sabato 19 novembre 2011

giovedì, 08 ottobre 2009

IL CAMPO DEL DEGRADO
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Blitz antidroga in campo
I residenti: «I politici vengano a vedere come viviamo qui»
«Perché dopo i giornalisti non vengono anche i politici a vedere come viviamo qui in campo?». L’articolo e le foto pubblicate ieri su “Il Gazzettino”, che descrivono il sudiciume nella calli adiacenti a campo Santa Margherita, danno nuovo sfogo alle lamentele dei residenti. Loro in mezzo alla pipi ci camminano tutti i giorni, specialmente nel week end, ed appendono con piacere che si parli del problema. «E’ nato un comitato alcuni anni fa – spiega Giovanna, residente in una delle “calli – toiletttes” attorno al campo – un protesta spontanea di cittadini esasperati dal fetore e dall’inciviltà. Le proteste sono state tantissime. Non sono servite a nulla. A distanza di anni, soprattutto nei week end, le calli nelle quali abitiamo, nelle quali camminano i nostri bambini, vengono ridotte a fogna. E’ ora di finirla, è ora che i politici che governano questa città facciano due passi, come ha fatto Il Gazzettino, per toccare con mano lo schifo».
      Ma oltre ai cronisti del Gazzettino, nei giorni scorsi in campo Santa Margherita sono arrivati anche i carabinieri della stazione di San Marco. I militari hanno concentrato la loro attenzione soprattutto nei confronti di quattro giovani con fare sospetto. Dal successivo controllo è emerso che una di loro, una diciassettenne mestrina, era in possesso di un involucro con tre grammi di eroina e un pezzo di stagnola con altre tracce di droga. Ad un altro ragazzo, però maggiorenne, sono stati rinvenuti tre flaconcini di metadone. Al termine della verifica i carabinieri hanno deciso di segnalarli al prefetto. Domenica sera, infine, i carabinieri sono tornati nella zona di Santa Margherita, sempre attorno alle 21.30. In questo caso, ad un tunisino irregolare di 40 anni, sono stati sequestrati quattro pezzetti di hashish per un totale di undici grammi e mezzo. Non avendo ottemperato all’ordine del questore di abbandonare il nostro paese, il nordafricano alla fine è stato arrestato.

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martedì, 06 ottobre 2009

Il campo della pipì
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Un percorso ad ostacoli. Le calli attorno a campo Santa Margherita, la sera diventano un vero sentiero di guerra. Consigliato l’uso di anfibi o se possibile degli stivali. Per arrivare a casa, infatti, soprattutto nelle sere del week end, i residenti sono costretti a fare slalom tra gli sgradevoli "omaggi" lasciati da qualche incivile, molto spesso ubriaco. Il problema è noto, tanto che molti abitanti del campo hanno chiesto ed ottenuto di poter chiudere con cancelli le calli nelle quali vivono. Negli corso degli anni, il Sottoportego e la Corte delle Carrozze, Il Sottoportego dell Uva e molte altre calli, circa una dozzina, sono state chiuse. Il tutto per cercare di arginare l’inciviltà altrui. Non tutti sono così fortunati da poter sbarrare le proprie abitazioni. Calle del Caffettier, Calle del Remer, la Corte del Fontego, il Ramo secondo Cappello, solo per fare alcuni esempi, sono strade di passaggio e come tali non possono essere chiuse. Di sera da quelle parti di gente ne passa pochina così, e così le calli vengono costantemente trasformate in "toilettes".
      I residenti hanno reagito mettendo cartelli che minacciano secchiate dalla finestra; c’è chi ha installato telecamere; chi ha optato per cellule fotoelettriche che accendono luci ad ogni passaggio. Inutili deterrenti. Dalle 22 campo Santa Margherita inizia a riempirsi: centinaia di giovani si ritrovano per una bevuta in compagnia e, già attorno alle 22.30, le calli circostanti si trasformano in bagni a cielo aperto, utilizzati sia da ragazzi che da ragazze. Il tutto prosegue per tutta la notte, con immagini conseguenze per l’igiene e i cattivi odori. Alla domanda se non considerino incivile fare la pipì per la strada, la risposta è sempre la stessa: «Mancano i bagni pubblici, che ci possiamo fare?»
      I residenti non ne possono più: «C’è poco da dire – commenta laconica una signora che abita in una delle calli trasformate in toilette - ci abbiamo provato in tutti i modi, non è servito a nulla. Ogni sera è sempre la stessa storia. I controlli sono insufficienti, la pulizia delle strade ce la facciamo noi, e i litri di pipì e vomito non si contano. Per fortuna ogni tanto piove, e per qualche ora ci sembra di vivere in una città pulita».
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lunedì, 05 ottobre 2009

PER NON DIMENTICARE
NANNI DE ANGELIS PRESENTE!!!!!!

