Quelli che licenziano sono del Pd
Merloni (Pd) manda a casa 600 operai
Mentre Dario Franceschini urla e sgomita per difendere le proposte anticrisi del Pd, dall'assegno mensile di disoccupazione (bocciato da Camera e Senato) al contributo obbligatorio per i redditi superiori a 120mila euro, la "sua deputata", Maria Paola Merloni annuncia la chiusura dello stabilimento Indesit di None (Torino).
Non sempre, per mettere in difficoltà un partito, serve una sconfitta elettorale. A volte basta una lavastoviglie. Lo sa bene Dario Franceschini che, mentre urla e sgomita per difendere le proposte anticrisi del Pd, dall'assegno mensile di disoccupazione al contributo obbligatorio per i redditi superiori ai 120mila euro, deve affrontare la prima grande spaccatura della sua gestione. Il tutto per una lavastoviglie. O meglio per quelle 770.000 lavastoviglie che, nel 2008, sono state prodotte nello stabilimento Indesit di None in provicia di Torino.
Ebbene, lo scorso 5 marzo, con un comunicato stampa piuttosto asettico, l'azienda di Fabriano ha comunicato di aver proposto all'unione industriali torinese la chiusura dell'impianto. Risultato? Circa 600 persone a rischio licenziamento. «Malgrado gli sforzi - ha spiegato Indesit - la domanda di mercato è stata molto al di sotto delle previsioni. Di conseguenza l'azienda non ritiene sostenibile la produzione in entrambi gli stabilimenti di None e Radomsko (Polonia). La decisione di mantenere lo stabilimento polacco a scapito di quello torinese è dovuta esclusivamente a criteri di competitività internazionale». Cose che purtroppo succedono, soprattutto in un periodo in cui la crisi sta mettendo in ginocchio l'economia di molti Paesi. E non c'è dubbio che quei 600 disoccupati abbiano scatenato l'indignazione di Franceschini e del Pd tanto quanto i cassintegrati Fiat o i dipendenti in mobilità di grandi aziende come Motorola.
Chissà, forse è stato pensando a loro che il segretario Democratico ha deciso di lanciare l'idea di un assegno mensile di disoccupazione. Ma Indesit non è né Fiat, né Motorola. Soprattuto per il Pd. A largo del Nazareno Indesit vuol dire anzitutto Maria Paola Merloni, deputata Democratica e figlia di Vittorio, presidente dell'azienda (lei siede nel consiglio di amministrazione ndr). E a questo punto la domanda sorge spontanea: ma come, Franceschini si preoccupa dei disoccupati e Merloni licenzia? Più o meno lo stesso dubbio è venuto a un gruppo di deputati piemontesi del Pd capitanati dal responsabile Lavoro del partito Cesare Damiano, che ieri ha presentato un'interrogazione al ministro del Lavoro per chiedergli di intervenire sulla vicenda promuovendo un tavolo di confronto tra governo e sindacati.
Il testo fa riferimento alla delicata situazione dello stabilimento di None e sottolinea come «fino alla vigilia delle ferie estive la Indesit affermava che, nonostante alcuni problemi di concorrenza, l'azienda era da considerarsi sana». Quindi, citando «notizie di stampa», spiega che l'intenzione del gruppo dirigente aziendale sarebbe di licenziare in Italia per assumere in Polonia dove, proprio per questo, riceverebbe risorse statali. Il tutto «con un vero e proprio "dumping sociale" a scapito dei nostri lavoratori».
Il tutto dopo che, ricordano i deputati Pd, il governo ha varato lo scorso 10 febbraio un decreto legge che «prevede incentivi anche per l'acquisto di elettromestici». Misura «sicuramente parziale», ma che potrà comunque servire a rimettere in moto il mercato. Insomma, che senso ha lasciare a casa 600 lavoratori? Anche per questo tre dei firmatari, i parlamentari Stefano Esposito, Giorgio Merlo e Antonio Boccuzzi, si rivolgono direttamente alla collega Merloni, chiedendole dopo giorni di «silenzio assordante della proprietà», di far sentire la propria voce. In fondo, spiegano, «i lavoratori ci chiedono coerenza tra le parole e i fatti».
CRESCE L INSICUREZZA A VENEZIA
Aggredita in calle, un gondoliere la salva
Una 25enne di Cannaregio è stata assalita da un uomo lungo fondamenta della Misericordia, in una zona spesso frequentata da balordi
(PL.T.) Aggressione e tentata violenza a una ragazza veneziana lunedì sera da parte di un ubriaco, uno straniero probabilmente originario dell'est europeo, all'altezza del sottoportego dell'Aseo, lungo fondamenta della Misericordia a Cannaregio. La vicenda poteva concludersi tragicamente se, quando il bruto aveva già abbrancato la ragazza, non fosse passato un gondoliere, insieme alla famiglia, che lo ha affrontato e lo ha messo in fuga. Il luogo dell'aggressione, un sottoportego buio a due passi dal Betania, la nota mensa della Caritas, è spesso ritrovo, attorno alle ore dei pasti, di frequentatori della mensa che, seduti sulle spallette del ponte a bere, in più di un'occasione avrebbero disturbato residenti e passanti. Tanto che una commerciante della zona proprio poche sere prima della'aggressione aveva chiamato la polizia per disperdere un capannello di ubriachi che, oltre a disturbare i passanti e spaccare bottiglie per terra, stava importunando le donne di passaggio.
La ragazza aggredita, una 25enne residente in zona, stava aspettando il proprio fidanzato quando gli si sarebbe parato davanti il suo aggressore, totalmente ubriaco, che già pochi attimi prima aveva già molestato un'altra ragazza. L'uomo, alto più di un 1 metro e 80, robusto e dai capelli scuri, dopo aver rivolto qualche parola incomprensibile alla ragazza, la avrebbe afferrata alle spalle intanto che lei cercava di scantonare, e sospinta verso una calletta vicina piuttosto buia intanto che la palpeggiava.
