sabato 19 novembre 2011

martedì, 22 settembre 2009

MISSIONE DI "PACE" MORTALE
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Vicenza, 22 settembre 2009

L’ipocrisia che investe gran parte della politica nazionale si evince anche di fronte alla morte dei soldati italiani a Kabul.

Sebbene i nostri militari in Afghanistan meritino il giusto rispetto per lo spirito con il quale affrontano la propria missione, ancor più per chi è caduto; atteggiamento contrario deve essere invece tenuto per tutti quei politicanti che mascherano la mancanza di sovranità, se non di orgoglio nazionale, sacrificando i nostri soldati su di un fronte che non difende nessun interesse nazionale, ma che rimane esclusivamente funzionale alla scellerata politica estera statunitense, assecondata oramai anacronisticamente in virtù di un “patto Atlantico” che non ha più ragione di esistere.

La Fiamma Tricolore, da sempre e coerente con il proprio programma politico, ribadisce l’esigenza di una immediata uscita dell’Italia dalla N.A.T.O. in quanto, oggi a maggior ragione, non ci possiamo più permettere di mantenere questo dispendio di denaro e soprattutto di giovani vite, quali debiti da pagare (fino a quando?) per aver “perso” la Seconda Guerra Mondiale.

Se, in un recente passato, l’essere parte della N.A.T.O, era giustificato dalle logiche di Yalta, in contrapposizione al “ pericolo sovietico”; venuta meno la contrapposizione est-ovest, oggi non ci possono più raccontare che le ragioni di una nostra presenza militare in Afghanistan siano quelle di una “missione di pace” o, peggio ancora, in funzione anti-terroristica innanzi pericolo di Al-Qaeda: una fantomatica organizzazione con a capo un uomo barbuto che, in sandali e con un ramo secco come bastone, coordina una rete terroristica mondiale, dall’interno di qualche caverna Afgana.

Quanto durerà il tempo delle favole?



Piero Puschiavo
Coordinatore Regionale del Veneto
Fiamma Tricolore
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Ramadan sul Piave, Gentilini furioso:«Fiume sacro, va vietato agli islamici»
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Il vicesindaco di Treviso contesta la preghiera di ieri sul greto
Sdegno della Fiamma tricolore: «Un becero sacrilegio»

TREVISO (21 settembre) - Polemiche a Treviso sulla chiusura del Ramadan avvenuta in un prato sul greto del fiume Piave, spazio concesso dal Comune di Susegana: ieri un migliaio di musulmani si sono ritrovati per pregare in località Ponte della Priula ad un passo dal Fiume Sacro alla Patria. Su questa "concessione" ha avuto da ridire Giancarlo Gentilini, vicesindaco di Treviso, che ha ricordato che «il Piave è vietato agli zingari, ai tossicomani, alle puttane e ai culattoni. Ora deve essere vietato anche agli islamici».

Gentilini cita la Leggenda del Piave: «Il Piave mormorò, non passa lo straniero. Con le loro preghiere gli islamici forse hanno inneggiato all'11 settembre e al 17 settembre. Insomma, c'è puzza di terrorismo. Ma se gli islamici tornano sul Piave, allerterò le forze dell'ordine affinché li blocchino».

A rincarare la dose il Movimento Fiamma Tricolore che ha parlato di «costernazione» per un evento del genere avvenuto sul fiume: «Il sacrilegio più becero perpetrato alla nostra identità».

«La preghiera sul Piave non è una provocazione contro i cristiani di questa terra, ma contro una politica che non vuole affrontare il problema del diritto dei musulmani a pregare», ha risposto il presidente del coordinamento delle associazioni marocchine di Treviso, Abdallah Kezraji che ha invitato a «iniziare un percorso comune fra le comunità dei cristiani e dei musulmani, che di fatto sono una sola poiché dobbiamo convivere. Dobbiamo dialogare, come dimostra anche quello che è successo a Pordenone e la tragica fine di Sanaa. Non bisogna chiudersi in se stessi».
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giovedì, 17 settembre 2009

ATTACCO CONTRO ITALIANI A KABUL, 6 MORTI E 4 FERITI
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ROMA - Sei militari italiani sono stati uccisi e quattro feriti in un attentato avvenuto nel pieno centro di Kabul, sulla Massoud Circle, la strada che conduce all'aeroporto della capitale afghana. Sia i morti che i feriti (questi ultimi non sarebbero in pericolo di vita) sono tutti del 186.o Reggimento Paracadutisti Folgore. Nell'attentato sono morti anche due afghani e oltre 30 civili sarebbero rimasti feriti.

