domenica 20 novembre 2011

giovedì, 18 novembre 2010

Lamezia Terme: in corso sgombero occupazione Cpi, anche nove bambini e una donna incinta all’interno dello stabile
Lamezia Terme: in corso sgombero occupazione Cpi, anche nove bambini e una donna incinta all’interno dello stabile. Gianturco: da qui non ce ne andiamo, il prefetto ci ripensi
Lamezia Terme, 18 novembre – Una trentina di persone, tra cui nove bambini e una donna incinta, stanno resistendo allo sgombero dello stabile occupato da CasaPound Italia in via Cianflone a Lamezia Terme. Stamattina verso le sette e trenta, infatti, davanti al palazzo sono arrivati oltre cento uomini tra guardia di finanza, vigili urbani, carabinieri in assetto antisommossa e celere intimando lo sgombero dell’occupazione, uno stabile di proprietà dell’Aterp che era disabitato e in stato di abbandonno da oltre 15 anni, quando Cpi Lamezia Terme e un gruppo di nove famiglie in stato di grave emergenza abitativa, lo scorso 7 agosto, hanno deciso di occupare e riqualificare il palazzo.
”La scusa per cacciarci – spiega Mimmo Gianturco, coordinatore di CasaPound Italia Calabria – è che il palazzo è inagibile, ma le ragioni vere di questo sgombero sono chiaramente politiche. Le famiglie, alle quali peraltro il Comune ha accordato la residenza in via Cianflone, si sono indebitate fino allo stremo per riqualificare e rendere abitabile una struttura che era in condizioni fatiscenti. Nonostante questo, invece di contribuire, anche con poco, a rendere nuovamente utilizzabile un bene di tutti che è rimasto abbandonato a se stesso per 15 anni, si preferisce sprecare anche le ultime risorse di chi non ha nulla e restituire lo stabile all’incuria e all’abbandono, magari facendolo diventare una trappola per abusivi che non si strutturano in un’occupazione vera e propria”.
”Noi da qui non ci muoviamo – conclude Gianturco -, perché non possiamo ammettere che, per motivazioni politiche, famiglie, bambini e donne in gravidanza possano essere messe letteralmente in mezzo a una strada. Chiediamo al prefetto di ripensarci, e chiediamo alle istituzioni che abbiano un minimo senso di giustizia sociale di intervenire e garantire il diritto alla proprietà della casa”.
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mercoledì, 17 novembre 2010


Il FLI (Fraternité et Liberté en Italie), il movimento neogiacobino dei finioti, è uscito finalmente allo scoperto. Infatti, lungi dall’interessarsi al bene dell’Italia o degli italiani, come sostiene, il suo unico ed evidente interesse è quello di rovesciare il governo attuale per riportare al più presto il nostro Paese sotto il dominio energetico, economico e culturale dell’asse politico-finanziario anglo-americano. Questa è la vera chiave di lettura, ad esempio – come da più parti già evidenziato – dei voti contrari che hanno fatto “andare sotto” il Governo nei giorni scorsi. E’ risaputo, infatti, che il Cavaliere è caduto in disgrazia presso gli States nell’esatto momento in cui stringeva accordi con la Russia di Putin per l’approvvigionamento energetico del nostro Paese. Accordi invero assai vantaggiosi per noi, poiché ci hanno permesso di smarcarci dal monopolio imposto all’Europa dal potentato atlantico che, come risaputo, controlla e gestisce i propri affari ed interessi attraverso il petrolio e naturalmente il dollaro, al quale l’oro nero è vincolato addirittura per legge

Il risveglio tardivo – gli ci sono voluti infatti “solamente” 16 anni – che ha determinato il furore finiota antiberlusconiano, è quindi da identificarsi anche come una manovra “contro” la politica di indipendenza energetica del nostro Paese, promossa da Berlusconi sia con la Russia che con la Libia, ed in quanto tale una manovra radicalmente anti-italiana.
Questa naturalmente è solo la punta dell’iceberg, l’esempio più eclatante, poiché i neo-finioti sono appena usciti allo scoperto, e ci daranno ancora dimostrazione della perniciosità della loro politica, che li vede impegnati  altrettanto fortemente nell’azione di sradicamento culturale e tradizionale del nostro popolo attraverso una massiccia campagna pro-immigrazione, così come al riconoscimento di cittadinanza breve e, naturalmente, al voto-sprint per gli extracomunitari.

