martedì 22 novembre 2011

Tangenti rosse: in esclusiva il racconto del supertestimone  



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«Noi ti garantiamo un iter burocratico snello, non ti facciamo perdere tempo… Però tu ci devi dare i soldi…». Comincia così il lungo racconto per l’acquisizione dell’area Falck di Diego Cotti, imprenditore ed ex politico di Sesto San Giovanni che Panorama pubblica in esclusiva sul numero in edicola da mercoledì 3 agosto. Secondo Cotti, che è già stato sentito dai magistrati di Monza che indagano sulla presunta gestione parallela degli appalti, fu di 20 miliardi di lire la richiesta per agevolare l’acquisto e la riqualificazione delle ex Acciaierie Falck. Denaro, afferma Cotti, che secondo lui era destinato alla segreteria degli allora Democratici di sinistra.
«Pasini compera i terreni, li compera di fatto grazie a noi perché siamo noi i mediatori in questi affari. Ci riconosca la mediazione che si pattuisce abitualmente. I soldi servono non solo a noi, la politica ha dei costi, servono per Milano provincia, servono per scalare il partito, servono per Roma». A parlargli così, secondo Cotti, fu Giordano Vimercati, oggi sotto inchiesta, all’epoca influente capo della segreteria del sindaco di Sesto San Giovanni  Filippo Penati. La richiesta sarebbe avvenuta nel suo ufficio, in piazza della Resistenza, nel palazzo del Comune di Sesto San Giovanni a cavallo dell’estate del 2000.
Cotti racconta a Panorama che nell’ufficio di Vimercati, oltre a lui, era presente anche «Filippo». Il quale lasciava parlare il suo funzionario: «Serve per Penati» diceva  «per avere un ruolo più importante nel partito».
Diego Cotti è considerato un teste importante perché all’epoca dei fatti rivestiva un duplice ruolo: capogruppo in consiglio comunale della lista civica Sesto per Penati, e genero (oggi separato) del destinatario della richiesta di tangente, il costruttore sestese Giuseppe Pasini, candidato all’acquisto dell’area Falck, che ha raccontato ai pm della stessa richiesta ricevuta dallo staff di Penati.
Nel racconto che ha fatto ai pm e a Panorama Diego Cotti spiega anche il ruolo che doveva essere assegnato alla Ccc, il Consorzio cooperative costruzioni di Bologna. E cita nuovamente Giordano Vimercati, che in un altro incontro con Cotti, stavolta senza Penati, gli avrebbe spiegato: «L’area Falck la può comprare solo uno che diciamo noi, perché fa parte di un accordo più vasto. La può comprare Pasini se vuole, perché noi abbiamo garantito che lui è un imprenditore serio e corretto e noi lo possiamo gestire perché è amico mio. Però se fa questa cosa deve coinvolgere le cooperative». Cotti specifica: «Non si riferiva a quelle locali, che infatti si infuriarono, ma a quelle emiliane, la Ccc, perché  rispondevano ad altri meccanismi».
Oggi Diego Cotti ha scelto di lasciare la Lombardia: «Provo a rifarmi una vita lontano da Sesto», ha detto a Panorama, specificando di non nutrire rancore per nessuno dei protagonisti della storia.


 http://blog.panorama.it/italia/2011/08/02/tangenti-rosse-in-esclusiva-il-racconto-del-supertestimone/#more-40144 
 
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ORA IN TUTTA ITALIA
LAZIO,FINALMENTE MUTUO SOCIALE

 
  
