domenica 20 novembre 2011

giovedì, 01 luglio 2010

Da domani -0,5% luce, +3,2% gas

Da domani -0,5% luce, +3,2% gas
ansa
ROMA - Aumentano le tariffe del gas, diminuiscono ancora quelle dell'elettricita'. Da domani, primo luglio, le bollette della luce diminuiranno dello 0,5%, mentre per il metano ci sara' un aumento del 3,2%. E' quanto disposto dall'Autorita' per l'energia per il terzo trimestre dell'anno. Complessivamente le variazioni tariffarie comporteranno per i consumatori un aggravio di 30 euro l'anno (+32 per il gas, -2 euro per l'elettricita').
Sia sulla luce che sul gas, sottolinea l'Autorità, incide l'aumento delle quotazioni petrolifere, "ma l'asimmetria tra le variazioni elettricità e gas è legata alla permanente differenza tra le efficienze dei due mercati: in crescita per l'elettrico, ancora insoddisfacente per il gas". Per l'energia elettrica, la diminuzione dello 0,5% si aggiunge alle consistenti riduzioni già registrate nel 2009 e nei primi due trimestri di quest'anno. La spesa media di una famiglia tipo si riduce ulteriormente di circa di 2 euro su base annua. La nuova riduzione si somma a quelle di 39 euro del 2009 e di 23 euro dei primi due trimestri del 2010. "L'ultima riduzione (-0,5%) - osserva l'Authority - sarebbe stata superiore se non si facesse sentire il crescente impatto degli oneri per i sussidi alle fonti rinnovabili che, per legge, fanno parte della bolletta". Il costo (escluse le fonti assimilate) è infatti crescente ed ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro nel 2009 e supererà i 3 miliardi già nel 2010. "Per la prima volta nel 2010 - evidenzia ancora l'Autorità - gli oneri complessivi dei nuovi strumenti di incentivazione supereranno quelli complessivi (incluse le fonti assimilate) del precedente provvedimento Cip 6, pari a 1,9 miliardi". In particolare, rispetto al 2009 è raddoppiata l'incidenza del fotovoltaico che oggi rappresenta circa 800 milioni di euro interamente a carico della bolletta. Per il gas naturale, sull'aumento del 3,2% pesano invece la scarsa concorrenza e, ancora, l'incremento delle quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi: rispetto al giugno 2009, infatti, il petrolio è aumentato di oltre il 25% in euro. Per una famiglia tipo così si determina una maggior spesa di 32 euro, su base annua. A fronte di questa situazione, l'Autorità ha già per tempo deciso una modifica della formula di aggiornamento trimestrale prezzi, applicabile dall'1 ottobre, che determinerà un contenimento delle bollette prima dei maggiori consumi invernali delle famiglie. Infatti la nuova formula consentirà di trasferire ai consumatori i primi benefici emergenti dai minori prezzi gas dei mercati internazionali spot, e dalle rinegoziazioni dei contratti a lungo termine take or pay.
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venerdì, 25 giugno 2010

Venezia. Bimbo travolto e gettato
a terra da venditori abusivi in fuga
VENEZIA (24 giugno) - Un bimbo è stato gettato a terra, fortunatamente senza conseguenze, da alcuni venditori abusivi extracomunitari che sono fuggiti alla vista degli agenti della polizia municipale nei pressi di Piazza San Marco, a Venezia.

I venditori stavano fuggendo da un controllo della polizia municipale messo in atto questo pomeriggio: due pattuglie della polizia municipale - quattro in divisa e due in borghese - hanno avvicinato sette ambulanti che, alla loro vista, si sono dati alla fuga lungo la salizada di San Moisé, travolgendo alcuni turisti, tra cui un bambino piccolo.

Feriti anche gli agenti. Due agenti che hanno cercato di bloccare i fuggitivi hanno riportato lesioni giudicate guaribili in 15 e 8 giorni. Un altro extracomunitario è stato invece bloccato e, dopo un controllo, sanzionato, con il sequestro della merce.

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Venezia. Vetro di Murano "made in
China": sequestrati 11milioni di articoli
VENEZIA (25 giugno) - Un semplice cambio di etichetta: da "made in China" a "Murano Glass". Tanto bastava a tre aziende, due della stessa Murano e una di Jesolo, per trasformare dei cocci di vetro in pregiati pezzi artigianali venduti però a prezzi stracciati. Denunciati i rappresentanti legali delle società e sequestrati ben undici milioni di articoli. I nomi delle aziende non sono ancora stati diffusi.

