martedì 24 aprile 2012

VINCE LA COERENZA

Da stamattina Roma vede affissi per le sue strade migliaia di manifesti che celebrano il grande successo del Front National al primo turno delle presidenziali francesi.
Marine Le Pen, pronosticando già il risultato nell’incontro di due venerdì fa in Francia, si è confermata come terza forza in campo per la corsa all’Eliseo, e ora Sarkozy dovrà confrontarsi con lei per accaparrarsi il secondo mandato. Ma del presidente uscente, che non è propriamente nelle nostre grazie, né in quelle di Marine che non ha mancato di criticarne la politica, interessa poco.
Interessa invece, e molto, la capacità che la leader del Front National ha saputo adottare nell’intercettare un malcontento generale verso l’Europa, in particolare per la visione politica orientata sui mercati finanziari e non rispettosa della persona. Lo spread disumano che fagocita i cittadini è una creatura mostruosa che dobbiamo combattere con la sovranità monetaria e popolare.
Nella nostra chiacchierata, con Marine abbiamo ipotizzato dopo il voto francese un documento su cui lavorare insieme per il Fronte europeo delle nazioni. Una forza di destra per contrastare le politiche della Bce che stanno mettendo intere popolazioni in ginocchio solo per salvare le banche, o dichiarare illegittimo il fiscal compact che imporrà scelte finanziarie per i prossimi venti anni ai paesi membri dell’Unione, proponendo un referendum popolare per abrogarlo.
La Destra ha molti titoli di fedeltà ai propri ideali, gli stessi che abbiamo trovato in Marine Le Pen. Ecco perché nei manifesti che campeggiano a Roma c’è scritto: In Italia come in Francia basta essere coerenti. Noi lo siamo e continueremo ad esserlo.
Il vento di destra che soffia dalle Alpi presto spirerà anche qui.

http://www.storace.it/

domenica 22 aprile 2012

‎21 aprile 753 a.C. - 21 aprile 2012 
AUGURI ROMA CITTA IMPERIALE
 



Sole che sorgi libero e giocondo sul colle nostro i tuoi cavalli doma; tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma. 



‎21 aprile 1967,Rivoluzione anticomunista in Grecia
 

mercoledì 18 aprile 2012

Imu, mazzata sulle case Ora
valgono la metà

Secondo il Censis il valore degli immobili si ridurrà dal 20 al 50 per cento: le famiglie costrette a vendere per non intaccare i risparmi





Imu farà crollare il valore delle case, la reintroduzione dell'imposta sull'abitazione e la rivoluzione del catasto avrà conseguenze pesanti sul mercato immobiliare.  Non ha dubbi il Censis, secondo cui alla fine dell'anno i valori delle case si ridurranno del 20 per cento, con punte del cinquanta. Una vera e propria stangata per gli italiani: "Per far fronte alla nuova tassazione le famiglie venderanno le seconde case", spiega  il direttore generale Giuseppe Roma.
Pressione fiscale - Infatti, nonostante nel corso del 2011 la crisi non abbia influito sul valore degli immobili, che sono rimasti sostanziamente invariati rispetto all'anno precedente, l'Imu "insieme alla rivalutazione del 60% degli estimi, sono i veri problemi che peseranno sulle tasche delle famiglie italiane le quali, per far fronte all'ulteriore pressione fiscale, prima di intaccare i risparmi ricorreranno alla messa in vendita delle seconde case e questo farà crollare per la prima volta dopo i decenni il prezzo degli immobili".
Famiglie benefattrici - Lo Stato, ha spiegato il direttore del Censis, si sta comportando come "un'idrovora" per la continua necessità di risorse richieste alle famiglie le quali si stanno trasformando "da soggetto consumatore a soggetto benefattore che fa fronte alle molte mancanze dello stato sociale. Non si può continuare così per sempre occorre ridurre la pressione fiscale".
http://www.liberoquotidiano.it/news/983127/Imu-mazzata-sulle-case-Ora-valgono-la-met%C3%A0.html










martedì 17 aprile 2012

Il sacrificio dei fratelli Mattei smascherò trame e natura di una sinistra truce e golpista



