lunedì 21 novembre 2011

sabato, 12 marzo 2011

PER NON DIMENTICARE
ANGELO MANCIA 12-03-80/12-03-2011
MANCIA (MSI - Roma 12.03.80 ucciso sotto casa da due ASSASSINI COMUNISTI di
"COMPAGNI ORGANIZZATI IN VOLANTE ROSSA" con due colpi di pistola alla
schiena e un colpo di grazia alla nuca; era dipendente del "Secolo
d'Italia" e segretario della sezione Talenti)
CAMERATA ANGELO MANCIA :PRESENTE!! 
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giovedì, 10 marzo 2011

Appena sbarcato da Lampedusa, già spacciatore a Padova  

CONTROLLI-DIETRO-STAZIONE CONTROLLI-DIETRO-STAZIONE


  CONTROLLI-DIETRO-STAZIONEArrestato a Padova il primo tunisino della nuova ondata di sbarchi dedito allo spaccio di stupefacenti. Si tratta di un ragazzino nato nel 1994 e sbarcato a Lampedusa l'8 febbraio senza nessun parente al seguito. I poliziotti della squadra mobile l'hanno arrestato all'Arcella: non parla nemmeno una parola di italiano, ma è stato fermato con in tasca 20 grammi di hashish e tre cellulari. Il ragazzino è stato affidato ad una comunità per minori. Il sospetto degli investigatori è che fosse usato da alcuni spacciatori come "corriere" tra le zone periferiche della città ed il centro storico

 tratto da:
http://www.padova24ore.it/succede-in-comune/3885-appena-barcato-da-lampedusa-gia-spacciatore-a-padova.html
 
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mercoledì, 09 marzo 2011

Estrema destra francese: Le Pen a Lampedusa per parlare di immigrazione 

ROMA- La presidente del Fronte nazionale d’estrema destra francese, Marine Le Pen, sarà lunedì a Lampedusa per parlare dei problemi legati ai flussi migratori. «Speriamo non faccia danni, almeno», ha commentato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, al Tg La7.
«A Lampedusa – ha detto il ministro – la situazione è molto delicata e voglio ringraziare il sindaco, il vicesindaco e tutti i cittadini che hanno dimostrato grande senso di responsabilità e pazienza per i disagi che subiscono. E spero davvero che nessuno vada lì a gettare benzina sul fuoco».
«Noi – ha proseguito Maroni – stiamo cercando di gestire un’emergenza senza precedenti con grande prudenza, tempestività e naturalmente nel pieno rispetto dei diritti umani. Ecco, vorrei evitare che per scopi che peraltro riguardano le elezioni in Francia, si usasse il territorio italiano per fare propaganda. Non mi sembra proprio il caso, soprattutto a Lampedusa. Quindi vigileremo perchè questo non avvenga». (ANSA). 
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In Italia l'immigrazione ha fatto aumentare la disoccupazione. Lo dice l'Istat, non solo la Lega 3943622745_f0e69553bb


Negli ultimi due anni il numero di disoccupati presenti in Italia è passato da 1,7 milioni del 2008 ad oltre 2 milioni nel 2010. L’aumento ha riguardato per 281 mila unità la componente italiana e per 104 mila quella straniera, con un  variazione percentuale superiore al 60%, concentrato soprattutto nel  primo anno di crisi. Più contenuta, ma di ampiezza rilevante, la  crescita della componente italiana (+18,4%) che nel primo anno di  crisi ha visto il 62,6% dei licenziamenti.   E' quanto emerge dal Rapporto sull'immigrazione in Italia  presentato oggi dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e dal  direttore generale per l’Immigrazione del ministero del Lavoro, Natale Forlani. Senza ombra di dubbio, sono i maschi i più colpiti dalla  crisi. Infatti, l’incremento delle persone in cerca di occupazione è  pari al 34,6% tra il 2008 e il 2010, contro l’11,6% registrato dalle  femmine.   Variazione percentuale che si fa consistente tra gli stranieri:  +101,5% e +37,9%, rispettivamente per maschi e femmine, contro il  28,7% e l’8,4% degli italiani. All’incremento delle persone straniere  in cerca di occupazione si affianca una crescita consistente del tasso di disoccupazione.

