sabato 19 novembre 2011

lunedì, 07 settembre 2009

SCANDALO "CALATRAVA"
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VENEZIA, "IL PONTE DI CALATRAVA NON E' SICURO"
VENEZIA - Sul quarto ponte di Venezia progettato dall'architetto Santiago Calatrava si abbatte la scure dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici. Nella relazione dell'Autorità, firmata dal presidente Luigi Giampaolino e dal relatore Andrea Camanzi, si dice che non è un'opera "pienamente funzionante", tant'é che per utilizzarlo il collaudatore stesso si è raccomandato che venga continuamente monitorato per assicurare "i livelli di sicurezza minimi della norma". Nel documento, come riporta oggi il Gazzettino, si insiste sui presunti errori progettuali di Calatrava, che il Comune di Venezia non avrebbe voluto prendere in considerazione per "un'azione di rivalsa". L'Autorità punta l'indice, in particolare sulla questione dei collaudi dell'opera, inaugurata ormai un anno fa. Un collaudo, viene rilevato, che "evidenzia non pochi lati oscuri". Si ricorda come esistano due livelli di collaudabilità: rispetto agli "stati limite ultimi" e agli "stati limiti di esercizio", ovvero condizioni capaci di garantire le prestazioni previste nell'esercizio di un'opera senza comprometterne l'uso. E' proprio questo secondo tipo di collaudabilità che non convince l'Autorità, ritenuta dal "carattere incerto, ossia si può perdere anche repentinamente la funzionalità del ponte". "Il collaudatore - si legge ancora nella relazione - ha ravvisato una serie di riserve affatto secondarie sulle condizioni di sicurezza in esercizio dell'opera, tanto da non potersi escludere anche interventi tempestivi per ripristinare i livelli di sicurezza minimi della norma".

"Non è assolutamente vero che il ponte sia insicuro": è la replica dell'assessore veneziano ai lavori pubblici Mara Rumiz ai rilievi mossi dall'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici sul livello di sicurezza del ponte di Calatrava, inaugurato appena un anno fa a Piazzale Roma. "Sappiamo che quel ponte va monitorato - spiega Rumiz - ma lo sapevamo sin dall'inizio". L'assessore replica anche alle affermazioni sugli interventi di rivalsa nei confronti del progettista che il Comune non avrebbe voluto adottare. "Tutti gli incartamenti li ha la Corte dei Conti e la Procura - ricorda l'assessore - esistono degli iter da compiere: di sicuro noi non avremmo potuto, anche se avessimo voluto, intervenire direttamente". Rumiz respinge poi l'ipotesi che il prossimo intervento che sarà compiuto da Insula sui martinetti sia da mettere in relazione al livello di insicurezza del ponte. "L'opera che farà Insula a metà mese - controbatte - era stata prevista dal progettista addirittura prima che il ponte fosse terminato. Non é motivata da rischi, era già prevista".
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martedì, 01 settembre 2009

BESLAN ,PER NON DIMENTICARE
Beslan
In migliaia a Beslan ricordano vittime massacro di 5 anni fa
Mosca, 1 set (Apcom-Nuova Europa) - Migliaia di persone si sono riunite oggi a Beslan, la cittadina dell'Ossezia del Nord dove il primo settembre 2004 un commando di terroristi prese in ostaggio oltre 1.
200 persone, in un maxisequestro che terminò in massacro: 333 i morti dopo tre giorni di inutili tentativi di negoziato e a conclusione di un controverso blitz delle forze di sicurezza. Tra i 318 ostaggi trucidati, 186 bambini, tutti finiti nelle mani dei terroristi nella loro scuola, la numero 1 di Beslan, proprio nel primo giorno di lezioni del nuovo anno accademico russo. Oggi, cinque anni dopo, nell'istituto dove si consumò la tragedia, una folla crescente è convenuta sin dal primo mattino nella palestra, luogo del massacro. In tutta la Russia la memoria di quei giorni resta vivissima, mentre nella regione cresce di nuovo l'instabilità: da mesi nel Caucaso russo le cronache riportano quotidianamente di attacchi alle forze dell'ordine, omicidi di funzionari e semplici cittadini, sequestri.
Il Cremlino sta facendo tutto il possibile per far sì che non si ripeta un'altra Beslan", dice una fonte del dell'amministrazione presidenziale russa ad Apcom, con chiaro riferimento ai posti di polizia e ai controlli collocati nelle scuole a rischio nel Paese, in questi giorni ad altissimo valore simbolico. E al fatto che cinque anni fa, il commando di 32 terroristi raggiunse indisturbato la scuola di Beslan, con un carico di ordigni con cui poi fu creata una sorta di catena umana esplosiva nella palestra dell'istituto. Nel frattempo però lo stesso Medvedev dichiara di essere preoccupato della nuova ondata di violenza nel Caucaso e insoddisfatto della risposta messa in atto.
In quei tragici giorni di inizio settembre di cinque anni fa, l'Italia fu la prima ad inviare aiuti a Beslan: medicinali e personale medico specializzato. La Protezione Civile ricostruì poi una scuola, inaugurata nel novembre 2006 alla presenza dell'ambasciatore a Mosca Vittorio Surdo. L'istituto ha preso il posto della 'Numero 1', la scuola distrutta e rimasta in macerie come una sorta di monito e monumento alla memoria delle vittime. Quanto ai responsabili dell'eccidio, Mosca ha attribuito l'attacco al ceceno Shamil Basaiev, che in seguito rivendicò l'attentato. L'operazione potrebbe essere stata finanziata da un emissario di Al Qaeda in Cecenia: Abu Omar al-Seif.
Basaiev morì nel 2006. Nel commando un solo sopravvissuto: Nurpashi Kulayev, di origine cecena, processato a Vladikavkaz, città nel sud della Russia. Il 9 febbraio 2006, il vice procuratore generale, Nikolai Shepel, ha chiesto la pena di morte per l'unico sopravvissuto del commando terroristico. "In base ai capi di imputazione presentati - disse Shepel - chiedo alla corte di adottare misure eccezionali di condanna". La pena di morte non è stata abolita in Russia, tuttavia dal 1996, anno in cui il Paese ha aderito al Consiglio d'Europa, è in vigore una moratoria. Diversi esponenti politici russi sostengono che nel caso di Kulayev questa moratoria dovrebbe essere sospesa. Ma l'allora presidente Putin - benchè il Paese intero fosse ancora scioccato dal martirio di Beslan - non volle eccezione alcuna. E per Kulayev fu 'solo' l'ergastolo. Tra i terroristi c'erano anche alcune 'fidanzate di Allah', ossia le donne kamikaze cecene, spesso forzate al terrorismo dopo la morte di tutti gli uomini della famiglia di provenienza.

