domenica 20 novembre 2011

mercoledì, 04 agosto 2010

POVERO PROFUMO
Con l'attenzione rivolta agli intrighi di palazzo tra Fini e Berlusconi ed al caso Fiat-Serbia, ci si è dimenticati del 'povero' Profumo e dell'associazione filantropica Unicredit...
Nessuno che si preoccupa di organizzare una raccolta fondi a sostegno dell'amministra-tore delegato del primo gruppo bancario italiano o che abbia proposto di devolvere l'otto per mille alla “povera” Unicredit.
Se qualcuno pensa che il caldo sole d'agosto ci abbia dato alla testa; forse non sa che ad affermare che << il pensiero comune che le banche guadagnano molti soldi è sbagliato >> è lo stesso Profumo, durante l'iniziativa “Cortina incontra” tenutasi nella splendida località turistica ampezzina; continuando che: <<se facciamo meno di 6 miliardi di utili, non è abbastanza per remunerare i nostri azionisti e prima o poi non sai più come raccogliere capitali>>.
Sicuramente Profumo che ad oggi percepisce uno stipendio pari a € 25.000,00 (venticinquemila euro) al giorno (sì, al giorno) e la stessa Unicredit, guadagnano e macinano molti più utili di quelle aziende da loro stesse rovinate, dopo che esse sono state costrette a sottoscrivere i “derivati”; o di quei migliaia di risparmiatori tra cui molti pensionati, illusi dal guadagno facile, che hanno acquistato titoli Unicredit, affossati durante la sua condotta, per meri interessi funzionali ai grandi speculatori.
A questo proposito ricordo, che il Sig. Alessandro Profumo, Amministratore Delegato di Unicredit è stato talmente bravo da far crollare le azioni Unicredit da 7.50 Euro a 70 centesimi!
Ma il danno maggiore rimane quello di aver fatto raccolta da questi risparmiatori, per poi effettuare impieghi in giro per il mondo con conseguente gravissimo danno per le aziende che non vedevano il ritorno sul territorio, senza che questa raccolta potesse trasformarsi in fidi, finanziamenti, mutui...per aziende sempre più carenti di ossigeno monetario.
Nonostante tutto però il “povero” Profumo si lamenta... e ci prende per i fondelli!
Quando saranno gli italiani a prenderlo a calci?
tratto da:http://www.pieropuschiavo.com/
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lunedì, 02 agosto 2010

Vicenza, 1 agosto 2010

A seguito del comunicato ufficiale a firma del nostro Segretario Luca Romagnoli, apparso sul sito nazionale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, desidero precisare, anche a nome del laboratorio politico Fiamma Futura, che “l’apertura al confronto e al dialogo” deve essere centrata, come già ribadito, su punti e problematiche concrete con uomini e forze politiche di Governo che non abbiamo pregiudiziali nei nostri confronti. Pertanto rigetto qualsiasi possibilità di dialogo con soggetti che non abbiano tali predisposizioni ivi compreso il neocostituito gruppo della fronda finiana “Futuro e Libertà”.
Oltre all’impossibilità di trovare un qualsiasi accordo con chi ha tradito i più basilari principi della Tradizione Europea e svenduto un immenso patrimonio politico-culturale, crediamo sia sufficientemente palese come - dopo le svariate “conversioni mondialiste” del cofondatore del PdL - questo nuovo soggetto politico sia sovrapponibile a contenitori come “Alleanza per l’Italia” di Rutelli, “Italia Futura” di Luca Cordero di Montezemolo oppure la stessa Udc di Casini, ovvero a quelle forze agenti espressamente per restituire l’Italia ad una sorta di governo tecnico (tipo quelli di Amato, Ciampi, Dini o Prodi) in linea con i “dettami” dell’Alta Finanza internazionale.
Credo fermamente che l’operazione di disgregazione che Fini ha condotto all’interno del PdL sia assolutamente indirizzata a riportare la nostra nazione nelle grinfie della banca d’affari americana Goldman Sachs (e dei suoi “agenti” alla Mario Draghi). Appaiono infatti intenzionali e calcolati a tavolino la sua ininterrotta conversione ideologica e il riposizionamento su tematiche di grande interesse (come il problema immigratorio), che hanno tra l’altro contribuito a determinare il notevole aumento percentuale della Lega Nord (i cui Sindaci farebbero bene ad intitolare a Fini una piazza o una strada in ogni Comune da loro amministrato…); la stessa ostinazione a rimanere all’interno del governo appare altresì strumentale al boicottaggio dell’improrogabile riforma della Giustizia, tanto annunciata ma purtroppo mai attuata da Berlusconi…
Penso che i tentativi di delegittimare Berlusconi e l’inconfessata volontà di far implodere il PdL (al Nord sempre più prosciugato nei consensi dal Carroccio) con la Lega Nord che pur raccogliendo alte percentuali, difficilmente tornerà a governare (salvo ribaltoni), siano mirati a favorire quei “poteri forti” che continueranno tranquillamente a saccheggiare le nostre risorse.
