martedì 31 luglio 2012

Istat, disoccupazione record dal 2004: 10,8%

Sale il numero di chi non ha lavoro: a giugno erano 761mila in più dello scorso anno. Scende il tasso di disoccupazione giovanile e quello degli inattivi. Frena l'inflazione: +3%
 
Mentre Monti è convinto che la fine del tunnel è vicina, la disoccupazione sale a livelli record dal 2004. Il tasso dei non occupati a giugno è infatti al 10,8% (2 milioni 792 mila di persone), lo 0,3% in più rispetto a maggio e il 2,7% in più su base annua, come rileva l'Istat.



In un anno il numero di disoccupati è aumentato di 761mila persone. Guardando le serie trimestrali, si tratta del tasso più alto dal terzo trimestre 1999. Stabile il numero di chi invece ha un lavoro: a a giugno sono quasi 23 milioni, solo 11 mila in più rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e lo 0,1% in meno rispetto a maggio.
Scende leggermente il tasso di disoccupazione giovanile che a giugno è al 34,3% (-1% rispetto a maggio). Si tratta di 608 mila giovani in cerca di lavoro, il 10,1% della popolazione tra i 15 e i 24 anni. Diminuisce inoltre il numero degli inattivi (quelli che non hanno un lavoro e non lo cercano): rispetto all'anno scorso sono 752mila in meno (circa 52mila in meno rispetto a maggio).
Frena intanto l’inflazione a luglio passando al 3% dal 3,3% di giugno. Il rallentamento è dovuto principalmente ai beni energetici (compresi carburanti). Il rincaro del cosiddetto carrello della spesa è del 4% su base annua, un rialzo superiore al tasso d’inflazione (al 3%), ma inferiore a quanto registrato a giugno (4,4%).
http://www.ilgiornale.it/news/economia/istat-disoccupazione-record-2004-108-826925.html

domenica 29 luglio 2012

29 LUGLIO 1883-29 LUGLIO 2012, MUSSOLINI NON RUBAVA.




IN  POLITICA NON HO MAI GUADAGNATO UN SOLDO.DETESTO QUELLI CHE VIVONO COME PARASSITI SFRUTTANDO LE LOTTE SOCIALI.ODIO GLI UOMINI  CHE SI ARRICCHISCONO CON LA POLITICA.ECCO ,IN QUEI GIORNI IN SVIZZERA IO CONOBBI LA FAME,LA FAME VERA ,MA NON MI PIEGAI A CHIEDERE PRESTITI E NON HO MAI CERCATO DI SUSCITARE LA PIETA DI COLORO CHE MI STAVANO INTORNO,NE QUELLA DEI MIEI COMPAGNI POLITICI.RIDUSSI I BISOGNI AL MINIMO E QUEL MINIMO,E A VOLTEMENO,LO RICEVO DA CASA.
   (TRATTO DAGLI SCRITTI DI BENITO MUSSOLINI)

sabato 28 luglio 2012

L’ITALIA MERITA UNA SVOLTA

28 lug 2
 
 
 
Immagine anteprima YouTube
 
 
Se, come abbiamo visto, cala lo spread in seguito alle parole del presidente della Bce, Mario Draghi, è evidente che ci troviamo davanti alla conferma che non decidono più le politiche degli stati sovrani, ma quelle monetarie. E questo è un male, non un bene.
Non c’e’ dubbio che la democrazia in Italia sia stata commissariata, perché c’è un governo tecnico votato da senatori e deputati, a loro volta non votati da nessuno. Occorre una svolta politica in Italia e in Europa.
Monti ha dimostrato di essere distante dagli interessi dei cittadini e, nonostante tutto ciò che stiamo subendo, nei giorni passati abbiamo visto lo spread ritornare ai valori dello scorso anno, quando era in carica il governo Berlusconi; il 48% dei mutui sono carta straccia a causa dell’euro e della crisi; eppure c’è chi si ostina a dire che poteva andare peggio. Credo che questo governo non debba più seguire la sua azione. Con lui abbiamo scoperto il significato della parola esodati, della spending review e tutto quello che sta provocando sul territorio. La gente è più preoccupata di prima, i poveri in un anno sono cresciuti di un milione di unità, centinaia di migliaia di lavoratori sono rimasti senza occupazione. E tutto questo nell’anno di governo Monti. Insomma, quello che stiamo vivendo è un dramma. Stanno ingannando i cittadini.
Gli italiani devono poter scegliere da chi essere governati, perché è proprio qui che sta il problema: restituire sovranità al popolo.
E non è certo tenendo fuori del Parlamento quei partiti che non sono responsabili di questa condizione che si potrà trovare una soluzione. La riforma elettorale che stanno pensando, con lo sbarramento ancora più alto, comporterà che forze politiche che hanno fatto della coerenza la propria ragione di vita potrebbero restare ancora fuori. E questo non è giusto.
Ci sono persone che siedono in  Parlamento da oltre 30 anni e vorrebbero addebitare ad altri colpe non loro perché protestano contro l’euro, contro le banche, contro Monti.
E’ arrivato il momento di restituire la parola al popolo. E allora saranno i cittadini a mandarvi a casa.