In Italia, secondo i dati Istat, il  bilancio nei due anni della crisi (2009 e 2010) indica una perdita di  554 mila posti di lavoro (realizzata per più di due terzi nel primo  anno), ripartiti tra un calo degli occupati italiani pari a circa 863  mila unità (-4,0%) e a una crescita dell’occupazione immigrata di 309 mila unità (+17,6%). A questo si aggiunge la diminuzione del tasso di occupazione, l’incremento del tasso di disoccupazione e del numero di  persone in cerca di occupazione sia per gli italiani che per gli  stranieri.   Tra il 2008 e il 2010, a fronte di un leggero calo della  popolazione italiana dai 15 anni in su (-63 mila, -0,1%), si è  registrato un aumento significativo di quella straniera (+626 mila,  +24,4%).   Tali dinamiche demografiche si riversano sull'occupazione in  modo diverso. Nel caso degli italiani, alla diminuzione del numero di  occupati (-863 mila) si accompagna l’incremento dei disoccupati (+281  mila) e degli inattivi (+519 mila). Nel caso degli stranieri l’aumento della popolazione si riversa in ognuno dei tre aggregati: occupati  (+309 mila), disoccupati (+104 mila) e inattivi (+213 mila). 

articolo di:paolo bassi
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domenica, 06 marzo 2011

Alto Adige: CasaPound Italia, dopo il successo del corteo a Bolzano la mobilitazione continua 

 

 
 
Iannone, i 4mila che hanno sfilato ieri hanno dimostrato che l’Italia è una sola

Roma, 6 marzo – ‘’Siamo scesi in piazza a Bolzano per dimostrare che l’Italia è una sola, dal Brennero a Lampedusa. E’ stata una festa, una manifestazione gioiosa a cui hanno partecipato delegazioni di Cpi da ogni regione italiana: una risposta di popolo per dire sì alla convivenza ma no all’arroganza di quei pochi che, per squallidi motivi di poltrone e indifferenti anche a cosa pensano i cittadini, vorrebbero cancellare con un tratto di penna l’identità italiana dell’Alto Adige e la storia eroica di chi l’ha costruita’’. Lo afferma Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia, facendo il bilancio della manifestazione nazionale tenuta ieri pomeriggio da Cpi nel capoluogo altoatesino per protesta contro il depotenziamento dei monumenti eretti a Bolzano tra le due guerre stabilito da un accordo tra l’Svp e il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi.

‘’Non è certo cancellando l’arte che si risolvono i problemi del paese – sottolinea Iannone - Contro il corteo di Cpi a Bolzano c’è stata una campagna mediatica infamante, alimentata dai soliti noti, che alla fine si sono ritrovati in un centinaio a invocare un ‘atto di coraggio’ per smantellare i monumenti italiani della città, quei monumenti che sono un pezzo anche della loro identità. A pochi passi da loro c’erano i militanti di CasaPound che chiedevano il rispetto per la storia e l’arte di una città che è a tutti gli effetti italiana: ed è stata una vittoria vedere tanti cittadini che magari ci avevano accolto con diffidenza dopo tante menzogne unirsi al nostro corteo: quattromila persone che hanno sfilato ordinate e gioiose nel centro della città per gridare che Bolzano è Italia’’.

‘’La mobilitazione di Cpi – aggiunge il leader di CasaPound Italia - non comincia né finisce qui: prima di sfilare in corteo in piazza della Vittoria, abbiamo organizzato presidi davanti a Montecitorio e al ministero dei Beni culturali e ora la nostra battaglia continuerà con nuove manifestazioni fino a quando non avremo la certezza che chi ha voluto svendere il sangue dei nostri nonni per qualche voto in parlamento non andrà a casa e non saremo sicuri che quei monumenti non verranno toccati’’.

