martedì 4 giugno 2013

Eternit, condanna a 18 anni
per miliardario Schmidheiny: in appello
comminata una pena più pesante

Storica sentenza della Corte d'appello di Torino che accorda al Comune piemontese un risarcimento di 31 milioni

TORINO - È stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro doloso l'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny, imputato a Torino nel processo Eternit. In primo grado era stato condannato a 16 anni. La Corte d'Appello di Torino ha ritenuto il miliardario elvetico responsabile di disastro anche per gli stabilimenti Eternit di Bagnoli e Rubiera. Per quel che riguarda l'altro imputato, il barone belga Louis De Cartier, i giudici si sono pronunciati direttamente per l'assoluzione per alcuni degli episodi contestati, mentre hanno dichiarato il non luogo a procedere data la morte dell'imputato per gli altri. La lettura del dispositivo, che si preannuncia piuttosto lunga, è proseguita con l'elenco dei risarcimenti alle numerose parti civili.

Ammonta a 30,9 milioni di euro la somma che la Corte ha accordato al Comune di Casale Monferrato con la sentenza del processo Eternit. Nella città della provincia di Alessandria la multinazionale dell'amianto aveva il suo stabilimento italiano più importante, e il numero delle vittime è più elevato che altrove. Alla Regione Piemonte, che si era costituita parte civile, i giudici hanno invece riconosciuto un risarcimento di 20 milioni di euro.

«Sono stravolta dalla stanchezza, ma finché posso vado avanti». Romana Blasotti, 84 anni, commenta così la condanna a 18 anni di reclusione inflitta all'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny nel processo d'Appello Eternit. L'anziana, che ha visto morire di tumore cinque parenti, tutti lavoratori alla Eternit, ha avuto un malore al momento della lettura della sentenza. «Pensavo fosse stato assolto», spiega l'anziana, che si è subito ripresa.

Quella di Torino è una «sentenza incoraggia la battaglia delle vittime dei familiari e delle persone oneste per un mondo migliore senza amianto e senza quella sete di profitto cui sacrificare vite umane». L'Osservatorio Nazionale Amianto commenta così la condanna per disastro doloso a 18 anni di reclusione che la Corte d'Appello di Torino ha inflitto all'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, annunciando che «proseguirà la sua battaglia per avere giustizia per le altre vittime, quelle di Napoli, come quelle di Siracusa, come di ogni altra parte d'Italia cadute per via delle fabbriche di Eternit lì presenti, così come nei confronti di ogni altro responsabile».

«Esprimo soddisfazione e fierezza perchè siamo riusciti a rispettare rigorosamente i tempi che ci eravamo dati per la pronuncia della sentenza». Lo afferma il presidente della Corte d'Appello di Torino, Mario Barbuto, in attesa nella maxi aula 1 del Palagiustizia di Torino della sentenza di secondo grado del processo Eternit. I giudici si sono riuniti questa mattina in Camera di Consiglio. Per Alberto Oggè, il presidente del Collegio giudicante, quella di oggi sarà l'ultima sentenza della carriera: il 30 giugno andrà infatti in pensione.



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