giovedì 28 febbraio 2013

POLITICA - Cosa c’è dietro a Grillo?

di Marcello Foa - 26/02/2013




E ora? I risultati richiedono pochi commenti, sono chiarissimi: Bersani un disastro, Monti polverizzato e ininfluente, Berlusconi straordinario se si pensa da dove partiva nei sondaggi, Grillo vero vincitore delle elezioni con un risultato oltre ogni aspettativa.

Attenzione, però: Grillo, come ho già ho avuto modo di sottolineare, è stato oltre che bravo, fortunato: se non ci fossero stati gli scandali MpS, Finmeccanica, Formigoni, rimborsi spese, eccetera che hanno provocato un’ondata di disgusto per la politica, non sarebbe mai riuscito a raggiungere il 25%. Il Paese ha premiato l’unico leader che non si è mai compromesso con la partitocrazia e che nessuno può accusare di aver maneggiato fondi pubblici. Bravo, bravissimo.
Ma adesso viene il difficile, per tutti. Grillo non può più essere solo il leader di un movimento di protesta, ma deve diventare il leader di un movimento che, legittimamente, può pretendere di governare. Il che significa strutturarsi, scegliere una possibile squadra di governo, i capigruppo in Parlamento, gestire decine di parlamentari, evitare che Roma e il Palazzo non seducano e inghiottiscano i suoi pur volenterosi simpatizzanti, come già è avvenuto con la Lega e in parte persino con Monti. Ne sarà capace? E cosa farà? Rimarrà all’opposizione?
Di certo Beppe Grillo è destinato a diventare il nuovo Belzebù della politica italiana, scalzando per la prima volta in 20 anni Berlusconi. Questa è la grande novità. A far paura – o a suscitare ammirazione – non è più Silvio Berlusconi ma Beppe Grillo, che inquieta sia la destra che la sinistra.
Quanta paura hanno Pd e Pdl di Beppe Grillo? Secondo me tantissima e questo influenzerà la nuova legislatura. Se i due partitoni fossero sicuri delle loro chances di successo, la soluzione più logica sarebbe quella di sciogliere le Camere e andare a rivotare.
Ma il Partito democratico è in preda a una profonda crisi esistenziale e sa che se si tornasse alle urne in questo clima il 29-30% si dimezzerebbe.
Il Pdl è sempre più Berlusconi-dipendente, il che gli permette di rimanere a galla, ma senza alcuna garanzia per il futuro; anzi, sebbene straordinario, il successo del Cav in termini assoluti non è riassicurante: 5 anni fa il centrodestra aveva il 48% ora il 28%. Questo significa che Berlusconi riesce ancora a mobilitare lo zoccolo duro degli elettori di centrodestra, ma ha perso il contatto con l’elettorato di opinione moderato, che in parte è andato a Monti, in parte  ha scelto Grillo.
Sia Berlusconi che Bersani sanno che se si andasse a votare entro i prossimi 6 mesi, a ottenere la maggioranza sia alla Camera che al Senato non sarebbe nessuno di loro, bensì Beppe Grillo.
Ecco perché l’ipotesi più probabile è quella di un governassimo Pd-Pdl , magari guidato da una personalità superparte, a termine per cambiare la Costituzione, per rifare la legge elettorale. E, naturalmente, per tentare di sgonfiare Beppe Grillo con attacchi concentrici e delegittimanti, che peraltro sono già iniziati nell’ultima fase della campagna.
Che ci riescano è tutto da vedere: Beppe Grillo è l’interprete di un’Italia che non si può liquidare come di estrema sinistra o di estrema destra, ma è un’Italia trasversale, arrabbiata, composta sì da giovani sconcertati e senza futuro, ma anche da molti operai, libero professionisti, piccolo imprenditori che stanno perdendo il proprio status, il proprio benessere, la propria libertà.
Il successo di Grillo è il sintomo di un fenomeno sociale molto profondo, apolitico, che supera le distinzioni sociale e che richiede risposte nuove, diverse, coraggiose.
Saper interpretare questa Italia è l’esigenza primaria, che sfugge ai partiti (e, ahimé ai giornalisti). E finché Pd e Pdl rimarranno ancorati ai vecchi schemi, Grillo avrà lunga vita.

Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

http://www.liberaopinione.net/wp/?p=6829

mercoledì 27 febbraio 2013

 


 
Il risultato de La Destra è stato, senza mezzi termini (che non mi appartengono), pessimo. Il partito di Francesco Storace, nel quale mi sono candidato come indipendente, alla camera dei deputati, ha subito un tracollo, finendo con le altre... “destre terminali” dello zero virgola. La colpa di questo risultato è mia, nostra, di tutta una comunità umana e politica che non ha raccolto il grido d’allarme e l’appello unitario lanciato, da tempo, ben prima delle elezioni, da Marcello Veneziani e Renato Besana. Divisi non andiamo da nessuna parte: prendiamo solo i voti dei militanti, di parenti e amici. Questa e la tragica realtà: diamoci una svegliata, ed uniamoci, prima di scomparire definitivamente dalla scena politica italiana ed europea. Noi non siamo culturalmente democratici, non giudichiamo affatto la validità dei nostri Valori e delle nostre Idee, dai voti presi ma se partecipiamo ad una competizione elettorale, dobbiamo farlo per vincere, almeno per provarci, e, comunque, per fare una figura decente, per ottenere una minima e degna rappresentanza politica nelle istituzioni. Invece, divisi, manco riusciamo a presentare le liste, come avvenuto in regione Lombardia. Facciamo, quindi, tutti, una seria autocritica, riprendiamo subito in mano il progetto Itaca, torniamo a fare buona Politica, anche perché, con questo parlamento, così diviso, si tornerà presto a votare e, questa volta, dobbiamo farci trovare preparati. Per quanto mi riguarda, a prescindere dai risultati elettorali, sono assolutamente sereno, perchè ho fatto il mio dovere, combattendo, dalla parte giusta, una buona battaglia politica, culturale ed ideale. Ora "mi lecco le ferite" ed analizzo attentamente i dati, domani brinderò alla "morte politica" dell'infame traditore Fini, e dopodomani sarò, nuovamente in campo, pronto a nuove sfide: boia chi molla!

ROBERTO JONGHI LAVARINI

 

sabato 23 febbraio 2013

NON CI PUO' ESSERE NESSUNA LIBERTA'  SENZA SOVRANITA'




DOMANI QUANDO ANDRETE ALLE URNE RICORDATEVI CHE SENZA SOVRANITA'(POLITICA,ECONOMICA,MILITARE) NON CI POTRA MAI ESSERE NESSUNA LIBERTA'

giovedì 21 febbraio 2013

BRUNO CESARO CANDIDATO PER PROGETTO NAZIONALE AL SENATO

I tecnici ci lasciano tremila disoccupati in più al giorno

Anche Confindustria certifica il fallimento del governo guidato dal bocconiano







Per fortuna Monti e i suoi prodi stanno per andarsene, anche se vorrebbero rientrare in gioco con Bersani. Ma intanto guardate un po' che triste eredità hanno consegnato agli italiani
Sono dati sconfortanti quelli che emergono dalla relazione del Centro Studi di Confindustria, numeri che evidenziano un trend tutt’altro che positivo per il mondo del lavoro in Italia. Si calcola infatti che negli ultimi due mesi del 2012 siano andati in fumo 186mila posti di lavoro. Gli 82mila persi a novembre, sommati ai 104mila di dicembre, hanno determinato un tasso di disoccupazione dell’11,7%, dato in aumento di mezzo punto rispetto al terzo trimestre. Una percentuale tra le più alte nell’Eurozona, se si considera che in Germania la disoccupazione è al 5,3%. A gennaio, informa il Csc, le unità di lavoro equivalenti in Cig erano 350 mila, pari a 1,4% dell'intera forza lavoro. Il Csc ha tracciato anche un quadro globale della situazione italiana, diffondendo i dati riguardo al Pil, numeri non propriamente idilliaci. Lo “stato di estrema debolezza e fragilità” del sistema economico-produttivo del nostro paese si manifesta nel calo del Prodotto interno lordo nel quarto trimestre 2012, un -0,9% superiore alle attese che risente anche dell’anomalo dato del trimestre precedente. Ciò lascia presagire un peggioramento delle stime, che però gli economisti di Viale dell’Astronomia non riescono a quantificare con precisione. Resta valido l’ultimo dato previsto a Dicembre del 2012, che segnava il Pil del 2013 a -1,1%
http://www.ilgiornaleditalia.org/news/economia-finanza/845225/I-tecnici-ci-lasciano-tremila-disoccupati.html

