familiari e delle persone oneste per un mondo migliore senza amianto e senza quella sete di profitto cui sacrificare vite umane». L'Osservatorio Nazionale Amianto commenta così la condanna per disastro doloso a 18 anni di reclusione che la Corte d'Appello di Torino ha inflitto all'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, annunciando che «proseguirà la sua battaglia per avere giustizia per le altre vittime, quelle di Napoli, come quelle di Siracusa, come di ogni altra parte d'Italia cadute per via delle fabbriche di Eternit lì presenti, così come nei confronti di ogni altro responsabile».

«Esprimo soddisfazione e fierezza perchè siamo riusciti a rispettare rigorosamente i tempi che ci eravamo dati per la pronuncia della sentenza». Lo afferma il presidente della Corte d'Appello di Torino, Mario Barbuto, in attesa nella maxi aula 1 del Palagiustizia di Torino della sentenza di secondo grado del processo Eternit. I giudici si sono riuniti questa mattina in Camera di Consiglio. Per Alberto Oggè, il presidente del Collegio giudicante, quella di oggi sarà l'ultima sentenza della carriera: il 30 giugno andrà infatti in pensione.



venerdì 31 maggio 2013

Record di giovani disoccupati: 42%. Mai cosi male dal 1977

Senza impiego 3,3 milioni di italiani. Allarme per i ragazzi tra 15 e 24 anni








Il tasso di disoccupazione ad aprile si attesta al 12%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a marzo e di 1,5 punti nei dodici mesi. Si tratta del massimo storico dal 1977, sottolinea l'Istat. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni raggiunge addirittura il 41,9% (era il 35,9% nel primo trimestre 2012) nel primo trimestre del 2013. La crescita è diffusa in tutte le ripartizioni territoriali e riguarda soprattutto la componente maschile. Nelle regioni meridionali oltre la metà della forza lavoro giovanile (occupati e disoccupati) è in cerca di lavoro, con valori dell’indicatore pari al 51,2% per i maschi tra i 15 e i 24 anni e al 52,8% per le giovani donne. 
Allarme giovanile - Complessivamente, nella classe tra 15 e 24 anni, il numero delle persone in cerca di occupazione raggiunge 696.000 unità (+65.000 rispetto a un anno prima), pari all’11,5% della popolazione di questa fascia di età (12,8% per i maschi e 10,2% per le femmine).  Nel solo mese di aprile, aggiunge l’Istat, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è pari al 40,5%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,9 punti nel confronto tendenziale. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 656 mila e rappresentano il 10,9% della popolazione in questa fascia d’età. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente (+25mila unità). Il tasso di inattività si attesta al 36,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e in diminuzione di 0,1 punti su base annua.
Da Nord a Sud - Nel primo trimestre 2013 il tasso di disoccupazione raggiunge il 12,8% (+1,8 punti percentuali rispetto a un anno prima). Il tasso di disoccupazione maschile cresce per il sesto trimestre consecutivo portandosi all’11,9%; quello femminile, in aumento per l’ottavo trimestre, sale al 13,9%. Nel Nord l’indicatore passa dal 7,6% del primo trimestre 2012 all’attuale 9,2%, nel Centro dal 9,6% all’11,3%. Nel Mezzogiorno l’indicatore raggiunge il 20,1% (era il 17,7% nel primo trimestre 2012).
Gli stranieri - Il numero dei disoccupati, pari a 3.276.000, è in ulteriore forte aumento su base tendenziale (17,0%, pari a +475.000 unità). L’incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale, interessa in oltre sei casi su dieci le persone con almeno 35 anni. Il 55,2% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più. Il tasso di disoccupazione degli stranieri aumenta dal 15,3% dell’anno precedente al 18,0% del primo trimestre 2013. L'indicatore cresce sia per le donne (dal 17,4% al 19,3%) sia soprattutto per gli uomini (dal 13,6% al 17,0%).
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1253056/Record-di-giovani-disoccupati--42---Mai-cosi-male-dal-1977-.html

lunedì 27 maggio 2013

Bruxelles fa il tifo per le tasse Non vuole i tagli a Imu e Iva

Italia promossa: mercoledì sarà chiusa la procedura di infrazione per deficit eccessivo. Il governo può investire 10 miliardi per la crescita


L'Italia è, di fatto, fuori dalla procedura europea di infrazione per deficit eccessivo. La proposta del commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn, completata ieri pomeriggio, sarà approvata mercoledì a Bruxelles.