http://www.storace.it/

giovedì 26 luglio 2012

26 LUGLIO 1944 VILE ATTENTATO PARTIGIANO ALLA CASERMA G.N.R DI CA' GIUSTINIAN DI VENEZIA






NEL 26 LUGLIO 1944 I PARTIGIANI COMUNISTI FECERO VIGLIACCAMENTE SALTARE IN ARIA LA CASERMA DELLA GUARDIA NAZIONALE SITUATA A PALAZZO DI CA' GIUSTINIAN DOVE SI TROVAVANO ANCHE FAMILIARI ANDATI A RITIRARE ALCUNE INDENNITA.CI FURONO 20 MORTI TRA MILITARI E CIVILI TRA CUI 7 AUSILIARIE DEL SAF:ROSA ANNIBALE, MARIA CENTAZZO,GABRIELLA FERRI,REGINA GAZZIOLA,TERESA MANDER,ROSINA MARCHIOLI,SANTINA SCAPAT.NELLA SPIRALE DELLA VIOLENZA SCATENATA DAI PARTIGIANI VENNERO FUCILATI SETTE PARTIGIANI NELLA RIVA CHE DA QUEL MOMENTO PRESE IL NOME RIVA SETTE MARTIRI.















martedì 24 luglio 2012

SPREAD SPRINT

23 lug 2012

Ci avevano detto che la pillola amara del governo Monti serviva per guarire un malato ormai vicino al tracollo. Che la cura a stretto giro di tempo avrebbe prodotto i suoi risultati. Oggi quel malato non solo non è migliorato, ma addirittura le sue condizioni sono peggiorate.
Da giorni lo spread, che ha determinato la caduta del governo Berlusconi, è tornato agli stessi livelli dello scorso inverno, quando l’allora premier fu costretto a lasciare a causa della speculazione dei mercati, diventata ormai insostenibile, dicevano.
E oggi? Non è insostenibile come lo era allora? E perché i professori della Bocconi non lasciano per manifesta incapacità? Ci hanno ingannato dicendo che tutto si sarebbe risolto, in realtà hanno solo operato per le banche, accanendosi sul popolo.
Hanno aumentato le tasse e messo in ginocchio l’economia di un Paese. Fanno finta di andare in Europa e fare la voce grossa, ma quello che esce è solo il belato di una pecorella. Se ne devono andare a casa, perché sono come quei medici che operano senza titolo.
Una cosa è fare lezioni dalle cattedre o fare i conti dietro lo sportello di una banca, un’altra è governare una nazione, un popolo.
Sono incapaci e il presidente della Repubblica ha il dovere – lo dico con tutto il rispetto possibile – di riservare a Monti lo stesso trattamento che usò con Berlusconi.
Ormai è dimostrato il loro fallimento, i fondi salva-stati sono una bufala, e nonostante il fiscal compact i mercati se ne fregano di tutto e tutti, e le borse bruciano miliardi di euro.
Non dobbiamo prendere appunti da chi sta mandando in malora una nazione, da chi sta sacrificando il futuro dei nostri figli per i conti delle banche. Questa non è l’Europa che avevamo in mente, e quindi a cosa serve? Restituite la parola ai cittadini. E’ l’ora di mettere in campo politiche sociali concrete a tutela del popolo, non delle banche e degli affari. Andatevene a casa: siete inutili, dannosi e inadeguati. Gli italiani non vi hanno votato, e non vi vuole più nessuno.

http://www.storace.it/

sabato 21 luglio 2012

PER L'EUROPA DEI POPOLI ,NO ALL'EUROPA DELLE BANCHE

UNA PRODUZIONE CAMERATA SEBA

giovedì 19 luglio 2012

L'Italia con la lacrimuccia




L'Italia con la lacrimuccia si riconosce ligia e conforme nei suoi eroi. In quelli che, in nome della legge, combatterono la Mafia e da essa vennero eliminati .Oggi è il ventesimo anniversario della strage in cui perì Borsellino con la scorta, eccidio che fece seguito di neanche due mesi a quello che era costato la vita a Falcone, alla moglie e agli agenti che li proteggevano.Passati venti anni, l'Italia con la lacrimuccia che si fa bella dei suoi eroi e che si crede ferma, vincente, libera dal male, o comunque libera da gran male, è retorica, pietistica e patetica.Ha deciso, quest'Italia da copertina, di ignorare che la Mafia da noi fa il bello e il cattivo tempo dal 1943, da quando cioè gli americani “liberatori” la rimisero in sella e le affidarono il controllo non della sola Sicilia ma di gran parte dei traffici italiani.Finge di non sapere, quest'Italia benpensante, che la Mafia fornì l'ossatura del sistema politico democratico e contribuì pesantemente a “ricostruire” l'Italia. Ovviamente come espressione geografica.Ha deciso di scordare, quest'Italia dalla facile retorica, che la Mafia su cui avremmo frattanto “trionfato” altro non è che il suo retaggio arcaico e refrattario, quello che, in collegamento oltre oceano con i Gotti e i Gambino, vent'anni fa aveva tentato di rifiutare quella “modernizzazione” che avrebbe poi visto passare le famiglie vincenti dal pizzo al franchising e all'internazionalizzazione finanziaria dei traffici più abietti.La Mafia di cui l'Italia retorica avrebbe “trionfato” dopo le stragi era quella che cercava di mantenere la centralità delle rotte tirreniche del narcotraffico nazionale e non voleva adeguarsi, in un guadagno di gran lunga maggiore ma spartito con mafie estremo-orientali, albanesi, mediorientali, americane e israeliane, all'attrazione nell'area adriatica e nella Via della Seta di nuovo giudicata strategicamente essenziale colà dove si puote quel che si vuole.Quest'Italia che sulle memorie delle macerie di vent'anni fa innalza la propria statua in un'autoreferenzialità vacua e beota finge poi di non accorgersi che i valori più spiccioli del malaffare mafioso sono oramai diffusi e comuni in tutti gli aspetti sociali, culturali, politici, di tutti i giorni.Dalla Mafia l'Italia che celebra i suoi trionfi ha infatti mutuato tutto. Anzi ha mutuato solo il peggio perché dell'onore, che, per quanto distorto, tanto posto trova nella retorica mafiosa, l'Italia di oggi non ha la più vaga percezione o rimembranza. E celebra. Mentre muore, mentre il governo d'occupazione la spoglia di tutto, mentre va alla deriva. L'Italia con la lacrimuccia dovrebbe riprendersi e allora sì che avrebbe da lacrimare, a singhiozzi.

