lunedì 21 novembre 2011

giovedì, 31 marzo 2011

Tangenti a Venezia/ Dipendenti comunali
retribuiti con soldi, auto di lusso e escort

 20110331_operazione_progressione_geometricaGianluca Amadori

VENEZIA - Rudi Zanella e Luca Vezzà erano dempre a disposizione del geometra Antonio Bertoncello; sempre pronti a dargli informazioni sulle pratiche, ad assicurargli una corsia preferenziale, a fare pressione su colleghi e superiori. È quanto emerge dalle oltre 100 pagine dell’
ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Galasso, che si basa su centinaia di intercettazioni. I due dipendenti comunali si sentivano al telefono quasi tutti i giorni con Bertoncello, chiamato confidenzialmente "Gigetto", e lo incontravano spesso: le Fiamme Gialle parlano di una quarantina di incontri con il primo, una trentina con il secondo. «Stai tranquillo... appena vedo qualcosa sei informato... come sempre», dice Zanella per rassicurare il geometra. E in un altro colloquio gli conferma che la pratica è definita: «Fatto!.... devi farmi un monumento».

Secondo il gip, il suo interessamento non è solo a titolo di amicizia. Zanella, in servizio allo Sportello unico attività produttive, sarebbe stato retribuito in denaro, attraverso l’utilizzo di auto di lusso e offrendogli l’opportunità di acquistare, e poi rivendere immobili a Venezia. «Non faccio lavori per niente», dichiara il dipendente comunale a Bertoncello. A conferma del passaggio di soldi ci sono numerose telefonate tra Zanella e un’amica: «I prossimi soldi che mi darà Gigetto mi vado a comprare un paio di scarpe», confida. La stessa donna, a seguito di una lite, avvenuta lo scorso gennaio, gli dà del corrotto e minaccia di denunciarlo: «... tutti gli intrallazzi che stai facendo!», gli scrive in un sms.

Vezzà è distaccato dal Comune in Regione per occuparsi della Commissione di Salvaguardia e il gip scrive di lui che ha violato "tutti i doveri connessi all’esercizio delle proprie funzioni di fedeltà, obbedienza, segretezza, imparzialità, onestà, vigilanza e controllo... allo scopo di conseguire vantaggio economico personale". Con Bertoncello è in stretta confidenza, lo informa sull’andamento delle commissioni, segue le sue pratiche: «Ok, quindi tu praticamente l’hai predisposto dicendo: visto il parere favorevole... visto il parere favorevole... visto il parere...» gli chiede Bertoncello al telefono. «Gli ho scritto la motivazione», lo rassicura Vezzà. In un’altra occasione ricordano la pratica con cui sarebbe stata autorizzata un’altana attraverso false fotografie. Vezzà rassicura al telefono anche Emiliano Errico: «Ti ho fatto approvare la pratica».

La Procura ipotizza che i favori siano stati retribuiti anche attraverso donne compiacenti, come dimostrerebbe un’intercettazione in cui Bertoncello dice di essere in compagnia con Vezzà ed Errico assieme ad alcune ragazze «che sono una roba pazzesca».

Di Tullio Cambruzzi, incaricato delle istruttorie in Salvaguardia il gip scrive che "agisce incondizionatamente a favore di Bertoncello", preoccupandosi che le sue pratiche siano approvate "anche influenzando gli altri componenti". In più di una telefonata il dipendente comunale rassicura ii geometra: «Tutto è stato approvato», raccontandogli anche di una finta lite in commissione.
 
http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=143834    
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Destra per Milano contro l'Osservatorio "Democratico" (comunista)  

 
Ecco l'articolo comparso sul sito dell'Osservatorio di Rifondazione Comunista:

http://www.osservatoriodemocratico.org/page.asp?ID=3111&Class_ID=1004

Foto ricordo al Monumentale
Il candidato alla presidenza del consiglio di zona 1 alle comunali di Milano, in compagnia di anziani reduci e membri della Lega e del Pdl, rende omaggio agli squadristi del Ventennio
Redazione - Osservatorio democratico - 26/03/2011