Lo foto del corteo sonosaranno disponibili a breve su www.casapounditalia.org 
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venerdì, 04 marzo 2011

Alto Adige: ‘Bolzano è Italia’, in migliaia domani al corteo di CasaPound - Diretta su www.radiobandieranera.org 

 

 

 
Roma, 4 marzo – ‘’Bolzano è Italia’’. E’ questo lo slogan del corteo che partirà domani alle 17 da piazza della Vittoria per dire ‘no’ all’accordo sulla ”storicizzazione” dei monumenti fascisti in Alto Adige siglato dal ministro dei Beni culturali Sandro Bondi con l’Svp.
La manifestazione, promossa da CasaPound Italia e da Unitalia e trasmessa in diretta su Rbn (www.radiobandieranera.org), vedrà confluire nel capoluogo altoatesino migliaia di persone da tutta Italia, da Aosta a Sassari, ed è solo l’ultimo atto di una massiccia campagna mediatica contro un’intesa giudicata ‘’vergognosa’’ da Cpi: due presidi, uno a Montecitorio il 15 febbraio e uno sotto il ministero dei Beni culturali il 22 febbraio, e ventimila manifesti ‘anti-Bondi’ affissi sui muri di tutto il Paese.

‘’Domani migliaia di italiani del Nord, del Centro e del Sud saranno nel capoluogo altoatesino per ricordare a Bondi che nessun compromesso vale l’identità di un popolo - spiega Cpi - Non ci interessa uno scontro di civiltà in salsa tirolese. Non vogliamo certo rinfocolare l'odio tra la popolazione italiana e quella tedesca, ‘popolazione sorella’ appartenente alla comune radice europea. Bolzano è Italia perché così ha voluto la storia e nessuno Stato degno di questo nome svende ciò che è stato conquistato col sacrificio delle armi. Dire ‘Bolzano è Italia’significa difendere la memoria di chi per quelle terre è caduto in una guerra eroica e sanguinosa. L'Alto Adige è stato conquistato col sacrificio del popolo italiano e col sangue di eroi celebrati in ogni città, Enrico Toti, Cesare Battisti, Filippo Corridoni e lo stesso 'milite ignoto' che riposa nell'altare della patria al centro di Roma: per questo Bolzano è Italia’’. 
postato da: sebastia11 alle ore 19:07 | link | commenti
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Il significato autentico del sacrificio del capitano degli Alpini Massimo Ranzani sta tutto nelle parole del padre e della madre: "Siamo orgogliosi". C'è l'eco di Sparta, in quelle parole, di quella vera, non quella della fiction cinematografica. L'eco di un mondo antico, ma mai del tutto scomparso, in cui era importante tornare "con lo scudo" o sullo "scudo", ché vivere o morire poco importa, se l'una o l'altra cosa non avvengono nel segno dell'Onore e della Fedeltà ai propri ideali di vita. Dunque, questa mattina, si dovrebbe essere idealmente e semplicemente tutti sull'Attenti!, al rientro in Patria delle spoglie mortali di questo nostro soldato. E possibilmente in silenzio. Ascoltando il Silenzio, magari: quelle struggenti e lenti note che accompagnano i militari nel loro ultimo "sfilamento" e che ricordano a tutti che per l'Italia si può anche morire. Si deve poter anche, ancora morire. In questo quadro, mai come in questa occasione le parole pronunciate a caldo da Silvio Berlusconi sono risuonate alte e condivisibili, appropriate al ruolo che riveste. Da capo di un governo alleato degli Stati Uniti e che - al di là di tante considerazioni che si fanno nei circoli politici di scarsa influenza, anche di destra - agli Stati Uniti è spesso costretto a dire di Sì, il premier si è interrogato sul senso che ora sta assumendo la missione internazionale in Afghanistan. E quando un capo di governo s'interroga sul senso di una missione militare pubblicamente, in modo implicito sta affermando che quella missione di senso non ne ha più. Appare evidente, allora - almeno a quanti conoscono il