Decine di veicoli hanno preso fuoco. L'attacco è stato rivendicato dai talebani ed è stato fatto - hanno riferito fonti dei ribelli ad Al Jazira - "con lo scopo di dimostrare che nessuno può considerarsi al sicuro in Afghanistan". "Sui mezzi c'erano complessivamente 10 nostri soldati. Sei sono morti", ha confermato il ministro della Difesa Ignazio La Russa intervenendo al Senato. I morti italiani sono quattro caporal maggiore, un sergente maggiore e il tenente che comandava i due blindati Lince. Due delle vittime tornavano dalla licenza. Secondo una prima ricostruzione della Difesa italiana, a provocare l'esplosione sarebbe stata un'autobomba. Due i mezzi militari - due veicoli blindati Lince - rimasti coinvolti.

L'auto carica di esplosivo è scoppiata al passaggio del primo mezzo del convoglio, uccidendo tutti e cinque gli occupanti. Danni gravi anche al secondo Lince: uno dei militari a bordo è morto e altri tre sono rimasti feriti. L'attentato è avvenuto alle 12.10 locali, le 9.40 in Italia, nei pressi della rotonda Massud, dove il traffico è rallentato per i controlli sul traffico diretto verso l'ambasciata Usa, il comando Isaf e l'aeroporto. Sui due lati delle strade sono stati distrutti case e negozi. Secondo le prime ricostruzioni, un automezzo civile (una Toyota bianca secondo quanto ha riferito in Senato il ministro della Difesa Ignazio La Russa) con a bordo i due kamikaze e con un notevole carico di esplosivo sarebbe riuscito ad infilarsi tra i mezzi prima di esplodere. Negli ultimi mesi, nonostante la massiccia presenza di forze armate internazionali, a Kabul si sono moltiplicati gli attacchi suicidi dei talebani.

L'ultimo è stato l'8 settembre scorso, quando un'autobomba ha ucciso tre civili esplodendo davanti all'entrata della base aerea della Nato. Il Presidente dela Repubblica Giorgio Napolitano è stato informato a Tokyo dell'attentato; il premier Silvio Berlusconi ha espresso il suo profondo cordoglio personale e quello dell'intero Governo al Capo di Stato Maggiore della Difesa generale Camporini e al generale Castellano che comanda il nostro contingente a Kabul.

"Il Governo italiano - si legge in una nota - è vicino alle famiglie delle vittime, condivide il loro dolore in questo tragico momento ed esprime la sua solidarietà a tutti i componenti della missione italiana in Afghanistan impegnata a sostegno della democrazia e della libertà in questo sfortunato paese. "I militari italiani hanno pagato un ulteriore tributo di sangue per la causa della libertà e della democrazia dei popoli", ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini nell'Aula di Montecitorio prima di far osservare al'Assemblea un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell'attentato a Kabul. "Il sacrificio di questi eroi - ha sottolineato dal canto suo il Presidente del Senato, Renato Schifani - costituisce un ulteriore doloroso contributo che i nostri militari, con grande coraggio e professionalità, continuano a dare per difendere la democrazia, la pace e la sicurezza internazionale. L'Italia si inchina davanti a questi nostri ragazzi e si stringe commossa intorno alle loro famiglie"
onore per i caduti solidarieta per le famiglie
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mercoledì, 16 settembre 2009

LA SOCIETA MULTIETNICA UCCIDE!!!!!
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Pordenone. Amava un italiano “infedele”
Sanaa, 18 anni, sgozzata dal padre
Omicidio della ragazza marocchina il movente è religioso
Il fidanzato, un ristoratore del posto, non è riuscito a salvarla
di Lorenzo Padovan
PORDENONE (16 settembre) - Sgozzata a diciotto anni perché amava un italiano. La vittima è una ragazza marocchina accoltellata dal padre contrario accoltellata dal padre contrario alla sua unione con un uomo di religione non musulmana. Sanaa Dafani è stata uccisa ieri sera, attorno alle 18 e 15, a Grizzo di Montereale Valcellina mentre si stava recando, in auto assieme al fidanzato, Massimo De Biasio, 31 anni, nel ristorante di cui l'uomo era socio e in cui la giovane prestava servizio come cameriera.

L'imboscata è avvenuta in una stradina di campagna. L'assassino ha teso un agguato ai due giovani: probabilmente utilizzando la propria vettura, ha sbarrato l'accesso all'Audi A4 del ristoratore che ha dovuto accostare. Appena uscita dall'abitacolo, la ragazza ha tentato di fuggire verso un vicino boschetto, ma il padre l'ha inseguita, raggiunta e uccisa con colpi di coltello alla gola. Secondo alcune persone giunte subito dopo l'accaduto, l'ha letteralmente sgozzata, esattamente come accade per le vittime sacrificali.

Il fidanzato ha cercato in ogni modo di difendere la compagna dalla follia omicida del genitore accecato dall'odio. Mentre l'aggressore si scagliava sulla figlia, si è proteso per salvarla, rimediando profonde ferite all'addome e alle braccia. Non era, però, lui l'obiettivo di tanta ferocia: quell'agguato in mezzo ai boschi friulani, potrebbe avere l'unico scopo di lavare l'onta di un'unione con un non musulmano. Forse non è casuale che il delitto sia stato consumato nel mese sacro del Ramadan.
Il fidanzato è stato ferito in più punti, ma è riuscito a salvarsi. È stato soccorso e trasportato all'ospedale di Pordenone dove è ricoverato, ma non in pericolo di vita.

