sabato 19 novembre 2011

martedì, 27 ottobre 2009

LA DEMOCRAZIA VIETA LA LIBERTA DI ESPRESSIONE
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Treviso. Istigazione al razzismo, Gentilini
condannato: tre anni senza comizi
TREVISO (26 ottobre) - Aveva tuonato davanti alla sua platea più congeniale, i militanti del Carroccio alla Festa dei Popoli Padani a Venezia, ma le frasi usate da Giancarlo Gentilini, lo "sceriffo" vicesindaco di Treviso, gli sono costate prima un'inchiesta per istigazione all'odio razziale e oggi una condanna.

Il Gup di Venezia Luca Marini, al termine del rito abbreviato, ha condannato Gentilini a 4.000 euro di multa e al divieto per tre anni di partecipare a comizi politici, con la sospensione di entrambe le pene. A sostenere l'accusa il procuratore della Repubblica Vittorio Borraccetti che ha chiesto il massimo della pena, 6.000 euro di multa, pari a un anno e 5 mesi di reclusione, e non il carcere vista l'età dell'imputato.

Alla festa della Lega a Venezia, il 14 settembre del 2008, il vicesindaco trevigiano era salito sul palco infiammando il popolo del Carroccio. Con voce tuonante e piglio deciso, aveva toccato tutti i temi "caldi" già trattati in altre occasioni, con relativa apertura di polemiche e prese di posizione, come quando aveva deciso di togliere le panchine o provocatoriamente aveva detto di travestire gli immigrati da "leprotti" per addestrare i cacciatori.

A Venezia erano state così lanciate frasi pesanti sull'immigrazione clandestina, sulle presenze di nomadi, fino alle possibili realizzazioni di moschee in territorio veneto. «Voglio eliminare - aveva detto - i campi nomadi, voglio eliminare dalle strade quei bambini che vanno a rubare in casa degli anziani» ed ancora «voglio una rivoluzione contro chi vuole aprire moschee e tempi islamici», dicendosi pronto «ad aprire una fabbrica di tappeti per regalarli agli islamici perché vadano a pregare nel deserto e non a casa nostra».

Un discorso documentato dalla Digos ma anche da tanta gente con videocamera tanto da far diventare il suo intervento - per breve tempo - un video "cult" su youtube. Da parte sua, laprocura di Venezia aveva avviato un'inchiesta che oggi è giunta al suo primo risultato in aula con la sentenza di condanna.

Il difensore di Gentilini, l'avvocato Luigi Ravagnan del Foro di Venezia, ha respinto con forza la decisione del Gup e ha annunciato - in attesa delle motivazioni della sentenza - il ricorso in appello. Per il legale, nelle frasi di Gentilini, «non c'era nessuna maliziosità contro le razze, bensì il sostegno ad idee ben note del mio assistito finalizzate all'integrazione tra etnie diverse».

Per nulla turbato lo "sceriffo", che con la voce robusta e risata sorniona, come quelle che accompagnano i suoi interventi pubblici, dice che le accuse mossegli sono state fatte «ad un uomo che, per le proprie idee, è abituato ad andare all'assalto e ad esporsi al fuoco nemico porgendo il proprio petto mentre qualcuno è pronto a spararmi alle spalle».
postato da: sebastia11 alle ore 14:29 | link | commenti
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venerdì, 23 ottobre 2009

UN PARTITO ANTI NAZIONALE
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Pd: Franceschini sceglie Touadi
(ANSA) - ROMA, 22 OTT - Franceschini indica Jean Leonard Touadi, deputato del Pd nato in Congo e dal '79 in Italia, come suo vicesegretario del Pd. 'Ho scelto Touadi - ha affermato Franceschini - per la sua storia, perche' e' un politico di livello e anche perche' e' nero. Bisogna sfidare culturalmente la destra e svegliare il Paese perche' l'Italia e' gia' una societa' piena di nuovi italiani e una delle battaglie piu' importanti e' prendere coscienza che siamo una societa' multietnica'.
postato da: sebastia11 alle ore 11:41 | link | commenti
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martedì, 20 ottobre 2009


