domenica 20 novembre 2011

martedì, 24 agosto 2010

IL FALSO MITO DELLA LOTTA ALL IMMIGRAZIONE
di Alberto Catalano

Palermo, 21 Agosto 2010

Appare sempre più evidente alla luce dell'ultimo documento dell'Eurostat del 27 Luglio (1) che l'attuale governo italiano sia incapace di fermare o rallentare il fenomeno dell'immigrazione.L'Italia ne risulta la prima nazione per quantità di immigrazione in Europa, circa 311mila immigrati in più nel 2009, con un distacco ben visibile con le altre grandi nazioni europee.Per citarne qualcuna la Gran Bretagna ha segnato 231 mila immigrati in più nello stesso anno, la Francia 71mila, la Spagna 58mila e la Germania è persino scesa di numero.Alla luce di questi dati che ci vedono quarta nazione in Europa con un +5,3% dopo Lussemburgo, Svezia e Slovenia possiamo dichiarare apertamente il fallimento e il populismo dimostrato in questa tematica esclusività della Lega e dell'attuale governo.Il multietnicismo tanto ostracizzato dall'attuale Premier alla conferenza episcopale italiana non può che risultare un discorso senza conseguenze reali dinanzi ad una realtà che vede la nostra nazione già in una condizione multietnica subire una immigrazione massiva da parte di popoli extraeuropei.A questa realtà non possiamo che ribadire come da programma la nostra reale volontà di raggiungere il blocco dell'immigrazione regolare e irregolare al fine di ricercare l'occupazione totale dei NOSTRI lavoratori.
postato da: sebastia11 alle ore 18:29 | link | commenti
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Ex Caserma Manin: Orsoni elimina i 38 apppartamenti per residenti!
di pietro bortoluzzi
punto interrogativo
CASERMA MANIIN: NEGARE I 38 APPARTAMENTI PER VENEZIANI SIGNIFICA FAVORIRE L'ESODO! VERGOGNA ALLA GIUNTA ORSONI!Limitare la tendenza all'esodo e coniugare gli interessi spesso conflittuali fra residenti e studenti: con questa motivazione
era stato votato nel novembre 2007 dal Consiglio Comunale all'unanimità il progetto per il recupero dell'ex Caserma Manin ai
Gesuiti, che langue vergognosamente abbandonata da quasi 40 anni e sulla quale si sono sprecate nel tempo infinite parole e
innumerevoli fantasiose ipotesi d'uso.

Alla fine dovevano essere 38 gli appartamenti da destinarsi da parte dell'IVE a social-housing per i veneziani quelli
recuperabili dall'operazione "Caserma Manin", mentre la Fondazione Iuav avrebbe provveduto a realizzare nel resto del grande
immobile strutture, servizi e posti letto per docenti, ricercatori e studenti universitari, al fine di ottenere una decisiva
rivitalizzazione della zona con bliblioteche e spazi condivisi nell'uso da studenti, docenti e residenti. E su questo
progetto l'amministrazione Cacciari ha calcato la mano dell'autopubblicizzazione, sottolineando così il suo impegno per
costruire almeno un concreto segnale di interesse verso il clamoroso problema-casa, che proprio pochi mesi prima, in quel
inizio del 2007, l'assessore alla casa aveva candidamente ammesso come "uscito" e "dimenticato" dalle agende della politica
comunale; mentre così drammaticamente presente era invece stato nella cittadinanza, costretta all'esodo dalla città storica
di Venezia, che ha pagato con la diminuzione costante dei residenti queste "dimenticanze" di Ca' Farsetti.

Eebbene, ora anche questa piccola foglia di fico è destinata ad esser tolta dal nuovo gestore di Ca' Farsetti, visto che - in
nome probabilmente dello slogan che gli ha consentito di vincere le elezioni: "Venezia non è in declino" - il nuovo sindaco
Orsoni e la sua Giunta hanno deciso di non voler più co-realizzare (attraverso l'IVE) le nuove 38 case per veneziani ai
Gesuiti ed hanno lasciato alla Fondazione Iuav l'intera patata bollente (e relativi costi: provocando così probabilmente un
blocco a tutta l'operazione di recupero dell'ex caserma Manin), con la motivazione che studenti e residenti non sarebbero
andati d'accordo! Dichiarazione d'una miopia amministrativa gravissima, perché nega contemporaneamente sia una delle poche
dichiarazioni d'intento strategiche intelligenti partorite dalle giunte comunali degli ultimi vent'anni (cioè la necessità di
integrare studenti e residenti) sia la finalmente emersa devastante problematica dell'esodo. Però se, come dice Orsoni e come
gli elettori hanno col voto confermato, la città non è in declino, non esistono allora nè l'esodo nè problemi di integrazione
e di convivenza fra studenti e residenti... Quindi non servono 38 nuovi appartamenti per veneziani a prezzo convenzionato...