Sulla scorta delle prime indicazioni fornite dal superstite, si è scatenata la caccia all'uomo da parte dei carabinieri della Compagnia di Sacile culminata, qualche minuto più tardi, con il fermo, nella sua abitazione di Tiezzo di Azzano Decimo, del 45enne El Ketaoui Dafani, sposato e padre di altri due figli. L'uomo, che di professione fa l'aiuto cuoco in un ristorante di Pordenone, si era cambiato e - hanno riferito gli investigatori - stava tentando di cancellare le tracce del delitto. È accusato di omicidio e tentativo di omicidio pluriaggravato.

A delineare lo scenario nel quale è maturato il delitto sono stati gli amici della coppia. La relazione fra i due era nata cinque-sei mesi fa, fra i tavoli del ristorante "Spia", a pochi chilometri da Montereale Valcellina, dove abita il giovane e dove la ragazza si era trasferita da alcune settimane per andare a vivere con lui. Quella relazione, però, al padre della giovane non era mai andata giù e non ne aveva fatto mistero. Più volte - hanno raccontato gli amici della coppia - aveva minacciato sia la figlia, sia il fidanzato.

Le minacce erano diventate via via più pesanti e - sempre stando al racconto degli amici più intimi, accorsi sul luogo della tragedia - non celavano i motivi di quello che stava divenendo, giorno dopo giorno, un odio viscerale: la differenza di età, giudicata eccessiva dall'uomo, ma soprattutto la diversa religione di appartenenza, lei musulmana, lui cattolico.

Per avere elementi di certezza - hanno spiegato gli investigatori, coordinati dal capitano Pierluigi Grosseto - bisognerà attendere i risultati degli interrogatori del fidanzato e del padre, entrambi avvenuti nella notte, rispettivamente nell'ospedale di Pordenone e nella caserma dei Carabinieri di Azzano Decimo. Da quanto si è appreso, il presunto assassino si è chiuso in un totale mutismo, mentre il giovane friulano è in uno stato di grande prostrazione e di choc.
Prato, anziano ucciso a coltellate
L' uomo di 72 anni colpito davanti
al pronto soccorso dell'ospedale.
Fermata una giovane d'origini rom
che aveva l'obbligo di restare a casa
come misura alternativa alla galera
Un uomo di 72 anni è stato ucciso nella notte, intorno alle 1.40, davanti al pronto soccorso dell’ospedale di Prato, dove aveva accompagnato la suocera per un ricovero. A colpirlo, con una coltellata, secondo la ricostruzione della Polizia, è stata una giovane di 22 anni, nata e residente a Prato, di origine rom, che è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario.

La giovane si chiama Aida Halilovic, 22 anni, ed è nata e residente a Prato. Secondo quanto emerso la giovane attualmente aveva l’obbligo di stare a casa, dalle 21 alle 9, come misura alternativa alla detenzione, per una condanna a più di tre anni, per furto e tentata estorsione, con fine pena il prossimo 2 novembre. Alle spalle avrebbe avuto anche altre segnalazioni per reati contro il patrimonio.

Sempre da quanto emerso, l’11 settembre scorso le forze dell’ ordine erano già intervenute davanti all’ospedale di Prato perchè la ventiduenne avrebbe creato disturbo. Non è chiaro ancora il motivo che ha scatenato la lite, se una richiesta di elemosina o di cambio soldi da parte della giovane. Testimoni che si trovavano nell’ospedale avrebbero riferito alla squadra mobile di un litigio violento. Qualcuno avrebbe sentito poi pronunciare dalla vittima una frase come «Che fai con il coltello, lascia stare».

Poi l’uomo, entrando dentro il pronto soccorso, avrebbe detto: «Mi hanno accoltellato». Il settantaduenne, insieme alla moglie, era andato ad accompagnare la suocera di 102 anni in ospedale. Sembra che ci fosse già stato una prima volta ieri sera, per poi tornare nella notte. La moglie era rimasta insieme alla madre in ospedale. L’uomo, quando è stato poi colpito, era appena uscito per tornare a casa.

La squadra mobile è intervenuta dopo l’allarme dato dall’ospedale, rintracciando nella struttura la stessa giovane arrestata. L’arma con cui è stato colpito l’anziano, un grosso coltello, sembra da cucina, è stato trovato nelle vicinanze dell’ingresso del pronto soccorso.