Protesta ad oltranza. I pescatori non hanno nessuna intenzione di mollare. Dopo la manifestazione di giovedì scorso, alle Zattere sono tornati, più numerosi ed agguerriti di prima. Quasi 200 pescherecci, per circa 600 membri d’equipaggio. Due gli obiettivi. In primo luogo i pescatori chiedono spiegazioni sulla moria di vongole di mare, le cosiddette “bevarasse”. La morte del 90 per cento del pescabile nell’ultimo anno e mezzo ha infatti causato una forzata sospensione della loro attività. In secondo luogo, i pescatori chiedono agli organi competenti di poter sedere ai tavoli nei quali vengono discussi temi come il mantenimento e la difesa della fascia costiera. «Oggi la Giunta Regionale, discuterà la delibera che affronta il primo punto – spiega Antonio Gottardo della Lega Pesca veneta - giovedì a Verona ci sarà l’incontro con il Sottosegretario Antonio Bonfiglio, cui da alcuni mesi il Governo ha dato la delega alla pesca e con Saverio Abate, direttore generale della Pesca Marittima. La permanenza dei pescherecci qui alle Zattere dipende solo dall’esito di questi incontri». «Se le cose non andranno bene - spiegano senza mezzi termini i pescatori – noi da qui non ce ne andremo facilmente». «La situazione è delicata – dice Gianni Stival, Presidente Regionale Pesca Agic Agrital – Per quanto l’incontro con l’ammiraglio della Capitaneria di Porto sia andato bene, noi da qui proprio non ci muoviamo se non ci danno le risposte che chiediamo. La nostra è una protesta spontanea, per questo credo che i pescherecci continueranno ad arrivare nei prossimi giorni». Ieri alle Zattere si respirava un’atmosfera tranquilla. Non è escluso che se gli incontri previsti per i prossimi giorni dovessero andar male, la situazione potrebbe “animarsi”. «Al momento – spiega uno dei pescatori – stiamo buoni e tranquilli in attesa che la politica faccio il suo corso. Bisogna ricordarsi però che la nostra categoria è in crisi da oltre un anno a causa della moria di “bevarasse”».
postato da: sebastia11 alle ore 15:44 | link | commenti
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lunedì, 19 ottobre 2009


Tempio Votivo
L’oltraggio del degrado
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All’interno manca perfino il bagno per il custode e i visitatori. Non c’è un ascensore, e nemmeno un semplice scivolo che possa facilitare l’accesso ai diversamente abili o agli anziani (che sono i visitatori più numerosi che arrivano al sacrario). Se poi si riesce ad entrare al Tempio Votivo del Lido, in riviera Santa Maria Elisabetta, le cose non vanno meglio: si notano varie infiltrazioni d’acqua dal soffitto, in qualche caso anche pericolo di distacco di grossi blocchi di marmo. E pensare che qui “riposano” le spoglie di Caduti che hanno dato la vita alla patria, nelle due guerre, e che in laguna dovrebbero trovare i giusti onori e l’opportuna considerazione. Anche con una degna sepoltura. Invece la loro memoria vive in mezzo al degrado. Così un gruppo di parenti, con rappresentanti arrivati al Lido in questi mesi da varie parti d’Italia per visitare le tombe dei loro cari, ha pensato di mettere tutto nero su bianco, con una dettagliata denuncia corredata da eloquenti fotografie depositata alle forze dell’ordine. Non solo: per gridare a Venezia la indignazione per come viene conservata la memoria dei loro cari, hanno dato vita ad un coordinamento. Molti tra i visitatori che hanno steso la relazione sono in età avanzata, sono sbarcati a Venezia dopo decenni e si aspettavano di trovare tutt’altra accoglienza e considerazione. Tanto che il documento sarà ora inoltrato anche all’Ulss 12 e allo Spisal, affinchè possano verificare se, con queste carenze, sussistano le condizioni per tenere aperto il tempio, dove solo in qualche occasione durante l’anno si svolgono commemorazioni. Anche da fuori: la presentazione dell’edificio non è delle migliori: dalla scalinata si vedono fessurazioni e distacchi di marmo, scritte vandaliche, tanto che, in alcuni momenti, l’accesso viene anche vietato. Da sei anni, divelta da un fortunale nel 2003, sulla cupola manca la statua della Madonna. Si è creata un’associazione di volontariato per ricostruirla. Ma anche questa ha trovato molteplici difficoltà burocratiche tanto da costringere il presidente alle dimissioni.
postato da: sebastia11 alle ore 15:19 | link | commenti
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sabato, 17 ottobre 2009