martedì 1 settembre 2009
http://www.diariodelweb.it/Articolo/?d=20090901&id=102207
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lunedì, 31 agosto 2009

VERGOGNA!!!!!!!!

Le onorificenze di Josip "Tito" Broz

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Oggi casualmente, navigando in Internet, ho scoperto che Josip Broz, meglio conosciuto come Tito, il maresciallo jugoslavo che al termine della Seconda Guerra Mondiale si rese regista di veri e propri crimini contro l’umanità nel quadro di una ben pianificata pulizia etnica ai danni della popolazione italiana di Istria, Fiume e Dalmazia, è stato insignito dalla Repubblica Italiana del titolo di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, uno delle più alte onorificenze italiane.
Una cosa ignobile. Uno sputo in faccia alle centinaia di migliaia di italiani che sono stati costretti a lasciare la propria terra, le tombe dei propri cari, le proprie case. Uno schiaffo che mi riporta alla mente quel presidente, Pertini, che ebbe il cattivo gusto di baciare la bara di Tito (secondo quella che si dice fosse una sua tradizione che per una volta avrebbe fatto meglio a lasciare da parte).
È passato tanto tempo, ma il mio cuore gioisce ancora,
Quando signora morte suonò la sua ultima ora!
Per quel maresciallo assassino d’innocenti,
Per quel boia immondo assassino di tanti
E non posso più scordare e il mio cuore piange ancora
Al ricordo di un presidente che ha baciato la sua bara
Presidente di quell’Italia che ha voluto dimenticare
Chi fu massacrato perché Italiano volle restare!

Noi non dimentichiamo.
SI RINGRAZIA IL SITO PER LA SEGNALAZIONE:http://www.riccardof.com/
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MA NON SI CHIAMAVA SOCIALIZZAZIONE????
Socializzazione_delle_Imprese
SALVARE IL POPOLO E NON LE BANCHE - Giulio Tremonti ha anche precisato che «per uscire dalla crisi
i è passati da una tasca all'altra, con una piccola differenza, che la tasca dei banchieri è dei banchieri, la tasca del governo è di tutti». Il ministro dice così che «dovrà esserci una riflessione» sulla scelta di aver aiutato le banche per uscire dalla crisi. E cita un detto in inglese: «Salvate il popolo, non le banche». E parlando della spesa per la crisi che incide sul debito aggiunge: «È un rapporto che peggiora per salvare la spesa che si fa per salvare i signori delle banche».

PARTECIPAZIONE AGLI UTILI DEI LAVORATORI - Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha poi auspicato «un avviso comune» delle parti sociali per forme di partecipazione dei dipendenti all'utile delle imprese. «Se ci fosse un avviso comune sulla compartecipazione all'utile delle imprese, per concretizzare lo stare insieme nella stessa azienda, più di prima uniti insieme, lavoratori e imprenditori, credo che sarebbe uno dei modi per uscire dalla crisi».