mercoledì 20 febbraio 2013

Industria: nel 2012 ordini a picco -15,3%, fatturato giu’ del 4,3%



fall

20 feb. – Il 2012 anno ‘nero’ dell’industria italiana. Secondo l’Istat, gli ordinativi sono crollati del 15,3% mentre il fatturato ha subito un calo del 4,3%.
Gli ordinativi totali hanno registrato una riduzione congiunturale dell’1,8%, sintesi di un calo dell’1,3% degli ordinativi interni e del 2,5% di quelli esteri. Nella media degli ultimi tre mesi gli ordinativi totali sono diminuiti del 3,7% rispetto al trimestre precedente. Nel confronto con il mese di dicembre 2011, l’indice grezzo degli ordinativi ha segnato una variazione negativa del 15,3%. L’aumento piu’ marcato si registra nella fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (+11,4%), mentre il calo piu’ rilevante si osserva nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-26,0%).
Quanto al fatturato, a dicembre, al netto della stagionalita’, aumenta dello 0,8% rispetto a novembre, con una crescita dello 0,5% sul mercato interno e dell’1,5% su quello estero. Nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessivo registra una flessione del 2,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 19 contro i 20 di dicembre 2011), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 6,3%, con un calo del 9,2% sul mercato interno e dello 0,5% su quello estero.
Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano aumenti congiunturali per i beni strumentali (+3,9%) e per i beni di consumo (+0,1%), mentre sono in diminuzione energia (-0,8%) e beni intermedi (-0,1%). L’indice grezzo del fatturato scende, in termini tendenziali, del 9,2%: il contributo piu’ ampio a tale diminuzione viene dalla componente interna dei beni intermedi. Nell’intero anno 2012 il fatturato e’ diminuito del 4,3% rispetto al 2011.
http://www.imolaoggi.it/?p=42137

giovedì 14 febbraio 2013

La Grecia è quasi fallita, ma nessuno ne parla

Cinquanta economisti tedeschi, tra cui il consigliere personale di Angela Merkel,consigliano l’uscita temporanea di Atene dall’eurozona






Le politiche dell’Ue sulla ricapitalizzazione bancaria hanno mancato l’obiettivo e qualcuno parla di “tragedia umanitaria”.  Gli unici a trarne profitto sono le grandi multinazionali. L'Europa tace
Un camion si ferma in una delle tante strade della capitale. Apre i portelloni. Le persone a bordo cominciano a tirare fuori frutta e verdura. La distribuiscono gratuitamente alle decine di persone che si sono raccolte attorno all’autotreno. Tra loro ci sono persone anziane, donne con bambini in braccio, ma anche giovani, ragazzi dal viso pulito non più grandi di 30 anni. Insomma, tutta gente che fa difficoltà ad arrivare a fine giornata. Dopo pochi minuti la calca comincia a farsi sempre più pressante. Volano spintoni, qualche insulto, poi parte la scazzottata per chi arriva primo a prendere il cibo. Il giornalista della Bbc, che sta riprendendo la scena, viene colpito nella ressa. Non siamo in Uganda o nel Darfur. Siamo in Grecia, più precisamente nella capitale, Atene, e una scena così, forse, non si vedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. A distribuire frutta e verdura sono alcuni agricoltori che, in segno di protesta, hanno deciso di aiutare concretamente i propri concittadini, che ormai vivono di stenti. Una persona su quattro in Grecia è disoccupata. Molti di quelli che riescono a mantenere il proprio posto di lavoro non riescono comunque ad arrivare a fine mese. I lavoratori hanno assistito impotenti ad una riduzione del salario del 22% solo nell’ultimo anno. Il salario minimo ora arriva a 586 al mese. Da Bruxelles continuano ad arrivare i cosiddetti “aiuti europei”, ma ogni volta che viene sbloccata una nuova tranche le cose vanno peggio di prima. Adesso, i signori dell’Ue non possono più mentire. La Grecia è praticamente fallita. La penisola ellenica è a un passo dal crollo definitivo, a causa del peso dei debiti contratti con la “salvifica” troika. E se ne sono accorti al Consiglio d’Europa e alla Bce, che addirittura consigliano una temporanea uscita dall’euro, con una conseguente svalutazione della dracma del 20-30%. Qualcuno, invece, parla ancora di “cauto ottimismo”, come Jeroen Dijsselbloem, nuovo presidente dell’eurogruppo, che  una recente intervista ha dichiarato di essere favorevole all’austerity e ai “conti in pareggio. Dijesselbloem si compiace della stretta collaborazione tra il Governo ellenico e la troika. Conclude dicendo di aver individuato “alcuni segnali tali da giustificare un certo ottimismo”. Ma le parole del neo-presidente dell’eurogruppo rimangono isolate. La teoria della svalutazione della moneta greca proviene dall’economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, nonchè consigliere personale di Angela Merkel, che insieme ad altri 50 nomi del mondo dell’economia e sostenuto da Moorald Choudry, vice-presidente della Royal Bank of Scotland (la quarta banca del mondo). L’equipe di professori ha presentato un rapporto urgente al Consiglio d’Europa  e alla Bce sostenendo la tesi della fuoriuscita temporanea. Non solo, ma nel rapporto si legge che “l’economia (greca) è arrivata ad un punto di tale degrado da poter essere considerata come tragedia umanitaria e quindi si può cominciare a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.
Intanto, è iniziato il diciassettesimo giorno di protesta per gli agricoltori che, oltre a distribuire cibo al popolo, chiedono la riduzione del prezzo del gasolio per i mezzi agricoli, un abbassamento dell’Iva e, soprattutto, chiedono che le banche rilascino credito. Ma non sono solo gli agricoltori che regalano i propri prodotti. Giungono voci di alcune aziende che distribuiscono gratis in piazza quello che non sono riusciti a vendere. In teoria, la cosa sarebbe illegale perché, come vorrebbe la normativa europea, quanto rimane dalla vendita dovrebbe essere distrutto per calmierare i prezzi. Ma arrivati a questo punto sono in molti ad operare una distinzione tra ciò che è legale e ciò che è giusto. La situazione si fa sempre più disperata. La Grecia, mai come ora, rischia la guerra civile. E i numeri confermano l’inarrestabile crescita del disagio sociale ed economico. Le rapine, negli ultimi mesi, sono aumentate del 600%. Molte di queste sono dovute a gruppi anarchici che ormai imperversano impuniti per le strade delle maggiori città. Altri invece preferiscono darsi al saccheggio di metallo, da rivendere per qualche spicciolo. Dalla penisola giungono numerose voci (non confermate dalle fonti ufficiali) di assalti ai supermercati. In questo caso non si tratterebbe di efferati banditi che, armi in pugno, si danno al saccheggio, ma di persone che, ridotte alla fame, prendono ciò che possono per mettere in tavola qualcosa di caldo da mangiare. Ammesso che si abbia ancora una tavola o un tetto sotto il quale stare. Perché anche il numero dei senzatetto è aumentato in maniera spropositata. Le ultime stime parlano di 40mila persone costrette a vivere nei cartoni agli angoli delle strade. Una delle immagini più significative ritrae un antico anfiteatro greco, sulle cui scalinate dormono decine di senzatetto, avvolti da scatoloni di cartone. Anche Amnesty International ha stilato il suo rapporto, in cui denuncia le condizioni di estrema povertà della gente e degli abusi di una polizia male attrezzata e che tenta di mantenere il controllo in una nazione ormai alla deriva e sull’orlo della guerra civile. Insomma, nè le strabilianti cifre di denaro elargite del trio Fmi-Bce-Ue, né le varie direttive della dirigenza europea sono riuscite a ristabilire le sorti del popolo greco, né tantomeno dello Stato. Ovviamente, i soldi sono finiti nelle mani delle banche e da lì non sembra si siano mossi. La scusa è sempre la stessa ed è quella che usano anche da noi. Salvare le banche per salvare il popolo. I risultati dell’ideologia della ricapitalizzazione bancaria sono innegabilmente deludenti. Ma oltre ai soliti istituti di credito ci sono anche altri che sono riusciti a trarre un profitto da questa situazione. La crisi ha portato infatti ad una netta riduzione dei costi del lavoro, nonché ad un conseguente disinteresse verso i diritti del lavoratore. A quanto pare, tra i vari tagli operati dal governo, rientrano quelli per l’indennità dei lavoratori, la malattia e gli straordinari. E il “Fatto Quotidiano” dichiara che tutto questo ha creato terreno fertile per alcune grandi multinazionali, che cominciano a vedere la Grecia come una piccola Cina, ma senza il pesante controllo dello Stato. Insomma, società multinazionali come la tedesca Henkel o la Johnson&Johnson, investono nella penisola ellenica, riuscendo a dare lavoro a qualche centinaio di persone. Ma questi lavoratori vengono poi pagati una miseria, senza che siano assicurati i loro diritti fondamentali. Come se non bastasse, il 95% dei prodotti di queste società finiscono all’estero. In pratica, la penisola diventa semplicemente una base da cui far partire le proprie merci. Con lo stipendio minimo a 500 euro e con i diritti falciati, la maggior parte dei guadagni entrerebbero nelle tasche delle multinazionali.
Su internet è esplosa la contesa sulla veridicità di alcune notizie (come quella degli assalti ai supermercati) e sul fatto che i media ufficiali in Europa stiano tacendo sulla drammatica situazione ellenica. C’è chi grida ad una manovra studiata ad hoc. In effetti, in Italia siamo in campagna elettorale e non farebbe comodo a nessuno dei grandi partiti il fatto che le misure europee abbiano condotto un paese allo sfacelo. E non farebbe comodo nemmeno ad Hollande principale fautore delle politiche comunitarie. Senza parlare di Frau Merkel, dato che in Germania il principale motivo di protesta riguarda la questione dei soldi dei “paesi ricchi” che finiscono nelle banche di “quelli poveri”. Insomma, effettivamente la questione greca non farebbe comodo a nessuno. Certo è che il resto delle notizie (agricoltori, multinazionali, crimini, senzatetto…) sono tutte provate e confermate, anche da qualche rinomata testata giornalistica, ma sempre senza alcun entusiasmo.
Federico Campoli

