domenica 20 novembre 2011

giovedì, 14 gennaio 2010

PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI A COSA?
fiamma_tricolore
Qualche mese fa da parte governativa si era sollevato un grande entusiasmo sulla proposta della partecipazione dei lavoratori agli utili ed alla gestione di impresa nonostante l’ovvia contrarietà di Confindustria e della Cgil. Per qualche settimana si era dato fiato alle trombe dell'esultanza come se, all'improvviso, Sacconi e Tremonti, avessero trovato la ricetta contro la crisi. Sembrava che l'articolo 46 della Costituzione, retaggio del ” male assoluto ” per antonomasia, stesse, finalmente, per venire attuato. La favola è durata poco. La sbornia è durata qualche settimama, quando i ministri governativi, accortisi dell'avventato passo, hanno corretto la propria posizione: la gestione dei lavoratori, mai. Confindustria non gradisce.
In effetti gli imprenditori hanno sempre osteggiato qualsiasi istituzionalizzazione della partecipazione dei lavoratori, ritenendola limitativa al diritto della proprietà e potenzialmente fuorviante dalla linea della azienda. Anzi il direttore delle relazioni industriali Giorgio Usai era stato perentorio: “ Non si pensi di fare un grande accordo sulla partecipazione agli utili perché non è il nostro obiettivo ”, “ non siamo interessati alla partecipazione dei lavoratori negli organi di controllo delle imprese ”. Quindi ubi maior...Dopo i confusi, roboanti proclami iniziali si è ritenuto più opportuno discutere di premiare il lavoratore economicamente ma di escluderlo dal processo decisionale. Poi il nulla. Inevitabile. Il timido tavolo di lavoro per il monitoraggio, avviato qualche settimana fa dalle parti sociali che dovrebbe verificare, per un anno, la possibilita' di attuare la partecipazione dei lavoratori all'impresa, non è altro che una facile maniera per uscire silenziosamente dalla situazione.
Certo, esistono varie forme di partecipazione dei lavoratori all'impresa. Basterebbe guardare in Germania od in Francia, dove forme di partecipazione sono introdotte per legge, oppure, addirittura, negli iper-liberista Usa. Studi statunitensi, condotti già una decina di anni fa, avevano evidenziato come le imprese che avevano optato per la partecipazione avevano incrementato le vendite, il fatturato, l'occupazione, i compensi rispetto a quelle che non l'avevano fatto oltre ad aver dimostrato una maggiore longevità e pure pensioni più ricche. La partecipazione diretta dei dipendenti, soprattutto anche alla gestione dell'impresa, non legata alle rappresentanze sindacali, rappresenterebbe una profonda rottura con lo schema vigente. La codecisione, istituzionalizzata, oltrepasserebbe l'interesse economico dei lavoratori all'interno della azienda e tutelerebbe, in maniera più precisa, i loro interessi; unirebbe la forza lavoro con i quadri nel raggiungimento dei condivisi obiettivi stretegici aziendali, ridurrebbe i conflitti, accrescendo l'identificazione con l'impresa e la soddisfazione personale, donerebbe al lavoro stesso quel senso di responsabilità che oltrepassebbe il proprio interesse personale per arricchire una intera comunità.
Inoltre svellerebbe questa mera logica economica odierna che ricerca vantaggi immediati a favore di pochi, spesso sacrificando posti di lavoro e contratti; sosterrebbe una progettualità meno speculativa ma a più ampio respiro, durevole e sostenibile anche per il contesto territoriale. La partecipazione del lavoratore, soprattutto alla gestione, avrebbe una valenza politica, sociale, etica perché consoliderebbe l'impresa e rafforzerebbe la coesione sociale. Inoltre la partecipazione dei lavoratori nell’impresa potrebbe essere uno stimolo in più davanti alla competizione globale; il lavoro stesso verrebbe elevato in un insieme organizzato di volontà, di iniziative e di capacità tecniche. Vi sarebbe un salto di qualità. Non più sarebbero più uomini in balia del capitale ma uomini consapevoli e responsabili che opererebbero per il bene di se stessi e, quindi, anche per la solidità e per il progresso della economia nazionale.
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LA CRISI NON E FINITA

Treviso. Pensionati in cerca di cibo
di sera tra i rifiuti vicino al supermercato