Invece, purtroppo, il mondo dei Puffi che ci propina la Giunta Orsoni non esiste: nella vita reale il problema esodo, lo
svuotamento di funzioni direzionali ed il costo della casa e della vita stanno drammaticamente uccidendo la città storica di
Venezia; e negare le 38 nuove case per veneziani ai Gesuiti significa premere sull'acceleratore in direzione della
distruzione socio-identitaria di Venezia, verso la sempre più palpabile Gardalandizzazione d'un ex città, ora scenario per
maxi-cartelloni pubblicitari, picnic indecorosi, distributori di bibite e merendine e commerci di bassa qualità!
postato da: sebastia11 alle ore 18:22 | link | commenti
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ETTORE MUTI
Nato a Ravenna nel 1902, giovane ribelle, a tredici anni scappa di casa "per andare a fare la guerra", come lascia scritto in un biglietto alla madre. Con vari mezzi raggiunge il Cadore e si mischia alle truppe per diverse settimane, finchè viene notato dai Carabinieri e rispedito a casa. A quindici anni, nel 1917, falsifica i documenti e riesce ad arruolarsi, contando sul suo fisico robustissimo per ingannare gli esaminatori. Col nomignolo di Gim, preso dal suo fumetto preferito, si distingue in innumerevoli azioni di combattimento. Nel giugno 1918 entra a far parte di un corpo scelto, i "Caimani del Piave". Una notte partono in 800 a nuoto nel Piave all assalto delle posizioni austriache ma il corpo di spedizione viene sorpreso e deve battersi all arma bianca. Degli 800 solamente in 22 sopravvivono e tornano sulla sponda italiana. E Muti è tra i superstiti. Vogliono decorarlo con la medaglia d argento, e quindi viene a galla la verità: il ragazzo è minorenne e non poteva fare il soldato. Viene rispedito a casa senza medaglie. Nel 1919 si iscrive ai Fasci di Combattimento. In settembre D Annunzio occupa Fiume, e Muti parte insieme a cinque ex-arditi. Raggiunta Fiume, il giovane Muti prende parte all'occupazione. La città viene messa sotto blocco, e Muti diventa il più famoso degli "scorridori" che si occupano di far entrare i viveri in città forzando il blocco di notte e trafugandoli dai depositi del Regio Esercito. L impresa più famosa fu il furto di una mandria di muli, che venne "offerta" a D Annunzio con una spettacolare parata. D Annunzio lo conosce e lo ammette ad una delle famose e balzane prove di coraggio ideate dal poeta: buttarsi dal balcone più alto di un palazzo di 5 piani su un telone da pompieri. Muti stravince la prova gettandosi addirittura dal tetto dell'edificio. Il Vate lo battezza "Gim dagli occhi verdi" e lo mette a capo di una banda di "corsari", incaricata di trafugare piroscafi per il sostentamento della città. Muti si distingue con la cattura del Cogne, nel settembre 1920. Dopo essersi nascosti per una notte intera nel tubo dell'elica, Muti e altri sei "pirati" si impadroniscono della nave diretta in Argentina e la portano al porto di Fiume, dove sarà rilasciata dietro un riscatto di 12 milioni di lire. Prima della fine dell'occupazione Muti torna a Ravenna per la malattia del padre. Dal 1922 diventa insieme a Frignani e Morigi capo dello squadrismo ravennate. Muti naturalmente si distingue nel prendere i comunisti a calci nel sedere. Famosa la bravata di sant'Arcangelo di Romagna: durante una riunione dei capi socialisti nella loro sede, Muti da solo irrompe nella sala sfondando una finestra e rischiando il linciaggio. Ma distrugge il lampadario, e protetto dall'oscurità trafuga la bandiera rossa e fugge nella notte. Partecipa alla Marcia su Roma ma torna precipitosamente a Ravenna e a prenderne il controllo assaltando la Prefettura. Con il fascismo al potere Muti non ha più occasioni di menare le mani. Si arruola nella MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza nazionale, ribattezzata da Muti in Mai Visto Sudare Nessuno). Con lo stipendio passato dal regime si compra una Bugatti azzurra e passa il tempo libero correndo come un pazzo per le strade della Romagna, facendo strage di pollame e collezionando innumerevoli incidenti. Il suo gioco preferito è passare a razzo sotto le sbarre dei passaggi a livello un attimo prima dell'arrivo del treno. Diventa console della milizia, si sposa nel 1925, ma si rivela presto pessimo marito. Nel 1927 subisce un attentato. Colpito al ventre è in fin di vita ma si riprende in poco tempo. Nel 1929 viene a Roma e fa la bella vita, passando da un amante all altra. In questi anni prende il brevetto di pilota e accumula ore su ore di volo, fino a diventare un vero e proprio virtuoso dell'aeroplano. La campagna di Etiopia offre a Muti la possibilità di tornare al suo unico vero amore, il combattimento. Assegnato alla 13 squadriglia di bombardieri si distingue nello svolgere numerose missioni con pieno successo. Di propria iniziativa è il primo a violare lo spazio aereo di Addis Abeba giungendo a sfiorare il suolo dell'aeroporto della città, sotto il tiro delle mitragliatrici che gli riducono l apparecchio ad un colabrodo. L impresa viene celebrata dal regime tanto che Ciano vuole ripeterla una seconda volta a fianco di Muti. E la Beffa di Addis Abeba. Ma le vere imprese aviatorie di Muti iniziano con la guerra di Spagna: in oltre due anni di guerra diventa il più famoso asso dell'aviazione italiana. Sopra Oviedo combatte da solo contro dieci caccia sovietici abbattendone due e ritirandosi solamente quando il suo aereo non è più manovrabile per i troppi fori di proiettile. Affonda da solo l incrociatore Cervantes e svolge centinaia e centinaia di azioni di bombardamento, anche a bassissima quota. Gli spagnoli lo chiamano il "Cid Aereo". Ottiene il comando di un gruppo corazzato alla testa del quale è tra i primi ad entrare a Madrid il 29 marzo 1939. In quell'anno Mussolini solleva Starace dall'incarico di segretario del PNF e lo conferisce a Muti. L arrivo di Muti al vertice provoca un vero terremoto. Forte della propria integrità personale, inizia a ripulire il partito denunciando senza il minimo scrupolo chiunque non svolga il proprio lavoro correttamente, accanendosi particolarmente contro i responsabili delle federazioni di partito, denunciando all'autorità giudiziaria numerosi casi di corruzione, mettendo in atto una vera e propria epurazione. Attuò molte riforme tra cui lo sganciamento di Enti ed istituzioni dal partito e la modifica il sistema delle tasse a favore delle opere di assistenza. Ma non è l incarico adatto ad un uomo come Muti. Quando l Italia entra in guerra Muti si dimette appena possibile per poter tornare a combattere. Nel settembre 1940 comanda una spedizione di bombardamento nel Golfo Persico, partendo da Rodi con un trimotore S.82, compiendo brillantemente la missione e stabilendo un nuovo record mondiale di volo di guerra, percorrendo 4500 chilometri in sedici ore. Dal novembre 1940 al gennaio 1941 effettuò circa 40 missioni aeree durante la campagna di Grecia, per poi specializzarsi nell'impiego di aerosiluranti, partecipando a tutte le battaglie della Marina Italiana nel Mediterraneo. Nel marzo del 1941 bombarda personalmente il centro petrolifero di Haifa in Palestina. Dopo aver compiuto oltre 1500 ore di volo in azioni di guerra deve ritirarsi dal servizio attivo alla fine del 1942 per problemi alla vista. Muti non partecipò alla seduta del 25 Luglio 1943. Tornando dalla Spagna non fece in tempo ed arrivò solamente il giorno dopo, rimanendo poi a Roma, assicurato da Senise di non correva alcun rischio. Fu nei giorni successivi che venne tirata in ballo l ipotesi di un complotto fascista teso a riprendere il potere con il sostegno dei tedeschi realizzando quindi un colpo di Stato. Tale complotto era del tutto inesistente e ancor oggi non si sa con certezza se fu Badoglio stesso oppure il generale Carboni ad inventarlo. L unica cosa certa è che Muti fu indicato quale organizzatore del complotto stesso. Si arriva così alla notte del 24 agosto 1943. Badoglio ordina l arresto di Ettore Muti nella sua villetta a Fregene e sarà l Arma dei Carabinieri ad assumere tale incarico. Cosa accadde quella notte nella pineta di Fregene non è chiaro ancora oggi. L unica certezza è che Ettore Muti viene ucciso vigliaccamente per mano di vigliacchi, che poi è in fondo il destino di quasi tutti gli eroi. Per Gim dagli occhi verdi è il capolinea. I suoi assassini lo vengono a prelevare nella sua villetta di Fregene. Lo trovano a letto con una bellissima donna, come al solito. Con la scusa di scortarlo a Roma lo portano nella pineta di Fregene e lì uno dei sicari spara a tradimento alla nuca del soldato più decorato d Italia. Mussolini, raggiunto al Gran Sasso dalla notizia della morte di Muti, piange per ore il suo amico. Neppure dopo le inchieste ufficiali sulla vicenda negli anni 50 fu possibile portare davanti ala giustizia esecutori e mandanti dell'assassinio. La scarsa volontà di svolgere seriamente le indagini e l omertà dominante impediscono che la giustizia segua il suo corso. La morte di Ettore Muti rimane, tuttora, una delle tante vergogne dell'Italia badogliana.
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mercoledì, 18 agosto 2010

