lunedì 21 novembre 2011

martedì, 19 aprile 2011

ONORE AL POPOLO UNGHERESE
 

 

 

Ungheria: approvata costituzione ultraconservatrice 


BUDAPEST - Il parlamento ungherese ha approvato una nuova costituzione ultraconservatrice con i soli voti del centro-destra al governo, che occupa i due terzi dei seggi.
La nuova costituzione é passata con 262 sì, 44 no e una astensione, mentre i socialisti e i liberali di Lmp non hanno preso parte al voto. Fra i voti contrari, anche quelli del partito populista di estrema destra Jobbik. Fra i punti controversi che danno alla costituzione un carattere fortemente conservatore, autoritario e nazionalistico, il riferimento nel preambolo a Dio e Cristianesimo come "elementi unificanti" della nazione. E a proposito di quest'ultima, la "nazione politica" viene identificata con la "nazione etnica", discriminando di fatto le minoranze non magiare che vivono nel Paese, e prevede il diritto di voto anche per gli ungheresi che vivono nei Paesi vicini, con il rischio, prevedono gli analisti, di creare attriti con Slovacchia e Romania, dove vivono forti minoranze magiare.
Il testo apre la porta alla proibizione per legge dell'aborto, prevedendo che "la vita del feto sia protetta dal momento del concepimento". Vengono ristrette le competenze della Corte costituzionale, escludendo i campi economico e sociale, ed estesa l'influenza del potere esecutivo sul giudiziario, l'ultimo potere dello stato che fino a oggi era ancora indipendente. 
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lunedì, 18 aprile 2011

Finlandia, vince coalizione nazionale, boom dell'ultradestra
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HELSINKI - I conservatori hanno vinto al fotofinish le elezioni politiche in Finlandia, ma, con una fiammata che supera ogni previsione, il partito populista nazionalista ed euroscettico di estrema destra dei "Veri Finlandesi" è balzato al terzo posto, conquistando il 19,0% dei voti, testa a testa con i socialdemocratici (19,1%), ponendo, secondo i timori di molti analisti, una possibile ipoteca sulla politica europea di Helsinki e anche al salvataggio finanziario del Portogallo.
I RISULTATI DEFINITIVI. Secondo i risultati definitivi comunicati dalla commissione elettorale nazionale, il partito conservatore di coalizione nazionale del ministro delle Finanze uscente, Jyrki Katainen, dopo aver fatto temere un sorpasso dell'ultimo minuto da parte dei nazionalisti euroscettici, da junior partner del governo è riuscito a portarsi in testa con il 20,4%. Avrà 44 dei 200 seggi parlamentari in palio (ne aveva 50), mentre i socialdemocratici (Sdp), il principale partito d'opposizione, ne avranno 42 (ne avevano 45) e i Veri Finlandesi 39 (ne avevano solo 6), in base a un meccanismo basato sull'entità delle circoscrizioni. Netta sconfitta, invece, per il partito di centro della giovane premier uscente, Mari Kiviniemi, che da guida di governo è crollato al quarto posto, raccogliendo solo il 15,8% e 35 seggi da 50 che ne aveva prima.
LA CRISI ECONOMICA. Il malcontento per le conseguenze della crisi economica, nella quale anche il colosso nazionale Nokia arranca di fronte alla concorrenza asiatica e statunitense, per la scarsa ripresa dell'occupazione, per la mannaia sulle pensioni e per l'immigrazione è stata l'onda che ha portato in cresta i veri finlandesi. I quali, avendo quadruplicato i voti e superato i sondaggi (che davano loro il 15% circa), con 19% ora possono condizionare il solido europeismo del precedente governo. E potrebbero tenere in scacco anche gravi scelte dell'Ue, come il salvataggio finanziario del Portogallo, che sono determinati a cercare di bloccare, forti del fatto che il parlamento di Helsinki ha l'obbligo di ratificare i provvedimenti europei di "bailout" finanziario d'un paese membro.

