venerdì 6 gennaio 2012

ONORE E RESA

5 gen 2012
Il 4 febbraio intitoleremo ad Almirante un intero corteo. Così tutti quelli che da anni ormai stanno facendo orecchie da mercante sulla legittima richiesta di intitolazione di una strada della Capitale a un rappresentante, di destra, della Repubblica italiana capiranno che non si scherza con i nostri punti di riferimento, con la nostra storia.
Sfileremo, quel 4 febbraio contro il governo Monti, anche nel nome di un uomo che per l’Italia ha speso una vita, e mai si sarebbe sognato di vederla in mano a un manipolo di banchieri.
Oggi questa sinistra radical chic abituata a pontificare dai salotti della politica si permette addirittura l’assurdo lusso di decidere quali nomi devono essere iscritti sulla toponomastica della Capitale e quali altri no. Pretese fuori da ogni logica di chi, perso il contatto con la realtà, si rinchiude nell’antifascismo più becero, aizzando una polemica rozza. Una sinistra velenosa che celebra Giorgio Bocca e ne dimentica l’attività giovanile, ma è pronta a puntare il dito su una delle maggiori personalità della destra italiana che alla sua morte ricevette anche gli onori dell’allora Pci.
Come ha giustamente sottolineato Donna Assunta Almirante, che ieri ho avuto modo di contattare personalmente per rappresentarle la nostra solidarietà per i volgari affronti a suo marito, all’ex leader dell’Msi non mancano certo le strade intitolate in Italia, che lo celebra in quanto uomo di Stato e politico fine.
Ma se da una parte le urla della sinistra ci indignano senza però sorprenderci, meraviglia la posizione ecumenica del sindaco Alemanno, che decide di piegarsi “all’approfondimento storico e al dibattito civile e culturale che permetteranno a tutti di comprendere il reale significato storico-politico di Giorgio Almirante”.
Noi non abbiamo bisogno di alcun approfondimento né di far cadere il veto di certi accusatori: conosciamo la storia e la grandezza di Giorgio Almirante, ne ammiriamo lo spessore ogni qual volta ne leggiamo gli scritti o ascoltiamo i discorsi. Un’oratoria e una prosa che ci abbagliano per maestosità e capacità di coinvolgimento, che hanno insegnato a molti come fare politica, o tenere un comizio.
Evidentemente, però,la fascia tricolore deve avere avuto una pessima influenza sulla coscienza del sindaco Alemanno, che nel 2007 da consigliere comunale, come ha ricordato ieri Fabio Schiuma, fu firmatario di un odg proprio per l’intitolazione di una strada di Roma a Giorgio Almirante. Oggi, nelle motivazioni che dà sulla lentezza dell’iter toponomastico, rileggiamo le stesse che diedero allora i vertici comunali. Con la differenza che quelle provenivano dalla giunta, di sinistra, di Veltroni.
Ricalcando quelle astruse spiegazioni, il sindaco tradisce non solo la sua idea ma quella di tutti coloro che lo hanno votato. Perché se è vero che il primo cittadino deve rappresentare tutti i romani, è vero anche che si trova sullo scranno più alto del Campidoglio per i voti della gente di destra. E anche per i nostri.
Quella strada, a quasi un quarto di secolo dalla sua scomparsa, a Giorgio Almirante va intitolata. E non serve nessuno cattedratico, nessuna revisione o punto di accordo per provvedere a questa mancanza: ci ha già pensato la storia a farlo entrare tra i grandi della politica italiana. E vorremmo sapere cosa ne pensa, a proposito, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ad Almirante deve tutto, ma come sempre fa finta di niente e non spende nemmeno una parola sull’argomento.
Ma forse è meglio così: lo stesso Almirante ad ascoltarlo avrebbe più di un rammarico.


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