domenica 11 marzo 2012

L’eroe che salvò Padova dalle bombe. Il pilota della Rsi Giovanni Boscutti

Gianfranco de Turris, L’eroe che salvò Padova dalle bombe. Il pilota della Rsi Giovanni Boscutti nel ’44 fronteggiò con la sua squadriglia di 38 aerei ben 300 velivoli alleati. Un attacco suicida che impedì la distruzione della città e una strage. Ma c’è chi lo disprezza, in «Il Giornale», 23 aprile 2010.





Un mese fa l’Anpi di Roma ha denunciato per «apologia di fascismo» un gruppo di persone che al sacrario della Rsi di Nettuno hanno deposto una corona di alloro con un nastro tricolore e la scritta «il mio onore si chiama fedeltà». In precedenza esponenti della Cgil, del Pd e, ahinoi, anche di An «vicini a Fini» (così si è letto), hanno protestato perché nel programma di storia del quinto anno dei nuovi licei dedicato allo «studio dell’epoca contemporanea» si parla di formazione e tappe dell’Italia repubblicana» ma non si citano esplicitamente le parole «resistenza» e/o «movimento di liberazione»: non che il loro studio sia stato escluso, ci mancherebbe, ma non si citano esplicitamente i nomi. «Volevo contribuire ad una sorta di pacificazione lessicale» ha affermato il professor Sergio Belardinelli, docente di sociologia della cultura dell’ateneo di Bologna. Buona intenzione, però subito rimangiata. Dunque, le cose stanno purtroppo ancora così e dopo le fatidiche affermazioni sul «Male assoluto» dell’attuale presidente della Camera e della sua scoperta che «l’antifascismo è un valore», appena un anno e mezzo fa, le cose a 65 anni dalla fine della guerra mondiale e civile diventano sempre più difficili e complicate. La «pacificazione nazionale» non avverrà mai se i «buoni» continueranno ancora e sempre ad essere da una parte ed i «cattivi» dall’altra per principio e per definizione. Ancora oggi i «militari combattenti» superstiti della Rsi che non si macchiarono di alcun crimine specifico se non quello di essere stati «dalla parte sbagliata», sono privi di una minima pensione e non hanno mai visto restituite le medaglie che si meritarono per i loro atti di valore nel 1943-1945 (una proposta di legge in questo senso non è stata mai portata avanti, ovviamente, per le proteste dell’Anpi ecc. ecc.). Furono dunque dei «traditori», dei «servi dei nazisti», dei «responsabili morali dell’olocausto». Una condanna generica. Vediamo di approfondire la questione parlando specificatamente di una forza armata, l’Aviazione Repubblicana, e poi pensiamoci un attimo su. Molte lacrime si sono sparse sul recente libro dal romantico titolo Le ali del mattino di Thomas Childers (Mursia) che narra la tragica vicenda dei coraggiosi membri dell’equipaggio dell’ultimo bombardiere americano che ebbe la disgrazia di essere abbattuto sulla Germania il 21 aprile 1945: evidentemente nei successivi 15 giorni, sino alla fine della guerra, non ne furono colpiti altri a dimostrazione che gli aerei alleati potevano indisturbati spargere morte sulle città tedesche ormai sostanzialmente indifese. Si trattò di sfortunati eroi che combattevano per la democrazia. Veniamo ad altri aviatori. Ad esempio, Giovanni Battista Boscutti, pilota dell’Aeronautica Repubblicana, abbattuto l’11 marzo 1944 mentre con il suo caccia Macchi 205 Veltro cercava di contrastare i bombardieri alleati. La sua squadriglia, l’«Asso di Bastoni» comandata dal capitano Visconti (ucciso dai partigiani a Milano che gli spararono alle spalle dopo il 25 aprile come ha raccontato di recente Giampaolo Pansa), 38 aerei con quelli tedeschi, si alzò contro 300 fortezze volanti giunte per bombardare a tappeto Padova: uno contro dieci dunque, quasi certi di morire. La sua storia, e la storia del ritrovamento dei resti suoi e del suo velivolo, sono raccontate da Madina Fabretto in Con tutte le mie forze con allegato un CD del gruppo musicale «La Compagnia dell’Anello» che ha composto una canzone in suo ricordo e onore (il volume è stato sponsorizzato dalla Provincia di Padova, alla quale si può richiedere). Ebbene: Boscutti fu un lacché di Hitler, un traditore della Patria, un rappresentante nel suo piccolo del «Male assoluto», oppure un vero eroe, disinteressato e misconosciuto, che si sacrificò consapevolmente, come quasi tutti i piloti da caccia della Rsi, per contrastare i bombardamenti terroristici alleati sulle città italiane del Nord, certo non obiettivi militari, che fecero decine di migliaia di morti? Nessuno osa raccontare la loro storia e quella del capo di Stato Maggiore della AR, Beppe Baylon, asso della guerra di Spagna, che ai suoi superiori chiese soltanto aerei da caccia per contrastare gli attacchi dei Liberators su paesi e città, e non bombardieri per colpire le truppe nemiche. Cosa furono allora questi militari? Come definirli dopo 65 anni? Come parlarne nei libri scolastici? Come trattare i superstiti? Mi piacerebbe una risposta da parte soprattutto dei politici, in specie quelli sui più alti scranni, che soltanto a parole cercano una «riconciliazione nazionale». E sapere anche se queste affermazioni significano fare dell’esecrato revisionismo revanscista, o magari addirittura apologia di fascismo, per cui venire denunciati e nei cui confronti è necessaria una levata di scudi del nuovo «arco costituzionale» che va dalla sinistra radicale ai finiani.  