Lo aveva annunciato e ha mantenuto la parola: eccolo lì in prima fila nella foto ricordo, Roberto Jonghi Lavarini, l’autocandidato alla presidenza del consiglio di zona 1 per il Popolo della libertà, in quella che può essere considerata la prima uscita pubblica della campagna elettorale per le comunali del 15 maggio. Faccia seria e labaro della Repubblica Sociale alle spalle, l’immagine lo ritrae mercoledì 23 marzo al cimitero Monumentale, durante una cerimonia per ricordare i “Martiri della rivoluzione fascista” ovvero gli squadristi che compirono assassini e attentati alle sedi dei partiti e alle camere del Lavoro durante la prima metà degli anni Venti. La foto, pubblicata su un paio di siti internet, raffigura un momento della celebrazione cui hanno preso parte tra gli altri Vittoriano Peyrani, Donna Monica Mussolini, vedova del Comandante Vittorio, figlio del duce e colonnello della Guardia nazionale repubblicana della RSI, alcuni ex combattenti e ausiliarie e numerosi militanti politici del Comitato Destra per Milano, della Fiamma Tricolore e del Movimento Lealtà e Azione, oltre ad Antonio La Bollita del Popolo della Libertà, Valerio Zinetti della Lega Nord e Vittorio Barberi, un tempo vice Federale dell’ Msi-Dn di Milano.
Tra l’indifferenza di qualche turista intento a fotografare alcuni pregevoli monumenti funebri è sfilato un piccolo corteo con alla testa le insegne dell'Associazione Nazionale Arditi d'Italia e dell’Unione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana. Non più di una ventina di persone, soprattutto anziani, e qualche giovane dalla testa rasata e con occhiali neri d’ordinanza. Una cerimonia passata nel silenzio, con scarsissima partecipazione ma non senza significato politico: mischiati tra vecchi nostalgici troviamo ancora una volta esponenti del PDL e della Lega Nord che rendono omaggio a squadristi o criminali fascisti.
A tenere insieme il tutto il solito Jonghi Lavarini la cui candidatura - sono parole sue - “ è stata fortemente incoraggiata da amici e sostenitori ed è ufficialmente sostenuta dal Movimento Destrafuturo, dal Centro Studi Patria e Libertà, dal Comitato Destra per Milano e dalla Associazione Milano Sinergie 2015” oltre a “diverse associazioni professionali e di categoria (AMPE, ADSI, UPPI e ANACI), circoli culturali e comitati di quartiere, esponenti politici del centro-destra (del PDL ma anche della Lega Nord e de La Destra)”. Sparate da campagna elettorale? Mah, per dirla con Alessandro Manzoni, che giace proprio al Famedio: “ai posteri l’ardua sentenza”.

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I tono ed i contenuti, non solo di questo articolo, ma di tutto il sito internet e della sua redazione, non fanno che rafforzare il nostro sano e genuino anticomunismo militante. Ringraziamo, ancora una volta, Benito Mussolini ed il Fascismo, di avere salvato, prima con lo Squadrismo e poi con la Marcia su Roma, la nostra amata Italia dal caos, dall'anarchia, dalla sovversione e dal comunismo stalinista sovietico del quale, i quattro compagnucci dell'Osservatorio sedicente Democratico sono, fortunatamente, gli ultimi ridicoli epigoni.

Comitato DESTRA PER MILANO  

http://destrapermilano.blogspot.com/ 
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martedì, 29 marzo 2011

NICOLA PASETTO
 
Uno di Noi
Con lui morì l'ultimo uomo in grado di reggere dignitosamente le sorti della Destra nel Veneto e di rappresentare al tempo stesso un punto di riferimento a livello nazionale. Pasetto era uomo sincero, altruista, leale, di grande carisma e capacità politica. Manteneva sempre la parola data. Non conosceva meschinità. Non conosceva menzogna. Insomma, l'esatto contrario dell'uomo politico tipo, come è comunemente conosciuto.


 
tratto dal sito www.compagniadellanello.net 
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Tradimenti elettorali e diplomatici

 Fiamma Futura Vicenza

 
di Piero Puschiavo 

L’intenzione di “risolvere” l’emergenza immigrati proposta dal Prefetto di Palermo, installando accampamenti di tendopoli non solo nell’isola di Lampedusa, ma in altre zone della Sicilia, come a Mineo, mette in evidenza tutta l’incapacità di una classe politica, sia dal punto di vista tecnico che diplomatico.
 