Nel documento, ancora riservato, Rehn prende atto degli sforzi italiani per riportare il disavanzo sotto la soglia critica del 3% del prodotto interno lordo, ma chiede al nostro Paese di proseguire senza esitazioni sulla strada del risanamento dei conti pubblici.
In particolare, si sollecita la riduzione del debito pubblico, che quest'anno dovrebbe superare il 130% del Pil.
La «promozione» di Bruxelles è accompagnata da sei raccomandazioni nei confronti del nostro Paese. La più importante è quella che riguarda i conti pubblici: l'Italia non deve abbandonare il sentiero del risanamento, il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil non deve essere assolutamente superato, e il debito deve riprendere la strada in discesa. L'uscita dalla procedura di infrazione consente tuttavia margini di manovra più ampi rispetto agli anni scorsi, soprattutto per quanto riguarda il 2014. L'obiettivo di un deficit 2014 dell'1,8% potrebbe essere allentato di uno 0,5-0,8%, mettendo a disposizione del governo fra i 7,5 ed i 10 miliardi di euro per misure anti-crisi: riduzione degli oneri fiscali e contributivi per i neo assunti, taglio dell'Irap per le imprese, e niente aumento dei ticket sanitari per le famiglie.
Una seconda raccomandazione riguarda le tasse. Secondo la Commissione, l'Italia dovrebbe attuare uno spostamento del prelievo fiscale dal lavoro e dalla produzione ai consumi e alle rendite. In buona sostanza, con l'azzeramento dell'Imu sulla prima casa e con il tentativo di non aumentare l'Iva dal 21 al 22%, l'Italia ve nella direzione opposta a quella sollecitata da Bruxelles. Ma è anche vero che si tratta di raccomandazioni: ogni Paese è libero di decidere la propria politica fiscale, purché alla fine i conti tornino.
Il documento si occupa anche del decreto per i pagamenti degli arretrati alle imprese da parte della Pubblica amministrazione. Si tratta di un esborso quantificato in 40 miliardi di euro per il biennio 2013-2014, una somma che andrà per la massima parte ad incidere sullo stock del debito pubblico. Bruxelles ha dato il via libera al provvedimento, ma ricorda che a partire dal 2015 le regole del fiscal compact prevedono una riduzione del debito a tappe forzate: dunque in futuro non ci sarà spazio per provvedimenti analoghi, nonostante il debito complessivo della Pubblica amministrazione verso il sistema delle imprese superi i 90 miliardi di euro.
La Commissione europea chiede al nostro Paese di andare avanti con le riforme strutturali. Fra queste, la riforma del sistema bancario e quella della Pubblica amministrazione. Un'altra riforma dovrebbe riguardare i servizi di rete, in particolare i trasporti. Infine, il mercato del lavoro: l'esecutivo europeo sollecita l'Italia a dare maggiore importanza alla contrattazione di secondo livello, e a inserire maggiore flessibilità nei contratti di lavoro.
Complessivamente, i contenuti della proposta di Rehn vengono giudicati «piuttosto buoni» da parte di fonti italiane a Bruxelles, soprattutto se confrontati con quelli che riguardano altri Paesi. In particolare, la Commissione sarebbe stata piuttosto dura con la Spagna. Fuori dalla procedura anche l'Ungheria.
Dopo il «sì» ufficiale dell'Europa, mercoledì, all'uscita dalla procedura di infrazione, il governo farà il punto della situazione. La promozione europea amplia i margini di manovra, ma non ci consente di allentare automaticamente i cordoni della borsa. Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni dovrà reperire la copertura per l'Iva (2 miliardi), e per la proroga degli sgravi fiscali sulle ristrutturazioni e gli interventi di efficienza energetica (80-90 milioni sino a fine anno). Mentre, sullo sfondo, restano da coprire i 2 miliardi abbondanti del taglio Imu di giugno.


http://www.ilgiornale.it/news/interni/bruxelles-fa-tifo-tasse-non-vuole-i-tagli-imu-e-iva-921090.html

domenica 26 maggio 2013

Parigi, è rivolta contro le adozioni gay: oltre 1 milione in piazza



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La manifestazione contro i matrimoni e le adozioni omosessuali: oltre 1 milione di manifestanti a Les Invalides.

E’ iniziata a Parigi l’imponente manifestazione contro le adozioni e i matrimoni omosessuali.

A Parigi va in scena l’ennesima manifestazione oceanica contro la legge Toubira, quel pastrocchio contronatura che ha legalizzato matrimoni e adozioni omosessuali.

manif1
Intanto membri del movimento francese Génération Identitaire hanno occupato la sede del Partito Socialista, in via Solferino a Parigi. Venti persone hanno srotolato uno striscione che chiede le dimissioni di François Hollande.