 

sabato 10 marzo 2012

NO ALL'EUROPA DELLA FINANZA E DELLE BANCHE SI ALLEUROPA DELLE TRADIZIONI E DELLA SUA STORIA E CULTURA MILLENARIA



Olanda, l’estrema destra chiede un referendum
per uscire dall’Euro


Uno studio dimostrerebbe che i cittadini olandesi perdono 2700 euro l'anno dall'adozione della moneta unica. Ma lo studio, secondo la stampa, fa acqua da tutte le parti. Tuttavia lo strappo minaccia non solo l'integrità dell'Euro ma anche la stabilità dell'Olanda, chiamata a tagli per 16 miliardi di euro. E i referendum euroscettici si moltiplicano in Europa
Geert Wilders, leader del partito di estrema destra Pvv
 
“Se Herman van Rompuy pensa che l’euro sia sexy, noi al contrario pensiamo che il fiorino sia sexy”. Parole che se non fossero dette con la proverbiale serietà di Geert Wilders, leader dell’estrema destra in Olanda, farebbero quasi ridere. Ma da sorridere c’è poco visto che Wilders ha chiesto un referendum popolare contro l’euro per tornare alla moneta nazionale, il fiorino olandese. Una cosa è certa: l’esito di una consultazione popolare in Olanda, oggi come oggi, potrebbe riservare davvero una brutta sorpresa per l’Europa e la sua quasi ritrovata stabilità finanziaria.

Sventolando uno studio di 25 pagine dal titolo emblematico, The Netherlands and the Euro, Wilders non ha dubbi: “L’Euro è un progetto fallito”. Questo perché, secondo il report, “i benefici legati alla moneta unica ammonterebbero a circa 800 euro l’anno per ogni cittadino olandese, mentre gli svantaggi sarebbero di ben 2.700 euro”, complici soprattutto i “127 miliardi di euro” che lo studio stima essere “lo sforzo sostenuto dall’Olanda per salvare Paesi come Grecia, Irlanda e Portogallo”, una pillola che al cittadino medio olandese non va proprio giù. E non è finita. Per Wilders, l’introduzione dell’euro ha rallentato la crescita economica e ha ridotto i consumi nel Paese. “Uscire dalla moneta unica ci costerebbe 51 miliardi di euro il primo anno, ma questa cifra sarebbe più che compensata dai 125 miliardi di euro che l’Olanda dovrà pagare, tra il 2012 e il 2015, per salvare i partner indebitati”.

