martedì 22 novembre 2011

venerdì, 18 novembre 2011

GOVERNO: BRUGIATELLI (LA DESTRA), LA PROTESTA CONTRO I BANCHIERI CONTINUA
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AGENPARL) - Roma, 18 nov - “Continua il blitz di Gioventù Italiana della Federazione di Roma e Provincia a guida di Roberto Buonasorte, Segretario romano e provinciale del partito e Consigliere Regionale, contro il ‘Signoraggio Bancario’ e dopo la Capitale anche ad Anzio la scorsa notte, i giovani de La Destra hanno voluto simbolicamente intitolare alcune vie della città neroniana alle più importanti banche italiane con la scritta ‘Banca usuraia affamatrice del popolo’. L’affissione dei volantini provocatori recitavano: via Bankitalia, via dell’Unicredit, via Monte dei Paschi; la nostra battaglia non si fermerà qui ma nei prossimi giorni si attiveranno tutte le federazioni d’Italia de La Destra e di Gioventù Italiana affinché la popolazione  si renda conto di chi sta governando in questo momento di crisi la nostra Nazione. I ‘figli’delle banche colpiranno soltanto le fasce più disagiate del Paese, a favore dei poteri forti e dell’alta finanza”.
Lo dichiara Maurizio Brugiatelli, Dirigente Nazionale de La Destra e Segretario cittadino di Anzio, unitamente a Alessandra Cordischi, Segretario di Anzio di Gioventù Italiana, Natasha Tagliaferro e Beatrice Progni, che hanno partecipato alla simbolica protesta.  
postato da: sebastia11 alle ore 10:55 | link | commenti
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TUTTE LE TASSE DEL PROFESSORE
 


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 Una certezza immediata: torna l’Ici sulla prima casa. E una serie di stangate fiscali dietro l’angolo: la patrimoniale, l’aumento dell’Iva e un ritocco all’insù delle accise sulla benzina.  Il Governo di «impegno nazionale» guidato da Mario Monti si è presentato così, ieri, al Senato. Mettendo sul piatto nuove tasse e  un po’ di   promesse sulla riduzione della pressione fiscale, da legare, però, ai risultati della lotta all’evasione. 

Tuttavia le priorità sono altre ed è probabile che l’Esecutivo si appresti ad allungare le mani nelle tasche dei cittadini.   Il nuovo presidente del Consiglio non è un politico, ma ha imparato in fretta il mestiere. Tant’è che ha rimandato alle «prossime settimane»  la «valutazioni di ulteriori correttivi». Prima  la fiducia del Parlamento,   poila  manovra di «sacrifici», necessari per blindare i conti dello Stato massacrati dalla tempesta sui mercati finanziari. Si parla di una correzione necessaria tra i 15 e i 25 miliardi di euro.  


Il professore della Bocconi sembra voler abbandonare, per ora, il giro di vite sulle pensioni e rinunciare a interventi  nel campo del lavoro (niente licenziamenti facili). Ed è quindi   il fisco  il piatto forte del menù illustrato a palazzo Madama. Il ritorno dell’Ici sulla prima casa (che assicura  3,5 miliardi di gettito) potrebbe essere varato  già entro l’anno (magari in uno di quei correttivi sul bilancio) ed è scontato: l’esenzione sulla prima casa (introdotta nel 2008 da Silvio Berlusconi)   è una «anomalia italiana» nel «confronto internazionale». E in ogni caso il livello è «basso». Ecco perché l’imposta comunale (anche quella su seconde abitazioni e terreni edificabili) potrebbe diventare più cara, grazie all’aggiornamento dei valori catastali. L’altra “promessa” è «l’aumento del prelievo sui consumi», che vuol dire più Iva (forse dal 21% al 23%) e accise sui carburanti maggiorate. Ogni punto di Iva vale 4,5 miliardi. Mossa che dovrebbe favorire il calo dei tributi su «lavoro» e «  attività produttive» (cioè l’irap).  

Discorsi che si intreccianocon  la riforma fiscale avviata dal Cavaliere. La delega  deve portare risparmi per 4, 16 e 20 miliardi  nel triennio  2012-2014. In gioco c’è la sopravvivenza di agevolazioni per oltre 20 miliardi. Sulla patrimoniale Monti ha tentato di mischiare le carte: non è chiaro se sarà una tantum o permanente. Nessun accenno, ovviamente, a prelievi forzosi sui conti correnti bancari (che garantirebbero dai 6 ai 10 miliardi). Per capire qualcosa, vanno messi in fila tre passaggi del suo discorso dove si cita l’«aumento  del prelievo sulla proprietà», l’intenzione «di riesaminare peso e prelievo sulla ricchezza immobiliare» e il «monitoraggio della ricchezza accumulata». Aspetto, quest’ultimo, che rientra  nella battaglia ai furbetti delle tasse, che Monti vuole stanare con accertamenti e controlli più incisivi. Oltre che con la riduzione dell’uso del contante e  con incentivi per carte di credito e bancomat (due favori alle banche).