LA TANTO ESALTATA DEMOCRAZIA ITALIANA

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Lo stato trattò con la mafia. Rivelazioni

Clamoroso scoop del settimanale Espresso che, attraverso Lirio Abbate pubblica e spiega il “papello” della trattativa aperta tra Cosa Nostra e Stato nell’estate del 1992, a cavallo tra le stragi dei giudici Falcone e Borsellino. Ecco l’articolo, destinato forse a riaprire ferite mai sanate e avviare la magistratura al definitivo accertamento di verità.Sono 12 le richieste che i boss di Cosa nostra avanzarono agli uomini delle istituzioni nell’estate del 1992, fra le stragi Falcone e Borsellino. Una trattativa che i mafiosi corleonesi avanzarono con lo Stato per fermare le bombe e la stagione stragista, e arrivare ad una tregua. I 12 punti formano il ‘papello’, cioè l’elenco delle richieste scritte su un foglio formato A4 che adesso Massimo Ciancimino ha consegnato ai magistrati della procura della Repubblica di Palermo che indagano sulla trattativa fra Stato e mafia. Ma accanto a questo elenco spunta a sorpresa un altro ‘papello’ con le proposte e le modifiche ai 12 punti pretesi dai corleonesi che don Vito Ciancimino avrebbe scritto di proprio pugno e consegnato all’allora colonnello del Ros, Mario Mori. Il fatto, inedito, è documentato dal L’espresso con alcune foto dei fogli in cui si leggono al primo punto i nomi di Mancino e Rognoni; poi segue l’abolizione del 416 bis (il reato di associazione mafiosa); “Strasburgo maxi processo” (l’idea di Ciancimino era quella di far intervenire la corte dei diritti europei per dare diverso esito al più grande procedimento contro i vertici di Cosa nostra); “Sud partito”; e infine “riforma della giustizia all’americana, sistema elettivo…”.Su questo “papello” scritto da Vito Ciancimino era incollato un post-it di colore giallo sul quale il vecchio ex sindaco mafioso di Palermo aveva scritto: “consegnato al colonnello dei carabinieri Mori dei Ros”. Per gli inquirenti il messaggio è esplicito e confermerebbe il fatto che ci sarebbe stato una trattativa fra i mafiosi e gli uomini delle istituzioni.Mostrare ai giudici l’esistenza del ‘papello’, rappresenta per i pm una prova tangibile che la trattativa fra mafia e Stato non solo è esistita, ma è anche iniziata nel periodo fra l’attentato di Capaci e quello di via d’Amelio. Per gli inquirenti questo documento, consegnato dal dichiarante Massimo Ciancimino, che collabora con diverse procure, può dare il via a nuove indagini. Con l’obiettivo di scoprire fino a che punto può essere arrivato il tentativo di trattativa rivelato dal figlio dell’ex sindaco mafioso.I 12 punti richiesti da Riina e Provenzano, che sono anche questi al vaglio dei magistrati, si aprono, invece, con la revisione del maxi processo a Cosa nostra. Gli altri spaziano dall’abolizione del carcere duro previsto dal 41 bis agli arresti domiciliari per gli imputati di mafia che hanno compiuto 70 anni. La lista si conclude domandando la defiscalizzazione della benzina per gli abitanti della regione siciliana.
Guarda il video con l’intervista a Martelli, ex Ministro di Grazie e Giustizia
http://www.youtube.com/watch?v=WqB20vtyM7c
postato da: sebastia11 alle ore 08:40 | link | commenti
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martedì, 13 ottobre 2009

NELL'IMBARAZZO GENERALE E NEL TENTATIVO DEI MEDIA DI REGIME DI ECLISSARE L'ACCADUTO... :
Milano, libico lancia bomba contro caserma: ferito grave
L'INVASIONE DEL PAESE PRENDE FORMA!!!
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DUE DEI TANTI RESPONSABILI
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L'UNICA RISPOSTA AD UN'INVASIONE E' LA REAZIONE DI UNA COMUNITA' INTERA!!!
Un uomo di origine libica ha lanciato questa mattina una bomba di scarsa potenza davanti a una caserma dell'esercito a Milano, restando gravemente ferito e ferendo lievemente un militare di guardia che ha cercato di fermarlo.

