domenica 3 giugno 2012

TERREMOTO: CI MANCAVANO STRANIERI E BANCHE. LA SOLIDARIETÀ DE LA DESTRA

3 giu 2012
Il dramma del terremoto in Emilia ha mobilitato una rete di solidarietà in tutto il Paese, che ancora una volta dimostra la sensibilità degli italiani e la capacità di stringersi intorno a chi ha subito questa catastrofe. E’ successo di recente a L’Aquila, in tempi più remoti in Irpinia, e il nostro popolo ha sempre dato ampia dimostrazione delle proprie capacità.
Sta accadendo anche ora, e le cronache dei giornali così come le testimonianze dirette di quanti sono stati colpiti dal sisma ci raccontano di un’Italia in prima linea per l’assistenza: In tutta la zona colpita già dal terremoto di sabato scorso, da Sant’Agostino a San Carto nel ferrarese, a Finale Emilia, San Felice, Mirandola nella provincia di Modena, ai quali ultimi si sono aggiunti Cavezzo e Concordia con le scosse di martedì, l’emergenza e’ stata gestita bene: non sono mancati le tende e tutti i beni di prima necessità.
A questa rete di solidarietà, aggiungiamo con orgoglio anche l’assistenza de La Destra, che da Asti con Danilo Rasero ha offerto tensostrutture di 200 e 120 metri, destinate a San’Agostino di Ferrara, consegnata dal segretario locale Sergio Baroni, e San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, come chiesa e punto ritrovo per bambini; a Piacenza, domani sarà organizzata una raccolta fondi presso la discoteca Paradise, grazie al proprietario del locale, il sig. Bossalini, a favore della parrocchia di San Possidonio, nel modenese. Una rete alla quale stanno facendo riferimento anche molti militanti e dirigenti locali, tanto da creare anche un fondo da destinare ai terremotati emiliani (di seguito gli estremi per le sottoscrizioni: La Destra Emilia Romagna pro terremotati, Iban IT 84 C 02008 02451 000102097278).
A questa grande mobilitazione e dimostrazione di vicinanza, però, non possiamo non denunciare quello che ipocritamente non viene mostrato. Se si è sentito parlare da subito del pericolo “sciacalli”, è stata taciuta una altrettanto deplorevole circostanza che si sta registrando nei campi e nelle tendopoli allestiti nelle zone terremotate. Si tratta della inconsueta e massiccia presenza di molti cittadini extracomunitari, i più non provenienti da zone colpite dal terremoto, che sta destabilizzando e preoccupando i cittadini emiliani. Da sempre accoglienti, le popolazioni di questo territorio ora devono fare i conti con chi cerca di sfruttare il dramma del sisma a proprio vantaggio, approfittando dei pasti gratuiti e cercando di guadagnarsi un posto in graduatoria nei futuri alloggi post-terremoto. La giustificazione di essere persone che abitano case fatiscenti è presto abbattuta: in molti abitano le case popolari, che in quel territorio sono più che dignitose. Nei campi il clima inizia a farsi pesante, non solo perché per queste persone tutto sembra dovuto, ma anche per un carattere rissoso che ha comportato spesso l’intervento delle forze dell’ordine.
Una situazione destabilizzante che si verifica in circostanze già drammatiche, alle quali si affianca lo scandalo delle banche. Sì, perché al dramma si aggiunge la beffa delle commissioni bancarie per i bonifici di solidarietà, pari a 4 o 5 euro. Un’assurdità alle quali aggiungiamo le proroghe concesse al pagamento di tributi e di ratei, semplici differimenti temporali che preoccupano gli emiliani; e sorgono spontanee alcune domande: la famiglia che ha il mutuo ma non ha più la casa deve continuare ad ingrassare le banche? L’imprenditore che si e’ visto ridurre il castelletto dovrà utilizzare gli eventuali contributi per la ricostruzione per pagare gli interessi alle banche?
Lo Stato deve intervenire immediatamente con contributi a fondo perduto per le imprese e le famiglie, finanziamenti a tasso zero per permettere la ripresa delle attività, e incentivi. La proroga delle scadenze tributarie non può essere quella data a settembre ma non deve essere inferiore almeno ad un anno e deve escludere l’applicazione di interessi che la tradurrebbe in nient’altro che una beffa.
Soprattutto si deve pensare in maniera lungimirante a una ricostruzione efficace e non formale, intervenendo sui presidi sanitari e di pubblica sicurezza,sul patrimonio artistico e culturale lesionato, e garantendo quella rete infrastrutturale capace di restituire slancio all’economia locale: l’ospedale di Mirandola, il centro di residenza sanitaria di Finale Emilia, gli uffici tributari, del giudice di pace; cispadana e tangenziali di Mirandola e San Prospero; l’intero polo scolastico della Bassa modenese e ferrarese: tutto questo va mantenuto ed incentivato.
L’Emilia ce la può fare con l’aiuto di tutta l’Italia, ma c’è bisogno di una guida della nazione competente e capace.
http://www.storace.it/

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