tratto dalla pagina fb di G. Adinolfi.






"Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola. " Paolo Borsellino 19-07-1992 19-07-2012 PRESENTE!!!



mercoledì 18 luglio 2012

 76° anniversario dell'inizio della guerra civile di Spagna contro il bolscevismo
Photo: Oggi ricorre il 76° anniversario  dell'inizio della guerra civile  di Spagna contro il bolscevismo fatta da Francisco Paulino Hermenegildo Teódulo Franco y Bahamonde, Salgado-Araújo y Pardo de Andrade, solitamente abbreviato in Francisco Franco e conosciuto anche come il Generalísimo Franco o il Caudillo de España e dal 18 luglio 1936. Franco era alla guida dell'esercito di "ribelli" che entrò in Spagna sbarcando dal Marocco. Il 24 luglio fu nominato membro della giunta militare e divenne comandante delle forze nazionaliste del Sud. Il 29 settembre, dopo la morte del generale Sanjurjo, fu ufficialmente dichiarato Generalísimo de los ejércitos de Tierra, Mar y Aire. Il 3 ottobre 1936 fu nominato capo dello Stato e, dopo la morte di Mola, il 30 gennaio 1938 divenne anche capo del governo.


Oggi ricorre il 76° anniversario dell'inizio della guerra civile di Spagna contro il bolscevismo fatta da Francisco Paulino Hermenegildo Teódulo Franco y Bahamonde, Salgado-Araújo y Pardo de Andrade, solitamente abbreviato in Francisco Fr...anco e conosciuto anche come il Generalísimo Franco o il Caudillo de España e dal 18 luglio 1936. Franco era alla guida dell'esercito di "ribelli" che entrò in Spagna sbarcando dal Marocco. Il 24 luglio fu nominato membro della giunta militare e divenne comandante delle forze nazionaliste del Sud. Il 29 settembre, dopo la morte del generale Sanjurjo, fu ufficialmente dichiarato Generalísimo de los ejércitos de Tierra, Mar y Aire. Il 3 ottobre 1936 fu nominato capo dello Stato e, dopo la morte di Mola, il 30 gennaio 1938 divenne anche capo del governo.

lunedì 16 luglio 2012

ARRIVA IL CAPPIO EUROPEO AL COLLO DELLA NAZIONE

16 lug 2012


Entro il prossimo giovedì il governo ratificherà Fiscal compact e Meccanismo europeo di stabilità, dicendo definitivamente addio a ogni garanzia sociale per i cittadini italiani.
Una sassata che si abbatterà sulla nostra nazione e sulle future generazioni, sui nostri figli, imponendo una marcia economico-finanziaria dettata dall’Europa delle banche, e non dei popoli. “Saremo i primi della classe” in Europa e ci presenteremo con ‘i compiti fatti’ dice uno dei relatori al Fiscal compact, tronfio di una scelta che poi verrà portata all’attenzione del Consiglio Europeo e all’Europgruppo dei giorni successivi.
Invece saremo dei somari che porteranno sul groppone le folli scelte monetarie di un’Unione che si basa ormai solo sullo strapotere bancario. Non lo fanno Francia  e Germania, perché dobbiamo essere noi, e per giunta prima di tutti?! Perché decisioni sul futuro del popolo non passano per il popolo, attraverso un referendum. Voi al Parlamento tra 20 anni non ci sarete più, i nostri figli invece dovranno sopportare le vostre scelte scellerate, i vostri “ya” e “oui” pronunciati in doppio petto per farvi belli davanti ai colleghi europei.
L’Italia combatte tutti i giorni con la crisi, le aziende chiudono e i lavoratori vanno a casa senza speranza di ritrovare un’occupazione, e tutto quello che questa Europa sa fare è mettere al sicuro la propria moneta e chi la detiene. Senza uno straccio di preoccupazione per chi con quella moneta che ormai malediciamo deve farci i conti ogni giorno quando fa la spesa al mercato o compra il pane dal fornaio.
Ci aspetta una dittatura tecnocratica, saranno i mercati a stabilire le esigenze dei cittadini e non i parlamenti dei paesi dell’Unione che dovrebbero tutelare i paesi d’origine. Abbiamo bisogno di politici che non vadano in Europa solo per fare i perfetti scolaretti, ma che sbattano i pugni sul tavolo, forti della consapevolezza che se l’Italia esce dall’euro i giochi sono finiti per tutti. D’altronde qualcuno ha deciso l’oggi per il domani che dovessimo ripagare il nostro debito pubblico. Bene, metà di questo è del popolo, attraverso i titoli di stato, e con loro ce la vediamo all’interno dei nostri confini. L’altra metà è delle banche: e se decidiamo di non darveli quei soldi, voi non li prendete. Allora perché non far valere questa posizione di forza?! Fate decidere al popolo che vi ha eletto cosa deve fare del proprio futuro, tanto abbiamo capito che le passerelle del professor Monti in Europa portano a ben poco: lo spread che il governo dei tecnici doveva far scendere è ancora tutto lì. E allora a cosa servono questi bocconiani?! A imporre tasse su tasse agli italiani, a bloccare la crescita di una nazione, a cedere la sovranità di un popolo?!
Il centrodestra che è al governo faccia capire in maniera chiara  e compatta a questi signori che non si gioca con la vita degli italiani. Non vogliamo essere i ‘secchioni’ d’Europa per diventare poi la pattumiera di Francia e Germania.