In soccorso della ragazza è intervenuto un gondoliere residente in zona, che stava tornando a casa insieme alla moglie e alla figlia di 4 anni. L'uomo ha affrontato l'aggressore, permettendo alla ragazza di divincolarsi e di scappare. «Ho visto quest'omone grande e grosso, evidentemente ubriaco, che aveva come “placcato” la ragazza - spiega – l'ho spintonato e così la ragazza ha potuto allontanarsi. L'uomo allora, sui 25 anni, con un marcato accento dell'Europa orientale, mi ha insultato per qualche minuto cercando la rissa, prima di scappare a sua volta». A questo punto anche il gondoliere se ne è andato, accompagnando la moglie e la figlia a casa. «La questione è finita bene – conclude il gondoliere – certo, dagli atteggiamenti che ho visto in quel tipo non so come poteva andare a finire se in quel momento non fosse passato nessuno».
La ragazza aggredita, una 25enne residente in zona, stava aspettando il proprio fidanzato quando gli si sarebbe parato davanti il suo aggressore, totalmente ubriaco, che già pochi attimi prima aveva già molestato un'altra ragazza. L'uomo, alto più di un 1 metro e 80, robusto e dai capelli scuri, dopo aver rivolto qualche parola incomprensibile alla ragazza, la avrebbe afferrata alle spalle intanto che lei cercava di scantonare, e sospinta verso una calletta vicina piuttosto buia intanto che la palpeggiava.
In soccorso della ragazza è intervenuto un gondoliere residente in zona, che stava tornando a casa insieme alla moglie e alla figlia di 4 anni. L'uomo ha affrontato l'aggressore, permettendo alla ragazza di divincolarsi e di scappare. «Ho visto quest'omone grande e grosso, evidentemente ubriaco, che aveva come “placcato” la ragazza - spiega – l'ho spintonato e così la ragazza ha potuto allontanarsi. L'uomo allora, sui 25 anni, con un marcato accento dell'Europa orientale, mi ha insultato per qualche minuto cercando la rissa, prima di scappare a sua volta». A questo punto anche il gondoliere se ne è andato, accompagnando la moglie e la figlia a casa. «La questione è finita bene – conclude il gondoliere – certo, dagli atteggiamenti che ho visto in quel tipo non so come poteva andare a finire se in quel momento non fosse passato nessuno».
Tratto da Thule-blog Si può ancora parlare di una casta o non sarebbe più corretto usare il plurale? Perchè non trattare dei manager che hanno così indefessamente contribuito ad affossare l’Italia legati a doppio filo con il sistema politico-mafioso che soggiace alle loro nomine? E cosa dire dei lauti stipendi da questi percepiti degni di killer assoldati per uccidere silenziosamente l’economia ed ingrossare le tasche loro e dei loro padrini?
Di fronte a loro si è con le mani legate. Lega compresa.
Bocciato il tetto massimo agli stipendi dei manager
Non ci sarà alcun tetto massimo agli stipendi dei manager per quelle aziende che percepiranno aiuti di Stato a causa della crisi. Lo aveva proposto la Lega proponendo di fissare il paletto a 350mila euro. Così come non sono stati accettati gli emendamenti della stessa per ridurre i membri dell’Autorità per l’energia e per limitare a 350mila euro lo stipendio annuo dei dirigenti di banca.
Di fronte a loro si è con le mani legate. Lega compresa.
Bocciato il tetto massimo agli stipendi dei manager
Non ci sarà alcun tetto massimo agli stipendi dei manager per quelle aziende che percepiranno aiuti di Stato a causa della crisi. Lo aveva proposto la Lega proponendo di fissare il paletto a 350mila euro. Così come non sono stati accettati gli emendamenti della stessa per ridurre i membri dell’Autorità per l’energia e per limitare a 350mila euro lo stipendio annuo dei dirigenti di banca.
Globalizzazione e guerriglia islamica in Europa
Anche nell’ estremo nord della nostra Europa, nella terra di coloro che furono i temuti guerrieri e navigatori Vichinghi si respira aria di “guerra santa” islamica. Il pretesto per scatenare un vero inferno, per mettere in fuga le forze dell’ ordine, con furibondi scontri dove decine di mezzi della polizia sono stati distrutti e molti agenti rimasti feriti o contusi, è stato l’incontro di Tennis di Coppa Davis che si giocava a Malmoe nel sud del paese, incontro a cui prendeva parte un tennista israeliano, Così migliaia di musulmani di varie nazionalità provenienti da paesi arabi ma stabilmente presenti in Svezia hanno pensato bene di darsi appuntamento per sventolare per l’occasione bandiere Palestinesi e manifestare tutto il loro dissenso verso la politica di Israele; ma la manifestazione anti-israeliana pur trovando la nostra solidarietà per il popolo Palestinese, ha suonato come un tamburo di guerra, come un qualcosa che è andato oltre gli odi politico-etnici del lontano medio-oriente, un qualcosa che in questo caso ha assunto il significato dell’ ennesima prova di forza della presenza musulmana in Europa. Non è un caso infatti che nella Scandinavia settentrionale in prossimità del Polo Nord è in progetto la più grande moschea del mondo. Qualche anno fa un ragazzo di 16 anni venne barbaramente assassinato a Stoccolma mentre, in tarda notte aspettava l’ autobus, perché riconosciuto come attivista dei nazionalisti svedesi; gli autori furono identificati in ragazzi immigrati musulmani poco più grandi di lui. Ormai dilaga la violenza e l’odio represso verso il nostro continente, in Francia e Belgio la guerriglia etnica delle periferie urbane popolate di immigrati nord-africani, periodicamente la fa da padrona, come