Ma a ben guardare lo studio di Wilders fa acqua da tutte me parti. Almeno secondo il quotidiano olandese De Volkskrant, che definisce il rapporto “tendenzioso”, dal momento che l’istituto “non ha saputo fugare i dubbi iniziali sull’imparzialità dello studio”. Il quotidiano aggiunge che il rapporto “non è abbastanza convincente nel dimostrare i vantaggi di un ritorno al fiorino”. “Scarse”, inoltre, “le informazioni sui costi legati all’uscita dall’eurozona”, come “gli effetti negativi sulle esportazioni e sulla crescita economica”.

E poi va fatta un’altra precisazione. Lo studio in questione è stato commissionato alla società britannica Lombard Street Research, già autrice di studi per altri partiti euroscettici, lo scorso autunno, quando l’Euro si trovava sotto forte pressione. Inutile aggiungere che commissionare uno studio sull’Euro ad una società di ricerca britannica con sede al 30 di Watling Street, nel cuore della City di Londra, non è esattamente il primo indice di affidabilità. E sì che Wilders non dovrebbe avere uno stretto feeling con il Regno Unito, almeno da quando, il 10 febbraio 2009 è stato “bandito” dalla Gran Bretagna dall’allora Segretario di Stato per gli Affari Interni Jacqui Smith per le sue e posizioni estremiste e razziste. “La sua presenza avrebbe potuto accendere tensioni tra le nostre comunità e portare a scontri religiosi”, era stata la posizione ufficiale della Corona.

Sta di fatto che oggi Wilders “la tensione” la porta nel cuore dell’Europa, solo qualche giorno dopo l’approvazione a Bruxelles del faticoso fiscal compact, il nuovo patto di bilancio dell’Unione. E questo non solo perché il referendum olandese potrebbe portare a risultati indesiderati per l’Euro stesso, ma perché la spaccatura di Wilders potrebbe costituire un problema per il governo olandese, costretto in questi giorni ad approvare una manovra finanziaria non facile. L’Olanda, entrata in recessione a gennaio, deve tagliare il suo deficit che per quest’anno si assesta al 4.5%, e nel 2015 al 3,3%. Se queste cifre fossero confermate, non centrerà il target del 3% il prossimo anno, come fissato da Bruxelles. Ecco che la maggioranza di destra guidata dal Premier Mark Rutte deve operare un taglio di bilancio di 16 miliardi di euro. Questo non solo per rispettare le provvisioni del fiscal compact, ma anche per difendere la tripla A di rating, insieme a Germania e Finlandia.

E piaccia oppure no, il Partito della Libertà (Pvv) di Geert Wilders conta eccome, visto che con i suoi 24 deputati (su 150) sostiene da esterno il Governo formato dai liberali del Vvd e dai democristiani della Cda. Il Primo ministro, Mark Rutte, cerca di riassicurare gli animi (e i mercati): anche se i negoziati “saranno difficili, c’è la volontà di raggiungere un accordo”.

Di sicuro, anche se riuscirà a mantenere la maggioranza in parlamento, probabilmente grazie all’appoggio dell’opposizione, così com’è accaduto in Germania per il voto sul fiscal compact, il Governo dovrà poi vedersela con un’opinione pubblica in subbuglio (disoccupazione record del 6%) in caso il referendum sull’Euro si facesse davvero. Un rischio, quello del referendum “euroscettico” che sta sbocciando in tempi diversi in più parti d’Europa, dall’Irlanda (sul fiscal compact), alla Francia (ritorno al franco chiesto da Marine Le Pen), passando per il Regno Unito (per uscire addirittura dall’Ue) e la Grecia (sulle misure di austerità imposte dalla Troika). Insomma, almeno su questo Wilders non è da solo.

venerdì 9 marzo 2012

Eccidi partigiani: CasaPound Italia ricorda la strage di Campagnola Emilia
Eboli: "Anpi responsabile dell'oblio di questa così come di tante altre stragi"
 
 
 
 

Reggio Emilia, 9 marzo – Nella mattinata di domani 10 marzo, intorno alle ore 10, Ca...saPound Italia Reggio Emilia deporrà una corona di fiori presso il cimitero di Campagnola Emilia sulle tombe di Maria Domenica Ghidini e Marisa Nicolini. Vittime, insieme a Umberto Nicolini e Flavio Parmiggiani, di un feroce eccidio partigiano avvenuto nella notte tra il 9 e 10 marzo 1945.