http://www.storace.it/
Fermato stupratore seriale
tre aggressioni in due mesi

Riconosciuto dalle vittime che avvicinava con una bici nera, le minacciava col coltello
e poi le violentava e rapinava. Gli inquirenti sospettano che ci siano casi precedenti

di SIMONE BIANCHIN
Ha violentato tre donne per la strada solo negli ultimi due mesi, dal 4 maggio al 4 luglio. Una 19enne greca, un'italiana di 24 anni e una signora francese di 50. Oltre a loro, però, c'è una quarta persona, un'altra donna francese, che lo ha denunciato - come le altre - per rapina e violenza sessuale. E quando è stato fermato, due giorni fa, hanno riconosciuto sia lui sia la bicicletta nera con la quale si era avvicinato per aggredirle e violentarle, minacciandole anche con un coltello.

Il giovane, un egiziano di 27 anni, Sameh El Melegy, è stato fermato dopo essere stato incastrato dai filmati di alcune telecamere di sorveglianza che lo avevano ripreso mentre gettava via il suo telefono cellulare mezz'ora dopo una delle aggressioni. Di certo, l'egiziano è responsabile delle violenze sessuali avvenute in corso di Porta Ticinese, in via Mascagni e in via Gentilino. La quarta vittima sarebbe stata aggredita in via Santa Tecla. L'uomo è finito in carcere per rapina e violenza sessuale con le aggravanti di aver commesso i reati armato. Gli inquirenti continuano le indagini e ci sarebbero altri undici casi per i quali lo stupratore sarebbe sospettato.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/07/13/news/fermato_stupratore_seriale_tre_aggressioni_in_due_mesi-39020899/?ref=HREC1-11