La strage di Primavalle del 1973 rappresentò un punto di svolta decisivo nella storia del Paese che in quelle drammatiche circostanze, e negli sviluppi che ne seguirono, ebbe modo di riconoscere la reale natura della sinistra italiana ed i suoi veri obiettivi. L’eccidio dei fratelli Mattei avvenne in una stagione che era molto più prossima al dopoguerra, 18 anni, di quanto non sia vicino a noi che distiamo 39 anni da quel tragico avvenimento e quasi 60 dalla fine delle ostilità.
Era un’altra Italia, completamente diversa da quella che le nostre generazioni conoscono. Il boom economico aveva trasformato troppo in fretta un Paese agricolo in una potenza industriale, sconvolgendo mentalità, tradizioni, abitudini della gente. Chi andava a piedi, passò alla bicicletta, poi allo scooter Vespa o Lambretta che fosse, un mezzo di locomozione concepito da noi, ma che si impose rapidamente in tutto il globo come parte di quel “miracolo economico” che stupì il mondo.
Poi arrivò la motorizzazione di massa con la Fiat 600, oppure con Lancia ed Alfa Romeo per quelli che potevano permettersele. La gente che lavorava cominciò a comprarsi casa ed a riempirla con ogni sorta di elettrodomestico, dal televisore dallo schermo piccolo e cassone enorme al frigorifero. Sembrava un’epoca felice, nella quale ogni anno era migliore del precedente, per cui sarebbe bastato avere pazienza per vedere tutti i sogni avverarsi progressivamente, come le ferie al mare in albergo o le scampagnate di Pasquetta in macchina, il guardaroba pieno di vestiti “buoni”, matrimoni, battesimi e compleanni sempre più fastosi. Sembrava che la crescita fosse inarrestabile, ma non fu così.
L’esodo dalle campagne, l’inurbamento di enormi masse di gente in cerca di occupazione, l’industrializzazione sempre più diffusa crearono problemi nella società e nei posti di lavoro che il Paese non era né preparato a risolvere, né ancora capace a gestire. Lo spettro della fame, delle malattie, delle carestie e delle sofferenze in guerra e nell’immediato dopoguerra era ancora troppo vivo nella gente perchè fosse sottovalutato. Tante ferite ancora aperte e difficili da rimarginare.
Dalla società si levarono istanze per invocare equità, giustizia, pace, lavoro e benessere per tutti. Il malcontento dilagava, e subito ci fu chi prese a cavalcarlo per trasformarlo in irragionevole e demagogico antagonismo. In quella stagione il PCI era insoddisfatto ed insofferente, e si riteneva abbondantemente in credito con un Paese ingrato nel quale molti, tacciati come reazionari, tardavano a riconoscerne i meriti, ed altri, bollati come fascisti, che addirittura li disconoscevano. Si erano arrogati meriti esclusivi : la lotta partigiana, la caduta del Regime Fascista (loro!), la raggiunta capacità di radunare in piazza folle oceaniche delle quali godevano del consenso pieno ed incondizionato che potevano indirizzare a piacimento (la scolarità era bassa e l’analfabetismo era ancora una piaga aperta), il totale controllo dei sindacati, addirittura vantavano di avere evitato una guerra civile quando il loro leader Togliatti fu oggetto di un attentato.