Il 5 Ottobre del 1980 Nanni De Angelis si "suicida" in carcere, dopo che degli agenti lo colpiscono alla testa con le pistole ed in seguito lo ammanettano ad un lampione e continuano a picchiarlo con ferocia dandogli dei calci. Ma questo non bastava, in seguito all'arrivo in Questura lo ammanettano a una sedia e continuano a sbattergli la testa al muro, solo successivamente lo portano in ospedale, ma nonostante il referto medico indichi come sia necessario un suo ricovero, un magistrato lo fa riportare in cella, dove in isolamento secondo le fonti ufficiali viene trovato impiccato. Sono passati ventisette anni dalla morte di Nanni De Angelis. Anni in cui molte cose sono cambiate, in cui molte storie sono state scritte e molte strade sono state percorse. La storia di Nanni è fatta di scelte difficili, compiute in un periodo in cui decidere di fare politica significava mettere in gioco tutto, essere pronti a qualunque sacrificio. Insieme ad altri camerati aveva dato vita, alla fine degli anni ’70, a Terza Posizione, un’organizzazione extraparlamentare, una comunità di ragazzi che hanno vissuto, per dirla con le loro parole, “un periodo di militanza pura dettata dal sentimento più autentico e forgiata nella dignità”. Una storia fatta di gruppi di studio tenuti in umide cantine a lume di candela, di volantini, di giornali scritti e diffusi con impegno, di manifestazioni per il diritto alla casa, di lotte studentesche. Una storia di ragazzi che hanno voluto farsi a loro modo esempio, parlando di rivoluzione come costruzione di “uomini che hanno in sé il centro dell’attività e riescono ad esprimere, direttamente e continuamente nella realtà, quelle idee viventi e vivificanti che li contraddistinguono (…) ”. La storia di questi ragazzi, tra cui Nanni, finisce nel 1980, dopo la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto, che tutti si affrettarono a definire senza ombra di dubbio “fascista”. Per dar immediatamente corpo e consistenza alla “pista nera”, si procedette ad una serie indiscriminata di arresti nell’ambiente dell’estrema destra, ed in particolare appunto tra i ragazzi di TP, usati come capri espiatori dalla magistratura e dal sistema politico di allora (note le pesanti affermazioni dell’allora ministro dell’interno Cossiga). Il 23 settembre 1980, con un notevolissimo dispiegamento di uomini e di mezzi, si procedette ad un blitz contro i ragazzi di Terza Posizione. Tra loro, quasi tutti giovanissimi, una ragazza al quarto mese di gravidanza, che partorirà in carcere. Alla retata riescono a sfuggire Nanni e un suo camerata che però, colpiti comunque da mandato di cattura, vengono arrestati il 4 ottobre da agenti della DIGOS in via Sistina. Un testimone ha in seguito scritto una tremenda lettera alla madre di Nanni, in cui descrive i particolari dell’arresto: con assurda ferocia i poliziotti hanno picchiato i due ragazzi e li hanno gettati a terra colpendoli in testa con i tacchi delle scarpe e i calci delle pistole. Nella lettera si dice addirittura che quello che è successo a Nanni è il minimo che potesse accadergli dopo un simile trattamento. Terribile è anche quanto si legge nel verbale dell’interrogatorio di Luigi, il ragazzo arrestato con Nanni: “Nanni De Angelis. Di costui mi rimarrà sempre impresso il modo in cui venne trattato in Questura ed ancora vedo lo squarcio che aveva in testa. Ho ancora il ricordo degli agenti che lo malmenavano mentre era in tali condizioni e sento le sue testate contro la parete della stanza della DIGOS contigua rispetto a quella ove mi trovavo io”. Nonostante le sue gravi condizioni Nanni, invece di essere immediatamente ricoverato nel reparto medico del carcere di Rebibbia, venne tradotto nella cella n.23 del reparto isolamento, in cui sarà dopo poche ore rinvenuto morto, impiccato ad una sbarra della finestra. Non è mai stato chiarito se Nanni si sia suicidato o se si sia trattato di un tentativo di far passare per suicidio una morte avvenuta per altre ragioni. Ma come è scritto in una canzone dedicata a Nanni da Massimo Morsello, “(…) cosa importa se la morte te l’ha data un’altra mano o te la sei data tu (…) ”. Questo per dire che la morte di Nanni, che allora aveva 19 anni, è stata in ogni caso l’espressione di un’ansia di libertà, di una volontà di vivere per sempre oltre le sbarre, sia quelle materiali della cella in cui era rinchiuso, sia quelle ideali di un sistema che voleva far tacere con la violenza coloro che si ribellavano ad esso. Per usare ancora una volta le parole di Massimino, “ (…) cosa importa se non dormi, se non mangi e non respiri, per me vivo resterai”. La storia di Nanni, come quella degli altri ragazzi che, come lui, hanno dato la vita, è scritta sui muri della nostra città, nelle nostre canzoni, e soprattutto deve essere scritta nella nostra militanza quotidiana. Spetta a noi oggi, nel nostro tempo, con i nostri piccoli sacrifici, far vivere quella volontà di libertà che animava Nanni e coloro che hanno dato la vita come lui.
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NESSUN PERDONO PER I PEDOFILI
pedofilo-merdaBrescia. Seminudo nell'auto
con 4 bambine: arrestato 57enne
BRESCIA) (4 ottobre) - Un uomo di 57 anni è stato arrestato a Carpenedolo dopo essere stato trovato seminudo in un'auto con a bordo quattro bambine di età compresa tra i 5 e i 12 anni. A notare l'auto, con a bordo l'uomo e le bambine, è stata una pattuglia della polizia stradale di Montichiari .

