sabato 19 novembre 2011

Quelli che licenziano sono del Pd
Merloni (Pd) manda a casa 600 operai
Dario Franceschini
Mentre Dario Franceschini urla e sgomita per difendere le proposte anticrisi del Pd, dall'assegno mensile di disoccupazione (bocciato da Camera e Senato) al contributo obbligatorio per i redditi superiori a 120mila euro, la "sua deputata", Maria Paola Merloni annuncia la chiusura dello stabilimento Indesit di None (Torino).
Non sempre, per mettere in difficoltà un partito, serve una sconfitta elettorale. A volte basta una lavastoviglie. Lo sa bene Dario Franceschini che, mentre urla e sgomita per difendere le proposte anticrisi del Pd, dall'assegno mensile di disoccupazione al contributo obbligatorio per i redditi superiori ai 120mila euro, deve affrontare la prima grande spaccatura della sua gestione. Il tutto per una lavastoviglie. O meglio per quelle 770.000 lavastoviglie che, nel 2008, sono state prodotte nello stabilimento Indesit di None in provicia di Torino.
Ebbene, lo scorso 5 marzo, con un comunicato stampa piuttosto asettico, l'azienda di Fabriano ha comunicato di aver proposto all'unione industriali torinese la chiusura dell'impianto. Risultato? Circa 600 persone a rischio licenziamento. «Malgrado gli sforzi - ha spiegato Indesit - la domanda di mercato è stata molto al di sotto delle previsioni. Di conseguenza l'azienda non ritiene sostenibile la produzione in entrambi gli stabilimenti di None e Radomsko (Polonia). La decisione di mantenere lo stabilimento polacco a scapito di quello torinese è dovuta esclusivamente a criteri di competitività internazionale». Cose che purtroppo succedono, soprattutto in un periodo in cui la crisi sta mettendo in ginocchio l'economia di molti Paesi. E non c'è dubbio che quei 600 disoccupati abbiano scatenato l'indignazione di Franceschini e del Pd tanto quanto i cassintegrati Fiat o i dipendenti in mobilità di grandi aziende come Motorola.
Chissà, forse è stato pensando a loro che il segretario Democratico ha deciso di lanciare l'idea di un assegno mensile di disoccupazione. Ma Indesit non è né Fiat, né Motorola. Soprattuto per il Pd. A largo del Nazareno Indesit vuol dire anzitutto Maria Paola Merloni, deputata Democratica e figlia di Vittorio, presidente dell'azienda (lei siede nel consiglio di amministrazione ndr). E a questo punto la domanda sorge spontanea: ma come, Franceschini si preoccupa dei disoccupati e Merloni licenzia? Più o meno lo stesso dubbio è venuto a un gruppo di deputati piemontesi del Pd capitanati dal responsabile Lavoro del partito Cesare Damiano, che ieri ha presentato un'interrogazione al ministro del Lavoro per chiedergli di intervenire sulla vicenda promuovendo un tavolo di confronto tra governo e sindacati.
Il testo fa riferimento alla delicata situazione dello stabilimento di None e sottolinea come «fino alla vigilia delle ferie estive la Indesit affermava che, nonostante alcuni problemi di concorrenza, l'azienda era da considerarsi sana». Quindi, citando «notizie di stampa», spiega che l'intenzione del gruppo dirigente aziendale sarebbe di licenziare in Italia per assumere in Polonia dove, proprio per questo, riceverebbe risorse statali. Il tutto «con un vero e proprio "dumping sociale" a scapito dei nostri lavoratori».
Il tutto dopo che, ricordano i deputati Pd, il governo ha varato lo scorso 10 febbraio un decreto legge che «prevede incentivi anche per l'acquisto di elettromestici». Misura «sicuramente parziale», ma che potrà comunque servire a rimettere in moto il mercato. Insomma, che senso ha lasciare a casa 600 lavoratori? Anche per questo tre dei firmatari, i parlamentari Stefano Esposito, Giorgio Merlo e Antonio Boccuzzi, si rivolgono direttamente alla collega Merloni, chiedendole dopo giorni di «silenzio assordante della proprietà», di far sentire la propria voce. In fondo, spiegano, «i lavoratori ci chiedono coerenza tra le parole e i fatti».
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mercoledì, 18 marzo 2009