Prima che alla tanto ipocritamente strombazzata “Unità d’Italia” sempre più disgregata da padanismi, meridionalismi o fantomatici federalismi (a proposito, ancora non si è visto nulla) utili solo al chiacchiericcio da mercato, dobbiamo riconquistare la SOVRANITÀ NAZIONALE questione ben diversa e ben più importante. Questione questa che l’ideologo di “Libertà e Futuro”, già nel 2002, in sede di stesura della cosiddetta “Costituzione Europea”, aveva dimostrato ampiamente di non tutelare…
Non voglio, da ultimo, parlare astrattamente di legalità, ma di sostanziale e profonda riforma della Giustizia: di fronte ad una fetta consistente della Magistratura sistematicamente intenzionata a sabotare le leggi dello Stato, soprattutto in materia di immigrazione e oppressione bancaria.
Ecco perché proponiamo una profonda separazione delle carriere tra Pubblici Ministeri e Magistratura giudicante e l’elezione popolare proprio dei Pubblici Ministeri.
In questi atti concreti si evidenzia la nostra concezione di Patria, Identità, onestà e meritocrazia…
Per questi (e molti altri) motivi chi segue (o insegue) l’irricevibile “Libertà (di tradimento…) e Futuro (antinazionale…)”, rappresenta l’esatto contrario della nostra concezione della politica e della società.
PIERO PUSCHIAVO, Segreteria Nazionale, Coordinatore Regionale del “MS-Fiamma Tricolore” in Veneto, Responsabile del Laboratorio Politico “Fiamma Futura”
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BOLOGNA,2 AGOSTO1980,UNA STRAGE DI STATO
ciavardini-e-innocente
In un’intervista resa l’8 luglio scorso al “Corriere della Sera”, il Presidente Cossiga ha sostenuto nuovamente che la strage di Bologna sarebbe stata causata da un “incidente” avvenuto durante il trasporto di esplosivi da parte di terroristi mediorientali.
Sono anni che l’ex Capo di Stato ribadisce tale lettura dei fatti. Nel 2005, a pochi giorni dall’anniversario della tragedia, Cossiga ne parlò in una lettera spedita all’onorevole di An Fragalà.
In tale occasione, il Presidente del Consiglio in carica nell’estate del 1980 spiegò che secondo la prima ipotesi ventilata dagli investigatori si sarebbe trattato di un attentato di matrice mediorientale o di una (s)fortuita deflagrazione di esplosivi in transito nella stazione emiliana.
Le affermazioni di Cossiga destarono sconcerto in quanto, ufficialmente, la prima ed ultima tesi accreditata dagli investigatori era quella di una strage neofascista.
Nel 2007, in occasione di un’intervista pubblicata nel libro “Tutta un’altra strage” di Riccardo Bocca, il Presidente Emerito ha fornito elementi più circostanziati.
La tesi gli sarebbe stata comunicata nella Prefettura felsinea, a ridosso dell’attentato, dal Capo dell’Ufficio Istruzione di Bologna: il dott. Angelo Vella.
Tali dichiarazioni sono rimaste pressoché ignorate. Peraltro, in pochi hanno ricordato che Vella non prese mai parte all’inchiesta sulla strage di Bologna.
Nella sentenza di primo grado, resa dalla Corte d’Assise di Bologna, viene esplicitamente menzionata la polemica che sin dai primi giorni delle indagini si accese tra gli uffici della Procura e quelli dell’Ufficio Istruzione.
A riguardo, si cita una missiva inviata dalla Procura a Vella il 5 agosto 1980, con la quale si preannunciava l’intenzione di ascoltare il Consigliere Istruttore in qualità di teste, avendo le stesso lasciato intendere ai giornali di conoscere la pista da battere.
I testimoni, come noto, non possono poi condurre indagini istruttorie. Neppure in Italia.
Gli osservatori più attenti, inoltre, hanno notato che tale missiva recava la firma dello stesso Procuratore che, sempre secondo le sentenze bolognesi, avrebbe messo in contatto l’ignaro Giudice Istruttore Aldo Gentile – titolare dell’inchiesta sulla strage sino al 1983 – con i dirigenti del Sismi “deviato” impegnati negli accertati atti di depistaggio delle indagini. L’operazione “terrore sui treni” su tutti.
Altri tasselli – ad un mosaico sulla cui autenticità non siamo in grado di pronunciarci - vennero aggiunti da Cossiga in un’intervista rilascia a Sky tg 24, in occasione della presentazione del libro di Andrea Colombo “Storia nera”.
L’ex Presidente della Repubblica parla di “un paio” di valigie di esplosivo che sarebbero saltate in aria. La deflagrazione sarebbe stata resa possibile dalla presenza degli inneschi; gli ordigni infatti sarebbero stati già pronti per colpire obiettivi israeliani o americani.
In tale occasione, Cossiga parlò esplicitamente di terroristi saltati in aria insieme alle valigie. Il fatto, come noto, non trova alcun riscontro ufficiale perché tra le 85 vittime di Bologna non c’era alcun sospetto terrorista.
C’è chi ha osservato, però, che l’ultima vittima di Bologna – una povera ragazza che era in stazione con la figlia di tre anni – venne individuata con certezza solo nell’autunno successivo in quanto il corpo era rimasto quasi polverizzato.
Dunque, secondo taluni non si potrebbe escludere la mancata individuazione di altre vittime che – verosimilmente – si sarebbero trovate molto vicine alle valige della morte. Altri ritengono improponibile questa tesi.
