domenica 20 novembre 2011

martedì, 07 dicembre 2010

L’aviazione nazionale repubblica, un’aeronautica da caccia

 

 

 

Dal Mese di Dicembre 2010 è in edicola la nuova monografia di Daniele Lembo, edita per i tipi della Delta editrice di Parma e dal titolo “A.N.R. un’aviazione da caccia”.
Una pubblicazione di veste elegante e ricca oltre misura, nella quale in cinquantadue pagine e circa duecento immagini viene raccontata la nascita e la storia di quella che fu l’Aviazione Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana.
Mussolini, liberato dalla prigionia del Gran Sasso, intuisce la prima cosa da fare per lo Stato Repubblicano di nuova costituzione è di ritornare al combattimento a fianco dei tedeschi. Già 18 settembre, parlando agli italiani alla radio dalla Germania, affermerà che bisogna: “Riprendere le armi a fianco della Germania, del Giappone e degli altri alleati; soltanto il sangue può cancellare una pagina così obbrobriosa della nostra storia. Preparare senza indugio la riorganizzazione delle nostre Forze Armate………”
Le Forze Armate della R.S.I. nasceranno con un decreto del Capo dello Stato Repubblicano che, promulgato il 27 ottobre 1943, è destinato ad entrare in vigore il giorno successivo. Nella nascita dell’Aviazione Nazionale Repubblicana avrà un ruolo fondamentale il ten. Col. Ernesto Botto, il mitico “Gamba di Ferro”, un uomo che ha continuato a volare e combattere benché abbia perso una gamba in Spagna. Botto, facendosi forte della sua fama, lancia un proclama per invitare all’arruolamento nell’A.N.R. i piloti e il personale tecnico. Sarà grazie a quel proclama se, già nell’ottobre 1943, si presentano all’aeroporto di Torino Mirafiori, i primi uomini. Per fare un’aviazione non bastano i piloti, ma occorrono le macchine e Ernesto Botto, nominato Sottosegretario di Stato per l’Aeronautica nel governo della Repubblica di Mussolini, si impegna a reperire i velivoli per la sua Aeronautica Repubblicana. Inizialmente, riesce a recuperare circa settantacinque caccia di vario tipo (Fiat G55 Centauro, Macchi 205 e Reggiane 2005). Sarà con questi apparecchi che si andrà formare il primo nucleo dell’A.N.R..
Dopodiché, il Sottosegretario Botto, mette le cose in chiaro con gli “alleati” tedeschi, facendo capire loro che l’A.N.R. non la Forza Armata di uno Stato suddito della Germania. Intende essere rispettato come alleato e pretende la restituzione, non solo del materiale di volo predato dai tedeschi immediatamente dopo l’8 settembre, ma anche di quel personale italiano che è stato arruolato, spesso con la forza, nella Luftwaffe.
Per la sua intransigenza, Botto durerà poco nella carica e sarà costretto a lasciare il sottosegretariato nella prima decade di marzo 1944, ma ormai qualcuno ha chiarito ai germanici che l’A.N.R. non intende essere una succursale italiana della Luftwaffe. Nell’estate seguente, il generale Wolfram von Richthofen, comandante della Luftflotte 2 in Italia, metterà in azione il piano “Phonix”, teso a incorporare l’A.N.R. nella Luftwaffe, trasformandola così in una Legione Aerea Italiana i cui piloti sarebbero costretti a vestire divisa tedesca e a prestare giuramento ad Hitler.
La risposta data dagli italiani sarà dura e efficace, costringendo, anche con la forza, a fare recedere il tedesco alle sue intenzioni.
In sostanza, l’A.N.R. si articolerà su tre Gruppi caccia. Il 1° Gruppo è a Campoformido, è dotato di Macchi 205 e Me 109G ed è articolato sulle squadriglie “Asso di Bastoni”, “La vespa incacchiata “ e “Arciere”. Il 2° Gruppo è a Bresso, è dotato di Fiat G 55 e Me 109G ed è articolato sulle squadriglie “Gigi tre Osei”, “Diavoli rossi” e “Gamba di ferro. Infine, il 3° Gruppo è a Vicenza è anch’esso articolato su tre squadriglie ma non sarà mai completamente operativo. Oltre ai tre Gruppi citati, sono anche operative una Squadriglia Autonoma Caccia su Fiat G 55 a Mirafiori e una Squadriglia Autonoma Caccia Notturna a Bresso su Me 109G, Cr 42, RE 2001. L’addestramento alla caccia è affidato a un Gruppo Complementare Addestramento Caccia, articolato su quattro squadriglie:
Dei reparti di volo dell’Aviazione Repubblicana, oltre a quanto detto, fanno parte anche un Gruppo Aerosiluranti a Lonate Pozzolo, una Squadriglia da Bombardamento a Lonate Pozzolo, tre Gruppi da trasporto (Trabuccco, Terracciano e De Camillis), un Reparto Collegamento (R.A.C. Reparto Aero Collegamento) e un Reparto Alianti. Per completezza, bisogna ricordare che sono inquadrati nell’Aeronautica del Nord anche il Reggimento Arditi Paracadutisti, la Divisione Contraerea e Antiparacadutisti “Aquila” e l’Artiglieria Contraerea, meglio conosciuta come Ar.Co.