-Giulio Tremonti-
ALMENO ABBIANO IL CORAGGIO E L ONESTA DI CHIAMARLA CON IL SUO NOME:SOCIALIZZAZIONE

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venerdì, 28 agosto 2009

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La segreteria provinciale giovanile del Movimento Sociale ritiene doveroso intervenire, in prossimità della’inizio dell’anno scolastico per le scuole medie inferiori e superiori , sul problema del caro libri che ogni anno affligge le famiglie degli studenti e che quest’anno sarà ancor più problematico ,perché andrà a sommarsi alla già nera crisi economica . Secondo gli ultimi dati per quest’anno si prevede un aumento del costo dei testi di studio di un 5% per una spesa complessiva di 400 euro per ogni studente. La spesa per molte famiglie dal reddito molto basso sarà alleviata dai contributi messi in atto dallo stato e dagli enti locali ,ma per quelle famiglie dal reddito medio -basso ,che non ricevono alcun contributo la situazione non sarà certo delle migliori e magari ,e considerati in media due figli studenti ,la spesa da affrontare sarà di 800 euro per i soli testi di studio. Una soluzione ideale è quella di favorire il mercato del libro usato ,ostacolato ogni anno dalle case editrici che ricreano sempre nuove edizioni e da professori che inspiegabilmente cambiano testo troppo spesso negando che in una famiglia lo stesso libro possa passarsi da un figlio ad un altro. Quindi è proprio ai professori che si rivolge l’appello della Fiamma Tricolore ,affinchè permettano l’uso dello stesso testo fino a che questo non diventi desueto. Invitiamo inoltre le famiglie che si ritenessero vittime del caro libri a scriverci sul nostro sito www.fiammafrosinone.org per fare quadrato e cercare di difenderci da uno dei tanti elementi che ogni anno pesca nelle tasche già boccheggianti degli italiani.Segretario giovanile MS-FIAMMA TRICOLORE
Giammarco Florenzani
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giovedì, 27 agosto 2009

VIETARE LA FOLLIA DEI RAVE PARTY
rave party sidicinum(1)
I vigili chiudono la Certosa al popolo dei rave
L’appuntamento per tutti è sull’isola della Certosa. Per una festa che dovrebbe durare ben tre giorni, tra l’11 e il 13 settembre, in perfetto stile rave. Ma la notizia è già arrivata alle orecchie dei vigili urbani che hanno subito allertato la Questura. Questo genere di feste non autorizzate, pubblicizzate dal tam tam della rete, e frequentate soprattutto da giovanissimi, sono infatti ad alto rischio per il giro di sostanze da sballo. É solo dell’anno scorso la morte di Nicole, la ragazza che al rave organizzato ai Murazzi per il Redentore perse la vita per una pastiglia di troppo.
      In realtà, in questo caso, la situazione sarebbe meno da rave tipico. Alcuni degli organizzatoti, vicino al centro sociale "Zona bandita", hanno addirittura chiesto il patrocinio della Municipalità, puntando più su di un concerto con vari gruppi musicali, che su un rave a base di musica elettronica. La pratica, però, non si è ancora conclusa. Mentre altri giovani starebbero lavorando per organizzare, sempre in quei giorni, e sempre alla Certosa, un rave vero e proprio. Senza autorizzazioni e con il pericoloso mix di musica e sostanze. Di qui l’allerta di Comune e forze dell’ordine.
      L’unica certezza, per il momento, è che la Certosa piace al popolo dei rave. Questo sarebbe il quarto anno consecutivo di festa abusiva in isola. I primi due anni, però, i rave erano stati di dimensioni ridotte e quindi relativamente tranquilli. I guai c’erano stati l’anno scorso, nel fine settimana del 1. maggio. Un fine settimana da sballo, appunto, con centinaia e centinaia di giovanissimi bivaccati nell’area dell’ex poligono di tiro. Non erano mancati gli atti di vandalismo e pure piccoli furti. Pare soprattutto che fosse girata molta droga. Insomma un’esperienza da dimenticare. Di qui la preoccupazione per questo nuovo appuntamento, che tra l’altro arriva all’indomani di un altro piccolo rave lagunare. Lo scorso fine settimana, infatti, un centinaio di giovani avevano occupato il vicino Forte di Sant’Andrea per organizzare un’altra festa non autorizzata. Musica da sballo e chissà cos’altro sull’antica terrazza del bastione della Serenissima, ormai abbandonato ad ogni genere di invasione.
      R. Br.
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martedì, 25 agosto 2009

Parlo a te, lavoratore sfruttato, truffato, tradito

battaglia_granoQUESTO ARTICOLO E’ DEDICATO ALL’UNICO, VERO, GRANDE SOCIALISTA DEL XX SECOLO. IL BENE CHE EGLI HA FATTO ALLA CLASSE PROLETARIA E’ INCOMMENSURABILE, TUTTAVIA FU TRADITO (NON DA TUTTI), ASSASSINATO E IL SUO CORPO VITUPERATO. ANCOR OGGI CALUNNIATO.
P.S. NON STO PARLANDO DI GESU’ CRISTO.
di Filippo Giannini