Nell’intervista pubblicata nel libro “Fratelli d’Italia” di Ferruccio Pinotti, Cossiga riferisce nuovamente che, appena giunto a Bologna, gli sarebbe stata comunicata la notizia di un terrorista mediorientale saltato in aria insieme alla valigia.
Ora, nell’intervista dell’8 luglio, Cossiga insiste sull’esplosione accidentale di una o due valigie. Il fatto appare singolare. Ed infatti, la circostanza della doppia valigia trova menzione anche nella strana intervista che era stata rilasciata qualche giorno prima all’Ansa dal terrorista più famoso del mondo: Carlos lo sciacallo. In tale occasione, si parlava di un piccolo ordigno collocato da agenti occidentali sulla più ampia valigia di esplosivo trasportato da combattenti arabi.
Il particolare inedito che emerge dalle ultime dichiarazioni di Cossiga, però, è un altro. Lo statista sardo riferisce di aver ricevuto sulla vicenda bolognese un’informativa dei Carabinieri che avrebbe trovato riscontro in altre fonti investigative.
In realtà, le parole appaiono confuse perché il Presidente dice di essere diventato Capo del Governo subito dopo i fatti. Ed invece non v’è dubbio che ricoprisse tale incarico sin dal periodo precedente l’attentato.
Risulta sin troppo ovvio, quindi, che le accuse lanciate in tutte queste occasioni da Cossiga andrebbero approfondite in modo assai scrupoloso e nelle sedi opportune. Per fare chiarezza, in un senso o nell’altro. In un paese normale accadrebbe questo.
La matrice mediorientale, le rivelazioni del Consigliere Istruttore Vella, l’informativa dei Carabinieri. Verità o menzogna? Nessuno oggi è in grado di dare una risposta certa. Ma sono troppo poche le persone che la cercano questa risposta. Va più di moda la politica dello struzzo.
E’ proprio questo il paradosso più triste ed evidente dell’intera vicenda.
C’è, infatti, chi sostiene che le parole dell’ex Capo di Stato siano mendaci e volutamente fuorvianti. Ma allora, se così fosse, risulterebbe grave l’inerzia della classe politica italiana e ancor di più dell’autorità giudiziaria.
Se invece Cossiga stesse dicendo la verità, tale inerzia diverrebbe ancora più grave. Tre persone sono state condannate in via definitiva perché ritenute – secondo molti ingiustamente – responsabili dell’attentato. Uno dei tre, Luigi Ciavardini, sta scontando per tale condanna una lunga pena detentiva, tra l’indifferenza generale.
Delle due l’una. O Cossiga viene chiamato a rispondere nelle sedi di giustizia per queste gravissime dichiarazioni. Oppure lo si ascolta come persona attendibile, assumendo formalmente la sua testimonianza. E si va fino in fondo.
Tertium non datur.
Ed invece Cossiga, in 28 anni, non è mai stato ascoltato dalla Procura di Bologna. Il fatto, da qualunque parte lo si voglia vedere, è semplicemente sconcertante.
Ridurre le dichiarazioni di un ex Capo di Stato a barzellette estive costituisce un gesto di grave irresponsabilità da parte del mondo politico. Sulla strage di Bologna non c’è nulla da scherzare.
Le dichiarazioni di Cossiga sull’altra strage bolognese del 1980, quella di Ustica, hanno determinato di recente la riapertura delle indagini. Lo aveva reclamato, giustamente, l’associazione dei familiari delle vittime della tragedia del Dc 9. Il Presidente ha attribuito la tragedia ad un errore commesso da un aereovelivolo militare francese.
In tale occasione Cossiga è stato preso molto sul serio. A Bologna nessuno si è sentito di dargli del matto. Quando il Presidente Emerito parla della strage alla stazione, invece, tutti fanno finta di non sentire.
Ed invece no. Perché o l’ex Capo di Stato è un mascalzone che vuole ingannare gli italiani, circa la vicenda più grave della nostra storia, oppure ci sta dicendo la verità.
Non esistono alternative e l’indifferenza, in ogni caso, è profondamente colpevole.
Non abbiamo alcuna certezza su questa vicenda e diffidiamo da chi sostiene di avere la verità in tasca, sia in un senso che nell’altro. Non ci interessano le letture ideologiche – oggi peraltro non avrebbero più senso - e ribadiamo la nostra lontananza umana da chi vede in questa vicenda solo un affare geo-politico.
Pretendiamo invece che lo Stato italiano si comporti in modo degno, che non faccia finta di non vedere una situazione semplicemente indecente. Si intervenga, per fare chiarezza una volta per tutte. Altrimenti, sia abbia finalmente la dignità di provare vergogna.
Si è parlato a lungo, e a sproposito, di segreto di Stato sulla strage di Bologna. Si tratta di una sciocchezza perché nessun segreto è stato mai opposto sull’attentato. Né, del resto, si sarebbe potuto opporre alcun segreto in un procedimento penale per strage.
Ciò che ha portato alla tragica situazione attuale è altro. E’ il silenzio di Stato. Tranne qualche coraggiosa eccezione, nessuno vuole più parlare della strage di Bologna. Ma anche il silenzio è colpevole.