Le vittime sono 4 bambine d'origini marocchina, due coppie di sorelle, cugine tra loro. Le indagini avrebbero consentito di stabilire che l'uomo è un vicino di casa di due delle quattro cuginette, e che le avrebbe adescate in un parco giochi, nei pressi di un centro commerciale del comune della bassa bresciana in cui il fatto è accaduto, dicendo loro «vi accompagno a casa».

La perquisizione dell'abitazione dell'arrestato, di professione agricoltore, ha portato al sequestro di 200 videocassette. Alcune, tra quelle esaminate, hanno contenuto pornografico.
L'uomo è stato arrestato per sequestro di minorenni, atti osceni in luogo pubblico, atti sessuali con minorenni.
Le bambine, intanto sono state affidate ai medici del 118 per le cure e gli accertamenti necessari.
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venerdì, 02 ottobre 2009

Nubifragio a Messina
MALTEMPO: NEL MESSINESE DECINE DI MORTI, DISPERSI E FERITI 
MESSINA - Sale a 18 il numero delle vittime accertate fino ad ora, a causa del violento nubifragio che si è abbattuto la notte scorsa nel messinese. Lo ha comunicato l'unità di crisi istituita presso la Prefettura di Messina che parla di 40 ricoverati negli ospedali. Il numero più alto di vittime, in base a questo bilancio ancora provvisorio, si registra a Scaletta Zanclea, con dieci morti; altri sei cadaveri sono stati recuperati fino ad ora a Giampilieri superiore mentre una donna é morta nel crollo del tetto della sua abitazione a Briga.
Molte le frazioni e le case isolate travolte da veri e propri fiumi di acqua e fango e detriti che rendono complicate anche le operazioni di soccorso, gran parte delle quali vengono compiute via mare.
Da Briga Marina a Scaletta Zanclea tutta la fascia a ridosso del mare è stata investita da una colata di fango. Ci sono grosse difficoltà per i soccorritori a raggiungere le zone più colpite: la strada per Giampilieri Superiore è interrotta a un chilometro dal paese da una montagna di fango alta 3 metri che si è infilata sotto cavalcavia della ferrovia. E a Scaletta Marea il fango ha invaso circa 700 metri del paese. Vi sono anche delle abitazioni che sono crollate e i soccorritori scavano a mani nude nel fango. Lungo la statale 114, l'Orientale Sicula, il traffico è andato in tilt con i mezzi di soccorso in parte bloccati. Nella zona dovrebbe arrivare il capo della Protezione civile Guido Bertolaso per un sopralluogo. Alcuni testimoni hanno riferito che a Scaletta Zanclea sarebbero ancora persone sepolte nel fango.
Al posto della Statale 114 c'é un muro di fango, dove c'era la ferrovia massi e resti di abitazioni, e su quella che era la spiaggia carcasse di auto semisommerse dal fango su cui s'infrangono le onde: è lo scenario che si è presentato ai soccorritori che dalla notte scavano a Scaletta Zanclea. Tutte le vie del paese sono invase da metri di fango e dretiti e sono diversi i punti in cui l'acqua si è creata una via, travolgendo tutto quello che trovava per raggiungere il mare.
L'onda di piena ha travolto la casa del principe Ruffo, la più antica del paese, un ex orfanotrofio delle Suore di San Ludovico e diverse abitazioni. Diversi i cadaveri estratti dal fango. Anche la linea ferroviaria è stata completamente divelta: dove c'erano i binari ora ci sono massi grossi tre metri, pezzi di cemento armato e alberi. Il paese è irraggiungibile con i mezzi di soccorso pesanti e dunque si continua a scavare con strumenti di fortuna.