CRESCE L INSICUREZZA  A VENEZIA
Aggredita in calle, un gondoliere la salva
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Una 25enne di Cannaregio è stata assalita da un uomo lungo fondamenta della Misericordia, in una zona spesso frequentata da balordi
(PL.T.) Aggressione e tentata violenza a una ragazza veneziana lunedì sera da parte di un ubriaco, uno straniero probabilmente originario dell'est europeo, all'altezza del sottoportego dell'Aseo, lungo fondamenta della Misericordia a Cannaregio. La vicenda poteva concludersi tragicamente se, quando il bruto aveva già abbrancato la ragazza, non fosse passato un gondoliere, insieme alla famiglia, che lo ha affrontato e lo ha messo in fuga. Il luogo dell'aggressione, un sottoportego buio a due passi dal Betania, la nota mensa della Caritas, è spesso ritrovo, attorno alle ore dei pasti, di frequentatori della mensa che, seduti sulle spallette del ponte a bere, in più di un'occasione avrebbero disturbato residenti e passanti. Tanto che una commerciante della zona proprio poche sere prima della'aggressione aveva chiamato la polizia per disperdere un capannello di ubriachi che, oltre a disturbare i passanti e spaccare bottiglie per terra, stava importunando le donne di passaggio.
      La ragazza aggredita, una 25enne residente in zona, stava aspettando il proprio fidanzato quando gli si sarebbe parato davanti il suo aggressore, totalmente ubriaco, che già pochi attimi prima aveva già molestato un'altra ragazza. L'uomo, alto più di un 1 metro e 80, robusto e dai capelli scuri, dopo aver rivolto qualche parola incomprensibile alla ragazza, la avrebbe afferrata alle spalle intanto che lei cercava di scantonare, e sospinta verso una calletta vicina piuttosto buia intanto che la palpeggiava.
      In soccorso della ragazza è intervenuto un gondoliere residente in zona, che stava tornando a casa insieme alla moglie e alla figlia di 4 anni. L'uomo ha affrontato l'aggressore, permettendo alla ragazza di divincolarsi e di scappare. «Ho visto quest'omone grande e grosso, evidentemente ubriaco, che aveva come “placcato” la ragazza - spiega – l'ho spintonato e così la ragazza ha potuto allontanarsi. L'uomo allora, sui 25 anni, con un marcato accento dell'Europa orientale, mi ha insultato per qualche minuto cercando la rissa, prima di scappare a sua volta». A questo punto anche il gondoliere se ne è andato, accompagnando la moglie e la figlia a casa. «La questione è finita bene – conclude il gondoliere – certo, dagli atteggiamenti che ho visto in quel tipo non so come poteva andare a finire se in quel momento non fosse passato nessuno».
     