sabato 14 luglio 2012

ALTRO CHE IL COSIDDETTO "SUD TIROLO"NON E'ITALIANO QUESTI CON L'ITALIA SI SONO SEMPRE INGRASSATI

Trentino Alto Adige peggio della Sicilia:
l'autonomia dorata gliela paghiamo noi

Tasse basse e fondi da Roma: così foraggiamo masse di dipendenti pubblici





 Follie d'Italia: il governatore bolzanino Durnwalder guadagna più di Obama...
Si sono arroccati sulle montagne, con il loro tesoro e non vogliono mollarlo. In Trentino Alto Adige-Südtirol, il 31,7% del bilancio dei Comuni è costituito da entrate extratributarie. Anche perché da quelle parti le tasse incidono in misura molto minore rispetto al resto del territorio italiano, secondo i dati Istat relativi al 2010. Così, se in una regione a statuto ordinario come la Liguria la media pro-capite è di 572 euro, in Trentino Alto Adige si scende drammaticamente a 211 euro per abitante. Il motivo è presto detto: arrivano barcate di soldi da Roma. Nella Provincia autonoma di Trento sono riusciti a chiudere il bilancio 2011 in pareggio con un “fatturato” di 4,6 miliardi, garantiti quasi interamente (3,9 miliardi) dallo Stato, che restituisce all’autonomia trentina e bolzanina i nove decimi del gettito fiscale incassato localmente.
Eredità separatista - In confronto a quanto ricevevano dopo la “Notte dei fuochi”, cioè la stagione degli attentati ai tralicci dell’alta tensione con cui nel 1961 i separatisti altoatesini chiedevano il ritorno dell’Alto Adige all’Austria, è poco. Ai tempi del patto fra la Democrazia Cristiana e la Südtiroler Volkspartei di Silvius Magnago, le cifre dei trasferimenti si aggiravano sui 10mila miliardi l’anno per 500mila abitanti. Ora il rapporto fra la popolazione e i soldi non è più lo stesso, nonostante l’alto numero di suicidi.
Eppure le competenze affidate alle istituzioni locali rimangono costanti: soltanto il 60% di quanto ricevono è giustificato dalla spesa pro capite di 406 euro per lo stipendio del personale amministrativo. E va aggiunto che se ne approfittano anche, se si considera che il numero di dipendenti pubblici è superiore alla media nazionale del 32% e si spendono tra i 7 e gli 8mila euro per i servizi generali della Pubblica amministrazione. 
Ovvio che anche i parametri retributivi siano collocati a livelli stratosferici. Fanno eccezione i 70 consiglieri delle due Province autonome, che si sono autoridotti le indennità e ogni mese intascano 5.900 euro netti rispetto ai precedenti 9.100. Per gli ultimi eletti, è saltato anche il vitalizio. Dovranno consolarsi con i rimborsi per gli spostamenti pari a 0,33 euro al chilometro fino a ottomila chilometri l’anno. Quando gli stessi consiglieri siedono in Regione, invece, si vedono rimborsati appena seimila chilometri l’anno. Un capitolo a parte, invece, riguarda il presidente della Provincia di Bolzano, Luis Dürnwalder, che, tolte le tasse, guadagna  più del presidente degli Stati Uniti: 12mila euro al mese. Il calcolo è presto fatto: al presidente va il 50% in più che a un consigliere, a un vicepresidente il 25% e un segretario questore il 12,5 per cento.
«Si potrebbe gestire meglio la spesa», spiega Rodolfo Borga, consigliere provinciale del Pdl a Trento. Sotto accusa sono «l’eccesso di dirigismo che, stante la capacità maggiore di incidere sul tessuto sociale ed economico, impone una presenza eccessiva del settore pubblico. Anche a causa della legge elettorale, che dà enormi poteri ai governatori, il centralismo ha depresso la capacità d’iniziativa delle aziende». Non ritiene necessaria quindi una cura dimagrante, perché «siamo a costo zero: non contribuiamo al bilancio dello Stato ma non pesiamo nemmeno», in quanto «la scuola, l’asilo, l’università, le strade ricadono direttamente sotto la competenza della Provincia, mentre allo Stato rimangono la giustizia, i tribunali e l’ordine pubblico».
Semmai, si poteva pensare a un risparmio in occasione del referendum, promosso dalla Lega Nord e svolto nell’aprile scorso per l’abrogazione delle Comunità di Valle, costituite nel 2006. L’opposizione le contestava come uno spreco di risorse pubbliche e un’invasione nella sfera di competenza dei Comuni. Peccato che non sia stato raggiunto il quorum. Per Borga, si tratta soltanto di «un ulteriore ente intermedio», che si traduce nell’ennesimo «strumento di controllo politico del territorio».
Sprechi di risorse - L’alternativa, le «unioni di comuni per la gestione di servizi in forma associata» potrebbe rappresentare un buon suggerimento per chi dovrà rassegnarsi a vedere calare la scure della spending review fissata dal governo. In conseguenza del decreto, i tagli per le Regioni a statuto speciale e le Province autonome si dovrebbero attestare a 600 milioni nel 2012 e a 1,2 miliardi nel 2013, senza contare il miliardo e mezzo di riduzioni previste a partire dal 2014. I governatori li sommano agli effetti delle manovre precedenti, che per il Trentino-Alto Adige ammontavano a 902 euro in meno di spesa pro-capite, e lanciano l’allarme, in nome del feticcio dell’autonomia, antico privilegio che si conserva fin dai tempi in cui facevano parte dell’Impero austro-ungarico. Per ora, la battaglia è a colpi di carta bollata. Dopo l’accordo quadro di Milano del 2010, sottoscritto con il governo precedente dai ministri Roberto Calderoli e Giulio Tremonti, sembravano essere state sistemate tutte le partite arretrate che da anni erano rimaste bloccate, impedendo il trasferimento di fondi dalle casse dello Stato. In cambio, le Province autonome si erano rese disponibili a un contributo rilevante purché fossero fissati alcuni paletti a tutela della loro “specialità”. Ma ora, con l’esecutivo Monti, la musica è cambiata. Si presenteranno impugnative e ancora una volta si finirà in un estenuante contenzioso giuridico.
Nel frattempo si tenterà l’ultima carta, pretendendo altro denaro per il passaggio di funzioni dalle Province ai Comuni. Tanto perché non finisca troppo presto l’ultradecennale stagione della pacchia.
di Andrea Morigi

mercoledì 11 luglio 2012

Una voragine nella super-Inps: a rischio
le pensioni (di tutti)

L'allarme del Consiglio di Vigilanza: nel 2012 rosso da 6 miliardi, pesa il buco Inpdap. Fornero: "E' tutto sotto controllo"