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ANSA Un impiegato friulano rimasto senza lavoro ha pubblicato un annuncio su Internet offrendo un rene in cambio di un posto di lavoro o di centomila euro. L’annuncio è stato scoperto dalla Polizia Postale di Udine durante l’attività di controllo e monitoraggio dei siti Internet e, su invito della stessa Polizia Postale, è stato immediatamente rimosso dal provider gestore del sito, venerdì scorso. Un’informativa con i dettagli delle indagini e della vicenda – si è saputo oggi a Udine – è stata inviata dalla Polizia Postale del capoluogo friulano alla Procura della Repubblica per ogni eventuale ulteriore valutazione della vicenda.
L’annuncio – si è appreso da fonti investigative a Udine – è stato pubblicato sulla pagina locale di un sito nazionale italiano. L’uomo, che ha 52 anni e lavorava come responsabile amministrativo di un’azienda privata friulana, dopo aver perso il posto di lavoro nel maggio 2009 a causa della crisi economica – stando a quanto accertato dalla Polizia Postale – vi aveva già pubblicato numerosi annunci per trovare un nuovo lavoro, senza però ottenere alcun risultato. Per la disperazione – ha raccontato l’uomo agli investigatori della Polizia – ha quindi deciso di offrire l’ultima cosa di cui aveva disponibilità, cioé un pezzo del proprio corpo. La sua situazione personale ed economica – ha accertato la Polizia Postale – dopo la perdita del posto di lavoro è diventata sempre più difficile nel corso dei mesi. Alla perdita del lavoro, infatti, è seguita una grave crisi familiare al termine della quale si è separato dalla moglie. A quest’ultima e ai loro figli, tutti studenti al di sotto dei 20 anni, è rimasta la casa nella quale la famiglia abitava, mentre lui – sempre stando a quanto l’uomo ha raccontato alla Polizia Postale – è stato costretto a prendere in affitto un minuscolo monolocale e, dopo aver esaurito alcune risorse che aveva da parte, a vivere di espedienti. Risultato vano ogni tentativo di trovare qualunque tipo di lavoro – ha raccontato alla Polizia – ha quindi deciso di offrire un rene in cambio di un posto di lavoro o di centomila euro.
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venerdì, 13 agosto 2010