Lo riferiscono la Questura e la Procura di Milano e lo Stato maggiore della Difesa.

La caserma Santa Barbara -- da dove è partito per l'Afghanistan il primo reggimento trasmissioni -- si trova in piazzale Giuseppe Perrucchetti, una zona, vicina a San Siro e all'abitazione dell'uomo, che è stata recintata e chiusa al traffico.

Secondo quanto riferito da polizia e Procura, l'uomo Mohammed Game, di 35 anni e di nazionalità libica -- ha subìto ferite gravi nell'esplosione ed è stato trasportato all'ospedale Fatebenefratelli, dove gli verrà amputata una mano.

Il militare rimasto ferito in modo lieve il caporale Guido La Veneziana, 20 anni di Brindisi si è procurato un graffio a una guancia ed è stato medicato in caserma.

Game, che dal 2003 vive con regolare permesso di soggiorno in Italia e convive con un'italiana, è stato arrestato per detenzione, porto e fabbricazione di esplosivo e denunciato per strage. L'uomo (4 figli, due suoi e 2 della convivente) non ha un lavoro fisso, sarebbe stato in crisi finanziaria dopo il fallimento dell'impresa per la quale lavorava, non era particolarmente devoto e si sarebbe riavvicinato alla religione negli ultimi tempi, forse proprio per superare un momento difficile. Ha piccoli precedenti per ricettazione.

Il pm di Milano, Armando Spataro, ( nota Toga rossa N.d.r. ) che si occupa delle indagini sul caso assieme al collega Maurizio Romanelli, ha detto oggi che il nome del libico non è mai emerso in inchieste per terrorismo e non risulta che il 35enne abbia mai frequentato moschee a Milano.

Lo scorso dicembre la Digos di Milano aveva arrestato due marocchini accusati di progettare attentati nella provincia contro vari obiettivi tra cui, secondo i sospetti degli inquirenti, poteva esserci anche la caserma di piazzale Perrucchetti.
gamar
MARONI....VUOI FARE QUALCOSA PER DIFENDERE QUESTO PAESE ( che volente o nolente e' pure il tuo ) O LE NOSTRE DONNE E I NOSTRI FIGLI DEVONO ESSERE DILAGNATI DA QUALCOSA DI PIU' GRAVE???
londra
tratto dal sito:http://vocenazionale.splinder.com/
postato da: sebastia11 alle ore 13:00 | link | commenti (2)
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lunedì, 12 ottobre 2009

L AFFONDAMENTO DEL GIUDECCA
UN CRIMINE SEMISCONOSCIUTO DELL AVIAZIONE ALLEATA

Il piroscafo Giudecca
E’ il 13 ottobre del 1944, In laguna la giornata concede profumi primaverili, tra le calli, i chioggiotti vivono una insolita tranquillità.
Ma a qualche miglio dal porto di Chioggia, il vaporetto Giudecca, che da Vigo collega Chioggia a Venezia, naviga con quasi duecento passeggeri, in gran parte di Chioggia, Sottomarina, e d’altri centri del litorale.
Dopo quindici minuti di navigazione, vale a dire: “Le dodici e quarantacinque”, Il piroscafo è già oltre il pontile di Caroman e diventa bersaglio di tre “caccia-bombardieri” dell’aviazione anglo-americana.
Malgrado ciò, la nave a vapore riesce a giungere nei pressi dell’abitato di Pallestrina.
I Velivoli scemano l’altitudine e a volo radente, iniziano a mitragliare il piroscafo.
Non solo, precipita la prima bomba che involontariamente centra la cabina di comando ed uccide il timoniere.
La seconda bomba impatta contro la prua dell’imbarcazione Acnil.
La terza esplode all’interno del locale macchine.
Il piroscafo, s’inclina, mutandosi in una trappola mortale.
Non basta: gli effetti delle esplosioni scaraventano schegge di bombe, e frammenti della motonave, fino a raggiungere l’abitato d’Ognissanti.
Il “battello Giudecca” è avvolto da fiamme, urla di terrore e scene rosso sangue.
L’orrore della guerra, avvinghia la nave posandola sul fondo della laguna.
Una bomba punta in direzione di una piccola imbarcazione e dilania un’intera famiglia.
Intanto i caccia-bombardieri continuano le operazioni di mitragliamento, e le scene di panico si spostano sull’abitato d’Ognissanti.
Corpi straziati d’ogni età, urlano il proprio desiderio di non morire.
In tanti pregano per la vita dei più piccoli, ma non basta, i 20 mm dei caccia sono senza pietà.
Tra densi ed acri fumi, ad Ognissanti il terrore si trasforma in distruzione.
Ma la storia insegna e tramanda le virtù del popolo lagunare, infatti i pescatori della vicina Pallestrina indifferenti a bombe d’aereo, incuranti dei mitragliamenti s’imbarcano per prestare immediato soccorso ai 150 naufraghi del Giudecca.
Ma lo sguardo della morte anticipa la propria opera su 67 incolpevoli cittadini