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martedì, 15 settembre 2009

Lo strano pestaggio di Venezia.
Camerieri Italiani meno male che a Venezia nessuno vi assume piu' cosi' nessuno puo' menarvi....
di Roberto Quintavalle
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Venezia, 15 settembre 2009
Eccolo, e' arrivato uno strano pestaggio.
Mi riferisco al pestaggio avvenuto a Venezia al ristorante " La Bricola " inferto da presunti militanti leghisti in camicia verde ai danni di due camerieri uno Albanese e uno Algerino per presunti motivi razzisti e futili con conseguenti atti vandalici all'interno dell'esercizio.
In Italia ormai casi come questi ne spuntano come funghi ogni giorno e in ogni dove e francamente la parte investigativa la lascio volentieri a chi di competenza, io come privato cittadino mi limito sempre a tastare la sfera emozionale e sociale che circonda fatti come questo, come mi astengo da prendere spunti di innocentismo verso i picchiatori di turno, anche perche' in un solo giorno giuria e giurati si sono gia' espressi, specialmente il comune di Venezia che a tempo di record si e' gia' costituito parte civile contro gli agressori, creando il solito clima da Comitato di salute pubblica in cui manca solo il manifesto con inclusa taglia contro questi di verde vestiti, uomini verdi che forse non sono nemmeno leghisti ma gia'scaricati in contumacia dal Sig. Alberto Mazzonetto consigliere comunale della Lega Nord che come tutto il centro-destra segue il copione dell'integrita' senza avere in mano alcuna prova che essi siano realmente leghisti o no.
Il comune di Venezia al solito si prodiga lesto e risoluto verso episodi come questi e cieco e immobile verso gli altri eventi a Venezia e Mestre che riguardano l'intoccabile sfera extra-comunitaria che ben conosciamo, ma d'altronde se al strapotere rombante sommiamo opposizione latitante e Veneziano succube si ottiene il nulla piu' il nulla.
Fenomeno fisico ormai pretende che le istituzioni si muovano quando a costoro succede qualcosa e quasi mai quando coloro provocano qualcosa.
Una velocita' e una decisione strana comunque quella de " Los Venecianos ", inerti perfino di fronte a un bimbo spagnolo di 6 anni brutalemente investito da un povero Vu'cumpra' in fuga durante la sgroppatina di rito dei vigili urbani di turno di fronte all'Hotel Danieli. Venezia lascera' a lui il ricordo di un Trauma cranico e ai genitori paura e sofferenza ma anche l'intento di una causa legale mossa contro il comune, forse sono razzisti.
Tutto cio' e' avvenuto a ridosso dell'annuale adunata leghista a Venezia, dove a livello rosso locale nemmeno una foglia si e' mossa apparte dei Vicentini del " No al Dal Molin ", l'orgoglio Veneziano mobilitato in tutta la sua maestosita' si e' fatto vedere per noi il 30 maggio a Sant'Elena, ma per un partito chiaramente ritenuto "razzista" da questi come quello della Lega ma ormai catalogato al sistema Poltronaro Romano e alla potenza decisionale quando capita, ormai per costoro Venezia e' diventata come una Bergamo o una Varese, un partito che quest'anno al botteghino ha pagato bene localmente ma come tutti i partiti di centro-destra non gode di eccessiva militanza ne' tantomeno di teste calde.
I No-global hanno preferito le manganellate alla Mostra del cinema che i Leghisti e cio' avviene ormai da diversi anni.
Ora realizziamo questi ultimi eventi non favorevoli al catto-comunismo Veneziano sempre piu' Ceausechiano:
La Fiamma Tricolore marcia su Venezia
Perdono la provincia nonostante avendo riconfermato il possesso su Venezia e Mestre
La Lega sfila come ogni settembre
I primi due eventi sono stati importanti per il riassetto politico, il terzo e' un' evento di tipo consueto.
Il presente:
Politica catto-comunista allo sbando ed avanguardie atte al lavoro sporco sempre piu' in rotta.
Il futuro prossimo:
La crescita della reazione nazionale e la probabile perdita del comune.
Nei loro panni voi cosa fareste quindi?
Di conseguenza usereste forse ( almeno io lo farei ) uno dei nostri slogans :
"Rispondere colpo su colpo " e ad ogni costo aggiungerei io, e si sa' che quando a Venezia la barca sta' affondando bisogna rompere il vetro in caso di emergenza per attivare l'allarme della magistratura rossa Veneziana sempre pronta, ma mica per fatti delittuosi o per indagare contro asssociazioni a delinquere, bensi' per attivarsi su cio' che concerne il diritto civile e come si puo' quindi non combattere il razzismo, che sembra essere l'unico collante sociale rimasto al centro-sinistra locale ossia la difesa di tutti i cittadini dalla sicurezza alla politica abitativa a patto che non siano Italiani.
Non si e' mai sentito parlare di un comune che si e' costituito parte civile per un fatto deliquenziale, ma d'altronde a cosa puo' mirare la politica Veneziana. Alla lotta al clientelismo? Alla lotta alla speculazione Immobiliare? A coloro che hanno provocato il degrado urbano? Alla mentalita' terzomondista che ha fatto di Venezia cio' che ora e'? 
Collegandomi a cio', inficio la frase scritta ad inizio articolo:
Eccolo, e' arrivato uno strano pestaggio. Ma non strano in quanto a macchinazione ma in quanto a frutto di reazione spropositata.
La situazione Veneziana e' particolare, il "razzismo" come lo chiamano loro, sta' prendendo piede, vuoi per la disoccupazione che si sta' estendendo a macchia d'olio, vuoi per la crisi, vuoi perche' la terra gira e vuoi anche perche' Venezia stessa e' piena di quelle brave persone autoctone che incolpando un fisco lontano e pesante ma 9 volte su 10 da questi gabbato, hanno venduto a stranieri, Cinesi e Arabi per lo piu' i loro esercizi andando in pensione con una buonuscita pari al triplo della spettante, ma costoro che hanno acquistato assumeranno personale Italiano?
Ma nemmeno per sogno e lo sanno anche i cani da anni ormai.
Questo e' un problema che non tocca forse nemmeno il proprietario Egiziano de " La Bricola ", che con il fratello a Venezia non ha solo quella fonte di business ma forse perche' appunto siamo troppo razzisti, forse perche' esigiamo stipendi troppo alti o perche' siamo arroganti, ma alla fine dei conti da Italiano sono contento che nessun mio concittadino o connazionale si sia fatto male a " La Bricola " e cari camerieri Italiani Veneziani che lavoravate in una citta' unica in un sistema turistico e che operava in maniera ultra-professionale, locale al 100% e che ora e' solo un monnezzaio, meno male che costoro non vi assumono. Ora vi tocca restare disoccupati o cambiare completamente mestiere o continuare magari a fare i camerieri in terraferma o sul litorale, ma almeno cosi' nessun razzista se capita a Venezia potra' farvi la bua.
Roberto Quintavalle direttore del sito:http://vocenazionale.splinder.com/
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venerdì, 11 settembre 2009