Le stradelle e i ponti che dalle frazioni messinesi lungo la costa portano sulle colline sono ostruite da frane. Interi costoni di terra si sono staccati dalle montagnole che si affacciano sulla statale travolgendo tutto ciò che incontravano. Le frane sono avvenute solo nelle zone disboscate o in cui gli alberi sono stati distrutti da incendi.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, da Matera, dove si trova in visita, si è messo in contatto con il prefetto di Messina, Franco Alecci, per informarsi sulla situazione e il consiglio dei ministri, riunitosi stamani, ha varato lo stato di emergenza per affrontare una situazione che il capo della protezione civile Guido Bertolaso, giunto sul posto, ha definito "molto seria e molto critica". Diverse le case crollate a cause delle frane e degli smottamenti nelle zone più colpite: Scaletta Zanclea e Santo Stefano Briga, ma soprattutto Giampilieri, a 20 chilometri a sud di Messina, dove un costone roccioso è franato travolgendo alcune palazzine.
Le squadre dei soccorritori stanno scavando nel fango alla ricerca dei dispersi. A Giampilieri e Scaletta Zanclea sono stati trovati i corpi delle sei vittime: uno di essi era dentro un'auto travolta da un torrente. Una nave delle capitanerie di porto ha trasportato una cinquantina di persone, diverse delle quali ferite, dalla costa messinese verso la città.
Una quindicina i feriti fino ad ora ricoverati al Policlinico di Messina: tra loro anche due ustionati a causa dello scoppio di una bombola di gas a causa della frana che ha travolto il paese di Scaletta. Alcuni abitanti delle zone colpite, diversi dei quali si sono rifugiati sui tetti delle case per sfuggire al torrente di acqua fango, sono stati soccorsi con l'elicottero della protezione civile. Nella zona sono al lavoro uomini dell'esercito, dei vigili del fuoco e della protezione civile.
PARROCO GIAMPILIERI, DISASTRO ANNUNCIATO
Si è ripetuto quello che era accaduto due anni fa, quando, solo per un miracolo, non ci furono morti. Parla di 'disastro annunciato'' padre Giovanni Scimone, parroco di Giampilieri, la frazione del comune di Messina devastata da un nubifragio costato la vita a 14 persone. "Stavolta - spiega - la pioggia è durata di più ed è stata più violenta e ora contiamo le vittime". "In due anni - continua - nessuno ha preso provvedimenti, Nonostante la precedente alluvione fosse stata più di un segnale. Le colline sono prive di alberi - in parte distrutti dagli incendi, in parte tagliati per edificare -, non sono stati costruiti muri di contenimento. Tutto questo comporta che una pioggia più violenta fa venir giù le frane". Don Scimone, che vive nel centro di Messina, non è ancora riuscito a raggiungere la frazione. "La strada - dice - è bloccata. I parrocchiani mi raccontano di scene drammatiche: case crollate, gente sotto le macerie, fiumi di fango".
CADUTI 230 MILLIMETRI PIOGGIA IN 3/4 ORE
Sono almeno una ventina le persone rimaste ferite e già ricoverate negli ospedali della provincia di Messina, dopo l'ondata di maltempo che ha investito la Sicilia orientale. Un numero che è destinato ad aumentare in quanto vi sono dei comuni e delle frazioni che non sono ancora state raggiunte a causa delle frane e delle colate di fango. "La situazione è pesante - dice il vice capo del Dipartimento della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis - in alcune zone sono caduti anche 220/230 millimetri di pioggia in tre-quattro ore". De Bernardinis ha sottolineato che fin dalla serata di ieri, quando è stato intensificato l'allerta meteo emesso nel pomeriggio, il Dipartimento è rimasto in contatto con le prefetture di Messina, Catania e Palermo e nella notte un team di esperti del Dipartimento ha raggiunto il centro operativo in prefettura a Messina, per coordinare l'invio dei soccorsi dalle altre zone della Sicilia e delle altre regioni. Le situazioni più difficili, affermano al Dipartimento, sono quelle di Scaletta - dove i feriti sono stati portati via con una motovedetta delle Capitanerie di Porto perché l'univo modo per arrivare al paese era via mare - Molino e Giampilieri. In quest'ultimo comune si sono registrate diverse frane e anche un'esplosione di gpl che ha causato crolli. Ancora isolato, invece, Briga, in quanto i mezzi di soccorso non sono riusciti a farsi largo tra le colate di fango.