L’emergenza abitativa con le sue implicazioni in termini occupazionali soprattutto nell’attuale periodo di crisi economico-finanziaria,  è divenuta una criticità che coinvolge non più solo le grandi città ma anche i piccoli centri, e su cui è urgente intervenire.
La Destra, tenendo fede all’ottica di una visione più equa della società che permetta ai cittadini di avere le medesime opportunità, favorendo al contempo i ceti meno abbienti, ha ritenuto fondamentale l’istituzione di un progetto attuativo che disponga, regolarizzi e faciliti l’accesso alla proprietà della prima casa.
Per questi motivi il nostro partito ha inserito all’interno del “Piano Casa” un emendamento volto a favorire gli interventi di “edilizia sovvenzionata per mutuo sociale” al fine di garantire sul territorio regionale i livelli minimi essenziali di fabbisogno abitativo.
La realizzazione di nuovi alloggi su terreni nelle disponibilità degli Enti pubblici, attuati in forma diretta dalla Direzione regionale competente in materia di Piani e Programmi di edilizia residenziale, garantirà in questo modo un notevole abbassamento dei costi di costruzione.
Nel dettaglio, il mutuo sociale che è ora legge regionale grazie all’impegno dell’assessore alle Politiche per la Casa, Teodoro Buontempo  e del presidente della commissione Urbanistica, Roberto Buonasorte, prevede un importo pari al costo totale sostenuto per la realizzazione dell’alloggio di nuova costruzione di edilizia così sovvenzionata, o pari al prezzo complessivo richiesto dall’ATER per l’acquisto. In quest’ultimo caso è la Regione Lazio a sostituirsi al soggetto avente titolo all’acquisto. In entrambe le circostanze, la cessione della proprietà avviene con il pagamento dell’ultimo rateo di riscatto.
I ratei di riscatto con mutuo sociale  sono mensili, fissi e composti dalla quota capitale maggiorata dell’1% di interesse, e di ammontare non superiore al 20% del reddito mensile del nucleo familiare del beneficiario. Il pagamento della rata è sospeso in caso di disoccupazione o altro impedimento al pagamento che si verifichi in capo al beneficiario, previo accertamento dell’impedimento stesso da parte della Regione Lazio, costituendo così una considerevole forma di garanzia e tutela dell’acquirente.
Per il nostro partito la casa è un diritto esigibile e inalienabile per tutti, e la finalità del mutuo sociale è proprio quella di garantirne la proprietà non solo a chi può permettersene l’acquisto. L’introduzione di questa agevolazione sarà utile, inoltre, al contrasto di forme di speculazione immobiliare e finanziaria, fungendo contemporaneamente da calmiere al mercato della casa, e da certezza per i cittadini della regione Lazio, che potranno accedervi grazie a La Destra.

Cliccando sul link sottostante sarà possibile leggere il testo del provvedimento
Testo provvedimento mutuo sociale  
 