IL PARTITO EUROSCETTICO. Il leader del partito euroscettico, il carismatico Timo Soini, ha già dichiarato di aspettarsi "come minimo" un invito a partecipare alle trattative per il nuovo governo, che dovrà essere necessariamente una variopinta coalizione con anime diverse. E se il leader conservatore Katainen si prepara ora a ricevere l'incarico di formare il nuovo esecutivo, molti osservatori non escludono la possibilità che possa chiamare i veri finlandesi a un'alleanza, a patto che i nazional-populisti abbassino i toni e moderino i loro proclami anti-europeisti e anti-immigrazione. un compromesso che, al di là dei proclami, Soini, secondo molti, potrebbe anche accettare pur di prendere parte alle politiche del futuro governo. Ma molto dipenderà anche dall'atteggiamento dei socialdemocratici (Sdp), estromessi dal governo nelle elezioni del 2007 e ora guidati da Jutta Urpilainen, dall'immagine comunicativa, sincera e aperta, per la quale il buon risultato elettorale costituisce una vittoria personale. Il suo partito è fortemente europeista ma contrario al salvataggio del Portogallo, ma costituirebbero per la coalizione nazionale un alleato sicuramente più facile. Meno problemi creerebbe anche la riconferma dell'alleanza con il partito centrista della premier uscente Kiviniemi, nei confronti del quale, tuttavia, il futuro premier dovrà tener conto del forte calo di consensi. I finlandesi chiamati oggi al voto erano 4,4 milioni e se il dato nazionale sull'affluenza non e' ancora conosciuto, lo è quello di Helsinki, che è stato pari al 75%.

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venerdì, 15 aprile 2011

PER NON DIMENTICARE,16-04-1973 ROGO DI PRIMAVALLE
NOI NON DIMENTICHIAMO STEFANO E VIRGILIO MATTEI
Tra la notte del 15 ed il 16 aprile del 1973 a Primavalle, quartiere periferico e molto popolare di Roma, tre esponenti di Potere Operaio (Achille Lollo, Manlio Grillo, Marino Clavo) misero in atto il più vile ed assurdo attentato degli anni di piombo.

Al terzo piano di via di Bibbiena abita Mario Mattei segretario di sezione del MSI di Primavalle, un nemico da abbattere, insieme alla sua famiglia (8 persone) che sta dormendo in 40 mq.

Sono circa le 3 del 16 aprile Achille Lollo scavalca l’inferriata per entrare nel giardino del Lotto e salire le scale fino al terzo piano mentre gli altri due fanno il palo e preparano il foglio d rivendicazione.

Giunto al pianerottolo piazza una bomba incendiaria rudimentale e versa la benzina con un piano inclinato sotto la porta per far entrare il materiale infiammabile così bruciare l’unica via di uscita.

Epilogo drammatico di quel gesto fu la morte di Virgilio Mattei (22 anni) e di Stefano Mattei (10 anni) carbonizzati, il grave ferimento di Mario Mattei avendo riportato ustioni sul corpo per tentar di salvare i suoi figli e di Silvia Mattei che per salvarsi si è lanciata dalla finestra cadendo rovinosamente sulle piante sottostanti; mesi in trazione e di gesso e la mala riabilitazione di quel tempo.

Per gli altri, Giampaolo il più piccolo e Antonella sono gli unici che sono riusciti a passare “incolumi” tra le fiamme della porta in braccio alla Mamma AnnaMaria.

Invece Lucia si è calata dal balcone ed è riuscita a passare a quello di sotto riportando poche ferite.

Quella notte cambiò il cammino personale di molte persone e la vita politica di una comunità come quella del MSI.

Le indagini si rivolsero da subito verso gli ambienti dell’extraparlamentarismo di sinistra, il 5 maggio dello stesso anno vengono diramati gli ordini di cattura per li esecutori con l’accusa di strage.

Da subito Manlio Grillo e Marino Clavo furono aiutati dalle proprie famiglie, Potere Operaio e da SOCCORSO ROSSO, organizzazione che comprendeva anche nomi importanti della scena politica e artistica di quel tempo, a nascondersi per poi scappare all’estero.

Mentre Achille Lollo veniva catturato e messo in carcere in attesa del processo.

La sentenza di primo grado stralciò tutte le prove che erano state raccolte a loro carico e li giudicò innocenti.

Questo permise la scarcerazione di Achille Lollo che la sera stessa fece un comizio in Trastevere a Campo de Fiori e poi festeggiò insieme alla intellighentia romana a Fregene in una villa la sua assoluzione.