Marcello Veneziani sostiene l’anti-italianità di Fini – a mio avviso a ragione – puntando il dito sul campo della politica internazionale, ma noi la ravvediamo ugualmente anche in quella nazionale: una politica sfacciatamente pro-immigrazione selvaggia. Ma anche sulle politiche familiari, che se passassero equivarrebbero alla fine della famiglia italiana tradizionale, così come l’abbiamo fin’ora conosciuta. Fino al totale sovvertimento del modo di concepire la nascita e l’essenza stessa della vita, a partire dal trattamento dell’embrione.

Questi sono solamente alcuni esempi, per quanto a noi più che sufficienti, per  capire che si può essere anti-italiani in tanti modi. Così come l’anti-italianità non è solo quella prettamente “territoriale”, nei confronti di Fiume e della Dalmazia da parte dell’allora capo del governo Nitti,  che venne per questo denominato “Cagoja” da Gabriele D’Annunzio. Ma anche quella, forse ancor più grave, valoriale ed ideale di Fini che, non da me, e non per questi motivi (forse), è stato soprannominato “Caghetta”.

Che strana assonanza tra i due nomignoli vero? Purtroppo è così, la storia è fatta di corsi e ricorsi, ma l’anti-italianità rimane la stessa.

www.albertoferretti.it
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sabato, 13 novembre 2010

SACHINEK E ASIA BIBI DUE PESI DUE MISURE


 
Asia Bibi, 37 anni, madre di due bimbi, contadina nella terra del Punjab, in Pakistan, sarà condannata a morte. L'accusa? BLASFEMIA, cioè aver parlato di Gesù offendendo poi Maometto. 
Questa storia, assurda per noi, ma non nei paesi dove vige la Shaarìa, è passata sotto silenzio e, a differenza della vicenda di Sakineh, accusata di complicità in omicidio ed adulterio, nessuna Carlà e nessun movimento d'opinione, nessuno Stato occidentale si è mosso per la sua liberazione o almeno per la commutazione della pena di morte in altra pena detentiva.
Nessuno ha appeso il ritratto del suo viso, che nemmeno io che sto scrivendo conosco, fuori da qualche palazzo istituzionale.
L'unica fonte dalla quale è arrivata la sua storia è l'agenzia Asianews, diretta da padre Bernardo Cervelleri.
La sua storia:
nel giugno 2009, a Ittanwali, Asia Bibi, purtroppo per lei cristiana, aveva intrapreso un'animata discussione con altre compagne di lavoro, musulmane, naturalmente.
La discussione era nata perchè le compagne di lavoro cercavano di convincerla a ripudiare il cristianesimo e ad abbracciare l'islam.
Asia cercava di difendersi da questi attacchi informando le altre di come Gesù fosse morto in croce per i peccatori del mondo, salvando così l'umanità e aveva chiesto loro che cosa invece avesse fatto Maometto di altrettanto salvifico.
La reazione delle altre fu di picchiarla e di rinchiuderla in una stanza.
Dopodichè, sotto la pressione dei leaders musulmani locali, contro di Asia è scattata la denuncia per blasfemìa, che già comporta la prigione, aggravata dall'offesa a Maometto, per la quale è prevista la pena di morte.
E beffa su beffa per Asia è scattata anche una pena pecuniaria che sarà poi sulle spalle della sua famiglia: è stata multata a pagare una somma equivalente a due anni e mezzo del suo stipendio.

Riusciremo a far scattare l'indignazione internazionale anche per Asia?
O no, perchè lei, a differenza di Sakineh che è musulmana, è invece cristiana?
E così ASIA BIBI SARA' LAPIDATA.....LAPIDATA...LAPIDATA!!!!
per aver difeso il suo credo.

DI M.F. MONTI
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venerdì, 12 novembre 2010

NASSIRYA,12-11-2003, PER NON DIMENTICAREsoldati-italiani-iraq-ladestra
Il 12 novembre 2003 avviene il primo grave attentato di Nassiriya.
Alle ore 10:40 ora locale (UTC +03:00), le 08:40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base militare italiana, provocando l'esplosione del deposito munizioni della base e la morte di diverse persone tra militari e civili.
Il tentativo di Andrea Filippa (guardia all'ingresso della base "Maestrale"), di fermare, con il mitragliatore pesante in dotazione, i due kamikaze risulta vano, anzi, gli attentatori risposero al fuoco con i kalashnikov.
I primi soccorsi furono prestati dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo.
Nell'esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare uno sceneggiato sulla ricostruzione a Nassiriya da parte dei soldati italiani.

