venerdì 23 dicembre 2011



Ministri tecnici e politici pasticcioni rischiano di complicare la vita di chi lavora. I primi sono quelli come madame Fornero, la piagnona, che un giorno impreca contro l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e il giorno seguente nega di sapere di che stiamo parlando; i secondi sono quelli disposti a ingoiare tutto pur di evitare di dare la parola al popolo.
Nel frattempo, il lavoro cala, aumentano i disoccupati, la tragedia sociale e’ sempre più palpabile. Noi, quando il 4 febbraio scenderemo in piazza nel corteo di Roma, intendiamo issare anche le bandiere del lavoro che manca.
La manifestazione, contro il governo delle banche, dovrà rilanciare anche una piattaforma sociale cara a questa nostra destra, a partire dal modello partecipativo.
E’ fondamentale cercare strumenti nuovi, innovativi e così presenti in tanta tradizione europea. Non bisogna preoccuparsi di licenziare, ma di assumere, ha detto nei giorni scorsi Giovanni Centrella, segretario dell’Ugl. E proprio con lui intendo fare una chiacchierata nei prossimi giorni per verificar se col sindacato più libero che c’e’ si possa fare un pezzo di strada assieme. In questo momento, ho appreso che l’organizzazione e’ impegnata in una grande campagna contro la delocalizzazione industriale, che e’ tema centrale del nostro Paese. Le politiche di globalizzazione, che si accompagnano alle politiche finanziarie, stanno devastando i rapporti sociali.
Nel rispetto delle autonomie che si debbono riconoscere a formazioni politiche e organizzazioni sindacali, credo che si debba tentare di individuare obiettivi comuni. E magari provare a comprendere se si potranno proporre anche in vista del 4 febbraio di Roma.
Ne parleremo, se ne avremo l’occasione. Alle nostre spalle, decenni di storia comune. Davanti, può esserci un futuro …

http://www.storace.it/2011/12/23/ma-chi-rappresenta-il-lavoro-se-noi-e-l%e2%80%99ugl%e2%80%a6/


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