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La Lega legata

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Tratto da Thule-blog Si può ancora parlare di una casta o non sarebbe più corretto usare il plurale? Perchè non trattare dei manager che hanno così indefessamente contribuito ad affossare l’Italia legati a doppio filo con il sistema politico-mafioso che soggiace alle loro nomine? E cosa dire dei lauti stipendi da questi percepiti degni di killer assoldati per uccidere silenziosamente l’economia ed ingrossare le tasche loro e dei loro padrini?
Di fronte a loro si è con le mani legate. Lega compresa.
Bocciato il tetto massimo agli stipendi dei manager
Non ci sarà alcun tetto massimo agli stipendi dei manager per quelle aziende che percepiranno aiuti di Stato a causa della crisi. Lo aveva proposto la Lega proponendo di fissare il paletto a 350mila euro. Così come non sono stati accettati gli emendamenti della stessa per ridurre i membri dell’Autorità per l’energia e per limitare a 350mila euro lo stipendio annuo dei dirigenti di banca.
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Venezia, 17 marzo 2009
L'EDITORIALE
di Roberto Quintavalle
FAVARO VENETO E IL CAMPO SINTI.
GLI ITALIANI A VENEZIA SONO CITTADINI DI SERIE B
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Nel precedente articolo avete letto le varie opinioni dei Mestrini su questa vicenda.
Si, bisogna fare il campo nomadi perche' e' giusto, sono Italiani, no, un referendum costa troppo e c'e' la crisi, no, non li vogliamo, ma dovremmo integrarli, ma perche' costruire addirittura delle case???, ecc, ecc.
Nell'eterna tristezza riguardante cio' che e' accaduto ieri, nulla di nuovo, ci si aspettava l'esito negativo e poi realizzando dalle opinioni ferme dei "comunistas" di mestre e dalle opinioni sempre timide di coloro che cercano sempre di conciliare il diniego con la soluzione per far contenti tutti e cercando in tutte le maniere di non essere dipinti come dei mostri anti-diluviani, restiamo sempre piu' nella convinzione che il tracollo sociale a Mestre e Venezia e' sempre piu' vicino per un ovvio principio fisico di ebollizione che potrebbe arrivare al culmine in qualsiasi momento, e la causa potrebbe essere individuata non nella reazione estorta dall'esasperazione del continuo sopruso e ne' da motivazioni che per noi che proveniamo da una determinata comunita' politica potrebbero essere definite "romantiche", ma dal vuoto e dall'ebetismo che ormai sovrasta in terraferma, prodotto da un sistema che prevede solo futuri oligarchici, intere popolazioni considerate carne da macello e opposizioni perennemente zoppe e accecate dal luminio della poltrona dato che la loro democrazia cosi' esige, opposizioni poste la', buttate nel crogiuolo a far presenza e naturalmente l'obiettivo generazionale della formazione della gioventu' guardiana del sistema costituito, cio' in nome della liberta' di drogarsi, nella liberta' di essere migranti, nella liberta' dell'ottenere senza corrispettivo, un'autentica retroguardia decennio dopo decennio sempre piu' sgretolata come quella di ieri al municipio di Mestre, dalle P38 alle uova.
Nella democrazia dei ladri e dei servi dove tutto cio' che e' numero e' basilare per determinare una maggioranza, 12500 e passa firme che hanno rappresentanto un dissenso popolare non sono bastate.
Comunque no,  non e' successo nulla di cosi' importante ieri, ne abbiamo gia' parlato anche troppo di questi temi, delle mire speculative edilizie in quel campo nomadi, specie della anti-Italiana legge regionale n.54 -22.12.1989 sulle regalie da dare ai Rom e ai Sinti in quanto a pilastri della societa', nemmeno modificata di una virgola in tre lustri dall'eterno e stanco governo regionale targato PDL, ma il terreno non e' arido come potrebbe sembrare, anzi...
Si e' visto gente con striscioni di carta, i soliti cartellonisti, si sono udite le gride di dissenso e poi le risse verbali e quasi fisiche, i consueti comunisti tutti denunciati (forse...) per manifestazione non autorizzata ma sempre puntualmente presenti dove essi vogliono andare, ma nonostante il solito copione ricordiamoci che è stato negato un diritto costituzionale su motivazioni inique, vale a dire che nel comune di Venezia non si possono proporre quesiti alla popolazione che riguardano cittadini Italiani. Infatti i Rom di Favaro risulterebbero di cittadinanza Italiana, come lo sarebbero quei Maghrebini della scuola media Caio Giulio Cesare di Mestre che hanno fatto fuggire con i figli in braccio famiglie intere di Italiani con la minaccia di spostarli in altre scuole data l'invasione delle classi da costoro. In quel frangente l'assessore alla pubblica istruzione del comune di Venezia Miraglia cosa rispose ? Ma perche' mai ? Sono cittadini Italiani, d'altronde...
Dall'assessorato alla regione gestito dal PDL, nemmeno un fiato, naturalmente.
Sono tutti cittadini Italiani, ecco qual'e' il guasto concetto della sovranita' nazionale e della comunita' d'imperio per la politica attuale, pezzi di carta, burocrazie da espletare e sempre piu' Italiani da pigliare per i fondelli.
A Favaro e' stato facile far breccia per il progetto "Veneziani, cittadini del mondo, Venezia e Mestre citta' di tutti i cittadini" ( Tranne quelli Italiani ), Favaro e' una delle municipalita'che piu' paga lo scotto di una popolazione Italiana sempre piu' vecchia, dell'esodo delle giovani coppie Italiane che preferiscono spostarsi verso l'entroterra con la conseguente sostituzione di stranieri di ogni risma e degli esercizi, specie in questo periodo di crisi sempre piu' in chiusura senza nessun subentrante e cio' e' anche dovuto allo scempio della costruzione non ancora terminata del Tram di Cacciari che ha spezzato in due la cittadina.
Abbiamo denotato in questi anni di scontro sociale e politico sul tema del campo nomadi, Italiani coraggiosi con mutui da pagare per le case che hanno acquistato vicino al campo di quella gente cosi' a modo, Italiani che hanno tentato la via del dissenso moderato alternativo e propositivo supportati dal PDL e dalla Lega Nord, con i risultati visti ieri, ma come loro ricordano sempre l'opposizione perde reiteratamente a Venezia per motivi numerici non per motivi legati alla qualita' e meno male che il sottoscritto nel 2006 e' risucito a portare da solo in veste apartitica 2 volte di seguito 150 persone in piazza a Favaro Veneto in un contesto di collaborazione dei due colossi dell'opposizione troppo flaccida e utile solo per far fare passerella con i media agli attuali consiglieri comunali e segretari di partito. A giugno quando sono ufficialmenti iniziati i lavori del campo, alcuni esponenti della Lega Nord inscenarono una rumorosa protesta addirittura con degli incatenamenti e il sottoscritto allora propose di istituire un presidio permanente, ma quale poteva essere la risposta di tali arditi?
"Restemo do ore e dopo se scalenemo che 'ndemo a casa, giattanto el casin o gavemo fato" ( Restiamo due ore e poi scoglieremo le catena e andiamo a casa, poiche' il clamore lo abbiamo fatto )
Sicuramente quando c'era l'occasione per farlo, occorreva qualcosa di piu' viscerale.
Lo sappiamo, lo scenario e' squallido ma adesso il sistema e' in corto circuito, perche' ha perso per terra la chiave inglese nascosta nei pantaloni. L'ingegneria sociale per lo sradicamento dell'Italianita' e l'instaurazione del caos sociale va attuata ad ogni costo anche negando i principi d'espressione da loro stesso tanto esaltati nel 1948. Costoro adesso sono disposti a non concedere piu' la linfa stessa del loro sistema, il nobile rituale del voto popolare.
Pure nella piccola Favaro si deve sempre tenere a mente il concetto dell'Internazionalismo comunista e ora anche Clericale:
Per assoggettare l'Europa non ci siamo riusciti con il Comunismo nelle masse ne' con i carri armati Sovietici, dovremo riuscirci con l'invasione delle masse aliene.
Ci chiediamo quindi per riuscire a questo intento si fara' tacere il popolo, proprio come con l'Euro e se la gente protestera'?? Verra' repressa, dato che se si reprime una consultazione popolare per arrivare alla censura e magari al carcere il passo non dovrebbe essere lungo. Cosa succedera' con il piano Berlusconi sull'edilizia da 550 milioni di Euro e molta molta gente da accontentare? Un gigante contro i 3.500.000 di Euro sottratti ai cittadini veneziani per le "villette" degli zingari a Favaro Veneto.
Assegneranno tutti gli alloggi a stranieri, cosi i Leghisti si mobiliteranno e poi verremo a sapere che i palazzinari magari sono i mitici imprenditori leghisti del nord-est? O magari dovra' tornare Maroni a Mestre come a Giugno per dire alla gente che la legge va rispettata e che i cittadini Italiani o pardon, Padani non valgono un cazzo, come infatti a fatto ben capire in quella sciagurata serata mestrina.
Lasciando teorie forse impegnative ma reali e assolutamente adattabili ad ogni angolo del nostro continente e paese sott'assedio, torniamo alla nostra citta', nel feudo catto-rosso e' palese ormai che coloro che frignano a Mestre e Venezia riguardo ad un potenziamento adeguato dell'opposizione e coloro che girano con fazzoletti verdi sempre pronti alla protesta ma sempre trattati con indifferenza da quei signori contadinotti che a Roma hanno trovato il filone d'oro, fanno inevitabilmente il gioco del sistema, ma questo di Venezia è un sistema malato e per nulla dotto.
Venezia e Mestre hanno decretato il peggio del peggio per la propria gente e' cio rendera' il terreno fertile a chi avanzera' istanze nazionali efficaci e concrete una volta per tutte, grazie anche a costoro, ma purtroppo per arrivare a cio' si profila necessario ma altresi' inevitabile un ruggito di rabbia da parte di chi veramente non ce la fa piu' con la probabilita' che tale ruggito possa essere privo d'identita', solo rabbia pertanto fuori dal supporto della politica intransigente ma concreta e responsabile, l'unica che possa fare la differenza rispetto al miagolio moderato.
L'assoluto vuoto talentuoso, dirigenziale e di partecipazione politica nel sistema Veneziano e' unico nel suo genere nel cattolicissimo nord-est e cio' lo rende troppo instabile rispetto ad altre realta' limitrofe tipo Verona o Vicenza. Cosa potrebbe succedere dato che il black-out gestionale del potere e delle clientele potrebbe portare a scenari d'emergenza inquietanti?
Cosa puo' succedere se la legalita' non verra' ripristinata al piu' presto dato che ora a Venezia hanno perso la bussola in maniera tale che addirittura una giunta comunale che andrebbe commissariata subito per molti altri motivi, vieta al popolo di esprimersi?
Sembra quasi incredibile come il sistema democratico proceda a Favaro come in tutta Europa nella sua folla corsa verso l'implosione.
Roberto Quintavalle
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martedì, 17 marzo 2009