Anche Civitas manifesta con migliaia di aderenti a Parigi contro il matrimonio gay.  
“Spazzare i nemici della famiglia! Spazzare i nemici del matrimonio! ‘, si 

legge.  Ci sono bandiere francese con il Sacre Cuore e lo slogan “La speranza e la salvezza della Francia. Non una cultura di morte. Aborto. Eutanasia.” 
“Il matrimonio gay. La tratta dei bambini “, proclama uno striscione.
Una bambina che indossa un piccolo segno: “Futura mamma arrabbiata.” 
Alain Escada, presidente dell’Istituto Civitas, vicino ai cattolici tradizionalisti dice  al microfono: “Né laica né massonica Francia è cattolica”, “Sodoma, Gomorra, cultura della morte”.“Questa legge, anche se emanata, sarà comunque illegittima per noi, perché è contraria alla legge naturale”, ha detto, invitando “i sindaci ed eletti a disobbedire alla legge” .

giovedì 23 maggio 2013

Soldato decapitato a Londra, aggressione terroristica
vietato ai militari di mostrarsi in pubblico in divisa



LONDRA - Fonti investigative citate dall'agenzia Reuters hanno confermato il verosimile legame con la Nigeria dei due sospetti responsabili della feroce aggressione e dell'uccisione del soldato britannico, aggredito e decapitato ieri seraa a Londra.
Le fonti, parlando sotto copertura dell'anonimato, hanno ipotizzato legami nigeriani, senza fornire dettagli. Legami che sarebbero comunque emersi sulla base delle prime risultanze delle indagini e dell'esame delle immagini video in cui compaiono i due sospetti attentatori, uno dei quali scandisce minacce e slogan islamici. In precedenza la stessa voce era circolata su Twitter, dove un presunto conoscente aveva individuato uno dei due killer come Michael Adeboloja: giovane di origine nigeriana trapiantato a Londra e che avrebbe cambiato il suo nome in 'Mujahid' dopo essersi convertito dal cristianesimo all'Islam.

David Cameron, intanto, presiederà oggi una nuova riunione del comitato interministeriale per le emergenze, il Cobra, in seguito alla sanguinaria uccisione di un soldato ieri a Londra. Il Cobra, che già si era riunito ieri sera mentre Cameron era in missione a Parigi, esaminerà diverse opzioni per il rafforzamento della sicurezza. I due aggressori, feriti dalla polizia, sono piantonati in ospedale, dove uno è in gravi condizioni. L'indagine è stata affidata agli esperti dell'antiterrorismo, ha riferito la polizia. In un video, diffuso dalla rete televisiva Itv, uno degli aggressori brandisce un coltello e una mannaia con le mani sporche di sangue e grida: «Giuro su Allah onnipotente che non smetteremo mai di combattervi». Il Consiglio dei musulmani britannici ha definito l'attacco «un atto barbaro che non ha nulla a che vedere con l'Islam».

Il primo ministro britannico. «Questo non è solo un attacco alla Gran Bretagna, questo è tradire l'Islam. Non c'è nulla nell'Islam che giustifichi questo atto». Parlando davanti a Downing Street il giorno dopo l'attacco il primo ministro David Cameron ha citato la capo scout diventata eroina, Ingrid Loyau-Kennett, che ieri ha affrontato agli attentatori sul posto del massacro. «Quando le è stato detto 'Vogliamo cominciare una guerra a Londra', lei ha risposto: 'siete soli contro molti, perderete'. Così facendo, lei ha parlato per tutti noi», ha detto il premier.

«Uno dei modi migliori per combattere il terrorismo è continuare a vivere le nostre vite normalmente. E questo e quello che faremo oggi». «Questo Paese sarà risoluto contro l'estremismo e il terrore. Non cederemo mai al terrore o al terrorismo in nessuna delle sue forme».

I killer che hanno ucciso ieri un soldato nel sud-est di Londra erano noti alle autorità. Lo confermano fonti governative ai media britannici, interpellate dopo che il primo ministro David Cameron aveva accennato a questa possibilità parlando al Paese poco fa. «Il fatto che i due sospettati di aver perpetrato questo orrido attacco fossero noti ai servizi di sicurezza è stato vastamente riportato. Non posso commentare a riguardo mentre è in corso un'inchiesta», aveva detto il premier

Intanto i comandanti militari hanno chiesto ai loro soldati britannici di evitare di mostrarsi in pubblico in divisa, fino a ulteriore comunicazione. Lo riferisce Sky News citando proprie fonti. Anche la Bbc riferisce di indicazioni da parte dei vertici militari affinché i componenti delle forze armate “nascondano” le loro uniformi in pubblico, in particolare in caso di spostamenti da soli, soprattutto se utilizzano i mezzi pubblici.