Maxi sequestro della Guardia di Finanza di Venezia: undici milioni gli articoli sequestrati tra bicchieri, murrine, candele in vetro, maschere, crocifissi, collane, ciondoli e pendenti, nonché accessori vari. Il sistema di frode è stato scoperto dal Comando Provinciale di Venezia delle fiamme gialle che ha operato a tutela del "made in Italy", scoprendo che i prodotti venivano venduti a prezzi decisamente competitivi arrivando a uno sconto fino al 50%, mettendo così in forte crisi i concorrenti.

Due aziende hanno la sede legale nella patria del vetro artistico, nell'isola veneziana di Murano. Rivendevano nei propri punti vendita, gli oggetti in vetro di provenienza cinese, in parte senza le etichette del luogo di produzione, altri con marchio "Murano" impresso fin dall' origine.

Una delle due imprese, dotata di una fornace,
commercializzava anche una piccola quantità di merce di propria produzione, rendendo così ancora più difficile l'individuazione della frode. Tutti i prodotti esposti presso i nove negozi riconducibili alle due società muranesi sono stati sequestrati come anche quelli rinvenuti nel laboratorio, per un totale di oltre 7,1 milioni di articoli.

La terza società coinvolta è di Jesolo ed è a capo di una nota catena di negozi presenti nel centro di Venezia, che acquistava dalle due società muranesi gli articoli in vetro, importati dalla Repubblica Popolare Cinese con il marchio "made in China". Alla merce veniva sostituita l'etichetta originale con quella riportante il marchio dell'azienda e l'indicazione di "Venezia" o, in alternativa, quella del "made in Italy". Il prodotto veniva poi distribuito, a prezzi fortemente vantaggiosi, in 5 diversi punti vendita nel centro lagunare. Presso la sede della società dove sono stati sequestrati 4 milioni di pezzi, sono stati trovate, in alcuni sacchi della spazzatura, le etichette "made in China" rimosse.

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giovedì, 24 giugno 2010

Il futuro del lavoro dopo Pomigliano
 
Il futuro del lavoro dopo Pomigliano
Vince il sì all'accordo, con una partecipazione pari al 95%
di Marco Cottignoli
Il ministro del lavoro Sacconi ha affermato che l'accordo di Pomigliano farà scuola. Se fosse vero, significa che il lavoro sarebbe ritornato ad essere sulla via del cottimo o qualcosa di simile. Il turbocapitalismo, infatti, non tollera freni e lacciuoli ai propri profitti ed ai propri interessi; però apprezza gli aiuti di Stato, quando servono. I lavoratori sono stati chiamati alle urne del referendum a Pomigliano? In un contesto economico drammatico in cui le prospettive occupazionali sono scarse, non ci può essere alcuna trattativa seria, costruttiva, paritetica.
O così o la fame. I lavoratori hanno bisogno di lavorare e sono stati obbligati ad accettare anche qualche “piccolo” sacrificio in più: lo sciopero viene considerato una inadempienza contrattuale e, quindi, un eventuale motivo di licenziamento, la riduzione delle pause passa da 40 a 30 minuti, l’aumento degli straordinari andrà a 120 ore annue, la stessa malattia viene messa in dubbio. Il governo, al limite, invece di creare guerre fra poveri, potrebbe invitare l'azienda ad andare in Polonia, facendosi però restituire tutti i soldi che lo Stato le ha versato nell'ultimo mezzo secolo...La consultazione ha francamente detto ai lavoratori: siete d’accordo o no di far venire la Panda nello stabilimento? Volete lavorare o chiudiamo la fabbrica? I lavoratori sono in cassa integrazione da oltre un anno e dovrebbero andare a regime con le nuove produzioni.
In gioco c'è il futuro produttivo di uno stabilimento che conta oltre 5000 dipendenti e del suo indotto,15000 persone. E' ovvio che vogliano ritornare a lavorare ed avere uno stipendio pieno. Che cosa avrebbero dovuto votare? Tuttavia è proprio questa la cosa nuova, neanche tanto sotterranea, che rischia di solcare un nuovo inizio nella gestione dei contratti di lavoro. La costrizione rimpiazzerà la trattativa? I futuri accordi fra azienda e lavoratori si giocheranno sul tavolo iniquo del ricatto, dove il più forte imporrà, sempre e comunque, le proprie richieste? In fondo ci saranno sempre lavoratori che dovranno guadagnarsi un salario e, in caso di troppi problemi, nel mercato globale odierno, sarà sempre facile trovare manodopera più accorta. Le imposizioni dettate da chi governa il sistema potrebbero spingersi fino alla decurtazione di paghe, ferie, malattie ed altri diritti? Fino a che punto sarà possibile contenere le imposizioni delle aziende in un mercato del lavoro sempre più flessibile, precario e svilito delle tutele fondamentali?
Infine, fino a quando questo sistema, già fortemente in crisi, potrà sostenersi se eliminerà la possibilità ai lavoratori di vivere in maniera giusta? Se si apre questa breccia, quanto potrebbero durare gli articoli della Costituzione che tutelano lo sciopero ed il principio dell’utilità sociale della preminenza del bene pubblico sull'interesse privato? Davvero significativa è una lettera dei lavoratori Fiat di Tychy che ricordano che quando fu trasferita la produzione in Polonia, gli venne detto che se avessero lavorato duramente e superato tutti i limiti di produzione, avrebbero mantenuto il posto di lavoro e ne avrebbero creati degli altri. Oggi è diventata la più produttiva di Europa eppure la fabbrica rischia di chiudere; si fa capire che se non accetteranno di lavorare a condizioni ancora peggiori, troveranno qualcun altro disposto a farlo al posto loro. Tutto questo non può durare a lungo. Non è possibile continuare a contendersi i posti di lavoro al ribasso. Eppure dietro a questo scenario emerge la consapevolezza che si tratta di una lotta quasi di retroguardia le cui cause sono geopoliticamente lontane.
Da tempo ormai non esiste una politica che preservi i beni economici nazionali e la stessa industria italiana è stata parcelizzata fra capitali esteri. Quale sia il futuro del lavoro, fra il capitalismo finanziario globalizzato e gli intoccabili principii della flessibilità e della delocalizzazione, è un problema senza ritorno e senza soluzione.
tratto dal sito:http://luniversale.splinder.com/
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mercoledì, 23 giugno 2010