L’unica Squadriglia da bombardamento, intitolata ad Ettore Muti, non sarà mai impiegata, i gruppi da trasporto Terracciano, Trabucchi e De Camillis troveranno, invece, grande impiego operativo venendo utilizzati sui cieli di Finlandia, Polonia , Prussia, Ucraina e Bielorussia e rendendosi utilissimi ai tedeschi, per conto dei quali effettuano trasporti di uomini e materiali. Infine, il Gruppo Aerosiluranti, intitolato a “Buscaglia”, è comandato da Carlo Faggioni,sarà impiegato contro la testa di ponte di Anzio e su Gibilterra.
Benché l’A.N.R., come abbiamo visto, annoveri nelle sue file reparti da bombardamento, trasporto e aerosiluramento, la sua peculiarità è quella di essere, essenzialmente, un’aeronautica da caccia.
Il ruolo primario svolto dai suoi piloti starà nel contrasto allo strapotere dei bombardieri angloamericani che martirizzano le città del nord attaccando non solo complessi industriali italiani ma anche obiettivi civili e non disdegnando di abbassarsi a mitragliare il singolo ciclista che percorre la strada di campagna. Sembra, addirittura, che le vittime preferite dai “liberatori” siano proprio gli insediamenti civili del nord, dove fanno strage tra la popolazione. In totale, i bombardieri dei “liberatori” faranno circa 64.000 vittime tra i civili, tra i quali ci saranno anche i 200 bambini della scuola elementare del quartiere di Gorla (Milano) che sarà colpita il 20 ottobre 1944.
I piloti da caccia dell’A.N.R. tenteranno disperatamente di contrastare un nemico che conduce una guerra aerea di tipo terroristica, uno sforzo che diverrà veramente impari quando, verso la fine del ’44, la Luftflotte 2° sarà completamente trasferita in Germania, lasciandoli da soli a difendere i cieli italiani contro barbari venuti dal mare. L’attività dei cacciatori dell’A.N.R. sarà a dir poco eroica, ritrovandosi a combattere sempre in condizioni di inferiorità numerica contro le enormi concentrazioni di velivoli dell’USAAF che si presentano sempre fortemente scortate sopra i cieli dell’Italia del nord.
Quando tutto sarà finito, quando quella guerra sarà terminata, la fine si tramuterà, per i militari che hanno aderito alla R.S.I., in un bagno di sangue. Che fine faranno gli uomini dell’Aviazione Nazionale Repubblicana?
Ebbene, finita quella guerra, chi ha avuto il coraggio di saltare per tempo sul carro del vincitore, avrà anche l’ardire di emanare leggi e di istituire tribunali per colpire chi, invece, ha come unica colpa quella di aver voluto difendere la Patria.
I piloti dell’A.N.R. che riusciranno a sfuggire alla “giustizia” dei vincitori – famoso resterà il caso dell’esecuzione sommaria di Visconti – saranno rimandati a giudizio dai tribunali militari e dovranno rispondere del reato “collaborazionismo”.
E’ da chiarire, una volta per tutte, che la scelta fatta da quegli uomini, di aderire all’Aviazione del Nord, non ha alcun carattere politico ma è dettata unicamente da ragioni tipo militare. Vedono le proprie città bombardate e si decidono a fare quello per il quale sono stati addestrati: difendere la vita e l’onore della propria gente.
Luigi Gorrini, la medaglia d’oro che vola con il primo Gruppo Caccia, in un intervista rilasciata qualche tempo fa, affermerà: “Noi non avevamo alcun partito, noi difendevamo le città italiane dai bombardamenti dei liberatori, le nostre case ed il nostro onore. La guerra sapevano tutti che era persa con El-Alamein ed io l’ho persa due volte: l’8 settembre ed il 25 aprile. Ma ripeto, quello che ho fatto allora… quelle tonnellate di bombe in meno che abbiamo evitato alle nostre città, questo è un innegabile merito storico. Io non abbasso gli occhi di fronte a nessuno: l’ho fatto e lo rifarei.”
Sono parole che non ammettono repliche e non si può che dire grazie a uomini come il maggiore Visconti che continueranno ad alzarsi in cielo, uno contro cento, in una disperata difesa dell’Italia. E’ di queste cose che tratta ampiamente l’ultima monografia di Daniele Lembo.
A.N.R. UN’AVIAZIONE DA CACCIA, Delta Editrice (Supplemento ad Aerei nella Storia n. 75 Dic. 2010 – gern. 2011) 52 pagine euro 7
I tutte le migliori edicole, oppure ordinabile presso la Delta Ed. di Parma, Borgo Regale n. 21- tel. 0521 287883
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giovedì, 02 dicembre 2010