Un agente della Metropolitan Police ha depositato i primi mazzi di fiori - che aumentano con il passare delle ore - di fronte alla caserma della Royal Artillery di Woolwich, a Londra, a pochi metri da dove ieri è stato assassinato il soldato di stanza nella base. Tutta la zona continua ad essere presidiata dalle forze dell'ordin, che hanno bloccato l'arteria stradale lungo la quale il militare è stato aggredito e ucciso da due presunti terroristi islamici. Un elicottero di Scotland Yard continua dall'alto a controllare le strade di Woolrich. Diversi testimoni del fatto di sangue oggi sono tornati sul posto per raccontare ai media la loro esperienza.


http://www.gazzettino.it/mondo/soldato_decapitato_a_londra_aggressione_terroristica_vietato_ai_militari_di_mostrarsi_in_pubblico_in_divisa/notizie/283034.shtml



Istat: 15 mln di persone in difficoltà economica, 8 mln in disagio assoluto




poverta

22 magg – Cresce l’area del disagio economico in Italia. Nel 2012 sono 14 milioni e 928mila, pari al 24,8% della popolazione, le persone in difficoltà economica. E di queste, 8 milioni e 608mila si trovano in una condizione più grave, pari al 14,3% (percentuale più che raddoppiata dal 6,9% del 2010). E’ questa la fotografia scattata dall’Istat nel suo rapporto annuale.
Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, segnala l’istituto di statistica, gli indicatori di deprivazione materiale e disagio economico delle famiglie hanno registrato un “ulteriore peggioramento” dopo quello del 2011. Gli individui in famiglie gravemente deprivate (cioè famiglie che presentano quattro o più segnali di deprivazione su un elenco di nove) sono aumentati nel 2012 dell’11,2% rispetto all’anno precedente. Le persone che vivono in famiglie deprivate (quelle con tre o più sintomi di disagio economico) sono cresciute rispetto al 16% del 2010.
In particolare, continua a crescere in modo consistente la quota di individui che dichiara di non potersi permettere un pasto adeguato (cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano) almeno ogni due giorni (16,6%), quota triplicata in due anni. Questo dato è confermato dalla riduzione in termini di quantità e/o qualità del consumo di carne o pesce da parte delle famiglie (rispettivamente dal 48,3% del 2011 al 57% del 2012 per la carne e dal 50,1 al 58,2% per il pesce). Le persone, inoltre, che affermano di non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione (21,1%) sono raddoppiate in due anni e coloro che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie in un anno rappresentano ormai la metà del totale (50,4% rispetto al 46,7% del 2011). Gli individui che vivono in famiglie che non possono sostenere spese impreviste di un importo relativamente contenuto raggiungono il 41,7% (erano il 38,6% nell’anno precedente). Sostanzialmente stabili risultano, invece, l’indicatore relativo all’avere arretrati per il mutuo, l’affitto, le bollette o per altri debiti e quelli relativi alla possibilità di accedere a beni durevoli di largo consumo. tmnews

http://www.imolaoggi.it/?p=51077

mercoledì 22 maggio 2013













Roma, 22 mag - “Il modo in cui la stampa italiana sta raccontando l'estremo sacrificio di Dominique Venner testimonia una volta di più il provincialismo culturale del nostro paese. Si è voluto trasformare uno spirito eroico della genia dei Mishima e dei Palach in un banale caso di omofobia patologica, segno che le motivazioni di questo gesto sono state totalmente misconosciute”. Così CasaPound Italia commenta il suicidio dello scrittore francese avvenuto ieri nella cattedrale di Notre-Dame. “Venner – prosegue la nota – era sì un oppositore di una legge irresponsabile, che fa molto di più che regolarizzare fenomeni in atto, ma è del tutto superficiale e riduttivo fare di lui un mero 'attivista anti-gay', come è stato scritto. La sua lettera d'addio è priva del benché minimo accento d'odio o di risentimento, ma rappresenta anzi un testamento spirituale colmo d'amore per la Francia e per l'Europa. Ciò che Venner voleva combattere era molto di più che una legge, era il suicidio quotidiano di una civiltà ormai incapace di prendere in mano il proprio destino. Il suo gesto va misurato sulla scala degli esempi fuori dal tempo, non su quella della contingenza politica”. Lo scrittore francese, prosegue Cpi, “è stato un modernizzatore lucido della destra francese ed europea: ha parlato di organizzazione agli spontaneisti, di scienza agli spiritualisti, di Europa ai nazionalisti. La sua produzione storiografica è stata torrenziale, il suo contributo a movimenti come quello della Nouvelle Droite essenziale. Per tutti questi motivi, Venner merita di essere ricordato secondo il rango che gli era proprio anziché essere confuso con quelle forme di attivismo paranoide e puritano di matrice essenzialmente statunitense. In un mondo abitato da individui che sacrificano l'interesse collettivo per salvare se stessi, Venner ha voluto sacrificare se stesso per salvare il suo popolo. Alla sua memoria va il pensiero commosso di tutta la comunità di CasaPound Italia”.
L'ultima lettera di Dominique Venner
Sono sano di spirito e di corpo e sono innamorato di mia moglie e dei miei figli. Amo la vita e non attendo nulla oltre di essa, se non il perpetrarsi della mia razza e del mio spirito. Cionondimeno, al crepuscolo di questa vita, di fronte agli immensi pericoli per la mia patria francese ed europea, sento il dovere di agire finché ne ho la forza; ritengo necessario sacrificarmi per rompere la letargia che ci sopraffà.Offro quel che rimane della mia vita con un intento di protesta e di fondazione. Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale di Notre Dame de Paris che rispetto ed ammiro, che fu edificata dal genio dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le nostre origini immemoriali.
Mentre tanti uomini si fanno schiavi della loro vita, il mio gesto incarna un'etica della volontà. Mi do la morte per risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell'anima e contro gli invasivi desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà millenaria. Così come difendo l'identità di tutti i popoli presso di loro, mi ribello al contempo contro il crimine che mira al rimpiazzo delle nostre popolazioni.
Essendo impossibile liberare il discorso dominante dalle sue ambiguità tossiche, spetta agli Europei trarre le conseguenze.Non possedendo noi una religione identitaria alla quale ancorarci, abbiamo in condivisione, fin da Omero, una nostra propria memoria, deposito di tutti i valori sui quali rifondare la nostra futura rinascita in rottura con la metafisica dell'illimitato, sorgente nefasta di tutte le derive moderne.
Domando anticipatamente perdono a tutti coloro che la mia morte farà soffrire, innanzitutto a mia moglie, ai miei figli e ai miei nipoti, così come ai miei amici fedeli.Ma, una volta svanito lo choc del dolore, non dubito che gli uni e gli altri comprenderanno il senso del mio gesto e che trascenderanno la loro pena nella fierezza.Spero che si organizzino per durare. Troveranno nei miei scritti recenti la prefigurazione e la spiegazione del mio gesto.
Dominique Venner
http://www.casapounditalia.org/2013/05/suicidio-venner-casapound-basta_22.html