Solo se   il gettito aumenterà,  saranno ridotte le aliquote irpef per i contribuenti onesti.  Mentre c’è da capire come sarà trovata la copertura finanziaria volta ad abbattere il peso del fisco sui redditi di donne e  giovani, a cui il Governo vorrebbe garantire maggiore stabilità nel lavoro.

di Francesco De Dominicis




http://www.libero-news.it/news/871595/Tutte-le-tasse-del-professore.html 


 
postato da: sebastia11 alle ore 10:36 | link | commenti
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mercoledì, 16 novembre 2011

Anche l’Italia ha il “suo” Ron Paul: Francesco Storace


“Aboliamo le banche centrali”, “estinguiamo il debito pubblico”, “ritiriamo le nostre truppe dall’estero”, “restituiamo valore reale alla moneta”, “mandiamo a casa una classe dirigente corrotta e piegata alle logiche lobbystiche”.
Frasi tipiche di un esponente della destra italiana penserete voi, e magari proprio del nostro segretario Storace.
Giusto, ma non solo: a pensarla così è anche il repubblicano Usa Ron Paul. Uno che, al contrario di tanti, ha saputo mantenere i nervi saldi anche all’indomani dell’11 settembre: “Se abbiamo degli attacchi mafiosi negli Stati Uniti, non andiamo mica a bombardare l’Italia?!”.
Insomma, nonostante le inevitabili differenze in ambiti quali il ruolo dello Stato nell’economia e nella società, chiaramente dovute alla diversa cultura che in materia distingue Europa e Stati Uniti, si potrebbe dire che Ron Paul è un po’ lo Storace a stelle e strisce.�
Come Storace, Anche Ron si definisce un politico tutto d’un pezzo, che non ha mai cambiato idea (le sue battaglie parlamentari contro l’alta finanza risalgono agli anni ’80, tempi non sospetti) e che non ha mai tradito il suo elettorato.
Un elettorato giovane, e in particolare molto “internettiano”. I due infatti figurano entrambi nella “top 3″ dei leader politici più seguiti sul web nei rispettivi Paesi: Storace ha in Italia un seguito enorme, con migliaia di visite quotidiane sul proprio blog (sistema comunicativo di cui il segretario è stato tra i pionieri nel nostro Paese) e più di 40mila fans su Facebook (per darvi un’idea, più del doppio di quelli di Casini, Bossi e Fini messi insieme), Paul (tuttora tra i papabili per la nomination repubblicana alle elezioni del 2012) vince invece costantemente ogni sondaggio effettuato in rete da qualsiasi società di rilevazione statistica. Numeri non indifferenti, che denotano grandi capacità comunicative e innovative. 
Numeri che però, evidentemente, non bastano a farsi notare dai mass media: si direbbe infatti che i due siano tra i più grandi nomi ad essere esclusi dal dibattito televisivo nei rispettivi Paesi. Ron Paul pare abbia subito una vera e propria “damnatio memoriae” da parte di network come Fox News e di quotidiani come il Daily Mirror: escluso dai dibattiti, e addirittura cancellato dai risultati delle primarie in occasione del “super tuesday” del 2008, quando al suo posto proprio il Daily Mirror inserì in classifica il già ritirato Rudy Giuliani.
Censure frutto delle posizioni scomode e fastidiose, soprattutto in materia finanziaria, che i due leader hanno assunto: se per la classe politica italiana, l’attuale crisi economica causata da banche e alta finanza è risolvibile affidando il governo del Paese proprio a un esponente italiano delle banche e dell’alta finanza, Storace non la pensa proprio nello stesso modo, e al congresso di Torino diventa il primo segretario di partito italiano nella storia a parlare apertamente di signoraggio bancario. Non è da meno Ron Paul, che in materia porta avanti battaglie decennali, intensificatesi negli ultimi anni a causa della crisi economica.
E anche in politica estera la vicinanza salta all’occhio: ritiro immediato dalla maggior parte degli scenari di guerra (come l’Afghanistan) delle truppe dei propri Paesi, a vantaggio di politiche di sostegno sociale.
Insomma, i punti di convergenza tra i due sono tanti, e di sicuro uno di questi è anche la forza comunicativa, la propulsione programmatica che li caratterizza, che permette loro di “bucare il video” nelle occasioni in cui presenziano a dibattiti televisivi. Censura permettendo.
Non ci resta che augurare ad entrambi il successo che meritano!
Ora affiliamo la nostra militanza e dedichiamoci alla grande sfida. Mobilitiamoci in ogni provincia per esportare dal congresso di Torino le idee di cui Gioventù Italiana è stata pioniera e avanguardia. Manifestiamo davanti alle sedi delle banche, iniziando dalla Bankitalia e dalle succursali dell’italico paese del gruppo Goldman Sasch. Facciamo sentire a tutti che questo non è il nostro governo, che questo non è il parlamento che ci rappresenta, che questa non è la fine della democrazia, italiana.
 