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di Roberto Ortolan
TREVISO (14 gennaio) - Mancavano pochi minuti alle 21, martedì, e da un pezzo il supermercato Lidl aveva abbassato le serrande quando una pattuglia del 113 della questura, durante il controllo lungo la Strada vicinale delle Corti, ha notato un individuo muoversi con fare circospetto. I poliziotti si sono così fermati per chiedere spiegazioni. È stato in quel modo che si sono accorti di avere di fronte un anziano - italiano con una vita da operaio alle spalle - che stava rovistando tra le immondizie del supermercato, cercando di mettere le mani su una mela, una banana, ma si sarebbe accontentato anche di una carota o un cetriolo che, sebbene scartati dal personale Lidl, fossero in buono stato e commestibili.

Inizialmente i poliziotti hanno pensato d’avere di fronte un barbone, ma non era così. Si trattava di un pensionato, 77 anni, che abita da solo in una paese della cintura urbana di Treviso. Un uomo che le traversie della vita e, soprattutto, la crisi economica e la pensione minima hanno costretto a rovistare nelle immondizie per riuscire a sfamarsi e a mettere insieme il pasto con la cena. Una volta pagati i costi fissi (affitto, luce, gas, ecc) al pensionato - da quanto ricostruito dai poliziotti delle Volanti - non restavano in tasca che pochi spiccioli. Soldi appena sufficienti per comprarsi il pane e la pasta, ma non per unirli con il companatico. Frutta e verdura? Un miraggio. La carne? Nemmeno per il cenone di fine anno. Stava così passando al setaccio le immondizie con la speranza di trovare una mezza bistecca lasciata nel piatto da chi aveva la pancia troppo piena per finirla o di recuperare qualche spicchio da un’arancia gettata nei rifiuti perché mezza marcia.

Il pensionato, identificato e lasciato andare (d’altra parte non aveva commesso alcuna condotta fuorilegge), aveva raggiunto il supermercato a piedi, percorrendo svariati chilometri, con la speranza di trovare qualcosa di sostanzioso tra le immondizie. Il "viaggio della speranza" è un appuntamento fisso per l’anziano. Ogni giorno e in diversi orari va a frugare tra le immondizie di svariati esercizi commerciali o dei mercati dell’ortofrutta. Un’esperienza che l’anziano - da quanto ricostruito - condivide con altri trevigiani che, quotidianamente, rovistano tra i bidoni dei rifiuti per contendersi "gli avanzi buoni" di supermercati o ristoranti perché messi sul lastrico dalla crisi economica.

Quando gli agenti sono risaliti in auto e sono ripartiti il pensionato, con il pudore e l’orgoglio di chi non vuole confessare di vivere nella miseria, ha ripreso a rovistare tra le immondizie. Solo più tardi sul volto gli è forse spuntato un sorriso, quando tra le immondizie è riuscito a trovare qualcosa di commestibile. Con quegli avanzi di cibo, da altri ritenuti rifiuti, stretti tra le dita e le mani in tasca per sentire meno il freddo, si infine rimesso sulla strada di casa. Un’interminabile passeggiata al buio e al freddo, sorridendo per essere riuscito a trovare qualcosa da mettere sotto i denti, ma con la morte nel cuore, sapendo di dover ripetere ancora e ancora quel viaggio di dolore.
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lunedì, 11 gennaio 2010

PER NON DIMENTICARE
Stefano Cecchetti
Roma, 10 gennaio 1979, proprio mentre i telegiornali davano la notizia della morte di Alberto Giaquinto, Stefano Cecchetti (simpatizzante di destra) e i suoi amici, stavano discutendo dell'accaduto di quel giorno, davanti al bar di Largo Rovani (bar frequentato da persone di destra e non solo), nel quartiere Talenti di Roma. Era passata la mezzanotte, ed a un certo punto, proprio mentre Stefano e i suoi amici stavano tornando a casa, una macchina nelle loro vicinanze si mette in moto e gli passa davanti sparando colpi di arma da fuoco (attentato svolto come nella strage di Acca Larenzia). Stefano cade a terra senza vita, mentre altri due suoi amici, ovvero Maurizio Battaglia e Alessandro Donatore (entrambi di 18 anni), rimangono feriti. Nei giorni successivi gli assassini di Stefano si firmarono come "Compagni organizzati per il Comunismo". Stefano muore sul colpo all'età di 18 anni, e tuttora i suoi assassini non hanno ancora un volto e soprattutto dopo 31 anni non è ancora stata fatta giustizia.
CAMERATA CECCHETTI...PRESENTE!!!
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domenica, 10 gennaio 2010

