mercoledì 30 novembre 2011

VITAVIZIO



E alla fine arrivarono i tagli. O meglio, una sforbiciata all’italiana, quella che fa vedere la buona intenzione ma non brilla per coraggio. Già, perché se non si può dire che la rimodulazione dal 2012 dei vitalizi dei parlamentari non sia una novità, è altrettanto vero che è mancata la volontà di gettare il cuore oltre l’ostacolo.
E’ giusto che la politica nel momento di massima difficoltà dei conti per la nazione dia un segnale di contenimento dei propri privilegi, tanto più che agli italiani i sacrifici si chiedono da tempo immemore mentre “la casta” si guarda bene dal farsene carico.
Ed ecco, allora, che l’adeguamento all’architettura pensionistica che riguarda l’artigiano, l’operaio o l’impiegato da decine di anni passa un po’ come fumo negli occhi di un Paese che la crisi la vive ogni giorno con le difficoltà delle famiglie ad arrivare a fine mese.
Ci chiediamo, perché gli italiani devono sudare fino a 40, o forse 43, anni di servizio per guadagnarsi la pensione, e gran parte di chi siede in Parlamento a certi favori invece non può rinunciare? Quello che stanno proponendo è un “taglio mascherato”: se è vero che dal 2012 i nostri deputati e senatori si dovranno adeguare a questa rimodulazione, è chiaro che la norma poteva essere ben più rigorosa soprattutto nei confronti di certi vizi, o meglio, “vitavizi” del passato.
Gli accordi per i quali chi, eletto fino a due decenni fa, maturava il diritto a un vitalizio erano frutto di una politica che doveva sostenere i costi di una struttura capace di interloquire con i cittadini praticamente ogni giorno. Oggi, ai tempi dei nominati, va da sé che un ragionamento del genere non ha più senso di essere mantenuto.
E allora si doveva agire secondo quello che abbiamo proposto già alcuni mesi fa: se su quei diritti acquisiti non si può più intervenire direttamente perché i regolamenti non lo permettono, si può sempre agire perché si rinunci a certi privilegi. Se ti ricandidi, rinunci a quei “diritti”. Altrimenti te ne stai a casa e quei vantaggi non te li toglie nessuno. Questo non sarebbe certamente anticostituzionale, e invece sì veramente innovativo per la politica italiana. Un segnale di responsabilità, quasi di audacia, nei confronti del popolo. Ma nemmeno questa volta chi sta in Parlamento è riuscito a essere cuor di leone.

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