dimostra il recentissimo episodio avvenuto a Parigi dove adesso si pianificano attacchi alle forze dell’ordine. In Italia le preghiere islamiche dinanzi le nostre chiese sono un segnale ben preciso e non meno rassicurante che l’Islam radicale lancia alla nostra civiltà con la sua forza dei numeri e con la presenza di milioni e milioni di maomettani nelle nostre città. Dal mediterraneo al mare del nord, l’ integralismo controlla ed educa milioni di immigrati nel ventre delle nostre Patrie Europee: uomini e donne di origine araba che dispongono di passaporti europei, si misero in evidenza anche quando giocò la nazionale Algerina in Francia invadendo lo stadio con bandiere Algerine, fischiando l’inno nazionale francese, incontro amichevole tra Francia ed Algeria che doveva sancire la riconciliazione tra i due paesi dopo il trascorso coloniale francese. O ancora peggio cittadini islamici europei che finanziano attentati nel mondo indistintamente contro tutto ciò che è occidentale, uccidendo europei in Malesia Egitto ecc…come gli attentatori dell’11 settembre e più recentemente in India, dove per i mandanti si è trovata una pista che porta a Brescia all’interno della comunità pakistana. Le cause di tutto ciò hanno radici lontane e complesse e si identificano nei nemici più vecchi del mondo, fautori della globalizzazione che pur partendo apparentemente da due direzioni opposte in realtà sono sinergicamente convergenti: da una parte i signori delle multinazionali, fautori del libero mercato, oggi assolutamente legati agli Stati Uniti e a una rete filo-israeliana che detta le scelte politico-economiche del pianeta, nel disprezzo più totale di tutte le leggi che regolano la vita degli uomini e dell’ esistenza, mirando alle cancellazione della sovranità delle singole nazioni con tutti i loro caratteri distintivi, di etnia, lingua e cultura. Tutto ciò in nome di un potere sovrannazionale per l’attuazione dei loro interessi. Un sistema per uccidere silenziosamente i popoli, usando come arma le migrazioni di massa dal terzo mondo verso la vecchia Europa, creando le comunità di uomini senza anima, asettiche, svuotate da ogni vincolo identitario e culturale: solo massa, pronta al consumo e alla produzione e quindi al sostentamento meccanico di questa globalizzazione. Dall’ altra parte abbiamo invece quelli che dovrebbero esseri i buoni, o meglio coloro che si spacciano per tali, ma che in realtà nel migliore dei casi sono solo degli utili idioti: i neo post-comunisti anarchici punk bestia, mutanti genetici di ogni sorta e colore dei centri “asociali” che si definiscono no-global, ma in realtà poi parlano di un bel villaggio globale eternamente in festa. Quindi non sono contro la globalizzazione ma contro una certa globalizzazione, e cioè quella della eguaglianza sociale e della anarchia delle mille tribù, tribù di uomini senza anima senza più alcuna identità che poi puntualmente convergono sinergicamente verso il progetto di sfruttamento di massa dei loro amici liberisti e sionisti, uomini ed individui sradicati dai loro paesi che faranno figli disadattati nelle metropoli di Europa, uomini senza storia, uomini senza anima, il “pasto caldo” che i rossi servono alla globalizzazione.A questo punto ecco che si inserisce un terzo incomodo tra queste due fattori destabilizzanti ed eversivi non solo per la cultura e l’ identità europea ma mondiale in generale, l’ Islam come terza forza della globalizzazione, nella prospettiva di un progetto di dominio Islamico sull’intero pianeta. Un terzo incomodo inaspettato e sottavalutato ma che adesso fa sentire la sua voce In Europa dove vi sono milioni di musulmani. Questi non si sono piegati né alla società liberista né alle scorie del residuato ideologico anarco-comunista, ma con la loro forza dei numeri (demograficamente in crescità su noi europei ) e di una ben precisa identità adesso mirano all’ integrazione della disintegrazione, un implosione silenziosa nel cuore dell’ Europa, dove se questi ritmi eversivi saranno mantenuti assisteremo in futuro allo scontro finale con la civiltà della mezza luna in una “nuova Palestina tutta europea”.
Piero Sciacca
http://www.fiammasicilia.it/Palermo_fatti.htm
Piero Sciacca
http://www.fiammasicilia.it/Palermo_fatti.htm
VIOLENZE NO GLOBAL
Mestre. Schiaffi, risse e contestazioni:
sospeso il consiglio sul campo Sinti
sospeso il consiglio sul campo Sinti
Casarini colpisce Boraso. Callegari denuncia: «Un vigile mi ha preso per il collo». Cacciari: «Nessuna retromarcia»
MESTRE (16 marzo) - È cominciato ed è stato subito sospeso per un quarto d'ora il consiglio comunale di Mestre per affrontare il tema della richiesta di referendum promosso dalla Lega Nord sul campo dei Sinti previsto a Favero Veneto. Il sindaco Cacciari ribadisce: «Non si torna indietro».
L'edificio di via Palazzo che ospita l'assemblea civica è letteralmente blindato da polizia e guardia di Finanza in assetto antiguerriglia: un provvedimento assunto dal questore per contrastare la presenza di una ventina di disobbedienti che hanno inscenato una protesta antileghista: cartelli, striscioni, un impianto audio a tutto volume e lanci di uova hanno accolto i consiglieri comunali che arrivavano a palazzo.
Il presidente del consiglio comunale Renato Boraso di Forza Italia è stato colpito al volto da una sorta di piccolo ceffone che gli ha riservato il leader dei disobbedienti Luca Casarini dopo che lo stesso Boraso gli aveva teso la mano.