Signori, la partita è cominciata. Adesso bisogna far vincere il Paese

 
Dunque, sarebbe fatta. Con 317 firme – e se per una volta i deputati fossero seri – a Silvio Berlusconi mancherebbe la maggioranza alla Camera dei deputati e, di conseguenza, non potrebbe più governare. Gianfranco Fini, grande distruttore delle opere altrui, è ovviamente riuscito a distruggere anche il Popolo delle Libertà e il più clamoroso e rivoluzionario risultato elettorale della storia repubblicana. Fin qui, tutto chiaro, anche se chiaro non significa comprensibile. Quel che c’è da capire ora, è come intendano i signori della politica politicata risolvere il problema del Senato, dove Berlusconi i numeri li ha ancora e, di conseguenza, non ce li ha l’accozzaglia che si è radunata per abbatterlo. Il ricorso alle urne è quindi inevitabile e con la certezza che non sarà cambiata la legge elettorale, perché adesso, in Parlamento, non ci saranno più nemmeno i numeri per approvare alcunché. Quindi, dopo le ferie natalizie, si aprirà la campagna elettorale, con un Pd tracotante che attaccherà su tutto il fronte gli avversari e i “terzopolisti” che dovranno spiegare agli italiani che non è vero ciò che, invece, lo è assolutamente. E, cioè, che votare per loro significa spianare la strada a Nicky Vendola o, al più, a Pierluigi Bersani. A meno che non si creda realmente alla favoletta di un terzo polo che balza al comando, superando d’un balzo l’asse PdL-Lega e quello Pd-Estrema sinistra. Già, perché è di tutta evidenza come, svolgendo le primarie tra Vendola e Bersani, il primo giocoforza s’impegna a sostenere il secondo in caso di sconfitta. È la regola delle primarie: ci si combatte prima, per giustificare l’unione dopo. Dunque, il voto della Sinistra, per quanto minoritario nel Paese, sarà compatto nelle urne. Al contrario, l’eventuale successo elettorale del Terzo Polo, essendo ragionevolmente molto relativo – dove possono arrivare? All’8, al 10, anche al 15% - servirà eventualmente solo a far perdere alla maggioranza del blocco socio-economico italiano la guida politica della Nazione. Per fortuna, la campagna elettorale ha anche una funzione “catartica” e, forse, soprattutto se si riuscirà a organizzare una forte identità di destra da affiancare a PdL e Lega, l’Italia non di sinistra potrà finalmente liberarsi delle scorie centriste alla Fini, alla Francesco Rutelli, alla Pierferdinando Casini. Allora, come direbbe Napoleone, tanto vale a questo punto saper leggere l’opportunità positiva di questa tragi-commedia e cogliere al volo la possibilità di spazzare via – e una volta per tutte – certi grigi protagonisti dal teatrino della politica. Non sarà facile, questa volta, ma vale la pena di tentare. Anche perché, questa volta, il risultato minimo è possibile anche nell’eventuale e sciagurata vittoria della Sinistra. Più voti al blocco di Centrodestra significheranno anche massima compressione della quota di parlamentari che - dall’aliquota riservata col sistema elettorale in vigore alle minoranze – saranno appannaggio del “terzo polo”, per di più spartiti tra Casini, Fini e Rutelli. E senza scranne sotto il sedere, non c’è Futuro né Libertà di nuocere al Paese.
 
Massimiliano Mazzanti
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Paolo Signorelli

 
Paolo Signorelli era esponente ideologico della destra radicale e dell'antagonismo nazionale, ha militato prima nel MSI e poi è stato uno dei massimi esponenti di Ordine Nuovo e del Fronte Sociale Nazionale, da cui si è successivamente allontanato. Nel direttivo di Ordine Nuovo, di cui era presidente Pino Rauti, Signorelli rivestiva funzioni di coordinamento sul piano operativo. 
Ci mancherai!!! Un ultimo cameratesco saluto!!! BOIA CHI MOLLA!!!
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martedì, 30 novembre 2010

CARMELO BORG PISANI
 
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« Malta non è inglese che per usurpazione ed io non sono suddito britannico
che per effetto di questa usurpazione. La mia vera Patria è l’Italia.
 È dunque per lei che devo combattere »
(Carmelo Borg Pisani)



“Non mi spiace di morire, ma sono amareggiato per la mancata invasione di Malta da parte dell’Italia”
Carmelo Borg Pisani prima della condanna a morte il 28 novembre 1942



