mercoledì 10 ottobre 2012

Lombardia, assessore in manette: «Pagò voti alla cosca e assunse la figlia del boss»

MILANO - L'assessore alla Casa della Regione Lombardia, Domenico Zambetti, è stato arrestato dai Carabinieri con l'accusa di aver comprato un pacchetto di preferenze per la sua elezione nelle Regionali 2010 da due esponenti della 'ndrangheta. Nei suoi confronti sono stati ipotizzati anche i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dalla finalità mafiosa. Indagati tre consiglieri, uno della Lega e due del Pdl, per peculato e truffa. La 'ndrangheta avrebbe inquinato anche le elezioni comunali milanesi del 2011.

Indagati tre consiglieri. L'ex presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni (Lega), l'ex assessore Franco Nicoli Cristiani (Pdl) e il consigliere Massimo Buscemi (Pdl) sono indagati dalla Procura di Milano per peculato e truffa aggravata nell'ambito dell'indagine che ha portato oggi la Guardia di Finanza nella sede della Regione Lombardia. Nel corso delle perquisizioni effettuate questa mattina, gli uomini dellaFinanza hanno acquisito documentazione presso l'assessorato al Territorio e urbanistica, l'assessorato alla Cultura e giovani, la Presidenza e l'ufficio di Presidenza.

Formigoni: non mi dimetto. «Ho revocato le deleghe all'assessore, ha fatto sapere via Twitter Formigoni che comunque fa sapere di non aver alcuna intenzione di dimettersi. Alle domande dei cronisti il governatore ha risposto: «L'accusa è estremamente grave, riguarda l'assessore Zambetti che è già stato sollevato dal suo incarico». In tutto sono finite in manette 20 persone.

Soldi in cambio di 4000 preferenze. L'uomo politico è accusato di voto di scambio per aver comperato 4.000 preferenze, in vista delle elezioni del 2010, pagando 200.000 euro a due esponenti della 'ndrangheta, in particolare dei clan Mancuso e Morabito, e anche attraverso l'appoggio di quello dei Barbaro-Papalia. Sarebbero Giuseppe D'Agostino e Costantino Eugenio le due persone che avrebbero agito per conto dei clan per far avere i voti al politico. A suo carico vi sarebbero intercettazioni telefoniche che documentano le fasi del pagamento. L'arresto è stato chiesto dal pm della Dda Giuseppe D'Amico ed è stato disposto dal gip Alessandro Santangelo. Dalle indagini è emerso che l'assessore avrebbe pagato 50 euro per ogni voto.

Il pm: ha assunto la figlia del boss. In cambio dei voti della cosca Zambetti avrebbe anche fatto assumere la figlia di Eugenio Costantino, presunto 'ndranghetista, hanno spiegato i pm. La figlia del presunto boss sarebbe stata assunta all'Aler e il politico si sarebbe speso anche per favori alla mafia calabrese su alcuni appalti. (Leggi anche:
La carriera di Zambetti, dai gas tossici a Andy Wahrol)

20 arresti. A Zambetti viene contestato di essere stato concorrente esterno nell'associazione mafiosa calabrese dal 2009 sino ad oggi. È quanto si evince dalla nota firmata dalla Procura di Milano che ha confermato i 20 arresti di stamani. Diciotto persone sono finite in carcere, 2 ai domiciliari e per altre 2 l'obbligo di dimora. A Giuseppe D'Agostino, Sabatino Di Grillo, Vincenzo Evolo, Eugenio Costantino, Ciro Simonte, Alessandro Gugliotta, Salvatore Etzi e Giampiero Guerrisi viene contestata l'associazione mafiosa a partire dal 2009.