mercoledì 13 febbraio 2013




Grecia nel caos, assalti ai supermercati e rivolte contro la troika. Ma nessuno ne parla...



Grecia nel caos, assalti ai supermercati e rivolte contro la troika. Ma nessuno ne parla...


'' La Grecia è crollata sotto il peso dei debiti contratti con la Bce , ma in Italia nessuno ne parla perche' siamo in campagna elettorale, l'attenzione dei media e' stata spostata sulle dimissioni del Papa,mentre l'Europa brucia!

Stanno assaltando i supermercati. Ma non si tratta di banditi armati. Si tratta di gente inviperita e affamata, che non impugna neanche una pistola, con la complicità dei commessi che dicono loro “prendete quello che volete, noi facciamo finta di niente”.
Si tratta della rivolta di 150 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rfiutati categoricamente di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea.
Hanno preso la frutta, l’hanno caricata sui camion e sono andati nelle piazze della città con il megafono, regalandola alla gente, raccontando come stanno le cose.

Si tratta di 200 produttori agricoli, ex proprietari di caseifici, che da padroni della propria azienda sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che si è appropriata delle loro aziende indebitate, acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario,quelli hanno preso i loro prodotti della settimana, circa 40.000 vasetti di yogurt (l’eccellenza del made in Greece, il più buon yogurt del mondo da sempre) li hanno caricati sui camion e invece di portarli al Pireo per imbarcarli verso il mercato continentale della grande distribuzione, li hanno regalati alla popolazione andandoli a distribuire davanti alle scuole e agli ospedali.

Si tratta anche di due movimenti anarchici locali, che si sono organizzati e sono passati alle vie di fatto: basta cortei e proteste, si va a rapinare le banche: nelle ultime cinque settimane le rapine sono aumentate del 600% rispetto a un anno fa.

Rubano ciò che possono e poi lo dividono con la gente che va a fare la spesa. La polizia è riuscita ad arrestarne quattro, rei confessi, ma una volta in cella li hanno massacrati di botte senza consentire loro di farsi rappresentare dai legali.
Lo si è saputo perché c’è stata la confessione del poliziotto scrivano addetto alla mansione di ritoccare con il Photoshop le fotografie dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni.

E così, è piombata la sezione europea di Amnesty International, con i loro bravi ispettori svedesi, olandesi e tedeschi, che hanno realizzato una inchiesta, raccolto documentazione e hanno denunciato ufficialmente la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles, chiedendo l’immediato intervento dell’intera comunità continentale per intervenire subito ed evitare che la situazione peggiori.

Siamo venuti così a sapere che il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.


http://www.abruzzo24ore.tv/news/Grecia-nel-caos-assalti-ai-supermercati-e-rivolte-contro-la-troika-Ma-nessuno-ne-parla/111748.htm

martedì 12 febbraio 2013

Due suicidi per lavoro: precaria si lancia
nel vuoto, disoccupata si impicca in casa

Un insegnante di Mestre si getta da un albergo di Treviso
La 41enne di Castello disperata: stava per essere sfrattata


di Andrea Zambenedetti e Monica Andolfatto
VENEZIA - Si è lasciata andare nel vuoto dal terzo piano dell'hotel Maggior Consiglio di Treviso, dove era alloggiata. Maria Risalvato, 40 anni, nata a Portogruaro (Venezia) da genitori siciliani avrebbe dovuto prendere l'aereo nel tardo pomeriggio di domenica per raggiungere i congiunti. L'aereo dell'Alitalia non è però potuto partire dall'aeroporto di Venezia per un guasto ad un velivolo che ha occupato la pista. Lei con gli altri passeggeri è stata accompagnata al Maggior Consiglio di Treviso per passare la notte.

Ieri mattina, mentre il fratello che viaggiava con lei era sceso nella hall per chiedere informazioni su quando sarebbe partito il pullman che li doveva accompagnare all'aeroporto, lei ha scelto di farla finita. Né un biglietto né una confidenza prima del volo disperato. Immediatamente dall'hotel è partita la richiesta d'aiuto. Sul posto sono arrivati i soccorritori del 118 e gli uomini del 113. In pochi minuti la dinamica è apparsa chiara. Il fratello del resto ha spiegato che la donna dalla scorsa estate attraversava un periodo difficile della sua vita. Mentre i familiari sono rimasti a Castelvetrano in provincia di Trapani, lei si era trasferita a Mestre dove insegnava inglese in una scuola media.

Negli ultimi mesi aveva aumentato il suo impegno aggiungendo all'attività di insegnante precaria una lunga sfilza di concorsi per una cattedra di inglese o tedesco, materie nelle quali si era laureata. Forse è stato proprio il precariato, i continui test e i concorsi ad aver minato la sua tranquillità spingendola a compiere il gesto estremo. Un periodo difficile al quale si è verosimilmente aggiunta anche la rabbia per il volo cancellato nella tarda serata di domenica.

Poche ore prima a Venezia, mentre la città era in preda all’allegria del Carnevale nella domenica clou dei festeggiamenti, aperti dal suggestivo volo dell’Aquila, anche una 41enne ha scelto di farla finita. E forse è stata proprio la sfrenata allegria della gente in maschera a farla sentire ancora più lontana da un'esistenza di chi non sopportava più il peso opprimente. Ha preso una corda, l'ha legata al montante della porta d'ingresso e si è impiccata.

A dare l'allarme, verso le cinque e mezza di pomeriggio, la sorella. Era preoccupata perché non riusciva a contattarla: nessuna risposta al cellulare e neppure al telefono di casa a Castello. Non era da lei non dare notizie di sé, a non richiamare. Stava passando un brutto periodo: il lavoro che non c'era, lo sfratto che incombeva. Allora ha deciso di andare fino all'appartamento.

Nessuna risposta nemmeno al suono del campanello. Poi la scena orribile da una finestra. La telefonata al 118 e al 113. I soccorsi non sono serviti a nulla. Era già morta. Gli agenti dello Volanti hanno trovato due biglietti indirizzati alla madre in cui cercava di spiegare il motivo di quel gesto senza appello.