La detenzione di Luigi Ciavardini, evidentemente figlio di un dio minore, serve a ricordarci ogni giorno questa drammatica ingiustizia.
postato da: sebastia11 alle ore 14:27 | link | commenti
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sabato, 31 luglio 2010

Tanto tuonò che piovve veramente..
fiamma_tricolore
Tanto tuonò che alla fine ha piovuto veramente. In questi giorni abbiamo
appurato una volta per tutte che quella tanto sbandierata Unificazione politica
avente per nome "Popolo della Libertà" si è dimostrata una Fusione a freddo ,
un Bluff mediatico. In virtù dei fatti Romani di questi ultimi giorni , siamo
abbastanza curiosi di assistere ad eventuali rimorsi di coscienza locali ,
magari quelli di "vecchi" Finiani non non se li sono posti nel lontano 1995 (
nascita di A.N. dal vecchio MSI ) . Dico "vecchi" perchè oggi , in questo
orizzonte politico Provinciale ancora non si vede NESSUNO schierarsi dalla
parte del Presidente della Camera. Eppure sono molti in questa Provincia che
devono tutto a lui. Eppure erano moltissimi questi cosiddetti "Camerati" in
preda alle Sirene Finiane che sgomitavano per "apparire" sul palco di P.zza VI
dicembre quando veniva a fare i suoi comizi a Frosinone. Nomi ma soprattutto
Cognomi importanti della Politica Provinciale e Frusinate. Ed oggi che fine
hanno fatto ? Esiste all'interno di quella corrente politica una parvensa di
Dignità ? Tutti "transitati" con il nuovo Messia ? Dove sono finiti tutti
quelli che volevano imporre a quella coalizione il 50 % ad A.N. in questa
provincia ? Riteniamo tale comportamento equivalente ad una nuova rivisitazione
del modello iscariota.
Bene facemmo NOI della Fiamma Tricolore - Destra Sociale in quel lontano 1995
a mantenere ben salda la barra a destra , una destra Sociale e quando serve
estrema nel difendere i nostri valori. E come allora continuiamo su quella
strada , distinti e distanti da certi personaggi.
Sergio ARDUINI Segr.Prov. Fiamma Tricolore - Destra Sociale
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Funerali solenni dei due militari
SEBA 3
ROMA - Due "angeli custodi" che hanno "difeso la vita degli altri", portati via da una "morte improvvisa e umanamente ingiusta". L'ultimo saluto al primo maresciallo Massimo Gigli e al caporal maggiore Pierdavide De Cillis saltati in aria giovedì su una bomba artigianale in un villaggio nei pressi di Herat, si compie nella basilica di Santa Maria degli Angeli, la stessa che ha già visto sfilare sul suo sagrato altri militari italiani andati in Afghanistan per portare la pace e tornati dentro una bara. "Il corpo di papà non c'é ma la sua anima è in cielo" dice il piccolo Marco, sette anni, figlio del maresciallo Gigli che prima di morire è riuscito a salvare la vita agli altri militari, gridando di allontanarsi dall'ordigno che stava per esplodere. Parole che non alleviano la sua sofferenza di bambino troppo piccolo davanti ad un dolore troppo grande.
E infatti la sua è una giornata fatta di lacrime: davanti alla bara del papà appena uscita dalla pancia del C130 che lo ha riportato in Italia, con il suo alce di pelouche stretto in mano; nella camera ardente accanto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che è rimasto mezzora a parlare con i familiari delle due vittime; al termine dei funerali solenni, in braccio al fratello Gianmauro, mentre ascolta le parole di conforto del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Piangono anche i familiari di De Cillis, con la moglie Katia che tiene la mano sulla pancia come a voler proteggere quel figlio in arrivo che Pierdavide non vedrà mai. Nella basilica di Santa Maria degli Angeli, ad accogliere le bare di quelli che l'ordinario militare monsignor Vincenzo Pelvi paragona ai "semplici del Vangelo" che hanno "trasmesso la linfa della vita", ci sono le più alte cariche dello Stato: Napolitano, il presidente del Senato Renato Schifani e quello della Camera Gianfranco Fini: i due si stringono la mano, parlottano tra loro nel pieno di una giornata in cui le sorti del Pdl sembrano ormai definitivamente segnate. Ed è proprio a Fini che è rivolto l'applauso di una decina di cittadini, quando all'uscita lo invitano ad andare avanti. Berlusconi non c'é e non può vedere: al suo posto per il governo ci sono Gianni Letta e il ministro della Difesa Ignazio La Russa, poco distanti dal leader del Pd Bersani e da quello dell'Udc Casini. E a loro che si rivolge monsignor Vincenzo Pelvi nell'omelia quando dice chiaramente che "é giusto partecipare alle missioni della Nazioni Unite in aree di crisi".
Perché se è "giustificabile" chiedersi in occasioni come queste se "abbia ancora senso che i nostri militari restino in quelle terre lontane", non si può però "seguire quelle tendenze emotive che potrebbero essere originate esclusivamente da egoismo e disimpegno". Perché il nostro impegno, fatto di "professionalità e umanità", si richiama a "quella collaborazione tra i popoli" che è "l'unica via per offrire un futuro sereno all'umanità". Un messaggio rivolto principalmente alla politica e alle divisioni che l'attraversano, come il passaggio successivo: "questi momenti di sofferenza ci aiutano a riconoscerci tutti, orgogliosamente, un po' più italiani. Amiamo il nostro paese, considerandolo un bene comune, un tesoro che è nel cuore di tutti e che tutti vogliamo far crescere unito e solidale, anche con il sacrificio della vita, come testimoniano i nostri militari.