Globalizzazione e guerriglia islamica in Europa

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Anche nell’ estremo nord della nostra Europa, nella terra di coloro che furono i temuti guerrieri e navigatori Vichinghi si respira aria di “guerra santa” islamica. Il pretesto per scatenare un vero inferno, per mettere in fuga le forze dell’ ordine, con furibondi scontri dove decine di mezzi della polizia sono stati distrutti e molti  agenti   rimasti feriti o contusi, è stato l’incontro di Tennis di Coppa Davis che si giocava a Malmoe nel sud del paese, incontro a cui prendeva parte un tennista israeliano, Così migliaia di musulmani di varie nazionalità provenienti da paesi arabi ma stabilmente presenti in Svezia hanno pensato bene di darsi appuntamento per sventolare per l’occasione bandiere Palestinesi e manifestare tutto il loro dissenso verso la politica di Israele;  ma la manifestazione anti-israeliana pur trovando la nostra solidarietà per il popolo Palestinese, ha suonato  come un tamburo di guerra, come un qualcosa che è andato oltre gli odi politico-etnici del lontano medio-oriente, un qualcosa che in questo caso ha assunto  il significato dell’ ennesima prova di forza della presenza musulmana in Europa. Non è un caso infatti che nella Scandinavia settentrionale in prossimità del Polo Nord è in progetto la più grande moschea del mondo. Qualche anno fa un ragazzo di 16 anni venne barbaramente assassinato a Stoccolma mentre, in tarda notte aspettava l’ autobus, perché riconosciuto come attivista dei nazionalisti svedesi; gli autori furono identificati in ragazzi immigrati musulmani poco più grandi di lui.  Ormai  dilaga la violenza e l’odio represso  verso il nostro continente, in  Francia e Belgio  la guerriglia etnica delle periferie urbane popolate di immigrati nord-africani, periodicamente la fa da padrona, come dimostra  il recentissimo episodio avvenuto a Parigi dove adesso si pianificano attacchi alle forze dell’ordine. In Italia  le preghiere islamiche   dinanzi le nostre chiese sono un segnale ben preciso e non meno rassicurante che l’Islam radicale lancia alla nostra civiltà con la sua forza dei numeri e con la presenza di milioni e milioni di maomettani nelle nostre città. Dal mediterraneo al mare del nord, l’ integralismo controlla ed educa milioni di immigrati nel ventre delle nostre Patrie Europee: uomini e donne  di origine araba che dispongono di passaporti europei, si misero in evidenza anche quando giocò la nazionale Algerina in Francia invadendo lo stadio  con bandiere Algerine, fischiando l’inno nazionale francese, incontro  amichevole tra Francia ed Algeria che doveva sancire la riconciliazione tra i due paesi dopo il trascorso  coloniale  francese. O ancora peggio cittadini islamici europei che finanziano attentati nel mondo  indistintamente contro tutto ciò che è occidentale, uccidendo europei in   Malesia Egitto ecc…come gli attentatori dell’11 settembre  e più recentemente in India, dove per i mandanti si è trovata una pista che porta a Brescia all’interno della comunità pakistana. Le cause di tutto ciò hanno radici lontane e complesse e si identificano nei nemici più vecchi del mondo, fautori della globalizzazione che pur partendo apparentemente da due direzioni opposte in realtà sono sinergicamente convergenti: da una parte i signori delle multinazionali, fautori del libero mercato, oggi assolutamente legati agli Stati Uniti e a una rete filo-israeliana che detta le scelte politico-economiche del pianeta,   nel disprezzo più totale di  tutte le  leggi che regolano la vita degli uomini e dell’ esistenza,  mirando alle cancellazione della sovranità delle singole nazioni con tutti i loro caratteri distintivi, di etnia, lingua e cultura. Tutto ciò in nome di un potere sovrannazionale  per l’attuazione   dei loro interessi.  Un  sistema per uccidere silenziosamente i popoli, usando come arma le migrazioni di massa dal terzo mondo verso la vecchia Europa, creando le comunità di uomini senza anima, asettiche, svuotate da ogni vincolo identitario e culturale: solo massa, pronta al consumo e alla produzione  e quindi al sostentamento meccanico di questa globalizzazione. Dall’ altra parte abbiamo invece quelli che dovrebbero esseri i buoni, o meglio coloro che si  spacciano per tali, ma che in realtà nel migliore dei casi sono solo degli utili idioti: i neo post-comunisti anarchici punk bestia, mutanti genetici di ogni sorta e colore dei centri “asociali” che si definiscono no-global, ma in realtà poi parlano di un bel villaggio globale eternamente in festa. Quindi non sono contro la globalizzazione ma contro una certa globalizzazione,  e cioè quella della eguaglianza sociale e della anarchia delle mille tribù, tribù di uomini senza anima senza più alcuna identità che poi puntualmente convergono sinergicamente verso il progetto di sfruttamento di massa dei loro amici liberisti e sionisti, uomini ed individui sradicati dai loro paesi che faranno figli disadattati nelle metropoli di Europa, uomini senza storia, uomini senza anima, il “pasto caldo” che i rossi servono alla globalizzazione.A questo punto ecco che si inserisce un terzo incomodo tra queste due fattori destabilizzanti ed eversivi non solo per la cultura e l’ identità europea  ma mondiale  in generale,  l’ Islam come  terza forza della globalizzazione, nella prospettiva di un  progetto di dominio  Islamico sull’intero   pianeta. Un terzo incomodo inaspettato e sottavalutato ma che adesso fa sentire la sua voce In Europa dove vi sono milioni di musulmani. Questi non si sono piegati né alla società liberista né alle scorie del residuato ideologico anarco-comunista, ma con la loro forza dei numeri (demograficamente in crescità su noi europei ) e di una ben precisa identità adesso mirano all’ integrazione della disintegrazione, un implosione silenziosa nel cuore dell’ Europa, dove se questi ritmi eversivi saranno mantenuti  assisteremo in  futuro allo scontro finale  con la civiltà della mezza luna in una “nuova Palestina tutta europea”.
Piero Sciacca
http://www.fiammasicilia.it/Palermo_fatti.htm
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lunedì, 16 marzo 2009

