martedì 28 febbraio 2012

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MANTAKAS PRESENTE

DI GABRIELE ADINOLFI




Trentacinque anni senza giustizia. E' ora di affermare almeno la verità
Il 28 febbraio 1975, a via Ottaviano, Roma, veniva assassinato Mikis Mantakas, ventiduenne studente greco, figlio di antifascisti che hanno abbandonato il proprio Paese, ma nondimeno avviatosi sulla strada giusta e pertanto iscritto al Fuan.
In quei giorni era in corso il processo di primo grado contro Achille Lollo, uno degli assassini dei fratelli Mattei, arsi vivi nella strage di Primavalle. Un massacro aberrante commesso da figli dell'alta borghesia romana nei confronti di un ragazzo e di un bambino di un quartiere popolare, colpevoli di essere fascisti e, in quanto tali, degni di essere eliminati.
In nome, ovviamente, della “lotta di classe” e della “dittatura del proletariato”.
Nei giorni precedenti, l'aula del tribunale in cui si celebrava il processo era stata contesa tra gli amici delle vittime e i sostenitori dell'assassino i quali, comunque, avevano sempre avuto la peggio.
Sicché decisero di passare all'omicidio a loro volta. Un plotone di fuoco si presentò a prima mattina davanti a piazzale Clodio, sede del tribunale, e sparò sui G.O. di via Sommacampagna ma miracolosamente senza fare vittime. L'azione si ripeté poco dopo davanti alla sede del Msi Prati; i difensori della sezione assalita dai complici di Lollo, usciti per fronteggiarli, vennero bersagliati da colpi di pistola. Mikis fu colpito alla testa, il proiettile gli esplose il cervello. Uno dei partecipanti all'omicidio, Fabrizio Panzieri, fu catturato praticamente sul posto; ma la magistratura di allora, fedele alla linea che andava di moda, lo rilasciò.
Più tardi Panzieri verrà condannato per l'appartenenza alle formazioni armate dell'Ucc ma riparerà in Africa e poi in America Centrale sfruttando l'aiuto dei massimi vertici del partito socialista prima di Craxi. Con Panzieri, condannato in  contumacia ad una pena irrisoria anche per “conocorso morale” per l'assassinio di Mikis, sarà identificato e condannato, sempre in contumacia, Alvaro Lojacono che, intanto, è passato alle Brigate Rosse e che sarà poi condannato, sempre in contumacia, all'ergastolo per la strage di via Fani.
Lojacono se la caverà in quanto, come cittadino svizzero, non verrà estradato in Italia né dalle autorità elvetiche né in seguito da quelle francesi. Una decina d'anni orsono, mentre si trovava in stato di fermo in Corsica,  lasciò trapelare che poteva rilasciare qualche “rivelazione” scomoda su figure prestigiose. Lasciò infatti comprendere che sarebbe stato aiutato a lasciare l'Italia, via l'Algeria, da stretti ed influenti amici di suo padre, alto dirigente napoletano del partito comunista.
Quale che sia la consistenza della “rivelazione” minacciata da Lojoacono, di sicuro c'è che gli assassini di Mikis Mantakas, come quelli dei fratelli Mattei, come quelli di Ciavatta, Bigonzetti e Recchioni, come quelli di Zicchieri, come quelli di tanti altri, praticamente di tutti i fascisti, sono rimasti impuniti.
Per avere un'idea del come e del perché è indispensabile leggere “Acca Larentia quello che non è stato mai detto” ad opera di Valerio Cutonilli e Luca Valentinotti, per le edizioni Trecento.
Trentacinque anni dopo: onore ai Caduti, onore a Mikis Mantakas. Presente!


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