Sentenza ebbe la forzatura di tutta l’informazione editoriale e politica di quel tempo partendo Pietro Secchia (PCI), Riccardo Lombardi (PSI) e Franca Rame , che diceva che era stata una faida interna al MSI e che un atto così vile, che non teneva conto che dentro l’appartamento c’erano dei bambini , era un gesto che solo i fascisti potevano fare e non i compagni.

Da quel momento fino ad oggi gli artefici furono sempre chiamati “latitanti” erroneamente perché lo stato italiano sapeva benissimo dove si trovassero gli esecutori materiali cominciando dall’articolo accorato di Moravia che sensibilizzava lo Stato Svedese a dare l’asilo politico a Manlio Grillo e Marino Clavo, mentre per Achille Lollo si sa che faceva l’inviato per conto del regista della RAI Di Stefani dall’Angola.

Poi si sa che dagli incartamenti della Mitrokhin che i servizi sapessero i movimenti di Achille Lollo in tutto il mondo e persino quanti soldi aveva in tasca e con chi si era incontrato (queste trasmissioni fanno riferimento nei primi anni 80).

L’Italia ormai si era convinta che Primavalle era una questione interna al MSI o addirittura che Mario Mattei stesse fabbricando un ordigno da usare contro i comunisti.

Questa controinformazione fece benissimo il suo lavoro nel tessuto sociale Italiano, e cosi la “giustizia” fece il suo passo tenendosi equidistante e venne fuori la sentenza ancor più scandalosa ed infamante della precedente, omicidio colposo detenzione di materiale esplodente e altri piccoli reati per un totale di 18 anni di reclusione.

Nel 2005 con la prescrizione del reato Achille Lollo si fece forza e dichiarò la VERITA’ su quella notte il suo coinvolgimento diretto chiamando alla sbarra anche altre tre persone che per 32 anni hanno vissuto tranquillamente e liberamente, Diana Perrone, Paolo Gaeta e Elisabetta Lecco.

Per assurdo questi ultimi sono indagati per strage che non è prescrittibile, comunque stiano tranquilli perché la Giustizia Italiana non ha fatto nulla anche perché il Brasile non da l’estradizione ad Achille Lollo per confermare le accuse ed anche perché Achille Lollo in una successiva dichiarazione diceva che ai giudici italiani non avrebbe confermato le sue dichiarazioni.

Questa dichiarazione di colpevolezza portò una parte della politica di sinistra ad avvicinarsi alla Strage di Primavalle con qualche pregiudizio in meno, anzi con la certezza del loro inconsapevole aiuto agli assassini di Stefano e Virgilio.

Il primo gesto fu, anche per la sua doppia veste politica e di sindaco di Roma, Walter Veltroni che provò a portare avanti l’iniziativa sull’intitolazione di una strada di Roma a Stefano e Virgilio, opposizione della Famiglia fu immediata e ferma, dicendosi onorati per l’iniziativa ma questa non era possibile sino al raggiungimento della VERITA’ e GIUSTIZIA.

Verità e Giustizia che latita ancora oggi e nei procedimenti giudiziari che sono ancora in corso, penali e civili.

Il raggiungimento della Verità su Primavalle porterebbe solo ad un atto di giustizia non solo per i fratelli Mattei ma per tutti quei ragazzi che da quella notte hanno visto cambiare la loro esistenza di militanti politici e di uomini.
CAMERATI STEFANO E VIRGILIO MATTEI  PRESENTI!!!!!!!  
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Roma: Iannone, abbiamo dato fastidio a qualcuno ma CasaPound non si lascia intimidire  


CasaPound Italia
Roma, 14 aprile – ‘’Abbiamo dato fastidio a qualcuno. Non sappiamo a chi, potrebbero essere tanti. Noi non puntiamo il dito contro nessuno.
Ma qualunque follia ci sia dietro tutto questo, l’unica cosa certa è che CasaPound Italia non si lascia intimidire. Continueremo ad andare avanti sulla nostra strada, con la determinazione e la serenità di sempre, consapevoli del valore e dell’importanza delle nostre battaglie’’. A parlare è Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia, in questi giorni impegnato in Kenya insieme alla Onlus ‘Solidarité identite’ in una missione di solidarietà internazionale a favore di alcuni orfanotrofi di Nairobi, in relazione a quanto accaduto ad Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound Italia e consigliere di Cpi nel XX Municipio di Roma, ferito questo pomeriggio da due colpi di arma da fuoco mentre percorreva in scooter via Flaminia.