"Non è nostra abitudine scendere sul campo delle controversie storiche – dichiara Giorgio Eboli responsabile provinciale di CasaPound Italia Reggio Emilia – un campo che, soprattutto nel nostro territorio, è da oltre 60 anni monopolizzato dalla peggiore storiografia di regime. L'insensato attacco da parte del Pd su diktat dell'Anpi nei nostri confronti però, ci ha spinto a mettere in chiaro da che pulpito provengano certe farneticanti accuse che ci vengono mosse".

"Maria Domenica Ghidini e Marisa Nicolini – continua Eboli - figure centrali della nostra commemorazione, erano due ragazze poco più che diciottenni che, nella notte tra il 9 e 10 marzo del 1945, a guerra quasi finita, furono barbaramente stuprate, mutilate e uccise da un commando partigiano operante nella zona tra Rio Saliceto e Campagnola Emilia, perché trovate colpevoli unicamente della loro bellezza e della loro giovinezza. Una storia dimenticata, come tante della nostra zona dove parlare di simili aberrazioni è ancora oggi un tabù. Ci chiediamo quindi – conclude Eboli – con quale sfacciataggine i signori dell'Anpi, responsabili come minimo dell'oblio e dell'impunità di questa come di tante altre tristi vicende, possano rivolgere a noi, un'associazione di promozione sociale nata nel 2008 e composta perlopiù da giovani e giovanissimi, accuse tanto infamanti quanto non dimostrabili e chiederne addirittura, palesemente in contrasto con la Costituzione Italiana che tanto dicono di voler difendere, la negazione degli spazi di agibilità politica nella provincia reggiana".
 

La casa costerà il triplo per colpa dell’Imu Adesso ci toccherà pure rimpiangere l’Ici

Il passaggio dall'Ici a quell'Imu comporterà aumenti che in molti casi superano il 200%. Le leve principali della nuova imposta municipale sono in mano ai Comuni che sono intenzionati a utilizzarle tutte, innanzitutto alzando l’aliquota dell’imposta fino ai livelli massimi consentiti. I rincari delle aliquote, insieme all’aumento dei moltiplicatori, annullano l’effetto gli sgravi che il governo aveva introdotto per non colpire eccessivamente le famiglie