Ho ricevuto una lettera da persona che ha un orientamento politico simile al mio e che, fra l’altro, ha scritto: <Sarà destino degli italiani riprendere dall’esterno ciò che hanno rifiutato in Italia (…). I lavoratori italiani si renderanno conto del patrimonio che hanno gettato al vento (…)>.
I lavoratori italiani non <hanno rifiutato> e non <gettato al vento> il patrimonio che fu a loro lasciato da Benito Mussolini, per il semplice motivo che non potevano “rifiutare” ciò che non conoscevano, dato che sono stati ingannati da personaggi che hanno la cupidigia come prodotto e la menzogna come metodo.
Tu, lavoratore italiano - e lo posso affermare con la massima sicurezza - da sessanta anni (e forse da qualche anno in più) - sei stato ingannato, truffato e derubato dei diritti (quelli reali) che Mussolini ti aveva assicurato.
Per illustrare il mio asserto voglio avvalermi di un comunicato, rilasciato alcuni giorni fa, dal Presidente Provinciale dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) del Veneto, pubblicato su “Il Giornale di Vicenza”. Il comunicato, a firma dell’on. Franco Bussetto, Presidente dell’Associazione, chiede scusa per l’eccidio di Schio commesso nel 1945 da <schegge impazzite del movimento partigiano>. Non è questo l’argomento che voglio trattare (provvederò in altro momento), ma mi voglio avvalere di una frase, contenuta nel comunicato, molto in uso in “quell”‘ambiente, cioè la raccomandazione: <Senza alcuna revisione storica>.
Secondo te, lavoratore, cos’è questo terrore della “revisone storica”? D’altra parte la Storia è soggetta ad una continua “revisione”, come attestano i più seri studiosi.
Si può “revisionare” la storia di Mazzini o Garibaldi, anche di Napoleone; addirittura, recentemente è stata “revisionata” la storia di Nerone; insomma, la storia di tutti i Grandi può essere “revisionata”, ma non di Mussolini e del Fascismo. Per questi, appena si pone qualche dubbio sull’autenticità dell’asserto che “la storia ha emesso la condanna definitiva e senza appello”, sorgono come anime dannate i “furbastri” i quali, per chiudere quelle corbellerie in cassaforte e renderle inattaccabili hanno posto a sentinella le leggi liberticide di Scelba, di Reale e di Mancino. Ma in quella cassaforte è rinchiusa anche la truffa che è stata perpetrata contro di te, lavoratore e ne garantisce la continuità.
Provo a spiegare i motivi del terrore che la parola “revisionismo” crea in un certo ambiente.
Tu, lavoratore, hai idea di quanto percepisce un parlamentare o senatore italiano, “un eletto dal popolo” e che dovrebbe essere al “servizio del popolo”? E le altre prebende che si sono “autoriconosciute”? I miei dati sono ripresi da un lavoro di Umberto Scaroni. E’ recente la notizia che il Parlamento ha votato all’unanimità (senza astenuti), un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135 Euro al mese. Inoltre la mozione è stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali. Operazione da banditi. I nostri “rappresentanti” percepiscono le seguenti somme: Stipendio base Euro 9.980 x 15 mensilità; “portaborse” (generalmente parente o familiare): Euro 4.030 al mese; rimborso spese affitto: 2.900 Euro al mese; indennità di carica: da Euro 335 circa a Euro 6.455 al mese. Biglietti stadio (tribuna d’onore, è ovvio); telefono cellulare, teatro, assicurazione infortuni ecc., tutto gratis e così a seguire, senza remora alcuna. Con Mussolini tutto ciò era impensabile: il deputato o il senatore di allora, percepiva un “gettone di presenza”, perché era considerato un “onore essere al servizio del popolo”. E Mussolini, se andava allo stadio, si pagava il biglietto come qualsiasi altro spettatore. Vogliamo ricordare che “il tiranno” morì poverissimo e lasciò la famiglia tutta nella miseria?
Cominci a capire perché “la storia ha condannato Mussolini e il Fascismo senza appello”?
E questa è solo una parte, anzi una frazione.
Ti hanno mai parlato di come i tuoi diritti fossero garantiti dalla “Carta del Lavoro” (1927), dalla “Camera dei Fasci e delle Corporazioni” (1939) e, infine, dal “Manifesto di Verona” (1943)? Ti hanno mai parlato della legge sulla “Socializzazione”? Certamente no, o, tutt’al più, per rinnovare la truffa ai tuoi danni ti hanno descritto il tutto per quello che non fu, celando, invece, quello che è stato.
Con la “Socializzazione delle Imprese” (primo passo per “Socializzare lo Stato”) Mussolini poneva come base ed oggetto primario il lavoro in tutte le sue manifestazioni, con una differenza sostanziale rispetto a quanto sancisce la Costituzione “nata dalla Resistenza”; infatti questa lascia voi lavoratori alla mercé del sistema capitalista perché rimangono inalterati i rapporti fra capitale e lavoro. Invece lo “Stato del Lavoro Fascista” conferiva una assoluta preminenza del lavoro rispetto al capitale. Per maggior chiarezza, il capitale veniva accettato solamente quale strumento del lavoro.
Cos’è, allora, una “Azienda socializzata”? <L’azienda si dice socializzata quando viene gestita contemporaneamente dalle rappresentanze del capitale e dei lavoratori, togliendo la gestione stessa all’arbitrio dei capitalisti>. Ne consegue che il lavoratore potrà godere della ripartizione degli utili, come fu previsto nel citato “Manifesto di Verona”.
Il “capitalista” che per produrre ricchezza per sé sfrutta al massimo il lavoro altrui, spinto da questa sua volontà di ottenere i massimi guadagni con minime spese, costringe il lavoratore al massimo rendimento riconoscendogli il minimo salario.
Tutto ciò era inaccettabile per Mussolini.
E’ spiegato, quindi, perché il grande capitalista, i grandi industriali, la grande finanza internazionale abbiano foraggiato i movimenti antifascisti, pagandoli centinaia di milioni (del valore di allora) per assicurarsi, a guerra finita, la soppressione di quelle leggi a loro tanto invise.
Cosa che avvenne: ancora si sparava quando i partiti antifascisti, come primo atto (25 aprile 1945) con legge a firma di Mario Berlinguer (padre di Enrico) decretarono la fine delle leggi sulla Socializzazione.