VIOLENZE NO GLOBAL
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Mestre. Schiaffi, risse e contestazioni:
sospeso il consiglio sul campo Sinti
Casarini colpisce Boraso. Callegari denuncia: «Un vigile mi ha preso per il collo». Cacciari: «Nessuna retromarcia»
MESTRE (16 marzo) - È cominciato ed è stato subito sospeso per un quarto d'ora il consiglio comunale di Mestre per affrontare il tema della richiesta di referendum promosso dalla Lega Nord sul campo dei Sinti previsto a Favero Veneto. Il sindaco Cacciari ribadisce: «Non si torna indietro».

L'edificio di via Palazzo che ospita l'assemblea civica è letteralmente blindato da polizia e guardia di Finanza in assetto antiguerriglia: un provvedimento assunto dal questore per contrastare la presenza di una ventina di disobbedienti che hanno inscenato una protesta antileghista: cartelli, striscioni, un impianto audio a tutto volume e lanci di uova hanno accolto i consiglieri comunali che arrivavano a palazzo.

Il presidente del consiglio comunale Renato Boraso di Forza Italia è stato colpito al volto da una sorta di piccolo ceffone che gli ha riservato il leader dei disobbedienti Luca Casarini dopo che lo stesso Boraso gli aveva teso la mano.

All'interno del consiglio altri cartelli, questa volta sollevati da rappresentanti della Lega contro la realizzazione del campo nomadi. «Il questore e il comandante dei Vigili - si è lamentato in apertura di seduta Alberto Mazzonetto della Lega Nord - non hanno fatto ciò che dovevano fare per garantire il dibattito democratico. Questa giunta accompagnata da questi squadristi vorrebbero imporre il loro ordine alla città».

Ma sono nemmeno mancate le accuse ai vigili urbani. In una accesa discussione con qualche spintone scoppiata a margine del consiglio comunale è rimasto coinvolto e contuso il parlamentare della Lega Nord Corrado Callegari. «Sono intervenuto - spiega lo stesso parlamentare - perché c'era una diatriba tra i vigili e il pubblico. Quando ho cercato di intervenire un vigile mi ha preso per il collo da dietro. Ho ancora le lesioni sul collo».
Callegari, che ha annunciato la formalizzazione di una denuncia, ha quindi aggiunto «evidentemente dopo le squadre fasciste di Tommaso Cacciari, questi sono i nuovi metodi del Comune».

La risposta di Cacciari. Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha ricordato che ormai ogni passo è stato compiuto: «Democrazia, discussione e ora la decisione - ha detto Cacciari - Berlusconi docet».