PROVE TECNICHE DI BANLIEUE A ROSARNO
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Gli scontri di queste ultime ore a Rosarno riportano prepotentemente alla ribalta il dramma apocalittico dell’immigrazione, con buona pace di chi non vuol vedere, di chi non vuol sentire, delle troppe “anime belle” che ci ammorbano col loro pietismo peloso.
Chi sostiene, incoraggia e difende l’immigrazione si pone su di un piano delittuoso nei confronti del nostro futuro, proiettandoci a velocità supersonica verso la catastrofe che il capitalismo globale ha disegnato per tutti (noi e gli stessi immigrati): un “paradiso” fatto di multirazzismo, odio, guerre tra poveri divisi per etnie, clan, tribù.
Dissociati e disgregati anche culturalmente, sulla strada della scomparsa delle identità. Sempre più americani, sempre meno europei.
È giunta l’ora di fermare l’immigrazione, senza indugi ma in maniera responsabile, sensata e soprattutto con risposte strutturali.
È tempo di individuare cause e colpe e di puntare l’indice verso le responsabilità a monte, che hanno una matrice capitalista, progressista, comunista e clericale!
Le politiche immigratorie finora approntate dai vari governi di centrodestra e di centrosinistra, spesso autentiche sanatorie mascherate, hanno mostrato di avere il fiato corto, la loro fallacità è sotto gli occhi di tutti!
La Fiamma Tricolore chiede al Governo di liberarsi di tutte quelle influenze “catto-comuniste di destra”, finiani in testa, per instaurare un rapporto politico e costruttivo con quelle forze politiche che hanno avuto la lungimiranza di avvertire gli Italiani del “problema immigrazione” prima ancora che  la Lega Nord nascesse.
E mentre Bankitalia ci istruisce sulla positività del fenomeno immigratorio, le cifre più tiepide ci parlano di un tasso di disoccupazione all’8,3%...
I giovani italiani (scusate, i bamboccioni) ringraziano per il meraviglioso mondo a venire… Auguri!


Piero Puschiavo
Segreteria Nazionale
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RESPONSABILITA' A ROSARNO
fiamma_tricolore
RESPONSABILITA' A ROSARNO
Padova, 10 gennaio 2010

Non si può non condannare la rivolta degli extracomunitari, che spaccando vetrine e rovesciando auto hanno utilizzato strumenti errati per denunciare una situazione intollerabile nella quale i latifondisti calabresi, con la complicità della mafia locale, li tengono soggiogati.
Ma lavorare per soli cinque mesi l'anno, aspettando il raccolto successivo, guadagnare in nero due euro l'ora, dormire in cinquanta in una cisterna abbandonata, come lo vogliamo chiamare, se non schiavitù? Se Maroni si accorge solo adesso di una situazione del genere, che unicamente nelle stanze ovattate di privilegi dei nostri amministratori non si comprendeva nella sua gravità, vuol dire che l'incompetenza regna sovrana, e che il pensiero unico del "siamo fuori dal tunnel, in Europa stanno peggio di noi" è diventato un karma che ha addormentato le coscienze del popolo italiano.
I celerini che intervengono una tantum in un luogo in cui anche il comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, la 'ndrangheta, i latifondisti, il caporalato, che imperversano senza ritegno, è la chiara resa senza condizioni della legge nei confronti della prevaricazione, la capitolazione del diritto nei confronti della criminalità e della malavita.
Bisogna estirpare il male alla radice, mettendo in galera i negrieri che oggi si fanno chiamare "caporali", impedendo ai cosiddetti imprenditori agricoli di far lavorare in nero gente a due euro l'ora (e se non si adeguano, espropriazione delle terre e creazione di consorzi agricoli pubblici gestiti da disoccupati calabresi), lottando senza esclusione di colpi contro la criminalità organizzata che sovrintende tutto il business, senza che nessuno degli amministratori, locali e romani, sembri
rendersene conto. Per fermare l'immigrazione, quindi, giustizia sociale e lotta allo sfruttamento, e non solo in Calabria: ci riusciranno i nostri campioni?
Bruno Cesaro, Fiamma Tricolore
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sabato, 09 gennaio 2010

PER NON DIMENTICARE
La sera del 10 gennaio del 1979 moriva Alberto Giaquinto

Era passato un anno dai fatti di Acca Larentia, ancora non erano stati trovati i colpevoli di quell'efferata strage.

