giovedì 2 febbraio 2012

In memoria di Berto Ricci





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Oggi ricorre il settantesimo anno dalla morte di uno dei più audaci e controversi uomini del Fascismo. Roberto Ricci era un pensatore di formazione anarchica ma aderì al fascismo nel 1927 vedendo in esso una possibilità di riscatto politico, culturale e popolare che l’Italia non aveva mai conosciuto. Nel 1931 fondò L’Universale, rivista che usciva dagli schemi e per la quale collaborarono figure autorevoli. L’Universale nacque con l’intento di “raccogliere attorno a sé quei giovani intellettuali fascisti che volevano andare oltre il capitalismo, il nazionalismo e le degenerazioni storiche del cristianesimo, e che credevano in una cultura fascista universale, che non dimenticasse le proprie tradizioni e rispondesse alle vere esigenze del fascista perfetto, puro eroe senza classe, insofferente ad ogni disciplina, irruento, intelligente e testardo apostolo dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni”. L’ultimo numero della rivista uscì il 25 agosto del 1935 all’alba della Guerra d’Etiopia. Ricci, infatti, partì volontario, come camicia nera tenendo fede al suo animo fascista estraneo ad ogni tipo di sterile intellettualismo da salotto tipico di quella borghesia viziata e nemica della patria da lui tanto odiata. L’esperienza etiope non rimase però l’unico incontro avuto con la durezza della guerra. Egli si arruolò volontario allo scoppio della seconda guerra mondiale e il fato volle che fu uno dei primi a cadere. Berto Ricci rimase fino agli ultimi istanti della sua vita fedele alle idee in cui credeva, lasciando ai posteri un esempio di coerenza estrema sorretta dalla tenacia convinzione politica che lo portò a trovare la morte sul campo di battaglia. Perché bisogna avere coraggio, perché il pensiero deve coincidere con l’azione. Il fiorentino Ricci era una figura poco incline agli accomodanti signorotti che giravano intorno al regime e al suo Duce; era anticapitalista, antiborghese, anticlericale, insomma un anticonformista d’altri tempi. Aveva una visione forse utopica per un paese come l’Italia, quello di superare appunto quel conservatorismo così radicato nell’animo del popolino italiota. Egli attaccò senza scrupoli coloro che usarono il fascismo e il suo regime per scopi di opportunismo, che con il loro arraffare e scalare frenarono o stroncarono quel momento storico rivoluzionario che fu il fascismo. In questa sua ribellione anarcoide nei confronti degli arrampicatori di ogni epoca, Ricci si batté per restituire a Roma e all’Italia una dimensione universale, cioè quel primato politico e culturale che la storia gli ha affidato. Egli affermava “Crediamo nell’assoluto politico, che è l’impero: aborriamo chi lo nomina invano”. Ciò che sorprende nel pensiero di Ricci è questa continua tensione spirituale, che ne fece un pensatore antimoderno, in cui si riconosce un misto tra eroismo nietzschiano, individualismo anarchico di Stirner, violenza sovversiva di Sorel; il tutto contornato da chiari richiami pagani affiancati da un cristianesimo guerriero di tipo templare. Questo poeta guerriero, questo soldato politico, non si arrese dinanzi alle difficoltà, battendosi con coraggio e dedizione nella Rivoluzione radicale continua che il fascismo doveva percorrere anche dopo aver conquistato il potere. Ciò lo portò a sfidare i nazionalisti e il loro pensiero ottuso e provinciale, che non giovava alla patria e non rispecchiava il destino di Roma. Per ciò professò sia il superamento del capitalismo che del nazionalismo e, rifiutando il concetto dell’uomo economico, criticò sia il materialismo marxista che quello capitalista. Le sue critiche non lasciarono però immune neanche il regime denunciandone apertamente gli errori quando questo li commetteva. Berto Ricci era un fascista eretico, un ribelle e da tale viene ricordato. Il 2 febbraio 1941, verso le nove di mattina, il fascista rivoluzionario cadde, all’età di 35 anni, vicino a Bir Gandula, in Libia, dal fuoco di uno spitfire inglese. Come da copione quindi venne ucciso dal piombo delle mitragliatrici della perfida Albione. La sua fu, e non poteva essere diversamente, una morte eroica che rispecchiava la sua figura di combattente che donò anima e corpo per l’idea. Oggi riposa al sacrario dei Caduti delle Guerre d’Oltremare, a Bari. Presente!
http://associazioneculturalezenit.wordpress.com/2011/02/02/in-memoria-di-berto-ricci/

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