Benito Mussolini era un vero rivoluzionario, era l’uomo che i lavoratori attendevano da secoli, ma ha avuto la sventura di cozzare contro la pochezza di alcuni uomini e, soprattutto contro le invincibili lobbies economiche e finanziarie internazionali.
Brevemente vediamo come e perché queste “potenze” si coalizzarono.
Pochissimi italiani hanno letto l’indegno “Trattato di Pace” che ci fu imposto (Diktat) nel 1947 dai “liberatori” e i cui tentacoli sono ancor oggi attivissimi. L’art. 17 di questo “diktat” proibisce tassativamente la ricostituzione di partiti o organizzazioni “fasciste”.
Anche ad un lettore poco smaliziato un impedimento così chiaramente antidemocratico può apparire incomprensibile. “Può apparire”, ma per i “grandi manovratori del mondo” è una preclusione che li salvaguarda. Il Fascismo nella sua spinta rivoluzionaria stava investendo quei settori, come abbiamo poco sopra accennato, i cui poteri sono inattaccabili. Tutti sanno che, almeno all’epoca, il valore del denaro era vincolato all’oro. Mussolini aveva “osato” mettere in discussione questo dogma e si apprestava a capovolgerlo; cioè il valore della moneta sarebbe stato vincolato al potere del lavoro e della produzione. Dato che i principi del fascismo si stavano espandendo in ogni angolo del mondo (Mussolini negli anni ‘30 era l’uomo più popolare della terra), i possessori dell’oro, per parare il pericolo mortale, esercitarono il loro potere sull’apparato politico.
Assistiamo da anni ai grandi festeggiamenti per gli “anniversari dell’abbattimento del nazifascismo”. A prescindere che la Germania nazista poteva essere considerata solo un pericoloso concorrente commerciale - certamente a livello mondiale - ma niente di più, il vero nemico dei Paesi plutocratici (cioè dove le classi ricche sono egemoni nella vita pubblica) era il Fascismo: perciò ne fu decretata la morte.
Dal 1935 al giugno 1940 i “paesi democratici” misero in atto nei nostri confronti una serie di provocazioni per costringerci alla guerra, argomento che in questa sede non posso trattare perché esula dal tema, ma sulla cui esistenza ho ampia documentazione, e nella quale anche l’attestazione dello stesso Churchill.
E con la guerra fu la fine del Fascismo e l’inizio della grande truffa ai tuoi danni, lavoratore, perché fu bloccata una grande rivoluzione che poteva rappresentare un nuovo Rinascimento: “Il Rinascimento del Lavoro”.
E la truffa è ancora in atto; e affinché non perda di smalto, da ogni dove, di giorno, di notte, da destra, da sinistra, su “quell’uomo”, su “quel regime” vengono rovesciate menzogne: perché, come disse “qualcuno”,: ci sono uomini che debbono morire mille volte.
Quel che rende la cosa ancora più triste è che i profittatori, gli sfruttatori del tuo lavoro, per garantirsi la propria dorata esistenza, si sono avvalsi proprio di te, lavoratore.
QUESTO ARTICOLO E’ DEDICATO ALL’UNICO, VERO, GRANDE SOCIALISTA DEL XX SECOLO. IL BENE CHE EGLI HA FATTO ALLA CLASSE PROLETARIA E’ INCOMMENSURABILE, TUTTAVIA FU TRADITO (NON DA TUTTI), ASSASSINATO E IL SUO CORPO VITUPERATO. ANCOR OGGI CALUNNIATO.
P.S. NON STO PARLANDO DI GESU’ CRISTO.
di Filippo Giannini
Ho ricevuto una lettera da persona che ha un orientamento politico simile al mio e che, fra l’altro, ha scritto: <Sarà destino degli italiani riprendere dall’esterno ciò che hanno rifiutato in Italia (…). I lavoratori italiani si renderanno conto del patrimonio che hanno gettato al vento (…)>.
I lavoratori italiani non <hanno rifiutato> e non <gettato al vento> il patrimonio che fu a loro lasciato da Benito Mussolini, per il semplice motivo che non potevano “rifiutare” ciò che non conoscevano, dato che sono stati ingannati da personaggi che hanno la cupidigia come prodotto e la menzogna come metodo.
Tu, lavoratore italiano - e lo posso affermare con la massima sicurezza - da sessanta anni (e forse da qualche anno in più) - sei stato ingannato, truffato e derubato dei diritti (quelli reali) che Mussolini ti aveva assicurato.
Per illustrare il mio asserto voglio avvalermi di un comunicato, rilasciato alcuni giorni fa, dal Presidente Provinciale dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) del Veneto, pubblicato su “Il Giornale di Vicenza”. Il comunicato, a firma dell’on. Franco Bussetto, Presidente dell’Associazione, chiede scusa per l’eccidio di Schio commesso nel 1945 da <schegge impazzite del movimento partigiano>. Non è questo l’argomento che voglio trattare (provvederò in altro momento), ma mi voglio avvalere di una frase, contenuta nel comunicato, molto in uso in “quell”‘ambiente, cioè la raccomandazione: <Senza alcuna revisione storica>.
Secondo te, lavoratore, cos’è questo terrore della “revisone storica”? D’altra parte la Storia è soggetta ad una continua “revisione”, come attestano i più seri studiosi.
Si può “revisionare” la storia di Mazzini o Garibaldi, anche di Napoleone; addirittura, recentemente è stata “revisionata” la storia di Nerone; insomma, la storia di tutti i Grandi può essere “revisionata”, ma non di Mussolini e del Fascismo. Per questi, appena si pone qualche dubbio sull’autenticità dell’asserto che “la storia ha emesso la condanna definitiva e senza appello”, sorgono come anime dannate i “furbastri” i quali, per chiudere quelle corbellerie in cassaforte e renderle inattaccabili hanno posto a sentinella le leggi liberticide di Scelba, di Reale e di Mancino. Ma in quella cassaforte è rinchiusa anche la truffa che è stata perpetrata contro di te, lavoratore e ne garantisce la continuità.
Provo a spiegare i motivi del terrore che la parola “revisionismo” crea in un certo ambiente.