Carmelo Borg Pisani pur non avendo la cittadinanza italiana  ( fattore discriminante –alibi degli ignavi- per non tentare alcuna azione) si era arruolato nella MILMART  ( Milizia Marittima Artiglieria ) quindi ha vestito una Divisa e faceva parte integrante delle nostre FORZE ARMATE;

Il Governo Maltese  proibì  per molti anni  l’accesso alla tomba  ( da sottolineare comunque che non si può parlare di tomba in quanto il compianto Carmelo è stato lasciato in una fossa comune senza un riconoscimento bi-univoco ) ma non lo ha riabilitato dopo avere ottenuto nel 1964 l’indipendenza dal Regno Unito, ciò sta a significare che è ancora fedelmente  asservito alle lobbies finanziarie anglo- sassoni.
Ma è meglio comunque  che noi diciamo che  cosa  NON  ha fatto il Governo Italiano ed i suoi esimi rappresentanti.
CONSIDERAZIONI
1. L’Italia immemore del suo sacrificio si vergogna di averlo perfino come una Medaglia d’Oro al Valor Militare, infatti lo considera come una semplice  medaglia di serie “B”;
2. Non se ne reclama la restituzione  della salma perché si accampano “bugie” sul fatto che non aveva la cittadinanza italiana, come se il fatto di essersi arruolato , di combattere allora  per e con noi fosse una cosa di poco conto che non  è sufficiente a dargli tutti i Diritti, uniti  agli Onori Militari ed a dargli il nostro suolo  patrio come eterno riposo
            ( ignavia allo stato puro del Commissariato Onoranze Caduti in Guerra !);

3. Perché gli inglesi lo hanno impiccato quando essendo Ufficiale di una Forza Armata ( Regia Marina) aveva il diritto di essere fucilato, financo alla schiena forse,  ma pur sempre fucilato! L’impiccagione è una pena di morte barbara  fatta  da cinici e crudeli;
4. Perché il nostro Ministero della Difesa in tutti questi anni non ha preteso l’applicazione del principio del rispetto delle spoglie dei  militari deceduti ( ogni persona umana ha diritto  ad una degna sepoltura, la morte di un soldato caduto in azione merita il massimo rispetto);

5. Che cosa prescriveva e che cosa prescrive il tal senso il codice penale militare di guerra inglese  e quello odierno maltese ?;
6. Dove sono le ossa di Carmelo, è vero che i suoi poveri resti furono traslati dal cimitero del carcere di Corradino- di nascosto-  nell’ossario del cimitero di Paola ?;

7. Perché la Chiesa  ( di Malta e quella d’Italia) universale non ha adempiuto ai suoi doveri eterni : sacrificio come cuore della rappresentazione religiosa;
8. Perché nessun nostro Politico importante ( come  il Primo Ministro ed i Ministri degli Esteri/Difesa)  nonostante che vi siano state numerose interrogazioni parlamentari- in merito- da quelle fatte dall’Onorevole Falco Accame (anni 1980) a quelle fatte dall’Onorevole Roberto Menia ( anno 2002 ) non ha mosso un dito per occuparsi del nostro Eroe;

9. Perché nessun nostro Ammiraglio e Generale nelle loro visite ufficiali  a Malta non ne hanno onorato la memoria portando anche una semplice rosa sulla sua tomba;
10. Il famigerato e mai abbastanza deplorato articolo 16 del Trattato di Pace (DIKTAT) di Parigi consacrò la “nobilta” del traditore in genere e di quello militare in particolare e provocò quindi questo stato di servaggio e di viltà alla base di tutto questo;

11. Ecco quindi che  è necessaria -per evitare che simili episodi si ripetino- che si attui in sede parlamentare una  formale autonoma iniziativa legislativa di rescissione del Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 liberando così la                                                             Patria da un superato e vigliacco fardello storico.

CONCLUSIONI
- ogni 28 novembre i giovani e gli anziani amanti della  Patria di tutte le città italiane dovranno recarsi nei monumenti ai Caduti , nei cimiteri militari portando una rosa rossa: con la scritta : una rosa per Carmelo;
- a Roma oltre che recarsi presso i già citati monumenti/siti si dovranno, al tramonto, recare presso l’Ambasciata  di Malta  a presenziare al Presente in onore di Carmelo Borg Pisani;

- le circoscrizioni delle varie città  italiane dovranno fare richiesta ai rispettivi Comuni di intitolare, strade, piazze e vie al nostro Carmelo;

- si dovranno adottare , da parte delle biblioteche dello Stato, delle Regioni, delle Province  e dei Comuni e anche di quelle  Private  i libri che parlano di Carmelo Borg Pisani, in particolare quello fatto dal Prof. Stefano Fabei edito da Lo Scarabeo di Bologna; 
- la RAI e la  Mediaset  dovranno pensare a preparare la stesura di un copione propedeutico alla produzione di un Documentario e di un Film in ricordo dell’Eroe e Martire.


