giovedì 28 marzo 2013

Cipro in caduta libera, chi sarà il prossimo?

Dopo le dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, cadono le Borse e i mercati






Sempre più analisti ritengono che i capitali abbiano abbandonato l’isola. I tassi di prelievo aumentano fino all’80%. Il premio Nobel per l’economia, Paul Krugman, consiglia a Nicosia di uscire dalla moneta unica

Il “Caso Cipro” si sta rivelando sempre più una lama a doppio taglio per l’Europa. Quello che dovrebbe essere un salvataggio, potrebbe rivelarsi il funerale dell’Eurozona. Nelle prime ore successive all’approvazione del cosiddetto “piano B”, sono usciti i primi problemi legati alla malagestione della Laiki Bank e della Bank of Cyprus. La prima è già stata sciolta. Della seconda ne ha fatto parte l’attuale ministro delle Finanze cipriota, Michael Sarrys, il quale ha ricevuto una pensione da 2 milioni di euro pochi mesi prima della sua nomina al Dicastero. Intanto, le parole del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijisselbloem, gettano il panico in Europa. “Cipro non è un modello, ma lo stesso sistema potrebbe essere riadattato ad altri casi”. Subito arrivano smentite e contro dichiarazioni. Nessuno vuole spaventare gli onnipotenti mercati. Ma le parole dell’analista di Bloomberg, Nick Dunbar, sono meno equivocabili. “Cipro è la terra dei prodotti strutturati” ha detto l’economista. Per “prodotti strutturati”, a quanto pare, si intende vendita di derivati. Una pratica con cui le banche cipriote hanno campato fino ad oggi. Sui derivati sarebbero poi state guadagnate delle commissioni, vendute poi a ricchi privati di altri paesi.
Intanto, aumentala percentuale imponibile sui conti bancari. Sarrys ha dichiarato che la cifra di prelievo si aggira sull’80% per i conti depositati alla Laiki bank, e 50% per quelli nella Bank of Cyprus. Un cambiamento improvviso. I primi giorni di trattative si parlava di un 20%. Fastidioso ma accettabile per i ricconi dell’isola. Solo due giorni fa le stime sono salite oltre il 40%. Ieri sono arrivate al 50%. E tutto questo solo per la Banca di Cipro. Un imprevisto che sta facendo riflettere molti economisti, che ormai si stanno sempre più convincendo della veridicità della fuga di grossi capitali all’estero. Verrebbe da chiedersi come sia possibile che grosse somme di denaro abbiano lasciato l’isola, dato che le banche sono chiuse da quasi due settimane. Tra le altre cose, l’amministratore delegato della Bank of Cyprus, Yannis Kipri, è stato licenziato ieri. Come ha riferito l’agenzia Cna, l’Ad della Banca Centrale del Paese sarebbe stato liquidato sotto esplicita richiesta della troika. Non è ben chiaro con quale autorità i Signori dell’Euro possano decidere del licenziamento dei vertici bancari di una determinata Nazione.
Gli istituti di credito, intanto, sono stati riaperti. Ovviamente, questa è una buona notizia a metà. I cittadini infatti non potranno usufruire del proprio denaro a piacimento. Il governo (e la troika) continuerà a monitorare il flusso di denaro, per evitare che i conti bancari spariscano dalle tasche dell’isola. Nicosia, per i prossimi 7 giorni, imporrà un divieto di emissione di assegni e un tetto massimo di 3.000 euro, per i soldi da portare fuori dal Paese. Dall’estero i cittadini ciprioti potranno prelevare un massimo di 5000 euro.
C’è qualcuno che offre la soluzione all’isola, così che possa attutire l’urto della crisi. Uscire dall’Euro. Non è Grillo a dirlo. Lo dice Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008. “Cipro dovrebbe lasciare l’Euro e dovrebbe farlo adesso. Il motivo è semplice. Restare nella moneta unica significa subìre una depressione incredibile, che durerà per molti anni, proprio mentre Nicosia sta tentando di costruire un nuovo settore delle esportazioni. Lasciando l’Euro e lasciando cadere fortemente il tasso di cambio tale ricostruzione accelererebbe notevolmente” ha dichiarato l’economista. Nel frattempo, in tutta Europa sono già partite le scommesse per scoprire chi sarà il prossimo a subìre lo stesso trattamento riservato a Cipro. In testa sono Italia, Spagna e Portogallo. Qualcuno diceva Slovenia, ma il governo ha prontamente dichiarato che non accetterà aiuti dall’Ue. In effetti, i sostentamenti di Bruxelles sembrano sempre più dei baci della morte.