Da cittadini italiani non possiamo accettare questa invasione di disperati che sbarcano quotidianamente sulle nostre coste tra l’indifferenza generale della classe politica europarlamentare. Visto che siamo in allarme militare, dovremo avere il controllo armato delle “acque”, ma a quanto pare si preferisce pattugliare le coste anziché il largo, scortando i barconi strapieni extracomunitari verso Lampedusa. Maroni dice che gli immigrati verranno rimpatriati, ma intanto alcuni, sbarcati proprio pochi giorni fa a Lampediusa, sono stati fermati nel trevigiano intenti a spacciare droga.
 
Agli slogan verbali contro l’immigrazione che hanno fatto la fortuna di molti parlamentari non si è minimamente vista l’azione, anche solamente politica, se non quella di constatare che il nostro Stato è sempre più una “colonia” esposta alle volontà delle oligarchie atlantiste (NATO).
 
Gli sbarchi non cessano e l’Italia, anziché anteporre i propri interessi attivandosi, da avente diritto, perché confinante ed esposta sul Mediterraneo, per una soluzione diplomatica con la Libia, subisce l’arroganza dell’UE, Francia in testa, scendendo “in guerra” e non rispettando l’accordo Italia-Libia sulla cooperazione economica e sul divieto di conflittualità armate, nonché sul controllo dell’immigrazione.
 
Purtroppo la sindrome da 8 settembre dilaga imperterrita in tutto il Parlamento italiano! 













 

   
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per la verità, noi qualche sospetto lo avevamo sempre avuto. Guardatelo: capelli neri, ora avviati a diventare bianchi, occhi neri, baffetti, carnagione non propriamente svedese. Sembra un nordafricano, che non è un insulto: constatazione di indiscutibili tratti somatici. Adesso, per sua stessa ammissione, ne abbiamo la conferma: Massimo D’Alema è un immigrato. Viene dalla Tunisia o forse dalla Libia. Non sappiamo di preciso. Potrebbe anche essere algerino. Comunque, chi pensava ad un’origine sovietica, sbagliava: Africa del Nord. Un giorno di tanti anni fa, un suo antenato salì a bordo di una barca, che però non era un comune barcone di disperati. Date le passioni e le tradizioni, doveva essere un’elegante imbarcazione a vela di nome Ikarus comprata in cambio di sette tappeti, tre cammelli e un Veltroni d’epoca. Allora i leasing si facevano così. Oggi Veltroni non lo vuole più nessuno. I D’Alema sbarcarono a Lampedusa, e non finirono in un centro di accoglienza. Risalirono la Penisola, si iscrissero al Pci e fecero carriera. Il  resto lo conoscete: Massimo divenne presidente del Consiglio (quello italiano, non tunisino) e oggi è presidente del Copasir. E ieri ha voluto svelare le sue origini: «Sono un immigrato di trentesima generazione». In attesa dell’espulsione, ecco la cronaca della confessione.
Sultano Max ha parlato alla prima Conferenza nazionale del Pd sull’immigrazione. Era vestito all’occidentale, ma non lasciatevi ingannare: il cuore, come sempre, era tutto sull’altra sponda del Mediterraneo, tra i connazionali. Ha detto che alla solidarietà non deve essere posto alcun limite. Tutti gli immigrati che arrivano da noi - ha spiegato - devono essere considerati rifugiati. Non bisogna andare «a vedere da dove vengono. Bisogna accoglierli temporaneamente, poi magari negoziare con gli altri Paesi per un rientro assistito». Sbarcate e noi vi spalancheremo coste e centri di ospitalità. Oggi, e anche domani, perché il nostro futuro è l’Africa. Dice il Sultano, e noi non gli crediamo: «Nei prossimi 15 anni, se l’Europa vorrà mantenere un livello demografico ragionevole e avere un decente sviluppo economico, avrà bisogno di almeno altri trenta milioni di immigrati». Dobbiamo presumere, visti i ragionamenti di D’Alema e la posizione geografica dell’Italia, che i trenta milioni sbarcheranno tutti a Lampedusa con il beneplacito del Pd. Poi, magari, gli altri Paesi, dopo aver opportunamente negoziato, se ne prenderanno due o tre mila. Non siamo certi se ai restanti ventinove e passa milioni penserà direttamente D’Alema o un suo incaricato. Ma non ha importanza. Alì Baffin è convinto. Convinto che il governo Berlusconi abbia sbagliato («la Francia sa quel che vuole, noi no»). Convintissimo che l’intervento militare in Libia abbia già prodotto effetti positivi («l’offensiva di Gheddafi contro il suo popolo è stata fermata»). Ultraconvinto che ciò che sta avvenendo a Lampedusa sia sempre colpa del governo («se li avessimo accolti decentemente, non si sarebbero neanche visti»).
D’Alema, si sa, è uomo dalle grandi e forti convinzioni, anche quando commette grandi errori e anche quando pensa di trasformare Roma e Milano in una succursale di Tunisi e Tripoli. Ma voi non dovete avercela con lui. Alì parla col cuore. Comprendetelo: anche se l’Ikarus non è un barcone, le origini sono quelle.
Ha spiegato D’Alema: «Non esiste il ceppo etnico del popolo italiano. Siamo una mescolanza di razze che si è venuta formando nel corso dei secoli. Basta andare in giro per vedere diverse fisionomie e riconoscere i tratti originari dei nostri concittadini». Loro, per esempio, i D’Alema, non hanno nulla a che fare con normanni e longobardi: «Se noi dovessimo dividerci sulla base del ceppo etnico, io dovrei mettermi con Alim Maruan. Non ci vuole molto a capire che ci sarà voluto qualche secolo prima che il figlio di Alim diventasse D’Alema». La qual cosa, ripetiamo, di per sé non è un male né un bene. È solo l’origine, e può aiutarci a capire certi innamoramenti. Questione di fratellanza. Ne prendiamo atto e giriamo la domanda a voi: ma ad Alim Maruan D’Alema, noi italiani, dobbiamo dare il permesso di soggiorno o rispedirlo a casa?