Roma - Se l’Ici era la tassa più odiata dagli italiani, tanto da spingere l’ex premier Silvio Berlusconi a sceglierla tra tutte le imposte quando si trattò di decidere il primo taglio fiscale, l’Imu, che prenderà il suo posto, è destinata a diventare il babau del contribuente italiano, visto che il passaggio dalla vecchio tributo a quello nuovo comporterà aumenti che in molti casi superano il 200%.
Le leve principali della nuova imposta municipale sono in mano ai Comuni che sono intenzionati a utilizzarle tutte, innanzitutto alzando l’aliquota dell’imposta fino ai livelli massimi consentiti.
Il Sole24ore ha anticipato le decisioni dei capoluoghi di provincia e il risultato è sconfortate per i contribuenti. I sindaci, che potrebbero anche aumentare le addizionali Irpef, sembrano intenzionati a concentrarsi sul mattone. È il caso di Milano e di Firenze dove l’aliquota sulla prima casa dovrebbe rimanere al 4 per mille, mentre quella «ordinaria» sugli altri immobili dovrebbe andare al 9,6 o al 10,6 per mille, con possibili sconti per le case date in affitto agevolato e penalizzazioni per gli edifici di banche e assicurazioni. Comunque più alta dell’aliquota di riferimento indicata dal governo nel decreto «salva Italia»: 7,6 per mille. Va peggio a Roma dove sulla prima casa l’aliquota andrà al 6 per mille e quella sugli altri immobili, commerciali e seconde case, al livello massimo del 10,6. Rincari anche in tutte le altre città. Torino 5 per mille e 9,8; Genova 4 o 5 e 10,6, fino a Caserta, 6 e 10,6 per mille.
I rincari delle aliquote, insieme all’aumento dei moltiplicatori (cioè la cifra che, moltiplicata per la rendita catastale aggiornata, dà l’imponibile) di fatto annullano l’effetto gli sgravi che il governo aveva introdotto per non colpire eccessivamente le famiglie (le detrazioni fino a 200 euro per le abitazioni principali più 50 euro per ogni figlio, fino a un massimo di 400 euro), in particolare per le case più grandi. Dal trilocale in su, si prospetta un rincaro di centinaia di euro l’anno anche sulle prime case.
Ma è sugli uffici, le case in affitto, sfitte e sugli immobili commerciali che si sentiranno gli aumenti più consistenti. A Milano un ufficio di 250 metri quadrati passerà dai 3.123,5 euro dell’Ici ai 9.595,4 dell’Imu. Più 207%. Aumento in percentuale ancora più marcato per i negozi (quasi 211%). Aumenti medi del 155% a Torino. Più che raddoppiata l’imposta a Firenze per case in affitto, negozi e uffici. Poco meno, intorno al 140%, i rincari romani. Sfiorano il 100% quelli di Genova.
Il conto che i contribuenti si apprestano a pagare è quello della partita tra governo ed enti locali sulla ripartizione delle risorse. A fronte di continui tagli ai trasferimenti, si è data la possibilità ai Comuni di compensare attraverso il fisco. Quindi con le addizionali e con l’aliquota Imu. Il termine dei municipi per presentare i bilanci preventivi del 2012 e quindi fissare l’imposta è stato spostato al 30 giugno, quindi fino ad allora sono possibili cambiamenti. Ma alcune decisioni sembrano già definite. Pochi giorni fa il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha ammesso che l’amministrazione «sta lavorando» alla definizione dell’aliquota sulla prima casa. Difficile quindi che resti al 4 per mille.
Tra gli effetti perversi della nuova normativa, il fatto che l’abolizione dell’Irpef sulle proprietà fondiarie (assorbita dall’Imu) premierà i proprietari degli immobili sfitti e penalizzerà chi dichiara un affitto. Ad esempio a Milano per i primi il rincaro sarà del 50% per i secondi del 207%. Se i Comuni non interverranno è un incentivo ad affittare in nero.

giovedì 8 marzo 2012

martedì 6 marzo 2012

LIBERI SUBITO

Omniroma-MARÒ, GIOVANI LA DESTRA: BLITZ NOTTURNO SOTTO AMBASCIATA INDIA (OMNIROMA) Roma, 06 MAR - «Nella notte un gruppo di militanti di Gioventù Italiana, ha affisso uno striscione e lanciato centinaia di volantini dinanzi l'ambasciata ind...iana con su scritto »I marò liberi subito«». È quanto dichiara Gianluigi Limido segretario romano di Gioventù Italiana movimento giovanile de La Destra di Storace. «Solidarietà assoluta verso i due fucilieri della marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trasferiti in un carcere di Kollam. La vicenda che vede protagonisti i due marinai italiani è veramente surreale: accusati di omicidio e imprigionati in India con la palese violazione del diritto internazionale e di tutte le norme civili che permettono un'adeguata difesa degli indagati. La polizia indiana non permette alla polizia italiana di collaborare alle indagini ed alla perizia balistica ed il ministro Terzi sta a guardare. La grande vittoria del sottosegretario De Mistura che alloggia in India a spese dei contribuenti da due settimane è stata quella di non far rinchiudere i due marinai assieme ai criminali comuni. L' azione del governo è palesemente inadeguata, gestita sin dall' inizio in modo dilettantesco dal Ministro tecnico che prima di accomodarsi faceva l'ammiraglio. Magari se si fosse trattato di un banchiere o di marines Usa sarebbero già stati sottoposti ad un giusto processo, nel rispetto delle regole e del diritto internazionale». aggiunge. red 061122 MAR 12