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mercoledì, 03 agosto 2011

APPROFITTATORI DI STRAGI di Piero Puschiavo  




 Piero Puschiavo
 

www.pieropuschiavo.com  www.progettonazionale.it    
Stragi di Oslo e Utoya: tra irrealistiche e sconclusionate forzature mediatiche e gabbie mentali politicamente corrette, commenti tutti in perfetto stile monocorde, come da copione. Rarissime le eccezioni.
Leggo di mappature sui cosiddetti movimenti “estremisti” e di conseguenti provvedimenti repressivi.
La tanto solerte Commissione europea ha repentinamente iniziato a tessere nuove misure contro la “xenofobia”, anche solo potenziale, spesso abbinandola a formazioni politiche che nulla hanno a che spartirne e tanto meno possono essere classificate secondo questi criteri strumentali di taglio sensazionalistico di giornalismo da strapazzo.
Potrebbero delinearsi all’orizzonte nuove stagioni di persecuzioni del pensiero anche con l’ausilio del famigerato e pericolosissimo ‘mandato di cattura europeo’, pronto all’uso per qualche togato in brodo di giuggiole da ‘immortali princìpi’. Menti inquisitorie ottenebrate dalla dittatura del pensiero unico se ne trovano sempre in abbondanza, e a buon mercato.
Questo indipendentemente dal fatto che “razzismo”, “nazismo”, “fascismo” e via sproloquiando, nulla abbiano a che vedere con quanto accaduto in Norvegia. Dettagli insignificanti, sottigliezze, dirà qualcuno.
Ricordo che qualche anno addietro, la sempre attenta Commissione europea non ritenne invece opportuno aprire un’inchiesta sulla morte di Wim Duisemberg, allora Governatore della Banca Centrale Europea, morto annegato in circostanze misteriose nella piscina di casa. Questa la versione ufficiale. Probabilmente la realtà fatale fu un’altra: il suo imperdonabile affronto…Quale? Aver pubblicamente parlato del signoraggio bancario, in merito alla possibilità di stampare delle banconote di taglio da 1 e 2 euro in sostituzione del conio metallico. Fantapolitica, storia romanzata direbbe qualcun altro. Ovviamente il dito non fu puntato contro le lobbies bancarie e finanziarie, ma sulla storiella che il “povero” Wim amasse spesso alzare il gomito.
Avendolo vissuto in prima persona e sperimentato sulla propria pelle, abbiamo oramai da tempo assimilato gli esiti possibili derivanti dal disegno che, a seguito di una strage, approfittando dell’onda emotiva popolare e delle distorsioni della disinformazione, spesso vanno a colpire obbiettivi che con il fatto pretestuoso non hanno nulla a che spartire, ma che sono potenzialmente considerati antagonisti ai disegni dei potenti della terra.
Che tutto questo possa avere una qualche attinenza con il crescendo delle “destre” in Europa, è una ipotesi tutt’altro che peregrina.
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Veneziani: Chi ruba con la sinistra è mancino ma resta ladro 


 
di Marcello Veneziani

 
C’è stato un periodo che incontra­vo ogni giorno Pier Luigi Bersa­ni. Uscivo di casa e sentivo la sua voce tuonare nella piazzetta accanto, quella vociona da compagno in calore da co­mizio; poi due giorni dopo un altro co­mizio alle spalle di casa, stesso tono so­vietico- emiliano in maniche di cami­cia, poi perfino in un piccolo teatro a fianco a casa mia, chiamato Teatro dei Comici,insieme a D’Alema: sembrava­no Frassica e Ferrini ai tempi di Quelli della Notte.
Ho pensato che facesse comizi con­dominiali e poi, con le maniche rimboc­cate, lavasse pure le scale. O che faces­se la raccolta differenziata, passando tre volte a settimana.
Poi lo trovavo a far la spesa, una volta alla cassa mi ha rubato pure la busta di plastica. E lo vedevo fermo per strada, ma dal capannello intorno a lui non riu­scivo a ca­pire se avesse uno stand e ven­desse qualcosa, che so, piadine e salsic­ce.
Ora che vorrei tanto vederlo,non l’in­contro più. Vorrei vedere se ha il bracci­no amputato, considerando che Penati era suo braccio destro. Vorrei sapere se usa lo stesso vocione contro Tedesco, Pronzato e i 101 indagati del Pd. Vorrei chiedergli se anche il suo partito rien­tra nella categoria dei beneficiati a loro insaputa. Vorrei sapere se ha voglia an­cora di far la morale agli altri, di pulire le case altrui e di far lo spiritoso con Crozza, perché non stiamo qui a petti­nare le scimmie e a spazzolar cinghiali. E si capisce se uno è ladro dal furto che compie e non dalla mano che usa per rubare: chi ruba con la sinistra sarà pure mancino ma resta ladro. (ilgiornale.it) 
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martedì, 02 agosto 2011

Trentun anni di falsità 
 
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 Bologna 2 agosto 1980
Il 2 agosto 1980 veniva consumata alla stazione di Bologna la strage più sanguinosa della storia della strategia della tensione, ovvero della campagna degli attacchi all'Italia per eliminarla dal Mediterraneo ad opera dei suoi alleati occidentali.
Inghilterra, Francia e Israele si sono alternate, e a volte unite, nell'insanguinare il nostro Paese e nel togliergli ogni residuo di spazio vitale.
Da trentun anni un muro di silenzi e una nebulosa di depistaggi rendono impossibili l'ottenimento di verità e giustizia.
 