Tu, lavoratore, hai idea di quanto percepisce un parlamentare o senatore italiano, “un eletto dal popolo” e che dovrebbe essere al “servizio del popolo”? E le altre prebende che si sono “autoriconosciute”? I miei dati sono ripresi da un lavoro di Umberto Scaroni. E’ recente la notizia che il Parlamento ha votato all’unanimità (senza astenuti), un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135 Euro al mese. Inoltre la mozione è stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali. Operazione da banditi. I nostri “rappresentanti” percepiscono le seguenti somme: Stipendio base Euro 9.980 x 15 mensilità; “portaborse” (generalmente parente o familiare): Euro 4.030 al mese; rimborso spese affitto: 2.900 Euro al mese; indennità di carica: da Euro 335 circa a Euro 6.455 al mese. Biglietti stadio (tribuna d’onore, è ovvio); telefono cellulare, teatro, assicurazione infortuni ecc., tutto gratis e così a seguire, senza remora alcuna. Con Mussolini tutto ciò era impensabile: il deputato o il senatore di allora, percepiva un “gettone di presenza”, perché era considerato un “onore essere al servizio del popolo”. E Mussolini, se andava allo stadio, si pagava il biglietto come qualsiasi altro spettatore. Vogliamo ricordare che “il tiranno” morì poverissimo e lasciò la famiglia tutta nella miseria?
Cominci a capire perché “la storia ha condannato Mussolini e il Fascismo senza appello”?
E questa è solo una parte, anzi una frazione.
Ti hanno mai parlato di come i tuoi diritti fossero garantiti dalla “Carta del Lavoro” (1927), dalla “Camera dei Fasci e delle Corporazioni” (1939) e, infine, dal “Manifesto di Verona” (1943)? Ti hanno mai parlato della legge sulla “Socializzazione”? Certamente no, o, tutt’al più, per rinnovare la truffa ai tuoi danni ti hanno descritto il tutto per quello che non fu, celando, invece, quello che è stato.
Con la “Socializzazione delle Imprese” (primo passo per “Socializzare lo Stato”) Mussolini poneva come base ed oggetto primario il lavoro in tutte le sue manifestazioni, con una differenza sostanziale rispetto a quanto sancisce la Costituzione “nata dalla Resistenza”; infatti questa lascia voi lavoratori alla mercé del sistema capitalista perché rimangono inalterati i rapporti fra capitale e lavoro. Invece lo “Stato del Lavoro Fascista” conferiva una assoluta preminenza del lavoro rispetto al capitale. Per maggior chiarezza, il capitale veniva accettato solamente quale strumento del lavoro.
Cos’è, allora, una “Azienda socializzata”? <L’azienda si dice socializzata quando viene gestita contemporaneamente dalle rappresentanze del capitale e dei lavoratori, togliendo la gestione stessa all’arbitrio dei capitalisti>. Ne consegue che il lavoratore potrà godere della ripartizione degli utili, come fu previsto nel citato “Manifesto di Verona”.
Il “capitalista” che per produrre ricchezza per sé sfrutta al massimo il lavoro altrui, spinto da questa sua volontà di ottenere i massimi guadagni con minime spese, costringe il lavoratore al massimo rendimento riconoscendogli il minimo salario.
Tutto ciò era inaccettabile per Mussolini.
E’ spiegato, quindi, perché il grande capitalista, i grandi industriali, la grande finanza internazionale abbiano foraggiato i movimenti antifascisti, pagandoli centinaia di milioni (del valore di allora) per assicurarsi, a guerra finita, la soppressione di quelle leggi a loro tanto invise.
Cosa che avvenne: ancora si sparava quando i partiti antifascisti, come primo atto (25 aprile 1945) con legge a firma di Mario Berlinguer (padre di Enrico) decretarono la fine delle leggi sulla Socializzazione.
Benito Mussolini era un vero rivoluzionario, era l’uomo che i lavoratori attendevano da secoli, ma ha avuto la sventura di cozzare contro la pochezza di alcuni uomini e, soprattutto contro le invincibili lobbies economiche e finanziarie internazionali.
Brevemente vediamo come e perché queste “potenze” si coalizzarono.
Pochissimi italiani hanno letto l’indegno “Trattato di Pace” che ci fu imposto (Diktat) nel 1947 dai “liberatori” e i cui tentacoli sono ancor oggi attivissimi. L’art. 17 di questo “diktat” proibisce tassativamente la ricostituzione di partiti o organizzazioni “fasciste”.
Anche ad un lettore poco smaliziato un impedimento così chiaramente antidemocratico può apparire incomprensibile. “Può apparire”, ma per i “grandi manovratori del mondo” è una preclusione che li salvaguarda. Il Fascismo nella sua spinta rivoluzionaria stava investendo quei settori, come abbiamo poco sopra accennato, i cui poteri sono inattaccabili. Tutti sanno che, almeno all’epoca, il valore del denaro era vincolato all’oro. Mussolini aveva “osato” mettere in discussione questo dogma e si apprestava a capovolgerlo; cioè il valore della moneta sarebbe stato vincolato al potere del lavoro e della produzione. Dato che i principi del fascismo si stavano espandendo in ogni angolo del mondo (Mussolini negli anni ‘30 era l’uomo più popolare della terra), i possessori dell’oro, per parare il pericolo mortale, esercitarono il loro potere sull’apparato politico.
Assistiamo da anni ai grandi festeggiamenti per gli “anniversari dell’abbattimento del nazifascismo”. A prescindere che la Germania nazista poteva essere considerata solo un pericoloso concorrente commerciale - certamente a livello mondiale - ma niente di più, il vero nemico dei Paesi plutocratici (cioè dove le classi ricche sono egemoni nella vita pubblica) era il Fascismo: perciò ne fu decretata la morte.
Dal 1935 al giugno 1940 i “paesi democratici” misero in atto nei nostri confronti una serie di provocazioni per costringerci alla guerra, argomento che in questa sede non posso trattare perché esula dal tema, ma sulla cui esistenza ho ampia documentazione, e nella quale anche l’attestazione dello stesso Churchill.
E con la guerra fu la fine del Fascismo e l’inizio della grande truffa ai tuoi danni, lavoratore, perché fu bloccata una grande rivoluzione che poteva rappresentare un nuovo Rinascimento: “Il Rinascimento del Lavoro”.
E la truffa è ancora in atto; e affinché non perda di smalto, da ogni dove, di giorno, di notte, da destra, da sinistra, su “quell’uomo”, su “quel regime” vengono rovesciate menzogne: perché, come disse “qualcuno”,: ci sono uomini che debbono morire mille volte.
Quel che rende la cosa ancora più triste è che i profittatori, gli sfruttatori del tuo lavoro, per garantirsi la propria dorata esistenza, si sono avvalsi proprio di te, lavoratore.
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giovedì, 13 agosto 2009