Così il Fuan e il FdG oraganizzarono delle manifestazioni in tutta Roma. Nel popoloso quartiere di Centocelle i ragazzi missini protestarono contro una sede della Democrazia Cristiana, simbolo del governo corrotto di allora. La manifestazione si svolge senza incidenti e al suo termine i ragazzi se ne vanno, ma Alberto e un altro camerata si attardano.

Arriva sul posto l'auto civetta della polizia, dalla quale scendono due poliziotti in borghese, li seguono e uno dei due poliziotti prende la mira e spara.Alberto cade a terra colpito alla testa.La gente accorre e nota che Alberto era disarmato e così crolla subito la versione ufficiale della polizia secondo la quale era armato di una P38 e che il poliziotto ha sparato per legittima difesa.Alle 20:30 moriva all'ospedale San Giovanni e in quello stesso momento la polizia perquisiva la sua casa cercando delle prove che non c'erano.

Alberto aveva 17 anni.


Camerata Alberto Giaquinto PRESENTE!

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venerdì, 08 gennaio 2010

Caos a Rosarno, task force Viminale Tensione alta tra immigrati e italiani
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Nuova protesta degli immigrati africani dopo gli scontri di ieri con le forze dell’ordine. I cittadini preparano una contromanifestazione. Un uomo è salito sul tetto di casa e ha sparato dei colpi di fucile in aria per difendere la moglie e le figlie. Per il ministro dell’Interno Maroni gli incidenti sono dovuti all'immigrazione clandestina

Reggio Calabria - A Rosarno la tensione è molto alta. Nei violenti scontri di giovedi sera tra extracomunitari e polizia quattordici immigrati sono stati arrestati e venti persone sono rimaste ferite, mentre stamattina davanti al municipio del comune calabrese ci sono state nuove proteste. Stamattina, intanto, il Viminale ha deciso di costituire una task force del ministero dell’Interno, di quello del Welfare e della Regione Calabria.

Gli scontri di giovedi Giovedi centinaia di immigrati, che lavorano alla raccolta degli agrumi e degli ortaggi e vivono in alcuni capannoni fuori dai centri abitati, hanno distrutto auto in sosta e dato fuoco ai cassonetti. Ma cos'è che ha fatto esplodere la rabbia? Alcuni extracomunitari sarebbero stati colpiti con una pistola ad aria compressa. Alle violenze in piazza sono seguiti gli scontri con la polizia.

La protesta davanti al Comune Stamattina alcune centinaia di immigrati hanno manifestato davanti al municipio di Rosarno, e non sono mancati momenti di tensione con la popolazione. Una delegazione di immigrati ha incontrato il commissario prefettizio Domenico Bagnato - insediatosi a seguito dello scioglimento per mafia del Comune - a cui ha chiesto più protezione, dopo il ferimento di due extracomunitari a colpi di fucile da caccia da parte di persone non identificate. Le forze dell’ordine hanno poi allontanato gli immigrati da Rosarno - comune con circa 15mila abitanti - per evitare ulteriori tensioni con la popolazione.

Cittadini esasperati Una delegazione di abitanti ha incontrato un gruppo di immigrati alla periferia di Rosarno. Si cerca una mediazione. Un’auto gira per le strade chiamando la gente a raccolta per una contromanifestazione davanti al municipio, dove alcuni abitanti si stanno radunando. Le scuole sono chiuse, come anche molti negozi. Un uomo ha sparato due colpi di fucile in aria per disperdere il gruppo di immigrati. È salito sul tetto ed esploso le due cartucce attirando, tuttavia, le ire dei manifestanti. Secondo quanto appreso, la moglie e la figlia che guardavano la protesta dal balcone sarebbero state prese di mira dagli immigrati che hanno lanciato alcuni sassi verso di loro. Dopo l’esplosione dei colpi di fucile alcuni immigrati sono entrati nell’abitazione ma solo per protestare ad alta voce, senza ulteriori conseguenze.