‘’CasaPound – afferma Iannone - ha oltre cinquanta sedi in tutta Italia, ha occupato decine di palazzi pubblici e privati dal Nord al Sud del Paese, è scesa in campo con azioni concrete e d’impatto a favore dei soggetti più deboli, come disabili e detenuti, ha portato avanti proposte fattive e realizzabili che, se messe in atto, potrebbero essere un enorme passo avanti per risolvere una questione tragica come l’emergenza abitativa. Soprattutto, si è posta come un soggetto politico fuori dagli schemi e dagli schieramenti, capace di confrontarsi con chiunque voglia ragionare sui problemi reali del paese. Evidentemente, tutto questo non è piaciuto. A chi ci vuole chiudere la bocca rispondiamo, come sempre, a volto scoperto e con le maniche rimboccate, che tutto questo non ci spaventa e che andremo avanti, e più avanti ancora. Ad Andrea vanno i nostri auguri di pronta guarigione. Lo aspettiamo per affrontare insieme nuove battaglie’’.

 

 
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IRAQ: SETTE ANNI FA A BAGHDAD L’UCCISIONE DI FABRIZIO QUATTROCCHI 


 

la sua frase, ‘vi faccio vedere come muore un italiano’, è rimasta scolpita nella memoria di molti e simboleggia il sacrificio di tanti italiani in Iraq: ricorre oggi il settimo anniversario dell’uccisione di Fabrizio Quattrocchi, componente di una compagnia privata rapito a Baghdad insieme ad altri tre italiani il 12 aprile del 2004.
Il sequestro di Quattrocchi e di Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio, fu compiuto dalla Brigata Verde del Profeta, una delle sigle che aderiscono all’ideologia sunnita wahhabita di Al Qaeda. Al momento del rapimento, i quattro si trovavano in Iraq già da alcuni mesi. Per Fabrizio quella era la prima missione all’estero. Quattrocchi venne ucciso due giorni dopo il sequestro con un colpo di pistola alla nuca. Prima di morire, però, ebbe il tempo di rivolgersi agli assassini e pronunciare un’ultima frase, «Vi faccio vedere come muore un italiano».
Originario di Catania, Quattrocchi viveva da tempo a Genova. Una volta congedatosi dall’Esercito, aveva fatto il panettiere nel forno del padre, attività ceduta nel 2000. Il cambio radicale della sua vita avvenne nel 2001 quando, già sottufficiale di Fanteria, riservista, con un brevetto di parà e profondo conoscitore delle arti marziali, decise di diventare una guardia del corpo. Iniziò così a collaborare con agenzie di security di Genova nei locali notturni come addetto alla sicurezza e poi come body guard. Dopo pochi mesi trovò lavoro come addetto alla sicurezza presso una ditta di investigazioni e servizi di sicurezza alla quale si rivolse un’azienda statunitense per un incarico in Iraq. I resti di Quattrocchi furono fatti poi ritrovare nei mesi successivi in seguito ad una mediazione condotta anche tramite la Croce Rossa. Nel 2006 è stata conferita a Quattrocchi la medaglia d’oro al valor civile alla memoria. (Sin/Pn/Adnkronos) 
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giovedì, 14 aprile 2011

  
    MAI PIU ANTIFASCISMO

  Consigliere municipale gambizzato in strada a Roma
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   ROMA  - Il consigliere circoscrizionale del XX municipio (zona Cassia-Flaminia), nella zona nord della capitale, Andrea Antonini, è stato ferito a colpi di pistola ad una gamba mentre era in strada a Roma, in via Flaminia, a bordo di uno scooter. La vittima, trasportata in ospedale, non è in pericolo di vita.
Andrea Antonini è il responsabile regionale di Casapound e vicepresidente di Casapound Italia, il movimento di destra. Consigliere del XX Municipio nel Gruppo misto, è stato eletto ne La Destra.

Secondo quanto si è appreso due persone, anche loro a bordo di uno scooter e con il volto travisato dal casco, si sono avvicinate ad Antonini all'altezza del civico 872 di via Flaminia, esplodendo un colpo di pistola di piccolo calibro. Il consigliere Antonini riveste, in ambito municipale, la delega allo Sport. Sulla vicenda indaga la Digos di Roma e il commissariato Flaminio.