L'attentato provoca 28 morti (19 italiani e 9 iracheni) e circa 140 feriti.
Gli italiani deceduti sono:



I CARABINIERI
Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante
Giovanni Cavallaro, sottotenente
Giuseppe Coletta, brigadiere
Andrea Filippa, appuntato
Enzo Fregosi, sottotenente
Daniele Ghione, maresciallo capo
Horatio Majorana, appuntato
Ivan Ghitti, brigadiere
Domenico Intravaia, vice brigadiere
Filippo Merlino, sottotenente
Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante
Alfonso Trincone, sottotenente

I MILITARI DELL'ESERCITO
Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
Massimo Ficuciello, capitano
Silvio Olla, maresciallo capo
Pietro Petrucci, caporal maggiore

I CIVILI
Marco Beci, cooperatore internazionale
Stefano Rolla, regista



 
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mercoledì, 10 novembre 2010

Cocaina, il rapporto della Ue:
raddoppiano i decessi, allarme in Italia

y1pM5te-4ut_yBnJryn1LwMetvhrYsumUWGllkijySFqQSkn0t8wdYVQlEL_ia3T1i-SUwXfdOwvlc ROMA (10 novembre) - Tecniche sempre più sofisticate per nasconderla e spacciarla, consumi al galoppo e un raddoppio in un anno dei decessi: la cocaina continua ad essere, dopo la cannabis, la droga più amata dagli europei. Quasi 14 milioni di adulti l'hanno provata, 4 milioni l'hanno consumata nell'ultimo anno. E l'Italia resta ai vertici delle classifiche, dopo Spagna e Regno Unito. I dati sono quelli della Relazione 2010 sull'evoluzione del fenomeno della droga in Europa, presentata oggi dall'Agenzia europea delle droghe (Oedt) a Lisbona e in contemporanea a Roma, e fanno riferimento prevalentemente al 2008.

Trafficanti e spacciatori affinano le tecniche per far circolare la cocaina: prima dell'esportazione introducono cocaina base o idrocloride nei materiali da trasporto, come ad esempio cera d'api, fertilizzanti o tessuti, e poi la estraggono nei laboratori clandestini allestiti nell'Ue: nel 2008 ne sono stati scoperti 25 solo in Spagna. Ma non è solo questo a preoccupare l'agenzia di Lisbona: nel 2008 i decessi collegati al consumo di «polvere bianca» sono raddoppiati, passando da 500 a mille. Nello stesso anno circa 70 mila europei hanno cominciato a curarsi dalla dipendenza da questa sostanza, circa il 17% di tutti i nuovi pazienti che si sottopongono a trattamento delle tossicodipendenze.

«Troppi europei - afferma il direttore dell'Oedt Wolfgang Goetz - considerano ancora il consumo di cocaina come un accessorio relativamente innocuo di uno stile di vita di successo». Invece, occorre sapere che «non solo il suo consumo può aumentare pesantemente e con rapidità, ma anche che può causare decessi, persino quando l'assunzione è occasionale e le dosi sono basse». In Europa in un anno sono aumentate di 1 milione sia le persone che hanno provato la cocaina che quelle che l'hanno consumata negli ultimi 12 mesi. Il livello di consumo è particolarmente concentrati in alcuni Paesi occidentali, e l'Italia insieme a Spagna, Regno Unito e Danimarca è ai vertici, anche per quanto riguarda i giovani.

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venerdì, 05 novembre 2010

CAMERATA EMANUELE ZILLI: PRESENTE!

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Emanuele Zilli era un militante di quelli che non si tiravano indietro, in anni di scontri anche molto duri. Aggredito una prima volta, nel 1972, in piazza Castello insieme ad un amico, qualche settimana dopo, il 5 Dicembre 1972, stava per subire la stessa sorte. Teatro dell'aggressione è Piazza della Vittoria, all'angolo con Corso Cavour, verso le 13:45. Era insieme ad altri due iscritti, uno dei quali, Marco Noè, reagì sparando un colpo di pistola che ferì uno degli aggressori, Carlo Leva. Naturalmente questo episodio ebbe grande risonanza ed Emanuele passò non pochi guai. Infatti, poche ore dopo, lo stesso giorno alle ore 17:30 fu "prelevato" da un branco di comunisti mentre si trovava di fronte alla sede dell'MSI e selvaggiamente percosso. Testimoni citarono un "gruppo di trenta persone accanirsi contro un singolo". Ricoverato in ospedale in gravi condizioni fu però dimesso quasi subito, ancora sofferente, per consentire alla polizia non di proteggerlo, bensì di arrestarlo per l'episodio precedente. Due medici del Policlinico del reparto neurochirurgia-ortopedia, furono denunciati per la loro prognosi a dir poco "sospetta". Sarebbe del tutto inutile specificare che Zilli fu poi riconosciuto completamente innocente, ma ormai il suo destino era segnato. Il suo indirizzo di casa, perennemente sui giornali in modo che fosse "raggiungibile" da chiunque. Emanuele era sposato e padre di due bambine che, nel novembre 1973, avevano appena due e un anno: era un operaio che, per mantenere la sua famiglia, lavorava duramente presso uno spedizioniere di Pavia, la ditta Bertani, e fu all'uscita dal lavoro che trovò ad aspettarlo la morte.