Le patacche e il loro contrario

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Chi era Mussolini? Cosa è stato il Fascismo? Non troverai mai la verità se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspetti (Eraclito)
Benito Mussolini è stato, come alcuni storici sostengono, condannato dalla storia e senza appello?
Francesco Saverio Nitti, nella seduta del 27 luglio 1947, all’Assemblea Costituente, disse: <Ho letto troppo spesso anche nei nostri giornali, e leggo ancora giudizi, che mi sembrano non solo falsi, ma anche inabili, che fanno cadere sull’Italia la responsabilità della guerra mondiale, dicendo che è dovuta al fascismo. Non sono convinto che noi abbiamo seguito la buona via e nemmeno la vera, quando nella lotta contro il fascismo abbiamo detto e diciamo, come ora, che la guerra è una conseguenza del fascismo, e che il fascismo è stato soltanto fenomeno italiano. Vi sono state cause ben più profonde. Per nuocere al fascismo, noi abbiamo fatto cosa pessima a danno dell’Italia. La cosa più semplice per tutti coloro che odiarono il fascismo e per i pochissimi che ne avevano subito le persecuzioni era di insultare il fascismo e di attribuirgli colpe che non aveva>.
<…il fascismo si impose attraverso l’uso sistematico della violenza> (Paul Corner).
<Il fascismo fu sugli inizi un impeto di reazione all’internazionalismo comunista che negava la libertà della Nazione (…). Noi non condividiamo il parere di coloro i quali intendono condannare ogni azione fascista sotto la generica condanna della violenza. Ci sono delle situazioni in cui la violenza, anche se assume l’apparenza di aggressione, è in realtà una violenza difensiva, cioè legittima> (Alcide De Gasperi).
Antonio Gramsci al III Congresso dell’Internazionale Comunista a Mosca, svoltosi tra il 22 giugno e il 12 luglio 1921, aveva auspicato che anche in Italia si realizzasse una rivoluzione bolscevica <sull’esempio di quella russa>.
<Tutti gli scritti di Mussolini dedicati alla questione russa andrebbero oggi riletti. Ci si accorgerebbe che tutto quello che abbiamo saputo dopo, ben poco in realtà siamo venuti a conoscere di cui egli non si fosse già allora perfettamente reso conto. In questo senso si può dire che, dal 1923 Phillips (giornalista americano, nda) cogliesse veramente nel segno individuando una costante della dinamica mussoliniana – vide a nudo il comunismo e ne fu atterrito> (Gaetano Salvemini).
<La lotta di classe assume in qualche caso l’aspetto di guerra civile, prima ancora che lo squadrismo entri in scena: dall’aprile 1919 all’aprile 1920 si registrano 45 morti e 444 feriti durante gli scioperi e le manifestazioni di strada (Max Gallo).
<L’olio di ricino era una delle armi preferite dai fascisti; i casi recidivi venivano trattati col manganello e – come ultima risorsa – con le pallottole>. (Antonio Spinosa).
<Il fascismo ha avuto molti aderenti, dopo la fine della prima Guerra mondiale, fra noi ufficiali perché si viveva in un clima di puro terrore. Si subiva pestaggi, bastonature. Numerosi furono assassinati per il solo fatto di portare le stellete> (Ardito Desio).
<Anche se non si può provare un ordine diretto di uccisione (di Giacomo Matteotti, nda) la responsabilità morale di Mussolini è piena, manifesta> (Antonio Spinosa).
<No, il duce non aveva alcun interesse a far uccidere mio padre, si sarebbe alienato per sempre la possibilità di un’alleanza con i suoi vecchi compagni, che non finì mai di rimpiangere> (Matteo Matteotti).
<Fu lui, Mussolini, che volle mettere sullo stesso piano il nazismo e il fascismo> (Mario Cervi).
<Nei rapporti con le Grandi Potenze il fascismo si presenta come un regime pacifico, un regime che, quando Hitler va al potere non sente le sirene del Führer, anzi gli si oppone (…). Leggendo i libri scritti da fascisti, guardando la pubblicistica fascista, i giornali fascisti, ciò che colpisce è l’ottimismo vitalistico che c’è dentro, un ottimismo vitalistico che è la gioia, la giovinezza, la vita. Nel nazismo questo non c’è. Semmai c’è l’idea di tradizione, l’idea di razza (…). Un ottimismo esiste anche nel nazismo, ma non è vitalista come quello fascista: è piuttosto un ottimismo tragico> (Renzo De Felice).