Elsa Fornero garantisce: "Non c'è nessun rischio pensioni, i dati resi noti ieri sul deficit dell’Inps sono noti e non serve appostare nuove risorse: se super Inps sarà fatta bene potrà portare risparmi". Così il ministro del Lavoro nel corso di un intervento alla Commissione parlamentare per gli enti previdenziali in relazione ai dati sul deficit dell'Inps dell'anno scorso. Peccato però che la Fornero, già sugli esodati, ha dimostrato che le sue previsioni sono spesso sballate. E i pensionati di tutt'Italia tremano. Perché? Perché c'è un super buco di quasi 6 miliardi di euro nella Super Inps, l'ente previdenziale nato dalla fusione dell'Inpdad con Enpals. L'accorpamento fu deciso col decreto "salva-Italia", la prima manovra del governo Monti che conteneva la riorganizzazion del sistema previdenziale. Ora, questa la sostanza, le pensioni di tutti gli italiani sono a rischio.
Il buco - Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps (Civ) spiega che potrebbe porsi "nel breve periodo un problema di sostenibilità dell'intero sistema pensionistico". L'allarme rivolto al governo è chiaro. il Civ chiede "interventi correttivi doverosi e urgenti" prima che la situazione sfugga di mano. Il buco del super Inps arriva da lontano, poiché da anni l'Inpdap era in disavanzo: l'istituto che pagava la pensione agli statali al momento dell'accorpamento con Inps ha portato in dopte 13 miliardi di disavanzo (Enpals era in attivo di 306 milioni e l'Inps in rosso di 736). La voragine è stata poi ridotta con gli interventi statali a 5,843 miliardi, ma secondo il Civ il rosso è destinato a salire fino a sfiorare i 7 miliardi nel 2013 e nel 2014.
"Il rischio esiste" - Il risultato? Lo squilibrio rischia di compromettere gli assegni futuri. Giuliano Abbadessa, sindacalista della Cgil che presiede il Civ, non usa giri di parole: "Noi l'allarme l'abbiamo lanciato per tempo, sei mesi fa. Il rischio non è immediato ma esiste. L'insostenibilità sarà contenuta per qualche anno, erodendo il patrimonio pubblico da 43 miliardi e i fondi attivi, come quelli dei lavoratori dipendenti e parasubordinati. Ma per quanto? E poi che succede?", s'interroga Abbadessa. Ora Forenero e Mastrapasqua, il presidente dell'Inps, assicurano che non ci sono rischi per le pensioni. Ma l'esercito della previdenza, c'è da scommetterci, avrà già cominciato a sudare freddo.
http://www.liberoquotidiano.it/news/1055334/Una_voragine_nella_super_Inps___a_rischio_le_pensioni__di_tutti_.html

martedì 10 luglio 2012

OGGI IL PROCESSO AI MARO’: LIBERATELI!

10 lug 2012


A distanza di cinque mesi dall’arresto, è assordante il silenzio mediatico che avvolge i nostri due marò in India.
Oggi c’è un appuntamento importante, l’inizio del processo a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Una tappa di natura legale che segna l’inizio del percorso verso la sentenza che potrebbe finalmente riportare in Italia i nostri due militari, ingiustamente trattenuti a migliaia di chilometri dalla loro patria, contro le norme del diritto internazionali in tema militare.
Il clamore della vicenda e la conseguente vetrina mediatica che offriva appena esplosa, rappresentava un’occasione imperdibile a cui molti politici non hanno saputo rinunciare. Dimenticandosi poi in breve tempo di interessarsi della sorte dei due marò.
Noi non ci siamo fermati al momento in cui l’interesse sulla vicenda era alta e telegiornali e quotidiani ne parlavano; non ci siamo limitati a mobilitarci a favore di telecamera, ma abbiamo proseguito la nostra attività con sit-in davanti l’ambasciata indiana a Roma, con azioni simboliche in alcuni ristoranti di quel paese qui nella Capitale, abbiamo chiesto e ottenuto l’illuminazione del Colosseo con la scritta liberate i nostri marò. Con noi, a dire il vero, sono pochi i rappresentanti di altre forze politiche ad aver fatto altrettanto.
La nostra attività ha fatto il giro del mondo, e ne hanno parlato persino i media indiani.
Abbiamo chiesto, e continuiamo a farlo, che Girone e Latorre possano tornare in Italia perché è ingiusto quello che sta accadendo. Ma non c’è stato nessuno di coloro che avrebbero dovuto e potuto protestare, capace di far valere la posizione italiana.
Abbiamo accusato il governo Monti di colpevole inerzia e scarso peso politico nelle trattative internazionali. E un esponente dell’esecutivo si è addirittura risentito per le nostre critiche più che legittime. Tanto che a distanza di mesi, ormai, la situazione seppure migliorata rispetto all’inizio (e ci mancherebbe…) continua a destare comunque preoccupazione per la lentezza del suo procedere.
Siamo certi che i due militari italiani abbiano sentito la vicinanza di una nazione intera, che di loro non si è dimenticata e desidera che possano abbracciare presto le proprie famiglie.
A quella politica che invece si ricorda a intermittenza e per tornaconto della vicenda dei marò, diciamo di non strumentalizzare i valori in cui crediamo. La Patria e chi rappresenta il tricolore all’estero sono per noi un tesoro troppo importante per essere mortificato dagli interessi del momento.
Da La Destra si alza ancora il grido: liberate i nostri marò!