Tratto da Thule-blog La «quarta settimana» inizia già a metà mese. Lo conferma una ricerca di Federdistribuzione
Altro che crisi della quarta settimana. Il taglio degli acquisti e dei consumi per le famiglie italiane comincia già pochi giorni dopo l’accredito dello stipendio, a partire dalla seconda settimana del mese. A certificare il fenomeno è un’analisi quantitativa condotta dall’università di Bologna per conto di Federdistribuzione sul panel Homescan di Nielsen, che raccoglie informazioni giornaliere sugli acquisti di beni di largo consumo (alimenti, bevande, beni per la cura della persona e della casa) e di prodotti freschi (frutta e verdura).
Tutti dati riferiti a un campione di famiglie italiane stratificato per area geografica, ampiezza del nucleo familiare, reddito per adulto equivalente ed età del capofamiglia. La ricerca è stata condotta confrontando i dati del 2007 (anno pre-crisi) con quelli relativi al periodo settembre 2008-agosto 2009, mesi in cui gli effetti della recessione hanno iniziato a farsi sentire in modo massiccio.
I beni di largo consumo
Il carrello dei prodotti di largo consumo si fa sempre più leggero: se nel 2007 gli acquisti delle famiglie sono calati del 10% tra il giorno di paga e la fine del mese, con una flessione decisa a partire dalla terza settimana, nel 2009 la caduta è stata più marcata (-12,2%) e ha preso avvio già alla metà del mese, con i nuclei più disagiati a registrare un gap negativo del 21% (in netto peggioramento rispetto al -16% del 2007).
L’esistenza di un ciclo negli acquisti non significa, però, che anche i consumi seguano lo stesso trend. «Le famiglie potrebbero impiegare in modo costante i beni accumulati nella propria dispensa a inizio mese – si legge nello studio dell’Università di Bologna -, senza che vi sia alcuna caduta dei consumi effettivi nella quarta settimana».
I prodotti freschi
Sono invece frutta, verdura e tutti i prodotti ad alta deperibilità a rispecchiare in modo fedele gli effetti della crisi sulle famiglie italiane. Per questi beni, infatti, è legittima l’ipotesi che i consumi settimanali siano equivalenti agli acquisti, visto che si tratta di alimenti che non possono essere conservati per lungo tempo. Se nel 2007 si osservava una caduta dei consumi del 4,3% nella terza settimana, seguita da una ripresa nei giorni successivi che riportava a un sostanziale pareggio (-1%) rispetto a inizio mese, la fotografia del 2009 è ben diversa. Lo scorso anno i consumi per adulto di frutta e verdura si sono ridotti marcatamente, passando da circa 3,1 a poco meno di 2,8 chilogrammi per settimana. Inoltre, il trend mensile si è fatto più netto: ormai la caduta comincia dalla seconda settimana del mese di paga, prosegue costantemente e raggiunge alla fine quota -6,3 per cento.
L’austerity tocca in primis le famiglie con maggiori problemi di liquidità, che hanno tagliato i consumi del 10% tra l’inizio e la fine del mese. Al contrario, nei nuclei più agiati non si evidenzia alcun trend discendente, anche se il “fabbisogno” settimanale per adulto di frutta e verdura è comunque più basso del 9% rispetto al 2007.
«I dati confermano che le famiglie, soprattutto quelle con minore disponibilità economica, fanno fatica a sostenere nell’arco del mese livelli di consumo coerenti con i loro bisogni – commenta Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione -. I cambiamenti in atto sono ormai strutturali: la crisi ha lasciato un segno pesante sui consumatori, che sono diventati più razionali e selettivi nelle decisioni di acquisto». Secondo Barberini, «non si rinuncia alla qualità per certi prodotti a cui si attribuisce un valore, anche emozionale, mentre per altri si punta al risparmio, dovendo fare i conti con una minore disponibilità economica. Ciascun consumatore esprime quindi differenti necessità in relazione alle diverse merceologie: riuscire a soddisfarle tutte è la sfida che abbiamo davanti». Tre le leve a disposizione: «Una maggiore concorrenza tra operatori – conclude Barberini -, una gamma allargata di prodotti e una più ampia incidenza delle promozioni».
fonte www.ilsole24ore.com
Altri dati non certo rassicuranti piovono su questa Estate “anomala”.
I media parlano, come sempre esageratamente, di “esodo” verso il mare o verso altre mete, ed i servizi dalle autostrade hanno una copertura da reportage sui campi di guerra.
Poi a latere, molto molto sotto tono, si palesa che in realtà sei italiani su dieci o non andranno in vacanza, o si accontenteranno di qualche gitarella “fuori porta”.
Attendiamo quindi il pianto greco degli addetti al settore turistico che, ad inizio stagione, apparivano ringalluzziti per le prenotazioni provenienti dall’estero, e dalle varie agghiaccianti conferenze stampa proferite dal Ministro del Turismo Brambilla, mirate ad esporre i più fantasiosi progetti di rilancio del comparto vacanziero, tutti a quanto pare rimasti nell’ambito del virtuale.
Ora vien alla ribalta, di nuovo, il problema della “quarta settimana”, una criticità sociale che di tanto in tanto non è possibile negare, ma che certo non gode dell’apprezzamento delle veline governative, i cui argomenti preferiti gravitano attorno al posteriore abbronzato delle varie soubrette in vacanza.
Gli italiani tirano la cinghia, risparmiano su praticamente tutto, fanno magari scorte oculate di beni di largo consumo, durevoli, e riducono quello che necessita di un rinnovo costante, in particolare nel settore alimentare.
Non c’è di che rallegrarsi per questa rinnovata parsimonia, sia dovuta alle ricadute della crisi, sia per il timore dei troppi eccessi passati, e del molto debito accumulato per far fronte ad essi.
Logicamente non tutti stanno male in questo periodo e, come in ogni crisi che si rispetti, ci sono pochi che si stanno arricchendo alle spalle della comunità nazionale nel suo complesso, senza per giunta nascondersi, ma ergendosi ad “esempio”. L’ostentazione di questa forma di furbizia è diventata una odiosa costante nella nostra società, e dovrebbe essere culturalmente estirpata.
Riscontriamo poi un particolare fenomeno che, in generale, colpisce la maggioranza degli italiani; queste notizie preoccupanti magari colpiscono nel segno, anche perché in molti s’identificano nella situazione imperante, ma poi, passato lo sdegno o la protesta veemente, ecco che tutto si placa, e non c’è corrispondenza in una volontà concreta di reazione. L’apatia del nostro popolo ci preoccupa più del suo impoverimento materiale progressivo.
Temiamo, ed auspichiamo, che ci vorrà una vera e propria caduta dolorosa, definitiva nei suoi effetti, per risvegliare i molti che oggi solo sanno lamentarsi, ma poi restano a guardare.
Gabriele Gruppo
postato da: sebastia11 alle ore 09:54 | link | commenti
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Padova. I musulmani "cacciano" i bimbi
dal parco giochi: «Dobbiamo pregare»