<Fra fascismo italiano e nazismo tedesco ci sono semmai più punti di divergenza che di somiglianza> (Michael Ledeen).
<Il primo equivoco su Mussolini fu di credere che fosse socialista (…). Lui crebbe nell’avversione ai padroni, all’ordine costituito, al sistema; e siccome gli pareva che questi ideali di rivolta fossero alla base del socialismo, si iscrisse al partito, nell’ala mpiù estremista (…). Che sia stato crudele , contrariamente a quanto possano pensare coloro che lo confrontano con altri dittatori moderni, non v’è dubbio> (Silvio Bertoldi).
<Mussolini è il più grande uomo da me conosciuto e senz’altro fra i più profondamente buoni; al riguardo ho troppe prove per dimostrarlo> (Papa Pio XII).
Secondo quanto scrive Francesco Malgari questa era l’opinione di Luigi Sturzo, il padre della Democrazia Cristiana: <Sturzo non indaga sulle cause che determinarono scelte economiche del fascismo, non giudica neanche i risultati, nel bene e nel male. Vi individua soprattutto un processo degenerativo, i cui effetti venivano a nuocere sulla mentalità e sul costume degli italiani: il fascismo, teorizzando il ruolo della mano pubblica nella vita economica, aumentava il parassitismo e la corruzione, creava un’aria greve e soffocante>.
<Per vari aspetti Mussolini era affascinante. Per anni tutti gli stranieri di rilievo che vennero a Roma non avevano altro interesse che avvicinare l’uomo che, in condizioni estremamente difficili, dopo parecchi anni di anarchia e di caos era riuscito a rimettere ordine e ritmo all’intera vita dell’Italia moderna (…). Perché nel fondo l’animava un vero impulso di umanità. Sdegnoso di ogni ricchezza è sempre vissuto modestamente. Durante la vita conservò una viva simpatia per gli umili, per i contadini e per i lavoratori (…). Coloro i quali vogliono ad ogni costo raffigurarlo come un essere intrattabile, rude come il granito si ingannano completamente. Il potere non lo logorò per niente (…). Non possiamo enumerare i suoi atti di bontà (…). Il bilancio del Fascismo? Ha nome: strade, autostrade, ferrovie, canali di irrigazione, centrali elettriche, scuole, stadi, sports, aeroporti, porti, igiene sociale, ospedali, sanatori, bonifiche, industrie, commercio, espansione economica, lotta contro la malaria, battaglia del grano, Littoria, Sabaudia, Pontinia, Guidonia, Carta del Lavoro, collaborazione di classe, Corporazioni, Dopolavoro, Opera Maternità e Infanzia, Carta della Scuola, Enciclopedia, Accademia, Codici mussoliniani, Patti Lateranensi, Conciliazione, pacificazione della Libia, marina mercantile, marina da guerra, aeronautica, conquista dell’Abissinia. Tutto ciò che ha fatto il Fascismo è consegnato alla storia. Ma se c’è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini> (Paul Gentizon, giornalista svizzero).
<Fascismo, male assoluto> (Gianfranco Fini).
<Il rapido progresso dell’Italia dopo la 2a guerra mondiale e il fatto che oggi è già in marcia verso uno sviluppo intensivo, sarebbe impensabile senza i processi sociali iniziati durante il periodo fascista> (Mihalay Vajda).
<Mussolini faceva parte della macchina della soluzione finale> (Riccardo Pacifici).
<Il principale alleato della Germania, l’Italia fascista, sabotò la politica ebraica nazista nei territori sotto il suo controllo (…). Come abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il principio “discriminare non perseguire”. Tuttavia l’esercito italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il tacito consenso di Mussolini (…). Le deportazioni degli ebrei cominciarono solo dopo la caduta di Mussolini, quando i tedeschi occuparono l’Italia> (George L. Mosse, dell’Università ebraica).
P.S. Come il lettore avrà modo di notare abbiamo citato solo personalità antifasciste o, comunque, non fasciste.
Visita il sito http://www.filippogiannini.it
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martedì, 22 giugno 2010