http://www.storace.it/

TESTA A POSTO, PLEASE

9 lug 2012


Il presidente del Consiglio e’ davvero insopportabile e credo che il suo Grande Timoniere, il capo dello Stato, farebbe bene a ricordargli che governare non significa comandare. Lo rimproveravano a Berlusconi, ma il professor Mario Monti non tollera alcuna critica al suo cammino a suon di tasse al popolo e di tagli alla giugulare.
Ieri si e’ scatenato – dall’estero, e non e’ proprio il massimo dello stile – contro il presidente di Confindustria, Squinzi, che non gli lustra le scarpe a sufficienza. Non accetta critiche, Monti, ma e’ tutta colpa sua se lo spread fa schifo. Se non e’ vero, ci deve spiegare perché era colpa del suo predecessore.
Impone decreti a raffica, il conto dei voti di fiducia alle Camere si e’ perso, pretende di avere in mano il controllo della Rai, si inquieta se dai giornali, raramente, arriva qualche critica, sogna la chiusura del Giornale e di Libero: ma che ci dobbiamo fare di uno cosi’?
Testa a posto, please, che governare e’ un mestiere complesso. Non basta la benedizione quirinalizia per avere consenso e risultare esente da critiche. Se Monti vuole ammazzare un popolo, e’ più facile che sotto ci rimanga lui.
La spocchia, dopo tutto quello che sta succedendo, e’ davvero insopportabile. Se poi penso che alcuni lo vorrebbero ancora alla guida del Paese dopo le elezioni politiche, davvero viene voglia di mandare tutti al diavolo. Invece no. Restiamo qui ad applaudire chi ha ragione. Ed e’ difficile che abbia ragione questo presidente del Consiglio. A lui niente clap clap.

http://www.storace.it/

sabato 7 luglio 2012

 


CARLO FALVELLA
 
 
 
Carlo Falvella
 
Salerno 07.07.1972

Nemmeno trascorsi due anni dalla morte di Ugo Venturini a Genova, un altro giovane missino cadde a Salerno per colpa dell’odio comunista. Il suo nome era Carlo Falvella.

Il padre, Michele, proveniva dalla Basilicata, e...
ra un professore di scuola media superiore, cattolico tradizionalista e mutilato di guerra. La madre, di origine abruzzese, era missina convinta, spesso girava per Salerno con i manifesti del Movimento Sociale Italiano attaccati agli sportelli e al cofano della macchina. Sei figli, cinque maschi e una femmina.

Carlo, studente di filosofia e Vicepresidente degli Universitari di destra salernitani, aveva abbracciato la vita politica proprio grazie alla tenacia e alla passione della madre. Purtroppo era affetto da una gravissima forma di miopia. Infatti, Carlo, era già stato operato tre volte di cataratta e solo il progresso della scienza oculistica poteva salvarlo dalla cecità totale.

Mancavano cinque minuti alle ventidue del 7 luglio 1972, quando i Carabinieri di Salerno furono allertati da una telefonata per una furibonda rissa in via Velia. Carlo Falvella e l’amico Giovanni Alfinito, prima di rincasare, furono notati da un gruppo di tre persone, Giovanni Marini, Francesco Mastrogiovanni e Gennaro Scariati, tutti appartenenti alla sinistra extraparlamentare.

Al loro incontro Marini estrasse il coltello e colpì Alfinito all’inguine. Carlo Falvella, per difendere l’amico, si lanciò contro Marini ed entrambi caddero a terra. Ma durante la colluttazione Carlo Falvella fu colpito gravemente alla aorta. Nonostante il trasporto immediato all’ospedale e un intervento chirurgico Carlo Falvella morì.

Marini fu subito arrestato mentre Mastrogiovanni e Scariati si diedero alla latitanza. Alle esequie parteciparono circa ventimila persone, quasi tutte appartenenti al Movimento Sociale Italiano, il giorno prima in città era arrivato anche il Segretario Nazionale Giorgio Almirante. Assenti tutti gli altri partiti ma anche le figure istituzionali quali il sindaco di Salerno, Gaspare Russo, e il Presidente della Provincia, Carbone.

Dopo quattro giorni dalla morte di Carlo Falvella, il Secolo d’Italia, organo ufficiale del Movimento Sociale Italiano, pubblicò in prima pagina il titolo “Un altro martire per la gioventù d’Italia. Dopo Venturini il sacrificio di Carlo Falvella”. Anche la federazione salernitana del Patito Comunista Italiano espresse il proprio sdegno per la scomparsa della giovane vita. Nei giorni successivi a Salerno accadde di tutto. Una vera e propria campagna innocentista a difesa di Giovanni Marini. Da Salerno a Milano, slogan, manifestazioni e addirittura la scrittura e la diffusione di quattro canzoni tutte ispirate allo stesso episodio. Soccorso rosso militante pubblicò un pamphlet dal titolo “Il caso Marini” proprio mentre era in corso il processo.

Ma anche intellettuali dal calibro di Dario Fo, Franca Rame e un giovane avvocato destinato a una grande carriera, Giuliano Spazzali. In realtà chi era Giovanni Marini? Era un militante anarchico con alle spalle una storia in comune con quella di migliaia di proletari meridionali. Era nato in un piccolo paese, Sacco, in Campania, e all’età di dieci anni si era trasferito a Salerno con la famiglia. Cresciuto in una situazione sociale di disgregazione e miseria, iniziò presto a ribellarsi contro le cause dell’emarginazione. A diciannove anni, dopo la maturità in ragioneria, fu subito bollato come sovversivo e gli fu impossibile trovare impiego.