All'interno del consiglio altri cartelli, questa volta sollevati da rappresentanti della Lega contro la realizzazione del campo nomadi. «Il questore e il comandante dei Vigili - si è lamentato in apertura di seduta Alberto Mazzonetto della Lega Nord - non hanno fatto ciò che dovevano fare per garantire il dibattito democratico. Questa giunta accompagnata da questi squadristi vorrebbero imporre il loro ordine alla città».
Ma sono nemmeno mancate le accuse ai vigili urbani. In una accesa discussione con qualche spintone scoppiata a margine del consiglio comunale è rimasto coinvolto e contuso il parlamentare della Lega Nord Corrado Callegari. «Sono intervenuto - spiega lo stesso parlamentare - perché c'era una diatriba tra i vigili e il pubblico. Quando ho cercato di intervenire un vigile mi ha preso per il collo da dietro. Ho ancora le lesioni sul collo».
Callegari, che ha annunciato la formalizzazione di una denuncia, ha quindi aggiunto «evidentemente dopo le squadre fasciste di Tommaso Cacciari, questi sono i nuovi metodi del Comune».
La risposta di Cacciari. Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha ricordato che ormai ogni passo è stato compiuto: «Democrazia, discussione e ora la decisione - ha detto Cacciari - Berlusconi docet».
Il sindaco ha ricordato che sul campo Sinti sono state svolte moltissime indagini. «I comitati contrari - ha aggiunto - sanno benissimo per aver lavorato assieme a noi un anno che luoghi e localizzazioni diverse per questo campo non ce ne sono».
La decisione, ha ricordato il sindaco, è stata presa dodici anni fa in accordo con la Regione: «E anche dodici anni fa la Regione non era certamente di sinistra. Questa decisione - ha concluso Cacciari - l'abbiamo portata avanti attraverso procedure democratiche: tutti i ricorsi al Tar sono stati regolarmente bocciati».
Rissa sfiorata tra Speranzon (An) e Caccia (Verdi). Solo l'intervento di alcuni agenti di polizia e vigili urbani ha di fatto evitato che il capogruppo di An Raffaele Speranzon e il capogruppo dei Verdi Giuseppe Caccia venissero a contatto. Speranzon si era infatti avventato verso Caccia dopo che questi si era rivolto con termini giudicati offensivi a un cittadino che tra il pubblico contestava il suo intervento. Prontamente poliziotti e vigili hanno evitato che i due consiglieri venissero alle mani.
L'edificio di via Palazzo che ospita l'assemblea civica è letteralmente blindato da polizia e guardia di Finanza in assetto antiguerriglia: un provvedimento assunto dal questore per contrastare la presenza di una ventina di disobbedienti che hanno inscenato una protesta antileghista: cartelli, striscioni, un impianto audio a tutto volume e lanci di uova hanno accolto i consiglieri comunali che arrivavano a palazzo.
Il presidente del consiglio comunale Renato Boraso di Forza Italia è stato colpito al volto da una sorta di piccolo ceffone che gli ha riservato il leader dei disobbedienti Luca Casarini dopo che lo stesso Boraso gli aveva teso la mano.
All'interno del consiglio altri cartelli, questa volta sollevati da rappresentanti della Lega contro la realizzazione del campo nomadi. «Il questore e il comandante dei Vigili - si è lamentato in apertura di seduta Alberto Mazzonetto della Lega Nord - non hanno fatto ciò che dovevano fare per garantire il dibattito democratico. Questa giunta accompagnata da questi squadristi vorrebbero imporre il loro ordine alla città».
Ma sono nemmeno mancate le accuse ai vigili urbani. In una accesa discussione con qualche spintone scoppiata a margine del consiglio comunale è rimasto coinvolto e contuso il parlamentare della Lega Nord Corrado Callegari. «Sono intervenuto - spiega lo stesso parlamentare - perché c'era una diatriba tra i vigili e il pubblico. Quando ho cercato di intervenire un vigile mi ha preso per il collo da dietro. Ho ancora le lesioni sul collo».
Callegari, che ha annunciato la formalizzazione di una denuncia, ha quindi aggiunto «evidentemente dopo le squadre fasciste di Tommaso Cacciari, questi sono i nuovi metodi del Comune».
La risposta di Cacciari. Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha ricordato che ormai ogni passo è stato compiuto: «Democrazia, discussione e ora la decisione - ha detto Cacciari - Berlusconi docet».
Il sindaco ha ricordato che sul campo Sinti sono state svolte moltissime indagini. «I comitati contrari - ha aggiunto - sanno benissimo per aver lavorato assieme a noi un anno che luoghi e localizzazioni diverse per questo campo non ce ne sono».
La decisione, ha ricordato il sindaco, è stata presa dodici anni fa in accordo con la Regione: «E anche dodici anni fa la Regione non era certamente di sinistra. Questa decisione - ha concluso Cacciari - l'abbiamo portata avanti attraverso procedure democratiche: tutti i ricorsi al Tar sono stati regolarmente bocciati».
Rissa sfiorata tra Speranzon (An) e Caccia (Verdi). Solo l'intervento di alcuni agenti di polizia e vigili urbani ha di fatto evitato che il capogruppo di An Raffaele Speranzon e il capogruppo dei Verdi Giuseppe Caccia venissero a contatto. Speranzon si era infatti avventato verso Caccia dopo che questi si era rivolto con termini giudicati offensivi a un cittadino che tra il pubblico contestava il suo intervento. Prontamente poliziotti e vigili hanno evitato che i due consiglieri venissero alle mani.