linguaggio della politica -, come Berlusconi abbia rivolto i suoi dubbi agli americani, al cui ambasciatore non sarà certo sfuggita la dichiarazione e che prontamente sarà stata rigirata a chi di dovere a Washington. Chi conosce questo genere di cose non deve aspettare un Julian Assange, per comprenderle. In qualsiasi altro paese del mondo, la classe politica avrebbe raccolto questo messaggio e aperto un dibattito serio sulla politica estera italiana, stringendosi intorno al governo, inteso, da questo punto di vista, come luogo di concentrazione e di tutela degli interessi nazionali. Al contrario, in Italia è stata l'occasione per Antonio Di Pietro - uno che non capisce neanche il linguaggio delle Elementari - per rivendicare un inutile e inesistente primato nella richiesta di ritiro delle truppe italiana da Kabul e dintorni. In altre parole, per strumentalizzare anche la morte eroica di un nostro soldato nella guerricciola contro Berlusconi, quasi che tutti i problemi del Paese di esaurissero con la permanenza o meno del Cavaliere a Palazzo Chigi. La morte del capitano Ranzani - e i fatti di Tunisi,  il Cairo, Tripoli  - impongono, al contrario, una riflessione profonda sul ruolo dell'Occidente nel Terzo Millennio e sulla politica estero-economica degli Stati Uniti che, a questo punto, rischiano d'infiammare non solo il Medio Oriente, l'Asia e il bacino mediterraneo; bensì di travolgere il mondo intero, gettandolo in una nuova stagione d'instabilità e insicurezza. Una riflessione che dovrebbe portare anche alla riconsiderazione dei rapporti di subalternità scaturiti dall'esito della seconda guerra mondiale e dalla repentina scomparsa dell'Unione sovietica, col risultato di una super-potenza sempre più sola, incontrastata e incontrastabile, ma anche incapace di garantire all'intero sistema internazionale serenità e sviluppo. Insomma, sarebbe proprio l'ora della Politica, se non fosse che la Politica, in Italia, è latitante e perennemente in fuga da una magistratura invadente fino all'eversione, costretta solo a ragionare di festini, bunga bunga e altre amenità del genere. Quante volte, per spiegare i presunti scarso patriottismo e spirito di sacrificio degli italiani, si è sentita ripetere la battuta, secondo la quale "noi terremmo famiglia". Ecco, la morte di Ranzani, al pari di quella di Matteo Miotto e di tutti gli altri caduti nelle missioni internazionali, dimostrano il contrario: la famiglia italiana è all'altezza di quei doveri a cui, invece, la Patria non sembra più essere in grado di assolvere compiutamente.
tratto da:http://www.fiammafutura.net/2011/03/necessita-di-una-riflessione-profonda.html 
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martedì, 01 marzo 2011

 

  Afghanistan: ucciso ufficiale italiano La vittima è il tenente Massimo Ranzani

 

SEBA 3 


 

Ancora un altro militare morto in Afghanistan. Il tenente Massimo Ranzani, 37 anni, appartenente al quinto reggimento alpini di stanza a Vipiteno, è morto e altri quattro soldati sono rimasti feriti nell'ovest dell'Afghanistan a seguito dell'esplosione di una bomba.  L'ATTENTATO - Un ordigno improvvisato ha colpito un veicolo blindato Lince del quinto reggimento alpini nei pressi di Shindand, nell'ovest dell'Afghanistan. A bordo del veicolo c'era una pattuglia di rientro da un'operazione di assistenza medica alla popolazione locale. L'utilizzo degli ordigni improvvisati, nonostante gli importanti progressi svolti dagli uomini della missione Nato per contrastarne la minaccia, rappresenta una delle modalità di azione tra quelle utilizzate dagli «insurgent» e, nel 30% dei casi, colpisce vittime civili.   
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lunedì, 28 febbraio 2011