QUANO FINIRANNO QUESTE MORTI PER UNA GUERRA NON NOSTRA??????
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mercoledì, 28 luglio 2010

ECCO LA NOSTRA BELLA SOCIETA E I SUOI BELLI ESEMPI
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Sotto sequestro le discoteche Hollywood e The Club di Milano

Inchiesta riguarda presunto giro di droga e tangenti, 4 arresti

(ANSA) - MILANO, 26 LUG - L'Hollywood e il The Club, fra le piu' note discoteche di Milano, sono state poste sotto sequestro.

Il provvedimento e' stato preso nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano su un presunto giro di mazzette e di droga nei locali notturni milanesi. L'Hollywood e' molto conosciuto perche' frequentato da vip e personaggi dello spettacolo e anche il The Club e' un locale molto noto della movida milanese. Sempre nell'ambito dell' inchiesta stamani gli agenti della Squadra mobile di Milano hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari.



postato da: sebastia11 alle ore 16:23 | link | commenti
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L UOMO NUOVOfoto31
IL 29 LUGLIO E L ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI UN UOMO STRAORDINARIO:BENITO MUSSOLINI;NATO IN UNA DIGNITOSA POVERTA DIVENNE PRESTO IL PIU GRANDE STATISTA CHE L ITALIA ABBIA MAI AVUTO SENZA DIMENTICARE LE SUE ORIGINI,UOMO ASSOLUTAMENTE NUOVO SIA PER IL SUO TEMPO SIA PER IL NOSTRO,PERSONA DI SPICCATA ONESTA,GUIDO L ITALIA NON PER INTERESSE PERSONALE MA BENSI PER UN GRANDIOSO IDEALE CHIAMATO ITALIA;FECE IL PRIMO GRANDE AMMODERNAMENTO DELLA NOSTRA NAZIONE FECE FONDARE CITTA,BONIFICO PALUDI MALSANE,AIUTO LE FAMIGLIE,INSEGNO ALLA GIOVENTU PRINCIPI COME L AMOR PATRIO L AMORE PER LA PROPRIA FAMIGLIA,INSEGNO AL NOSTRO POPOLO PAROLE COME "ONORE" "FEDELTA" "ONESTA" "SOVRANITA" "COERENZA".TRAGHETTO INDENNE IL NOSTRO PAESE NELLA DRAMMATICA CRISI ECONOMICA DEL 29.FECE I PATTI LATERANENSI CHE LIBERARONO LA SANTA CHIESA DALLA TENAGLIA ANTICLERICALE LIBERAL-MASSONICA  CHE LA SOFFOCAVA.VENNE AMMIRATO E RISPETTATO DAI POTENTI DI ALLORA COME CHURCHILL, PAPA PIO UNDICESIMO ,PAPA PIO DODICESIMO,GANDHI,LOYDE GEORGE,THOMAS MANN,DELADIER,ECC.FECE LA DRAMMATICA ALLEANZA CON LA GERMANIA NAZISTA E LE DOLOROSE LEGGI RAZZIALI CHE ANCORA OGGI SUSCITANO DISCUSSIONI SENZA FINE.VENNE TRADITO DA UOMINI CHE VENDETTERO PER MERI INTERESSI PERSONALI IL PROPRIO ONORE E LA PROPRIA FEDELTA ALL ITALIA E ANCHE QUANDO SI SENTI LONTANO DAL RIPRENDERE IL POTERE SI RIMISE IN GIOCO NON PER VANITA O ARROGANZA PERSONALE MA PER SALVARE L ONORE DELLA NOSTRA NAZIONE.MORI IN MANIERA ANCORA POCO CHIARA,PAGO UN PREZZO ALTISSIMO PER LA SUA STRAORDINARIA COERENZA NELLA DETURPAZIONE DEL SUO CORPO INERME INSIEME I SUOI FEDELI GERARCHI E ALLA SUA CLARETTA PETACCI REA DI TROPPO AMORE ,DA ITALIANI INDEGNI DI QUESTO NOME VISTO CHE POCHI MESI PRIMA L AVEVANO OSANNATO SENZA RISERVE.ORA IL NOSTRO PAESE STA SPROFONDANDO DELLA CORRUZZIONE,NELL AMORALITA,NELLA DROGA,NELLA DEGENERAZIONE DEI COSTUMI ,NELLA DISTRUZIONE DELLA COMPONENTE IDENTITARIA DEL POPOLO ITALIANO EPPURE IN QUESTO DRAMMA RICORDARE L UOMO CHE FECE DI TUTTO PER INNALZARE IL DESTINO DELL ITALIA E CONSIDERATO UN CRIMINE.