CONTINUANO LE VIOLENZE DEGLI IMMIGRATI NEL VENEZIANO
Jesolo. Agguato in spiaggia: abusivi
prendono a sprangate i vigili urbani
JESOLO (16 marzo) - Un normale controllo dei vigili urbani, sabato scorso a Jesolo nella zona dell'arenile di piazza Trieste, si è trasformato in una sorta di agguato: due "vu cumprà" abusivi hanno infatti preso a sprangate i quattro agenti, poi si sono dati alla fuga. Il giorno precedente, a Venezia, un gondoliere e il titolare di un banchetto sono stati aggrediti da alcuni venditori abusivi africani.
I vigili stavano controllando la zona della spiaggia per dei controlli di routine contro l'abusivismo commerciale quando si sono imbattuti nei due senegalesi. Orologi, borse e tutto l'armamentario che ogni bagnante conosce a memoria: questi gli oggetti che i vigili hanno iniziato ad esaminare, assieme ovviamente ai documenti dei due.
Tutto tranquillo, finché uno dei due "vu' cumprà", inaspettantamente, non ha preso una spranga e ha cominciato a tirare fendenti contro i quattro agenti.
Colpi schivati solo grazie a scatti istintivi, ma che avrebbero potuto causare brutte ferite ai vigili. I due abusivi, dopo aver scatenato la confusione sono riusciti a darsi alla fuga. I quattro agenti della polizia locale sono invece dovuti ricorrere alle cure ospedaliere, fortunatamente senza riportare danni gravi.
Le reazioni politiche a questo episodio sono state di preoccupazione e non sono mancate le richieste di una magigor sorveglianza e tutela dei cittadini, visto che con l'arrivo della bella stagione si prevede un'invasione dei commercianti abusivi sul litorale. La Lega ha già predisposto un potenziamento delle ronde sulla spiaggia.
I vigili stavano controllando la zona della spiaggia per dei controlli di routine contro l'abusivismo commerciale quando si sono imbattuti nei due senegalesi. Orologi, borse e tutto l'armamentario che ogni bagnante conosce a memoria: questi gli oggetti che i vigili hanno iniziato ad esaminare, assieme ovviamente ai documenti dei due.
Tutto tranquillo, finché uno dei due "vu' cumprà", inaspettantamente, non ha preso una spranga e ha cominciato a tirare fendenti contro i quattro agenti.
Colpi schivati solo grazie a scatti istintivi, ma che avrebbero potuto causare brutte ferite ai vigili. I due abusivi, dopo aver scatenato la confusione sono riusciti a darsi alla fuga. I quattro agenti della polizia locale sono invece dovuti ricorrere alle cure ospedaliere, fortunatamente senza riportare danni gravi.
Le reazioni politiche a questo episodio sono state di preoccupazione e non sono mancate le richieste di una magigor sorveglianza e tutela dei cittadini, visto che con l'arrivo della bella stagione si prevede un'invasione dei commercianti abusivi sul litorale. La Lega ha già predisposto un potenziamento delle ronde sulla spiaggia.
RIESPLODE LA TENSIONE A VENEZIA
Commerciante aggredito dai vu’ cumprà
Esplode la tensione in Riva degli Schiavoni. Una quindicina di venditori abusivi ha travolto un gondoliere durante una fuga e poi ha lanciato minacce
Un gondoliere è stato spinto a terra, il titolare di un banchetto è stato aggredito e graffiato al volto in modo molto pesante, tanto che è dovuto ricorrere a cure mediche.
Dopo un inverno relativamente tranquillo, in riva degli Schiavoni, di fronte al Danieli, si sono riaperte le ostilità tra gli operatori locali e i venditori abusivi africani. Questi ultimi, a dispetto di tutti i divieti, sono tornati in gran numero a Venezia e il risultato è una tensione altissima, quasi palpabile. La crisi economica ha ridotto ulteriormente il portafoglio dei turisti e la concorrenza è fortissima persino tra gli abusivi. Proprio ieri alcuni ambulanti hanno riferito di una rissa tra africani dalle parti di San Filippo e Giacomo proprio a causa dell’episodio che andiamo a raccontare, in quanto per forza di cose le pattuglie in zona saranno intensificate "disturbando" il loro lavoro.
Il fatto è accaduto verso le 16, con una quindicina di venditori di colore sistemati con le loro borse sul ponte del Vin ad intercettare i turisti. Quando hanno visto la pattuglia in divisa dei carabinieri si sono dati alla fuga per evitare il sequestro della merce e così facendo hanno travolto una turista e un gondoliere che si trovavano sulla loro strada.
«Ho visto quell’uomo a terra - racconta l’ambulante veneziano mentre si pulisce il volto dal sangue con un fazzoletto - e mi sono precipitato a soccorrerlo. Non l’avessi mai fatto: mi sono saltati addosso e uno di loro mi ha graffiato il viso. Per fortuna dopo sono arrivati i rinforzi: me la sono vista davvero brutta».
L’episodio accaduto ieri non è stato senza avvisaglie. Da tempo, infatti, i pittori e i titolari dei banchetti in riva degli Schiavoni avvertivano: "Qui la situazione si fa incandescente, prima o dopo scoppia la guerra". E così è stato.
I controlli in riva degli Schiavoni sono troppo pochi e soprattutto sono effettuati da personale in divisa che ha come unico effetto quello di far correre via ogni volta decine di omoni che non si fermano di fronte a niente e a nessuno.
«Poco prima dell’aggressione - aggiunge uno dei pittori della riva - un abusivo ha avvertito in modo pesante un gondoliere che gli aveva detto di spostarsi, minacciando di tagliargli la gola. Vogliamo andare ancora avanti con la storiella che queste persone sono miti? Noi siamo stufi di questa situazione e pretendiamo almeno che le regole vengano fatte rispettare».