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di Cesare Arcolini
PADOVA (11 agosto) - «Il giardino è comunale, ma qui ognuno fa quello che vuole. Ci siamo stancati». A parlare è stato ieri mattina un gruppo di genitori italiani di Noventa Padovana (Padova) che hanno segnalato un episodio che potrebbe dare il via a non poche polemiche: «Ci sono alcuni giorni in cui i genitori del Bangladesh e dell'India si mettono a pregare all’interno del giardino "Gli Aceri" e pretendono che i nostri bambini stiano zitti o meglio ancora abbandonino lo spazio verde. Questo è inaccettabile».

Emergono poi una serie di problematiche parallele da non trascurare: «Premesso che la parola razzismo non rientra nel nostro vocabolario, non è possibile che le famiglie straniere fruiscano del parco e poi lo lascino in condizioni pietose. Bottiglie vuote, lattine, pezzi di carta, avanzi di cibo. Tutto rigorosamente per terra. Ci siamo stancati di dover pulire le loro immondizie. Occorre una regolamentazione del parco più severa, in modo tale che il rispetto e l'educazione emergano. Così proprio non può andare avanti».

Tornando all'episodio cardine della polemica proseguono: «Questo non è un luogo di preghiera. Ci sono giostre, spazi per correre e giocare con la palla. I posti dove pregare sono altri. La nostra libertà non ha prezzo. Non accetteremo più di sentirci rimproverare perché i nostri bambini fanno chiasso durante i loro momenti spirituali». Ieri pomeriggio, in concomitanza col mese del Ramadan nel parco c'erano alcune famiglie musulmane. Nessuno, però, ha voluto fornire spiegazioni sulla vicenda.
postato da: sebastia11 alle ore 09:47 | link | commenti
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giovedì, 12 agosto 2010

NESSUN PERDONO PER I PEDOFILI
pedofilo-merda
VICENZA (11 agosto) - Un uomo, C.D.A., 56 anni, di Schio (Vicenza), è stato arrestato per violenza sessuale nei confronti di due bambine di 9 e 4 anni. L'uomo è stato raggiunto da un provvedimento restrittivo emesso dal gip berico Elosia Pesenti su richiesta della procura. Le indagini erano state avviate dalla denuncia presentata da una senegalese contro l'uomo, divorziato, accusandolo di essere responsabile di atti sessuali nei confronti delle sue due figlie. Gli episodi sarebbero avvenuti tra la fine luglio e l'inizio di agosto.

Il violentatore aveva un precedente per abusi. L'uomo aveva già un precdente risalente agli anni Ottanta per reati sessuali. Lavorando come amministratore condominiale, si trovava sovente nella palazzina dove vivevano le piccole vittime e non gli mancavano le occasioni per intrattenersi per parlare con la madre senegalese che lavorava saltuariamente come collaboratrice domestica.

Alle bimbe caramelle e dolciumi, poi il sesso mentre la mamma era fuori per lavoro. L'indagato si presentava nella casa della donna quanto questa era impegnata in qualche lavoro domestico in altre abitazioni: si faceva aprire la porta dalle due bambine conquistando la loro simpatia offrendo loro caramelle o dolciumi. Una volta dentro casa con una scusa, come quella di essere aiutato a spalmare la crema, convinceva le piccole a compiere su di sé atti sessuali. Un gioco che durava meno di mezz'ora (il tempo giusto prima che rincasasse la madre) e che alla bambina di 9 anni non piaceva e trovava strano: così ha riferito i suoi dubbi alla madre che si è rivolta ai carabinieri. I militari hanno compiuto accertamenti che hanno confermato le accuse, convincendo la gip Eloisa Pesenti ad emettere un ordine di custodia cautelare in carcere.
postato da: sebastia11 alle ore 12:49 | link | commenti
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mercoledì, 11 agosto 2010

Fiamma contro Fini «Si deve dimettere come fece Scajola»