Gianni Musetti 
postato da: sebastia11 alle ore 17:40 | link | commenti
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martedì, 15 novembre 2011

BOIA CHI MOLLA
 
16 NOVEMBRE 1991 - 16 NOVEMBRE 2011
VENT'ANNI FA MORIVA IL SENATORE CICCIO FRANCO
IL LEADER DELLA RIVOLTA DI REGGIO CALABRIA

 
tratto da: camerata bunker
 
 



  
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CONTRO I POTERI FINANZIARI CHE CI SOFFOCANO E CHE NEGANO LA NOSTRA SOVRANITA ECONOMICA
 
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lunedì, 14 novembre 2011

DOPO IL CONGRESSO DALLA PARTE DEL POPOLO CONTRO IL GOVERNO DELLE BANCHE

14 nov 2011
 
Ieri si è concluso il nostro congresso. E devo dire che un po’ mi dispiace che sia terminata una due giorni che a Torino ha visto il meraviglioso popolo de La Destra protagonista, che mi ha dato l’onore di essere rieletto nuovamente a segretario del partito. Un popolo che merita oggi più che mai di riottenere la rappresentanza in Parlamento, soprattutto in relazione a quanto sta avvenendo al governo italiano.
Ho ringraziato tutti i delegati, ho ascoltato due nostri campioni, come Teodoro Buontempo e Nello Musumeci, e sono contento del voto del Comitato centrale perché non imposto dal segretario del partito, ma eletto dalla base.
E, a proposito, c’era un delegato che è partito dalla Guinea per essere a Torino, e ripartire nuovamente alla volta del suo Paese una volta conclusi i lavori: è questo il popolo de La Destra che io amo.
Un  passaggio doveroso su quanto è accaduto nei giorni scorsi, le esultanze alle dimissioni di Silvio Berlusconi. E’ qualcosa di ignobile quanto si è verificato, i cori “Bella ciao” e i brindisi dell’opposizione. E’ una vergogna verso la democrazia italiana.
Non ho voluto commentare la lettera che l’ormai ex premier mi ha inviato per salutare la nostra comunità, ma mi ha sinceramente commosso vedere ciò che gli stava accadendo. E ho riflettuto su una frase del Corriere della Sera che ho letto, e che recitava in riferimento ai fatti di sabato: sarà l’ultima volta che esce da Palazzo Chigi da presidente del Consiglio. Io sono solidale con Berlusconi, perché c’è una morale da dover portare avanti, ci vuole rispetto!
In Italia sta accadendo che i poteri forti, quelli contro cui ci siamo sempre schierati, stanno andando al governo. E noi porteremo invece in tutte le piazze con centinaia di manifestazioni in tutto il territorio italiano, il nostro pensiero per la sovranità popolare su quella bancaria. Grideremo no al signoraggio bancario, all’usura di Stato. No, a quell’infame trattato di Lisbona. E metteremo in guardia dallo sfidare i popoli, perché se si alzano una mattina e decidono che i soldi delle banche li mettono sotto il mattone, che fine fanno gli istituti di credito?!
Abbiamo parlato, poi, ringraziando la presenza gentile e apprezzata del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, di quelli che saranno gli scenari futuri. Siamo convinti che nel Pdl ci sia anche la destra, ci riferiamo a quella del domani, ma sembra che lì sia sopportata e non protagonista. Ecco perché, dopo le delusioni di governo e l’ostracismo che abbiamo dovuto subire, dobbiamo lavorare per costruire una nuova destra. E lo dico senza ambizioni di leadership ma di servizio verso una comunità: dobbiamo preoccuparci di come riportare la destra al governo.
E dispiace che un pezzo di governo di centrodestra sia favorevole a Monti. E ancora di più che il presidente della Repubblica, rappresentante di tutti gli italiani, non abbia censurato i “compagni” che festeggiavano sabato sera, perché la destra non aveva perso le elezioni.
Era avvilente sapere che un governo vivo era sotto scacco delle banche che chiamavano i nominati in Parlamento e li mettevano in guardia sul futuro.
E poi devo sentire voci su “tecnici” che comporranno la squadra di governo, da Emma Bonino, candidata della sinistra alla Regione Lazio, a Giuliano Amato, che con i suoi 31mila euro mensili di cui beneficia verrà a chiedere agli italiani di riformare le pensioni…
E’ la tecnica della furbizia, con Monti che ricatta Berlusconi, ancora in carica, e gli dice: o così o sarò il candidato premier della sinistra! Non valgono voti, tessere e preferenze. Arriva Goldman Sachs e decide tutto. E’ la tecnocrazia che vince, e la democrazia che muore.
E poi un’osservazione a Fini: Berlusconi si è dimesso. Ora devi lasciare anche tu, perché questa non è Montecarlo. Stai tradendo di nuovo gli italiani.
Infine, un richiamo ai nostri valori, di lealtà e dignità. Non importa il potere se questo viene usato contro il popolo, noi non saremo mai prigionieri di logiche finanziarie. Per noi è fondamentale stare nelle piazze, a contatto con il popolo, ascoltarlo. E’ la nostra cultura sociale.
Viva il consenso popolare.
http://www.storace.it/2011/11/14/dopo-il-congresso-dalla-parte-del-popolo-contro-il-governo-delle-banche/ 
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domenica, 13 novembre 2011