Le accuse. A Costantino e a D'Agostino anche la detenzione di armi. All'assessore Zambetti lo «scambio elettorale politico mafioso», che avrebbe commesso a Milano «in epoca antecedente e prossima al 18/19 marzo 2010, e successivamente sino al 15 marzo 2011». Per lui anche l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa «dal 2009 sino ad oggi». Zambetti risponde poi assieme a Costantino e D'Agostino di corruzione in concorso aggravata a partire «dal 18/19 marzo 2010 e sino al 18 settembre 2011». Anche Marco Silvio Scalambra è accusato di corruzione in concorso con Costantino. Per Ambrogio Crespi, fratello di Luigi il sondaggista, l'accusa è di «associazione mafiosa» dal mese di marzo 2010 e fino ad oggi. Poi nel dettaglio vengono indicati anche i nomi di tutti gli altri arrestati accusati a vario titolo di tentata estorsione aggravata, estorsione aggravata (episodi commessi tra Crema, Settimo Milanese, Assago e Cuggiono). Poi altri episodi di detenzioni di armi e anche un sequestro di persona a scopo di estorsione che sarebbe avvenuto nel milanese. Più alcuni fatti di ricettazione, riciclaggio e falso.

Voti anti-Minetti. La 'ndrangheta avrebbe inquinato anche le elezioni comunali milanesi del 2011. È quanto è emerso dalla conferenza stampa in procura, dove si è parlato di Vincenzo Giudice, il padre di Sara Giudice, l'anti-Minetti, che risulta indagato per aver accettato voti per la figlia, promettendo di favorire esponenti del clan su appalti. Lei replica: «E' un complotto» (
continua a leggere).

Arrestato anche il fratello di Luigi Crespi. Tra gli arrestati dell'operazione c'è anche Ambrogio Crespi, fratello dell'ex sondaggista Luigi Crespi. Al centro l'accusa di voto di scambio. Ambrogio Crespi (a lui viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa), secondo l'accusa, si sarebbe occupato di raccogliere i voti.

L'intercettazione. In una intercettazione ambientale, agli atti dell'inchiesta, gli investigatori hanno potuto registrare i 2 presunti 'ndranghetisti, Costantino e D'Agostino, mentre si dividevano la mazzetta da 30.000 euro, appena incassata da Domenico Zambetti. L'episodio risale al 15 marzo 2011 e riguarda l'ultima tranche della tangente da 200.000 euro. In alcune intercettazioni i presunti 'ndranghetisti parlavano di incontri con l'assessore per portargli circa 4.000/4.500 voti. Gli investigatori avrebbero riscontri su 2 incontri tra il politico e gli altri 2 arrestati in un ufficio dell'associazione Centro e Libertà di via Mora a Milano, nel corso dei quali il politico avrebbe pagato le ultime 2 rate della tangente.

Le elezioni di Rho. Costantino inoltre avrebbe raccolto voti anche per le elezioni comunali del 2011 di Rho nel milanese. In quella occasione Costantino sarebbe stato contattato dal medico Marco Silvio Scalambra, il quale gli avrebbe chiesto di raccogliere voti per tale Tizzoni che correva per una lista civica. Quest'ultimo però si sarebbe rifiutato di aver 100/200 voti dalla «lobby calabrese» e avrebbe risposto «non accetto quei voti». Il procuratore aggiunto Boccassini ha comunque sottolineato come l'uomo, pur avendo rifiutato i voti, non abbia denunciato l'episodio. Nessuna denuncia è arrivata nemmeno in occasione di alcuni 'recuperi crediti' messi in atto da parte degli uomini della 'ndrangheta in favore di imprenditori.

La protesta delle opposizioni. Dopo l'arresto le opposizioni del centrosinistra in Regione Lombardia hanno deciso oggi di non partecipare ai lavori delle Commissioni consiliari e agli impegni istituzionali della Regione Lombardia, . «Un'accusa gravissima» ha detto il segretario regionale del Pd, che a mezzogiorno si è riunito con i gruppi di Pd -Idv-Sel. Vengono chieste le dimissioni di Formigoni. «Dopo quest'ultimo fatto non si può più andare avanti così», commenta il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia.