PER NON DIMETICARE 

 
MIKIS MANTAKAS,28-02-1975 / 28-2-2011 
Mikaeli "Mikis" Mantakas era un giovane greco giunto a Roma allinizio degli anni settanta per frequentare La Sapienza. Aderì subito al FUAN, condividendo i valori di Tradizione europea. Morì il ventotto Febbraio del 1975 in piazza Risorgimento colpito a morte da un colpo darma da fuoco.
Bisogna fare un passo indietro e partire da un'altra data tragica per la destra italiana del dopoguerra: la strage di Primavalle. Alle tre di notte del 16 Aprile 1973 in un appartamento di Via Bibbiena a Primavalle dormono tutti i membri della famiglia Mattei. Il capofamiglia Mario, che era il segretario della sezione missina del quartiere, la moglie e i sei figli. Un improvviso incendio gli sveglia, si mettono in salvo in sei, per due dei figli di Mario non ci sarà nulla da fare, Virgilio (22 anni) e il piccolo Stefano (10 anni) tenteranno di uscire dal balcone, ma sarà troppo tardi. Moriranno carbonizzati. Lincendio è doloso, qualcuno ha fatto passare della benzina sotto la porta della casa Mattei e poi ha appiccato il fuoco.
I responsabili vengono individuati, sono Achille Lollo (in casa gli vengono trovati elenchi dettagliati dei missini romani con i loro indirizzi), Marino Clavo e Manlio Grillo, tutti e tre comunisti di Potere Operaio.
Il processo comincia il 24 febbraio 1975, in un clima di dure violenze, infatti lultrasinistra non accettò mai lintollerabile processo allantifascismo e al grido di Achille Lollo cè lha insegnato/uccidere un fascista non è reato attaccano il Palazzo di Giustizia a Piazzale Clodio. Respinti per 4 giorni dalle forze dellordine decidono di scaricare la loro violenza proletaria su un bersaglio più facile e così raggiungono la vicina sezione del MSI di Via Ottaviano.
In difesa della sezione si alternavano, dallinizio del processo Lollo, i giovani missini che , in numero assai inferiore, non poterono che ripiegare negli angusti locali della sede. Prima di ciò, però, alcuni colpi darma da fuoco esplosi dai comunisti investirono in pieno MIKIS MANTAKAS colpendolo a morte. Alle 18,45, dopo poche ore dallassalto, il cuore di Mikis cessò di battere.
Dal momento della sua morte per i missini romani piazza Risorgimento(adiacente a Via Ottaviano) diventerà Piazza Mantakas, come ricordano le scritte sui muri, i fiori e i manifesti con la croce celtica che ricompaiono a ogni anniversario: GLI ESEMPI NON POSSONO MORIRE, NEL TUO SANGUE UN GERMOGLIO DI LIBERTA, NEL TUO NOME AVANZA LA RIVOLUZIONE. ONORE AL CAMERATA MANTAKAS.
I responsabili materiali dellomicidio sono Alvaro Lojacono (ex Potere Operaio, allora dellAutonomia romana poi figura non marginale delle Brigate Rosse) e Fabrizio Panzieri (extraparlamentare di sinistra poi confluito nelle Unità comuniste combattenti). Dopo essersi resi latitanti saranno entrambi condannati in contumacia. Oggi a più di 25 anni dalla morte di Mikis la latitanza di Lojacono si è interrotta in un villaggio vacanze in Corsica, quando è stato arrestato dalla polizia francese. Per questo noi chiediamo al Governo italiano limmediata estradizione per laguzzino Lojacono.
CAMERTA MIKIS MANTAKAS  :PRESENTE 
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domenica, 27 febbraio 2011

UNA CANDELA E UNA PREGHIERA PER YARA
  
postato da: sebastia11 alle ore 17:36 | link | commenti
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