 
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venerdì, 26 novembre 2010

ONORE ALLA DONAZZAN E ALLA COPPOLA VERGOGNA E DISONORE AL RESTO!!!


Isi Coppola e Elena Donazzan (archivio)Resistenza e antifascismo: due assessori Pdl si ribellano a una legge veneta

 

VENEZIA – «Non avremmo mai potuto votare a favore di una legge che stabilisce la ‘resistenza’ e l’ ‘antifascismo’ come valori». Gli assessori Pdl della Regione Veneto Elena Donazzan e Isi Coppola spiegano così il no che, in dissenso con il loro gruppo, hanno espresso contro la legge per la «promozione e valorizzazione del patrimonio storico e culturale dell’antifascismo, della resistenza e degli eventi correlati accaduti in Veneto dal 1943 al 1948» proposta dalla Federazione della Sinistra e approvata dal Consiglio regionale anche con i voti di Pdl e Lega.
«Resta una legge di parte nonostante il voto a larga maggioranza, tra cui gran parte del Popolo della Libertà e la quasi totalità della Lega Nord», sottolineano le due esponenti della giunta Zaia in una nota congiunta, rinfocolando così le polemiche scoppiate in aula quando l’assessore Donazzan, ex An, ha detto che «sotto la bandiera dell’antifascismo militante sono stati uccisi Marco Biagi e Sergio D’Antona».
«La stessa Costituzione nell’elencare i propri valori di riferimento – osservano Donazzan e Coppola – non menziona mai nè l’antifascismo, nè la resistenza perchè nemmeno i padri costituenti, tutti appartenenti alla storia resistenziale, vollero definirli tali.
Pare non essere ancora il tempo per una scelta responsabile e nobile che finalmente parli dei delitti dell’una e dell’altra parte, delle vittime dell’una e dell’altra parte. Abbiamo perso una occasione per provare a rasserenare il clima a quasi settant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale». «Alla Costituzione e alla nostra coerenza politica- concludono – dobbiamo lo sforzo di immaginare che alle giovani generazioni sia data la possibilità di superare una stagione di odio nel nome dell’antifascismo che partì dalla Guerra Civile, avvelenò gli anni ’70 con il brigatismo rosso ed ancora oggi è il filo conduttore che alimenta le violenze dei centri sociali, che impedisce le presentazioni dei libri di Pansa, che permette di ricordare solo le vittime dell’una, relegando al silenzio le vittime dell’altra parte. Questa non è giustizia, nè verità storica». (ANSA)

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mercoledì, 24 novembre 2010

Mishima, l'eterna giovinezza di un samurai.di M.Veneziani




 Mishima, l'eterna giovinezza di un samurai.di M.Veneziani

Quarant’anni fa moriva lo scrittore giapponese Lo ricorda un ex ragazzo che crebbe nel suo mito

Le parole non bastano. Così parlò Yukio Mishima, e il 25 novembre del 1970 si uccise davanti alle telecamere col rito tradizionale del seppuku. Alle parole seguì il gesto e la scrittura debordò nella vita per compiersi nella morte. Il suicidio eroico di Mishima scosse la mia generazione, versante destro. Era il nostro Che Guevara, e sposava in capitulo mortis la letteratura e l’assoluto, l’esteta e l’eroe, il Superuomo e la Tradizione. Lasciò un brivido sui miei quindici anni. Poi diventò un mito a diciassette, quando uscì in Italia Sole e acciaio, il suo testamento spirituale. È uno di quei libri che trasforma chi lo legge; gustato riga per riga, non solo letto ma vissuto, come un libro d’istruzioni per montare la vita, pezzo per pezzo. Altro che Ikea, il pensare si riversava nell’agire. Le parole non bastano.
Andammo in palestra, dopo quel libro, tra i manubri e i pesi, sulla scia di Mishima e del suo acciaio per scolpire il corpo all’altezza dei pensieri e per dare una vita ardita a un’indole intellettuale. Correvamo a torso nudo d’inverno con alcuni pazzi amici per andare incontro al sole. Dopo una corsa di dieci chilometri c’era un ponte che era la nostra meta finale perché sembrava che corressimo verso il cielo. Arrivavamo sfiniti ma a testa alta, con uno scatto finale, e una benda rossa sulla fronte. Pazzi che eravamo, illusi di gloria. Ridicoli. Vedevamo il sole come obbiettivo, non guardavamo sotto, all’autostrada, che banalmente scorreva sotto il ponte. Eravamo nella via del Samurai, mica sull’asfalto. Inseguivamo il mito. Un mito impolitico, che ci portava lontano dall’impegno militante e ci avvicinava a quella comunità eroica che Mishima aveva fondato due anni prima di darsi la morte. Mishima diventò col tempo il nostro Pasolini, disperato cantore di un mondo antico contro il mondo moderno e le sue macerie spirituali, l’americanizzazione e i consumi. Oggi di Mishima non è più proibito parlare, tutte le sue trasgressioni restano vietate, eccetto una che però basta a glorificarlo agli occhi del nostro tempo: Mishima era omosessuale. Sposato, ma omosessuale. E così viene oggi celebrato dai media e riabilitato.
Su Radio3 è andato in onda qualche giorno fa un bel programma a lui dedicato di Antonella Ferrera. Ho scritto più volte di lui, accostandolo al Che, d’Annunzio e Pasolini. Fu grande gioia ripubblicare, con un mio saggio introduttivo, Sole e acciaio, dieci anni dopo la sua prima lettura. Avevo ventisette anni ma avevo un conto in sospeso con la mia giovinezza, e fui felice di onorarlo. Il peggior complimento che ricevetti fu da un professore che allora mi disse: è più bella la tua introduzione del testo. Mi piace ricevere elogi, non nego la vanità. Ma quell’elogio fu peggio di un insulto, disprezzava il breviario della nostra gioventù. Come poteva paragonare un saggetto giovanile e letterario a un testamento spirituale così denso e forte? L’ho riletto dopo svariati anni, quel piccolo libro; non era un libro sacro, d’accordo, ma lo trovai ancora bello e teso, spirituale e marziale.