IL LATO POSITIVO DELLA CRISI

Droga: drastico calo consumatori, complice crisiy1pM5te-4ut_yBnJryn1LwMetvhrYsumUWGllkijySFqQSkn0t8wdYVQlEL_ia3T1i-SUwXfdOwvlcANSA 

ROMA - Buone notizie sui consumi di droga in Italia: nel 2009 i consumatori sono diminuiti del 25,7% rispetto all'anno precedente. Nel 2008 erano 3.934.450, nel 2009 sono scesi a 2.924.500. In calo anche i consumi di tutte le sostanze stupefacenti. Si inverte così una tendenza che durava da anni. E i motivi sono probabilmente legati alla crisi economica, che ha ridotto la disponibilità di denaro. E' quanto si evince dalla Relazione annuale al Parlamento sull'uso di sostanze stupefacenti e sullo stato delle tossicodipendenze, presentata oggi a Palazzo Chigi dal sottosegretario Carlo Giovanardi.
Il calo dei consumi vale sia per la popolazione generale che per quella studentesca (15-19 anni) ed é "spalmato" su tutte le sostanze stupefacenti. Guardando l'andamento temporale negli ultimi 12 mesi, è da rilevare una diminuzione particolarmente significativa (-9%) della cannabis nella popolazione generale, mentre per gli studenti diminuiscono tutti i consumi tranne quello di stimolanti. Per entrambe le categorie, si conferma la forte tendenza al policonsumo (più droghe o droga insieme ad alcol). Più in particolare, gli studenti consumano più cocaina rispetto alla popolazione generale (l'1,6% l'ha consumata negli ultimi 30 giorni contro lo 0,4%) e molta più cannabis (12,3% contro 3%). Il consumo di spinelli cresce con l'età dai 15 ai 19 anni. Per quanto riguarda la popolazione generale, per l'eroina cala il consumo occasionale mentre resta stabile quello frequente o quotidiano; cala anche il consumo occasionale di cocaina.
Meno soldi per lo sballo del fine settimana. I motivi dell'inversione di tendenza nei consumi, segnalati dalla Relazione annuale al Parlamento, possono essere molteplici, ma sicuramente sono legati anche alla crisi, che ha ridotto gli acquisti di droga soprattutto per i consumatori occasionali. Un "esercito" di circa due milioni e mezzo di persone, mentre i tossicodipendenti vengono stimati in circa 400 mila. Ma al forte calo dei consumi, si sottolinea nella Relazione al Parlamento, hanno contribuito anche tutte le azioni di prevenzione messe in atto sia a livello centrale che regionale, oltre alle nuove regole per il controllo, dai drug test per i lavoratori a rischio e per avere la patente ai test su strada.
Oltre il 90% dei consumatori di sostanze stupefacenti abusa di alcol: l'abbinamento delle bevande alcoliche con le droghe non è nuovo, ma ora comincia a farsi avanti un nuovo fenomeno, lo spostamento, soprattutto nei consumatori occasionali, verso gli alcolici, in quanto più accessibili e meno costosi. La nuova tendenza è segnalata dalla Relazione annuale al Parlamento sull'uso di sostanze stupefacenti e sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, presentata oggi. Alla diminuzione dei consumi di droga, dunque, va in contro tendenza il consumo di alcol: l'assunzione quotidiana è aumentata, dal 2007 al 2010, del 18,2%. L'incremento percentuale delle ubriacature (oltre 40 volte nella vita) è stato del 200%, passando da una prevalenza dell'1% nel 2007 al 3% del 2010. Questo andamento contrapposto potrebbe trovare spiegazione nella minore capacità di spesa, soprattutto negli utilizzatori occasionali di sostanze stupefacenti, a causa della crisi economica e nella minore percezione del rischio per la salute rispetto alle droghe.
SUL WEB SI COMPRA E CI SI SCAMBIA CONSIGLI - La droga viaggia sempre più sul web: online si offre, si acquista, si attivano blog, forum e social network per scambiarsi consigli e informazioni. L'allarme emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sull'uso di sostanze stupefacenti e sullo stato delle tossicodipendenze in Italia. Negli ultimi anni, rileva il documento, si sta registrando uno spostamento sempre più marcato dell'offerta e della commercializzazione di sostanze illecite via Internet. Ci sono farmacie online che vendono farmaci e sostanze di ogni genere senza richiedere alcuna prescrizione medica, e online drugstore dove è possibile acquistare facilmente sostanze vietate. Accanto a questo, poi, si sono sviluppati blog, forum, chatroom, social network dedicati alla discussione sulle varie droghe. Gli utenti si scambiano così informazioni, consigli e "istruzioni per l'uso" molto rapidamente. Informazioni che spesso riguardano nuove sostanze che appaiono sul mercato: il Sistema d'allerta nazionale del Dipartimento antidroga ne ha già individuate una serie e in particolare alcuni cannabinoidi sintetici e altre dai nomi più strani come il "mefedrone".
AUMENTANO RICOVERI PER COCAINA E CANNABIS - Aumentano i ricoveri per uso di cocaina e di cannabis: il dato emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sulle droghe, che allo stesso tempo conferma la tendenza in atto da qualche anno alla diminuzione di morti per motivi legati alla droga. I ricoveri in ospedale per uso di cocaina sono aumentati nel 2009 del 4,2% rispetto all'anno precedente, e quelli per uso di cannabinoidi del 5%. Diverse le classi di età più frequentemente coinvolte: più giovani per la cannabis (20-24 anni), per la cocaina 30-39 anni, per l'eroina 35-44 anni. La media nazionale è di 41,7 ricoveri ogni 100 mila abitanti. Si conferma, poi, la tendenza alla diminuzione dei decessi per droga: nel 1999 erano stati 1.002, nel 2009 sono stati 484. Aumenta l'età media delle persone morte per droga. La regione più critica è l'Umbria, con un tasso medio di mortalità per droga tre volte superiore a quello nazionale. E si continua a morire soprattutto per eroina, ma anche per cocaina che registra un aumento delle overdose.
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venerdì, 18 giugno 2010