Ma lo sguardo della morte anticipa la propria opera su 67 incolpevoli cittadini, travolti dai baci di una guerra mai compresa.
  
ELENCO DECEDUTI:
) Frizzolo Antonio,
2) Renzini Argo
3) Premoli Arturo
4) Cemolin Ugo
5) Schiavon Giovanni
6) Franzoso Renato
7) Vianello Attilio
8) Gorin Maria
9) Gobbin Gino
10) Scarpa Elvira
11) Busetto Augusta
12) Scarpa Giuseppe
13) Boscolo Luigi
14) Doria Bruno
15) Rasi Virginio
16) Barbieri Emilio
17) Vianello don Natale
18) Massi Attilio
19) Grassi Regina
20) Ballarin Sergio
21) Bullo Carlo
22) Alverdi Augusto
23) De Bei Walter
24) Scarpa Domenico
25) Brozzolo Marco
26) Ceolin Elvira
27) Antonini Luigi
28) Sambo Augusta
29) Albertini Amalia
30) Scarpa Lea
31) Scarpa Vincenzo
32) Bullo Cesare
33) Chiereghin Domenica
34) Rocco Margherita
35) Brozzolo Aldo
36) Boscolo Lino
37) Chiereghin Fulvio
38) Liviero Armido
39) Voltolina Felice
40) Padoan Leonoro
41) Voltolina Elva
42) Oselladore Fortunato
43) Doria Domenico
44) Dalla Barba Umberto
45) Enzo Fernando
46) Frizziero Antonio
47) Ghirardon Angelo
48) Puggiotto Andrea
49) Bellemo Regina
50) Perini Nicola
51) Camuffo Elisa
52) Salvato Giancarla
53) Bonaldo Maria
54) Boscolo Angelo Beggio
55) Novello Agostino
56) Ballarin Rita
57) Spunton Roberto
58) Pregnolato Prima
59) Gardin Armando
60) Ravagnan Clodomiro
61) Doria Antonia
62) Boscolo Riccardina
63) Boscolo Antonio Mezzopan
64) Valeri Gisella
65) Longo Leandro
66) Barbieri Vasco
67) Cadavere sconosciuto.
 
 
 
Brano scritto da Giovanni Lafirenze
Amministratore del sito  www.biografiadiunabomba.it
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«In balìa dei punk-a-bestia»
431429073SANTA MARGHERITA Un barista lamenta il mancato intervento delle forze dell’ordine