12 NOVEMBRE 2011: COLPO DI STATO IN ITALIA!




I più informati sanno bene che dall'aprile 1945 questo paese rappresenta una colonia. Niente di nuovo da questo punto di vista.
Quello che sta accadendo in questi giorni però non era mai stato osato in passato. Cade Berlusconi dunque, non lo rimpiangiamo di certo vista l'inutilità della sua politica. Era però un presidente del Consiglio eletto dal popolo.
Oggi l'Italia si arrende ancora una volta ai poteri forti, al potere finanziario.
Lo spread, i mercati, gli usurai della Goldman & Sachs e delle altre banche d'affari americane e sioniste hanno messo le mani sull'Italia per trarne facili guadagni da quel suo popolo risparmiatore che adesso vedono come una miniera d'oro da cui attingere a piene mani in questo tempo di crisi in cui nulla hanno più da spremere dalle indebitatissime famiglie americane e inglesi.
 
E Monti sia! Un altro uomo della finanza, un altro apolide che non conosce patria se non quella del soldo da cui viene ripagato.
 
Dunque non solo tali signori hanno dimostrato di poter incidere sulle politiche di un governo, cosa ormai risaputa, ma hanno palesato il fatto di poter sostituire i governi a loro piacimento e di poterne scegliere addirittura il successore!
Questo il messaggio che è passato: "cari Italiani, eleggete pure chi vi pare, sarà sempre un governo nostro amico e quando non ci andrà più bene lo faremo cadere e metteremo noi chi ci pare". Il ragionamento non fa una grinza. Per loro.
Non avendo più a disposizione la maggioranza, dopo aver resistito per mesi alla speculazione e allo spread, Berlusconi ha dovuto annunciare le sue dimissioni a cui però veniva data una scadenza (il varo della legge di stabilità, altro dictat europeo). Berlusconi quindi era ostinato a resistere per andare al voto: era chiaro il no a Monti. Il giorno dopo, nonostante la promessa di dimissioni, la borsa crolla e Mediaset fa peggio -10% in un giorno!
Era l'ultimatum a Silvio: te ne devi andare adesso! Subito, altrimenti spappoliamo il tuo impero. Cosi Berlusconi cambia subito idea e diventa favorevole al governo Monti.
 
E ieri lo spettacolo indecente delle piazze romane in cui centinaia di ignoranti tra indignati, popolo viola, arancione, giallo, blu e altre stronzate simili avrebbero voluto linciare Berlusconi e allo stesso tempo chiedevano a Di Pietro di appoggiare il governo Monti.
Questi idioti comunistelli ignoranti stavano facendo il tifo per ciò che dichiarano di combattere: gli affamatori del mondo, la finanza internazionale, gli speculatori e i banchieri.
Inutili ignoranti creati da 60 anni di antifascismo becero che ha creato una classe di inetti.
Ieri un cancro per l'Italia è andato via; oggi arriverà la morte.
 
E cosa è questo dunque se non un COLPO DI STATO?
 
Proponiamo qui quanto Benito Mussolini scriveva quasi 70 anni fa: aveva già allora capito tutto.
"Tutto sarà fatto nel nome della democrazia, della giustizia e della libertà, un paravento dietro il quale si nascondono gli interessi del più sudicio capitalismo, venga questo da Londra, da New York o da Mosca. Il popolo italiano vivrà un periodo amarissimo, che vedrà scardinati tutti i principi dell’onestà e della morale (...) Tutti avremo le nostre colpe, ma bisogna riconoscere che il destino è crudele. Noi, dopo tutto, non cercavamo che un pezzo di pane meno ingrato. Noi combattiamo per imporre una più alta giustizia sociale.
Gli altri combattono per mantenere i privilegi di casta e di classe. Noi siamo le nazioni proletarie che insorgono contro i plutocrati. Non può durare l’assurdo delle carestie artificiosamente provocate. Esse denunciano la clamorosa insufficienza del sistema.”


