mercoledì 11 gennaio 2012

11 GENNAIO - 57° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL GENERALE RODOLFO GRAZIANI...DECEDUTO A ROMA 11 GENNAIO 1955


Rodolfo Graziani nacque l’11 agosto 1882 a Filettino, nella Valle dell’Aniene in Provincia di Frosinone, da famiglia numerosa che lo indirizzò a studi religiosi nel Seminario di Subiaco. Rodolfo mostrò subito amore per l’avventura durante gli anni del collegio liceale. In lui si era sviluppata la tendenza alla carriera militare cancellando un eventuale Sacerdozio a cui non aveva in verità mai pensato. Non era molto attratto dalla politica. Dal padre era comunque stato educato a saldi principj Nazionalisti e Monarchici. Per motivi economici non frequentò la scuola militare, ma preferì svolgere il servizio militare di leva nel plotone allievi ufficiali del 94° Fanteria in Roma. Il 1° maggio 1904 fu nominato Sottotenente e destinato al 92° a Viterbo. Pur candidato a un concorso pubblico, lo disdegnò per proseguire come Ufficiale effettivo nel I Reggimento Granatieri di Roma (1906). Nel 1908 fu destinato in Eritrea, dove imparò subito l’arabo e il tigrino e si innamorò dell’Africa.
Destinato al primo battaglione coloniale con sede ad Adi Ugri, vi rimase quattro anni finché non fu morso da un serpente velenoso, il cui veleno lo fece tribolare per un anno intero. Nel 1913 sposò l’amica d’infanzia Ines Chionetti e sei mesi dopo è di stanza in Cirenaica. L’unica figlia gli nacque alla vigilia della partenza per la Grande Guerra quale Capitano. Più volte ferito, pluridecorato, promosso per meriti di guerra, citato nei bollettini militari e nei diari storici, tornò eroe, divenendo il più giovane Colonnello del Regio Esercito (36 anni, 1918). A capo del 61° Fanteria, che egli aveva comandato in Macedonia, andò a Parma, sede Reggimentale, dove prese contatto, suo malgrado, con l’infuocato ambiente politico parmigiano dell’oltretorrente. Coi rossi e gli sbandati assunse un atteggiamento risoluto, per ricondurli all’ordine. Nell’ottobre del ’21, dopo due anni di distacco per riduzione quadri, e dopo alcuni tentativi di darsi al commercio con l’oriente, Graziani accettò la proposta, fattagli dall’allora Ministro della Guerra, di andare in Libia. Era dalla vittoria contro i turchi del 1912 che la Libia versava in una situazione perdurante di anarchia. Graziani, destinato a Zuara, ebbe inizialmente funzioni puramente militari, ma quando le operazioni presero un raggio di grande ampiezza, divenne uno dei migliori esecutori della politica interna. Fino al 1929 egli, con il grado di Generale di Brigata, continuò ad esercitare funzioni politico-militari nella progressiva avanzata dapprima verso la Sirtica e poi verso il Fezzan, riuscendo a riconquistare tutta la regione. Nominato Vicegovernatore della Cirenaica tradusse in atto, con mano oltremodo ferma, le direttive impartitegli, riformando su nuove basi il corpo di truppe coloniali, imprimendo maggior vigore alle operazioni, stroncando ogni connivenza con i ribelli. Nel marzo 1934 il Generale Graziani consegnò al nuovo Governatore Italo Balbo una Cirenaica organizzata, pacificata ed etnicamente riordinata. Tale operazione gli valse, da parte del Ministro delle Colonie, la citazione quale benemerito della Patria nei due rami del Parlamento. Nel frattempo, nel 1932, era stato promosso Generale di Corpo d’Armata per meriti speciali e venne destinato ad Udine. Alla fine del ’34 il Governo decise di liquidare la situazione etiopica e nel febbraio dell’anno successivo, Graziani ricevette l’ordine della sua nuova destinazione, la Somalia. Colà, come Governatore e Comandante supremo delle truppe del fronte Sud, opera brillantemente per la fondazione dell’Impero. Il 24 maggio 1936 assume la Reggenza del Vicereame d’Etiopia, succedendo a Badoglio, e viene nominato Maresciallo d’Italia. Con vigorose operazioni afferma saldamente il nostro dominio e inizia a compiere quei grandiosi lavori pubblici, che saranno ultimati dal suo successore il Duca d’Aosta e che restano a tutt’oggi monumento delle capacità e della volontà civilizzatrice dell’Italia Fascista. Nel 1937, durante i festeggiamenti per la nascita dell’Erede al Trono Vittorio Emanuele, Graziani subisce un grave attentato ad Addis Abeba, da cui riesce a salvarsi. Nello stesso anno cede il Vicereame al suo successore, il Duca d’Aosta. Nel 1938 viene creato Marchese di Neghelli. Il 3 novembre ’39 viene nominato Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito. Graziani si rese subito conto delle manchevolezze che caratterizzavano la situazione militare, parlandone apertamente a Mussolini. Vi erano deficienze in ogni campo: delle “otto milioni di bajonette, ne