Terrorismo: Br, tornano in liberta' Morlacchi e Virgilio
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(ANSA) - ROMA, 18 GIU - Potrebbero lasciare il carcere gia' stamattina Manolo Morlacchi e Costantino Virgilio. Lo ha disposto ieri la Cassazione.

Morlacchi, 39 anni e Virgilio, 34, entrambi milanesi, sono coinvolti nell'inchiesta della procura di Roma su un gruppo ritenuto interessato alla ricostituzione del partito armato nel solco tracciato dalle Brigate Rosse. Ieri la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la misura cautelare nei loro confronti accogliendo il ricorso presentato dal loro legale.

Il giudice ha, invece, respinto quello presentato dalla Procura di Roma. I due, che furono arrestati il 18 gennaio scorso a Milano, sono attualmente detenuti nel carcere di Catanzaro.

Morlacchi, figlio di Piero, uno dei fondatori delle Br, e Virgilio sono stati rinviati a giudizio, il processo e' stato fissato per il 16 settembre dinanzi alla Prima Corte d'Assise.

Assieme a loro Luigi Fallico, ritenuto dagli inquirenti il capo della cellula; Bruno Bellomonte, 61 anni; Beniamino Vincenzi, romano di 39 anni; Riccardo Porcile, 40 anni, e Gianfranco Zoja, 56 anni, entrambi genovesi; Francesco Palladino e Maurizio Calia. Uno degli imputati, Vincenzo Bucciarelli, 77 anni, ha patteggiato la pena di un anno e 8 mesi di reclusione per violazione della legge sulle armi.