12 NOVEMBRE 2011: COLPO DI STATO IN ITALIA! I più informati sanno bene che dall'aprile 1945 questo paese rappresenta una colonia. Niente di nuovo da questo punto di vista.Quello che sta accadendo in questi giorni però non era mai stato osato in passato. Cade Berlusconi dunque, non lo rimpiangiamo di certo vista l'inutilità della sua politica. Era però un presidente del Consiglio eletto dal popolo.Oggi l'Italia si arrende ancora una volta ai poteri forti, al potere finanziario.Lo spread, i mercati, gli usurai della Goldman & Sachs e delle altre banche d'affari americane e sioniste hanno messo le mani sull'Italia per trarne facili guadagni da quel suo popolo risparmiatore che adesso vedono come una miniera d'oro da cui attingere a piene mani in questo tempo di crisi in cui nulla hanno più da spremere dalle indebitatissime famiglie americane e inglesi.E Monti sia! Un altro uomo della finanza, un altro apolide che non conosce patria se non quella del soldo da cui viene ripagato.Dunque non solo tali signori hanno dimostrato di poter incidere sulle politiche di un governo, cosa ormai risaputa, ma hanno palesato il fatto di poter sostituire i governi a loro piacimento e di poterne scegliere addirittura il successore!Questo il messaggio che è passato: "cari Italiani, eleggete pure chi vi pare, sarà sempre un governo nostro amico e quando non ci andrà più bene lo faremo cadere e metteremo noi chi ci pare". Il ragionamento non fa una grinza. Per loro.Non avendo più a disposizione la maggioranza, dopo aver resistito per mesi alla speculazione e allo spread, Berlusconi ha dovuto annunciare le sue dimissioni a cui però veniva data una scadenza (il varo della legge di stabilità, altro dictat europeo). Berlusconi quindi era ostinato a resistere per andare al voto: era chiaro il no a Monti. Il giorno dopo, nonostante la promessa di dimissioni, la borsa crolla e Mediaset fa peggio -10% in un giorno


http://giuseppeminnella.blogspot.com/2011/11/12-novembre-2011-colpo-di-stato-in.html#!/2011/11/12-novembre-2011-colpo-di-stato-in.html 

 
postato da: sebastia11 alle ore 10:49 | link | commenti
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Un caimano in difficoltà 

di  Gabriele Adinolfi 



 


La farsa ha avuto luogo. Il “tiranno” è caduto e la plebe festosa ghigna, incurante degli effetti che presto subirà, perché la volgarità e l’acredine degli impotenti, nell’orgia del momento, prevale sempre su ogni considerazione. La stupidità si somma così immancabialmente alla mancanza di dignità della folla sciatta che ben merita quello che le si rovescia addosso. Lo meritò di fronte a colpi ben più grandi e gravi, figuriamoci se non lo merita oggi.
In attesa – peraltro molto breve – che i camerieri dei banchieri vengano a chiederci i conti (e già si parla della reintroduzione dell’Ici) e molto ma molto prima che la gente se ne venga alla spicciolata, a mezza voce, con discrezione, a rivalutare l’idolo infranto, accorgendosi che stava meglio quando lo insultava, facciamo una rapida panoramica del Berlusconi IV iniziando dalla fine.

 La fine è nota
La fine è nota e non è di certo gloriosa. Se non altro perché è coincisa con l’abbandono di Gheddafi e con il voltafaccia verso il popolo libico con tanto di trattato di amicizia tradito e con ben millecinquecento bombardamenti effettuati a tradimento, peraltro contro gli interessi italiani.I tentativi di moderazione di Berlusconi sono stati imbarazzanti e indecisi e mentre i suoi, a iniziare da Frattini e La Russa, tradivano al contempo il leader, lasciandolo solo, la dignità italiana e gli interessi nazionali, il solo Bossi faceva sponda al premier, ma neppur lui con la dovuta convinzione. A questa figuraccia faceva seguito la sottomissione alla lettera-ultimatum di Trichet, ma con qualche tentativo di modifica, di tregua e di reinvio che oramai non ci saranno invece concessi, e, poi, l’ultimo complotto dei proci che obbligava il premier a dare le dimissioni e a cedere il passo a chi c’impiccherà tutti ben presto: il cameriere dei banchieri Mario Monti che il nostro Presidente Napolitano, che ama così tanto l’apocalisse da aver esaltato nel ’41 l’invasione tedesca della Russia, nel ’56 quella sovietica dell’Ungheria e nel 2011 quella della Nato in Libia, ha precipitosamente fatto senatore a vita.
  
