mercoledì 4 aprile 2012

Bufera Lega: «Soldi per il Senatur e figli»
Bossi: denuncio, tutto a mia insaputa

Indagato Belsito, il tesoriere si dimette. Berlusconi: Umberto innocente. Pm: «Denaro per campagna di Renzo e villa di famiglia. Truffa su rimborsi elettorali, contatti con la 'ndrangheta». Maroni: fare pulizia

ROMA - Francesco Belsito si è dimesso da tesoriere della Lega Nord. Su di lui indagano i pm di Milano, Napoli e Reggio Calabria per appropriazione indebita, finanziamento illecito ai partiti e truffa ai danni dello Stato in relazione ai finanziamenti pubblici che la Lega precepisce come rimborsi elettorali. L'inchiesta riguarda fra l'altro i quasi sei milioni finiti a Cipro e in Tanzania, investimenti effettuati da Belsito, uno degli esponenti del cosiddetto "cerchio magico", i fedelissimi del leader Umberto Bossi. Nell'indagine si ipotizza che siano stati presentati rendiconti irregolari per rimborsi elettorali ottenuti dal Carroccio ai presidenti di Camera e Senato che sarebbero così stati tratti in inganno e che quindi non hanno sospeso i rimborsi stessi. I soldi sarebbero stati usati dal senatùr e dalla sua famiglia. Le dimissioni sono arrivate dopo un incontro con Bossi alla sede della Lega di via Bellerio a Milano.

Bossi. A chiusura del giorno più lungo per la Lega Nord, ieri, arriva il commento del leader: «Sono stato io - ha detto Bossi - a chiedere a Belsito si dimettersi, per fare chiarezza. E lui si è dimesso. Vogliono colpire la Lega e quindi colpiscono me, mi sembra che sia iniziata la prossima campagna elettorale. Non sono mai stati spesi i soldi della Lega per ristrutturare casa mia. Denuncerò chiunque sostenga il contrario perché oltretutto non ho ancora finito di pagare le ristrutturazioni e quindi soldi della Lega non sono stati spesi».

Maroni. «È una buona notizia, adesso bisogna andare fino in fondo e fare pulizia dentro il partito, cominciando dalla nomina di un nuovo amministratore capace di aprire tutti i cassetti», ha detto Roberto Maroni, parlando delle dimissioni di Belsito. L'ex ministro dell'Interno, da tempo in rotta con il cerchio magico dei bossiani, ha chiesto al partito di reagire, «dimostrando di non avere nulla da nascondere». Secondo l'ex ministro «si poteva fare qualcosa prima, ma purtroppo questa richiesta non è stata ascoltata da chi doveva decidere. Noi - aveva spiegato prima che giungesse la notizia delle dimissioni- abbiamo anche chiesto in Consiglio federale che ci portassero i conti e che si facesse chiarezza, che Belsito facesse un passo indietro e venisse nominato un nuovo amministratore. Purtroppo - ha aggiunto - questa richiesta non è stata ascoltata e si è arrivati alla situazione di oggi».

Soldi distratti per esigenze di Bossi. Per gli investigatori il modo in cui è stata guidata la tesoreria è stato «opaco», fin dal 2004. Gli inquirenti parlano di «gestione "in nero" (sia in entrata sia in uscita) di parte delle risorse affluite alla cassa del partito». Belsito, si legge nel decreto di perquisizione, avrebbe distratto soldi dei rimborsi elettorali «per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati». Belsito, si legge in una nota dei carabinieri del Noe, avrebbe foraggiato con viaggi, alberghi, cene, i figli di Umberto Bossi e Rosy Mauro, ex vicepresidente del Senato e segretario generale del Sinpa, il sindacato padano. Parte dei fondi sottratti al partito sarebbero serviti in particolare per finanziare la campagna elettorale per le regionali del 2010 di Renzo Bossi. Addirittura, parte dei fondi del partito sarebbero stati usati per pagare i lavori di ristrutturazione della villa di Gemonio del leader del Carroccio Umberto Bossi. È quanto emerge, secondo indiscrezioni, dall'inchiesta milanese. Ma né Bossi né i suoi familiari risultano indagati nell'inchiesta milanese.

Le perquisizioni. Ieri mattina nella sede della Lega di via Bellerio a Milano si sono presentati la Gdf e i Carabinieri del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico di Roma, per una perquisizione. Da quanto si è saputo con loro c'era il pm napoletano Henry John Woodcook. A Genova è stata perquisita anche una delle abitazioni del tesoriere della Lega. Perquisiti anche gli uffici del Sinpa a Milano: i carabinieri hanno acquisito i bilanci del sindacato padano. «Non abbiamo nulla da nascondere» ha detto Rosy Mauro. Perquisizioni anche nell'ufficio di via Bellerio e nell'abitazione di Daniela Cantamessa, una delle segretarie di Bossi. La Procura di Milano sta inoltre valutando se chiedere alla giunta per le autorizzazioni di Montecitorio di poter accedere agli uffici nella disponibilità di Belsito.