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Proposta indecente alla disoccupata
Striscia incastra sindacalisti padovani
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PADOVA (2 ottobre) - Tutto comincia quando una giovane disoccupata che vuole fare causa al suo datore di lavoro per avere la liquidazione si rivolge a due sindacalisti. Dopo due mesi la richiamano e le fanno una proposta/ Video Un ricco ereditiere per avere la dote promessa deve dimostrare di convivere con una donna, sesso compreso. E questa donna potrebbe essere lei. Le propongono di stipendiarla per un anno. Al termine riceverà un compenso di 250mila euro.
Qualche settimana fa scatta la trappola. Prima di firmare il contratto Moreno Morello, l’inviato di Striscia intercetta il gruppetto a cena, fa allontanare la ragazza con una scusa e poi intervista alla sua maniera i sindacalisti. Tra di loro, anche se i visi sono velati per l’effetto mosaico, molti riconoscono un volto noto della società padovana, Anna Bettella, segretario della Fiadel Cisal e candidato sindaco per una lista civica alle ultime elezioni. Scoppia lo scandalo.

Il segretario nazionale del sindacato sta per sospenderla in via preventiva e molti iscritti in Comune sarebbero intenzionati a restituire la tessera.
Il video di Striscia dura sei minuti e sedici secondi.
Si parte con Veronica intervistata da Marino Morello a cui racconta come si fosse rivolta ad un sindacalista (sembra sia il compagno della Bettella) per rivalersi contro l’imprenditore che l’aveva licenziata. La seconda sindacalista (la Bettella) viene filmata in un secondo momento, quando si propone come avvocato e garante del "contratto di lavoro" per il quale invoca "riservatezza" assoluta. Veronica dovrà essere disponibile a presenziare a incontri ed eventi, svolgere il ruolo ufficiale di compagna dal primo ottobre di quest’anno al 31 dicembre del 2010.

In un successivo incontro con la donna l’ereditiere si spinge anche più avanti chiedendole alcuni particolari intimi del suo corpo. Fino ad arrivare alla cena che avrebbe dovuto sancire l’avvio del contratto con la prima notte da passare in albergo.
Moreno Morello ci racconta di aver filmato molti incontri preparatori, durati anche ore. E che alla ragazza sarebbe stato promesso uno stipendio.

«Sempre che avesse superato i quindici giorni di prova. Ma l’avrebbe superata?» si chiede maliziosamente. Non chiarisce l’inviato di Striscia se si sia trattato della richiesta di un vero ereditiere espletata dai sindacalisti attraverso un contratto alla giovane, oppure se l’ereditiere sia falso e il terzetto abbia architettato il piano ai danni della ragazza.

«Dal tono dei colloqui comunque sembra non fosse la prima» conclude l’inviato del tg satirico che qualche sera fa ha spezzato la catena intervistando i protagonisti nel parcheggio del ristorante.
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Padova. Perde il lavoro, rappresentante
cade in depressione e si toglie la vita

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PADOVA (2 ottobre) - (C.Arc.) La perdita del lavoro, il sopraggiungere della depressione, la paura di non trovare più un’occupazione. Sarebbero questi i motivi che hanno spinto un libero professionista di 47 anni a togliersi la vita. M.R. ieri mattina nell’abitazione di via Girolamo dal Santo, si è armato di un coltello da cucina e si è procurato una profonda ferita al braccio. Poi si è adagiato in bagno e ha atteso la morte.

L’uomo fino a tre mesi fa faceva il rappresentante di commercio, ed era molto conosciuto sia nel suo ambiente di lavoro che all’Arcella dove era assai conosciuto. Gli amici del bar lo ricordano come una persona sempre sorridente. Amava la compagnia e scherzava con tutti. Da qualche tempo però, quell’uomo pieno di vita e di allegria, si era incupito ed era caduto in uno stato di forte depressione.

La perdita del posto di lavoro lo tormentava - dice chi lo frequentava - e a poco a poco si era chiuso in se stesso. Usciva sempre di meno, si isolava avvolto dai pensieri e dalle preoccupazioni di un futuro da disoccupato.