esistevano solo 1.300.000 e altrettanti fucili e moschetti modello 1891”. La nostra industria bellica era debole, le nostre riserve di materie strategiche e di derrate scarse. “Questo deplorevole stato di cose dipendeva formalmente dal Capo del Governo, che per lunghi anni aveva esercitato le funzioni di Ministro delle tre Forze Armate (R. Eserciro, R. Marina, R. Aeronautica, non della Milizia, ndr); ma la responsabilità oggettiva ricade su Badoglio (Capo di Stato Maggiore Generale, ndr), il quale ricopriva tale incarico fin dal 1926 ed era, per legge, il consigliere militare del Capo del Governo” La guerra venne dichiarata il 10 giugno del ’40 al fronte Francese. Le operazioni durarono tre giorni, ed il 24 giugno i francesi sottoscrissero l’armistizio. Ultimata la campagna, Graziani tornò a Roma, e la sera del 28, mentre era nella sua tenuta di Arcinazzo, ricevette una telefonata che gli annunciava la morte incidentale del Governatore e Comandante Superiore in Libia, Maresciallo Balbo, avvenuta a Tobruch, e l’ordine di partire subito per assumerne la successione. Gli ordini erano precisi: invadere l’Egitto, prendere Alessandria e il Canale. Tuttavia l’offensiva, prevista per il 15 luglio, era impossibile a causa della mancanza dei mezzi più elementari non solo per combattere, ma anche per vivere nel deserto, e così egli ottenne un rinvio; ma il 25 agosto arrivava l’ordine da Mussolini di avanzare senza ulteriore indugio in Egitto. Graziani, dopo le prime sconfitte, chiese di essere esonerato da ogni incarico e lasciò la Libia l’11 febbraio 1941, isolandosi volontariamente dalla vita pubblica. Con gli avvenimenti del 1943 e la creazione della RSI, accettò di diventare il 24 settembre Ministro e Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Repubblicano. In tali vesti Graziani fece approvare un promemoria in cui si sosteneva l’opportunità che l’Esercito da costituire dovesse essere basato non solo sui volontari, ma anche sulla coscrizione, e costituito da grandi unità da addestrare in Germania; i quadri avrebbero dovuto essere formati tutti di Ufficiali volontari a domanda, evitando comunque ad ogni costo la guerra civile. Sulla base di tali propositi, furono siglati accordi con il comando supremo germanico, accordi che si concretizzarono il 16 ottobre: i tedeschi si impegnarono ad armare e istruire 4 Divisioni Italiane, di cui una Alpina, e successivamente altre 4; una nona, Divisione corazzata, doveva essere composta con personale Italiano addestrato alla scuola di motorizzazione tedesca. Tuttavia difficile fu il rapporto tra l’Esercito e la nuova milizia del PFR, Guardia Nazionale Repubblicana, che, contrariamente a ciò che era la MVSN, divenne un’unità di 150.000 uomini completamente autonoma; ad aggiungersi alla già caotica situazione militare vi furono le Brigate Nere, nelle quali furono inquadrati tutti gli iscritti al Partito che non erano ancora alle armi. Con la sconfitta, la notte tra il 29 e il 30 aprile del 1945 il Maresciallo Graziani si arrese presso il comando del IV Corpo d’Armata americano. Dopo circa un mese di prigionia presso il campo di Cinecittà in Roma, il 12 giugno fu trasferito in aereo ad Algeri come prigioniero di guerra. Il suo periodo di prigionia in Algeria si concluse il 16 febbraio 1946 quando fu trasferito in Italia. Durante il periodo della detenzione a Procida, Graziani scrisse e pubblicò tre volumi: “Ho difeso la patria”, “Africa settentrionale 1940-41”, “Libia redenta”. Graziani fu rimesso in libertà nell’agosto del 1950 e, dopo una breve sosta a Roma, si trasferì ad Affile, nel versante romano della valle dell’Aniene. Nel 1952 maturò l'idea di prendere parte diretta nella politica portandovi il peso della sua enorme popolarità ed il 15 ottobre chiese la tessera del Movimento Sociale Italiano entrandovi come semplice iscritto. Era tuttavia difficile, con il prestigio che lo circondava, che non divenisse punto di riferimento del partito. Accettò la Presidenza Onoraria del Movimento, insieme con il Comandante Borghese. Ogni sua partecipazione in pubblico si tramutava in un bagno di folla entusiasta. Nei primi giorni del gennaio del 1954 si svolse a Viareggio il IV congresso nazionale del M.S.I. ed il Maresciallo, in qualità di Presidente Onorario del movimento, inviò un suo messaggio che tracciava quella che sarebbe dovuta essere la linea politica generale da seguire e gli obiettivi su cui puntare al fine di rilanciare il movimento. Purtroppo il nobile messaggio non ebbe seguito. Profondamente deluso, il Maresciallo, si ritirò definitivamente dalla vita politica. Morì a Roma l’11 gennaio 1955.


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