Dopo un inverno relativamente tranquillo, in riva degli Schiavoni, di fronte al Danieli, si sono riaperte le ostilità tra gli operatori locali e i venditori abusivi africani. Questi ultimi, a dispetto di tutti i divieti, sono tornati in gran numero a Venezia e il risultato è una tensione altissima, quasi palpabile. La crisi economica ha ridotto ulteriormente il portafoglio dei turisti e la concorrenza è fortissima persino tra gli abusivi. Proprio ieri alcuni ambulanti hanno riferito di una rissa tra africani dalle parti di San Filippo e Giacomo proprio a causa dell’episodio che andiamo a raccontare, in quanto per forza di cose le pattuglie in zona saranno intensificate "disturbando" il loro lavoro.
Il fatto è accaduto verso le 16, con una quindicina di venditori di colore sistemati con le loro borse sul ponte del Vin ad intercettare i turisti. Quando hanno visto la pattuglia in divisa dei carabinieri si sono dati alla fuga per evitare il sequestro della merce e così facendo hanno travolto una turista e un gondoliere che si trovavano sulla loro strada.
«Ho visto quell’uomo a terra - racconta l’ambulante veneziano mentre si pulisce il volto dal sangue con un fazzoletto - e mi sono precipitato a soccorrerlo. Non l’avessi mai fatto: mi sono saltati addosso e uno di loro mi ha graffiato il viso. Per fortuna dopo sono arrivati i rinforzi: me la sono vista davvero brutta».
L’episodio accaduto ieri non è stato senza avvisaglie. Da tempo, infatti, i pittori e i titolari dei banchetti in riva degli Schiavoni avvertivano: "Qui la situazione si fa incandescente, prima o dopo scoppia la guerra". E così è stato.
I controlli in riva degli Schiavoni sono troppo pochi e soprattutto sono effettuati da personale in divisa che ha come unico effetto quello di far correre via ogni volta decine di omoni che non si fermano di fronte a niente e a nessuno.
«Poco prima dell’aggressione - aggiunge uno dei pittori della riva - un abusivo ha avvertito in modo pesante un gondoliere che gli aveva detto di spostarsi, minacciando di tagliargli la gola. Vogliamo andare ancora avanti con la storiella che queste persone sono miti? Noi siamo stufi di questa situazione e pretendiamo almeno che le regole vengano fatte rispettare».
Arrivano i vigili, cinesi barricati in casa
Setacciate undici abitazioni che servivano da "albergo" anche per 15 persone. Ventuno le persone controllate
Arrivano le forze dell’ordine, e vicino a campo Santo Stefano cinque orientali si barricano in casa per non farsi scoprire. Si è conclusa così la terza fase dell’operazione "Oriente Ospitale", che da metà gennaio ha visto impegnata, nel contrasto dell’immigrazione clandestina e alla ricezione turistica abusiva, la Polizia Municipale, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza.
Cinquanta gli agenti complessivamente impegnati nei controlli, supportati da sette imbarcazioni. Ventuno le persone identificate, tutte di origine orientale, di cui due espulse per non aver fornito i documenti. Sono stati undici gli immobili interessati dall’indagine, tra i sestieri di San Marco, Santa Croce, Cannaregio e San Polo. Un sistema di ricezione turistica, dedicata in particolare agli asiatici, che offriva, nelle sole abitazioni scoperte ieri, oltre sessanta posti letto. L’operazione è stata coordinata dal vice comandante della polizia municipale, Alfonso Garlisi, e dal sostituto commissario della polizia di Stato, Pasquale De Bellis.
L’attività era iniziata già nella metà di gennaio, quando un’analoga indagine aveva fatto trapelare una serie di affittacamere abusivi in pieno centro storico. Anche ieri non sono mancati i riscontri positivi. Tanto per cominciare, in alcune delle strutture verificate, gli agenti hanno trovato le prove di un’attività cessata da pochissimi giorni. Gli stessi vicini di casa hanno confermato l’improvvisa chiusura di alcuni affittacamere. Un segnale evidente che l’aumento dei controlli si è già trasformato in un valido deterrente.
Non tutto però ieri è filato liscio. Al civico 3482 di San Marco, gli agenti si sono trovati davanti ad un imprevisto. I cinque occupanti dello stabile suddiviso in due piani, tutti di origine orientale, non appena hanno viste le divise, si sono barricati in casa. Staccato il campanello, hanno interrotto qualsiasi comunicazione, ed hanno iniziato ad osservare i movimenti della polizia dalle finestre. Dopo una lunga trattativa, le forze dell’ordine sono riuscite ad accedere all’interno dell’edificio, ed hanno scoperto che uno dei cinque asiatici era già stato coinvolto nell’indagine di metà gennaio scorso.
«Andavano avanti ed indietro da anni. Decine di cinesi, coreani e vietnamiti. Un flusso continuo, in particolare d’estate - così descrive il passaggio di turisti asiatici, un veneziano di mezz’età residente nella zona di San Giobbe a Cannaregio, proprio a due passi da uno degli undici affittacamere scoperti ieri – Non che io abbia nulla contro gli orientali, ma sono anni che mi faccio la stessa domanda: come faranno ad entrare tutti quanti in un’abitazione così piccola? Dormiranno in sacco a pelo, pensavo. A volte erano in dieci, altre in quindici. La cosa anomala – prosegue – è che nella maggior parte dei casi i turisti arrivavano diritti alla porta. Sembravano conoscere la strada. Altri si aiutavano con una cartina. In alcuni casi il titolare, un cinese alto e magro, mandava una connazionale piccola piccola, incontro alle comitive. Lei arrivava ai Tre Archi, recuperava il gruppo, e li conduceva all’abitazione».
L’operazione di ieri è stata condotta con l’ausilio dell’Agenzia delle Entrate i cui funzionari hanno recuperato numerosi documenti con i quali eseguiranno le opportune verifiche fiscali e tributarie. Questo, al di là delle multe che comunque sono un deterrente temporaneo, sembra essere il modo più efficace per contrastare la proliferazione di attività abusive di questo tipo.