mentre Zilli procedeva ad andatura modesta col suo ciclomotore, dalla parte destra gli piombarono alle spalle almeno un paio di aggressori, che lo colpirono almeno un paio di volte al capo forse cercando di disarcionarlo dal motorino facendogli una "cravatta", ossia passandogli un braccio attorno al collo. Ciò avrebbe giustificato il taglio sotto al mento, causato da un orologio, dalla fibbia al polso di un eskimo, o da un'unghiata.
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mercoledì, 03 novembre 2010

4 NOVEMBRE 1918
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La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro sessantatre divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Il capo supremo dell'esercito, il generale Diaz.
Il testo, fuso nel bronzo delle artiglierie catturate

al nemico, è esposto in tutte le Caserme e i

Municipi d'Italia

 

PELLESTRINA 4/11/1966 LA GRANDE PAURA

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Gazzettino" del 6 Novembre

L'isola di Pellestrina ha vissuto attimi di terrore. Il mare ha rotto in un decina di punti l'argine e si è riversato nelle campagne, ha raggiunto le abitazioni, ha distrutto strade e impianti fissi per unirsi alla fine alle acque della laguna che, dal canto loro, per l'alta marea, avevano invaso tutto il lato ovest dell'isola.

Nella prima mattina, sino a quando la linea telefonica è rimasta in funzione, sono subito stati lanciati appelli alle autorità. sembrava, che da un momento all'altro il mare, penetrato attraverso le falle, potesse far crollare, una dopo l'altra le abitazioni.

Oltre tremila abitanti hanno lasciato la propria casa, settecento persona sono state ricoverate all'Ospedale al Mare, alcune centinaia sono state accolte nella caserma Pepe al Lido, altre hanno trovato rifugio da amici e parenti nel centro storico, al Lido e in terraferma.

In tarda mattinata sono state ormeggiate due bettoline della marina con 150 tonnellate d'acqua potabile, mentre l'esercito aveva inviato cinquecento chili di gallette.

Alcuni mezzi dell'ACNIL ormeggiati nelle darsene, pronti ad evacuare tutta la popolazione nel caso la situazione per un improvviso variare del vento, fosse costretta ad abbandonare l'isola.

I danni sono incalcolabili, non soltanto l'argine dovrà essere completamente rifatto in parecchi punti, ma la nuova strada da San Pietro in Volta a Pellestrina è stata interrotta per decine e decine di metri, mentre tutti i campi sono ricoperti di acqua salata, il salso impedirà il raccolto per parecchi mesi.
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sabato, 30 ottobre 2010


NO HALLOWEN

Le persone buone e sante salvano il mondo. In molti negozi e scuole infantili (sig) si vedono zucche vuote (come quelle di certi siti pseudo cattolici), maschere di morte e simili, prodromi della sceneggiata che ogni 31 ottobre si consuma.
Ne parliamo con don Renzo Lavatori, teologo e docente.
 Don Renzo, che dire della celebrazione pagana detta Halloween che infesta la nostra società?
"si tratta di una vera profanazione della nostra religione e del senso del sacro. Se penso che questa tradizione avviene proprio nella vigilia della festa della santità, mi viene da riflettere: dove si é cacciato il sentimento religioso e la ricerca del sacro"?.
Ecco, le cause:
 "credo che le cause di questa festa, di origine celtica, siano da ricercare essenzialmente in due fattori: ossia la fede in parte appannata o ridotta, per un verso, e per l'altro dal business commerciale, perché in fin dei conti, molto dipende anche da quello e certi fenomeni di massa giungono da oltre oceano, dagli Usa dove questa ricorrenza si é trasformata in un vero mercato e nulla di più,come del resto Natale con Babbo Natale, la Pasqua in cui impazzano la colomba e la gita, ma si parla molto poco del grande mistero. Ecco, direi che molto ha a che fare la superficialità, anche tra i cattolici".
 I cattolici?
"quando mi capita di vedere che madri apparentemente devote e che la domenica vanno a messa o portano i figli al catechismo, poi permettono che i bambini siano alle feste in maschera di Halloween penso a quanta superficialità esista anche tra i cattolici i quali ignorano il cattivo significato di questa ricorrenza, una vera profanazione della cattolicità".
 Perché profanazione?
"profanazione in quanto deride e tenta di sbeffeggiare la ricorrenza della santità per un lato ed anche la festa dei defunti, giorno in cui preghiamo di fatto per le anime del purgatorio. Bisogna ricordare che la sanità é il traguardo vero della nostra fede e che questa non é solo appannaggio di pochi, ma tutti sono chiamati alla santità mettendo in pratica il Vangelo".
 Che cosa é la santità?.
"vivere secondo la Parola di Cristo, fare il proprio dovere in umiltà e bontà. La santità é quella canonica, ma esistono tante brave persone morte facendo la volontà del padre, fedeli, buone, giuste, oneste. La santità é silenziosa e salva il mondo, i santi non fanno rumore o notizia. La notizia oggi appartiene a chi spesso lede la dignità".

