sabato 10 dicembre 2011

GLI INGLESI HANNO RAGIONE NEL DIFENDERE LA LORO SOVRANITA',E NOI???

Il flop del vertice salva euro Londra lascia i 26 dell'Ue

Accordo tra gli Stati membri: unione fiscale e più poteri contro la speculazione. Il Regno Unito non firma l’intesa, scintille con Parigi. Accantonati gli eurobond


Il vertice «salva euro», l’interminabile Consiglio europeo di Bruxelles, si conclude con un mezzo flop. L’esito è un accordo monco perché la Gran Bretagna di David Cameron si sfila dall’intesa; tra Parigi e Londra sono scintille; gli eurobond vengono accantonati; mentre la potenza di fuoco per difendersi dalla speculazione (firewall) aumenta ma di poco.
L'eurozona


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Di fatto, nel braccio di ferro plurimo, iniziato giovedì, proseguito fino alle cinque del mattino e conclusosi ieri pomeriggio, ha vinto la Germania. Lo ammette al Giornale pure il ministro degli Affari europei Enzo Moavero: «Si sa che la Germania in Europa ha sempre avuto un braccio grande così...». Ossia pieno di muscoli. Ma nello stesso tempo giura di esser contento: «Sono soddisfatto e vedo il bicchiere pieno per 26/27».
I numeri non sono casuali e si riferiscono agli Stati che qui a Bruxelles hanno trovato, sudando sette camicie, un’intesa su un accordo intergovernativo: 17 Paesi della zona euro più altri 9. Ad esclusione, appunto, del Regno Unito. Il nuovo trattato, che sarà firmato a marzo, stabilisce alcune regole: l’introduzione del «fiscal compact», o «patto di bilancio», con sanzioni a chi sfora il 3% del rapporto deficit/Pil; gli Stati verseranno 200 miliardi in più al Fmi che potrà intervenire contro le speculazioni; si accelera l’entrata in vigore del Meccanismo europeo di stabilità che affiancherà il Fondo salva stati, sotto la supervisione della Bce; si stabilisce di approfondire in futuro la questione degli eurobond; si lavorerà per una più forte politica economica comune, con relativa perdita di quote di sovranità degli Stati membri. E in serata è arrivato anche un mezzo via libera degli Stati Uniti: «Si vedono i segni di progresso - ha spiegato un portavoce della Casa Bianca - ma ne servono altri».
Un Monti visibilmente provato, dopo una maratona che a tutti ha concesso soltanto un paio d’ore di sonno, si concede ai giornalisti per una conferenza stampa e rivela la posizione italiana: «Avremmo preferito una impostazione comunitaria a 27 membri - ammette - e ho mediato molto tra la Gran Bretagna e il resto d’Europa». Invano. Poi cita un’altra partita, quella degli eurobond, descrivendola come una vittoria: «Alcuni Stati volevano sopprimere l’idea nella culla e mi sono molto battuto su questo punto. Se ne discuterà ancora». In realtà nella notte, sul tema, Monti era riuscito a convincere anche il direttore del Fmi, la francese Christine Lagarde, ma il «niet» della Merkel, spalleggiata dal premier olandese Mark Rutte, ha avuto la meglio.
Poi un altro suo pallino: «Il cosiddetto gruppo dei “17 plus” dovrà fare più affidamento alla Commissione Ue e alla Corte di giustizia».

Quindi riconosce che «Per la Gran Bretagna ci sarà un certo isolamento rispetto all’epoca di Blair che diceva “Dobbiamo essere il cuore dell’Europa”. Cosa che personalmente mi dispiace molto». Il premier ammette che nella lunga notte per trovare la quadra, s’è pure «accalorato» («cosa che non mi capita spesso») per muovere verso l’alto i Paesi solitamente austeri sulle dimensioni del firewall. Ma soprattutto fa capire di aver respinto l’accusa di essere alla guida di uno Stato lassista: «Non è vero che non siamo amanti della disciplina. E non mi sentirete mai dire che i sacrifici che stiamo facendo li facciamo perché imposti dall’Europa».
Del vertice, Monti fa un bilancio positivo nonostante i soldi per difendersi dal contagio siano pochi, l’accordo sia parziale e su alcune questioni (eurobond) si sia deciso di non decidere. «C’è più coesione tra 26 che tra 27 - dice -. Ed è un bene che ci siano più soldi e più disciplina». Punzecchiato sulla lite franco-britannica, Monti minimizza ma ammette: «Non so quanto Sarkozy fosse ansioso di tenere il Regno Unito a bordo. Certo, la sua personalità non è fatta di nouances».
Un modo «montiano» per riconoscere che tra Sarkozy e Cameron sono stati fuochi e lampi.
La verità è che al summit il premier inglese s’è presentato facendo il seguente discorso: «Mi chiedete una mano per salvare la vostra moneta. Lo posso fare ma soltanto con precise garanzie altrimenti non torno a Londra dicendo di aver perso una parte di sovranità». E le garanzie richieste riguardavano l’esenzione delle regole future sui servizi finanziari, quali ad esempio, l’eventuale Tobin Tax. Tradotto: i lacci e i lacciuoli di Bruxelles stiano fuori dalla nostra City. Una condizione inaccettabile per tutti ma che ha mandato su tutte le furie soprattutto Sarkozy.
Il quale, al termine del vertice, avrebbe evitato di stringere la mano al premier britannico. La stampa inglese ha subito montato un «caso». Per il tabloid Mail, «Questo è quello che realmente pensa Sarkozy di Cameron», scrive mostrando una fotosequenza nel quale il francese snobba l’inglese; mentre il Daily Telegraph sostiene che i due si erano già salutati e l’incidente diplomatico non c’è. Per ora.
http://www.ilgiornale.it/interni/il_flop_vertice_salva_euro_londra_abbandona_26_dellue/10-12-2011/articolo-id=561414-page=0-comments=1

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