http://noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=16121%3Atrentun-anni-di-falsita&catid=8%3Astoriaasorte&Itemid=19 
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Minacciati col coltello e rapinati
da 5 stranieri in Campo San Geremia
 

(archivio)   

 
 
VENEZIA - Una serata in pizzeria, due passi e poi l'improvvisa aggressione. Brutta avventura per due amici in Campo San Geremia, a Venezia. I due, uno dei quali è un 43enne di Preganziol, stavano andando verso la stazione ferroviaria per tornare a casa quando sono stati accerchiati da cinque o sei stranieri che, sotto la minaccia di un coltello, si sono fatti consegnare cellulare e portafoglio da entrambi, dileguandosi poi in diverse direzioni.

Controlli sui filmati della videosorveglianza. Dopo la denuncia, sulla vicenda investigano i carabinieri di piazzale Roma e di Cannaregio, che stanno visionando le telecamere della zona per individuare i rapinatori.

http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=158130  
http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=158130 
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vicenza:sparatoria degli albanesi per il controllo del territorio 


 




Uno, due, tre, otto colpi di pistola. In rapida successione. La sparatoria nella centrale strada del sesso, dove le giovanissime prostitute dell'Est brulicano alla ricerca dei clienti nostrani, si conclude con due feriti in pericolo di vita. Pare si tratti di fratelli, forse albanesi, di sicuro stranieri, abbattuti da rivali urlanti, in una terrificante caccia all'uomo come nel peggiore dei Bronx, in un classico regolamento di conti per il controllo della prostituzione. Un terzo ferito, meno grave, è stato raggiunto da alcune coltellate ed è stato raccolto a due passi dallo stadio Menti da un'ambulanza del Suem, mentre i feriti gravi hanno raggiunto il pronto soccorso su un furgone crivellato di colpi di pistola.
In una drammatica serata di fine luglio Borgo Casale, tra le 21.15 e le 21.30, si trasforma nel set verista di uno scontro a fuoco tra immigrati che campano sfruttando squillo, che appollaiate sul tacco 12 vanno a caccia dei maschi vendendosi per 50 euro.
La ricostruzione a tarda notte era ancora molto frammentaria. Gli agenti delle volanti e della squadra mobile della questura, con la collaborazione dei carabinieri del radiomobile e della polizia locale, setacciavano la nuova mecca dell'eros berico alla ricerca di testimonianze. In prima fila i detective del vicequestore Michele Marchese e del commissario Loris Cecchetto, coordinati dal vicequestore Giuseppe Sinatra, per cercare di risalire ai killer che hanno sparato per uccidere, e che poi sono fuggiti sgommando su una macchina di grossa cilindrata. Forse una
Bmw serie 5.30 di colore scuro, pare con targa romena.
Il nastro del filmato comincia ad avvlolgersi al numero 18 di Borgo Casale. Da poche settimane un paio di ragazzi dell'Est, indicati dai vicini come fratelli, sempre scortati da un paio di dobermann poco rassicuranti, hanno preso casa. Nell'androne di un'abitazione vicina le prostitute si cambiano d'abito vestendo la divisa d'ordinanza per essere più seducenti. «Qui è un via vai di zoccole che hanno infestato la zona senza che nessuno faccia nulla», spiega arrabbiato un vicentino sulla sessantina che chiede l'anonimato e che ancora trema al pensare alle pallottole vaganti. «Ho paura perché è gente che ammazza - dice -, se sparano per strada in una zona centrale come questa vuole dire che sono loro i padroni».
Capire quello che era successo intorno a mezzanotte era davvero arduo perché polizia e carabinieri, col maggiore Roberto Lerario, erano ancora impegnati nel tentativo di risalire agli sparatori. Di sicuro i due albanesi con una scusa sono stati attirati sulla strada dove hanno iniziato a discutere con i rivali. «Parlavano a voce alta in una lingua incomprensibile», raccontava un ragazzo di colore che abita nelle vicinanze.
Se i tre feriti siano della stessa banda o siano rivali era impossibile saperlo. L'inseguimento e la sparatoria sono avvenuti tra Borgo Casale, via Valdagno e viale Trissino. Dalla
Bmw sono partite le pistolettate che hanno ferito i due fratelli. Uno è stramazzato, dopo avere cercato di fuggire, pochi metri dopo Hotel Dream. L'altro ha avuto la forza alla guida del proprio veicolo di farvi salire sopra il congiunto barcollante, quindi di dirigersi verso il vicino ospedale.
Il terzo ferito, invece, sanguinante raggiungeva l'ingresso della gelateria Ricci davanti al Menti, dove i sanitari del 118 dopo qualche minuto lo caricavano per trasferirlo a sirene spiegate al San Bortolo.
Nel fuggi fuggi scandito dalle grida di killer e vittime; dai rimbombi dei proiettili che più di qualcuno ha scambiato inizialmente per petardi, una zona centrale del capoluogo si è trasformata per diversi minuti in una riserva di caccia degli sfruttatori della prostituzione. Intorno all'una le forze dell'ordine davano la caccia oltre che alla
Bmw nera anche a un Peugeot 207 di colore blu. Intanto, all'ospedale i chirurghi operavano i due feriti giudicati in condizioni molto gravi, a rischio di morte, mentre il sostituto commissario Giampaolo Bettini con la sua squadra cercava di dare un nome al commando, forse di nazionalità albanese.