Non riusciva più a sopportare il fatto di essere disoccupata, il fatto di aver tentato di avere un impiego qualsiasi purché onesto e dignitoso che le consentisse di guadagnare un po' di soldi. Nulla. E poi aveva cominciato quel malessere psichico o anche sociale che giorno dopo giorno l'ha minata nel profondo, mettendo in crisi i rapporti familiari e pure quelli sentimentali, portandola al rompere col fidanzato. E ad accarezzare l'idea, quasi liberatoria, del suicidio. Che ha preso forma con un cappio al collo, in piena solitudine, l'altro pomeriggio


http://www.gazzettino.it/nordest/venezia/due_suicidi_per_lavoro_precaria_si_lancia_nel_vuoto_disoccupata_si_impicca_in_casa/notizie/251030.shtml

domenica 10 febbraio 2013







IN RICORDO DEI MARTIRI DELLE FOIBE E DELL'ESODO ISTRIANO-GIULIANO-DALMATA

Foto

giovedì 7 febbraio 2013

Ustica: 32 anni e una verità...


di Pier Paolo Corsi

La Suprema Corte stavolta ce l’ha fatta, se non interamente, almeno in parte ha abbattuto il famoso “muro di gomma” creato dalle istituzioni italiane, dal Ministero della Difesa, dei Trasporti e delle Infrastrutture. «Non c’è dubbio – scrivono i giudici – che le amministrazioni avessero l’obbligo di garantire la sicurezza dei voli e che l’evento stesso dimostra la violazione della norma cautelare». Una sentenza che si commenta da sola e che finalmente mette un punto alla vicenda giudiziaria civile su quella che ormai a pieno titolo può esser definita “strage”. “Strage” è una di quelle parole che se pronunciate, in un momento di totale silenzio o di assordante confusione, provocano gli stessi effetti, sempre. Sgomento, insicurezza e in alcuni anche rabbia riferendosi alle reazioni dei comuni cittadini, mentre molto più fantasiose e variopintesono sempre state quelle delle istituzioni e dei loro componenti.

In particolare tra le reazioni variopinte è bene citare una che ebbe davvero un gran successo all’interno degli ambienti militari e che ben si distinse invece dalle confusionarie e caciaronedichiarazioni politiche, questa fu la maldestra quanto sconclusionata attività di eliminazione delle rilevazioni radar, delle comunicazioni con le torri di controllo, di qualsiasi traccia del passaggio dell’aereo di linea DC-9 Itavia nella prima serata del 27 Giugno 1980, in particolare dalle stazioni di rilevamento di Marsala, di Grosseto. Maldestri poi perché con il traffico aereo che imperversava sul Tirreno in quegli anni, si parla di aerei americani, francesi, libici, russi e naturalmente italiani, tutti militari, nonché un satellite russo, le tracce radar dopo un momento iniziale di mancanza di prove, sbucarono da tutte le parti.

A fronte delle suddette reazioni da parte degli organi dello Stato coinvolti parvero sospette e poco attendibili le rilevazioni dei periti di parte, i quali inizialmente supposero guasti tecnici causati da una cattiva manutenzione per poi virare su una bomba nascosta nella toilette. Rilevazioni che finirono per diventare l’emblema del grottesco, quanto poco meticoloso seppur piuttosto vergognoso modo di mettere a tacere le implicazioni degli apparati civili e militari italiani nonché di alcuni internazionali. Grottesche e vergognose poiché sempre materialmente confutate, ma sempre prese in considerazione da più di qualche giudice (un esempio lampante fu quello degli oblò che rimasero intatti o il non rilevamento di ustioni da esplosione sui corpi rinvenuti). Fortunatamente, dopo venti anni di indagini, 4000 testimoni, 115 perizie un’ottantina di rogatorie internazionali e 300 miliardi di lire di sole spese processuali e quasi trecento udienze processuali, sono stati identificati dal Tribunale di Palermo nel 2011 e ieri, 28 Gennaio 2013, confermati dalla Cassazione i civilmente responsabili della vicenda.

Individuati nei ministeri della Difesa, Trasporti e Infrastrutture e ritenuti colpevoli secondo le seguenti motivazioni: «L’omissione di una condotta rileva quale condizione determinativa del processo causale dell’evento dannoso soltanto quando si tratti di omissione di un comportamento di cautela imposto da una norma giuridica specifica, ovvero da una posizione del soggetto che implichi l’esistenza di particolari obblighi di prevenzione dell’evento, una volta dimostrata in giudizio la sussistenza dell’obbligo di osservare la regola cautelare omessa ed una volta appurato che l’evento appartiene al novero di quelli che la norma mirava d evitare attraverso il comportamento richiesto, non rileva ai fini dell’esonero dalla responsabilità che il soggetto tenuto a detta osservanza abbia provato la non conoscenza in concreto dell’esistenza del pericolo». Quest’analisi, però non vuole aprire un’ulteriore, un’ennesima inchiesta, ma semplicemente essere solo una fotografia che documenti come in Italia “i panni sporchi non si lavano in casa”, bensì (spesso) in compagnia di amici americani, libici e francesi e chi più ne ha più ne metta.

L’analisi, la fotografia allora si concluderà con due ultime deduzioni, corrette e confermate dalle varie commissioni che negli anni si sono succedute: esiste una responsabilità civile per non aver garantito la sicurezza dovuta ed è attribuita allo Stato Italiano, inoltre è appurato che l’aereo sia stato colpito da un missile, del quale non si sa né la provenienza, né la direzione a cui era destinato, né il motivo per cui avesse dovuto colpire invece il volo DC-9 Itavia.

"Sovraindebitamento delle famiglie è colpa dell'euro"


La denuncia della Cgia di Mestre. L'abbassamento dei tassi di interesse dopo l'arrivo della moneta unica ha indotto le famiglie a sottoscrivere più prestiti del dovuto. Alzando i livelli di indebitamento del 140% in dieci anni. L'analisi di Super Money.
 
 
 
 
 
 
 
 
ROMA (WSI) - L'attuale situazione economica delle famiglie italiane è abbastanza paradossale. Non si riesce a far fronte a tutte le spese correnti del mese anche perché non si ha accesso ai prestiti, eppure sulle spalle di ogni nucleo gravano già abbastanza finanziamenti in corso, stipulati prima che scoppiasse la crisi. Fra questi, ovviamente, ci sono i mutui per la casa, ma non solo: la Cgia di Mestre ha stimato che l'indebitamento da credito al consumo delle famiglie è cresciuto del +140% in dieci anni. Ciascuna di queste deve in media alle banche 20 mila euro.

La causa della sovraesposizione delle famiglie, secondo il segretario Cgia Giuseppe Bortolussi, sarebbe l'arrivo dell'euro, o meglio l'effetto che la moneta unica ha avuto sui tassi di interesse. Dall'11,2% rilevato fra il 1991 e il 2011, i tassi sono infatti caduti in picchiata fino al 5,5% (percentuali medie, ndr) fra il 2001 e il 2011. Un condizione favorevole, quindi, per tutti coloro i quali si siano trovati nell'ultimo decennio davanti all'occasione di comprare la prima o seconda casa, o semplicemente chiedere un finanziamento.

Colpa delle famiglie poco accorte o di cattivi consiglieri finanziari? Ci vorranno probabilmente anni per capirlo, intanto però restano i dati. Le città più indebitate d'Italia sono Roma, dove ogni nucleo deve restituire ben 29.353 euro, e Milano con una cifra di poco inferiore, 28.472 euro. Al Sud le situazioni "migliori": Vibo Valentia (9.154 euro per famiglia) ed Enna, la meno indebitata con 8.586 euro.

L'impossibilità di dedicare parte del bilancio familiare al risparmio e la crescente pressione fiscale concorrono a peggiorare il quadro. Le stime della Cgia parlano del record storico dell'imposizione delle tasse al 45,1% del Pil per il 2013, +13,7% rispetto al 1980. Ogni cittadino verserà nelle casse dello Stato tasse e contributi per 11.735 euro (il dato è calcolato sull'intera popolazione, non quella effettivamente impiegata, ndr).