In alcuni immobili sono stati trovati ritagli di articoli di quotidiani relativi ad operazioni precedenti, in cui risultavano fra l’altro evidenziate, le violazioni riscontrate e l’ammontare delle sanzioni amministrative applicate. Dunque, chi gestiva i locali abusivi, sapeva a cosa andava incontro. Probabilmente proprio per questo alcuni degli affittacamere sono stati chiusi in tutta fretta prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
Complessivamente è stato accertato l’esercizio di cinque attività ricettive di affittacamere abusive in altrettanti diversi immobili e contestate quindici violazioni un totale di 33 mila euro. Sono stati inoltre riscontrati due abusi edilizi di natura penale.
Davide Calimani
Cinquanta gli agenti complessivamente impegnati nei controlli, supportati da sette imbarcazioni. Ventuno le persone identificate, tutte di origine orientale, di cui due espulse per non aver fornito i documenti. Sono stati undici gli immobili interessati dall’indagine, tra i sestieri di San Marco, Santa Croce, Cannaregio e San Polo. Un sistema di ricezione turistica, dedicata in particolare agli asiatici, che offriva, nelle sole abitazioni scoperte ieri, oltre sessanta posti letto. L’operazione è stata coordinata dal vice comandante della polizia municipale, Alfonso Garlisi, e dal sostituto commissario della polizia di Stato, Pasquale De Bellis.
L’attività era iniziata già nella metà di gennaio, quando un’analoga indagine aveva fatto trapelare una serie di affittacamere abusivi in pieno centro storico. Anche ieri non sono mancati i riscontri positivi. Tanto per cominciare, in alcune delle strutture verificate, gli agenti hanno trovato le prove di un’attività cessata da pochissimi giorni. Gli stessi vicini di casa hanno confermato l’improvvisa chiusura di alcuni affittacamere. Un segnale evidente che l’aumento dei controlli si è già trasformato in un valido deterrente.
Non tutto però ieri è filato liscio. Al civico 3482 di San Marco, gli agenti si sono trovati davanti ad un imprevisto. I cinque occupanti dello stabile suddiviso in due piani, tutti di origine orientale, non appena hanno viste le divise, si sono barricati in casa. Staccato il campanello, hanno interrotto qualsiasi comunicazione, ed hanno iniziato ad osservare i movimenti della polizia dalle finestre. Dopo una lunga trattativa, le forze dell’ordine sono riuscite ad accedere all’interno dell’edificio, ed hanno scoperto che uno dei cinque asiatici era già stato coinvolto nell’indagine di metà gennaio scorso.
«Andavano avanti ed indietro da anni. Decine di cinesi, coreani e vietnamiti. Un flusso continuo, in particolare d’estate - così descrive il passaggio di turisti asiatici, un veneziano di mezz’età residente nella zona di San Giobbe a Cannaregio, proprio a due passi da uno degli undici affittacamere scoperti ieri – Non che io abbia nulla contro gli orientali, ma sono anni che mi faccio la stessa domanda: come faranno ad entrare tutti quanti in un’abitazione così piccola? Dormiranno in sacco a pelo, pensavo. A volte erano in dieci, altre in quindici. La cosa anomala – prosegue – è che nella maggior parte dei casi i turisti arrivavano diritti alla porta. Sembravano conoscere la strada. Altri si aiutavano con una cartina. In alcuni casi il titolare, un cinese alto e magro, mandava una connazionale piccola piccola, incontro alle comitive. Lei arrivava ai Tre Archi, recuperava il gruppo, e li conduceva all’abitazione».
L’operazione di ieri è stata condotta con l’ausilio dell’Agenzia delle Entrate i cui funzionari hanno recuperato numerosi documenti con i quali eseguiranno le opportune verifiche fiscali e tributarie. Questo, al di là delle multe che comunque sono un deterrente temporaneo, sembra essere il modo più efficace per contrastare la proliferazione di attività abusive di questo tipo.
In alcuni immobili sono stati trovati ritagli di articoli di quotidiani relativi ad operazioni precedenti, in cui risultavano fra l’altro evidenziate, le violazioni riscontrate e l’ammontare delle sanzioni amministrative applicate. Dunque, chi gestiva i locali abusivi, sapeva a cosa andava incontro. Probabilmente proprio per questo alcuni degli affittacamere sono stati chiusi in tutta fretta prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
Complessivamente è stato accertato l’esercizio di cinque attività ricettive di affittacamere abusive in altrettanti diversi immobili e contestate quindici violazioni un totale di 33 mila euro. Sono stati inoltre riscontrati due abusi edilizi di natura penale.
Davide Calimani
AMMUCCHIATA PDL
Martina, trans candidata col centrodestra
Tratto da ILCorriere: SALERNO - Si chiama Martina Castellana. È medico dermatologo dell’Asl. Sarà candidata nelle liste Pdl alle prossime elezioni per la Provincia di Salerno nel collegio 2. Piccolo particolare: Martina è un transessuale. Meglio, un transgender (all’anagrafe è ancora Michele Castellana). Non c’è dubbio, il suo ingresso nelle fila del centrodestra rompe un tabù. Creando un caso politico forse più dirompente della candidatura di Vladimir Luxuria, 3 anni fa, con Rifondazione comunista. Lo «scandalo» però, lei, Martina, dermatologo stimatissimo a Salerno, non lo vede affatto. Anzi alla curiosità del cronista che chiede “perché si candida con il Pdl?”, Martina Castellana ribatte: «Le rigiro la domanda: perché avrei dovuto farlo con la sinistra?». Forse per la tradizione machista, radicata certo più in An (il candidato presidente è Edmondo Cirielli, del partito di Fini) che altrove. Martina la archivia come leggenda metropolitana e rilancia: «Mi creda, ci sono più “machisti” e atteggiamenti maschilisti a sinistra».