Il sindaco ha ricordato che sul campo Sinti sono state svolte moltissime indagini. «I comitati contrari - ha aggiunto - sanno benissimo per aver lavorato assieme a noi un anno che luoghi e localizzazioni diverse per questo campo non ce ne sono».
La decisione, ha ricordato il sindaco, è stata presa dodici anni fa in accordo con la Regione: «E anche dodici anni fa la Regione non era certamente di sinistra. Questa decisione - ha concluso Cacciari - l'abbiamo portata avanti attraverso procedure democratiche: tutti i ricorsi al Tar sono stati regolarmente bocciati».

Rissa sfiorata tra Speranzon (An) e Caccia (Verdi). Solo l'intervento di alcuni agenti di polizia e vigili urbani ha di fatto evitato che il capogruppo di An Raffaele Speranzon e il capogruppo dei Verdi Giuseppe Caccia venissero a contatto. Speranzon si era infatti avventato verso Caccia dopo che questi si era rivolto con termini giudicati offensivi a un cittadino che tra il pubblico contestava il suo intervento. Prontamente poliziotti e vigili hanno evitato che i due consiglieri venissero alle mani.
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CONTINUANO LE VIOLENZE DEGLI IMMIGRATI NEL VENEZIANO

Jesolo. Agguato in spiaggia: abusivi
prendono a sprangate i vigili urbani

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JESOLO (16 marzo) - Un normale controllo dei vigili urbani, sabato scorso a Jesolo nella zona dell'arenile di piazza Trieste, si è trasformato in una sorta di agguato: due "vu cumprà" abusivi hanno infatti preso a sprangate i quattro agenti, poi si sono dati alla fuga. Il giorno precedente, a Venezia, un gondoliere e il titolare di un banchetto sono stati aggrediti da alcuni venditori abusivi africani.

I vigili stavano controllando la zona della spiaggia per dei controlli di routine contro l'abusivismo commerciale quando si sono imbattuti nei due senegalesi. Orologi, borse e tutto l'armamentario che ogni bagnante conosce a memoria: questi gli oggetti che i vigili hanno iniziato ad esaminare, assieme ovviamente ai documenti dei due.

Tutto tranquillo, finché uno dei due "vu' cumprà", inaspettantamente, non ha preso una spranga e ha cominciato a tirare fendenti contro i quattro agenti.
Colpi schivati solo grazie a scatti istintivi, ma che avrebbero potuto causare brutte ferite ai vigili. I due abusivi, dopo aver scatenato la confusione sono riusciti a darsi alla fuga. I quattro agenti della polizia locale sono invece dovuti ricorrere alle cure ospedaliere, fortunatamente senza riportare danni gravi.

Le reazioni politiche a questo episodio sono state di preoccupazione e non sono mancate le richieste di una magigor sorveglianza e tutela dei cittadini, visto che con l'arrivo della bella stagione si prevede un'invasione dei commercianti abusivi sul litorale. La Lega ha già predisposto un potenziamento delle ronde sulla spiaggia.
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venerdì, 13 marzo 2009