LA DEMENZA LEGHISTA
votaleganordbossi2008-150x150Treviso. Muraro choc: «Meridionali
sanguisughe, assumete solo locali»
L'attacco del presidente della Provincia: sì alle gabbie
salariali ma fermando l'arrivo di lavoratori dal Sud
TREVISO (11 settembre) - Gabbie salariali o buste paghe territorializzate. Cambiano i termini ma non la sostanza: l’idea resta quella di pensare e parametrare gli stipendi dei lavoratori in base al costo della vita nel contesto che li circonda. L’argomento, proposto dalla Lega Nord, ha acceso la discussione a livello nazionale, ma ora anche la Provincia vuole fare la sua parte.

«In base ai dati che abbiamo è giusto pensare alla formulazione di salari differenziati – annuncia il presidente Muraro – ci incontreremo con i sindacati per cercare un accordo e stilare un documento comune sulla necessità di parametrare gli stipendi dei cittadini al costo della vita rilevato nella Marca». Con il numero uno di viale Battisti che non intenderebbe tagliar fuori dalla revisione delle buste paga nessun lavoratore: dipendente, pubblico o precario.

Per Muraro l’ammontare di uno stipendio, anche per lo stesso lavoro, non può essere uguale da Palermo a Treviso, perché diversi sarebbero i costi, anche sociali, con cui i cittadini sono costretti a misurarsi una volta chiusa la porta dell’ufficio o abbassata la serranda della fabbrica. In linea con il pensiero del Carroccio, nei prossimi giorni proverà a convincere anche le associazioni di categoria e i sindacati provinciali della bontà dell’idea rilanciata dai ministri Bossi, Calderoli e Tremonti.

«Al nord la vita costa mediamente il 20 per cento in più di quanto non costi al sud: solo i parametri diversi consentirebbero di far corrispondere il livello degli stipendi al reale costo della vita», spiega Muraro.
E che il costo della vita tra una parte e l’altra del Paese sia diverso lo confermano i dati della Banca d’Italia, dell’Istat e dell’Eurispes. «Due mesi fa una rilevazione della Banca centrale ha stabilito che in generale al centro nord la vita costa circa il 16 per cento in più rispetto al sud – snocciola Muraro – l’Istat dice che tra i capoluoghi di provincia la differenza tra il settentrione e il meridione è addirittura del 37 per cento e, infine, l’Eurispes ha sottolineato che solo a Treviso i costi essenziali superano la media nazionale di ben 11 punti percentuali».

La differenza, ancora una volta, correrebbe tutta tra le buste paga del settentrione e quelle del meridione. Sulla quale, secondo la Provincia, adesso incidono anche le scorciatoie cercate dai lavoratori extracomunitari.
«Gli immigrati incidono sui salari perché portano una concorrenza sleale ai trevigiani: accettano la riduzione della paga, lavorando con meno professionalità, perché poi mandano a casa i soldi dove hanno un valore ben diverso – evidenzia il presidente – questo sistema sta drogando il mercato e purtroppo c’è qualche imprenditore che ne approfitta: per questo invito tutte le imprese ad assumere persone trevigiane».