Alessandro Chetta
NON CONOSCONO VERGOGNA!!!!
Maxi-premi, i manager al Gazzettino:«Quel bonus è un nostro diritto»
di Adriano R. Caldogno* e Antonio Menetto**
VENEZIA (12 marzo) Gentile direttore, bene ha fatto il Gazzettino a dare informazione a tutti i cittadini sul contenuto di atti e decisioni della Giunta Regionale che riguardano il trattamento economico dei Segretari Regionali, che sono e devono essere conosciuti, trattandosi di Enti Pubblici.
Spiace però che il Gazzettino abbia connotato queste informazioni come se tutto ciò fosse un "premio" elargito in modo superficiale a chi potrebbe non averne diritto o non averne merito.
E ancor più individuando tale spesa come quella che in modo significativo sta contribuendo alle difficoltà economiche dell'intero Paese.
A Lei signor Direttore poniamo una semplice domanda, non da Segretari ma da cittadini. E' o no d'accordo che valga il principio che i patti, gli accordi e i contratti vanno sempre rispettati da entrambi i contraenti? Soprattutto se si tratta di contratti di lavoro, indipendentemente che valgano mille o centomila euro. E allora perché, se una voce è prevista nel contratto di lavoro ed è legittima, non deve essere riconosciuta o peggio decurtata per ragioni che nulla hanno a che vedere con la motivazione per cui essa può essere data?
Crediamo che questa voce contrattuale sia frutto della valutazione della qualità del lavoro che abbiamo svolto nel 2008. Ricordiamo peraltro che le nostre retribuzioni, per la parte fissa e variabile, sono fissate nella massima trasparenza e corrispondono evidentemente alle mansioni e responsabilità che ci vengono assegnate.
Per quanto riguarda la crisi finanziaria ed economica, siamo quotidianamente impegnati ad individuare e preparare proposte ed iniziative che possano avviare a soluzione i problemi che vengono posti, in primo luogo riguardo al credito alle imprese e agli ammortizzatori sociali.
Signor Direttore, in conclusione e senza polemica, crediamo che anche Lei goda giustamente di un trattamento economico pari al ruolo e alle responsabilità che riveste e in linea con i risultati del giornale che Lei dirige. E questo dovrebbe fare un po' riflettere anche i lettori.
*Segretario Generale alla Programmazione
della Giunta Regionale
**Segretario della Giunta Regionale
Spiace però che il Gazzettino abbia connotato queste informazioni come se tutto ciò fosse un "premio" elargito in modo superficiale a chi potrebbe non averne diritto o non averne merito.
A Lei signor Direttore poniamo una semplice domanda, non da Segretari ma da cittadini. E' o no d'accordo che valga il principio che i patti, gli accordi e i contratti vanno sempre rispettati da entrambi i contraenti? Soprattutto se si tratta di contratti di lavoro, indipendentemente che valgano mille o centomila euro. E allora perché, se una voce è prevista nel contratto di lavoro ed è legittima, non deve essere riconosciuta o peggio decurtata per ragioni che nulla hanno a che vedere con la motivazione per cui essa può essere data?
Crediamo che questa voce contrattuale sia frutto della valutazione della qualità del lavoro che abbiamo svolto nel 2008. Ricordiamo peraltro che le nostre retribuzioni, per la parte fissa e variabile, sono fissate nella massima trasparenza e corrispondono evidentemente alle mansioni e responsabilità che ci vengono assegnate.
Per quanto riguarda la crisi finanziaria ed economica, siamo quotidianamente impegnati ad individuare e preparare proposte ed iniziative che possano avviare a soluzione i problemi che vengono posti, in primo luogo riguardo al credito alle imprese e agli ammortizzatori sociali.
Signor Direttore, in conclusione e senza polemica, crediamo che anche Lei goda giustamente di un trattamento economico pari al ruolo e alle responsabilità che riveste e in linea con i risultati del giornale che Lei dirige. E questo dovrebbe fare un po' riflettere anche i lettori.
*Segretario Generale alla Programmazione
della Giunta Regionale
**Segretario della Giunta Regionale
La risposta del direttore/ Meritocrazia?
Non c'entra, questo è un bonus politico
Non c'entra, questo è un bonus politico
di Roberto Papetti
La vostra lettera, purtroppo, ci conferma invece che la nomenklatura, non solo politica ma anche amministrativa, i sacrifici è abituata a chiederli. Quasi mai a farli.
E lasciatemi aggiungere un'altra considerazione. Nessuno mette in dubbio la vostra competenza, ma non è un po' strano che tutti voi 13 dirigenti abbiate ottenuto il bonus massimo, pari al 10% dello stipendio? Siete tutti bravi uguali e tutti gli obiettivi, ma proprio tutti, nel 2008 sono stati raggiunti? Suvvia, non prendiamoci in giro.
Il Veneto è una regione ben amministrata, non è ancora il paradiso terrestre. E questa, parliamoci chiaro, non è meritocrazia ma elargizione di pubblico denaro. La realtà è che voi non siete dei normali manager. Come spiega con franchezza il vice-presidente della Giunta Franco Manzato, siete dirigenti di nomina politica e come tali, godete di un trattamento particolare: se si decide di concedere un bonus del 10% al manager nominato da An non si può dare il 5% a quello della Lega o di Forza Italia o del Pd perchè questo creerebbe, appunto, un problema politico. Dunque diamo a tutti il massimo, così nessuno protesta. Tanto sono soldi pubblici. Mica nostri.
Quanto al mio trattamento economico, è vero, come voi, ho un ottimo stipendio. Ma una fortuna in più: non ho padrini politici.
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