Task force al Viminale La costituzione di una task force dei ministri dell’Interno e del Lavoro e della Regione Calabria è stata decisa questa mattina in una riunione al Viminale. Il compito della task force, costituita oggi stesso presso la prefettura di Reggio Calabria, sarà quello di "affrontare la questione non solo dal punto di vista dell’ordine pubblico, ma anche per quanto riguarda gli aspetti legati allo sfruttamento del lavoro nero e all’assistenza sanitaria", spiega la nota.

Maroni: colpa dell'immigrazione clandestina Stamani il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha detto che gli incidenti di Rosarno sono dovuti all’immigrazione clandestina. "E’ una situazione difficile come in altre realtà perché in tutti questi anni è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un’immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazioni di forte degrado come quella di Rosarno", ha detto Maroni nel corso della trasmissione "Mattino 5" di Canale 5. "Stiamo intervenendo... con i mezzi e con tempi necessari, abbiamo per ora fatto una cosa molto importante, e cioè sostanzialmente porre fine all’immigrazione clandestina, agli sbarchi... che hanno alimentato queste situazioni di degrado e a poco a poco porteremo alla normalità situazioni che vanno riportate alla normalità".

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ROSARNO, "IO IN CASA ASSEDIATO PER ORE CON MIA MOGLIE"

(AGI) - Rosarno (Reggio Calabria), 8 gen. - "Mia moglie stava rientrando a Rosarno da Gioia Tauro con i miei figli di 2 e di 10 anni. Decine di extracomunitari l'hanno circondata prendendo a bastonate la sua Peugeot 206 e ferendola alla testa. Siamo rimasti per ora senza soccorso, solo grazie all'ospitalita' di una famiglia vicina, la mia famiglia ha trovato un rifugio". E' il racconto di Giacomo Lisotti, un cittadino di Rosarno, che offre ai cronisti il resoconto della notte di terrore vissuta insieme alla sua famiglia. "Hanno incendiato l'auto di mia moglie che, sanguinante, ha trovato rifugio in una casa vicina.
  In centinaia hanno circondato l'abitazione lanciandovi contro di tutto. Mia moglie mi ha chiamato sul cellulare e l'ho raggiunta di corsa con la mia auto forzando il blocco degli immigrati. Siamo rimasti bloccati - dice l'uomo - fino all'una di notte. Tutto era iniziato intorno alle 19 di sera. Soltanto a notte fonda sono arrivati quattro poliziotti con i caschi blu che hanno indotto gli aggressori a desistere. Per tutte quelle ore - sottolinea- mia moglie e' rimasta sanguinante senza assistenza medica. E' stato inutile ogni tentativo di contattare il servizio sanitario o le forze dell'ordine".
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mercoledì, 06 gennaio 2010

ACCA LARENZIA,7-1-1978----7-1-2010
PER NON DIMENTICARE
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untitledONORE AI CAMERATI CADUTI DEL MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO E DEL FRONTE DELLA GIOVENTU
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martedì, 05 gennaio 2010

considerazioni doverose
Presente 7 Gennaio Acca Larentia
Salve a tutti e grazie per le vostre adesioni. Grazie a chi, troppo giovane per esserci allora, dà continuità al nostro percorso, pur con le differenziazioni delle varie sigle di partiti e movimenti; grazie a chi ha aderito per puro spirito di solidarietà al ricordo unanime e indelebile dei nostri Cuori Neri pur non sentendosi militante e parte di una comunità; grazie a chi, come me, quegli anni li ha vissuti sulla propria pelle e molti di quei ragazzi li ha conosciuti e persiste nel mantenere vivo quel senso di appartenenza che sempre ci ha contraddistinto rispetto a tutti gli altri. Per giovedì 7 gennaio, 32° anniversario dell'eccidio di Franco, Francesco e Stefano (9 gennaio), diverse, purtroppo, saranno le commemorazioni che si terranno tra il piazzaletto antistante la sezione di Acca Larentia e il Parco della Rimembranza e ad orari diversi. Dico purtroppo perchè non smetterò mai di battermi affinchè sia riconosciuto da tutti il fatto essenziale che il ricordo dei Nostri ragazzi appartiene indistintamente a tutti Noi e si arrivi un giorno a riuscire ad organizzare una grande, unica e condivisa commemorazione senza divisioni e spaccature, almeno nel momento del ricordo dei Nostri caduti. Non credo che Loro apprezzino da lì dove ci osservano il fatto che in un momento così profondo come quello del Loro ricordo e del Presente! a Loro dovuto ci siano manifestazioni separate e persone che si guardano in cagnesco pur appartenendo tutti, con le legittime differenziazioni politiche e culturali, ad un unico Popolo: quello della destra Italiana. A qualsiasi manifestazione decidiate di partecipare, è importante comunque esserci. Non sarò certamente io a giudicare chi partecipa ad una commemorazione piuttosto che ad un'altra, anche perchè non ho alcun diritto di giudizio sugli atti di altri Camerati. Ricordate però sempre che Franco, Francesco e Stefano, Virgilio e Stefano, Carlo e Ugo, Sergio e Cremino, Mikis e Alberto, Angelo e Nanni, e via via tutti gli altri sino ad arrivare a Francesco e Paolo, senza dimenticare Dimitri e Matteo, ultimi solo in ordine temporale, sono ancora tra Noi e condividono il Nostro percorso ogni momento della Nostra azione quotidiana.grazie ancora a tutti di esserci. NOBIS.
CAMERATA ZANELLI
CONDIVIDO IN PIENO LE CONSIDERAZIONI DEL CAMERATA ZANELLI.
CAMERATA SEBA
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Lori paga i calciatori ma non gli operai