Ieri mattina, senza lasciare alcun biglietto che giustificasse il drammatico epilogo, ha deciso di porre fine ai suoi giorni. A fare la macabra scoperta il fratello che ha immediatamente chiesto aiuto al 118. Ma ormai era troppo tardi. Il medico legale, Massimo Puglisi, non ha potuto altro che constatarne il decesso.

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giovedì, 01 ottobre 2009

E IO PAGO!!!!!!!
ECCO COME VENGONO SPESI I SOLDI DEL CANONE RAI:D'Addario stasera ad Annozero
ROMA -Si torna con ogni probabilita' a parlare di nomine domani in cda Rai, con il possibile approdo di Bianca Berlinguer alla direzione del Tg3. Ma e' ancora il caso Annozero a tenere banco: stasera ospite di Michele Santoro sara' l'escort barese Patrizia D'Addario e il Pdl per tutta risposta disertera' la puntata. Sembra chiudersi, intanto, la querelle tra governo e Vigilanza scoppiata con l'intervento del ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola contro Annozero: nessun intento censorio, solo il controllo del rispetto del contratto di servizio, spiega il viceministro Paolo Romani a San Macuto. E lo stesso premier Silvio Berlusconi prende le distanze dalla vicenda: ''Non me interesso''. L'indiscrezione sulla presenza della D'Addario ad Annozero filtra in mattinata, mentre restano top secret gli altri ospiti, in assenza della nota ufficiale Rai che tradizionalmente annuncia il giorno prima la scaletta della puntata, mai arrivata nelle redazioni.

Nessun esponente del Pdl partecipera' alla trasmissione, in base alla linea che sarebbe stata concordata con i suoi fedelissimi dallo stesso Berlusconi. Un forfait che potrebbe rendere difficile a Santoro realizzare il contraddittorio. ''Do' giudizi complessivi - si limita a commentare Romani - e non conosco il programma della puntata. Leggo dalle agenzie di stampa che Patrizia D'Addario sara' ospite di Santoro: ci sara' il solito problema di verificare se un programma di questo tipo, con questo tipo di presenze e di interventi, sia compatibile con il servizio pubblico''.

Una motivazione per la quale Annozero e' gia' finito sotto la lente del governo, in particolare per quel ''disvalore delle istituzioni'' percepito dal pubblico, spiega Romani in Vigilanza, gia' costato alla Rai una diffida dall'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni dopo i casi di Grillo e Travaglio (e le rispettive critiche al Capo dello Stato Napolitano e al presidente del Senato Schifani). Valutazioni che l'esecutivo ha ben presente, in vista dell'incontro al ministero con i vertici Rai fissato per l'8 ottobre, ribadisce il viceministro, pur sottolineando il ''massimo rispetto'' per le prerogative dell'Agcom e della Vigilanza. ''Ognuno deve svolgere le sue competenze'', gli fa eco da Pittsburgh anche Scajola, dopo le ''espressioni sinistre'' contro Annozero che gli rimprovera il presidente della Vigilanza Sergio Zavoli. Del caso Santoro si tornera' a parlare anche in cda: probabilmente Masi aggiornera' il consiglio sulla risposta ricevuta dall'Agcom in risposta alla sua missiva sul caso Travaglio. Un documento nel quale, dice ancora Romani in Vigilanza, l'organismo di garanzia chiarisce che le regole richiamate nella diffida - e la conseguente possibile sanzione fino al 3% del fatturato in caso di reiterata violazione degli obblighi di servizio pubblico - ''vincolano l'intera programmazione Rai''. Qualche aggiornamento ci sara' forse anche sul contratto di Marco Travaglio.

Ma in cda potrebbe anche arrivare un nuovo pacchetto di nomine: stando alle ultime indiscrezioni, la Berlinguer dovrebbe sostituire Di Bella alla guida del Tg3, mentre Alberto Maccari approderebbe alla Tgr (al posto di Angela Buttiglione) con Alessandro Casarin condirettore. Il candidato per Rai International sarebbe Daniele Renzoni (che subentrerebbe a Piero Badaloni), mentre al Marketing andrebbe Franco Matteucci e a Innovazione e prodotto Pasquale D'Alessandro. ''E' possibile sapere con quali criteri si sta sollevando dall'incarico chi ha ottenuto risultati positivi? E quali sono quelli delle sostituzioni?'', commenta polemica l'Usigrai, lamentando che ''si e' messa in moto la macchina delle rimozioni dei direttori''.