VIVI COME SE DOVESSI MORIRE DOMANI PENSA COME SE NON DOVESSI MORIRE MAI





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Un Family day a Palermo «per non lasciare la città in mano al Gay pride»
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«Ci saranno spettacoli, musiche, canti tradizionali, tavole rotonde, presentazione di libri, testimonianze per non lasciare la città in silenzio durante il Gay pride che si terrà a Palermo il 22 giugno. Vogliamo dire no alle adozioni e al matrimonio gay e dire sì alla bellezza della famiglia naturale. Perciò inviteremo  a partecipare tutte le persone che incontreremo nel parco Cassarà». Così Filippo Campo, membro dell’associazione “Sos ragazzi” di Roma e Palermo, presenta il Family day siciliano. Con la sua, altre 12 associazioni regionali e nazionali lo scorso 16 maggio hanno costituito il comitato “Family day Palermo”, «che è aconfessionale e apartitico, perché tutela un istituto naturale, vero e buono per ogni essere umano», spiega Campo.
CONTROINFORMAZIONE. Al Gay pride saranno presenti in migliaia, arriveranno persone da tutto il mondo: «Palermo non può tacere: vogliamo aiutare la gente a capire cosa sta succedendo e a “farsi gli anticorpi”. Molti, per via dell’informazione politically correct martellante, sono confusi. I promotori del Gay pride sono venuti qui perché pensano che la Sicilia sia l’ultimo baluardo della tradizione da abbattere». La scelta di ritrovarsi al parco Cassarà dalle 16,30 di sabato fino alla sera e dalle 10,30 di domenica per tutta la giornata è stata presa per due ragioni: innanzitutto per cercare un luogo lontano dal corteo degli attivisti gay ed evitare scontri. E poi perché il «parco è sempre pieno di famiglie e ci sembrava bello andare a incontrarle. L’autoreferenzialità non ci porterebbe lontano». Numericamente parlando, infatti, la neonata manifestazione potrà anche essere in svantaggio rispetto al Gay pride, ma l’obiettivo del neonato comitato è quello di crescere nel tempo.
L’UOMO E LA VITA. Sabato, oltre agli spettacoli, agli incontri e alla presentazione delle varie associazioni, si parlerà del libro di Luca di Tolve, ex omosessuale ora sposato e convertito al cattolicesimo, che interverrà personalmente per raccontare della sua esperienza anche nella mattinata di domenica: «Lo abbiamo invitato per offrire una testimonianza vivente dell’importanza di quanto sosteniamo e per smascherare l’ideologia di genere, parlare dell’infelicità nascosta della condizione omosessuale e della bellezza di una vita che torna alla verità. Infine vogliamo far vedere che il “per sempre” tra uomo e donna è ancora possibile». Domenica 23 giugno sarà anche presentata la rivista Pro life news. Così si parlerà della necessità di difendere la sacralità della vita di ogni uomo e di tutto ciò che contribuisce alla sua realizzazione, famiglia in primis.