Ankara capolinea

Il grande attacco a Berlusconi è partito all’indomani degli accordi di Ankara, con Putin ed Erdogan,  che sancivano l’avanzamento dei lavori per la realizzazione della pipeline South Stream, destinata a creare una coesione euroasiatica con perno a Mosca e a rintuzzare l’avanzata del Nabucco, il gasdotto che percorrendo la Via della seta (e della droga, e delle armi, e del terrorismo) intende invece mantenere l’Europa sotto il controllo atlantico e ben distaccata dalla Russia.
La campagna ininterrotta condotta contro il cavaliere di Arcore dai soviet dei tribunali e dai giornalisti internazionali, ivi compresi quasi tutti quelli delle sue aziende, puntava a piazzare a Palazzo Chigi qualcuno più docile all’idea di paralizzare l’Eni per poi svenderla, più disposto a porci geograficamente al centro di quello “scontro di civiltà” preteso dal Pentagono e ad abdicare ai nostri interessi e alle nostre tradizioni nel Mediterraneo.
Non è un mistero che il colpo di mano di Gianfranco Fini era stato previsto per lo scorso febbraio/marzo – ovvero in contemporanea con lo scatenamento delle “primavere arabe” eterodirette da Obama & co.Ma Fini non ha neppure la stoffa del cospiratore ed è così che, preso in controtempo da Berlusconi, riuscì nella grande impresa di farsi neutralizzare in anticipo. Il che permise al premier milanese di restare in sella malgrado i piani dei poteri forti.Da nove mesi in qua, comunque, tra opa francesi, minacce americane, speculazioni borsistiche, speculazioni finanziarie, complotti delle agenzie di rating ed eliminazioni progressive di interessi, contratti e influenze nel nostro spazio vitale (in particolare Libia, Egitto, Tunisia) Berlusconi ha provato soltanto a sopravvivere. Ogni azione politica era morta e sepolta. Conclusa probabilmente con gli accordi di Ankara.
  
L’eccezione del Berlusconi IV 
Quali erano le azioni politiche tentate da Berlusconi, nel suo quarto governo, prima della grande offensiva che ha dovuto fronteggiare?
Proprio Ankara per cominciare; poi gli accordi con i Paesi del Nord Africa che davano all’Eni prosperità, all’Italia ossigeno e anche non poca influenza politica.A parte questi risultati significativi, vanno messi in conto alcuni aspetti di non pochissimo conto.Innanzitutto, sulla scia della rapida ed efficace reazione al terremoto abruzzese, si prospettava l’affermazione di una logica decisionista allargata alla politica e alla riforma costituzionale, una logica che metteva in difficoltà gli apparati delle deleghe; quindi registravamo un’azione a vasto raggio contro il potere assoluto dei commissari politici sul pensiero, sull’educazione, sul potere giudiziario. Poi operazioni populiste che in molti hanno potuto apprezzare, ad iniziare dall’abolizione dell’Ici.Si trattava, ovviamente, non di un governo sociale, nazionale, rivoluzionario; e non solo perché, Cavaliere e qualche singolo a parte, l’esecutivo e l’apparato partitico non erano composti da gente di spessore e soprattutto di gente di carattere sia pur minimo e dunque non ci si potevano attendere rivoluzioni, ma perché era dichiaratemente di un governo capitalista che si trattava.Semplicemente, e qui sta la chiave della questione, si trattava anche del primo governo capitalista dopo più di venti anni ad avere una propensione economica e non finanziaria ed una concezione vitalistica e non ingessata.Si trattava di una maggioranza composita dove a fianco di uomini eternamente facenti parte dell’apparato di occupzione straniera – come Pisanu, Fini e il buffo Frattini – si annoveravano uomini mediatori dei poteri forti (Letta, Tremonti), resti delle linee autonomiste italiane che provenivano dal craxismo e da una certa sinistra Dc, i populisti del nord e l’apparato missino.A fare l’unione tra tutti e a dettare le linee tramite mediazioni e sintesi, finché glielo hanno consentito, era Berlusconi. Un uomo cui non si è mai perdonato di essere un parvenu della politica e non un funzionario di casta, di essere ricco di suo e quindi non a libro paga. E, soprattutto, di avere idee e di prendere iniziative per conto proprio.Ora che il parvenu è stato neutralizzato, nella coalizione grigia chiamata a svendere i nostri beni, ad affamarci, a grassarci e a spogliarci dopo averci inginocchiati, la linea la detteranno Wto, Goldman Sachs, Wall Street, City, casta apolide della finanza, per conto del commissario ghigliottinatore Monti con lama affilata dal complice Draghi.
Fuori strada e fuori tempo
 I tempi sono oramai così rapidi che non è lontano il giorno in cui saranno in molti a convenire su quanto avevo anticipato fin dalla primavera del 2008.E’ per questo che mi affretto a ribadire quanto tra pochi mesi sarà convinzione comune.
Non capire la portata dello scontro intra-sistemico che ha portato l’apparato sovranzionale di fede fondamentalista biblica e di cultura Wasp a rovesciare Berlusconi, a mettere una zeppa dentro il South Stream, a destabilizzare il Mediterraneo e a liquidare in tutti i sensi l’Italia, è gravissimo. Vada per la gente comune (che però ha capito globalmente più dei politici di ogni colore), ma non è accettabile per chi abbia una fede e – ammesso che esista chi ce l’ha – per chi abbia un minimo di lucidità, di quella lucidità che Lenin avrebbe definito rivoluzionaria.Viceversa chi avrebbe dovuto ragionare ed agire radicalmente – tranne qualche raro caso di centralità – ha dimostrato di non essere all’altezza di nessun compito e di nessun appuntamento storico.
La sinistra che ha personalizzato il nemico e si è così posta compatta agli ordini della casta apolide, ha forse compiuto a suo modo una lotta di classe alla rovescia. Se il suo scopo era quello di voler ricreare cinicamente un proletariato, allora ciò ha un senso perché la povertà andrà presto al galoppo. Se invece le motivazioni erano altre, allora la sinistra è idiota e Lenin non abita di certo più lì.In quanto alle differenti destre postfasciste peggio ci si sente. Quella istituzionale si è così immedesimata nell’apparato e nell’anima dell’apparato che ha fornito lo zoccolo duro alle congiure dei proci e che ha collezionato tutto il peggio dell’esperienza berlusconiana.Alla destra della destra istituzionalizzata abbiamo assistito a due atteggiamenti altalenanti, schizofrenici e impolitici. Una corte serrata alle istituzioni, nella speranza di entrarci in qualsiasi maniera, si è alternata a slogan massimalistici e a scomposti quanto ineleganti ululati, o meglio belati, antiberlusconiani, lanciati nell’intento di dimostrare ai competitors più o meno indignados e più o meno pupazzos di non essere da meno.