Nonostante tutto questo, però, il PCI doveva stare a guardare gli altri governare, in prossimità della soglia, ma sempre fuori dalle stanze del potere. Non andava bene. Cominciò così a sinistra una escalation per accreditare il PCI come forza democratica e di governo che mobilitò tutti quelli disponibili a farsi strumentalizzare: giornalisti, magistrati, professori, lavoratori, pensionati, cittadini. Ovunque fosse possibile si creavano “cellule comuniste” con il compito di fare proselitismo, di condurre campagne di stampa denigratorie dei cattolici e delle forze al governo, vere e proprie guerriglie nelle fabbriche ed all’interno dei posti di lavoro.
Tra gli obbiettivi dichiarati i più importanti erano l’antifascismo che pagava sempre, l’ingresso al governo dei “rappresentanti degli interessi della classe operaia”, l’anticlericalismo. Tanto fecero, che alla fine i comunisti riuscirono pian piano ad accreditarsi come le icone della politica seria, rigorosa, morale e disinteressata (lo dicono pure adesso che hanno i Tedesco, i Penati, i Vendola, i Pisapia, figuriamoci allora), i soli tutori degli interessi veri della collettività, i depositari di tutte le verità, i dietrologhi capaci di svelare tutte le trame di biechi rivoluzionari affamatori del popolo. Ma vollero strafare, dimostrando in troppe occasioni di poter disporre e colpire esemplarmente i nemici del popolo ed i fascisti, fidando nella loro aurea di impunibilità.
E fu in questo contesto che si colloca la strage di Primavalle. Come la Stele di Rosetta permise nel 1822 la decifrazione dei geroglifici egizi grazie ad una 
iscrizione accanto alla quale c’è la sua rappresentazione in demotico e la traduzione in greco, così il tragico rogo di Primavalle permise di svelare il vero volto e la natura del comunismo. Dopo il fatto, tutti a Roma sapevano chi fossero esecutori e mandanti della strage. Come conferma il brigatista rosso Valerio Morucci nel suo libro “Ritratto di un terrorista giovane”, il vertice di Potere Operaio era al corrente dei fatti e riferisce di un “interrogatorio” al termine del quale ottenne un’ammissione di responsabilità da parte di Marino Clavo, uno dei tre accusati della strage. Ma si decise lo stesso di adottare la linea del diniego totale, dello scarico di qualsiasi responsabilità, della negazione di ogni evidenza dei fatti, assecondando un’inclinazione alla menzogna ed all’insabbiamento che appartiene ed è parte integrante della cultura di sinistra e del suo modo di creare verità soggettive funzionali ai disegni da contrapporre a quelle oggettive e verificabili.
Insomma, il fine con qualsiasi mezzo.
E si cominciò a depistare sino addirittura ad inventare una pista fascista, descritta in un libercolo dal titolo “Controinchiesta”, che rappresentava in ogni (inventato) dettaglio una faida intena alla sezione del Msi Giarabub di Primavalle, a capo della quale era Mario Mattei, padre delle due vittime arse vive.
Ma le prove erano talmente schiaccianti che non si potè fare a meno di intentare un procedimento penale, in parallelo al quale venne condotta una ignobile campagna di sostegno degli assassini. Nel libro “Collettivo di Potere Operaio. Primavalle: incendio a porte chiuse” si scrisse:

La montatura sull’incendio di Primavalle non si presenta come il risultato di un meccanismo di provocazione premeditato a lungo e ad alto livello, tipo “strage di stato”; “Primavalle” è piuttosto una trama costruita affannosamente, a “caldo” (si noti l’aggettivo ignobilmente sarcastico trattandosi di rogo omicida, ndr) da polizia e magistratura, un modo di sfruttare un’occasione per trasformare un “banale incidente” o un oscuro episodio – nato e sviluppatosi nel vermiciaio della sezione fascista del quartiere – in un’occasione di rilancio degli opposti estremismi.
Molti gli intellettuali ed i giornali che si schierarono a difesa degli imputati. Tra i più autorevoli quotidiani a prendere queste posizioni si segnalò il Messaggero (Repubblica ancora non c’era e non potè partecipare al lancio del fango), il più diffuso di Roma, il cui editore Alessandro Perrone era il padre di quella Diana Perrone militante di Potere Operaio e successivamente coinvolta nelle indagini. Anche Franca Rame, moglie di Dario Fo, volle dare il suo contributo alla causa ancor prima del perfido vignettista Jacopo Fo di Dario, indirizzando una lettera dell’organizzazione Soccorso Rosso di cui lei era esponente per assicurare impunità e soldi a Lollo, uno degli assassini, come poi lui stesso confesserà di essere stato, di Primavalle. Al di fuori del Tribunale di Roma, durante le udienze, ci furono continue manifestazioni della sinistra che chiedevano il proscioglimento dei tre militanti di Potere Operaio incriminati. Manifestazioni organizzate e strumentalizzate per coprire una verità evidente, ma che non poteva essere riconosciuta tale in quanto negata da gente di sinistra, quindi seria e degna di rispetto a priori.
Anche a destra si manifestava per avere giustizia e nel corso di un pacifico sit in i valorosi compagni riuscirono ad ammazzare l’inerme ed innocuo studente greco Mikis Mantakas, simpatizzante del Fuan-Caravella. Alla squallida e pretestuosa campagna innocentista in favore dei tre indagati contribuirono anche alcuni autorevoli personaggi della sinistra italiana, tra i quali il senatore Umberto Terracini, uno dei tre firmatari della Costituzione Italiana!, talmente autorevole da mentire spudoratamente sapendo di farlo, nonchè il celebrato scrittore Alberto Moravia, che però non fu convincente come Dario Fo, che invece più tardi vide premiata la sua infamia col Nobel della letteratura del 1997.
Capite da che situazione si è dovuto in qualche modo recuperare questo Paese? Ma come andò a finire questa storia tutta italiana e tutta di sinistra? Al termine del processo di secondo grado Achille Lollo, Marino Clavo (quello che ammise le sue responsabilità al capo terrorista Morucci) e Manlio Grillo furono condannati a 18 anni di galera italiana, cioè quella che si dà, ma non si sconta. Lollo fu rilasciato prima del processo d’appello e riparò in Brasile come adesso Battisti, con la differenza che Lollo si salvò per colpa della magistratura italiana che “tardò” (!!) a richiederne l’estradizione, mentre l’assassino Battisti non viene estradato per colpa dei comunisti di Lula.
Grillo si rifugiò nel Nicaragua protetto e coccolato dai guerriglieri sandinisti, una specie di brigatisti rossi al cubo, mentre del reo confesso Clavo si persero le tracce. Ma la cosa più inquietante fu che dopo tutte quelle campagne a difesa dei terroristi di Potere Operaio, per le quali si scomodarono politici ed intellettuali, nel 2005 accaddero queste cose: Lollo ammise in una intervista al Corsera la propria colpevolezza e quella degli altri due condannati, aggiungendo molti particolari alla vicenda, tra l’altro rivelando che alla spedizione in effetti parteciparono in 6 non in 3, facendo i nomi di Diana Perrone, Paolo Gaeta e Elisabetta Lecco.
Franco Piperno, all’epoca dei fatti segretario nazionale di Potere Operaio, ammise a Repubblica (si vede che di terroristi se ne intende visto che si confessano tutti là da Scalfari, ndr) confermò che il vertice del movimento era al corrente ed informato di tutto. Manlio Grillo ammise per la prima volta, guarda un po’ a chi, a Repubblica, che la sentenza di condanna che lo riguardava era perfetta quanto a ricostruzione dei fatti e delle responsabilità.
E si scoprì che Morucci, di lì a poco capo brigatista rosso, era all’epoca informato dei fatti non per aver “interrogato” Marino Clavo, ma perchè era il mandante di quella strage. Tutti i responsabili identificati, alcuni condannati, autori di quell’infame ed atroce delitto sono a piede libero, alcuni addirittura svolgono compiti di rilievo nell’informazione pubblica e nella pubblicistica, altri sono latitanti, altri non rintracciabili.
Questa è la sinistra in Italia; questa è la magistratura che amministra la “giustizia” nel Paese.