Campo Santa Margherita non smette di far discutere. Questa volta a voler far rispettare la tranquillità del campo sono gli esercenti, che lamentano il mancato intervento della Polizia municipale, dopo alcune segnalazioni. «Vogliono che il campo sia un luogo tranquillo, ma quando chiediamo l’intervento delle forze dell’ordine non arrivano. L’altra sera – racconta il titolare del bar Orange – ben oltre mezzanotte sono comparsi in campo una ventina di giovani: avevano un carretto che lanciava musica a tutto volume. Un frastuono incredibile. Subito abbiamo chiamato il 112. L’operatore ha girato la telefonata alla Polizia municipale. Abbiamo richiesto un intervento ma l’agente, dopo aver appreso che i giovani erano una ventina, ci ha detto che loro erano solo in quattro e che dunque non potevano intervenire. Mi domando – prosegue il titolare del bar – perché tutti si lamentino ma nessuno faccia nulla. Poi vengono a dire che la causa di tutti i mali siamo noi dei bar».
      «La situazione non corrisponde esattamente a quanto è stato dichiarato - precisa Appreso di quanto Marco Agostini, comandante Polizia municipale - Ci sono state due segnalazioni, una alle 23.10 un’altra alle 1.26: in entrambi i casi siamo intervenuti prontamente. Nel secondo caso abbiamo constatato la presenza di una quarantina di punk-a-bestia. Troppi per essere fronteggiati da sette agenti tra municipale e Polizia di Stato. Così abbiamo iniziato a preparare un intervento più massiccio attendendo i rinforzi da parte dei Carabinieri. Non ce n’è stato bisogno poiché pochi minuti dopo è iniziato a piovere e la folla si è dispersa da sola. È importante che a fronte di situazioni di pericolo o di disagio, come quella di campo Santa Margherita l’altra sera, i cittadini continuino a chiamare la nostra sala operativa o gli altri numeri per le emergenze».
      «È evidente che c’è situazione di criticità che va affrontato nelle sedi opportune - ha commentato l’assessore Mchele Mognato - Faremo il punto con prefetto e questore per assumere le iniziative necessarie affinché non degeneri».
      Davide Calimani
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sabato, 10 ottobre 2009

SOLIDARIETA PER LE POPOLAZIONI MESSINESI COLPITE DAL DRAMMA
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Messina: oggi i funerali. E' lutto nazionale

Un migliaio di persone per la notte di veglia

MESSINA - Negozi chiusi e saracinesche abbassate in tutta la città: Messina si appresta a celebrare l'addio alle vittime dell'alluvione che ha colpito la zona a sud della città il primo ottobre. Nella cattedrale, dove alle 10.30 l'arcivescovo Calogero La Piana celebrerà le esequie è già cominciato l'afflusso di familiari e amici delle vittime, che si aggirano tra le 21 bare avvolte nel tricolore poste ai piedi dell'altare. Su ogni feretro cuscini di fiori rossi e le foto delle vittime. Fuori, intanto, sono già alcune centinaia le persone che si sono radunate per dare l'ultimo saluto ai morti. Saranno presenti, tra le autorità, anche il premier, Silvio Berlusconi, il presidente del Senato, Renato Schifani, in rappresentanza del capo dello Stato, e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Proclamata la giornata di lutto nazionale, sollecitata nei giorni scorsi dal sindaco, Giuseppe Buzzanca, e dallo stesso vescovo.
Ieri sera oltre un migliaio di persone ha reso omaggio alle vittime con una veglia funebre. In cattedrale sono state portate 21 bare, tutte avvolte nella bandiera tricolore tranne una, quella di una donna romena, con la bandiera del suo paese. I familiari di altre sei vittime hanno preferito esequie in forma privata, mentre deve ancora essere riconosciuto il cadavere di uno dei morti estratti dalla macerie. Durante la veglia momenti di intesa commozione, sopratutto tra i familiari delle vittime.
Intanto si leva la voce del comitato formatosi tra i cittadini colpiti dal disastro: chiedono che le nuove case non vengano costruite altrove. "Gli abitanti e i commercianti di Scaletta, Giampilieri, Altolia e degli altri villaggi colpiti dal nubifragio nel Messinese non vogliono aver costruite case in posti diversi e preferiscono tornare dove hanno vissuto per tanti anni", spiega Ernesto Fiorilo, presidente nazionale di Consumatori Associati e presidente del comitato. "L'alluvione di Messina - aggiunge - è un evento totalmente diverso dal terremoto dell'Aquila e richiede interventi differenti. La ricostruzione delle case e dei negozi deve avvenire nei villaggi di origine per non cancellare queste realtà e deve essere affidata alle imprese locali per rilanciare l'economia. Gli imprenditori infatti devono essere aiutati subito perché altrimenti le attività commerciali rischiano di scomparire per sempre". "Non vogliamo inoltre più sentire dire - prosegue Fiorillo - che la colpa di tutto è dell'abusivismo edilizio perché la causa esclusiva della tragedia è la mancata attenzione di chi doveva prevenire il dissesto idrogeologico, già dopo l'alluvione disastrosa del 2007 e la frana del 2008, e invece, ha ignorato il problema".
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giovedì, 08 ottobre 2009