 http://giornaleitaliano.info/vicenzasparatoria-degli-albanesi-per-il-controllo-del-territorio-11722
 
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giovedì, 28 luglio 2011

29 LUGLIO 1883-29 LUGLIO 2011, MUSSOLINI NON RUBAVA
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 IN  POLITICA NON HO MAI GUADAGNATO UN SOLDO.DETESTO QUELLI CHE VIVONO COME PARASSITI SFRUTTANDO LE LOTTE SOCIALI.ODIO GLI UOMINI  CHE SI ARRICCHISCONO CON LA POLITICA.ECCO ,IN QUEI GIORNI IN SVIZZERA IO CONOBBI LA FAME,LA FAME VERA ,MA NON MI PIEGAI A CHIEDERE PRESTITI E NON HO MAI CERCATO DI SUSCITARE LA PIETA DI COLORO CHE MI STAVANO INTORNO,NE QUELLA DEI MIEI COMPAGNI POLITICI.RIDUSSI I BISOGNI AL MINIMO E QUEL MINIMO,E A VOLTEMENO,LO RICEVO DA CASA.
 
  (TRATTO DAGLI SCRITTI DI BENITO MUSSOLINI)
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mercoledì, 27 luglio 2011

 

Piero Puschiavo a Palermo alla presentazione dei circoli di fiamma futura

 