http://www.qelsi.it/2012/il-sacrificio-dei-fratelli-mattei-smaschero-trame-e-natura-di-una-sinistra-truce-e-golpista/

lunedì 16 aprile 2012

16/04/1973 L’omicidio dei fratelli Mattei



E’ la notte tra il 15 e il 16 ...aprile dell’73, nel quartiere di Primavalle, dei vermi, in via Campeggi 15, salgono le scale della casa popolare dove abita il netturbino Mario Mattei, il quale aveva l’ardire, d’adoperarsi, proprio in quel quartiere, che doveva essere e restare rosso, quale segretario della sezione “Giarabub” del M.S.I. di via Svampa.
La numerosa famiglia Mattei (marito, moglie e 6 figli), molto conosciuta per la sua fede politica, aveva più volte subito minacce e aggressioni, nel clima sempre più rovente dei primi anni Settanta, anni, delle epurazioni contro i fascisti..
Quei vermi comunisti, raggiunto il terzo piano dello stabile, si fermano sul pianerottolo dinanzi alla porta d’ingresso dei Mattei, versano lentamente una tanica di 15 litri benzina, spingendo il liquido sotto l’uscio. Basta un fiammifero ed è l’inferno.
Le fiamme avvolgono la porta, in legno, ed attaccano anche quella della stanza vicina in cui dormivano Stefano (9 anni) e Virgilio (22 anni). L’intera cameretta in pochi minuti prende fuoco, Virgilio balza in piedi, corre verso la finestra, fuori c’è gente (ma non ci sono ancora i pompieri) che urla, lui forse potrebbe mettersi in salvo, ma si volta verso Stefano che lotta contro la coperta in fiamme, torna indietro, lo prende con sé, cerca di spegnergli e fiamme che invece si attaccano anche al suo pigiama. Virgilio, il corpo avvolto dal fuoco, cerca di spingere il fratellino fuori dalla finestra per lanciarlo tra le braccia della gente sotto, ma non riesce a sollevarlo.
La gente urla “buttati, buttati”, ma lui ci riprova ancora a salvare il fratellino Stefano. Ultimo, generoso, disperato tentativo. Le fiamme le divorano il corpo togliendogli ogni energia. Per i due fratelli una morte atroce, i pompieri li trovarono carbonizzati e abbracciati vicino alla finestra.

CAMERATI  VIRGILIO E STEFANO MATTEI
PRESENTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!
La nuova Ici stanga i disabili
Risparmia i palazzinari

Un emendamento esenta dal pagamento del balzello gli immobili nuovi invenduti. Niente facilitazioni per portatori di handicap e anziani