http://www.tempi.it/family-day-palermo-per-non-lasciare-la-citta-in-mano-al-gay-pride#.UZojl7Vsw4S

martedì 21 maggio 2013

Omofobia Fiore (FN): " priorità deve essere difesa della Famiglia Tradizionale"

Matrimoni Gay, "omofobia" e Ius Soli sono la priorità del nuovo Governo in un periodo di crisi che tocca tutti gli aspetti della nostra soietà: dalla demografia, al lavoro, all' economia. Questo per Forza Nuova e per milioni di cittadini Italiani è inaccettabile. " dichiara Roberto Fiore, Segretario Nazionale di Forza Nuova in merito al dibattito politico di questi giorni: "Per di più stiamo assistendo a livello internazionale ad una virata tradizionalista con politiche a difesa della famiglia e della crescita demografica in molti paesi, tra cui la Fedrazione Russa, e queste posizioni coincidono sempre con una miracolosa crescita economica: come al solito l' Italia è sempre un passo indietro vittima di lobby e potentati evidentemente più importanti della dignità del popolo Italiano. Siamo sicuri però che provvedimenti e logiche del genere non potranno affermarsi in Italia, e che troveranno opposizione proprio nella maggioranza dei cittadini che hanno dimostrato in questi giorni di attestarsi su ben altre posizioni: parliamo dei 40.000 che hanno marciato a Roma per la Vita lo scorso 12 Maggio, o quelli che saranno in piazza in Sicilia per il Family Day italiano. Tenendo conto anche della stretta connessione tra omosessualità e pedofilia emersa ed evidenziata dal rapporto della Commissione per l' Infanzia della Regione Toscana sullo scandalo del Forteto non possiamo essere più che convinti che la priorità per l' Italia dev' essere la difesa non delle coppie gay, ma bensì dei nostri bambini, delle nostre madri e delle nostre famiglie."
 

sabato 18 maggio 2013

Se la 'cultura' del rom vale più della vita di un italiano

Per Nikolic erano stati chiesti 26 anni di carcere, pena ridotta a 15






Aveva falciato un agente della polizia municipale di Milano trascinandolo per 200 metri con un Suv che non avrebbe potuto guidare (perché minorenne), era pregiudicato, ma i giudici gli hanno concesso le attenuanti generiche per il 'contesto culturale' in cui è cresciuto. Eppure il codice penale dice qualcos'altro...
“La legge è uguale per tutti”. Non è vero. Al di là della retorica e delle polemiche. Oltre i proclami di Silvio Berlusconi ed il suo convincimento di essere un “perseguitato” della magistratura, bisogna dirsi la verità: la giustizia italiana a è un fallimento. E fallisce ogni qualvolta un innocente viene ucciso ed il colpevole non viene punito come meriterebbe.   È successo questo a Milano, nel processo per l’omicidio del vigile urbano Nicolò Severino. Sul banco degli imputati c’è un giovane, giovanissimo rom, Remi Nikolic, diciott’anni ancora da compiere. Il 12 gennaio del 2012 aveva letteralmente falciato, con un Suv, il povero “ghisa”. Un Suv che, ovviamente, non poteva guidare perché non aveva neppure l’età per prendere la patente. Non solo, Nikolic era già stato fermato (e poi rilasciato) proprio perché sorpreso al volante di un’altra vettura. Recidivo, dunque, il giovane rom. Ma questo non è bastato per convincere i giudici. 
La pubblica accusa aveva chiesto 26 anni di carcere. Omicidio volontario. E, in proposito, il codice parla chiaro:  “chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni 21”, art. 575 c.p.
Le motivazioni del Pm, però, per la Corte non sono state sufficienti e la pena è stata ridotta a 15 anni. E questo grazie alla concessione delle attenuanti generiche, in quanto il giovane romeno “non aveva precedenti penali rilevanti”, ma soprattutto perché Nikolic è cresciuto in un “contesto familiare caratterizzato dalla commissione di illeciti da parte degli adulti di riferimento e nella sostanziale assenza di scolarizzazione”. Strano, molto strano. Perché basta prendere un codice penale e leggere l’articolo 133 che enuclea i criteri che il giudice deve seguire per arrivare ad irrogare la pena. Sì, perché al secondo comma è scritto, a chiare lettere, che “il giudice deve tenere conto della gravità del reato, desunta dalla gravità del danno o dal pericolo cagionato alla persona offesa”. Esiste forse danno più grave della privazione della vita? Il fatto di essere cresciuto in un ambiente dove la criminalità è più diffusa rende qualcuno meno colpevole per un omicidio? Perché, se fosse così, chi nasce a Scampia o al Quartiere “Zen” di Palermo, sarebbe più legittimato a commettere reati di chi nasce e cresce in via Montenapoleone o a viale Parioli. E questo sarebbe francamente inaccettabile. 
Contestualizzare è un obbligo, giustificare indiscriminatamente è insensato.
Se lo scopo del carcere è quello di rieducare i colpevoli, quello di uno Stato di diritto è di tutelare i suoi cittadini. E non esiste bene più inviolabile, da difendere più strenuamente, del diritto alla vita. Perchè, ogni qualvolta la morte di un uomo vale meno della riabilitazione del suo assassino, la giustizia fallisce.
Micol Paglia

giovedì 16 maggio 2013

"Marchionne vuole spostare la sede della Fiat negli Usa"