CAMERATA SEBA
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martedì, 27 luglio 2010

Afghanistan, i servizi segreti degli Usa: guerra fallita, Pakistan aiuta i talebani

Tratto da ilMessaggero ROMA (26 luglio) – Più di 90 mila documenti e rapporti segreti militari americani sulla guerra in Afghanistan sono stati forniti dal sito Wikileaks – che promuove la diffusione di informazioni segrete – ai media, rivelando una mole di notizie finora tenute nascoste: secondo l’intelligence americana il conflitto afghano è fallimentare. I documenti sono stati passati al New York Times, al britannico Guardian e al tedesco Der Spiegel che ne forniscono ampi dettagli sui loro siti online.
«Il Pakistan aiuta gli insorti in Afghanistan», titola il New York Times, aggiungendo che Islamabad, ufficialmente alleata degli Usa, permette ai suoi agenti di «incontrare direttamente i talebani in sessioni strategiche segrete per organizzare reti di gruppi militanti che combattono contro i soldati americani in Afghanistan, e persino ordiscono complotti per assassinare leader afghani». Alcuni dei rapporti – prosegue il Nyt – sostengono che «l’intelligence pachistana agisce insieme ad Al Qaida per pianificare attacchi», anche se è difficile stabilire un «legame diretto tra l’Isi (L’Inter Services Intelligence) con Al Qaida».
«La massiccia fuga di documenti rivela la verità dell’occupazione» titola il Guardian, aggiungendo: «Centinaia di civili uccisi dalle truppe della coalizione»; «Unità sotto copertura a caccia di leader “vivi o morti”»; «Aumento esponenziale degli attacchi dei talebani contro la Nato». Il giornale afferma che i dossier mostrano che gli Stati Uniti hanno «nascosto le prove che i talebani hanno acquisito micidiali missili terra-aria»; che «il crescente uso da parte dei talebani di ordigni artigianali ha causato un massacro, uccidendo oltre 2.000 civili»; che «la coalizione stia usando sempre più i droni guidati da una base nel Nevada per dare la caccia e uccidere i talebani». «Esplosiva fuga di notizie fornisce l’immagine della guerra vista da chi la sta combattendo», titola Der Spiegel nella sua edizione internazionale. I documenti, aggiunge, «rivelano le vere dimensioni del dispiegamento militare occidentale».
La Casa Bianca ha «fortemente condannato» la fuga di notizie sulla guerra in Afghanistan. In una lunga dichiarazione, il consigliere per la sicurezza nazionale, Jim Jones, sottolinea che l’azione di Wikileaks mette a repentaglio «le vite sia di americani, sia dei nostri partners, e rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza nazionale». «Gli Stati Uniti condannano con forza la pubblicazione di informazioni classificate da parte di individui e organizzazioni che possono mettere a rischio le vite di americani e dei loro partner, e rappresentare una minaccia per la nostra sicurezza nazionale» ha dichiarato Jones in una nota diffusa dalla Casa Bianca. «Wikileaks – ha aggiunto Jones – non ha fatto alcuno sforzo di contattarci circa questi documenti. Il governo degli Stati Uniti ha appreso da organizzazioni giornalistiche che questi documenti sarebbero stati pubblicati. Queste fughe di notizie irresponsabili non avranno alcun effetto sul nostro impegno ad approfondire i rapporti con Afghanistan e Pakistan, per sconfiggere i comuni nemici e sostenere le legittime aspirazioni del popolo afghano e del popolo pachistano».
Jones precisa che i documenti coprono un periodo che va dal gennaio del 2004 al dicembre del 2009. «Proprio per la grave situazione che si era creata nel corso degli anni, il presidente Obama ha annunciato la nuova strategia, basata su un sostanziale incremento di risorse in Afghanistan, e un accresciuta concentrazione sui rifugi sicuri di Al Qaida e dei talebani in Pakistan» ha sottolineato il generale Jones.
«Questo cambio di strategia, che rappresenta tutta una nuova serie di sfide in Afghanistan, è stato oggetto di un’approfondita revisione lo scorso autunno» ha proseguito il generale Jones. «Sappiamo che abbiamo di fronte sfide molto serie, ma se all’Afghanistan venisse permesso di defilarsi, noi dovremmo nuovamente affrontare minaccia dai gruppi estremisti violenti come Al Qaida, che avrebbe più spazio di manovra. È questa la ragione per cui siamo concentrati nello smantellare i Talebani, per costruire un Afghanistan capace di assumersi le proprie responsabilità per costruire il suo futuro. Gli Stati Uniti – ha aggiunto Jines – restano impegnati al sostegno di un forte, stabile e prospero Afghanistan».
Il sito Wikileaks, diffondendo i documenti riservati sulla guerra in Afghanistan, ha provocato «danni potenziali» alle truppe americane e a quelle degli altri paesi alleati. Lo afferma un portavoce del Pentagono indicando che l’analisi dei dossier prenderà giorni se non settimane.
«Mi piace schiacciare bastardi»: Julian Paul Assange, il fondatore di Wikileaks – in un’intervista pubblicata dallo Spiegel on line – parla delle motivazioni che lo hanno spinto a rendere pubblici i «diari di guerra» afghani, che «oscurano tutto quanto è stato precedentemente detto sul conflitto in Afghanistan». I documenti – aggiunge – «cambieranno la nostra prospettiva non solo sulla guerra in Afghanistan ma su tutte le guerre moderne».Assange, 39 anni, australiano, afferma che tutto questo materiale «fa luce sulla brutalità e sudiciume quotidiani della guerra». «Modificherà l’opinione pubblica e farà cambiare la posizione di chi ha influenza politica e diplomatica».