di Mattias Mainiero

 
 
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lunedì, 28 marzo 2011

Lampedusa: coppia aggredita e derubata 3943622745_f0e69553bb

(ANSA) - LAMPEDUSA, 28 MAR - Una coppia di coniugi e' stata aggredita e derubata in casa a Lampedusa da un gruppo di immigrati che ha fatto irruzione nell'appartamento ieri sera.
L'uomo, 58 anni, e' stato colpito con un pugno alla zigomo da uno dei cinque o sei extracomunitari che stavano rubando diversi oggetti in casa. Sono stati portati via preziosi e orologi.


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/03/28/visualizza_new.html_1530342260.html 
 
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Altro che accoglienza. La Francia rispedisce i Tunisini in Italia. 

 

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Nessuna meraviglia dai transalpini (Reuters) .Dietro la parvenza mai dismessa di ” grandeur ” e del continuo ricordarci che siamo dei macàroni,questo paese ricettacolo da sempre di terroristi,assassini,legione straniera,fondamentalisti,rispedisce indietro dei clandestini chiedendoci di accudirli ( in quanto loro troppo spocchiosi per provarci ) e di non far transitare gli altri che sbarcano,sul suolo Francese.Qualcuno ricordi a Ciampi e a Mortadella che cos’hanno combinato con quest’Europa.Ecco i risultati.A parole tutti pronti,nei fatti vai avanti te che a me scappa da ridere.Attendiamo fiduciosi un commento di Madame Càrlà. Comunque dirotterei tutti i barconi su Marsiglia e Nizza,poi ridiamo.

Il ministro Guéant chiede che noi ci atteniamo alla noma europea. E che dice questa norma? Forse: che il paese in cui sbarcano i clandestini se li deve tenere? E siccome per i nordafricani il paese più comodo per gli sbarchi è l’Italia, noi ce li dovremmo tenere tutti!
Quegli idioti dei francesi e il resto di quella vigliacca accozzaglia chiamata Europa credono che se crolla l’Italia loro si salvano? Non capiscono che noi siamo solo un avamposto, e poi toccherà a loro, e con quella percentuale di stranieri in casa sono fregati.
I francesi non mi sono mai stati simpatici e non fanno nulla per convincermi del contrario, ma mi piacerebbe sentire la nostra opposizione a riguardo. Buoni generosi e disponibili ad ospitarli, visto che hanno tanti soldi VIRTUALI per aiutare tutti anche lì dove il governo ha dovuto tagliare. Ai sostenitori della sinistra gli chiedo di ricordare le soluzione proposte dai loro rappresentanti se, caso mai, riusciranno a vincere qualche elezione. Che fesso, dimenticavo che se vinceranno e ci massacreranno di tasse la risposta sarà: abbiamo ereditato una situazione difficile e dobbiamo fare tutti un serio sacrificio. Mi sembra di averla già ascoltata con l’ultimo governo Prodi che, con un tesoretto lasciato da Berlusconi, ha fatto la Finanziaria più massacrante della storia della Repubblica italiana.
Povera Italia oramai ridotta a paese cuscinetto tra Africa e Europa.