Appropriazione indebita. Nelle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, spiega una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, si procede «per il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito Francesco, Scala Paolo e Bonet Stefano, con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord». I pm procedono «inoltre per il delitto di truffa aggravata ai danni dello Stato a carico dello stesso Belsito con riferimento delle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali».

Truffa ai danni dello Stato.
Per la procura di Milano «vi è la prova della falsità» quantomeno sul rendiconto 2010 presentato dalla Lega a cui nell'agosto 2011 lo Stato ha versato circa 18 milioni. E' quanto si legge nel decreto di perquisizione. «Alla Lega Nord vengono annualmente accretitate somme significative dagli organi della Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica a titolo di rimborso di spese elettorali. Nell'agosto 2011 sono stati corrisposti alla Lega Nord circa 18 milioni di euro. Tali somme hanno avuto quale presupposto la validazione del rendiconto 2010 sul quale vi è la prova della falsità».

Le accuse. Per quanto concerne l'indagine degli inquirenti partenopei, l'ipotesi di reato formulata è di riciclaggio. A quanto si è appreso l'inchiesta della procura di Napoli scaturisce dall'indagine che portò al coinvolgimento del direttore dell'Avanti! Valter Lavitola e dell'imprenditore barese Giampaolo Tarantini. Secondo l'accusa della procura calabrese, invece, Belsito sarebbe stato legato a un intermediario ligure che a sua volta era in stretto contatto con esponenti della 'ndrangheta appartenenti alla cosca De Stefano di Reggio, la più potente della città insieme a quella dei Condello. Nel filone reggino ci sono più indagati. L'unico politico, secondo quanto si è appreso, sarebbe proprio il tesoriere della Lega. Nelle indagini emergono i collegamenti tra ambienti criminali e imprenditoriali. In un'occasione il tesoriere della Lega Nord Francesco avrebbe ricevuto una somma di denaro da parte di Bonet nascosta in un cappello e in una borsa per le bottiglie di vino. È quanto si legge nel decreto di perquisizione emesso dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, in base ad alcune intercettazioni.

Illeciti da sottosegretario. Belsito avrebbe avuto comportamenti illeciti anche quando era sottosegretario alla semplificazione nel governo Berlusconi. In virtù delle sue relazioni politiche ampie, sia come sottosegretario che come tesoriere della Lega, Belsito sarebbe stato in grado di procacciare affari, soprattutto per quanto riguarda la Siram, una grossa società con sede a Milano che si occupa principalmente di energie rinnovabili e servizi ambientali. La procura di Milano, precisa la nota, procede infatti in particolare «per truffa ai danni dello Stato a carico di Bonet Stefano e Belsito Francesco con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram».

«Belsito al momento non è un nuovo Lusi». Il riferimento al tesoriere della Margherita che avrebbe fatto sparire milioni di euro del partito è degli investigatori che indagano sui soldi pubblici della Lega. Per il reato di appropriazione indebita, infatti, la Lega potrebbe essere parte lesa, mentre per il reato di truffa, gli inquirenti stanno valutando l'utilizzo non trasparente dei fondi.

Belsito: le accuse dovranno essere provate. «Mi è stato consegnato un avviso di garanzia in cui si dice che il movimento Lega Nord è indagato per finanziamento illecito. Queste cose dovranno poi essere provate. Per adesso non possiamo dire altro» ha commentato a caldo Belsito all'uscita dalla sua abitazione nel centro di Genova. «I fondi sono tornati dalla Tanzania più di due mesi fa. Sono stati restituiti alla Lega Nord perché dopo la bagarre che i giornali hanno fatto nei mesi scorsi abbiamo ritenuto opportuno disinvestire. I fondi ora sono sui conti della Lega Nord. Non abbiamo nulla da nascondere», ha poi aggiunto il tesoriere del Carroccio.

Berlusconi. «Chiunque conosca Umberto Bossi e la sua vita personale e politica - afferma in una nota Silvio Berlusconi - non può essere neanche lontanamente sfiorato dal sospetto che abbia commesso alcunché di illecito. Perciò esprimo a Umberto Bossi la mia più affettuosa vicinanza. Sono certo che tutto si chiarirà e che verrà provata l'assoluta estraneità di Umberto Bossi e della sua famiglia a qualsiasi ipotesi di reato».

Zaia: si faccia pulizia. «A me sembra raccapricciante tutto quello che si sta leggendo, che lo sto leggendo anche come un'agonia. Direi che è ora di porre la parola fine a tutte queste cose: si faccia chiarezza, si faccia pulizia», ha sottolineato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=188785&sez=ITALIA

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