L’ambasciatore pakistano negli Stati Uniti, Husain Haqqani, ha definito «irresponsabile» la decisione presa da organi di stampa di pubblicare documenti ‘classificati« relativi alla guerra in corso in Afghanistan. In una nota diffusa in tarda serata a Washington, Haqqani ha confermato il »pieno impegno« del suo Paese nella lotta contro i ribelli, precisando che le informazioni rivelate da Wikileaks contengono informazioni «inesatte e che non riflettono la realtà sul terreno. Gli Stati Uniti, l’Afghanistan e il Pakistan sono partner strategici e cercano insieme di sconfiggere militarmente e politicamente Al Qaida e i suoi alleati talebani» ha aggiunto.
Mullen: Bin Laden protetto in Pakistan. I massimi dirigenti di Al Qaida, compresi Osama bin Laden ed il suo vice Ayman Al Zawahiri, si nascondono e sono protetti in Pakistan. Lo ha sostenuto il capo degli Stati maggiori interarmi americano, ammiraglio Mike Mullen. In una conferenza stampa a conclusione di una sua visita in Afghanistan, scrive l’agenzia di stampa Pajhwok, Mullen ha confermato di aver sollevato la questione della presenza dei leader del gruppo terroristico con le autorità di Islamabad chiedendo loro una azione più energica nello smantellamento delle basi di Al Qaida. L’alto ufficiale americano ha lodato il comportamento delle autorità pachistane che «hanno catturato ed ucciso più terroristi di ogni altro paese al mondo», auspicando tuttavia che i servizi di intelligence (Isi) ed i dirigenti politici di Islamabad possano accentuare il loro sforzo contro Bin Laden ed i suoi.
postato da: sebastia11 alle ore 17:39 | link | commenti
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venerdì, 23 luglio 2010

IL KOSOVO è SERBIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
BRUXELLES  - La proclamazione dell'indipendenza del Kosovo non è un atto contrario al diritto internazionale. Lo afferma la Corte di giustizia dell'Onu nel parere consultivo pronunciato oggi all'Aja.
"La legge generale internazionale non contiene proibizioni all'indipendenza. Di conseguenza la dichiarazione (di indipendenza del Kosovo, ndr) non ha violato la legge generale internazionale", ha dichiarato il presidente della Corte di giustizia dell'Aja, che sta ancora leggendo le ragioni che hanno portato al verdetto.
La proclamazione di indipendenza del Kosovo è coerente anche con la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite in quanto la risoluzione non contiene proibizioni all'indipendenza. Lo afferma la corte di giustizia dell'Onu nel parere consultivo sullo status indipendente del Kosovo reso oggi all'Aja. Secondo i giudici della Corte, la 1244 "non preclude" la proclamazione dell'indipendenza fatta dal Kosovo il 17 febbraio 2008, in quanto i due strumenti "operano su livelli diversi". Al contrario della 1244, la dichiarazione di indipendenza "é un tentativo di determinare lo status del Kosovo". Per i giudici, la 1244 "non contiene proibizioni" alla dichiarazione di indipendenza e non può essere quindi interpretata come un ostacolo all'indipendenza. Con la risoluzione Onu 1244, adottata nel 10 giugno del 1999, la comunità internazionale aveva posto il Kosovo sotto l'amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite dopo che i bombardamenti Nato avevano posto fine a due anni di guerra tra la Serbia e l'etnia kosovara albanese.
MINISTRO ESTERI,ORA DIALOGO CON SERBIA TRA PARI - Dopo il verdetto sulla legalità della proclamazione di indipendenza del Kosovo, da parte della Corte di giustizia dell'Onu, oggi all'Aja, "ci aspettiamo che la Serbia venga verso di noi per discussioni": è il primo commento del ministro degli esteri del Kosovo Skender Hyseni, al termine della lettura del parere consultivo. 'Le discussioni devono però avvenire entro Stati sovrani", ha chiarito Hyseni. Finora la Serbia ha sempre rifiutato di riconoscere lo status indipendente del Kosovo. Dopo il verdetto odierno, Hyseni ha detto di aspettarsi che anche i cinque paesi europei che non hanno ancora riconosciuto la proclamazione del 17 febbraio 2008 (Spagna, Romania, Grecia, Slovacchia e Cipro), riconoscano ora l'indipendenza del Kosovo.
PRESIDENTE SERBIA, NON LO RICONOSCEREMO MAI - La Serbia non riconoscera' mai l'indipendenza del Kosovo. Lo ha affermato il presidente serbo Boris Tadic, commentando il parere della Corte internazionale dell'Aja, secondo il quale l'indipendenza del Kosovo non viola il diritto internazionale.
INDIPENDENZA RICONOSCIUTA DA 69 PAESI - A riconoscere il Kosovo come stato indipendente e sovrano sono 69 paesi in tutto il mondo, sui circa 200 rappresentanti nell'assemblea delle Nazioni Unite. Dal momento della proclamazione unilaterale dell'indipendenza dalla Serbia, il 17 febbraio del 2008, il processo di riconoscimento è andato avanti in modo rallentato, rispetto alle attese di Pristina che puntava ad essere riconosciuta da almeno 100 paesi entro la fine del 2008.