Sabato 23 Luglio 2011 alle ore 10:00 presso la sala Normanna dell’Hotel President si è svolta la presentazione dei Circoli siciliani del Progetto Nazionale. All’evento erano presenti Il Coord. Regionale della Sicilia Eugenio Barraco, il Coord. Provinciale di Palermo Mirko Conte, Filippo Cangemi e Luca Tantino, esponenti de La Destra di Palermo.
Ha concluso il Presidente Nazionale dei Circoli di Progetto Nazionale Piero Puschiavo.
Durante la conferenza si è dato risalto al programma di Progetto Nazionale Fiamma Futura che con la sua presenza nel territorio siciliano e soprattutto nella città di Palermo vuole essere il portavoce di tutti coloro che sentono il bisogno reale di una vera politica a difesa del cittadino senza retorica e senza ipocrisia.
Sentiamo seriamente il dovere morale di essere una speranza per tutti quei cittadini siciliani che sentono profondamente il loro attaccamento alla Nazione nonostante i tanti problemi che la affliggono sia di tipo socioeconomico che identitario. Tra questi il fenomeno dell’immigrazione oramai profondo e ramificato alla luce degli ultimi avvenimenti accaduti a Lampedusa. Il nostro rifiuto della società multirazziale parte dalla concezione che sotto tutti gli aspetti risulta essere un sistema fallito. Secondo molti esponenti del “buonismo di facciata” emergente, si tratterebbe di “sistemare” dignitosamente circa due milioni di extracomunitari assicurando loro casa, lavoro, scuole ed assistenza sanitaria e in un momento di così forte crisi non possiamo aggravare ulteriormente la spesa pubblica perché riteniamo obbligatorio anteporre le esigenze delle migliaia e migliaia di cittadini italiani senza casa, disoccupati, cassintegrati, pensionati e via dicendo alle “richieste” di persone appartenenti ad altri paesi. I costi notevolissimi dell’immigrazione sia per il mantenimento dell’ordine pubblico, causati dalla presenza di centinaia di migliaia di extracomunitari che vivono ai margini della legalità, come dimostrano chiaramente i dati del Ministero degli Interni e il conseguente problema dato poi dall’affollamento delle carceri statali, già di per se inadeguate alle necessità interne, risultano eccessivi.
Dall’aspetto culturale invece si sta creando una serie di tumulti e sollevazioni da parte dei cittadini locali, di cui ogni giorno fanno testimonianza i giornali. In alcune zone la presenza degli immigrati ha addirittura creato vere e proprie aree “a rischio”, quartieri nei quali è consigliabile non circolare. Inoltre, dietro all’aspetto folkloristico dei vu’ cumpra’, si nasconde una manovalanza al servizio di potenti organizzazioni malavitose.
Tutto ciò crea anche un impoverimento culturale, a dimostrazione di quanto l’immigrazione sia una catastrofe per la cultura nazionale. Tradizioni secolari scomparse, depauperamento del nostro patrimonio linguistico, americanizzazione galoppante di costumi e abitudini propagandata da cinema e televisione, appaiono strumenti orchestrati ad arte.
Valutando il calo delle nascite che affligge la popolazione italiana e paragonandolo alla fertilità tradizionale dei popoli arabi, africani ed asiatici, nell’arco di pochi decenni ci troveremo con una popolazione italiana ridotta ad essere minoranza in casa propria. Da anni denunciamo il fatto che dietro il dramma umano di milioni di persone si celano enormi interessi di carattere politico ed economico. Senza dubbio l’immigrazione rientra in un piano molto articolato gestito dai poteri forti. Noi crediamo che tutti i popoli debbano seguire la via verso la propria autodeterminazione. Farsi vincere dal facile pietismo e dal falso ed ipocrita umanitarismo equivarrebbe a decretare la condanna a morte dei popoli e delle civiltà tutte.
Il lavoro è uno dei problemi più sentiti in Sicilia, e non solo per il mondo giovanile, quello che si affaccia per la prima volta nella ricerca di un impiego e non vede prospettive future, ma anche per quello deglio over 40.
La quasi totalità dei lavori persi sono quelli di lavoratori con contratti precari. E sono più uomini che donne. Per non dover attendere troppi anni per riassorbire queste perdite occorre mettere in campo politiche del lavoro che vadano oltre quell’emergenza.
Quali sono le politiche che il progetto Nazionale intende adottare? Occorre aiutare in primo luogo coloro che hanno perso il lavoro e rischiano condizioni di povertà. E’ altresì indispensabile impedire l’incancrenirsi di casi di disoccupazione di lunga durata in attesa che possa ripartire la domanda di manodopera. Nei diversi Paesi vi sono state molte differenze nelle politiche di sostegno passivo. Si è calcolato che tali politiche hanno consentito di salvare in 19 Paesi alcuni milioni di posti di lavoro. Vanno altresì adottati programmi a favore del lavoro giovanile e di arricchimento delle competenze dei disoccupati attraverso la formazione ed individuando con cura i gruppi di disoccupati che rischiano di uscire completamente dal mercato del lavoro. Vanno fortemente potenziati i programmi di riconversione professionale e soprattutto i contratti ad alto contenuto formativo come l’apprendistato.
Alla luce di tutte queste problematiche l’Associazione PROGETTO NAZIONALE FIAMMA FUTURA intende rivolgersi a tutti coloro che sono stanchi di essere semplici “voci che gridano nel deserto”, a tutti coloro che intendono realmente ritornare Sovrani e non rimanere sudditi in un Paese che una “sinistra” classe politica ha svenduto ai burocrati di Maastricht e di Francoforte (sede della BCE) attraverso il diabolico Trattato di Lisbona. 
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LE COOP AL SERVIZIO DI PENATI,COSI LAVORAVANO GLI "AGENTI"