Fatti i conti, Bortolussi afferma: "Oltre a tener conto che per i contribuenti onesti la pressione fiscale reale si attesta ormai sopra il 54%, quando quest’ultima si calcola al netto dell’economia sommersa, possiamo tranquillamente affermare che nel 2013 gli italiani lavoreranno per il fisco sino alla metà di giugno. Una cosa insopportabile."
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Super Money - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente
 

mercoledì 6 febbraio 2013

Nella lista di Margherita Hack c'è Marco Dimitri, un satanista

Tra i candidati di "Democrazia Atea", insieme alla scienziata c'è anche il capo dell'associazione " i bambini di Satana". Una convivenza in lista che però non turba l'astrofisica






Una prensenza scomoda nella lista di "Democrazia Atea" dove è acndidata anche Margherita Hack.  Marco Dimitri è il leader del gruppo "satanista razionalista". Al settimo posto della circoscrizione Lazio 2 c'è Marco Dimitri, incarcerato per 400 giorni per reati sessuali, poi assolto perché il fatto non sussite e risarcito per ingiusta detenzione. Il candidato alle politiche nazionali presiede inoltre una associazione denominata "i bambini di Satana". Per la scienziata però non c'è nessun imbarazzo per la presenza imbarazzante in lista. Il segretario del partito Ivan Visentini ad Affaritaliani.it ha spiegato: "Margherita Hack è a conoscenza della candidatura di Dimitri, che è stata da lei approvata dopo essere stata vagliata anche dal nostro segretario, l'Avvocato Carla Corsetti. Nulla di strano quindi".
http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1178042/Nella-lista-di-Margherita-Hack-c-e-Marco-Dimitri--un-satanista.html

Tra contibuti versati e aiuti ricevuti Stare in Europa ci costa 22 miliardi di euro

Dal 2005 al 2007 l'Italia ha lasciato nelle casse di Bruxelles l'equivalente del gettito atteso dall'Imu








L'Italia dal 2007 al 2011 ha già lasciato nelle casse dell'Unione Europea 22 miliardi di euro. A tanto ammonta il saldo tra i fondi versati a Bruxelles e quelli ricevuti. I conti li ha fatti il Corriere della Sera che rivela come il nostro saldo sia inferiore di soli due miliardi da quello della Francia, che però ha un reddito nazionale superiore di un quarto dal nostro, e di cinque in meno rispetto a quello del Regno Unito, che però ha un Pil maggiore del 10%. Questo vuol dire che il conto che paghiamo per stare in Europa è un conto troppo salato: i 22 miliardi di euro equivalgono al gettito atteso dall'Imu. Con Germania e Olanda, l’Italia infatti è uno dei principali Paesi dell’Unione a contribuire al bilancio comunitario, soprattutto in base a quanto incassa sotto forma di aiuti regionali e per l’agricoltura. Con l’ingresso nell’Unione di Paesi ex socialisti sono cambiate molte priorità per i fondi di sviluppo e i vecchi Stati hanno ricevuto meno, una situazione che l’Italia vorrebbe riequilibrare nel corso del negoziato di giovedì a Bruxelles. 

http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/1177674/Tra-contibuti-versati-e-aiuti-ricevuti--Stare-in-Europa-ci-costa-22-miliardi-di-euro--.html

5 febbraio 1928 / 5 febbraio 2013 -

accadeva proprio 85 anni fa …..

la “Riforma della scuola” nel “Ventennio italiano” -



Foto: 5 febbraio 1928  /   5 febbraio 2013   -  

accadeva proprio  85 anni fa ….. 