Il rischio, però, a conti fatti, e con stipendi effettivamente diversificati, è che i lavoratori del sud si comportino allo stesso modo alimentando una migrazione interna mai sopita. «Ma è proprio per questo che invito ad assumere trevigiani – taglia corto Muraro – i meridionali vengono qua come sanguisughe, e per gli statali poi è ancora peggio perché fanno un mordi e fuggi, e poi chiedono il trasferimento che diventa un privilegio per tutta la vita».
LEGA VERGOGNA!!!! DENIGRI I NOSTRI CONNAZIONALI DEL MERIDIONE MENTRE TE NE FREGHI SE NEI ALBERGHI E RISTORANTI VENETI ORMAI NON SI PARLA PIU MERIDIONALE MA CINESE ,PACHISTANO,INDIANO BENGALESE:IPOCRITI VERGONATEVI SIETE LA NUOVA DC!!!!!!!!
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Protesta contro i tagli, i precari "cacciano" i sindacati
«Non li vogliamo, non hanno mosso un dito per noi»: Cgil, Cisl, Uil e Gilda non andranno a Venezia, lo Snals invece sì
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L’unione fa la forza, ma stavolta fra i sindacati della scuola si è rischiato l’incidente diplomatico. Da oltre una settimana il coordinamento precari, che questo pomeriggio si riunirà alle 16.30 al centro civico di via Sernaglia a Mestre, ha programmato per lunedì 14 alle 11, in concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico, il sit-in di protesta “Senza i precari la scuola non funziona” davanti all’Ufficio scolastico regionale in Riva de Biasio a Venezia. Ma quando ha iniziato a circolare la voce che al presidio, magari anticipandolo di qualche ora, avrebbero preso parte anche i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, oltre a Snals e Gilda, il coordinamento precari ha iniziato a schiumare rabbia: «Non li vogliamo alla nostra protesta, siamo pronti a cacciarli, non ci interessa chi cerca solo visibilità» ha detto senza mezze misure Alessandra Michieletto del coordinamento. Dopo un tam-tam di telefonate fra segretari confederali provinciali e regionali, il pericolo di un doppio sit-in davanti all’Usr è stato scongiurato: Cgil, Cisl e Uil non parteciperanno alla protesta del 14 e punteranno piuttosto su iniziative territoriali. «Poco tempo per organizzarci in maniera coordinata – spiega Salvatore Mazza, segretario generale Flc-Cgil Veneto – del resto non siamo stati invitati dai precari né siamo gli organizzatori del sit-in. La mobilitazione ci sarà, ma gestita a livello provinciale». L’appuntamento della Cgil veneziana resta fissato per lunedì 14, ore 16, all’Istituto Pacinotti a Mestre dove si terrà un’assemblea allargata alla cittadinanza. Per il resto, come spiega una nota, «la mobilitazione continuerà anche con iniziative inedite e colorate nelle piazze venete». Da calendario la Cgil si riunirà oggi a Belluno e Padova; sabato 12 a Vicenza davanti l’Usp; lunedì 14 a Verona, Venezia e Treviso per poi chiudere giovedì 17 a Rovigo. «Per rispetto dei precari, visto che quella di lunedì sarà la loro giornata, il Gilda non andrà a Venezia, manifesteremo a Roma» spiega il coordinatore del Gilda veneziano Fabio Barina. Per motivi analoghi a quelli della Cgil, invece, non ci sarà neppure la Cisl, mentre sarà presente lo Snals che con una nota sul proprio sito ha dato appuntamento alle 9.30 davanti all’Usr, precari permettendo. Perché quella di lunedì rischiava, e forse rischia tuttora, di trasformarsi in una mattinata di fuoco. «Abbiamo già avvisato la Digos che saremo all’Usr dalle 11 ma, se i sindacati confederali hanno intenzione di anticiparci o presentarsi, chiederemo di andare alle 8 per bloccarli – commenta Micheletto –. Sono pronta a incatenarmi per non farli passare, non li vogliamo. Con quale coraggio si possono presentare dopo che per mesi non hanno mosso un dito per noi? La verità è che hanno perso appeal e, di conseguenza, iscritti fra i precari. Ad eccezione della Cgil, gli altri stanno accettando i contratti di disponibilità del governo. Un’elemosina che non vogliamo e non risolve la piaga sociale dei tagli. Se i sindacati non si muoveranno, apriremo una campagna di massa di disdette nei confronti di quelle sigle sindacali che firmeranno gli accordi». Tagli che nel veneziano, secondo il coordinamento precari, riguardano 212 docenti in meno e 142 personale Ata, a fronte di un aumento di 1.896 studenti. Argomento che verrà discusso questo pomeriggio in via Sernaglia nell’assemblea regionale che servirà anche a concordare iniziative di protesta durante l’anno scolastico. «Sicuramente non ci vedrete in mutande, più probabile vestiti da scheletri visto che ci hanno ridotto all’osso» chiosa Michelotto.
      Giacomo Garbisa
     