Fu costretto a sopravvivere con lavori saltuari per alcuni anni e militò a lungo nel Partito Comunista Italiano per poi uscire definitivamente per le sue posizioni anarchiche. Al termine del processo, nel 1974, fu condannato a dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale aggravato e concorso in rissa. Nel 1975, in appello, la condanna fu ridotta a nove anni. Mastrogiovanni e Scariati, invece, furono assolti dall’accusa di rissa. Già nel 1979, Giovanni Marini uscì dal carcere e rimase per due anni sotto libertà vigilata. Trovò lavoro come assistente sociale, a Padula, quindici chilometri da Salerno. Ma non riuscì a integrarsi e scivolò gradualmente nell’alcolismo.

Nel dicembre del 1982, Marini fu nuovamente arrestato insieme ad altre persone con l’accusa di appartenenza alle Brigate Rosse. Morì a Salerno nel 2001 a quarantanove anni. Ventinove anni dopo la morte di Carlo Falvella.

Articolo tratto da LIBERO-MENTE, il blog per non dimenticare...

Immagine del profilo



Originario dell'isola di La Maddalena, Sardegna, entrò nella Regia Marina nel 1919. Dopo la Marcia su Roma e l'avvento al potere del Fascismo, continuò a difendere l'onore della propria Patria combattendo tutte le più famose battaglie navali del Mediterraneo.
Sbarcato per appendicite, venne assassinato il 7 luglio 1944 di fronte al Cinema Italia, in Strada Nuova a Venezia, da un gruppo di partigia...
ni che gli sparano alle spalle...
Nonostante le ferite si trascina fino a casa dalla moglie e dai 2 figli piccoli , morirà all'ospedale San Giovanni e Paolo di Venezia pochi giorni dopo.

Pochi giorni dopo la sua caduta, verrà istituita la prima Brigata Nera Veneziana, la n. 17, intitolata appunto al Maresciallo Bartolomeo Asara!!!

Si possono trovare notizie su questo personaggio su Wikipedia, la lista delle Brigate Nere.
Oppure acquistare il libro "I giorni di Caino" dell'ex deputato Antonio

martedì 3 luglio 2012

NON PARLATE PIU’ DI EVASIONE FISCALE

3 lug 2012



Credo che ci voglia qualche italiano di buona volontà pronto a manifestare clamorosamente contro l’omertà. Esiste un ministro, Corrado Passera, che finora solo qualche giornale aveva indicato come indagato per frode fiscale. In pratica, direbbe Monti che non lo dice, un evasore. Ministro di un governo che dice di puntare tutto nella lotta all’evasione fiscale. Non ne parlate più, per favore, non sareste credibili finché Passera rimane al suo posto.
Anche a me sei anni fa capitò di leggere dell’apertura di un’indagine nei miei confronti.
Come dice Passera, non ne sapevo nulla dalla magistratura. In queste settimane, forse finisce il mio calvario.
Passera, a differenza di quello che feci io, non si dimette.
Il mio presidente del Consiglio di allora, Berlusconi, non voleva che mi dimettessi.
Il presidente del Consiglio di Passera, Monti, sta zitto. Sennò, porta sfiga, penserà anche il ministro sotto inchiesta.
Ma non e’ tempo di battute. E’ tempo di trasparenza.
Anche perché da ieri sera si sa che la notizia dell’indagine e’ vera.
Corrado Passera deve dimettersi e attendere l’esito dell’inchiesta. E se larghissima parte della politica – con la solitaria eccezione dell’Italia dei Valori – sta in silenzio, il motivo non sta solo in un garantismo che semmai andrebbe rivendicato e non taciuto. Se stanno zitti non e’ solo perché temono che il meccanismo prima o poi riguarderà anche i muti di oggi. No, molti tacciono perché vedevano in Passera l’alfiere di un disegno politico neocentrista in cui trovare accoglienza, ospitalità, riciclaggio.
Tacciono i grandi partiti, finora non ha parlato neppure Beppe Grillo. Curioso, no? E’ la forza straordinaria delle banche. Dobbiamo contrapporre loro la forza popolare. Chi va a contestare l’evasore?

lunedì 2 luglio 2012

Disocuppazione giovanile alle stelle: è record storico

Secondo l'Istat, il tasso di disoccupazione a maggio è al 10,1%, in lieve calo (-0,1 punti percentuali). Quello giovanile dei 15-24enni ha toccato un record storico salendo al 36,2%

disoccupazione record
 

Il tasso di disoccupazione a maggio è al 10,1%, in lieve calo (-0,1 punti percentuali) a confronto con il mese precedente, quando invece aveva toccato un massimo dall’inizio della serie storica mensile (2004).
Su base annua al contrario la situazione è peggiore.
Il tasso di disoccupazione infatti sale di 1,9 punti. A fornire i dati (dati provvisori e destagionalizzati) è l'Istat.
Continua a crescere la disoccupazione giovanile. Secondo i dati provvisori dell’Istat, a maggio, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni ha toccato un record storico salendo al 36,2%. Si tratta del dato più alto sia dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) sia trimestrali (quarto trimestre 1992).
Il numero dei disoccupati, pari a 2.584mila, è diminuito dello 0,7% rispetto ad aprile (-18mila unità). Tale diminuzione interessa sia gli uomini sia le donne. Su base annua, invece, si registra una crescita del 26% pari a 534mila unità.
http://www.ilgiornale.it/economia/disocuppazione_giovanilealle_stelle_e_record_storico/disoccupazione-lavoro-giovani-crisi-istat/02-07-2012/articolo-id=595180-page=0-comments=1