Marò: 200 militanti CasaPound ‘assaltano’
Ambasciata indiana.
 Roma, 6 Mar - Circa duecento militanti di CasaPound Italia hanno manifestato sotto l’Ambasciata Indiana a Roma per chiedere a gran
voce la liberazione dei due marinai italiani del reggimento ‘San Marco’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, arrestati in India. ‘I marò italiani non devono pagare l’arroganza dei banchieri. Liberi subito’
e ‘Non tutti gli italiani sono servi come i loro politici” alcuni degli
striscioni srotolati davanti alla sede diplomatica di via XX Settembre.
”L’inerzia della Farnesina sulla vicenda dei due marò è uno schiaffo
all’Italia. Il governo avrebbe dovuto reagire con una diversa determinazione e aprire una crisi diplomatica pur di riportare a casa i due militari italiani – sottolinea CasaPound Italia -
Consentire all’India di arrestarli senza reagire significa di fatto rinunciare alla propria sovranità: un atteggiamento in linea con il peso che il nostro paese, vittima di un esecutivo più interessato alle sorti delle banche che ai problemi dei cittadini, ha ultimamente sullo scacchiere internazionale. Ci sono però degli italiani che non ci stanno, e i militanti di CasaPound Italia sono tra questi. Per questo motivo oggi siamo qui a manifestare e, se la situazione non si dovesse sbloccare in fretta, siamo pronti a tornare ancora più numerosi per chiedere la chiusura dell’ambasciata e il rientro in paria dell’ambasciatore”’.