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mercoledì, 09 settembre 2009

Veneto. Quattro suicidi in pochi giorni,
se la crisi diventa un killer spietato
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di Antonio Liviero
VENEZIA (9 settembre) - Si può morire di troppo lavoro. Ma anche di mancanza di lavoro. O per la paura di perderlo. Ieri a Galliera Veneta, nel Padovano, un impiegato di banca di 34 anni
è stato trovato privo di vita nell’appartamento in cui abitava da single. Accanto al corpo un biglietto d’addio dal quale non emergono cause apparenti del suicidio. Ma al fratello pare avesse confidato preoccupazioni relative al posto di lavoro. Timori che in tempi di crisi economica hanno in molti. Tanto che la crisi può diventare un killer spietato.

Basta scorrere le cronache dei giornali. Negli ultimi 10 giorni in provincia di Vicenza ci sono stati tre casi di di disoccupati o persone con problemi occupazionali che si sono tolti la vita: un uomo di 46 anni padre di tre figli, un trentottenne di Belvedere di Tezze, che si è ucciso sabato. E il caso più eclatante, sempre la scorsa settimana: la morte di Lorenzo Guglielmi, assessore al Bilancio del Comune di Rosà, per molti anni membro del consiglio parrocchiale. Aveva 55 anni. Ha lasciato la moglie e due figli. Pochi giorni prima aveva perso l’incarico di coordinatore di una rete finanziaria.

Non è un caso che i suicidi colpiscano chi ha perso il lavoro o rischia di perderlo. E non sorprende che nel Nordest il fenomeno si faccia sentire, anche se gli indicatori dicono che la crisi economica qui morde meno che altrove.
Spiega il professor Massimo Santinello, direttore del dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione all’Università di Padova: «Le ricerche che documentano la relazione tra disoccupazione e salute mentale risalgono a più di 25 anni fa. È dimostrato che in presenza di una crisi economica e di un aumento del tasso di disoccupazione, crescono i problemi legati alla salute. Il suicidio è uno di questi, accompagnato da depressione».

Il contesto sociale non è indifferente. Come potrebbe essere nel ricco Nordest, il cui modello è fondato sulla piccola impresa e il culto del lavoro. «Dove la cosa più importante è fare soldi, la perdita del lavoro rischia di essere più traumatica e di privare le persone del motivo che dà un senso alla loro vita - osserva il professor Santinello -. Teniamo conto che al lavoro è legata parte dell’identità delle persone. Trovarsi licenziati o in cassa integrazione può dare la sensazione di non contare più nulla per nessuno. Anche rispetto ai figli e al partner. Si perdono i motivi per i quali si è portati a pensare che gli altri ci vogliano bene. Insomma, perdere il lavoro fa venir meno il riferimento centrale della vita anche se poi su un sucicido incidono più elementi».

Secondo i dati diffusi lo scorso anno in occasione della giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, in Veneto si muore 15 volte di più per suicidio che per omicidio. La metà dei casi si verifica oltre i 52 anni. La media è di 7,4 decessi per 100mila abitanti, 327 all’anno. Una cifra un po’ più bassa di quella friulana (9,4) e in media col resto del Paese (7,7).

Sull’effetto crisi economica si è invece espresso uno studio condotto a Londra su 26 paesi dell’Unione europea. Ha rilevato che al di sotto dei 65 anni, a ogni aumento dell’1% dei senza lavoro cresce dello 0,8% il numero di chi si toglie la vita o uccide. E quando la disoccupazione supera il 3% il tasso dei suicidi sale del 4,5% e addirittura del 28% quello delle morti legate all’abuso di acol.

Come contrastare il fenomeno? Secondo Franca Porto, vicentina, segretario veneto della Cisl, non bastano gli ammortizzatori sociali: «Certo rimangono la priorità, ma i sussidi non sono sufficienti - dice -. Servono strumenti per orientare e ricollocare i lavoratori. Per toglierli dallo smarrimento e dare loro una prospettiva concreta.»