L'agenzia Bloomberg: "Nulla è ancora deciso, prima bisogna completare la fusione della Chrysler". Ad Auburn Hills sono già pront




L'ad Sergio Marchionne starebbe valutando un trasferimento della sede della Fiat da Torino negli Stati Uniti, una volta completata la fusione con Chrysler. Lo si legge sul sito internet dell'agenzia Bloomberg, che cita fonti ben informate. Nessuna decisione finale in materia è stata presa, hanno però aggiunto le fonti, e tante differenti opzioni rimangono al vaglio. L. Brooks Patterson, capo del consiglio della Contea di Oakland, dove ha sede Auburn Hills, la città che ospita il quartier generale di Chrysler, lo scorso anno ebbe un incontro di affari con Marchionne nel quale fu sollevata l'idea per la prima volta, scrive Bloomberg. "Se la cosa si concretizza, e spero accada, è una buona notizia", ha poi dichiarato Patterson, in un'intervista: "Accrescerebbe l'intera immagine della Motor City, per noi sarebbe davvero un grande slam".

http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1243424/-Marchionne-vuole-spostare-la-sede-della-Fiat-negli-Usa-.html

mercoledì 15 maggio 2013

VERGOGNA! UNA TRAGEDIA CHE SI POTEVA E DOVEVA EVITARE CI COSTA TRE MORTI ED UN DELINQUENTE IN PIU' DA MANTENERE NELLE PATRIE GALERE!


Foto: VERGOGNA! UNA TRAGEDIA CHE SI POTEVA E DOVEVA EVITARE CI COSTA TRE MORTI ED UN DELINQUENTE IN PIU' DA MANTENERE NELLE PATRIE GALERE!
E' morto anche il pensionato colpito dalla furia cieca del ghanese.
Una preghiera per lui e per la sua famiglia!
Una tragedia che si poteva e doveva evitare! 
Chi protegge questi questi delinquenti, potenziali assassini? 
Qualcuno avrà patrocinato gratuitamente il suo ricorso contro l'estradizione! Qualcuno lo ha ospitato e gli ha consentito di spostarsi dalla Puglia e viaggiare indisturbato per l'Italia!
E questi sarebbero i nuovi Italiani??? 
Pensate che se questo Assassino avesse un figlio in Italia, il bambino avrebbe diritto alla cittadinanza e lui al ricongiungimento: BASTA!
Ci sono delinquenti ovunque, ma ognuno pensi ai propri malfattori e non li scarichi a noi: siamo la pattumiera del mondo?
Quanto ci costano questi mascalzoni? 400 euro al giorno cadauno e le carceri scoppiano proprio per questi elementi!
Adesso non ne possiamo più!
Tutti a casa! Liberiamo l'Italia! E con loro vadano anche i falsi buonisti che li proteggono!
***

E' morto anche il pensionato colpito dalla furia cieca del ghanese.
Una preghiera per lui e per la sua fami...glia!
Una tragedia che si poteva e doveva evitare!
Chi protegge questi questi delinquenti, potenziali assassini?
Qualcuno avrà patrocinato gratuitamente il suo ricorso contro l'estradizione! Qualcuno lo ha ospitato e gli ha consentito di spostarsi dalla Puglia e viaggiare indisturbato per l'Italia!
E questi sarebbero i nuovi Italiani???
Pensate che se questo Assassino avesse un figlio in Italia, il bambino avrebbe diritto alla cittadinanza e lui al ricongiungimento: BASTA!
Ci sono delinquenti ovunque, ma ognuno pensi ai propri malfattori e non li scarichi a noi: siamo la pattumiera del mondo?
Quanto ci costano questi mascalzoni? 400 euro al giorno cadauno e le carceri scoppiano proprio per questi elementi!
Adesso non ne possiamo più!
Tutti a casa! Liberiamo l'Italia! E con loro vadano anche i falsi buonisti che li proteggono!
 