BERLUSCONI: SANTORO SENZA SUCCESSO. CICCHITTO, DA CITTADINI RIGETTO CANONE


''Non penso che questi programmi abbiano successo...'': cosi' Silvio Berlusconi, in collegamento con Sky Tg 24, commenta alcune trasmissioni Rai come quelle di Santoro e della Dandini. A riguardo sottolinea che lui ''come editore'' ha l'orgoglio di aver dato vita alle televisioni di Mediaset che ''non hanno fatto mai attacchi a nessuno''. A suo avviso, questa dovrebbe essere la linea anche della tv pubblica.

Sul canone Rai il problema non e' quello di ''uno sciopero organizzato'', ma del ''rigetto spontaneo da parte di milioni di telespettatori'' che ''non vedono risspecchiate in questa Rai le loro sensibilita'''. Anche perche' nelle trasmissioni di informazione manca ''un autentico pluralismo''. Fabrizio Cicchitto pone le due questioni davanti ai vertici Rai nel giorno in cui Annozero annuncia la presenza in studio di Patrizia D'Addario, e afferma che ''il presidente, il direttore generale, il Consiglio di amministrazione'' di Viale Mazzini devono ''fare i conti'' con questi problemi ed offrire risposte, visto che quelle arrivate fino ad ora sono ''largamente insoddisfacenti''.
mentre dilaga carovita,disoccupazione,immigrazione,malavita ecco che non c è di meglio che sorbirci le cazzatte della d addario,è proprio vero che i soldi per il canone  rai sono proprio rubati!!!!!
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martedì, 29 settembre 2009

LA DISPERAZIONE DI UN CITTADINO ONESTO
Spara al ladro, ora è indagato per lesioni gravi
169L’uomo, un meccanico di 62 anni, era stanco delle continue "visite" notturne alla sua officina di Mogliano
Mogliano
      NOSTRO INVIATO
      Ha atteso i banditi al varco. E quando si sono presentati nella sua officina di via San Michele, alle porte di Mogliano, ha sparato col suo fucile da caccia ferendone uno. Ora il carrozziere che ha esploso quell’unico colpo verrà indagato per lesioni gravi. Mentre il ladro, un 45enne di Favaro Veneto che poi si è fatto accompagnare al Pronto soccorso dell’ospedale di Mestre con ferite di arma da fuoco, dovrà rispondere di tentato furto aggravato.
      Bruno Campello è un meccanico di 62 anni. La sua officina è stata visitata quattro volte nell’ultimo anno, tre nell’ultimo mese, due negli ultimi 15 giorni. Sempre di notte, sempre fra il sabato e il lunedì. Hanno portato via computer, soldi, attrezzi da lavoro. Ma soprattutto hanno minato la resistenza psicologica di un uomo le cui denunce a carabinieri e polizia non hanno mai sortito effetto. Così domenica sera si è messo a dormire in un camper dentro il piazzale della sua azienda. Sapeva, Campello, che i ladri sarebbero tornati. Era una semplice questione statistica. Prima o poi, presto o tardi, ci sarebbe stato il confronto faccia a faccia. Ed è accaduto, come aveva previsto.
      Quando a mezzanotte e mezza si è acceso il faro del capannone, collegato a un sensore di movimento, l’uomo è uscito dal camper, ha preso la mira e sparato verso il malvivente col suo fucile da caccia. Non ad altezza d’uomo, ma verso il cemento. I pallini di piombo però hanno raggiunto il ladro all’inguine e all’addome facendolo urlare di dolore. Il piede di porco è caduto a terra con fragore mentre i complici uscivano dall’oscurità per soccorrere il ferito e trascinarlo via, attraverso i campi. Intanto il carrozziere, che si era di nuovo rintanato nel camper, chiamava i carabinieri. «Paura delle conseguenze? No. Io non sparo alla gente per divertimento. L’ho fatto qui, in casa mia, di notte, a mezzanotte perchè non ne posso più», dice Campello, uomo mite, coscienzioso, dedito al lavoro e alla famiglia. «Fosse per me avrei chiuso quest’azienda da un pezzo perchè andare avanti così non ha senso. Ho agito in questo modo per salvare il lavoro dei miei figli, non il mio. Io ho già dato».
      Proprio questo deve far riflettere: se un uomo pacifico imbraccia il fucile per difendere il suo territorio e i suoi beni da continue aggressioni esterne, vuol dire che qualcosa non funziona, non necessariamente nella sua testa.
      Il ladro ferito si chiama Luciano Talpo, 43 anni, originario di Dolo ma residente a Favaro Veneto in via Vallenari, nomade. Lo hanno accompagnato all’ospedale dell’Angelo di Mestre meno di un’ora dopo i fatti con ferite d’arma da fuoco all’inguine e al basso ventre. Ora è ricoverato in prognosi riservata, ma senza essere in pericolo di vita. Tutti gli elementi coincidono: i tempi, le ferite, le modalità stesse con cui sono state inferte e perfino i trascorsi dell’individuo, ben conosciuto dalle forze dell’ordine. Pensare che possa essere una persona diversa da quella che a mezzanotte e mezza si trovava nel piazzale dell’officina di Mogliano è un puro azzardo aritmetico. Tant’è che la procura trevigiana ha già aperto un fascicolo indagandolo per tentato furto aggravato. Nei guai c’è inevitabilmente finito anche il carrozziere: voleva tenerli a distanza, ora ci si trova immerso perchè dovrà rispondere di lesioni gravi. Ma sente di avere la coscienza pulita: «So maneggiarlo il fucile - conclude Campello - Tre mesi fa avevo sorpreso un altro ladruncolo e ho sparato in aria perchè non volevo correre rischi. Ma ormai se ne fregano se spari in aria. Ho mirato in basso proprio per evitare disastri. Non so se lo rifarei, ma questa volta sentivo di non avere scelta».
      Luca Bertevello
SOLIDARIETA AL SIGNOR CAMPELLO ABBANDONATO PRIMA DALLO STATO CHE NON LO DIFENDE E POI DALLA GIUSTIZIA CHE LO ACCUSA DI ESSERSI SACROSANTEMENTE DIFESO.
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venerdì, 25 settembre 2009