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Sono il signor Wolf, risolvo problemi». Dice: ma che cosa c’entra Tarantino e il suo personaggio sotto copertura con l’inchiesta sull’ex area Falck di Sesto San Giovanni e l’odor di tangenti avvertito dai pm di Monza? Niente, ma insomma: ci sono queste due figure, questi due professionisti indagati e considerati dai pm organici alle cooperative emiliane, che risultano davvero misteriosi. Francesco Agnello e Gianpaolo Salami, questi i loro nomi. Giuseppe Pasini, l’imprenditore che dell’area Falck è stato proprietario e ha innescato la buriana dichiarando d’aver versato mazzette destinate a Filippo Penati, lo ha messo a verbale: è stata la CCC-Consorzio Cooperative Costruzioni, colosso edile di Bologna, a indicarmi i soggetti in questione - tant’è vero che proprio il vicepresidente della CCC, Omer degli Esposti, sarebbe fra gli indagati, e  la Procura «non smentisce e non conferma». In ogni caso, Pasini afferma d’averli pagati come consulenti dal 2002 al 2004, versandogli la bellezza di due milioni e mezzo di euro, ma senza una mansione precisa, sorta di tangente mascherata. Agnello e Salami - ed è bene dire che rigettano ogni accusa - hanno presentato le fatture ai magistrati, i quali però non ne sono rimasti convinti. Peraltro, il pm Walter Mapelli è andato ancor più indietro. Parlando con Achille Colombo, storico dirigente della Falck quando ancora i terreni non erano stati dismessi. E anche Colombo ricorda la presenza «di quell’avvocato siciliano» che poi è Agnello, già nel 2000, ai tempi delle prime trattative.