Poi c’era Mishima romanziere, gran letterato, ma poco rispetto al testimone dell’Assoluto. Certo, Mishima soffriva di narcisismo eroico, c’era in lui una componente sadomaso e molto di quel che lui attribuiva allo spirito dell’antico Giappone imperiale proveniva in realtà dalla letteratura romantica d’occidente e dalle sue letture. Mishima era stato lo scrittore più occidentale del Giappone, era di casa in America, veniva in Italia, amava Baudelaire e d’Annunzio, Keats e Byron, perfino Oscar Wilde. Faceva il cinema, scriveva per il cinema e per il teatro moderno, amava i film di gangster, era amico di Moravia. E c’era in lui quell’intreccio di vitalismo e decadentismo comune agli esteti nostrani. La stessa voluttà del morire di d’Annunzio, lo stesso culto della bella morte degli arditi e poi di alcuni fascisti di Salò...
Ma il miracolo di Mishima fu proprio quello: ritrovare nella modernità occidentale il cuore antico del suo Giappone, il culto dell’imperatore, la via del samurai, il pazzo morire; il nostro pensiero e azione che diventano in Giappone il crisantemo e la spada. Ribelle per amor di Tradizione. Certo, dietro il suicidio non c’è solo il grido disperato e irriso verso lo spirito che muore; c’è anche il gusto del beau geste clamoroso e c’è soprattutto l’orrore della vecchiaia, del lento e indecoroso morire nei giorni, negli anni. Dietro il samurai c’era Dorian Gray. Ma colpisce la sua cerimonia d’addio, vestito di bianco come si addice al lutto in Giappone, e prima il suo congedo in scrittura. Saluto gli oggetti che vedo per l’ultima volta... Mi siedo a scrivere e so che è l’ultima volta... Poi il pranzo dai genitori alla vigilia, la ripetizione fedele delle abitudini, come se nulla dovesse accadere. E il giorno dopo conficcarsi una lama nel ventre e farsi decapitare, dopo aver gridato tra le risa dei soldati, l’occhio delle telecamere e il ronzio degli elicotteri, il suo discorso eroico caduto nel vuoto.
Quell’immagine ti resta conficcata dentro, come una spada, capisci che l’unica morale eroica è quella dell’insuccesso, pensi che il successo arrivi quando il talento di uno si mette al servizio della stupidità di molti; diffidi delle vittorie e accarezzi la nobiltà delle sconfitte. E leggi Morris e la Yourcenar che a Mishima dedicò uno splendido testo, per accompagnare con giuste letture il suo canto del cigno. Su quegli errori si fondò la vita di alcuni militanti dell’assoluto, alla ricerca di una gloria sovrumana che coincideva con la morte trionfale, la perdita di sé nel nome di una perfetta eternità... Perciò torno oggi in pellegrinaggio da Mishima e porto un fiore di loto ai suoi 45 anni spezzati, e ai nostri quindici anni spariti con lui.
postato da: sebastia11 alle ore 18:35 | link | commenti
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Vogliamo darlo un “calcio” alla BCE ?!