Poi precisa:
"per fortuna pare che ultimamente e proprio dagli Usa, sia in atto una tendenza che porta al recupero della santità e al lento abbandono di Halloween".

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venerdì, 29 ottobre 2010

PER NON DIMENTICARE
29 ottobre 1975 - 29 ottobre 2010 - Mario Zicchieri: PRESENTE!
29 ottobre 1975 - 29 ottobre 2009 - Mario Zicchieri: PRESENTE!
 
MARIO ZICCHIERI
29 ottobre 1975
E’ il pomeriggio del 29 ottobre 1975 ed un gruppetto di militanti del Fronte della Gioventù, come ogni giorno, si ritrova davanti alla serranda della Sezione Prenestino, in via Erasmo da Gattamelata.
I ragazzi stanno chiacchierando voltando le spalle alla strada quando un’auto si avvicina. Si abbassa il finestrino ed un fucile a canne mozze esplode pochi rapidi colpi, colpendo in pieno il gruppo. La scarica di pallettoni uccide sul colpo Mario Zicchieri, detto “Cremino” per la sua corporatura esile. Era uno studente lavoratore di 16 anni. Nella sparatoria viene ferito anche Mario Lucchetti, di 15 anni. L’ennesima vita stroncata perché, si diceva, “uccidere un fascista non è reato”.
Come emergerà in seguito dalle confessioni di alcuni brigatisti pentiti, l’azione era stata studiata a tavolino “per incutere timore ai militanti di destra i quali, nonostante le ripetute aggressioni subite, non davano segni di cedimento”. E anche questa volta, come purtroppo già accaduto spesso in quegli anni, anche nel caso dell’omicidio di Mario, la vittima più giovane degli anni di piombo, i colpevoli non sono stati adeguatamente puniti.
Sono passati 30 anni dalla morte di quel ragazzo semplice che a 16 anni ha pagato con la vita il suo impegno politico. Sono cambiati i tempi, il contesto politico, la gente. Ma non la nostra voglia di dare vita alle nostre idee, al nostro credo, al nostro senso di giustizia.
Anche nel nome di Mario
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mercoledì, 27 ottobre 2010

28 OTTOBRE1922:LA MARCIA SU ROMA

 
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OGGI CELEBRIAMO L ANNIVERSARIO DELLA MARCIA SU ROMA E MI VIENE DA CHIEDERE :MA CHI ERANO QUESTI UOMINI CHE NELL 22 COMPIRONO TALE IMPRESA?ERANO EX COMBATTENTI DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE CHE ERANO PRONTI NEL DARE LA VITA PUR DI SALVARE LA PATRIA,ERANO PADRI DI FAMIGLIA PREOCCUPATI DELLO SFASCIO DELLA NAZIONE,ERANO GIOVANI DESIDEROSI DI PARTECIPARE ALLA CREAZIONE DI UNA NUOVO PAESE,ERANO OPERAI ,CONTADINI COMMERCIANTI,CHE DELUSI SIA DAL COMUNISMO CHE DAL LIBERALISMO CERCAVANO LA "TERZA VIA" PER UNA SOCIETA PIU GIUSTA.ERANO UOMINI CHE DOMINARONO IL PROPRIO DESTINO ANZICHE COME ADESSO SUBIRE INERMI IL TRACOLLO DELLA NAZIONE E DEGLI IDEALI IN DEFINITIVA ERANO UOMINI VERI.


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