PAUSA ESTIVA
vacanze
IL CAMERATA SEBA VI SALUTA TUTTI E VI AUGURA BUONE FERIE E BUON LAVORO PER CHI RIMANE,CI SI RISENTE TRA UNA DECINA DI GIORNI
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Non meno di 300 i nuclei in situazioni di disagio. La Caritas conferma: «Aumento notevole delle richieste di aiuto»A San Donà le famiglie in coda per cibo e generi di prima necessità sono triplicate in pochi mesi
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San Donà di Piave
      Ressa di poveri davanti alla porta della Croce Rossa. Al punto che, giovedì scorso, per arginare spintoni e grida tra la gente in fila per il ritiro degli aiuti, i responsabili hanno deciso di chiedere l’intervento dei vigili. Il tutto sullo sfondo di un numero di "nuovi poveri" praticamente triplicato negli ultimi mesi, con le volontarie del Comitato femminile impegnate a fornire un sostegno utile alla sopravvivenza a 300 famiglie, contro le cento dello scorso anno.
      Una forma di sostegno, quella del "pacco viveri", che la sezione femminile fornisce mensilmente e riguarda generi di prima necessità, vestiti e quant’altro sia utile ai bisognosi. L’aumento delle richieste di aiuto viene dato tanto a cittadini italiani quanto stranieri. Una situazione difficile, con la crisi che ha triplicato le famiglie in difficoltà, aggravata dagli spazi angusti della sede situata al Monumento ai Caduti di via Libertà, dove proprio giovedì si sono verificati momenti di tensione che hanno comportato la necessità di intervento della Polizia Locale per disciplinare la lunga coda di bisognosi costretti ad attendere nell'atrio, accalcati in pochi metri quadrati, e in strada.
      Il gruppo di volontari della Croce Rossa evidenzia la necessità di fornire un servizio adeguato a chi ricorre alla propria assistenza. «Quando la sede è affollata – conferma l'ispettore della Croce Rossa Alberto Ferrarese - la tensione rischia di generare problemi di ordine pubblico. Quanto già accaduto evidenzia l'inadeguatezza dei locali angusti e vetusti, non adatti a ricevere tanti bisognosi».
      Che i volontari della Croce Rossa siano al collasso è un vecchio problema, sollevato già tre anni fa e mai risolto. «La sede attuale - spiegano i responsabili dell’associazione - è inadeguata per gli oltre 100 membri del gruppo. Altri disagi consistono in infiltrazioni d’acqua, calcinacci che cadono dal soffitto e tubazioni dei bagni che emanano odori nauseabondi».
      La tipologia di servizi erogati richiederebbe una sala d’attesa, una segreteria, in modo da garantire la privacy delle situazioni trattate e un’altra per la permanenza dei volontari in servizio di reperibilità e per gli addestramenti. Attualmente tutto si concentra in un’unica stanza, suddivisa da armadi, tenuto conto che a San Donà fanno capo anche i gruppi di Eraclea e Torre di Mosto.
      I volontari del soccorso spiegano che per tenere i corsi di addestramento ricorrono a scuole come l’Itis “Volterra” o l’oratorio Don Bosco. «L’Asl 10 – fanno presente - ci ha fornito a titolo gratuito per sei mesi la sala “Girardi” dell’ospedale. È solo grazie alla disponibilità dell’azienda che abbiamo potuto tenere l’ultimo corso».
      Davide De Bortoli
     