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lunedì, 07 settembre 2009

8 SETTEMBRE 1943---8 SETTEMBRE 2009 NULLA E CAMBIATO
rsi21
8 settembre 1943 una data che evoca vergogna,disonore,vilta,tragedia la fine della patria sovrana per mano di un sovrano e dai suoi grigi servetti , preoccupati piu di mantenere nella testa la corona e il potere che al bene e all onore della nazione , aprendo le porte all invasore anglossassone e dando fiato agli infami sicari partigiani causa delle terribili rappresaglie tedesche. da quel giorno nonostante la storiografia demo-comunista-liberale  l italia decadde  da nazione libera e sovrana e divento una colonia anglosassone che insediarono i loro burattini al comando di questo protettorato con il consenso piu o meno tacito dei rossi, ben contenti di spartirsi la loro fetta economica sporca del sangue degli italiani caduti sia da una parte che dall altra della guerra.dopo tutti questi anni di sudditanza al sistema liberal-statunitense cosa è cambiato?nulla assolutamente nulla anzi forse il prezzo della schiavitu e drasticamente aumentato visto che il padrone americano ora richiede un tributo di sangue al popolo italiano nelle loro devastanti guerre economiche e ne insidia pure l esistenza facendo importare nella nostra patria la follia della multi-etnicita in nome di una falsa tolleranza razziale serva di un capitalismo sfrenato e inumano.e gli italiani che dicono di questa drammatica situazione?niente assolutamente niente ormai preda della devastazione liberale che riversa il nulla nella mente attraverso droghe,l estetica sconvolgente dell apparire anziche dell essere e perfino nella degenerazione calcistica che trasforma uno sano sport in una perversione economica in mano ad un pugno di famiglie danarose  che si contengono giocatori,premi e consensi come satrapi orientali.abbiamo in questa spirale devastante il moderno badoglio nella persona di gianfranco fini che dopo aversi vampirescamente abbeverato di consensi alla mammella del glorioso movimento sociale ora pianta vilmente il pugnale nella schiena del popolo italiano come bruto pugnalo cesare.in molti si chiederanno come uscire da questo ginepraio,esiste una sola strada percorribile ritornare agli antichi e gloriosi ideali  che grandi eroi della storia ci hanno insegnato e questi eroi vanno dalla gloriosa roma dei cesari alla rivoluzione del 28 ottobre 1922 passando per le tradizioni della nostra penisola forziere di civilta per tutto il mondo!!
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 PELLESTRINA L ISOLA ABBANDONATAn45340150947_8624
Odissea tra Venezia e Chioggia, rotti il ferry e il bus
Centinaia di pendolari e turisti sono rimasti bloccati due ore agli Alberoni, ma una volta arrivati a San Pietro pure la corriera era guasta
Tutti inviperiti contro l’Actv anche perché, beffa finale, sono stati schiacciati come sardine in un solo battello
Centinaia di passeggeri, provenienti da Venezia e diretti verso Pellestrina e Chioggia sono rimasti bloccati circa due ore agli Alberoni, a causa di un guasto alle macchine del ferry boat. Non hanno potuto far altro che attendere l'arrivo di un traghetto sostitutivo, appositamente predisposto dall'Actv.
      Finalmente saliti a bordo i passeggeri credevano che la disavventura fosse finita. Sbagliavano, però, giacché, appena arrivati a destinazione, da un momento per l'altro anche il motore di un autobus della linea in coincidenza, ha cessato di funzionare. Visibilmente contrariato, l'autista ha invano tentato di risalire all'origine dell'inatteso guasto.
      La situazione, per fortuna, è stata risolta da un meccanico specializzato di Chioggia, anch'egli reduce dall'estenuante attesa all'imbarcadero di Alberoni. Si trattava di un piccolo inconveniente, prontamente riparato con gli attrezzi della cassetta in dotazione alla corriera.
      La presenza dell'autoriparatore a bordo è stata provvidenziale perché, altrimenti, l'attesa si sarebbe protratta ancora a lungo. Nel frattempo, i pellestrinotti se la sono cavata facendosi venire a prelevare da pescherecci e motobarche da lavoro. Partite da Santa Maria del Mare, avviatesi lungo la strada a ridosso del murazzo, le corriere sono alla fine arrivate all'imbarcadero per Chioggia, che si trova nei pressi del cimitero.
      Preso letteralmente d'assalto, il battello è arrivato a Chioggia colmo all'inverosimile di turisti e lavoratori pendolari.
      «Si è trattato di un'autentica avventura», commenta il maresciallo della Finanza in pensione, Nicola Virdis, già responsabile dei mezzi nautici delle Fiamme Gialle. «Purtroppo - prosegue - devo segnalare che l'Actv non ha in alcun modo assistito i passeggeri. Chi interpellava il personale non otteneva alcuna risposta. Per fortuna, la stragrande maggioranza dei malcapitati ha reagito con grande spirito. Un gruppo di francesi, ad esempio, è riuscito a sollevare il morale, intonando canti di montagna. L'allegria dei nostri cugini d'Oltralpe non ha, però, convinto i turisti tedeschi che imprecavano contro l'andazzo italiano. I più arrabbiati erano, comunque, i pendolari chioggiotti, al rientro dal lavoro».
      Virdis conclude osservando che il fatto ha messo in luce la scarsa flessibilità dell'Actv, che avrebbe potuto dirottate sugli Alberoni il battello che, ogni mezz'ora, collega Chioggia con Pellestrina.
      Roberto Perini
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