E dunque, molto interessante è scorrere le loro pressoché parallele - più che altro intrecciate - vicende professionali. Agnello, avvocato d’affari 58enne, è di Palermo, in Sicilia si muove con sicurezza. Salami, 61 anni, è invece di Reggio Emilia, anche se fa base più che altro a Sassuolo, provincia di Modena. E si vede che gli piace lavorare gomito a gomito: risultano associati in una marea d’imprese, consulenze aziendali e costruzione d’immobili e cose del genere. Senza contare che, per dire, Agnello ha partecipato alle attività societarie di veri colossi della cooperazione come la Cmc di Ravenna - ma è solo uno degli esempi.
In ogni caso, significativo risulta essere proprio il loro giro d’affari siciliano. I loro nomi compaiono, direttamente o indirettamente, in quella che appare come una catena di società collegate - Sviluppo Messina srl, Sviluppo Trapani srl, e poi Sviluppo Catania, Sviluppo Palermo, Sviluppo Licata. Una ragnatela che copre pressoché l’intero territorio dell’isola. Francesco Agnello direttamente. Gianpaolo Salami, invece, attraverso una società che ne detiene percentuali di quote, la Servizi Globali Generali-SGG srl, con sede proprio a Sassuolo - che peraltro annovera fra i soci anche un Mario Agnello.
Proviamo dunque a seguire le attività delle società che sopra abbiamo elencato. Che anche in questo caso risultano strettamente collegate a quelle delle cooperative emiliane. In sostanza: c’è il progetto di aprire un centro commerciale - Ipercoop, per dire - in un determinato Comune, e allora si dà mandato alla società di Agnello e Salami (Salami attraverso la SGG, ripetiamo) affinché sbrighi le pratiche burocratiche e sistemi le cose sul territorio - contrattazioni col proprietario del terreno, beghe comunali,  eventuali contenziosi. Poi, una volta spianata la strada, ecco che parte il progetto, in genere realizzato dalla coop di turno.
Uno schema che però non sempre va a buon fine. Prendiamo Messina: lì, nell’area di Pistunina, era per l’appunto in progetto la realizzazione di una grande Ipercoop. Chi si prende in carico la faccenda? La Sviluppo Messina srl. Che peraltro, oltre ad Agnello e alla SGG, annovera tra i soci anche Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia - questo per dire che i due indagati a Monza non sono proprio gli ultimi. Comunque: la coop che dovrebbe realizzare il centro versa una caparra alla Sviluppo Messina perché si attivi, e questa a sua volta versa un’altra caparra alla società proprietaria del terreno, la Decon spa. Pare vada tutto per il meglio, quando il Comune decide che, invece, quell’area rientra nel piano legato al porto di Tremestieri. In ogni caso, la questione è ancora in ballo.

Un canovaccio già visto: ecco la vicenda della la Sviluppo Trapani - fra i soci sempre Agnello e la SGG di Salami. In questo caso succede che la Immobiliare Grande Distribuzione, società quotata in Borsa i cui soci di maggioranza sono Coop Adriatica e Unicoop Tirreno, sottoscriva un contratto preliminare per l’appunto con la Sviluppo Trapani, sempre in vista della realizzazione di una galleria commerciale che ospiterà anche un’Ipercoop. Alla Sviluppo Trapani viene versata nel 2005 la consueta caparra, 5 milioni e 467mila euro, corrispondenti al dieci per cento dell’investimento complessivo. Solo che la faccenda non decolla, in Comune si scontrano, la burocrazia si mette di mezzo. E nel gennaio 2009 la IGD si ritrae, comunicando che otterrà la restituzione della somma versata. Ancora lo stesso schema: la coop, per costruire il centro commerciale, dà mandato ed eventualmente soldi ad Agnello e Salami affinché risolvano i problemi locali(«...signor Wolf...») , poi - se va tutto come deve - si parte col progetto.
Peraltro, la SGG non opera certo solo in Sicilia. Un paio di esempi: la realizzazione di un polo turistico nel territorio di Castellammare del Golfo, hotel e residence e servizi, cinquanta di milioni d’investimento. E la gestione, attraverso un’altra società di nome Phaedora, della Fortezza Vecchia di Livorno - e un paio d’anni fa l’allora candidato sindaco Marco Taradash denunciò la cosa, adombrando che l’appalto fosse stato ottenuto per i collegamenti indiretti fra SGG e ancora IGD, quest’ultima titolare di un altro grande progetto proprio nel livornese.

di Andrea Scaglia



http://www.libero-news.it/news/791374/Gli-agenti-Coop-di-Penati-ecco-come-lavoravano.html 

http://www.libero-news.it/news/791374/Gli-agenti-Coop-di-Penati-ecco-come-lavoravano.html  http://www.libero-news.it/news/791374/Gli-agenti-Coop-di-Penati-ecco-come-lavoravano.html 

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