la “Riforma della scuola” nel “Ventennio italiano” -   


Il 5 febbraio del 1928, con Regio Decreto n° 577 viene approvato il Testo Unico relativo alla istruzione elementare e post-elementare.
Il Provvedimento legislativo si pone quale fisiologica prosecuzione di quella rivoluzione scolastica e socio-culturale iniziata nel 1923 - con il R.D. n° 3126 - dal filosofo Giovanni Gentile, già Ministro della Pubblica Istruzione dall’ottobre del 1922 al 1924.   
Esaminando il Provvedimento emergono subito tre principi di grande respiro:
1) a fondamento dell’istruzione in ogni suo grado è posto l’insegnamento della Dottrina Cristiana, secondo la forma ricevuta nella Tradizione Cattolica: art. 27: art. 25  T.U. n° 432/25 .
2)   l’istruzione elementare deve essere gratuita: art. 50;
3)  è obbligatoria l’istruzione dei fanciulli dal 6° al 14° anno di età: art. 166 TU.
Con l’emanazione del primo principio, si respira già quella nitida aria che porterà, nell’anno successivo, alla fatidica quanto attesa  Conciliazione tra lo Stato Italiano e la Santa Sede.
Gli altri due principi sono a dir poco innovativi: 
• la frequenza è obbligatoria: la cultura è alla base della conoscenza !  
• la scuola deve essere gratuita: tutti hanno il diritto alla conoscenza ! 
Le precedenti leggi in materia  -  del Casati (1859), del Coppino (1877) e dell’Orlando (1904)  -  si erano rivelate, sulla carta, alquanto volenterose nel cercare di iniziare a risolvere il gravissimo problema dell’analfabetismo (ben l’80% della popolazione italiana!...); nella pratica, però, non avevano condotto a nulla di positivo; anzi, il fenomeno risultava in crescita, tanto che il NITTI, nella Seduta parlamentare dell’8 maggio 1907, doveva ammettere che la popolazione scolastica in Italia era talmente bassa che le leggi in materia d’istruzione obbligatoria potevano dirsi “emanate ma mai realizzate”; “abbiamo - proseguiva testualmente il Nitti - solo 2.700.000 bambini che frequentano le scuole quando invece queste dovrebbero essere seguite da quasi 5.000.000 di fanciulli”;  il successivo Provvedimento (Legge Credaro) del 1911, seppure innovativo (passaggio delle competente dai Comuni allo Stato; stanziamento dei fondi nel Bilancio statale; assistenza ai meno abbienti; aumento degli stipendi al Corpo insegnante), in concreto non riuscì a riformare nulla.    
Vero è che l’imperante filosofia liberale non permetteva nessuna pur minima riforma e la dominante classe borghese non aveva nessun interesse ad un reale cambiamento del tessuto sociale; ciò che era accaduto con le Leggi del 1898 e del 1904 in materia di assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni sul lavoro, mai applicate (!), si era verificato in materia scolastica: Provvedimenti legislativi emanati, pubblicati ma mai attuati.  
La Riforma Gentile prima ed il Testo Unico del 1928 capovolgono, invece, tale insostenibile situazione e retrograda impostazione ideologica: da un lato uno Stato -  leggasi: ‘Governo Mussolini’ - davvero sociale, in quanto tende nel concreto a tutelare le classi sociali più deboli e, nel contempo, ad elevare il grado culturale di tutta la società italiana; dall’altro uno Stato che finalmente chiarisce quale debba essere l’unico accettabile impianto da dare all’istruzione di ogni ordine e grado: quella “Cristiano-Cattolica”.
Un’impostazione questa, che manda letteralmente ‘in bestia’ socialisti e comunisti, liberali e massoni, anarchici ed atei di varia natura.
Si dispone altresì che all’istruzione religiosa si provveda tramite Insegnanti reputati idonei a tale scopo e che per tale idoneità occorra il previo parere favorevole delle competenti Autorità ecclesiastiche.
Il Regio Decreto n° 577/28 prevede e dispone a tal fine la recita di preghiere, la narrazione dei Vangeli, la conoscenza dei principi della Dottrina Cristiana; letture e studi che, con il passare degli anni scolastici, dovranno essere sempre più approfonditi e meditati: pertanto, dalle semplici recite di preghierine adatte per i fanciulli per la scuola cosiddetta preparatoria, si passa, nelle inferiori, alla conoscenza dei Vangeli, per giungere, nelle superiori, all’analisi del Dogma cattolico e ad approfondite lezioni sulla Morale cattolica.
Nel grado preparatorio, oltre all’insegnamento dei principi basilari della religione cristiana, l’istruzione deve avere un carattere ricreativo e deve tendere a facilitare i primi rapporti interpersonali tra gli scolaretti; sono previste anche ore di canto e di audizione musicale, disegno anche spontaneo, molta ginnastica, esercizi fai da te, quali i lavori manuali, di giardinaggio, di piccole costruzioni in legno ed in altri materiali; ai docenti dell’istruzione primaria viene affidato, inoltre, anche l’arduo compito di correggere e, ove possibile, eliminare quegli atavici pregiudizi e superstizioni popolari, purtroppo molto presenti all’epoca e, in minor misura,  tutt’oggi…
Tale importantissima funzione etico-sociale del Corpo docente era stata già chiaramente esplicitata nel RD n° 2185/23.
Una scuola d’avanguardia, sotto tutti gli aspetti; un insegnamento che, lungi dall’essere puramente nozionistico, insegna - a bambini e bambine indistintamente - anche come affrontare i vari e concreti problemi della vita domestica e sociale.
Ma Mussolini, che tanto ha a cuore l’istruzione delle classi più emarginate e quindi anche di quella  agraria, dispone che per il ceto agricolo il direttore didattico debba preventivamente stabilire appositi calendari, nonché orari scolastici compatibili con il lavoro agricolo e rispondenti alle diverse esigenze di tale tipologia di alunni.
Il RD pone a carico dei Comuni (art. 55) di provvedere al pagamento dei vari contributi; alla messa a disposizione dei locali, idoneamente riscaldati, illuminati, arredati ed attrezzati con palestre; inoltre, ogni classe elementare, tranne ovviamente la prima, deve avere una biblioteca ad uso degli alunni, i quali dovranno a tal fine pagare - con esclusione degli scolari poveri - un piccolo contributo, comunque dimezzato per le scuole ubicate in comuni rurali. 
Al fine di garantire un grado di cultura a tutti i fanciulli indistintamente, il Governo dispone anche la possibilità della frequenza nelle scuole diurne od anche serali
Per quanto concerne l’obbligo scolastico, il RD prevede che rispondono di tale adempimento i genitori (non si dimentichi che in quel periodo non si era propensi a mandare i propri figli a scuola, perché ciò voleva dire sottrarre braccia al lavoro e quindi rinunciare ad una parte del reddito familiare) o chiunque ne faccia le veci; idem per quanto concerne la responsabilità a carico dei datori di lavoro.
Per gli esposti ed i fanciulli senza famiglia, accolti nei vari specifici istituti di cui si è parlato nei precedenti capitoli, rispondono i direttori degli stessi istituti od il capo-famiglia qualora il fanciullo sia stato affidato alle cure di una famiglia privata.
In tutti i casi di inadempienza è prevista un’ammenda, che viene raddoppiata, al fine di scoraggiare speculazioni a danno dei lavoratori, se contravventore risulterà essere un datore di lavoro:  artt. 185 e 186 .
Il Regio Decreto permette che i genitori possano provvedere all’istruzione dei loro fanciulli “a condizione che dimostrino documentalmente” la propria capacità tecnica ed economica a provvedervi. 
In ogni Comune viene creato un Ente morale: il Patronato scolastico (ogni Patronato, per il raggiungimento degli scopi, si serve dei contributi dei soci, dei sussidi dello Stato, delle somme stanziate dai Comuni, dalla Provincia e da altri Enti, nonché delle elargizioni, doni, legati e degli altri proventi) affinché provveda all’assistenza scolastica a favore degli alunni iscritti nelle pubbliche scuole elementari, mediante la creazione dei refettori, la concessione dei sussidi per vestiti e calzature, la distribuzione di libri, quaderni e materiale di cancelleria, l’istituzione di giardini e di asili per l’infanzia; gli interessati vengono portati a conoscenza delle molteplici iniziative a mezzo di ‘idonea propaganda’.   
Si dà mandato a tutti i Comuni di poter iscrivere in bilancio un ‘fondo vincolato’ a favore degli alunni delle famiglie  povere per la distribuzione gratuita di indumenti e libri e per l’uso, anche questo gratuito, del refettorio.  
In applicazione del principio che l’insegnamento deve tendere anche al reale e concreto  superamento degli ancestrali pregiudizi e superstizioni popolari, l’obbligo dell’istruzione viene espressamente esteso (art. 175: art. 170 T.U.) a tutti i ciechi e sordomuti e viene previsto che ai relativi istituti vengano annessi idonei giardini d’infanzia; per tali categorie sono previste anche speciali borse di studio; a tale scopo, con lo stesso RD, viene istituita la Scuola per insegnanti e maestri istitutori dei ciechi.
Ma, poiché la grande riforma scolastica vuole che nessun bambino venga trascurato o ghettizzato, il Regio Decreto prevede un’ulteriore particolarissima assistenza scolastica: quella ai fanciulli/scolari anormali. 
Poiché in ogni Circolo di direzione didattica è istituito un Circolo di mutualità scolastica (RD n° 2185/23) finalizzato all’educazione della reciproca assistenza tra gli scolari, viene disposto che ogni Circolo provveda a dare aiuto ai soci malati e curare i soci ‘gracili e predisposti’ (numerosi in quell’epoca),  promuova l’educazione fisica di questi fanciulli e si occupi dell’iscrizione dei soci alla Cassa Nazionale Assicurazioni Sociali.
Il raggiungimento di tali nobili scopi viene incentivato con l’assegnazione annuale, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, di 30 medaglie al merito dell’assistenza scolastica ai volontari più benemeriti della mutualità scolastica.
Ai vari Istituti, esistenti alla data del 14 ottobre 1925, che provvedono all’educazione ed istruzione degli anormali è prevista la concessione di sussidi da parte del Ministero della Pubblica Istruzione.
Allo scopo di assicurare annualmente il regolare funzionamento dei circoli e dei vari istituti viene disposto un apposito stanziamento non solo nel bilancio dello Stato ma anche nei bilanci di ogni singolo Comune.
Grazie alla Riforma Gentile ed al prestigioso Regio Decreto del 1928, l’Italia, da fanalino di coda in Europa nel campo dell’istruzione scolastica, si pone all’avanguardia nella concezione di un tipo di insegnamento primario che: Oltre al grande boom nelle iscrizioni della scuola dell’obbligo (ecco alcuni emblematici dati: se nel 1926 gli alunni della sola scuola dell’obbligo (elementare) sono 3.635.000 (dato già eclatante), nel 1930 raggiungono quota 4.595.000 unità, di cui ben 2.196.000 sono di sesso femminile, per raggiungere nel 1940 quota 5.213.000, di cui 2.504.000 donne; gli insegnanti passano da 98.674 del 1926, a quota 105.195 nel 1930, per giungere nel 1940 a 126.550 unità) si assiste al forte incremento nel numero degli iscritti nelle scuole medie, che passano da 387.000 (di cui 129.000 donne) del 1926, a 919.000 (350.000 donne) unità nel 1940, per raggiungere quota  982.000 (379.000 donne) nel 1941.
E’ fisiologico come man mano che si vada avanti con il grado d’istruzione, si incontri una contrazione nel numero degli studenti; per esempio, per gli iscritti alle Università (nel Ventennio italiano si assiste anche al cospicuo incremento delle facoltà universitarie, le quali passano da 147 del 1926 a ben 167 del 1942; un enorme sforzo teso a venir incontro alle nuove esigenze e tendenze degli studenti italiani) quel che è significativo è il lento ma costante incremento: nelle iscrizioni: se nel 1926 sono 42.864 (di cui 5.647 donne), nel 1930 sono 46.262 (6.142 donne), divenendo 127.058 (di cui ben 26.006 donne) nel 1940; nel 1942: rispettivamente 168.323 e 38.714.
La continua crescita delle iscrizioni fa capire come l’importanza della funzione scolastica, dell’istruzione e della cultura, sia stata finalmente e capillarmente inculcata in tutti  gli strati sociali dell’Italia.
Questo trend positivo non si riscontrerà più nella storia d’Italia; attualmente (2009/2010) infatti gli analfabeti nel nostro Paese sono ben 782.342; vi sono inoltre più di 5 milioni (5.199.237) di persone che si possono definire ‘approssimativamente alfabete’ ma che sono prive di un qualsiasi ufficiale titolo di studio; ora, se si considera che l’Italia risulta essere tra i Paesi più sviluppati economicamente, i dati forniti dall’Istat non possono che preoccupare….