Il “Caso Cipro” si sta rivelando sempre più una lama a doppio taglio per l’Europa. Quello che dovrebbe essere un salvataggio, potrebbe rivelarsi il funerale dell’Eurozona. Nelle prime ore successive all’approvazione del cosiddetto “piano B”, sono usciti i primi problemi legati alla malagestione della Laiki Bank e della Bank of Cyprus. La prima è già stata sciolta. Della seconda ne ha fatto parte l’attuale ministro delle Finanze cipriota, Michael Sarrys, il quale ha ricevuto una pensione da 2 milioni di euro pochi mesi prima della sua nomina al Dicastero. Intanto, le parole del presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijisselbloem, gettano il panico in Europa. “Cipro non è un modello, ma lo stesso sistema potrebbe essere riadattato ad altri casi”. Subito arrivano smentite e contro dichiarazioni. Nessuno vuole spaventare gli onnipotenti mercati. Ma le parole dell’analista di Bloomberg, Nick Dunbar, sono meno equivocabili. “Cipro è la terra dei prodotti strutturati” ha detto l’economista. Per “prodotti strutturati”, a quanto pare, si intende vendita di derivati. Una pratica con cui le banche cipriote hanno campato fino ad oggi. Sui derivati sarebbero poi state guadagnate delle commissioni, vendute poi a ricchi privati di altri paesi.Intanto, aumentala percentuale imponibile sui conti bancari. Sarrys ha dichiarato che la cifra di prelievo si aggira sull’80% per i conti depositati alla Laiki bank, e 50% per quelli nella Bank of Cyprus. Un cambiamento improvviso. I primi giorni di trattative si parlava di un 20%. Fastidioso ma accettabile per i ricconi dell’isola. Solo due giorni fa le stime sono salite oltre il 40%. Ieri sono arrivate al 50%. E tutto questo solo per la Banca di Cipro. Un imprevisto che sta facendo riflettere molti economisti, che ormai si stanno sempre più convincendo della veridicità della fuga di grossi capitali all’estero. Verrebbe da chiedersi come sia possibile che grosse somme di denaro abbiano lasciato l’isola, dato che le banche sono chiuse da quasi due settimane. Tra le altre cose, l’amministratore delegato della Bank of Cyprus, Yannis Kipri, è stato licenziato ieri. Come ha riferito l’agenzia Cna, l’Ad della Banca Centrale del Paese sarebbe stato liquidato sotto esplicita richiesta della troika. Non è ben chiaro con quale autorità i Signori dell’Euro possano decidere del licenziamento dei vertici bancari di una determinata Nazione.Gli istituti di credito, intanto, sono stati riaperti. Ovviamente, questa è una buona notizia a metà. I cittadini infatti non potranno usufruire del proprio denaro a piacimento. Il governo (e la troika) continuerà a monitorare il flusso di denaro, per evitare che i conti bancari spariscano dalle tasche dell’isola. Nicosia, per i prossimi 7 giorni, imporrà un divieto di emissione di assegni e un tetto massimo di 3.000 euro, per i soldi da portare fuori dal Paese. Dall’estero i cittadini ciprioti potranno prelevare un massimo di 5000 euro.C’è qualcuno che offre la soluzione all’isola, così che possa attutire l’urto della crisi. Uscire dall’Euro. Non è Grillo a dirlo. Lo dice Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008. “Cipro dovrebbe lasciare l’Euro e dovrebbe farlo adesso. Il motivo è semplice. Restare nella moneta unica significa subìre una depressione incredibile, che durerà per molti anni, proprio mentre Nicosia sta tentando di costruire un nuovo settore delle esportazioni. Lasciando l’Euro e lasciando cadere fortemente il tasso di cambio tale ricostruzione accelererebbe notevolmente” ha dichiarato l’economista. Nel frattempo, in tutta Europa sono già partite le scommesse per scoprire chi sarà il prossimo a subìre lo stesso trattamento riservato a Cipro. In testa sono Italia, Spagna e Portogallo. Qualcuno diceva Slovenia, ma il governo ha prontamente dichiarato che non accetterà aiuti dall’Ue. In effetti, i sostentamenti di Bruxelles sembrano sempre più dei baci della morte.
Federico Campoli

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