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«Il presidente della Camera Gianfranco Fini, che non chiamo compagno per rispetto ai veri compagni, deve dimettersi come ha fatto il ministro Scajola, perché non ha dato spiegazioni convincenti sulla questione della casa di Montecarlo». Andrea Miglioranzi, capogruppo a Palazzo Barbieri della Lista Tosi ed esponente della Fiamma tricolore e Piero Puschiavo, coordinatore regionale del partito nato da una scissione dell'Msi, e responsabile nazionale dei circoli di Fiamma Futura, hanno annunciato l'adesione all'iniziativa lanciata dal Giornale di Feltri.
«Fini», afferma Miglioranzi, «parla tanto di moralità, legalità ed etica ma sulla questione della compravendita dell'immobile lasciato in eredità al partito ha spiegato poco o nulla, lasciando molti punti oscuri e dicendo di non sapere che ci abitava suo cognato, per questo, noi che da tempo denunciamo il comportamento ondivago del presidente della Camera, abbiamo aderito alla campagna del Giornale».
I circoli di Fiamma Futura, spiegano Puschiavo e Miglioranzi, «hanno lo scopo di dare una svolta all'attuale immobilismo nella destra sui temi della politica, dell'energia, dell'etica, dell'economia, delle cultura e del sociale».
E con l'adesione alla campagna del quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi, aggiunge Puschiavo, «si vuole anche sottolineare che le posizioni dell'attuale presidente della Camera non coincidono più, semmai avessero avuto una convergenza in questi anni, con la politica di destra, troppo spesso confusa con il suo passato ormai incessantemente e abbondantemente rinnegato».
Puschiavo parla di «pulpiti morali poco credibili». E attacca: «Chiede maggior democrazia nel Pdl proprio uno come Fini che da presidente di An non convocò mai un congresso del partito, né ha voluto condividere la scelta di aderire al Pdl».
postato da: sebastia11 alle ore 14:17 | link | commenti
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martedì, 10 agosto 2010

STORIE DI ORDINARIA FOLLIA
Botte dagli abusivi, sei vigili all’ospedale
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Aggrediti da venditori ambulanti, sei vigili finiscono all'ospedale. La tensione per i continui controlli in spiaggia per il contrasto al commercio abusivo ha portato violente reazioni da parte di un paio di extracomunitari.
      Il primo episodio è avvenuto domenica mattina in via Vittorio Veneto. È qui che i vigili avevano notato, seminascosto dietro a una colonnina dell'Enel, un borsone con dentro varia merce pronta per la vendita in spiaggia. Si è avvicinato un senegalese, poi identificato come Waly Sene, di 28 anni, residente a Conegliano, che rivendicava la merce. Invitato a calmarsi, ha reagito con spinge e gomitate, una delle quali ha colpito un vigile, che ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso. Il giovane venditore è stato denunciato a piede libero per resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale.
      Il secondo episodio sempre domenica, nel tardo pomeriggio in piazza Torino. È qui che i vigili in servizio hanno notato un extracomunitario con borselli e borse. Questi, alla vista degli agenti, si è dato alla fuga, lasciando cadere le borse. Quando stavano per avvicinarsi all'auto di servizio, sono stati avvicinati da un uomo, poi identificato per Fai Daro, senegalese di 33 anni, clandestino, che rivoleva indietro la merce, sostenendo che gli era stata rubata. Per protesta è salito nell'auto e non ne voleva sapere di uscire. A quel punto, richiesti rinforzi, i vigili hanno deciso di accompagnarlo alla sede staccata del Comando per l'identificazione. È qui che è andato in escandescenza, dando calci e pugni a chi si avvicinava. Per immobilizzarlo è stato usato lo spray in dotazione al corpo. Ma all'interno dei locali è nata una nuova colluttazione, costringendo gli agenti all'uso delle manette. Il senegalese è stato arrestato per detenzione di materiale contraffatto, ricettazione, rifiuto di fornire le generalità, danneggiamento di bene pubblico, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Cinque degli otto agenti hanno dovuto ricorrere alle cure mediche al pronto soccorso: se la caveranno in una settimana.
VENEZIA
Venditori abusivi scappano,
travolgono una donna e la feriscono
di Michele Fullin
VENEZIA (9 agosto) - I venditori abusivi non vanno mai in ferie, i loro controllori probabilmente sì. Ecco perché ieri la città era letteralmente invasa da queste persone con venti borse per mano che spesso bloccano la circolazione e infastidiscono i turisti. Quando scappano, poi, ci scappa sempre qualcuno che si fa male. Ieri addirittura tre. La più grave è una donna veneziana di circa 60 anni che è stata investita sul ponte della Paglia durante una fuga ed è caduta a terra facendosi male ad un braccio. La donna è stata portata in ospedale per accertamenti e ha intenzione di denunciare l’accaduto ai carabinieri. Altre due persone, che sono state solo urtate in modo violento, hanno preferito tirare dritto ed evitare denunce e magari minacce.

È accaduto ieri mattina, poco prima delle 11 proprio sul ponte della Paglia, affollatissimo come sempre da turisti e da residenti diretti verso le spiagge del Lido. È bastato un attimo, una vedetta ha avvertito che qualcosa non andava e il gruppone, per paura dei sequestri e della richiesta dei documenti, è partito a gambe levate senza guardare chi si trovava sulla loro strada.