La comunità internazionale attende il parere della Corte di giustizia dell'Onu che, benché solo consultivo, è destinato ad incidere molto sulle prospettive future.
USA MA NON RUSSIA - Gli Usa hanno subito riconosciuto il Kosovo indipendente e anche ieri il vice presidente americano Joe Biden ha ribadito l'appoggio statunitense al nuovo status di quella che viene ormai considerata un ex provincia serba. La Russia invece, paese che fa parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu, si è sempre rifiutata di riconoscere la secessione del Kosovo, schierandosi con le ragioni della Serbia.
MOSCA: DECISIONE CORTE NO BASE LEGALE PER INDIPENDENZA - La Russia sostiene che la decisionedella Corte di giustizia all'Aja, secondo cui la proclamazione di indipendenza del Kosovo non viola il diritto internazionale, non costituisce una ''una base legale per l'indipendenza del Kosovo''. Mosca, che non riconosce l'indipendenza del Kosovo, ribadisce inoltre che la sua posizione ''resta immutata''. Lo afferma il ministero russo degli Esteri in un comunicato.
NELLA UE SI' DA 22 - Ventidue stati membri della Ue, tra cui l'Italia, hanno riconosciuto il Kosovo indipendente. Sono però ancora cinque i paesi che non si sono uniformati a livello europeo: Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro. La maggioranza di loro teme che il Kosovo rappresenti un precedente per rivendicazioni autonomiste interne.
DENTRO IL FMI E BANCA MONDIALE, NON ONU - Il Kosovo è diventato il 186/mo membro del Fondo monetario internazionale (Fmi), da cui ha ricevuto proprio oggi un prestito, e della Banca mondiale, ma non è ancora riuscire ad entrare a far parte dell'Onu. La Serbia si oppone nettamente e senza il suo consenso non è possibile l'ingresso.
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Fiat produrrà in Serbia, Sacconi: riaprire il tavolo
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PESCARA - ''Credo che si debba quanto prima riaprire un tavolo tra le parti per discutere l'insieme del progetto Fabbrica Italia, cioe' quel progetto che vuole realizzare investimenti nel nostro Paese se accompagnati da una piena utilizzazione (rpt, utilizzazione) degli impianti secondo il modello gia' concordato a Pomigliano''. Lo ha detto a Pescara il ministro del Welfare e del Lavoro, Maurizio Sacconi. ''Io credo - ha aggiunto il ministro - che ci sia modo di saturare i nostri impianti alla luce dei buoni risultati che il gruppo sta conseguendo negli ambiziosi progetti che si e' dato. Certo - ha concluso - occorrono relazioni industriali cooperative perche' invece le attivita' che in qualche modo fermano la produzione, minoranze che bloccano la produzione, non incoraggiano questi investimenti''.
BERSANI: BERLUSCONI? E' IMPEGNATO NEL FRUTTETO - Berlusconi, pur essendo Ministro dell'Industria ad interim, non si occupa della vicenda Fiat perche' ''e' imegnato nel frutteto, con le mele marce''. Lo ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, criticando il silenzio del governo sull'annuncio di Marchionne di voler portare da Mirafiori in Serbia alcune produzioni. Bersani ha prima chiesto al governo la convocazione di un tavolo su tutti i dossier dell'azienda torinese, poi ha aggiunto: ''non pretendo che sia il ministro dell'Interim a farlo, ma chi nel governo puo', lo convochi''. Ai cronisti che gli hanno chiesto perche' non pretende che sia Berlusconi a prendere l'iniziativa, visto che e' il ministro competente, Bersani ha replicato: ''e' impegnato nel frutteto, con le mele marce''. ''CHi apre il tavolo FIat? ha chiesto Bersani, che ha aggiunto: ''vogliamo per l'occasione fare uno straccio di ministro dello Sviluppo o lo vogliamo di legno?''.
CALDEROLI: SERBIA? NON STA IN CIELO NE' IN TERRA - ''La Fiat in Serbia? L'ipotesi ventilata da Marchionne non sta ne' in cielo ne' in terra. Se si tratta di una battuta, magari fatta per portare a piu' miti consigli i sindacati, sappia che comunque non fa ridere nessuno, diversamente sappia che troveranno da parte nostra una straordinaria opposizione''. Lo dice il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli. ''Non si puo' pensare di sedersi a tavola, mangiare con gli incentivi per l'auto e gli aiuti dello Stato e poi - aggiunge - alzarsi e andarsene senza nemmeno aver pagato il conto''.
CASINI: PRODUZIONE ALL'ESTERO E' PERDITA COMPETITIVITA' ITALIA - Lo spostamento all'estero della produzione Fiat ''e' un elemento di grandissima preoccupazione''. Lo sostiene il leader Udc, Pierferdinando Casini, a margine di un convegno organizzato dal suo partito sul ricambio generazionale in politica. ''La Fiat deve stare sul mercato - aggiunge Casini - per cui non si puo' darle la croce addosso, ma per l'Italia e' un altro elemento di perdita di competitivita' del sistema. E' un elemento, lo ripeto, di grandissima preoccupazione''.
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