RIESPLODE LA TENSIONE A VENEZIA
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Commerciante aggredito dai vu’ cumprà
Esplode la tensione in Riva degli Schiavoni. Una quindicina di venditori abusivi ha travolto un gondoliere durante una fuga e poi ha lanciato minacce
Un gondoliere è stato spinto a terra, il titolare di un banchetto è stato aggredito e graffiato al volto in modo molto pesante, tanto che è dovuto ricorrere a cure mediche.
      Dopo un inverno relativamente tranquillo, in riva degli Schiavoni, di fronte al Danieli, si sono riaperte le ostilità tra gli operatori locali e i venditori abusivi africani. Questi ultimi, a dispetto di tutti i divieti, sono tornati in gran numero a Venezia e il risultato è una tensione altissima, quasi palpabile. La crisi economica ha ridotto ulteriormente il portafoglio dei turisti e la concorrenza è fortissima persino tra gli abusivi. Proprio ieri alcuni ambulanti hanno riferito di una rissa tra africani dalle parti di San Filippo e Giacomo proprio a causa dell’episodio che andiamo a raccontare, in quanto per forza di cose le pattuglie in zona saranno intensificate "disturbando" il loro lavoro.
      Il fatto è accaduto verso le 16, con una quindicina di venditori di colore sistemati con le loro borse sul ponte del Vin ad intercettare i turisti. Quando hanno visto la pattuglia in divisa dei carabinieri si sono dati alla fuga per evitare il sequestro della merce e così facendo hanno travolto una turista e un gondoliere che si trovavano sulla loro strada.
      «Ho visto quell’uomo a terra - racconta l’ambulante veneziano mentre si pulisce il volto dal sangue con un fazzoletto - e mi sono precipitato a soccorrerlo. Non l’avessi mai fatto: mi sono saltati addosso e uno di loro mi ha graffiato il viso. Per fortuna dopo sono arrivati i rinforzi: me la sono vista davvero brutta».
      L’episodio accaduto ieri non è stato senza avvisaglie. Da tempo, infatti, i pittori e i titolari dei banchetti in riva degli Schiavoni avvertivano: "Qui la situazione si fa incandescente, prima o dopo scoppia la guerra". E così è stato.
      I controlli in riva degli Schiavoni sono troppo pochi e soprattutto sono effettuati da personale in divisa che ha come unico effetto quello di far correre via ogni volta decine di omoni che non si fermano di fronte a niente e a nessuno.
      «Poco prima dell’aggressione - aggiunge uno dei pittori della riva - un abusivo ha avvertito in modo pesante un gondoliere che gli aveva detto di spostarsi, minacciando di tagliargli la gola. Vogliamo andare ancora avanti con la storiella che queste persone sono miti? Noi siamo stufi di questa situazione e pretendiamo almeno che le regole vengano fatte rispettare».
Arrivano i vigili, cinesi barricati in casa
Setacciate undici abitazioni che servivano da "albergo" anche per 15 persone. Ventuno le persone controllate
Arrivano le forze dell’ordine, e vicino a campo Santo Stefano cinque orientali si barricano in casa per non farsi scoprire. Si è conclusa così la terza fase dell’operazione "Oriente Ospitale", che da metà gennaio ha visto impegnata, nel contrasto dell’immigrazione clandestina e alla ricezione turistica abusiva, la Polizia Municipale, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza.
      Cinquanta gli agenti complessivamente impegnati nei controlli, supportati da sette imbarcazioni. Ventuno le persone identificate, tutte di origine orientale, di cui due espulse per non aver fornito i documenti. Sono stati undici gli immobili interessati dall’indagine, tra i sestieri di San Marco, Santa Croce, Cannaregio e San Polo. Un sistema di ricezione turistica, dedicata in particolare agli asiatici, che offriva, nelle sole abitazioni scoperte ieri, oltre sessanta posti letto. L’operazione è stata coordinata dal vice comandante della polizia municipale, Alfonso Garlisi, e dal sostituto commissario della polizia di Stato, Pasquale De Bellis.
      L’attività era iniziata già nella metà di gennaio, quando un’analoga indagine aveva fatto trapelare una serie di affittacamere abusivi in pieno centro storico. Anche ieri non sono mancati i riscontri positivi. Tanto per cominciare, in alcune delle strutture verificate, gli agenti hanno trovato le prove di un’attività cessata da pochissimi giorni. Gli stessi vicini di casa hanno confermato l’improvvisa chiusura di alcuni affittacamere. Un segnale evidente che l’aumento dei controlli si è già trasformato in un valido deterrente.
      Non tutto però ieri è filato liscio. Al civico 3482 di San Marco, gli agenti si sono trovati davanti ad un imprevisto. I cinque occupanti dello stabile suddiviso in due piani, tutti di origine orientale, non appena hanno viste le divise, si sono barricati in casa. Staccato il campanello, hanno interrotto qualsiasi comunicazione, ed hanno iniziato ad osservare i movimenti della polizia dalle finestre. Dopo una lunga trattativa, le forze dell’ordine sono riuscite ad accedere all’interno dell’edificio, ed hanno scoperto che uno dei cinque asiatici era già stato coinvolto nell’indagine di metà gennaio scorso.
      «Andavano avanti ed indietro da anni. Decine di cinesi, coreani e vietnamiti. Un flusso continuo, in particolare d’estate - così descrive il passaggio di turisti asiatici, un veneziano di mezz’età residente nella zona di San Giobbe a Cannaregio, proprio a due passi da uno degli undici affittacamere scoperti ieri – Non che io abbia nulla contro gli orientali, ma sono anni che mi faccio la stessa domanda: come faranno ad entrare tutti quanti in un’abitazione così piccola? Dormiranno in sacco a pelo, pensavo. A volte erano in dieci, altre in quindici. La cosa anomala – prosegue – è che nella maggior parte dei casi i turisti arrivavano diritti alla porta. Sembravano conoscere la strada. Altri si aiutavano con una cartina. In alcuni casi il titolare, un cinese alto e magro, mandava una connazionale piccola piccola, incontro alle comitive. Lei arrivava ai Tre Archi, recuperava il gruppo, e li conduceva all’abitazione».
      L’operazione di ieri è stata condotta con l’ausilio dell’Agenzia delle Entrate i cui funzionari hanno recuperato numerosi documenti con i quali eseguiranno le opportune verifiche fiscali e tributarie. Questo, al di là delle multe che comunque sono un deterrente temporaneo, sembra essere il modo più efficace per contrastare la proliferazione di attività abusive di questo tipo.
      In alcuni immobili sono stati trovati ritagli di articoli di quotidiani relativi ad operazioni precedenti, in cui risultavano fra l’altro evidenziate, le violazioni riscontrate e l’ammontare delle sanzioni amministrative applicate. Dunque, chi gestiva i locali abusivi, sapeva a cosa andava incontro. Probabilmente proprio per questo alcuni degli affittacamere sono stati chiusi in tutta fretta prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
      Complessivamente è stato accertato l’esercizio di cinque attività ricettive di affittacamere abusive in altrettanti diversi immobili e contestate quindici violazioni un totale di 33 mila euro. Sono stati inoltre riscontrati due abusi edilizi di natura penale.
      Davide Calimani
     