Le tredicesime non sono state versate. Le istituzioni: "Serve l’amministrazione straordinaria
 
Fabrizio Lori paga gli arretrati dei giocatori del suo Mantova Calcio ma non le tredicesime dei quasi mille dipendenti della Nuova Pansac. E, rispetto alle promesse di fine 2009, mancano anche i soldi per le materie prime. Ieri mattina allo stabilimento di Mira la produzione è partita singhiozzo per la mancanza di alcune resine. E le istituzioni ora chiede l’a mministrazione straordinaria.
Quella di ieri è stata una giornata di assemblee. La prima, alle 6, di fronte alla mancanza delle resine. La seconda, quella che già era stata organizzata, si è tenuta nel pomeriggio. E i lavoratori si preparano a ritornare a protestare sulla statale Romea.
Le resine.
Anche ieri mattina a pochi giorni dall’incontro previsto al ministero dello Sviluppo economico (in programma l’8 gennaio a Roma) e nonostante le ripetute promesse della società, il finanziamento per l’acquisto delle resine per far ripartire le produzioni non è arrivato. Di fatto, senza materiale le linee di produzione sono quasi bloccate. Per questo motivo ieri mattina alle 6 i lavoratori del sito mirese hanno incrociato le braccia per un’ora.
Le tredicesime.
A far alzare la tensione anche il fatto che la proprietà abbia pagato gli stipendi arretrati (luglio, agosto e settembre) dei calciatori del Mantova per evitare punti di penalizzazione in classifica che avrebbero affossato la squadra, penultima in serie B (oggi c’è la sfida con il Torino). Una denuncia rilanciata dal consigliere regionale dei comunisti Italiani Nicola Atalmi: «Siamo di fronte ad un comportamento vergognoso e vorremmo conoscere l’opinione in merito di Confindustria veneziana e della Giunta regionale. Non è accettabile che si salvino i calciatori, mentre i lavoratori vengono messi in strada».
Le proteste.
I lavoratori riuniti in assemblea hanno deciso 2 giorni di scioperi. «Abbiamo organizzato - spiega Massimo Meneghetti segretario provinciale della Femca Cisl - 2 ore di sciopero domani (oggi) dalle 14 alle 16, mentre per giovedì 7 gennaio ci sarà in mattinata uno sciopero di 4 ore con la possibilità di manifestazioni spontanee di protesta sulla Romea». Un’iniziativa che i lavoratori avevano già preso a metà dicembre, con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni locali. Che ci vanno giù dure.
La proposta. «L’incontro del 15 dicembre tenutosi a Roma non fa ben sperare in una immediata ed efficace soluzione», dichiarano in una nota congiunta l’assessore Regionale Vendemiano Sartor, gli assessori provinciali Paolino D’Anna e Massimiliano Malaspina, e l’assessore comunale di Venezia Laura Fincato. «E’ indispensabile, pertanto - aggiungono - unire le forze delle Istituzioni coinvolte per dare una risposta seria e certa a centinaia di lavoratori ed alle loro famiglie. Siamo convinti che la soluzione debba passare per l’amministrazione straordinaria dell’ azienda».

si ringrazia il sitohttp://vocenazionale.splinder.com/ per la segnalazione
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