Il 5 febbraio del 1928, con Regio Decreto n° 577 viene approvato il Testo Unico relativo alla istruzione elementare e post-elementare.
Il Provvedimento legislativo si pone quale fisiologica prosecuzione di quella rivoluzione scolastica e socio-culturale iniziata nel 1923 - con il R.D. n° 3126 - dal filosofo Giovanni Gentile, già Ministro della Pubblica Istruzione dall’ottobre del 1922 al 1924.
Esaminando il Provvedimento emergono subito tre principi di grande respiro:
1) a fondamento dell’istruzione in ogni suo grado è posto l’insegnamento della Dottrina Cristiana, secondo la forma ricevuta nella Tradizione Cattolica: art. 27: art. 25 T.U. n° 432/25 .
2) l’istruzione elementare deve essere gratuita: art. 50;
3) è obbligatoria l’istruzione dei fanciulli dal 6° al 14° anno di età: art. 166 TU.
Con l’emanazione del primo principio, si respira già quella nitida aria che porterà, nell’anno successivo, alla fatidica quanto attesa Conciliazione tra lo Stato Italiano e la Santa Sede.
Gli altri due principi sono a dir poco innovativi:
• la frequenza è obbligatoria: la cultura è alla base della conoscenza !
• la scuola deve essere gratuita: tutti hanno il diritto alla conoscenza !
Le precedenti leggi in materia - del Casati (1859), del Coppino (1877) e dell’Orlando (1904) - si erano rivelate, sulla carta, alquanto volenterose nel cercare di iniziare a risolvere il gravissimo problema dell’analfabetismo (ben l’80% della popolazione italiana!...); nella pratica, però, non avevano condotto a nulla di positivo; anzi, il fenomeno risultava in crescita, tanto che il NITTI, nella Seduta parlamentare dell’8 maggio 1907, doveva ammettere che la popolazione scolastica in Italia era talmente bassa che le leggi in materia d’istruzione obbligatoria potevano dirsi “emanate ma mai realizzate”; “abbiamo - proseguiva testualmente il Nitti - solo 2.700.000 bambini che frequentano le scuole quando invece queste dovrebbero essere seguite da quasi 5.000.000 di fanciulli”; il successivo Provvedimento (Legge Credaro) del 1911, seppure innovativo (passaggio delle competente dai Comuni allo Stato; stanziamento dei fondi nel Bilancio statale; assistenza ai meno abbienti; aumento degli stipendi al Corpo insegnante), in concreto non riuscì a riformare nulla.
Vero è che l’imperante filosofia liberale non permetteva nessuna pur minima riforma e la dominante classe borghese non aveva nessun interesse ad un reale cambiamento del tessuto sociale; ciò che era accaduto con le Leggi del 1898 e del 1904 in materia di assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni sul lavoro, mai applicate (!), si era verificato in materia scolastica: Provvedimenti legislativi emanati, pubblicati ma mai attuati.
La Riforma Gentile prima ed il Testo Unico del 1928 capovolgono, invece, tale insostenibile situazione e retrograda impostazione ideologica: da un lato uno Stato - leggasi: ‘Governo Mussolini’ - davvero sociale, in quanto tende nel concreto a tutelare le classi sociali più deboli e, nel contempo, ad elevare il grado culturale di tutta la società italiana; dall’altro uno Stato che finalmente chiarisce quale debba essere l’unico accettabile impianto da dare all’istruzione di ogni ordine e grado: quella “Cristiano-Cattolica”.
Un’impostazione questa, che manda letteralmente ‘in bestia’ socialisti e comunisti, liberali e massoni, anarchici ed atei di varia natura.
Si dispone altresì che all’istruzione religiosa si provveda tramite Insegnanti reputati idonei a tale scopo e che per tale idoneità occorra il previo parere favorevole delle competenti Autorità ecclesiastiche.
Il Regio Decreto n° 577/28 prevede e dispone a tal fine la recita di preghiere, la narrazione dei Vangeli, la conoscenza dei principi della Dottrina Cristiana; letture e studi che, con il passare degli anni scolastici, dovranno essere sempre più approfonditi e meditati: pertanto, dalle semplici recite di preghierine adatte per i fanciulli per la scuola cosiddetta preparatoria, si passa, nelle inferiori, alla conoscenza dei Vangeli, per giungere, nelle superiori, all’analisi del Dogma cattolico e ad approfondite lezioni sulla Morale cattolica.
Nel grado preparatorio, oltre all’insegnamento dei principi basilari della religione cristiana, l’istruzione deve avere un carattere ricreativo e deve tendere a facilitare i primi rapporti interpersonali tra gli scolaretti; sono previste anche ore di canto e di audizione musicale, disegno anche spontaneo, molta ginnastica, esercizi fai da te, quali i lavori manuali, di giardinaggio, di piccole costruzioni in legno ed in altri materiali; ai docenti dell’istruzione primaria viene affidato, inoltre, anche l’arduo compito di correggere e, ove possibile, eliminare quegli atavici pregiudizi e superstizioni popolari, purtroppo molto presenti all’epoca e, in minor misura, tutt’oggi…
Tale importantissima funzione etico-sociale del Corpo docente era stata già chiaramente esplicitata nel RD n° 2185/23.
Una scuola d’avanguardia, sotto tutti gli aspetti; un insegnamento che, lungi dall’essere puramente nozionistico, insegna - a bambini e bambine indistintamente - anche come affrontare i vari e concreti problemi della vita domestica e sociale.
Ma Mussolini, che tanto ha a cuore l’istruzione delle classi più emarginate e quindi anche di quella agraria, dispone che per il ceto agricolo il direttore didattico debba preventivamente stabilire appositi calendari, nonché orari scolastici compatibili con il lavoro agricolo e rispondenti alle diverse esigenze di tale tipologia di alunni.
Il RD pone a carico dei Comuni (art. 55) di provvedere al pagamento dei vari contributi; alla messa a disposizione dei locali, idoneamente riscaldati, illuminati, arredati ed attrezzati con palestre; inoltre, ogni classe elementare, tranne ovviamente la prima, deve avere una biblioteca ad uso degli alunni, i quali dovranno a tal fine pagare - con esclusione degli scolari poveri - un piccolo contributo, comunque dimezzato per le scuole ubicate in comuni rurali.
Al fine di garantire un grado di cultura a tutti i fanciulli indistintamente, il Governo dispone anche la possibilità della frequenza nelle scuole diurne od anche serali
Per quanto concerne l’obbligo scolastico, il RD prevede che rispondono di tale adempimento i genitori (non si dimentichi che in quel periodo non si era propensi a mandare i propri figli a scuola, perché ciò voleva dire sottrarre braccia al lavoro e quindi rinunciare ad una parte del reddito familiare) o chiunque ne faccia le veci; idem per quanto concerne la responsabilità a carico dei datori di lavoro.
Per gli esposti ed i fanciulli senza famiglia, accolti nei vari specifici istituti di cui si è parlato nei precedenti capitoli, rispondono i direttori degli stessi istituti od il capo-famiglia qualora il fanciullo sia stato affidato alle cure di una famiglia privata.
In tutti i casi di inadempienza è prevista un’ammenda, che viene raddoppiata, al fine di scoraggiare speculazioni a danno dei lavoratori, se contravventore risulterà essere un datore di lavoro: artt. 185 e 186 .
Il Regio Decreto permette che i genitori possano provvedere all’istruzione dei loro fanciulli “a condizione che dimostrino documentalmente” la propria capacità tecnica ed economica a provvedervi.
In ogni Comune viene creato un Ente morale: il Patronato scolastico (ogni Patronato, per il raggiungimento degli scopi, si serve dei contributi dei soci, dei sussidi dello Stato, delle somme stanziate dai Comuni, dalla Provincia e da altri Enti, nonché delle elargizioni, doni, legati e degli altri proventi) affinché provveda all’assistenza scolastica a favore degli alunni iscritti nelle pubbliche scuole elementari, mediante la creazione dei refettori, la concessione dei sussidi per vestiti e calzature, la distribuzione di libri, quaderni e materiale di cancelleria, l’istituzione di giardini e di asili per l’infanzia; gli interessati vengono portati a conoscenza delle molteplici iniziative a mezzo di ‘idonea propaganda’.
Si dà mandato a tutti i Comuni di poter iscrivere in bilancio un ‘fondo vincolato’ a favore degli alunni delle famiglie povere per la distribuzione gratuita di indumenti e libri e per l’uso, anche questo gratuito, del refettorio.
In applicazione del principio che l’insegnamento deve tendere anche al reale e concreto superamento degli ancestrali pregiudizi e superstizioni popolari, l’obbligo dell’istruzione viene espressamente esteso (art. 175: art. 170 T.U.) a tutti i ciechi e sordomuti e viene previsto che ai relativi istituti vengano annessi idonei giardini d’infanzia; per tali categorie sono previste anche speciali borse di studio; a tale scopo, con lo stesso RD, viene istituita la Scuola per insegnanti e maestri istitutori dei ciechi.
Ma, poiché la grande riforma scolastica vuole che nessun bambino venga trascurato o ghettizzato, il Regio Decreto prevede un’ulteriore particolarissima assistenza scolastica: quella ai fanciulli/scolari anormali.
Poiché in ogni Circolo di direzione didattica è istituito un Circolo di mutualità scolastica (RD n° 2185/23) finalizzato all’educazione della reciproca assistenza tra gli scolari, viene disposto che ogni Circolo provveda a dare aiuto ai soci malati e curare i soci ‘gracili e predisposti’ (numerosi in quell’epoca), promuova l’educazione fisica di questi fanciulli e si occupi dell’iscrizione dei soci alla Cassa Nazionale Assicurazioni Sociali.
Il raggiungimento di tali nobili scopi viene incentivato con l’assegnazione annuale, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, di 30 medaglie al merito dell’assistenza scolastica ai volontari più benemeriti della mutualità scolastica.
Ai vari Istituti, esistenti alla data del 14 ottobre 1925, che provvedono all’educazione ed istruzione degli anormali è prevista la concessione di sussidi da parte del Ministero della Pubblica Istruzione.
Allo scopo di assicurare annualmente il regolare funzionamento dei circoli e dei vari istituti viene disposto un apposito stanziamento non solo nel bilancio dello Stato ma anche nei bilanci di ogni singolo Comune.
Grazie alla Riforma Gentile ed al prestigioso Regio Decreto del 1928, l’Italia, da fanalino di coda in Europa nel campo dell’istruzione scolastica, si pone all’avanguardia nella concezione di un tipo di insegnamento primario che: Oltre al grande boom nelle iscrizioni della scuola dell’obbligo (ecco alcuni emblematici dati: se nel 1926 gli alunni della sola scuola dell’obbligo (elementare) sono 3.635.000 (dato già eclatante), nel 1930 raggiungono quota 4.595.000 unità, di cui ben 2.196.000 sono di sesso femminile, per raggiungere nel 1940 quota 5.213.000, di cui 2.504.000 donne; gli insegnanti passano da 98.674 del 1926, a quota 105.195 nel 1930, per giungere nel 1940 a 126.550 unità) si assiste al forte incremento nel numero degli iscritti nelle scuole medie, che passano da 387.000 (di cui 129.000 donne) del 1926, a 919.000 (350.000 donne) unità nel 1940, per raggiungere quota 982.000 (379.000 donne) nel 1941.
E’ fisiologico come man mano che si vada avanti con il grado d’istruzione, si incontri una contrazione nel numero degli studenti; per esempio, per gli iscritti alle Università (nel Ventennio italiano si assiste anche al cospicuo incremento delle facoltà universitarie, le quali passano da 147 del 1926 a ben 167 del 1942; un enorme sforzo teso a venir incontro alle nuove esigenze e tendenze degli studenti italiani) quel che è significativo è il lento ma costante incremento: nelle iscrizioni: se nel 1926 sono 42.864 (di cui 5.647 donne), nel 1930 sono 46.262 (6.142 donne), divenendo 127.058 (di cui ben 26.006 donne) nel 1940; nel 1942: rispettivamente 168.323 e 38.714.
La continua crescita delle iscrizioni fa capire come l’importanza della funzione scolastica, dell’istruzione e della cultura, sia stata finalmente e capillarmente inculcata in tutti gli strati sociali dell’Italia.
Questo trend positivo non si riscontrerà più nella storia d’Italia; attualmente (2009/2010) infatti gli analfabeti nel nostro Paese sono ben 782.342; vi sono inoltre più di 5 milioni (5.199.237) di persone che si possono definire ‘approssimativamente alfabete’ ma che sono prive di un qualsiasi ufficiale titolo di studio; ora, se si considera che l’Italia risulta essere tra i Paesi più sviluppati economicamente, i dati forniti dall’Istat non possono che preoccupare.