Associazione con finalita' di terrorismo, banda armata e violazione della legge sulle armi i reati contestati, a seconda delle singole posizioni, agli imputati. Tra gli episodi contestati, il fallito attentato del 26 settembre 2006 alla caserma 'Vannucci' di Livorno, attribuito dagli inquirenti a Porcile, Zoja e Fallico, e il progetto di un attentato alla Maddalena in occasione del G8, poi tenutosi all'Aquila.
postato da: sebastia11 alle ore 17:22 | link | commenti
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martedì, 15 giugno 2010

PER NON DIMENTICARE
MAZZOLA E GIRALLUCCI CADUTI PER L IDEA
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PADOVA RICORDA L'ASSASSINIO DI MAZZOLA E GIRALUCCI
Padova, 13 giugno 2010

La Federazione provinciale di Padova cominica che giovedì 17 giugno 2010 a Padova, in ricordo dell’assassinio dei militanti del Movimento Sociale Italiano Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, perpetrato il 17 giugno 1974 dalle brigate rosse, avrà luogo un corteo con concentramento alle ore 21:00 in piazza Garibaldi e conclusione in via Zabarella, di fronte alla lapide che ricorda il criminale gesto.
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PER NON DIMENTICARE
FRANCESCO CECCHIN-16 giugno 1979 - 16 giugno 2010.
 