TRATTO DALLA PAGINA FB DEL MINZOLINI FAN CLUB

lunedì 13 maggio 2013



La violenta giornata sporca di sangue italiano del clandestino pregiudicato Kabobo.



kabobo



Milano – Il bilancio finale di due ore di follia è quasi da attentato terroristico: un morto, due in fin di vita, altri due feriti e una sesta persona sfuggita per miracolo alla morte. Un striscia di furore iniziata alle 4.30 e conclusa alle 6.35 quando finalmente i militari, allertati purtroppo con grande ritardo, sono riusciti a bloccare l’omicida, un africano di 31 anni che ha detto solo: «Ho fame».
Quartiere Niguarda, periferia nord di Milano, una tranquilla zona residenziale sviluppatasi attorno al grande ospedale edificato a fine degli anni Trenta. Sono le 4.30, il quartiere dorme ancora mentre per le strade si aggira un «mostro» armato di spranga. Incrocia Andrea Carfora, 23 anni, sta rientrando dopo una serata trascorsa con un amico. Gli si para davanti gli fa cenno con la mano di avvicinarsi. Poi appena a tiro gli sferra un colpo. Il ragazzo lo para con il braccio sinistro poi scappa. Fa il giro dell’isolato, vede che l’aggressore è sparito, si infila in casa e va a letto. Si sveglierà tre ore dopo dolorante e andrà in ospedale dove scoprirà di aver aperto una lunga lista di feriti.
Alle 5.15 tocca a Francesco Niro, 50 anni, operaio di rientro dal turno di notte, non sa chi e cosa l’abbia aggredito alle spalle, una botta in testa, cade a terra svenuto. Quando riprende conoscenza, torna a casa sanguinate, la moglie Antonella chiama il 118 che lo porta in ospedale. Poco dopo le 6 Antonio Marisco, 56 anni, esce per portare fuori il cane. Vede l’ africano, che nel frattempo ha cambiato arma, venirgli incontro con un piccone in mano, si insospettisce e quando nota che, appena superato, questi si gira. Lui si infila a razzo nel portone. Salvo per caso. Come è salvo per caso quel signore che ieri in piazza raccontava come lui a quell’ora sia solito farsi un giro in bicicletta: ieri ha forato ed è rimasto a casa. Alle 6.22 portava a spasso il cane anche Ermanno Masini, 64 anni, pensionato. Non fa in tempo ad accorgersi di nulla e viene colpito alla testa. Raccolto in coma, viene ricoverato in prognosi riservata.
Non aveva sonno Alessandro Carole, 40 anni, forse anche perché è disoccupato e non riesce a trovare lavoro. Saluta la mamma, appena rimasta vedova, «Vado a prendere un caffè» e appena in strada incontra la morte. Su di lui l’africano si accanisce con particolare ferocia, dopo il primo colpo che lo fa stramazzare a terra, ne sferra altri 4, alla testa e all’addome. Portato d’urgenza in ospedale, verrà dichiarato morto alle 8.32. Stessa sorte appena cinque minuti dopo per Daniele Carella, 21 anni. A differenza degli altri, tutti colpiti sotto casa, lui viene da Quarto Oggiaro, qualche chilometro più a ovest. Ha accompagnato il padre che distribuisce giornali alle edicole. Anche per lui una gragnuola di colpi a tradimento, sferrati con tanto foga da spezzare il manico del piccone. È più grave di Masini, le sue condizioni sono disperate.
Solo a quel punto arriva finalmente una chiamata al 112, un passante segnale «Un giovane dalle pelle nera con un’ascia in mano». Alle 6.28 viene diramato l’allarme agli equipaggi, alle 6.35 l’uomo viene individuato. Vendendosi braccato, scaglia il piccone contro i militari poi tenta una fuga disperata. Viene raggiunto e immobilizzato, nonostante si dibatta come un forsennato. Portato al comando provinciale di via Moscova, ha lo sguardo allucinato, ma non sembrerebbe in preda ad alcol o droghe. Non parla italiano, provano con l’inglese, ottenendo qualche risposta confusa. Si riesce solo a capire «dormo per strada» e «ho fame».
Inutile chiedergli perché lo abbia fatto. Dalle impronte digitali si risale ad Adam Mada Kabobo, nato in Ghana nel 1982, sbarcato in Italia, Puglia per la precisione, nell’estate 2011, dove chiede asilo. Rinchiuso al Centro accoglienza richiedenti asilo di Bari, il 1° agosto partecipa a una rivolta e finisce in carcere. Ottenuta la libertà ricompare a Foggia dove viene nuovamente arrestato per una rapina. In galera distrugge un televisore, non è tipo tranquillo, poi però viene scarcerato il 17 febbraio 2012. Nel frattempo la sua richiesta d’asilo viene respinta, lui fa ricorso e per questo non può essere espulso. Ricompare a Milano dove viene fermato e controllato il 15 aprile di quest’anno. Poi più nulla, fino a ieri mattina.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/prende-picconate-i-passanti-milano-due-ore-follia-916421.html


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