Dopo 150 dall’unita’ d’Italia siamo tornati ad essere solo una espressione geografica. Il ministro della difesa si decide a riunire lo stato maggiore per lanciare un piano che ci difenda dall’invasione arabo africana ormai in atto?
Questa è l’ennesima dimostrazione che UE e ONU sono solo organizzazioni sovranazionali mirate a soddisfare gli interessi di pochi, e che su di esse è sempre stata fatta una retorica incredibile volta a mitizzarle quasi fossero l’unica speranza di salvezza per l’Umanità. Sono solo dei carrozzoni iperburocratizzati totalmente inutili, così come sono strutturati, per la risoluzione dei veri problemi.
I primi ad accorgersene erano stati proprio i Francesi, quando avevano detto NO al referendum sulla Costituzione Europea. Così a Bruxelles l’hanno trasformata in Trattato di Lisbona, proprio per renderla non sottoponibile a referendum popolari ma approvabile solo dai Parlamenti. E noi popoli indifferenti abbiamo accettato senza fiatare, invece di fare le barricate. Ora, visto che l’ONU e l’Unione Europea non perdono giorno per ricordarci che il problema clandestini è solo nostro, lo si risolva a modo nostro. Che se ne tornino in Tunisia il prima possibile.
Ricordiamoci che questa è l’Europa Unita voluta dal sig. Prodi con tanto di una tantum sulle nostre buste paga per la quale attendo ancora la restituzione come promesso, sempre dal solito sig. Prodi!!! Zingari, Nord Africani e quant’altro accorrete, l’Italia è pronta ops …obbligata… ad accogliervi in nome del PD, Prodi Vendola & Co.


http://thatcherstreet.wordpress.com/2011/03/04/altro-che-accoglienza-la-francia-rispedisce-i-tunisini-in-italia/ 



http://thatcherstreet.wordpress.com/2011/03/04/altro-che-accoglienza-la-francia-rispedisce-i-tunisini-in-italia/  
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giovedì, 24 marzo 2011