L’eccezione non messa a frutto 
Partecipare al pranzo o porgere il piattino sperando almeno in un cosciotto è stato il leit motif che ha caratterizzato destre amnesiache e destre terminali.
Chi ha partecipato al pranzo si è immediatamente identficato nel catering o si è eletto cassiere e ha dimenticato perché si era ritrovato al tavolo. Chi ha rosicchiato qualcosa in meno di un osso di pollo ha poi gridato contro il banchetto, dimenticandosi spesso, e soprattutto facendo credere agli altri, che se non aveva mangiato non era per propria dignità ma per propria incapacità.In questo squallido alternarsi di figure meschine tutti – magnacci, magnaccioni, questuanti e perfino digiunanti – hanno dimenticato l’essenziale. Ovvero che si trovavano alle prese con uno scenario sul quale dovevano agire con autonomia e con strategia per capitalizzarlo con logica militare.
Sicché, contrabbandando per pragmatismo il loro servilismo più pieno o per intransigenza la loro assoluta incapacità, gli esponenti delle destre postfasciste non hanno assunto – tranne le dovute eccezioni molto spesso generatesi autonomamente – alcun ruolo politico.
E’ stato un porsi sempre impolitico di fronte al conflitto su Berlusconi, o come tifosi partigiani che lo condannavano per tutti i suoi difetti veri o presunti (dimentichi che quelli li condivide con tutti gli altri politici di oggi, i quali non hanno però in comune con lui le eccezionalità interessanti) o come clientes, contenti del semplice fatto di esserci ma senza un programma sul da farsi.
Eppure l’eccezione italiana è stata qualcosa di unico e di potenzialmente deflagrante che non è stato messo a frutto minimamente.
Non si doveva tifare, non ci si doveva riconoscere o dissociare; sono, queste, tutte logiche di masturbazione spettatrice da social network.
Non si trattava di accodarsi al governo o di contestarlo ma di agire indipendentemente con logica scientifica, con indipendenza totale e con capacità di discernere. E soprattutto senza complessi.
Si trattava cioè – posto di aver realmente dedicato la vita e il cuore al compimento di un’idea, di un sogno, di una pazzia – di agire con metodologia rivoluzionaria.
Chi l’ha cercata, oltre a tanti giovani interessanti, lo si ritrova soprattutto tra coloro che non hanno bisogno di gridare slogan per credersi irriducibili, tra quelli che hanno speso gran parte della loro vita tra ospedali, prigioni, esili, perché non hanno abbassato la testa; tra costoro, solitamente silenziosi e non di certo esibizionisti, la dignità, l’autonomia, l’indipendenza, l’estraneità agli apparati sono stati denominatori abbastanza comuni e l’intransigenza, poiché reale,  non è stata così dogmatica, isterica, imbecille come quella dei duri e puri da tastiera e da pub.