Siamo nel maggio del 1979 e la tensione nella zona di Roma Est è piuttosto alta a causa delle continue provocazioni perpetrate da aderenti al PCI ai danni di militanti del Fronte della Gioventù e delle loro sezioni. Ai primi del mese questi “attivisti” comunisti compiono un attentato incendiario contro la sede del MSI – FDG di Viale Somalia 5, seguito poi da numerose azioni di disturbo della normale attività del Fronte della Gioventù, condite da minacce varie ed atteggiamenti aggressivi. In tutti questi episodi viene notata la presenza di una Fiat 850 bianca, che risulterà poi fondamentale nel seguito della vicenda. La sera del 28 maggio, intorno alle ore 20.00, quattro ragazzi del F.d.G., tra cui Francesco Cecchin, si recano in Piazza Vescovio per affiggere manifesti. Vengono però subito notati da un gruppo di militanti della sezione del PCI di Via Monterotondo, che danno inizio alla sistematica copertura di tali manifesti. Un giovane cerca di impedire la provocazione, ma viene circondato da una ventina di attivisti del PCI, capeggiati da Sante Moretti, già coinvolto in numerosi episodi di violenza contro il circolo del F.d.G. di via Migiurtinia e divenuto poi sindacalista. Costui, dopo aver allontanato bruscamente un agente di PS in borghese chiamato ad intervenire (“…lo so che sei un agente di PS ma non me ne frega niente…”), si rivolge ai ragazzi del Fronte con affermazioni del tono “…vi abbiamo fatto chiudere Via Migiurtinia, vi faremo chiudere anche Viale Somalia…”. Alla fine, rivolgendosi a Francesco, lo apostrofa così: “TU STAI ATTENTO, CHE SE POI MI INCAZZO TI POTRESTI FARE MALE!”. Inoltre lo stesso Moretti, al tentativo dei giovani del Fronte di avvertire la polizia, si rivolgeva ai suoi compagni dicendo: “Non vi preoccupate compagni, ho già avvertito il dott. Scalì (commissario di zona). E’ tutto a posto”.
La stessa sera, intorno alla mezzanotte, Francesco esce di casa (Via Monte delle Gioie) insieme alla sorella per fare una passeggiata fino a Via Montebuono, dove un suo amico lavora in un ristorante. Non trovandolo, torna sui suoi passi fino a Piazza Vescovio.
Verso le 24.15, mentre i due ragazzi sono fermi davanti all’edicola di Piazza Vescovio, spunta una Fiat 850 bianca, che compie una brusca frenata davanti a loro. Dall’auto scende un uomo, che urla all’indirizzo di Francesco: “…E’ lui, è lui, prendetelo!”. Intuendo il pericolo e probabilmente riconoscendo l’aggressore, Francesco fa allontanare la sorella e corre in direzione di via Montebuono, inseguito dagli occupanti della macchina che nel frattempo il guidatore aveva spostato all’imboccatura della stessa via Montebuono.
La sorella intanto si getta vanamente al loro inseguimento urlando: “Francesco, Francesco!”. Le sue grida vengono udite da un giovane che, sceso in strada, nota un uomo darsi alla fuga verso via Monterotondo, dove sale su una Fiat 850 bianca, che si allontana velocemente. Dopo aver telefonato alla polizia, il giovane viene raggiunto da un inquilino dello stabile di via Montebuono 5, che lo informa della presenza, sul suo terrazzo sottostante di cinque metri il piano stradale, di un ragazzo che giace esanime al suolo. Il giovane, giunto sul posto, riconosce in quel ragazzo il suo amico Francesco Cecchin.
Il corpo è in posizione supina ad una distanza di circa un metro e mezzo dalla base del muro e perde sangue da una tempia e dal naso. Nella mano sinistra ha ancora un mazzo di chiavi di cui una, che spunta dalle dita, è storta; in quella destra c’è un pacchetto di sigarette.
Tra i giornali del 29 maggio solo il Tempo e il Messaggero riportano la notizia. La versione dei fatti fornita dalla stampa è quella dell’incidente, della tragica fatalità. Uguale versione viene diffusa dalla RAI.
A questo punto, mentre sarebbe stato lecito attendersi immediate indagini da parte delle forze dell’ordine, si assiste invece all’affrettarsi di tutti a liquidare l’accaduto come un incidente. Secondo alcuni Francesco, “impaurito”, avrebbe scavalcato il muretto del cortile senza rendersi conto che al di sotto ci fosse un salto di cinque metri. Altri, come il commissario Scalì, hanno addirittura negato che vi fosse stata una colluttazione tra il giovane e i suoi aggressori. Sia la stampa di regime che “gli inquirenti” hanno fin dall’inizio cercato di far passare l’ipotesi dell’incidente.
Apparendo questa visione sospetta, mentre alcuni militanti del Fronte della gioventù vegliano Francesco in coma, altri, a fronte dell’assoluta e scandalosa inerzia delle forze dell’ordine, cominciano a fare indagini private, che portano a scoperte molto interessanti: innanzitutto si viene a sapere che Francesco conosceva molto bene quel palazzo e il suo cortile, in quanto lì abitava un suo amico. Inoltre risulta alquanto strano che il corpo sia stato trovato in posizione supina anziché riversa, tipica di chi si lancia. In secondo luogo gli arti non presentavano fratture, inevitabili quando si effettua un salto volontario da una simile altezza. L’ipotesi che Francesco sia stato gettato di peso viene inoltre avvalorata da altri due particolari: il trauma cranico, sintomo che il peso dell’impatto al suolo si è scaricato tutto sulla testa, e il fatto che questa si trovi più vicina al muro rispetto ai piedi.
La chiave piegata tra le dita di una mano e il pacchetto di sigarette nell’altra sono una prova ulteriore del fatto che gli aggressori hanno gettato il corpo di Francesco, già esanime, al di là del muretto che delimita il terrazzo: chi pensa di lanciarsi oltre un ostacolo cerca, infatti, di avere le mani libere.
Che prima di questo tragico epilogo ci sia stata una violenta colluttazione è dimostrato dalla chiave piegata rinvenuta tra le dita di Francesco, sicuramente usata come arma di difesa contro i suoi assassini.
Anche le ferite e lesioni riscontrate su tutto il corpo (echimosi e graffi sulle braccia e sul collo, ematoma all’occhio sinistro, spappolamento della milza), confermano la tesi dell’aggressione, essendo queste di natura traumatica e riconducibili a colpi ben assestati da persone esperte, da professionisti della violenza.
A rendere inconfutabili queste tesi, altri due importanti elementi: le tracce di sangue trovate tra il cancello e gli scalini vicini al parapetto del cortile, lunghe alcuni metri fino al bordo del muretto (indice che il corpo di Francesco è stato prima trascinato e poi sollevato di peso a causa degli scalini), e la dichiarazione resa da alcuni testimoni, che affermano di aver udito “LE GRIDA DEL RAGAZZO, POI ALCUNI ATTIMI DI SILENZIO… E INFINE UN FORTE TONFO NON ACCOMPAGNATO DA ALCUN GRIDO”. Risulta difficile credere che una persona possa gettarsi spontaneamente giù da un muro alto cinque metri senza emettere il minimo suono.
Il 16 giugno, dopo diciannove giorni di coma, Francesco muore. Da allora negligenza, indifferenza, omertà. Nessun colpevole è mai stato condannato per questo crimine: l’unico imputato, l’attivista comunista Marozza, fu, infatti, assolto. La sentenza parlò di “omicidio volontario ad opera di ignoti” e di “omissione di atti d’ufficio” per tutti gli inquirenti che non svolsero indagini: c’è stato un assassinio dunque, e di esso si sono resi complici coloro che avrebbero dovuto fare giustizia e non l’hanno fatto.
La nostra storia si è arricchita di un altro delitto impunito. Ma noi non abbiamo perso la speranza che sia fatta finalmente giustizia. L’importante è non dimenticare. Mai.
CAMERATA FRANCESCO CECCHIN PRESENTE!!!!!!!!!
postato da: sebastia11 alle ore 14:28 | link | commenti
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