ALEMANNO, TEMORI PER CLIMA ANNI PIOMBO - "Non vorrei che questo gravissimo episodio ci riportasse a un clima da anni di piombo". Così il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, commenta l'episodio del consigliere municipale gambizzato oggi nella capitale. "Dobbiamo dare il tempo agli inquirenti di verificare la natura di questo grave attentato - sottolinea il sindaco - ma, se fosse confermato il movente politico, sarebbe la riprova di un brutto clima di tensione generato da un livello troppo alto di polemica politica". "In ogni caso la mia piena solidarietà, umana e istituzionale, al consigliere Antonini con la speranza che gli inquirenti facciano immediatamente piena luce su questo episodio", conclude.

INDAGATO PER BLITZ CASAPOUND IN RAI  - Andrea Antonini è tra i 12 indagati che la notte del 4 novembre del 2008 fecero irruzione negli studi Rai di via Teulada e tentarono un blitz negli studi del programma 'Chi l'ha visto?', "colpevole" di avere mandato in onda immagini inedite degli scontri avvenuti a piazza Navona pochi giorni prima tra studenti di destra e di sinistra. Oltre a lui, è indagato anche il presidente del centro sociale di destra Casapound Italia, Gianluca Iannone. Ai dodici, che furono identificati dagli uomini della Digos, i magistrati della Procura di Roma contestano il concorso in violenza e minaccia aggravate a incaricati di pubblico servizio, ovvero ai registi e redattori della trasmissione di Rai Tre.
 



 Andrea Antonini   

    
 
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mercoledì, 13 aprile 2011

Le Pen a Maroni: «Ti do una mano a far “chiudere” l’Unione Europea» 


 
La leader del Fronte Nazionale (estrema destra francese), Marine Le Pen, auspica un incontro con il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, per parlare insieme della «fine dell’Unione europea.
«Se vuole ricevermi nei prossimi mesi sarebbe molto interessante parlare di questa cosa», ha detto Marine Le Pen, rispondendo ad una domanda sulle recenti dichiarazioni di Maroni sull’uscita dall’Ue. «Serve una riflessione seria sulla fine dell’Ue», ha aggiunto la leader del Fronte nazionale, sottolineando poi che «l’Unione europea brilla della luce di una stella morta». (ANSA). 
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Treviso. Giustizia rom: stupro di minore risarcito con il bottino di cinquanta furti  

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di Roberto Ortolan

 

TREVISO - Nella Marca, dove la Lega spopola grazie a parole d’ordine contro zingari e stranieri, esiste una legge parallela a quella dello Stato. È la giustizia rom. Una legge che, regolata dal Consiglio degli anziani, fa svanire lo stupro di una minorenne. Basta sborsare centomila euro, il bottino di una cinquantina di furti. Azzerate anche le vendette trasversali tra famiglie, con pestaggi e spari.

Tutto nasce tra Santa Bona, a Treviso, e Istrana. Una saga tra nomadi che ha infiammato per giorni la comunità rom. Due gli attori protagonisti: Darko, 24enne, lo stupratore, e lo zio Marko, 52 anni, il vendicatore. La miccia? La violenza sessuale su minorenne rom. La comunità trevigiana degli zingari, scossa, chiede una punizione esemplare. Scatta il processo. Severissima la condanna: Darko viene condannato all’esilio. Ma il 24enne non accetta la pena e prepara la
vendetta. Una spedizione punitiva. Assolda 4 picchiatori che, nel cuore della notte, fanno irruzione nella casa dello zio Marko. Lo sorprendono a letto con la moglie. Entrambi vengono pestati. La faida è servita.

Lo zio, 24 ore più tardi, va a far "visita" al nipote. «Non ho paura» è il messaggio che lancia sparando tre colpi di pistola contro la porta della casa di Darko. La faida diventa guerra. Il rumore degli spari suscita allarme. Qualche mezza voce giunge alle forze dell’ordine. In Questura vengono convocati alcuni rom. La polizia non cava un ragno dal buco. Darko nega gli spari. Il clima si fa incandescente. Allora si riunisce l’assemblea di pace. «La guerra deve finire»: è l’ordine del Consiglio rom degli anziani. Convocano zio e nipote. Poi il diktat. «Ma quell’onta alla famiglia della ragazzina deve essere lavato». Gli anziani ascoltano zio e nipote, poi decidono. Alla ragazzina va almeno l’equivalente di 50 furti, pari a 100 mila euro. Zio e nipote si stringono la mano. Il patto indissolubile è firmato.