LEPANTO LA SALVEZZA DELL EUROPA
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All'alba del 7 ottobre 1571 una gigantesca flotta ottomana, la più numerosa mai schierata nel Mediterraneo, avanzava lentamente, con il vento di scirocco in poppa. Circa 270 galee e una quantità indescrivibile di legni minori formavano un semicerchio, una enorme e minacciosa mezzaluna che occupava tutte le acque che dalle coste montagnose dell'Albania, a nord, arrivano alle secche della Morea, a sud. Al centro della mezzaluna che avanzava, sulla nave ammiraglia, chiamata la Sultana, sventolava uno stendardo verde, venuto dalla Mecca, che recava ricamato in oro per 28.900 volte il nome di Allah.

Di fronte, in formazione a croce, era schierata la flotta cristiana, sulla cui ammiraglia, comandata da don Giovanni d'Austria, garriva un enorme stendardo blu con la raffigurazione del Cristo in Croce. La battaglia durò cinque ore e si decise al centro dello schieramento, dove le navi ammiraglie si speronarono l'un l'altra formando un campo di battaglia galleggiante in cui si susseguirono attacchi e contrattacchi finchè il reggimento scelto degli archibugieri di Sardegna riuscì a sferrare l'attacco decisivo. Alì Pascià fu colpito a morte e sulla Sultana fu ammainata la Mezzaluna e issato il vessillo cristiano.

Si coprirono di valore tra gli altri i Colonna e gli Orsini, sette della stessa famiglia, il conte Francesco di Savoia che cadde in battaglia, il ventitreenne Alessandro Farnese, destinato a divenire uno dei maggiori condottieri del secolo, Giulio Carafa che, preso prigioniero si liberò e si impadronì del brigantino nemico, ed i veneziani tutti che pagarono il maggior tributo di sangue. 
Il provveditore veneziano Agostino Barbarigo che comandava l'ala sinistra dello schieramento cristiano, si batté, fino a che non gli mancarono le forze, con una freccia infitta nell'occhio sinistro.Sulla sua ammiraglia, Sebastiano Venier, combatté a capo scoperto e in pantofole perché, risponde a chi gliene chiede il motivo, fanno migliore presa sulla coperta. Ha settantacinque anni e imbraccia la balestra, aiutato da un marinaio per il caricamento dell'arma, un'operazione che era ormai superiore alle sue forze. Sopraffatto dal numero viene soccorso dalle galee di Giovanni Loredan e Caterino Malipiero, che trovano la morte nella lotta.
Al termine della battaglia la Lega aveva perso più di 7.000 uomini, di cui 4.800 veneziani, 2.000 spagnoli, 800 pontifici, e circa 20.000 feriti; i turchi, contarono più di 25.000 perdite e 3.000 prigionieri. Il nome di Lepanto era entrato nella storia. Per la prima volta dopo un secolo il Mediterraneo tornò libero. A partire da questo giorno iniziò il declino dell'impero ottomano.

Nel pomeriggio del 7 ottobre, Pio V che aveva moltiplicato le preghiere a Colei che sempre aveva soccorso i cristiani nelle ore drammatiche della cristianità, stava esaminando i conti con alcuni prelati. D'improvviso fu visto levarsi, avvicinarsi alla finestra fissando lo sguardo come estatico e poi, ritornando verso i prelati esclamare: "Non occupiamoci più di affari, ma andiamo a ringraziare Iddio. La flotta cristiana ha ottenuto vittoria".  
Il Pontefice attribuì il trionfo di Lepanto all'intercessione della Vergine e volle che nelle Litanie lauretane si aggiungesse l'invocazione Auxilium christianorum. Anche il Senato Veneziano che non era composto da donnicciole, ma da uomini fieri e rotti a sfidare i più gravi pericoli in mare e in terra, volle attribuire alla Santissima Vergine il merito principale della vittoria e sul quadro fatto dipingere nella sala delle sue adunanze fece scrivere queste parole: Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii, victores nos fecit (non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori).
testo tratto dal sito http://www.lepanto.org/batta.php3

onore e gloria per i marinai-guerrieri d europa  vincitori dell islam!!!

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