sabato 18 febbraio 2012

OCCHIO ALL'ETICHETTA COMPRATE ITALIANO

Sì della Ue alle arance marocchine
i Forconi: "Faremo la rivoluzione"


Gli agricoltori marceranno su Palermo il sei marzo e poi vorrebbero andare a Roma per protestare contro l'accordo che abbatte i dazi sui prodotti ortofrutticoli e ittici: "Nei prossimi anni ci rimarrà la desertificazione"

di SALVO CATALANO
Sì della Ue alle arance marocchine i Forconi: "Faremo la rivoluzione"
All’indomani dell’accordo di liberalizzazione tra Unione europea e Marocco che stabilisce un aumento delle quote di mercato su alcuni prodotti ortofrutticoli e ittici che potranno essere importati a tariffe doganali più basse, si allarga il coro di critiche. In prima fila ci sono i Forconi, decisi a tornare in piazza. La decisione di Strasburgo si somma al silenzio dei tavoli tecnici in cui si dovrebbe discutere proprio di misure per agricoltura, pesca e federalismo fiscale. “Nei prossimi anni - denuncia Mariano Ferro, leader del Movimento - ci rimarrà solo la desertificazione”.
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 Forconi si ritrovano sullo stesso fronte con le associazioni di categoria, a cominciare da Coldiretti e Confagricoltura, ma preferiscono proseguire su una linea autonoma. “Si svegliano troppo tardi - continua Ferro - e visto che arrivano solo notizie negative, abbiamo deciso di anticipare la manifestazione di Palermo: saremo nel capoluogo il 6 marzo”. L’obiettivo è portare a Palermo cinquantamila persone: agricoltori, padroncini, negozianti e studenti. Ferro si spinge oltre. “L’accordo di ieri ci avvicina alla Grecia - afferma - la popolazione è in subbuglio, soprattutto nelle province.
Dalla Sicilia riparte la rivoluzione
 
e non so quanto stavolta potrà essere democratica”. I Forconi non escludono di spostarsi a Roma dopo la manifestazione di giorno 6. Il governatore Raffaele Lombardo nei giorni scorsi aveva rivolto un appello per bocciare l’accordo e inviato due lettere al premier Mario Monti e agli eurodeputati siciliani. “I nostro prodotti sarebbero spacciati - aveva scritto sul suo blog - e si condannerebbero centinaia di migliaia di persone alla fame”.

La Regione Sicilia ha chiesto ufficialmente alla Commissione europea spiegazioni. “Attendiamo risposte - commenta l’assessore all’Agricoltura Elio D’Antrassi -. È un processo che viene da lontano e che non riguarda solo la Sicilia. Dal Marocco già arrivano prodotti agricoli, non credo che ci sarà un cambiamento immediato. L’ultimo accordo - continua l’assessore - è una minaccia per le nostre produzioni, ma l’impatto si vedrà sul lungo periodo”. Da Giulia Adamo, capogruppo dell’Udc per il Terzo Polo all’Ars, arriva la proposta di un apposito disegno di legge che “crei le condizioni per mettere in risalto la provenienza ma soprattutto la qualità del prodotto”.

Ieri ha votato contro il trattato Giovanni La Via, eurodeputato del Pdl, accusando i colleghi siciliani a Strasburgo di “diverse defezioni”. Oggi La Via torna sull’argomento. “Se i controlli saranno severi - spiega - gli effetti in realtà saranno meno rilevanti di quanto si pensi”. La Via confida nelle misure di salvaguardia inserite dall’europarlamento nella risoluzione votata subito dopo l’accordo. “Qualora il mercato subisse un effetto anomalo - precisa La Via - l’accordo potrebbe essere bloccato. Spetta alla Commissione europea vigilare”. “Già oggi - aggiunge La Via - esiste un quantitativo contingentato di agrumi, ad esempio, importabili senza dazi che varia in base al periodo dell’anno, ma senza controlli non viene rispettato”. Vigilare, dunque, e “anticipare l’obbligo di etichettatura”, che l’Europa impone a partire dal 2013.

Gli eurodeputati dell’Italia dei Valori hanno votato contro l’accordo. “Riteniamo - ha dichiarato Ignazio Messina, responsabile nazionale del dipartimento Agricoltura e Pesca - che questo accordo sottoponga il mercato italiano a ricadute economiche negative e che incida soprattutto sui territori maggiormente a vocazione agricola e pastorale”. Mentre Nunzio Cappadona, capogruppo all’Ars di Alleati per la Sicilia, chiede che “si facciano nomi e cognomi degli europarlamentari italiani e siciliani che non hanno partecipato alla seduta plenaria”.
(17 febbraio 2012)

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