«È caduta come un frutto maturo dall’albero - racconta una testimone - il rumore è stato terribile, pensavamo che avesse battuto la testa». «Sono dieci anni che diciamo che è ora di finirla - denunciano i pittori e gli operatori economici di riva degli Schiavoni - ma nessuno vuole affrontare questo problema con la dovuta decisione. Prima o poi qualcuno si farà male davvero. Però non ci vengano a dire che non sapevano perché chiediamo quotidianamente interventi alle forze dell’ordine».

Il 9 maggio scorso una turista veronese fu spinta dagli abusivi in fuga contro il muro in campo San Zulian e batté la testa. Il 27 aprile, una fuga in riva degli Schiavoni finì travolgendo i tavolini di bar e ristoranti, ma per fortuna allora nessuno si fece male. Ma fu un puro caso.
Denuncia gli abusi
Gli sigillano la porta
In una città come Venezia, attraversata ogni giorno da migliaia di turisti, trovarsi su un luogo di passaggio è questione di vita o di morte per un’attività commerciale. Ecco perché i commercianti di Santa Croce e San Polo protestano per la deviazione dei flussi operata dal ponte di Calatrava ed ecco perché sui muri compaiono sempre più spesso scritte per "San Marco" o "Piazzale Roma" in luoghi improbabili o quantomeno più scomodi.
      Chi si trova da un giorno all’altro con una bella quota di passaggi in meno a causa della segnaletica abusiva, denuncia e chiama le forze dell’ordine. Un comportamento, a quanto pare, pericoloso.
      «Da tempo denuncio i tentativi di far passare i turisti per il sotoportego de le Acque invece che alle Mercerie, e per questo sono stato minacciato più volte. Domenica mi sono anche trovato la serratura del negozio sigillata con l’Attak».
      Massimo Varutto è il titolare di un grande punto vendita di specialità veneziane con forti sconti e distribuito su tre piani, che si trova in Merceria San Salvador, in corrispondenza dell’abside della chiesa.
      «La cosa sta andando avanti da un mesetto - spiega - In partenza i cartelli stavano dentro un negozio. Ho chiamato i vigili e dopo tre interventi i cartelli sono stati portati all’esterno. Successivamente i vigili sono intervenuti anche su quelli e io stesso ne ho tolti. A quel punto sono cominciate le scritte sui muri, che mi sono premunito di ripulire».
      Per questa "ostinazione" il risultato è stato l’iniezione di una bottiglietta di Attak nella serratura del negozio.
      «Siamo all’atto intimidatorio vero e proprio - conclude - capisco che ognuno cerchi di portare l’acqua al suo mulino, ma non può farlo con quelle oscenità, deturpando le parti centrali di Venezia. E il grave è che con quelle scritte si nota un sensibile spostamento dei flussi. In ogni caso, non mi fermo».
      Finora il responsabile (o i responsabili) non sono stati identificati dai vigili nei loro numerosi e pronti interventi. Forse perché la mano che devia il traffico agisce di notte.
     
Michele Fullin
GLI ANTINAZIONALI
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La Cgil: «Venditore ferito durante un controllo»
Colpito al volto e in altre parti del corpo durante uno dei tanti controlli contro i venditori ambulanti abusivi, in Riva degli Schiavoni.
      Al centro della vicenda c’è un senegalese di 45 anni, residente a Padova, che si è rivolto alla Cgil della sua città per segnalare il fatto.
      A denunciare l’accaduto è Nouang Boubacar, anche lui senegalese che lavora alla Fillea Cgil e che in passato è stato al centro di una vicenda di discriminazione razziale sempre nella città del Santo.
      A ferire il venditore ambulante abusivo (nella foto), secondo il suo racconto, sarebbero stati i carabinieri. Un pattuglia di tre militari si sarebbe avvicinata all’africano e da lì sarebbe iniziato lo scontro fisico.
      A colpire sarebbe stato un solo militare. Va detto che il fatto, così come raccontato dall’irregolare, non risulta al Comando provinciale dei carabinieri di San Zaccaria.
      Va ricordato, a tal proposito, che anche nel corso dell’ultimo fine settimana i carabinieri di Venezia hanno effettuato controlli e verifiche, sequestrando diverse borse ed altri oggetti con marchio contraffatto. Solo pochi giorni fa, infine, una donna è stata travolta proprio da venditori che, alla vista del personale in divisa, hanno preferito fuggire dall’area del ponte della Paglia. La donna è caduta ed ha riportato diverse ferite.
      «Il mio amico Bamba è finito al pronto soccorso dopo essere stato colpito con calci e pugni dai carabinieri - spiega Nouang Boubacar - Come sindacalista della Cgil dico che si tratta di un episodio molto grave e che ci stiamo anche organizzando per dare vita ad una manifestazione a Venezia contro queste forme di intolleranza. È necessario rispettare le regole - dice il sindacalista della Fillea di Padova - se il venditore non era in regola con la normativa andava identificato ed eventualmente sanzionato. Non è giusto che sia stato picchiato. Mi ha detto che il fatto è accaduto attorno alle 20 ed è stato in pronto soccorso, a Venezia, fino a mezzanotte». Anche il diretto interessato non ha intenzione di lasciar passare questa brutta avventura. «Voglio andare da un avvocato per presentare una denuncia - aggiunge Bamba - sono stato colpito violentamente al volto».
SI ESPRIME SOLIDARIETA VERSO L ARMA DEI CARABINIERI E SI INVITA I MILITI NEL PERSEVERARE VERSO LA LORO AZIONE DI CONTROLLO DEL TERRITORIO

postato da: sebastia11 alle ore 15:07 | link | commenti
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venerdì, 06 agosto 2010