 
Mentre la Politica – e non solamente quella italiana – ha completamente abdicato dal suo naturale compito di tracciare linee e dare direttive in materia economico-finanziaria , la Banca Centrale Europea, invece, pur se corresponsabile della gravissima crisi dell’economia mondiale, continua con la sua azione di influenza sovranazionale ad imporre la sedicente “politica di rigore” sui tassi e sulla valuta, misure ormai rivelatesi perlomeno sgangherate, se non addirittura controproducenti, a suon di dogmi e dictat.
«Le lezioni della crisi finanziaria» sono «profonde» e la «situazione attuale rimane molto difficile» … ha dichiarato il Governatore della BCE  J.C. Trichet alla Conferenza dei Banchieri Centrali. Ha inoltre affermato che «E’ essenziale, in una situazione simile, conservare e rafforzare il potere delle Banche Centrali (sic!) e dei Governi». E ancora, dulcis in fundo: «Non siamo tenuti a por fine alle misure non standard prima di considerare gli aumenti dei tassi di interesse. Potremmo fare una o l’altra cosa o entrambe le cose».
Ci troviamo quindi di fronte al paradosso che il sistema bancario internazionale, cioè il principale fautore e ispiratore della cosiddetta “economia creativa” – quella per intenderci  che fabbricando soldi virtuali ha procurato la bolla speculativa sui mutui sub-prime gestiti dalle banche d’affari, vera e propria causa prima del “male oscuro” dell’economia mondiale – si inventa una “cura” che è forse peggiore del male stesso: cioè aumenta i tassi di interesse “reale” ( nel senso che saranno poi pagati con soldi veri dai cittadini) applicati su capitali “virtuali” ( in quanto puramente elettronici, non corrispondenti cioè a beni, merci o controvalori esistenti nella realtà) costituiti da emissione a ruota libera e fuori controllo di nuova moneta necessaria (secondo loro) a ripulire i mutui avvelenati. Nella realtà, invece, si crea solo un circolo vizioso, un loop, che se inizialmente parrebbe risolvere l’implosione del sistema liberal-capitalistico, in realtà non farebbe che rimandarne la fine, con un risultato finale però ancor più dirompente.
Molto interessante quindi si rivela l’iniziativa, proprio di questi giorni, dell’ex calciatore francese Eric Cantona, che ha dato un… “calcio” al sistema fondando un movimento anti-banche: «Che senso ha scendere in piazza? Per dimostrare? Non è più questa la strada – ha dichiarato – La rivoluzione è veramente facile oggi: il sistema è costruito sulle banche, quindi deve essere distrutto attraverso le banche. Se i tre milioni di persone che hanno dimostrato andassero in banca e ritirassero i propri soldi le banche collasserebbero».
Perché non prendere esempio e impegnarci anche noi con un’azione simile? Meditate gente, meditate, ma prima che sia troppo tardi.

Alberto Ferretti
www.albertoferretti.it
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Venezia. Crisi Fincantieri: 500 in cassaintegrazione e altre aziende in ginocchio

La Costa Favolosa, una delle due navi in lavorazione a Marghera

di Elisio Trevisan
VENEZIA (24 novembre) - È arrivata la mazzata: dal prossimo luglio starà a casa quasi metà del personale di Fincantieri. 527 lavoratori su un totale di 1200 dipendenti diretti finiranno in cassa integrazione. In effetti l’unica buona notizia, in questo frangente, è che l’Azienda ha ribadito di non voler licenziare nessuno, anzi di essere impegnata per rilanciare i cantieri italiani, non solo quello di Porto Marghera.

La comunicazione sul numero dei dipendenti che, a partire da fine febbraio, massimo primi di marzo, a Marghera saranno coinvolti dalla cassa integrazione, è stata data ieri a Roma nel corso di un incontro dell’Azienda con i sindacati sui carichi di lavoro. Complessivamente entro metà 2011, dagli attuali 800 saliranno a 2.200 i lavoratori in cassa integrazione nei vari cantieri italiani, da Castellammare di Stabia e Ancona a Monfalcone, Muggiano, Riva Trigoso e Palermo. Considerando che i cantieri più a rischio sono considerati quello di Castellammare e quello di Ancona (che avranno ciascuno oltre 500 lavoratori in cassa integrazione), la situazione di Porto Marghera non appare rosea.

Il problema è che, consegnate le due navi attualmente in lavorazione (la Costa Favolosa che entrerà in servizio a luglio dell’anno prossimo, e la Costa Fascinosa, che sarà pronta per la primavera del 2012) non c’è più lavoro in vista. L’amministratore delegato, Giuseppe Bono, assieme ai vertici dell’azienda, si è recato in missione in America e in Brasile per cercare nuove commesse, ma allo stato attuale novità non ce ne sono, anche se le previsioni degli operatori del settore vedono una ripresa degli ordini di navi da crociera tra un anno o due. «Per il nostro cantiere arrivare a 527 dipendenti a casa (si partirà con 391 da fine febbraio), significa ridurre dal 60 al 70% anche il lavoro per le imprese di appalto che, a Marghera, occupano dai 4 mila ai 5 mila lavoratori» ha commentato ieri Diego Panisson, segretario della Uilm veneziana.