Pesca, quasi tremila posti a rischio
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Chioggia
      Quasi tremila posti di lavoro a rischio. La pesca a strascico lungo le coste ha i giorni contati e la data prevista dal regolamento europeo è il 31 maggio del prossimo anno. Con l’entrata in vigore delle nuove norme 300 imbarcazioni attualmente in attività nell’Alto Adriatico rischiano di rimanere ferme e con loro anche i tanti marinai che rischiano di perdere il loro posto di lavoro. Molti di questi sono ragazzi chioggiotti che, nel corso dello scorso Consiglio comunale, si sono presentati in aula accompagnati dai direttori della Coopesca Alberto Corrieri e della Mare Azzurro Sergio De Antoni. La delegazione ha avuto un fitto colloquio con l’assessore alla Pesca Nicola Boscolo Pecchie, che però ha messo in evidenza i pochi margini di trattativa sulla questione.
      «L’assessore – afferma Alberto Corrieri – già da tempo è al corrente di tutta la situazione, ma le possibilità di intervenire per evitare questa gravissima situazione, in particolare per l’occupazione di molti addetti ai lavori e per l’economia della nostra rete locale, sono davvero ridotte al minimo. Abbiamo comunque apprezzato lo sforzo dell’assessore, che si sta comunque muovendo per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’argomento. I pescatori esercitano questa attività tradizionale e artigianale da sempre e l’eventuale conversione ad altro tipo di pesca, di cui talvolta si è parlato, sarebbe praticamente impossibile da realizzarsi». L’assessore Pecchie ha poi esposto il problema al Consiglio comunale, che ha votato all’unanimità alcuni interventi da fare nell’immediato. Già da alcuni giorni Pecchie ha inviato una richiesta d’incontro al ministro delle Politiche Agricole e Forestali Luca Zaia e all'assessore regionale Maria Luisa Coppola. Inoltre è stato chiesto ad un folto numero di europarlamentari di attivarsi nei vari organi europei, nazionali e regionali, per evitare di mettere in ginocchio la pesca nell’alto Adriatico e nel Veneto.
      «Ci auguriamo – conclude Corrieri – che anche il ministro Zaia e i nostri europarlamentari facciano la loro parti nelle sedi preposte. Il tempo è contro di noi, ma una soluzione è fondamentale trovarla per il bene di tante famiglie di pescatori chioggiotti». Nel Veneto l’80 per cento delle imbarcazioni da pesca sono natanti di piccola e media pesca a strascico che si dedicano, da sempre, a questa pesca artigianale. Facile quindi prevedere quanto forte sarà l’impatto per l’entrata in vigore del nuovo regolamento.
      Marco Biolcati
postato da: sebastia11 alle ore 15:04 | link | commenti (2)
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