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martedì, 11 agosto 2009

ROULETTE RUSSA ANZI VENEZIANA OGGI UN POVERO BIMBO,DOMANI CHI TOCCA???

Venezia. Folle fuga dei venditori abusivi,
bambino di 6 anni travolto e ferito

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Arrivano i vigili, gli extracomunitari finiscono contro un piccolo
spagnolo.La rabbia dei residenti: «È troppo, adesso basta»
di Gianpaolo Bonzio
VENEZIA (11 agosto) - Travolto dai venditori abusivi in fuga. Questa volta a farne le spese è stato un bambino spagnolo di appena sei anni che ieri pomeriggio, poco dopo le 17, si trovava con i genitori sul ponte del Danieli.
Il piccolo è stato tempestivamente soccorso dal personale del Suem che è giunto con un’imbarcazione sul posto ed ha provveduto a medicare e a fasciare la testa del ragazzino.

L’incidente è accaduto in un momento di forte presenza turistica nella zona. Gli agenti della Polizia municipale stavano effettuando uno dei tanti controlli nella zona, per cercare di bloccare gli extracomunitari e per sequestrare loro la merce. Ad un certo punto i vigili del Pronto intervento hanno deciso di dirigersi da piazza San Marco a San Zaccaria per effettuare un monitoraggio completo di Riva degli Schiavoni.

Gli irregolari, in quel momento, erano posizionati sul ponte dell’albergo "Danieli" e non appena hanno visto avvicinarsi la pattuglia, in borghese, hanno deciso che era meglio scappare. I senegalesi si sono girati di scatto ed hanno iniziato a fuggire verso San Zaccaria, travolgendo il ragazzino che si trovava sul ponte insieme ai genitori.

Da quanto è stato possibile accertare pare proprio che il bambino sia stato travolto non tanto dalle borse che gli abusivi tenevano in mano, quanto dal corpo di uno degli irregolari. A questo punto, con il bimbo a terra che piangeva, è stato dato l’allarme e sul posto è intervenuta un’imbarcazione del Suem. Il piccolo turista è stato rapidamente portato nello stazio dei gondolieri del Danieli e medicato sul posto. I genitori hanno rifiutato il ricovero in ospedale, ma al bambino è stata comunque praticata un’ampia fasciatura alla testa.

Poco dopo le 17.30 la famiglia spagnola ha lasciato la zona, dirigendosi verso piazza San Marco, mentre i vigili hanno sequestrato venti borse con marchio contraffatto.
Immediata le polemiche da parte dei gondolieri del Danieli, i primi, anche questa volta, a darsi da fare su incidenti di questo tipo. «Basta, questi non hanno paura di niente - hanno detto ieri pomeriggio - nei giorni scorsi con lo stesso sistema hanno buttato a terra una donna, spesso per fuggire meglio si fanno largo con le borse. Sanno benissimo che se qualcuno cade a terra l’attenzione di tutti è per il ferito e quindi loro fuggono».

Per i gondolieri la situazione è insostenibile. «Questa vicenda degli irregolari è una presa in giro per tutti - aggiungono un po’ sconsolati - per il turismo, per la nostra città e anche per le forze dell’ordine. Il sindaco dovrebbe prendere atto di quello che sta accadendo».

Quella dei turisti travolti dagli irregolari in fuga non è, purtroppo, un incidente raro, soprattutto in Riva degli Schiavoni una delle aree più "calde" da questo punto di vista. Il 22 maggio scorso una pensionata francese di 78 anni era stata travolta e ferita dalla fuga degli irregolari, mentre a febbraio un lidense, sempre per lo stesso motivo, aveva riportato la frattura ad una spalla. Nell’ottobre scorso, invece, a farne le spese era stata una turista americana di 70 anni che stava tranquillamente passeggiando in Riva degli Schiavoni. Ma anche gli agenti, qualche volta, sono entrati nell’elenco delle persone ferite. Due anni fa, infatti, una vigilessa era stata colpita al volto da un senegalese durante un controllo che era stato effettuato nei pressi del ponte dell’Accademia.
postato da: sebastia11 alle ore 14:22 | link | commenti
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