 
Tratto dalla pagina fb di  M.G.B.

domenica 3 febbraio 2013

venerdì 1 febbraio 2013

Rapinatore romeno messo in libertà investe donne e bimbi sul marciapiede

Le vittime sono gravissime in ospedale. L'investitore aveva colpito una tabaccheria due giorni prima. I passanti hanno cercato di linciarlo




 un qualunque paese civile, sarebbe stato in carcere in attesa di giudizio. Perchè il reato di rapina, in qualunque paese civile e dove vige la legalità, non è un reato da poco. Invece, il rapinatore romeno due giorni dopo era beatamente in giro per Aosta, alla guida della sua auto. E in via Voison ha travolto due donne e due bambini piccoli che si accingevano ad attraversare la strada. Le condizioni degli investiti, trasportati in codice rosso all'ospedale, sono molto gravi. Il conducente romeno, reduce due giorni prima dalla rapina in una tabaccheria, è stato bloccato dai passanti inferociti, che hanno cercato di linciarlo prima dell'intervento delle volanti della polizia. Portato in questura, è stato sottoposto ai test per verificare l’assunzione di alcol e droga.





Si scontra con auto di rapinatori in fuga
muore una studentessa di 25 anni

Tragedia sulla Flaminia tra Terni e Spoleto, la vittima è Maria Elena Petruccioli. Morto uno dei rapinatori

ROMA - Una ragazza di 25 anni di Montefranco è morta la scorsa notte dopo essersi scontrata in auto sulla Flaminia tra Terni e Spoleto con la vettura di due rapinatori inseguiti dai carabinieri in seguito a una rapina nell'aquilano che aveva fruttato 50 euro.

La vittima. La ragazza, Maria Elena Petruccioli, era una studentessa che stava tornando a casa dopo una serata trascorsa con il fidanzato. I due rapinatori erano due albanesi: uno, 28enne, è deceduto sul colpo. L'altro, 21 anni, è rimasto gravemente ferito ed è stato ricoverato all'ospedale di Spoleto. Secondo la ricostruzione dei carabinieri la Ford Fiesta con a bordo i due albanesi, all'uscita di una curva a sinistra, a causa dell'elevata velocità, ha invaso l'opposta corsia di marcia, impattando contro la Panda con a bordo la ragazza.

(
Maria Elena, tanti amici e la passione per l'arte)

La rapina a Massa D'Albe. La rapina è stata effettuata verso le 23.45 di ieri nella frazione Alba Fucens del comune di Massa d'Albe (L'Aquila). Quattro individui travisati con passamontagna, di cui uno armato di taglierino, si erano introdotti all'interno di una casa isolata e dopo aver minacciato il proprietario 64enne, si sono fatti consegnare 50 euro che l'uomo aveva nel portafogli. Poi sono fuggiti a bordo di una Ford Fiesta di proprietà della vittima della rapina. Immediatamente sono state allertate le centrali operative dell'Arma di Rieti e Terni, che hanno attivato tutti i servizi di controllo del territorio. Alle 5, nei pressi del Comune di Arrone, la Fiesta con a bordo due dei malviventi, è stata intercettata da una pattuglia dei carabinieri della compagnia di Terni che si è lanciata all'inseguimento. L'auto rubata aveva il satellitare.

L'incidente. La fuga è proseguita lungo la Flaminia in direzione Terni-Spoleto. La Fiesta, giunta all'altezza del chilometro 12, a causa dell'alta velocità ha invaso l'opposta corsia di marcia, scontrandosi con la Fiat Panda dalla 25enne di Montefranco, che proveniva dalla direzione opposta. La ragazza è morta sul colpo così come il passeggero della Fiesta. Ricercati dai carabinieri gli altri due autori della rapina separatisi dal resto della banda subito dopo il "colpo". La morte della ragazza ha provocato subito sconforto a Montefranco, un piccolo paese della Valnerina Ternana. Il centro stamani si è subito stretto intorno alla famiglia della 25enne. A casa dei suoi familiari si è subito recato il sindaco del paese.

http://www.gazzettino.it/italia/cronacanera/si_scontra_con_auto_di_rapinatori_in_fuga_muore_una_studentessa_di_25_anni/notizie/248163.shtml