Operiamo anche per voi
 Tutti gli altri si sono ritrovati a confondersi con il potere senz’anima oppure a strillare come oche ammaestrate insieme ai coristi di Murdoch.
Gli uni e gli altri per piacere tacciano quando pagheranno, non solo con la borsa, non solo con le lacrime, non solo con il sangue, non solo con la libertà, non solo con la vivibilità, il varo e l’operato del nuovo regime tecno-partigiano. Tutti quelli che – sia da asserviti, sia giocando ai rivoluzionari da cortile – non solo hanno disertato il proprio compito ma hanno contribuito a confondere le idee di chi avrebbe potuto svolgere un ruolo d’avanguardia, non hanno più neppure il diritto di parola. Se lo prenderanno lo stesso perché siamo in democrazia e perché la disonestà intellettuale, la meschinità caratteriale, l’aridità spirituale, e l’assoluta mancanza di autocritica stanno nell’ordine dei tempi come la mancanza di pudore degli esibizionisti e degli autoproclamatisi testimoni di Jeowa. E forniscono un ottimo strumento per la dittatura dei banchieri e dei pifferai.
Contro i quali, poi, i soliti idioti saranno sempre bravi a lanciare anatemi o per i quali saranno sempre bravi a tessere lodi. Così è la democrazia, così è l’inversione gerarchica che sono i destini obbligati del neofascismo, inchiodato al suo contrappasso.
Per fortuna non c’è solo la destra terminale, non c’è solo la destra amnesiaca, non c’è solo la sinistra servile e non c’è solo il gregge di pecore matte.
Per fortuna qualcuno ha una mentalità politica, radicale, fanaticamente lucida e già sa che deve confrontarsi con uno scenario allucinante. E lo farà anche per voi compatrioti – o sedicenti camerati – onanisti, ottusi, privi di carattere o imbecilli.Quando la sbornia da “caduta del dittatore” sarà finita, che siate schierati con il governo dei tecnici o che stiate facendovi il vostro ku klux klan o la vostra al qaeda personale, iniziate a guardarvi intorno. Non vedrete nulla di rassicurante.
  
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=16514:un-caimano-in-disgrazia&catid=7:alterview&Itemid=13 
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sabato, 12 novembre 2011

GLI EROI DI NASSIRYA





‎12 novembre 2003, Nassiriya (Iraq).

ONORE AI CADUTI!!!

Questi sono i nomi degli Eroi Caduti Nassiriya:

Appuntato Domenico INTRAVAIA, 44 anni;
Maresciallo Alfio RAGAZZI, 39 anni;
Maresciallo Giovanni CAVALLARO, 47 anni;
Maresciallo Daniele GHIONE, 31 anni;
Luogotenente Enzo FREGOSI, 56 anni;
Sottufficiale Alfonso TRINCONE, 44 anni;
Maresciallo Massimiliano BRUNO, 40 anni;
Vicebrigadiere Giuseppe COLETTA, 39 anni;
Vicebrigadiere Ivan GHITTI, 30 ANNI;
Carabiniere Orazio MAIORANA, 29 anni;
Carabiniere Andrea FILIPPA, 33 anni;
Maresciallo Filippo MERLINO, 45 anni;
Tenente Massimo FICUCIELLO, 35 anni;
Maresciallo Silvio OLLA, anni 32;
Carabiniere Emanuele FERARO, anni 28;
Militare Alessandro CARRISI, 23 anni;
Funzionario civile Marco BECI, anni 43;
Aiuto Regista Stefano ROLLA, anni 65;
Caporal Maggiore Pietro PETRUCCI, anni 22.
 
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giovedì, 10 novembre 2011

EUROCASTA

10 nov 2011
 
Le banche hanno deciso, Napolitano ha ordinato, il “senatore” Mario Monti diventerà presidente del Consiglio al posto di Silvio Berlusconi che ha avuto il difetto di chiedere e ricevere i voti dal popolo e non dai mercati. Sono disgustato.
E voglio sperare che non sia vero che nascerà un esecutivo con Pdl, Pd e Udc tutti assieme appassionatamente, uccidendo ogni principio bipolare.
Ma siete sicuri di quello che state facendo? Davvero siete pronti a far male a questo nostro popolo con la mannaia che vi stanno mettendo in mano i poteri forti europei?
Non ci sono parole. Berlusconi, che voleva il voto – e giustamente – fregato da alcuni dei suoi che anziché baciare per terra dove cammina, lo mollano costringendolo a imbarcarsi in un’avventura bruttissima. Poverini, che senza vitalizio non possono campare; poveracci, che senza medaglietta parlamentare non possono guardare in faccia mogli, amici e fidanzate; senz’anima, che avevano promesso lealtà agli elettori e ora li tradiscono passando a Monti da Tremonti.
Pure senatore a vita lo fanno, come se non bastassero quelli che già ci sono. Un altro stipendio sulla pelle degli italiani. Senza voti ci sanno stare, ma senza quattrini no 

http://www.storace.it/2011/11/10/eurocasta/ 
postato da: sebastia11 alle ore 10:36 | link | commenti (2)
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