UN EROE ITALIANO
7 AGOSTO1941--7AGOSTO2010
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ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI BRUNO MUSSOLINI
Bruno Mussolini (Milano, 22 aprile 1918Pisa, 7 agosto 1941) è stato un aviatore italiano. Figlio terzogenito di Benito Mussolini e di Rachele Guidi, fu ufficiale della Regia Aeronautica, Medaglia d'Oro al Valore Aeronautico e due volte Medaglia d'Argento al Valor Militare.Grande appassionato di aerei, a Bologna ebbe come compagno di studi Federico Cozzolino con cui divise passione e lavoro nella Regia Aeronautica. A 17 anni fu il pilota militare più giovane d'Italia. Fu anche uno dei dirigenti della compagnia aerea Ala Littoria e l'ideatore della LATI, Linee Aeree Transcontinentali Italiane, che coprivano la tratta Italia-Brasile.
 I primi anni e la Campagna d'Abissinia
Nel 1936 durante la guerra d'Etiopia venne assegnato, assieme al fratello Vittorio, alla 14ª Squadriglia Quia sum leo, conosciuta anche come Testa di leone. In questa campagna si guadagnò una Medaglia d'Argento al valor militare[1].
Nell'agosto 1937 partecipò insieme ad Attilio Biseo, con uno dei Savoia-Marchetti S.M.79 alla corsa aerea Istres-Damasco-Parigi. Il suo aereo concluse la gara al terzo posto, dopo un atterraggio di fortuna all'aeroporto di Cameri[2]. Sempre con questa squadriglia, nel gennaio 1938 partecipò alla trasvolata Italia-Brasile.
Sempre assieme ad Attilio Biseo nel 1937 migliorò il primato di velocità sui mille chilometri, con carico di due tonnellate, ottenendo i 430 km/h. In questo frangente nacque la squadriglia dei Sorci Verdi, proprio da una battuta di Bruno Mussolini: ai presenti che criticavano gli S79 ribatté, infatti, "Storcete pure il naso. Quando gli S79 cominceranno a volare, vi faremo vedere i sorci verdi
 La guerra di Spagna e il duello aereo con Dickinson
Volontario in Spagna dal settembre 1937 al maggio 1938, Bruno Mussolini lanciò subito una pubblica sfida via radio ai piloti delle formazioni volontarie repubblicane, che venne accolto dal pilota statunitense Derek D. Dickinson, della formazione delle "Ali Rosse" (Alas Rojas).
Il 27 settembre i due piloti partirono rispettivamente da Palma de Maiorca (Bruno Mussolini, su un Fiat G.50[4]) e da Castellòn de la Plana (Derek Dickinson con un Boeing P26[5]). Assieme a loro volavano due ricognitori, a fare da padrini al duello. La quota prescelta erano i 1000 metri.
Inizialmente inquadrato dalle mitragliatrici di Mussolini, Dickinson fu ferito ad una mano e non poté sventolare la sciarpa bianca di resa. Con una disperata manovra riuscì a portarsi sopra l'aereo di Mussolini e ad inquadrarlo a sua volta con le mitragliatrici. A questo punto il pilota italiano agitò la sciarpa, avendo il suo motore una panna.
Al rientro, il caccia di Dickinson aveva ricevuto 326 colpi di mitra e il suo pilota era ferito ad una mano, mentre l'apparecchio di Mussolini dovette atterrare in planata, poiché piantato in asso dal motore.
Durante la Guerra di spagna, Bruno Mussolini fu decorato di una seconda Medaglia d'Argento.
La Seconda guerra mondiale e la morte
Allo scoppio della seconda guerra mondiale fu assegnato al 47° Stormo Bombardamento Terrestre di Grottaglie (TA) e Il 1 giugno 1941 trasferito a Pisa gli fu assegnato il comando della 274ª Squadriglia Bombardamento a Grande Raggio (BGR), inquadrata all'interno del 46° Stormo con sede a Pisa.
A questa squadriglia erano stati assegnati i nuovi bombardieri quadrimotori Piaggio P.108B. Due mesi dopo, il 7 agosto 1941, proprio su uno di questi velivoli, perse la vita. I motori del suo aereo, mentre era in fase di atterraggio, subirono un brusco calo di potenza. Non riuscendo a riprendere quota l'aereo si schiantò poco dopo. Nell'incidente persero la vita anche il tenente pilota Francesco Sacconi e il maresciallo motorista Angelo Trezzini[9]. La salma di Bruno Mussolini fu trasportata da Pisa a Predappio con un treno speciale, tra due ali di folla ininterrotta, che salutava con il braccio teso, e alla presenza di alcuni ufficiali prigionieri della RAF, che vollero rendere omaggio al nemico caduto.
Recita così l'elogio che accompagna la Medaglia d'Oro al Valore Aeronautico conferita a Bruno Mussolini:
« Aviatore di tre guerre, già volontario in Africa ed in Spagna, trasvolatore dei deserti e di oceani, più volte consacrato all'eroismo nella breve parentesi di una giovinezza audace, materiata di fede e di amore, di passione e di battaglie. È caduto al posto di combattimento con negli occhi la gioia dell'ardire, mentre effettuava un volo di prova su di un nuovo apparecchio da bombardamento a grande raggio; una delle più recenti conquiste per le nuove battaglie e per le nuove vittorie, come sanno dare solo i pionieri e gli eroi. Volendo dar maggiori glorie all'ala della Patria, le ha dato la vita»
postato da: sebastia11 alle ore 14:22 | link | commenti
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