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AMMUCCHIATA PDL

Martina, trans candidata col centrodestra

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Tratto da ILCorriere:  SALERNO - Si chiama Martina Castellana. È medico dermatologo dell’Asl. Sarà candidata nelle liste Pdl alle prossime elezioni per la Provincia di Salerno nel collegio 2. Piccolo particolare: Martina è un transessuale. Meglio, un transgender (all’anagrafe è ancora Michele Castellana). Non c’è dubbio, il suo ingresso nelle fila del centrodestra rompe un tabù. Creando un caso politico forse più dirompente della candidatura di Vladimir Luxuria, 3 anni fa, con Rifondazione comunista. Lo «scandalo» però, lei, Martina, dermatologo stimatissimo a Salerno, non lo vede affatto. Anzi alla curiosità del cronista che chiede “perché si candida con il Pdl?”, Martina Castellana ribatte: «Le rigiro la domanda: perché avrei dovuto farlo con la sinistra?». Forse per la tradizione machista, radicata certo più in An (il candidato presidente è Edmondo Cirielli, del partito di Fini) che altrove. Martina la archivia come leggenda metropolitana e rilancia: «Mi creda, ci sono più “machisti” e atteggiamenti maschilisti a sinistra».
Alessandro Chetta
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giovedì, 12 marzo 2009

NON CONOSCONO VERGOGNA!!!!
Maxi-premi, i manager al Gazzettino:«Quel bonus è un nostro diritto»
20090312_giunta1
di Adriano R. Caldogno* e Antonio Menetto**
VENEZIA (12 marzo) Gentile direttore, bene ha fatto il Gazzettino a dare informazione a tutti i cittadini sul contenuto di atti e decisioni della Giunta Regionale che riguardano il trattamento economico dei Segretari Regionali, che sono e devono essere conosciuti, trattandosi di Enti Pubblici.
Spiace però che il Gazzettino abbia connotato queste informazioni come se tutto ciò fosse un "premio" elargito in modo superficiale a chi potrebbe non averne diritto o non averne merito.

E ancor più individuando tale spesa come quella che in modo significativo sta contribuendo alle difficoltà economiche dell'intero Paese.
A Lei signor Direttore poniamo una semplice domanda, non da Segretari ma da cittadini. E' o no d'accordo che valga il principio che i patti, gli accordi e i contratti vanno sempre rispettati da entrambi i contraenti? Soprattutto se si tratta di contratti di lavoro, indipendentemente che valgano mille o centomila euro. E allora perché, se una voce è prevista nel contratto di lavoro ed è legittima, non deve essere riconosciuta o peggio decurtata per ragioni che nulla hanno a che vedere con la motivazione per cui essa può essere data?

Crediamo che questa voce contrattuale sia frutto della valutazione della qualità del lavoro che abbiamo svolto nel 2008. Ricordiamo peraltro che le nostre retribuzioni, per la parte fissa e variabile, sono fissate nella massima trasparenza e corrispondono evidentemente alle mansioni e responsabilità che ci vengono assegnate.

Per quanto riguarda la crisi finanziaria ed economica, siamo quotidianamente impegnati ad individuare e preparare proposte ed iniziative che possano avviare a soluzione i problemi che vengono posti, in primo luogo riguardo al credito alle imprese e agli ammortizzatori sociali.

Signor Direttore, in conclusione e senza polemica, crediamo che anche Lei goda giustamente di un trattamento economico pari al ruolo e alle responsabilità che riveste e in linea con i risultati del giornale che Lei dirige. E questo dovrebbe fare un po' riflettere anche i lettori.

*
Segretario Generale alla Programmazione
della Giunta Regionale

**Segretario della Giunta Regionale

La risposta del direttore/ Meritocrazia? 
Non c'entra, questo è un bonus politico
di Roberto Papetti


VENEZIA (12 marzo) - Cari segretari, nessuno ha messo in dubbio il vostro diritto a incassare un premio previsto da un accordo. Non l'abbiamo mai scritto. Abbiamo detto una cosa diversa: che la Giunta, in una fase difficile come l'attuale, avrebbe dovuto riflettere sull'opportunità di congelare il bonus per i massimi dirigenti della Regione. La politica è fatta di scelte e di segnali. A noi pare che questo sarebbe stato un segnale importante. Che avrebbe avvicinato il Palazzo alla gente impegnata a fare i conti con una crisi dai contorni spesso drammatici.

La vostra lettera, purtroppo, ci conferma invece che la nomenklatura, non solo politica ma anche amministrativa, i sacrifici è abituata a chiederli. Quasi mai a farli.

E lasciatemi aggiungere un'altra considerazione. Nessuno mette in dubbio la
vostra competenza, ma non è un po' strano che tutti voi 13 dirigenti abbiate ottenuto il bonus massimo, pari al 10% dello stipendio? Siete tutti bravi uguali e tutti gli obiettivi, ma proprio tutti, nel 2008 sono stati raggiunti? Suvvia, non prendiamoci in giro.

Il Veneto è una regione ben amministrata, non è ancora il paradiso terrestre. E questa, parliamoci chiaro, non è meritocrazia ma elargizione di pubblico denaro. La realtà è che voi non siete dei normali manager. Come spiega con franchezza il vice-presidente della Giunta Franco Manzato, siete dirigenti di nomina politica e come tali, godete di un trattamento particolare: se si decide di concedere un bonus del 10% al manager nominato da An non si può dare il 5% a quello della Lega o di Forza Italia o del Pd perchè questo creerebbe, appunto, un problema politico. Dunque diamo a tutti il massimo, così nessuno protesta. Tanto sono soldi pubblici. Mica nostri.

Quanto al mio trattamento economico, è vero, come voi, ho un ottimo stipendio. Ma una fortuna in più: non ho padrini politici.
postato da: sebastia11 alle ore 17:37 | link | comment

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