All’incontro di ieri, tra l’altro, Fincantieri ha comunicato ai sindacalisti che, oltre ad essere impegnata nella ricerca di nuove commesse, cercherà di garantire, dove possibile, il lavoro ai dipendenti, diminuendo quindi la quantità del lavoro affidato all’esterno. Ragionamento corretto in momenti di crisi che, però, metterà in ginocchio le imprese di appalto
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«Per noi è importante dare la priorità del lavoro ai dipendenti Fincantieri (e chiederemo pure forme di integrazione salariale) - ha concluso Panisson -. Ma ci impegneremo anche affinché gli operai delle ditte d’appalto abbiano la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali, perché spesso, purtroppo, ottengono solo la lettera di licenziamento». Cgil, Cisl e Uil dei metalmeccanici hanno già chiesto nuovi incontri al Governo perché da una crisi simile i cantieri non riusciranno ad uscire solo con le proprie forze.

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lunedì, 22 novembre 2010

   
Assistiamo quotidianamente ad un dibattito politico diventato oramai un grande uno show televisivo. Come tutti possono riscontrare,  più che direttamente in Parlamento, le discussioni politiche si svolgono nei salotti televisivi. Non ultimo, il caso di “vieni via con me”, dove si è assistito ad una patetica performance di Gianfranco Fini che ricordo essere il “Presidente della Camera” e Pierluigi Bersani “capo” dell’opposizione (si fa per dire). I due, anticipando il Natale, si sono esibiti nella lettura della consueta poesia che solitamente, nel pranzo natalizio, viene affidata ai più piccoli con la triste constatazione che lo spessore poetico, sia nell’espressione, sia nel contenuto sono stati assai inferiori rispetto al “saremo tutti più buoni”. Questo frutto del “bipolarismo” ha contagiato anche iI telespettatori italiani oramai suddivisi in due monoblocchi:  uno, più mondano , che segue i “reality show”  e i “quiz a premi”; mentre l’altro più politico che segue i “talk show” e la cosiddetta TV spazzatura.
I Presidenti di questi ultimi programmi dal nome di Vespa, Santoro, Fazio, Floris e, non ultimo, l’apprendista Saviano, rappresentano di fatto l’andamento in fortissima crisi dello Stato italiano. Purtroppo questi sono i risultati dei nuovi “moderatori” formatisi nelle scuole italiane negli anni settanta dove il sessantotto ha iniziato la corrosione dell’insegnamento e delle risorse destinate alla scuola.
Il risultato mi pare evidente anche sul piano politico.
La sinistra è sempre più in crisi anche se la colpa non è da additare solamente all’attuale segretario del PD, mentre se nel centro destra si è aperta una crisi è grazie al “maggiordomo dei banchieri” che, in seguito al suo viaggio in Inghilterra alla corte dei Rotschild, ha intrapreso la strada che dal “male assoluto” lo ha portato alla “questione morale”; ovvero quella che i soldi non hanno colore politico.
Se questo è il “futuro” del dopo Berlusconi o comunque l’alternativa all’attuale Governo,  meglio rimanere con le proprie miserie e i propri problemi, almeno si continuerà ad “amare” le donne senza creare continui scandali.  
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sabato, 20 novembre 2010

Mafia, Sonia Alfano: “Parole di Conso su 41bis sigillo sulla trattativa Stato-Mafia”

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Palermo, 12 Nov. “Ieri l’ex ministro della Giustizia Conso ha confermato la copertura istituzionale che fu data alla trattativa tra lo stato e la mafia dal 92 in poi. Evitando il rinnovo di 140 provvedimenti di 41bis all’Ucciardone, Conso dice di aver scongiurato il rischio di nuove stragi, ma di non aver mai intessuto alcuna trattativa. E come si chiama questa? Avrà trattato inconsapevolmente? Conso dice anche di aver maturato questa scelta dopo aver appreso del cambio di strategia imposto da Provenzano a seguito della cattura di Totò Riina, ma non ricorda da chi ha appreso queste notizie e parla di articoli di giornale che in realtà non sono mai esistiti. I conti non tornano”.
Lo dice Sonia Alfano, Presidente dell'Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, commentando quanto rivelato dall’ex ministro Conso alla Commissione Parlamentare Antimafia. Giovanni Conso ha detto infatti di aver preso la decisione in solitudine, senza pressioni da parte del suo governo.
“Queste sue esternazioni, ad ogni modo – prosegue Alfano – confermano la precisa volontà istituzionale di mandare dei segnali alla mafia: vi tratteremo bene se cesserete le stragi. E così fu, rendendo vana la morte dei tanti innocenti che quella guerra con cosa nostra volevano vincerla e non pareggiarla. Chiedo che adesso Conso spieghi dettagliatamente tutte le dichiarazioni fatte e soprattutto il parziale ritorno di memoria a distanza di anni.In questi ultimi anni molti stanno raccontando fatti di cui erano a conoscenza già nel 1992 – conclude – e sarebbe interessante capire perchè”.


sito:http://www.familiarivittimedimafia.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1291

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