lunedì 5 marzo 2012

IL CORTEO SPIAZZA TUTTI

5 mar 2012
La grande manifestazione che sabato 3 marzo ci ha visto sfilare in corteo a Roma ha riscosso grande interesse anche nel mondo politico.
Evidentemente abbiamo colpito nel segno con le nostre proposte, la lucida disamina di un momento storico che deve aggregare le varie anime della italiana, per restituire dignità alla nostra storia e ai cittadini esautorati dei loro diritti di elettori da un governo che non hanno votato. C’è un sentimento trasversale che dobbiamo intercettare, così come vanno intercettati i voti di tutti quei cittadini che oggi non si sentono rappresentati e sono alla ricerca di una vera “casa politica”.
Numerose e importanti le reazioni sia a livello parlamentare sia di carattere locale. La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha tenuto a sottolineare come “nel Lazio La Destra è un alleato solido e concreto che sta contribuendo al governo della Regione” evidenziando come “la voce di dissenso che Storace ieri ha saputo raccogliere non va ignorata, rappresentando un momento di espressione democratica e di partecipazione nel Paese”.
Significativo anche il commento del presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, che ha invece espresso felicità per la “grande partecipazione popolare” del corteo, evidenziando come “in questo momento storico di grande confusione, è importante trasmettere dei messaggi chiari ai nostri elettori” soffermandosi sulla “grande coerenza rispetto ai valori e alle idee che hanno accompagnato il centro-destra italiano sin da ‘94”.
Il vice presidente della Regione Lazio, Luciano Ciocchetti, ha invece dichiarato come “è evidente che una manifestazione politica molto partecipata come quella promossa da Storace non può passare inosservata” E ancora “la Destra è certamente un movimento democratico a cui va portato rispetto”.
A livello parlamentare, di rilievo l’intervengo di Giorgia Meloni, deputato Pdl, che si è così espressa: “Se La Destra porta in piazza tanta gente, il Popolo della liberta’ deve saperci fare i conti. Lo sbilanciamento del dibattito politico verso il Centro rischia di diventare una
trappola per un partito a vocazione bipolare come il nostro. Siamo stati e restiamo figli di una forte richiesta di cambiamento rispetto agli schemi partitocratici della prima repubblica.
Appiattimenti su disegni neocentristi rischiano di snaturarci e di farci perdere consenso e ruolo”. E altrettanto significativo quanto detto dal deputato Pdl, Fabio Rampelli: “Esiste in Italia una forte domanda di destra, di chiarezza, di coraggio, di coerenza, di politica che trova consensi nel partito di Storace e in genere nell’ ex elettorato di Alleanza nazionale, così come al nord nella Lega di Bossi”. E ancora: “Un partito che si fonda sul matrimonio tra un centrodestra e una destra – sottolinea Rampelli – deve preoccuparsi maggiormente di interpretare gli umori e le aspettative di questi milioni di elettori. Non esistono solo i partiti di derivazione democristiana. Storace ieri ha dimostrato che c’è una domanda di cambiamento della politica italiana che viene da destra”.
Il senatore Andrea Augello ha invece affermato che “quella piazza rappresenta la
premessa di potenziali conseguenze di qualche rilevanza per i rapporti di forza nel centrodestra, stante la difficoltà con cui il Pdl continua ad attraversare l’ attuale fase politica”.
Anche il senatore del Pdl, Cursi, ha avuto parole di elogio per il corteo di sabato: “Giudico importante l’ iniziativa della manifestazione de La Destra che ha mostrato ancora un volta, qualora ve ne fosse stato bisogno, il grande seguito di gente appassionata che ha il presidente Storace”.
Per Gennaro Malgieri del Pdl «Chi fosse tentato, dopo la manifestazione romana de La Destra, di derubricare il movimento guidato da Francesco Storace come residuale ed irrilevante politicamente si sbaglierebbe di grosso. Sbaglierebbero soprattutto gli ex-missini ed ex-An che, smarriti in una crisi identitaria, non hanno ancora compreso che la ricomposizione di antiche fratture è il contributo migliore che potrebbero dare al rafforzamento del centrodestra. Sbaglierebbe anche il Pdl, ondivago e giustamente preoccupato per le difficoltà che deve affrontare, se non tenesse nel giusto conto quanto La Destra oggi rappresenta ed il contributo, non solo elettorale, che può dare. A Storace credo che vada riconosciuto il merito della coerenza e del coraggio politico. Spero che tutte le forze del centrodestra, ed in particolare chi ha fatto parte di An, si impegni per ricominciare un cammino unitario non certo nel segno del nostalgismo, ma di una proposta innovativa».
Mentre Gianfranco Rotondi, componente dell’Ufficio politico del Pdl afferma: «I ventimila che hanno sfilato con Storace sono un pezzo di Roma e di Italia di cui il Pdl deve tener conto quali che siano le scelte future».
Secondo il segretario dell’Adc, Francesco Pionati “il successo della manifestazione di
Storace faccia riflettere il Pdl su Governo e alleanze. Monti va forte nei salotti europei ma in Italia crescono disoccupazione e povertà”.
Anche la sinistra non ha potuto che accettare il grande risultato di sabato. Il Pd attraverso le parole del consigliere regionale Marco Di Stefano ha affermato che “Alemanno ha un problema in più in vista delle prossime elezioni, un bel problema grosso alla sua destra: Storace”.
Sono di assoluto interesse e fonte di soddisfazione le affermazioni di Roberto Buonasorte, responsabile dell’organizzazione del partito e consigliere regionale: “E’ decisamente iniziata una nuova stagione, il corteo di ieri, che ha visto un grande popolo stringersi intorno a Francesco Storace, sta a dimostrare che c’ e’ uno spazio enorme per La Destra in Italia. Chi pensava che tutto fosse finito con il tradimento di Gianfranco Fini si sbagliava di grosso, anche chi pensava di rappresentare quella idea in un contenitore piu’ vasto probabilmente aveva fatto male i calcoli”. Queste invece le parole di Gabriele Limido, capo della segreteria politica del partito, rispetto al corteo: ”In particolare, ha colpito come alla manifestazione abbiano partecipato anche tante persone che a lungo hanno militato nel Msi e in An, e che oggi dopo la diaspora di Fini hanno trovato evidentemente casa ne La Destra di Storace”. Altrettanto importanti le parole del commissario della federazione di Roma Capitale e capogruppo in Campidoglio, Dario Rossin, che ha invece precisato come “Roma ha risposto in maniera
importante alla grande mobilitazione nazionale, contribuendo in modo
determinante ad accogliere una folla che non si vedeva dal 1992, da
tangentopoli. Tantissimi i militanti della Capitale che hanno preso parte a
un corteo ordinato e festante, che ha sfilato per le vie di Roma tra gli
applausi dei cittadini e dei commercianti, mai intimoriti dalla nostra gente.
Abbiamo lanciato tante idee e una piattaforma su cui
discutere con il centrodestra, a significare che il nostro movimento è
propositivo e aperto al dialogo”.