Rivelazione del «Canard enchaîné»: i servizi segreti di                                    Parigi armarono gli insorti. Prima della risoluzione Onu ...     Parigi ha rifornito Bengasi di cannoni e batterie antiaeree (camuffati da «aiuti umanitari») molto prima che l’Onu autorizzasse l’intervento militare. E gli Usa accusano: lì ci sono terroristi Altro punto per l’Italia: guiderà la flotta Nato.                                                                      di Andrea Morigi   Era già partita all’inizio di marzo la “guerra umanitaria” di Nicolas Sarkozy contro Muammar Gheddafi. L’inizio delle ostilità si può datare con l’arrivo a Bengasi di un carico di cannoni da 105 millimetri e di batterie antiaeree, camuffato da aiuti umanitari alla popolazione civile. Mittente, il governo francese, che fa accompagnare la spedizione da propri istruttori militari, i quali, non appena toccano terra, iniziano l’addestramento degli insorti. Non ne fanno mistero, a Parigi. Anche se il settimanale Le Canard enchaîné, che ne dà conto nell’edizione del 16 marzo, nasconde la notizia in una pagina interna. Sotto un titolo che punta tutto sul dissidio fra il presidente della Repubblica, i vertici militari e il ministero degli Esteri, però, il giornalista Claude Angeli informa della consegna del materiale bellico, avvenuta già «da una decina di giorni», da parte del «servizio azione della Dgse», cioè l’intelligence francese.   Dunque, tutto il dispiegamento di arsenale e personale militare si svolge precedentemente alla risoluzione 1973, adottata dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 17 marzo, in cui si chiede «un immediato cessate il fuoco» e si autorizza la comunità internazionale a istituire una no-fly zone in Libia e a utilizzare tutti i  mezzi necessari per proteggere i civili.   Non stupisce più che il ministro dell’Interno Claude Guéant nei giorni scorsi abbia definito «una crociata» l’azione svolta da Sarkozy in seno all’Onu. Ora dice di essere stato frainteso, che non intendeva bandire la crociata dell’Occidente contro l’Oriente. Eppure lo ha capito anche Jean-Marie Le Pen: «Accuso il governo francese di aver preparato questa guerra, di averla premeditata», ha dichiarato ieri l’ex presidente del Front National.   Ci stanno ben attenti a Parigi, a rispettare la risoluzione dell’Onu che esclude ogni «forza d’occupazione» e soprattutto a non eccitare gli animi dei musulmani con cui stanno giocando alla guerra santa. Lo sanno perfettamente che l’occupazione del suolo islamico da parte degli infedeli è considerata un sacrilegio, un’onta da lavare col sangue. Le insorgenze in Iraq e in Afghanistan qualcosa hanno insegnato.   Perciò ora, insieme alle aviazioni e alle marine militari statunitensi e britanniche bombardano dal cielo e dal mare, ma ufficialmente non mettono piede sul terreno, anche se  non si possono escludere incursioni clandestine da parte di commandos, sabotaggi, qualche provocazione. Sarebbe uno spreco rinchiudere la Legione Straniera in caserma, del resto.   Tanto più che, come ha rivelato ieri Libero, l’ex braccio destro del colonnello libico, Nouri Mesmari, in cambio dell’asilo politico, ha messo a disposizione della Francia, già da ottobre, tutte le informazioni necessarie per entrare in azione. Non è una coincidenza che gli Stati maggiori di Parigi e Londra avessero predisposto da settimane gli scenari d’intervento in Libia.   Avevano già scelto anche il nome in codice dell’operazione, South Mistral. Ora la chiamano Harmattan in francese ed Ellamy in inglese, con una variante americana, Odissey Dawn, ma la sostanza è la stessa. Ed è anche la stessa ipocrisia con la quale i francesi sostengono di agire per portare soccorso alle popolazioni civili. Dimenticano che, quando sono armati, i civili diventano militari.   Sono arruolati nella resistenza, che notoriamente non è formata da donne, bambini, vecchi e malati indifesi. Che i rifornimenti di mortai, mitragliatrici, batterie antiaeree, carri armati e anche qualche velivolo, siano dono della Repubblica francese o provengano dai magazzini dell’esercito libico, in fondo non fa molta differenza.   E pare che non ci sia soltanto lo zampino di Parigi, ma anche quello di Londra e del Cairo post-Mubarak. All’inizio di marzo, un drappello formato da due agenti dell’MI6 e sei incursori delle Sas britanniche avevano già tentato di entrare in contatto con i capi della rivolta di Bengasi. Appena scesi dall’elicottero che li aveva trasportati nella zona di missione, però, gli otto guerrieri erano stati bloccati dai guardiani di una fattoria e consegnati alla resistenza. Interrogati, non avevano svelato nulla ed erano stati poi recuperati e riportati a casa la fregata HMS Cumberland. Il ministro della Difesa britannico aveva dovuto ammettere che erano sul posto già da tre settimane, ufficialmente per assistere piloti, nel caso in cui fossero stati abbattuti.   Ecco perché quello di venerdì 18 marzo non è stato affatto un attacco a sorpresa.  Intendevano colpire. E avevano già dispiegato sul campo i loro uomini, come avevano fatto, dopo la caduta di Ben Alì e di Hosni Mubarak, anche i governi di Tunisi e del Cairo, consentendo rispettivamente l’ingresso in Libia di combattenti volontari e di almeno un centinaio di appartenenti alle forze speciali dell’Unità 777 egiziana, inviati per fornire armamenti e appoggio tattico. Quando Gheddafi accusa le potenze straniere di volerlo rovesciare, sa di che cosa, e soprattutto di chi, sta parlando.
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mercoledì, 23 marzo 2011

 
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Novantadue anni di primavera   

                                                                                                        
23 marzo 1919. Milano, Piazza San Sepolcro: l'Italia del Risorgimento soffocato dalle oligarchie provinciali, rinata nell'Interventismo, salutarmente scossa a Caporetto, trionfante a Vittorio Veneto, si riunisce e sotto la guida di Benito Mussolini dà vita alla Primavera di bellezza che di lì a poco, dopo aver vinto il sanguinoso braccio di ferro con cattolici, socialisti e comunisti durante il “biennio rosso”, rifonderà l'Italia a partire dalla Marcia su Roma e la farà unita, bella, consapevole, giusta, vitale e potente.

 
 Gabriele Adinolfi  















 
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