 

 

 

Marko abita a Santa Bona. Darko a Istrana. «È stato un malinteso - spiega un amico di Marko -. Una discussione degenerata per l’alcol. La ragazzina stuprata? Una leggenda. Noi rom queste cose non le facciamo. L’aggressione? Una scazzottata. Gli spari? Un’invenzione. Lo stupro? Quando si è pagato il giusto prezzo, ogni reato è cancellato».

 

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=145391&sez=NORDEST 

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La Pena di Morte introdotta dal Fascismo
 
La Pena di Morte introdotta dal Fascismo portò in Italia,tra il 1930 e il 40,per tutti i reati, alla fucilazione di 70 imputati Nello stesso periodo, la Germania  fucilava 7.000 persone, la Russia sovietica alcune centinaia di migliaia. Negli Stati Uniti, si è fatto uso della pena di morte, dal 2000 al 2010, circa 500 volte.Giusto per intenderci in concreto su "violenza" e brutalità...in comparazione.  
tratto dalla pagina facebook di "OCCIDENTE"

 
 
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martedì, 12 aprile 2011

Profughi, Genty attacca Bossi 

Lo sceriffo furioso. E a Maroni: «Così non va bene»
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 TREVISO. Bossi e Maroni sono troppo tolleranti con i profughi africani. Parola dello sceriffo Gentilini, che su Radio Padania non usa mezzi termini per commentare cosa sta accadendo in questi giorni a Lampedusa. E non risparmia i leader del Carroccio. «A Maroni - afferma il vicesindaco - dico con che non può continuare così. Deve blindare i nostri confini con il blocco navale». Ma ce ne sono anche per il numero uno del Carroccio. «Bossi - aggiunge Gentilini - ha prima detto clandestini fuori dalle balle e poi ha accettato il permesso di soggiorno temporaneo. Così non va».Lo sceriffo spara a tutto campo: «Esigo in nome della Lega che ci sia un cambiamento di rotta, dobbiamo tornare ad essere un movimento di battaglia. Maroni, Calderoli, Bossi, vi voglio combattenti e legionari in difesa del popolo veneto». Nel corso dell’intervento a Radio Padania sul tema dell’immigrazione, ha poi spiegato che Lega negli ultimi tempi ha perso il suo spirito rivoluzionario: «Il popolo si meraviglia di tanto buonismo. Noi siamo leghisti combattivi, quindi dobbiamo tornare ad essere un movimento rivoluzionario. Le sedie non ci interessano a me interessa il popolo, stare in mezzo al popolo e rispondere al popolo. La nostra gente ha creduto in noi, ha votato noi e adesso si ritrova a veder girare per le strade questa gente senza arte né parte».

Il linguaggio, come suo solito, è colorito. Parla di «paccottiglia di delinquenti», i migranti arrivati in Italia non meritano alcuna ospitalità e sbaglia il governo a concedere loro il permesso temporaneo. «Il popolo non capisce - ha aggiunto lo sceriffo - questi sono tutti clandestini e la battaglia della Lega è sempre stata “fuori dalle balle i clandestini”.

Invece la gente mi ferma e mi dice che non bastavano gli altri problemi, adesso c’è anche questa paccottiglia di delinquenti che rapinano strade intere, case dappertutto». Ed a questo punto Gentilini tira in ballo anche Bossi e Maroni, anche loro responsabili, secondo il vicesindaco di Treviso, di quanto sta accadendo a Lampedusa: «Bossi ha detto fuori dalle balle e fuori dalle balle non va d’accordo con i permessi temporanei. Maroni, non continuare così.

C’è troppo buonismo, troppa tolleranza, troppo permissivismo». E sulla questione stranieri interviene anche il sindaco Gobbo: «L’E uropa non li vuole. Non li vuole la Francia, non li vuole la Germania. Se gli altri dicono di no perché noi dobbiamo dire sì?». Gobbo però difende il permesso breve: «Diciamo che era l’unico modo per far scoprire le carte all’E
uropa. Per capire fino a che punto erano disposti a arrivare».



    postato da: sebastia11 alle ore 08:20 | link | commenti (2)
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