E' il 13esimo indagato al Pirellone. Con l'arresto di Domenico Zambetti, sale a 13 il numero di esponenti politici - fra Giunta e Consiglio - indagati dal 2010, inizio della legislatura al Pirellone. Proprio l'altro ieri, è stato condannato in primo grado a due anni e mezzo per falso e truffa il consigliere del Pdl Gianluca Rinaldin mentre la scorsa settimana è stato chiesto il rinvio a giudizio per varie ipotesi di reato, fra cui corruzione, per l'ex vice presidente dell'Aula, Filippo Penati, ex Pd.

Da La Russa alla Minetti. Questa sorta di 'elenco' stilato dai media per raccontare, in questi mesi, le vicende che intrecciano politica e giustizia in Regione Lombardia comprende il presidente Roberto Formigoni (Pdl), accusato di corruzione aggravata nella inchiesta sulla Fondazione Maugeri; l'ex presidente del Consiglio regionale, Davide Boni (Lega), accusato di corruzione; i due suoi ex vicepresidenti Penati appunto e Franco Nicoli Cristiani (Pdl, che, arrestato, si è dimesso dal Consiglio regionale), accusati a loro volta di corruzione; l'ex consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl), arrestato a gennaio con varie accuse fra cui la corruzione e la bancarotta fraudolenta. Sia Boni sia Nicoli sia Ponzoni, fra l'altro, sono stati assessori regionali nelle Giunte precedenti. Indagati, al Pirellone, anche il consigliere del Pdl Angelo Giammario, ex sottosegretario di Formigoni, per corruzione; l'attuale assessore alla Sicurezza, Romano La Russa, accusato di finanziamento illecito; la consigliera Pdl Nicole Minetti, a processo per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile nell'ambito del caso Ruby.

Gli altri. In un'inchiesta per tifo violento è, invece, stato coinvolto l'assessore leghista Daniele Belotti. Fuori ormai dalla politica, dunque senza alcun incarico, ma dentro questo 'elenco' ci sono l'ex consigliere leghista Renzo Bossi (dimessosi per l'inchiesta sull'uso dei rimborsi elettorali del Carroccio nella quale è accusato di appropriazione indebita) e l'ex assessore sempre leghista, Monica Rizzi, sospettata in passato di aver prodotto dossier proprio per screditare avversari interni di Bossi Jr.

Il Pd: Formigoni si dimetta. «L’arresto questa mattina a Milano dell’assessore della Giunta Formigoni, Domenico Zambetti, è l’ennesimo anello di una catena infinita di gravissimi scandali di corruzione e infiltrazione mafiosa che ha costellato l’operato della giunta lombarda - ha detto Emanuele Fiano, responsabile Sicurezza del Pd -. La gravissima accusa di acquisto di voti dalla criminalità organizzata che ha portato all’arresto di oggi getta un’ombra ancora più scura, se possibile, sull’insieme delle inchieste a cui abbiamo assistito sinora. Ormai anche i più accaniti e resistenti difensori di Formigoni comprendono che non c’è altra strada se non le dimissioni di questa giunta per il bene dei cittadini lombardi e per ridare a loro e all’istituzione della Regione dignità e futuro».

Boccassini. La 'ndrangheta inquina la vita democratica e la politica in Lombardia», ha dichiarato il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini commentando l'indagine che questa mattina ha visto l'arresto dell'assessore regionale lombardo alla Casa Domenico Zambetti. Per il magistrato «la massima espressione demicratica del nostro Paese è il voto». Per questo il voto di scambio, di cui è accusato l'assessore arrestato «è devastante per il principio stesso della democrazia». Non solo. L'indagine condotta, ha aggiunto la Boccassini dimostra che se «un pubblico ufficiale si fa coinvolgere in associazioni mafiose diventa patrimonio del capitale sociale dell'associazione stessa». Con l'inchiesta che ha portato agli arresti 20 persone, tra cui l'assessore lombardo Domenico Zambetti, è stato dimostrato «per la prima volta» in Lombardia l'esistenza del voto di scambio e soprattutto si è applicato «l'articolo 416 ter del codice penale che punisce chi chiede i voti alle cosche e in cambio paga».

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