È la fiera dei paradossi. I continui aggiustamenti alla debuttante Imposta municipale unica (Imu) si arricchiscono giorno dopo giorno di particolari bizzarri,  se non fosse che a rimetterci sono adesso anche i disabili  e i ragazzi (oltre i 26 anni) affetti dalla sindrome di Down. Infatti se il governo non tornerà indietro (rinunciando ad una buona fetta dell’incasso sull’Imu prima casa), a pagare saranno gli oltre 300mila anziani ricoverati in strutture di lunga degenza, pensionati e ricoveri. Per entrarvi hanno dovuto in molti casi eleggervi la residenza. E se il vecchietto è così fortunato da essere anche intestatario unico di un immobile, lasciando la casa perde anche il diritto alle soglie di esenzione prima casa. Morale: pur allettato in un pensionato, per garantirsi un minimo di assistenza, pagherà - sulla casa lasciata vuota e sfitta - l’Imu come se fosse un immobile «a disposizione».
Il buon senso avrebbe voluto che per la tanto sventolata «equità nei sacrifici», almeno ai nonni bisognosi di cure fosse evitata la beffa di dover pagare una tassa in più. E invece no. La pagheranno, salvo il buon cuore di qualche sindaco (che ha la titolarità delle esenzioni sulla prima casa). A Bolzano - ricca provincia autonoma - consapevoli del problema abnorme delle famiglie che sostengono un budget di assistenza ai disabili e anziani - il consiglio provinciale ha deciso proprio per questo motivo di introdurre agevolazioni per «famiglie con disabili, ospiti in case di riposo e le abitazioni date in uso gratuito ai parenti».
Constatata l’impossibilità di trasferirsi tutti in blocco in Alto Adige, non ci resta che fare i conti con le bizzarre norme che vengono limate all’infinito, ma senza un’apparente coerenza di equità. Proprio ieri è passato un emendamento al decreto legge fiscale - presentato in Commissione Finanze alla Camera da Maurizio Del Tenno del Pdl - per esentare dal balzello comunale gli immobili nuovi invenduti. Insomma, lo sconto ai palazzinari che non riescono a vendere le case sì, l’esenzione ai nonni e ai disabili no. Va detto che al momento l’emendamento a favore dei costruttori ha ricevuto il parere favorevole del relatore. Ma tanto per non sbagliare il sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, che ha prontamente «espresso parere conforme a quello del relatore» si è riservato di compiere un’ulteriore verifica  per vedere se l’esenzione case invendute non rischi di far saltare la copertura finanziaria. Dalla nuova tassa il governo punta ad incassare - forse in tre rate - circa 21,4 miliardi. Le esenzioni sono a discrezione dei sindaci e delle amministrazioni locali. Che però proprio dai soldi dell’imposta dovranno far uscire i quattrini necessari al mantenimento dei costi di gestione. L’Anci ha già ammonito che senza questi soldi non si sa se si riusciranno a pagare gli stipendi dei dipendenti comunali. Comprensibile quindi la ritrosia a esentare particolari categorie svantaggiate.
Chi rischia di pagare l’Imu sull’unica casa di proprietà sono certamente i disabili presi a carico da qualche parente per la necessaria assistenza. Trasferendo la residenza a casa del figlio, la casa di proprietà verrà letta dal fisco come immobile sfitto e a disposizione. Quindi un lusso. Morale. Si stima che oltre 450mila persone (su 1 milione e 4mila invalidi con diritto all’indennità di accompagnamento), che hanno per necessità cambiato la residenza dovranno pagare la nuova tassa. E ancora: il governo è stato sordo a qualsiasi appello. Ora le 38mila famiglie che hanno un componente Down non potranno neppure detrarre i 50 euro per il loro congiunto disabile. Oltre il 61% delle persone con sindrome di Down ha più di 25 anni. E dopo i 26 l’esenzione non spetta più.
di Antonio Castro
http://www.liberoquotidiano.it/news/981014/La-nuova-Ici-stanga-i-disabili-Risparmia-i-palazzinari-.html

domenica 15 aprile 2012




Nel servizio di Simonetta Di Pillo per il Tg5 parlo dell’incontro di ieri con Marine Le Pen, affrontando le tematiche sulle quali ci siamo confrontati con la leader del Front National: lotta al pensiero unico che domina il mondo attraverso il rapporto tra moneta e cittadino; il ruolo soverchiante della Bce rispetto agli stati;  le questioni che riguardano l’entrata in vigore del Fiscal compact, ragionando attorno a un referendum tra i popoli europei per contrastare queste tendenze. Da lì può nascere la destra europea attraverso il fronte delle nazioni d’Europa.
La destra di oggi deve parlare al paese un linguaggio concreto dal punto di vista delle politiche sociali. Viviamo in uno stato in cui i cittadini preferiscono morire per il loro rapporto col fisco; e i suicidi che stiamo registrando sono terribili. Dobbiamo lavorare per una politica più equa anche per quanto riguarda il credito: siamo stanchi di vedere le banche vessare i cittadini. Sono questioni sulle quali dobbiamo incidere molto più di altre forze politiche.

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